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Mr. Clown, un signor glaciale di “profumo” sapor “freddo” come il piatto della vendetta


05 Nov

Ronin di posacenere, ros(s)a di Nizza issata

Quando il Tempo, nella sua costanza impertinente e imperterrita, atterra su di me che, proprio in quel momento, sto planando per “tacchi a spillo” delle mie vertigini, di “strapiombi” piombati addosso, appioppandomi di nuovo vecchie “patenti” che deformarono il mio viso secondo e “assecondato” ahi trucchi ingannevoli di chi mi “camuffò” per spellarmi e appellarmi “buffo”

Con irriverenza, che mi disgusta e ripugna, d’altri pugni infransi il “frassino” frastornante del mio calore fracassato, sì frana/ò e “divampa”-valanga di “lava” tra le (s)chiappe, accaldando solo antiche rabbie che m’illusi di seppellire per non morirvi, mortificato, ancor dentro e inghiottito. Questi ghiotti spauracchi, d’atrocità mai redente ma “ridentissimi”, violenti, arditi e a metter nella p(i)aga il dito, vollero arrendere la mia resistenza alla prostituzione nel loro Mondaccio ghiacciato, (de)costruito di (i)stanze pettegole e con att(r)acchi abominevoli ove è facile il “grilletto” con tanto di Parlante da “parolieri” dei solipsismi a (rag)giro degli “strapazzati” del frigger(si)-“refrigerio” ancor di lor scelleratezze (pu)pazze, su(uonati) abba(gl)i che non intimoriranno neppur la vecchietta “suorina”, poiché anch’ella rammemora, or che l’“oro” non l’ha più ma sol misere pensioncine le “danno”, gli attimi in cui il suo “attico” era “su(p)ino”, cenette di Sabato sera a base di “pinzimonio” e di coetanei salami in “salamoia”. Ad afferrar le loro palle “prezzemoline” e “imbandirle” nel suo “soufflé”, morbida e “delicata cottura” di “catture” nella discoteca ove scatenò la seduzione al fin di “rimpolparli” e “rispolverarseli”, pescando un pollo di profilattici, uno coi denti da latte per sue mamme-lle da voglia-“cammello”, m’anche talvolta le “tavole rase” dell’uccello libero invece troppo tosto, libellula di “cicala” così tanto che si “salvaguardò” da tal “selva” pura e “botanica” col suo stesso “shock” anafilattico, come chi è allergico al polline e non è “topo” da galline del pollaio. Un “toro”…
La vecchia, da giovane, se ne “infil(z)ò” e tanta sua gatta fu da pelar di cedroni, “limonate” e “galli”. Chi a lei non s’“allattava, “lo sbatteva”… in galera. Che “galeotta”.
Fra un pelato di pomodoro e pomi d’Adamo della sua Eva da m(i)ele del Peccato, la “signora” aspettava sempre le “ore” del suo “contagiri(ni)”. “Contagiandoli” tutti di “bellezza”… “ve(ne)r(e)a”. Sifilide che “baciava” il suo “bello” d’un “soffio” (al cuore…) di “risma” t-aglio marc(hi)atamente “tirato” e sussurrato: “Vieni da me e in me, fidati di come te lo (s)filo. Sfigato, sei il mio cane di lingue inguai(n)ate”.
Ma, vuoi proprio il “culo”, incontrò il “canino” alla Sean Penn, che la ribaltò e poi mise in silenzio i suoi gridolini isterici, andando in salotto e suonando le “batterie”, da “lei” scaricate come chi non ha più “cartuccia” nonostante l’amplesso “caruccio”, stufo di quello “stufato” e ammorbato dal batterio di codesta battona.

Sean Penn, come un clown rockettaro, ballò il suo Lullaby, e punì prima le donne troppo “domestiche”, “addomesticandole” di vero “piccantello”, e poi mangiando il nazista deturpante con “identico spogliatoio” alla sua carne.

Perché è un “cazzone” che mantiene le promesse.
E cucinerà, appunto, al mostro una vendetta coi fiocchi.
Di nuda “neve”.

– Lei è solo un pagliaccio! Non mette paura a nessuno!
– Però, quando “rido” e mostro le gengive, urli! Come mai?

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. This Must Be the Place (2011)
  2. La promessa (2001)
  3. Lupo solitario (1991)
  4. The Hunted – La preda (2003)

“Cruising” – Recensione


13 Oct

 

Cruising

Notte nerissima e molto “ambigua”, l’angelo nel crocevia delle morti “infernali”

 

Tempo di celebrazioni, mai tardive e mai sgradite, quando si va a parare su William Friedkin, oggi sui nostri schermi con l’amatissimo Killer Joe, una pellicola “sporca” di “platinata modernità” violenta e furiosa, acida dark comedy “innestata” su una performance “spaventosa”, nel senso letterale e nel “centro del bersaglio” d’un McConaughey nel suo cavaliere, troppo pallido e fisicamente perfetto, “liftato” e calibratissimo da pistolero senza regole, per non destar “stupori” e dubbi “esterrefatti” che presto “squillerà” l’imprevista mossa falsa di qualcuno a (non) cantare.

