Archive for April, 2018

Twin Peaks: molti sono curiosi di vedere la mia casa, ebbene ve la mostro


07 Apr

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Qui abita il Genius, l’uomo più invidiato del mondo, per via della sua inconfutabile elevatezza, della sua indole poetica e della sua mente oltre i confini dell’immaginazione.

Poi, ci sono i mediocri che affibbiano patenti oscene che io “distorsi” poiché sono pirandelliano e non sono classificabile… ah, state lontani dalle megere… mi sembrano la madre di quella “disgraziata” della Palmer. Poveretta…

Sì, dovreste essere fieri di avere un uomo come me, poco adatto alle nefandezze della frivolezza di massa e cuore puro da sognatore giammai abbattuto.

Mi dispiace per quelli che si sono arenati a una vita mestamente “felice”. Avranno da pagar le bollette e hanno perso da parecchio la bussola… insomma, dei bolliti.

Invece, io viaggio fra scossoni, bollori e botte in testa, senza bottane ma comunque amante delle sottane…

Perché, “sotto sotto”, i mediocri dinanzi al vero piacere se la fan sotto, e io invece io me la faccio pure di lato. Sono, sì, un uomo ubiquo, senza perfetta collocazione, eppur “obliquo” lo ficco in quel posto a chi vorrebbe rendermi sghembo o trattarmi da elephant man…

Sì, mi guardo allo specchio, il mio naso è lungo ma non dice le bugie come Pinocchio, a differenza di molti noiosi e ammorbanti quattrocchi, ed è parimenti proporzionale di lunghezza a “qualcosa” che sta nel mezzo di “dura” interezza. Sì, emano molta tenerezza e le donne, intenerendosi, propendono poi a trattarmi con “durezza”. Non è male come tattica, no?

Sì, son ancor intatto e lei, donna, mi tatti pure. Sono un intoccabile ma se lei mi toccasse anche io la toccherei. Sì, racconto la mia storia alle donne e loro dicono che è molto toccante…

Questo si chiama il “tocco magico” del Genius. Un uomo molto toccato, toccatissimo.

Per fortuna…

Insomma, mi fanno quasi tutti un baffo.

Sì, bisogna prenderla con filosofia. Lei invece come la prende? Con ragioneria? Mah, sarà… cioè, quando la sua donna si mette a novanta, lei dopo il lavoro continua a fare l’impiegato? Ah, siete colleghi. Anche lei ha una vita impiegatizia, diciamo… Ma che bella messa in piega…

La faccia da culo c’è? Sì sì… eccome.

In poche parole, non mi si può perculare. Diciamo che sono “erculeo”, nel senso romanesco di intercul’…

Non sono mai stato un fifone, questa è una diceria delle malelingue. Son sempre stato un figone, purtroppo…

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di Stefano Falotico

Custodi della bellezza, prima che si smarrisca nel putiferio, LORO


06 Apr

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Ieri sera, ero sdraiato a letto, e meditavo, poi i pensieri più tristi mi assalirono, e venni pervaso da un’atroce malinconia, sentimento dell’animo tanto demonizzato perché non si confà alla frenesia vivandiera della frivolezza di massa, e mi rabbuiai, tanto che ebbi dei dolori acutissimi al basso ventre, non riuscivo a respirare, ma paradossalmente andai in cucina ed estrassi tre sigarette dal pacchetto, e le fumai all’unisono come il grande Sailor di Cuore selvaggio. E più aspiravo con voracità più inspiravo, riprendendo fiato, e mi affacciai alla finestra, illuminata da luci fioche come il mio cuore impalliditosi. Emaciato, finito che ebbi di fumare, andai in bagno e mi guardai allo specchio, rabbrividendo dinanzi al vuoto abissale del mio sentire spesso così poco condiviso e incompreso. Oh no, non pensate che sia vittimismo, è reale, tangibile constatazione della vacuità della vita quando essa a noi si mostra nella sua scarna follia. E nuovamente presi coscienza che agli occhi superficiali altrui sei solo un pezzo di carne, un numero che si perde nel marasma, un uomo senza perfetta ubicazione, che svagato alle volte si concede euforie gioviali e poi, nell’intimità della sua solitudine, ancor s’annebbia, opacizzato e lontano dal chiasso isterico si rintana nei meandri dei suoi viaggi mentali.

