Toni Servillo è il Punitore!

11 Mar

Toni Servillo, Punisher alla Falotico bukowskiano e anche bucolico, a bucarli tutti, in quanto bucaniere a cui tutte le (ciam)belle vennero col buchino…

Sarà ora che vi ribelliate alla borghesia italiana e in modo fottuto, distruttivo, imperioso, senza batter ciglio, ferino, amputante, logorante, macellante, inesausto, imperterrito, calzante e cavalcante, intrepido, agguerrito, mai schivo né schiavo di nessuno, a non guardarli in faccia ma picchiarli con clangore di ossa, con fratture multiple, con inceder violento, abrasivo, graffiante, colpente, a muso duro schiaffeggiante, inculante, anche saccente poiché siam superbi stronzetti e non perdoniamo i figli di puttana, in maniera forte, orsù… petto in fuori, robusto, cazzuto, e vaffanculo!

Entrandovi di soppiatto, quatto quatto in lor acquette, sguazzai per lidi mansueti delle fighe più umide, accalorandole da maschio di altra specie, razza oramai in estinzione, cioè quella del malinconico cazzone. E del mio calzone, inondandole di tutto pigliarlo, da cui il detto del chi dorme non piglierà il vivo pesciolino, son fiero tra queste imbrunenti mie stagioni di (a)more. Alcune non me la danno eppure io te le do. Le più b(r)ave, succhiandolo di gran rizzato sciolto, come lo stecchino del ghiacciolo me lo leccan di labbra gocciolanti, mangiando anche la liquirizia a colante del caramello in bocca di rossetto, rossissimo ch’era e ora è prosciugato esangue, in tutto goder sbavante. Sbevacchiano sin a rinsecchirmelo. Al che, mi rivesto di tutto “pugno”… lor in faccia, non le pago, e scappo via per altro “triste” scopare per Trinità dei “muli”. Mettendo a segno un altro punto fra tali puttane. Meritano solo me, inutile che chiedano la confessione nella chiesa di peccatori più ipocriti.

Eppur sono tragedy come una canzone dei Bee Gees. Ancor coi buchi del mio pigiama stracciato da topo nelle top(p)pe, ah, devo far il bucato, cazzo, di questo retrogusto alla stracciatella, con la canottiera unta e affumicata in una sigaretta a stropicciarmi i polmoni, esco di casa in piena notte, come uno stregone con le scarpe tutte rotte. Cammino sconsolatamente, eppur sempre odorante di cioccolata fondente…, sin al Colosseo, e ammiro la sua architettura macerante il mio orgasmo già (s)venente in adorazione da galateo del mio gran signore. Parsimonioso, ne magnifico… la già grandiosa magniloquenza, scrollandomelo poi ai fori imperiali con qualche lupa nera della già mulatta sera a prenderlo… ancor nel sedere.

Sì, sono la carne macellata dai piccolo borghesi, dalla Roma capitolina che seppe sol capitombolare dinanzi all’essermi già seppellito nella tomba. Tombola, 47 morto che parla! In quanto aldilà… d’ogni sconfinata amarezza immaginabile, nato diverso per congenita divinazione del concepirmi nella Vergine, la rivale di Maddalena… oh mia bella Madonnina…, che scopai di ultima tentazione, ma che non sarà mai come questa “perla” di nostra mater terra(gna), cioè l’Italia, popolo di ippopotami-popò… di calzette, di puttanieri dal piccin cazzetto che però, sai che “purè” di “patatine”, dinanzi a me impallidirebbero perché, se tanto si crogiolano d’esibizioni bla bla bla di lor pall(in)e da tori, al mio (cos)petto da pollo non han altro da chiedere come clienti al b(r)ancone dei macellai.

Sì, Roma è come Bologna. Ove, a tredici anni, le ragazze della mia generazione vestivan orologi Swatch ma eran leste di sempre “orale”, ops scusate orario, a ticchettarli in tocchettini del magnarseli di sveltine. Eh sì, assai precoci e davvero “cotte” codeste “destissime”. Oggi, dopo tanto faticare ed esser ficcate, dopo tanto piegarsi sui lib(e)ri, son tardone da lauree con lo(r)de come loro. Eppur han ottenuto carta bianca e sfotton anche chi pulisce i cessi, simili al marito che si son “dovute” sposare per far felice papà, uno che le “educò” a base di sculacciate e “Mangia come parli… anche se ti ho messo il bavaglino…”. Un buon part(it)o. Auguri e che sia maschio.

Sì, so che può far schifo ciò che io, Iddio, vi dico. Eppur duca dica, dica duca.

Sì, Servillo è come Totò. Due grandissimi che han fatto bene a far sempre la parte degli amari.

Noi siamo la pura amarezza, ebbrezza di maree e dei greci fra le bellezze al mai.

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