A incatenarsi d’autoimbroglio e servito “piatto freddo” su edematosa, livida, “rinforzata” e “riturgidissima”, “liturgica” e godibilissima vendicativa “protuberanza” nell’estensione cinefila da bad lieutenant, da cattivo lupo tradito da chi voleva “spelacchiarlo” e spillargli l’“incasso”.


Un ritorno in grande stile per il “clandestino” Friedkin, a cui troppe volte Hollywood derubò un talento unico destinato a più prolifica e proficua produzione. Ma forse, forse è meglio così.
Almeno, scevro da condizionamenti e (r)accordi produttivi di “commissioni”, William gira quel che gli “spara”.

 

Chi si sarebbe aspettato questo Cruising dopo The French Connection? Popeye era un bastardo, ma la detection di questo Pacino è proprio Burn(s).
Il regista de L’esorcista qui scende proprio nelle cavità insondabili di Satana, ove il “maestro” s’annida di sospetti insospettabili, di “piatti” silenzi, di rumore negli occhi “suadenti”, sibillini di “seduzioni” molto pericolose.

Si gioca tutto, anche il “culo” Friedkin, appunto. E decide d’ambientare la sua macabra, “scarna” storia nei “candelabri” del “peccato”, fra i gay borchiati, sudati, “pervertiti”, che ballan nel loro “village people” di “smile” che “assopisce”, dietro tanti volti “carini”, il mostro.
Sì, c’è già una prima ragione per considerare questo film importante, al di là dei meriti che ognuno vorrà attribuirgli. Si tratta della prima opera, da che ne ho memoria, sul serial killer, prim’ancora di Manhunter di Mann, dei capitoli “lecteriani” di Hannibal/Hopkins e inevitabili epigoni.

Per di più “macerato” ove l’America puritana si tace(va). Il “losco” sottobosco delle sessualità “diverse”.

Steve Burns, un Pacino Serpico solo di più muscoli di “aguzzo ingegno”, più “corruttibile”, meno integro di come vorrebbe apparire nelle prime scene, “marine” e “pacate” su foto agli “obitori” delle ossa maciullate nel “trasecolare” però già in guardia su “pelle” lurida, “irta” nell’“ostia” black dei suoi capelli scuri intonati al buio delle sue iridi. “Trascolorendo”, già trasloca se stesso da emaciato-marcio anche quando solo, solissimo, solleverà il “bilanciere” del suo specchio “traditore”, subito “bugiardo”, lì “penetrato”.

Film tagliato, censurato, semi bloccato, “invisibile” nell’edizione “intera”, anche perché non sarà mai distribuita. Sbattuto chissà dove, mai visto, inviso. Quella “completa”, con tutti gli “extra” nascosti, la tiene “cara” Friedkin in cassaforte. E ha promesso che nessuno, in effetti, la vedrà.
Il mistero “brulica” di più sul maledetto, quasi uno snuff movie.

Hardcore o strategia?
Credo alle onestà intellettuali dei grandi cineasti.
E, dovessi scalare l’Everest, me ne impossesserò, regalandola da “Babbo Natale” a tutti i “cattivi”.
Che amano le cose belle.

 

(Stefano Falotico)

Killer Joe… Gli psicopatici moderni – Ritratto al vetriolo d’una nuova “genetica” invadente


11 Oct

Mi chiamano Joe, il “killer” degli assassini

Il celeberrimo “tacchimetro, “strumento” con cui le donne misurano le “proporzioni” e gli uomini invece “livellano” i porco-metri” 

Passerà alla Storia come una contemporaneità oscurantista, d’una “memorabile”, “indelebilissima” society a base di sfottò e “Fotti me che io fotto te” su balli di sceme, insipienti ragazzine con le ballerine e balenotteri, nelle loro notti di balle, balsamiche come un balzano “presentimento” che una “vaga” vendetta accadrà.
A corda tesa, prima o poi si spezza, e il malfattore, tutto lì a “farsi”, sempre affaccendato dalle sue facezie e dal suo “screzio”, “scherzoso” sarà appeso al palo.
Per le palle o per le “bolle di sapone?”.

Ecco, “brutte”, orrende, “punitive” storie indignitose alle dignità messe “sottosopra” e “sotterrate” nel “silenzio” omertoso ove qualcuno bisbiglia, apre bocca e poi “stappa la bottiglia”.
Ma la festa non ha previsto uno “strano” ritorno, “dolcissimo” quasi quanto la cautela di come certa gentaglia interferì, non poco, anzi sporchissima d’attacchi ferali.
Nelle gozzoviglie per imbrigliare le coscienze e gustarsi le “cosciotte” di “pollo“.

Allora, capita che una persona venga “rivestita” di esser “speciale”, e a cui s’affidano ingrati “compiti” da “lavoretti duri”.
Poi, la tal persona, scopre che le stesse persone, che si finsero “fedelissimi amici”, altri non sono che quelli che modificarono i “profili”, non solo in Internet, per “allegre” risate (in)discrete.
Possiamo chiamarli i delinquenti della peggior specie?
Direi di sì.

Altstop con le violenze!
Che il maniaco confessi!

Le cattiverie, appunto, durarono per indebolire, di “cotti” e crude, mentre il loro prosciuttesco “godersela” mangiava, lavandose le mani.

Quando l’atrocità fu scoperta, reazioni incontrollabili avvennero, ma era meglio perpetrare le bugie piuttosto che costituirsi.
Meglio fregar anche la “costituzione”, minuscola da microbi, anziché confessare la vergogna.

Io mi chiedo. Come si fa a frequentare una persona per anni, poi scaricarla, non solo come se non fosse mai esistita, ma insistendo di “divertimento”, “sadicissimo”, per “demolirla”, abbattendo invero solo se stessi e le proprie porcate?

L’agenzia investigativa “rintraccia”. Loro non lasciarono “tracce” del “delitto”, ma il “morto” è più vivo che mai.
E l’inculata sarà alla fellatio falotica.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Vivere e morire a Los Angeles (1985)
  2. The Hunted – La preda (2003)
  3. Killer Joe (2011)


“Killer “Joe”… arriva


07 Oct

 

Non perdetelo…

   Splendido Matthew.

I miei film personali


27 Sep

Il vizio aleggiò in quella “rettitudine” di moralisti tanto da smembrarli d’ombelico onanistico

Un evento imprevisto, una reazione fortemente inaspettata, detonante. A scardinar ogni chiacchiera e a “infognar” le bugie nell’acquedotto di putrida “festa” da vermi.

Così, un Uomo, d’intrepido mai abbassar la guardia, fu “accecato” dalle suggestioni di gente “adulta” che non ne tollerò la “lasciva” dolcezza con la quale s’era protetto dalle violenze e dai turpi assalti frivoli del giornaliero, generalissimo “infangarvi” e infranger sempre le dignità altrui, con quella posa boriosa e “saccente” da “ammaestratori” vigili quanto, invero, vili. Poi, villicissimi se si toccan, “sciaguratamente” o apposta per mettervi la “testa” al solito posto, cioè sul collo di quelle tavole (im)bandite, gli stolti “militarismi forzuti”.

Stalking, diffamazioni, reati alle giovinezze del prossimo con quelle funeste urla da cornacchia d’una madre (di)sgraziata, penosa, “buffa” e impacciata, cronica di depressione latente che camuffò dietro sorrisi “accondiscenti” a leccar il mattino di solita “lezioncina” forse per calmar, “saggiamentissima”, le ire d’una sessualità sempre tanto “accavallata” quanto “pudica” per “rispetto” a vetusti codici d’una “religione” pagana davvero poco “appagante”, vero? Eppure, lo stipendietto si guadagnò di “tozzi di pane” d’una f(oc)accia “in bella vista”, ma nelle interiora già macerata da ferite incicatrizzabili, lì a mordere quando un attore di “presenza scenica” t'”adocchiava” dal grande schermo a stuzzicar le linguette d’un marito, invece, poco bollente, indaffarato con la “bolletta” e nella bolla di sapone dei suoi sogni ancorati a un “Non mai fu”… focoso, al massimo “arrostito” con piselli e “stufato di patate” per un contorno “azzimato” di rosmarino assieme alla sua prole “somarina(va)”.

La vendetta fu fredda ma caldissima, cauta e spietata, “congelata” in sale d’attesa ove ne blandiron l'”immobile lentezza”, tanto che appianò i torti, planando all’improvviso con altrettata potenza sferrata ed efferatissima, ferrea e “piombata”.

Meticolosamente studiata, identica ai ricatti maligni che ne “bruciaron” gli occhi dell’anima per macchiarli di calunnie e “raccontarci sopra” un delirio…

Ma, lezione importante, figlioli:
se si vuol sconfiggere i mostri, bisogna imparare a ragionare alla stessa “maniera(ta)” e, contro il loro manesco punire e “castigar'”, offrire la stessa “merce(ria)”, di macellerie, che blandiva per la “berlina”, la “carezzina” e la mercè.

No, non guidavano la Mercedes, ma usavano la stessa “marca” per “seminare” e impressionare…

Al che, Tom Stall placò irriguardoso tutta quella scelleratezza e quel raptus omicida, la loro pelle si strappò dal loro “assassinio” e, assunta forma umana, urlò del loro vomito.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986)
  2. The Hunted – La preda (2003)
  3. Killer Joe (2011)
  4. A History of Violence (2005)

“Killer Joe”, il Trailer & il Poster


09 May

 

 

Oppresso dai debiti, contratti con i suoi fornitori di droga e che mettono in pericolo la sua stessa vita, il giovane Chris (Emile Hirsch) decide di approfittare delle precarie condizioni di salute dell’insopportabile e mostruosa madre — responsabile della sparizione di una scorta di sostanze stupefacenti — e di intascare il cospicuo premio che l’assicurazione pagherebbe in caso di morte della donna. E così, in combutta con l’intera famiglia, ne pianifica il diabolico omicidio e, per portarlo a termine, ingaggia Joe Cooper (Matthew McConaughey), un poliziotto che su commissione si trasforma in spietato assassino, con alle spalle una scia di numerosi delitti. Per portare a termine la missione, Joe chiede però i favori della sorella minore di Chris (Juno Temple), nell’attesa che arrivino i soldi necessari per pagare il suo onorario.

 

 

(Stefano Falotico)

Killer dell’anima, “Killer Joe”, recensione


11 Jan

 

In attesa dei Golden Globe e degli Oscar, rinverdiamo i fasti del Festival di Venezia, a Settembre, trascorso.
Ci par quasi, un secolo fa.

 

T(u)oni nella Notte

Vivida è l’essenza quando, magmatica, circuisce le vite con cadenza ossessiva, piangendo nelle sue dolenze fredde, scorporata dal Mondo per assaggiarne lembi ch’evocan, sottili, pacati “brutti” sogni pronti a deflagrarsi in un boato, in un impeto lancinante d’esplosione grottesca, e arpionan donne di demoniaca, volgar apparenza, premendo sulle proprie ferite, strappando il velo dietro una “lambiccata plastica”.

Qui, in questo posto desolato di “fatiscenza” profondamente americana, vige l’“arma” della violenza, che grida racchiusa dietro occhi d’una ragazzina vergine che non ha ancor assaporato i madidi piaceri della carne e il Dio-Sesso, sfuggendo, in fantasmatiche danze di mattini lievi, nel suo, appunto, danzarle con garbata leggiadria d’una purezza che, repentina, s’estinguerà nella “perversione” libidinosa di un “intoccabile” poliziotto dall’anima sgualcita come un night “umido” di lucciole selvagge per stanchi cowboy con le iridi bagnate da “sporchi” tepori.

È l’America glacialmente luciferina di Friedkin, dei suoi dannati intinti nelle loro palpebre, della sua Notte imperiosa che sonnecchia e poi urla fragile, in urla scagliate giù dal Cielo, a “maledirci”.

Tuoni ammutoliti per pacate vite “dormienti” di poveri Cristi, assopiti sempre in spicciole vanità da mendicanti senza “decoro”, una Notte che, flebile, s’increspa nel suo abissale buio d’“arrugginita” porpora, sangue ossidato dietro Sguardi d’ebetudine “immota”, persi nel loro smarrimento, attraccati, per “sfortunata dinastia”, a “utopie” omicide per sbarcar il lunario con un “grande” colpo, o di troppe Lune intiepidite prima di ulularle.

C’è sempre il rischio della maniera programmatica e del coolpulp troppo “facile”, come qualcuno, forse sbrigativamente, ha “asserito” nelle sue poche “stellette”.

McConaughey, Joe Cooper, “ignoto” killer che dovrebbe tutelare l’ordine e, invece, con sadica ferocia, squarcia anche se stesso, mordendo inganni & menzogne con leguleio istinto da tartufo, con denti “aguzzi” da indomabile bestia affamata.

Da cane “ucciso” nella sua furia e nei suoi appetiti, che “sevizia” con “dolce apprensione” le oniriche coscienze ancor sfumate e, di friabil “torbido”, su adolescenze “strane” che, ancor, baciano l’“ode” cangiante delle spensierate emozioni nel vento.

McConaughey, pallido “modello” per colpi di fulmine d’abbronzatura erotica.

McConaughey, solitario sicario assoldato da una piccola “mafietta” d’una famiglia che s’“arrangia” e vivacchia, muscolare levigatezza d’un machismo da copertina ch’è “cattivo tenente” e “angelo” vendicatore dei grandi peccati del Mondo.

Qualcuno, troppi o tutti, han mentito, “silenziando” la propria innocenza dietro impotenze da chi s’è rassegnato agli “imbrogli” quotidiani della vita, e n’è assuefatto senza neanche accenni di reazione.

Tanti bang improvvisi, detonati da chi è già “morta” o rinata nel parto d’una nuova creatura, nelle tonanti “melodie” di queste notti immerse nell’eterna oscurità.

 

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

 

 

 

Genius-Pop

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