Cerco la mia “collocazione”, con abnegazione enorme, e disperato cammino nel mondo, e i giorni paiono identici col loro scandirsi apparentemente inutile. E provo a far valere le mie idee, spesso taciute, sedate da chi non vuol sentir ragioni e si barrica nel pregiudizio più abietto e falso, perché il mondo è ipocrita e il carrozzone va avanti nella sua lenta, progressiva marcia proprio marcia.

E guardai indietro e quel che vidi tanto mi allarmò, ancora inquietò, tanto schiettamente mi forgiò in slanci impensabili. Oh, rimembrai quei due/tre anni in cui ero preda di rituali da lasciar chiunque mi capitasse a tiro perplesso. In cui mi mortificavo nella reiterazioni di ripetizioni mnemoniche, perché in cuor mio ho sempre temuto che il mio cervello potesse caracollare, che potessi andar incontro al collasso neurologico, ed ero terrorizzato all’idea d’impazzire, tanto che pazzo già lo ero e ancor più dissennai dopo in maniera invereconda e scioccante, afflitto da intemperie emozionali troppo vive perfino per essere non solo capite ma compatite.

Oh, che orrore spettrale quel vuoto interiore, eppur ieri sera vi scorsi qualcosa di miracoloso, perfino illuminante, credetemi. No, io non mi sganciai da molte logiche del mondo perché non ero capace di farle mie, ma perché la mia alterità congenita le respingeva, inconsciamente le rifuggiva. E allora preferivo la stramberia, l’eccentricità della desueta e anomala peculiarità del mio animo.

Che s’incantava per attimi volatili e anche volubili, gustando ogni istante nella sua pienezza. Ora, la contemplazione non si addice al nostro mondo e, se troppo contempli, ti rinfacciano perfino che puoi permettertelo perché gli altri sono impegnati in cose più “sostanziose”. Forse squallide ambizioni.

Sì, alla fine presi sonno. E stamattina, non so perché, avevo la curiosità di rivedere tutte le gaffe di Berlusconi su YouTube e ho guardato e ascoltato tutte le sue barzellette. Da quella del cinese e del cane, che ha fatto ridere solo lui, a quella di Mohammed Esposito, sin ad arrivare a quella di Carletto caricata da Repubblica.

E, assistendo a quest’ultima, ho capito che avevo ragione io. Ho visto uno spaventoso IT attorniato da dei leccaculo impresentabili, con Mentana che rideva per asservire questo clown grottesco, e che mi è parso la versione italica di Ray Liotta in Quei bravi ragazzi che ride sforzandosi ai racconti di Joe Pesci, e ride platealmente finto perché sa che quell’uomo tracagnotto e “buffo” ha potere e potrebbe sparargli nel caso si sentisse deriso.

E allora ho compreso che Loro di Sorrentino è il film che aspettavo da una vita intera.

Ora, capitemi bene. Io non sono un santo. Per molto tempo ho cercato, lo ammetto, di esserlo. Sebbene onanisticamente avessi le mie colpe vergognose che devo confidarvi. Ma d’altronde conoscete un ragazzo che non ami esplorare il suo corpo? Io lo ritengo estremamente giusto. Sì, è giusto prima di approcciarsi al prossimo, sapere quanto puoi “(t)ergerti”. Solo se ami te stesso, puoi amare una donna. Se non riesci ad amarla, significa che forse non vuoi…

E ho anche compreso che sono questo, un custode della bellezza…

 

 

di Stefano Falotico

A chi indovinerà cosa c’è nel pacco farò un regalo, andrò con sua moglie, ah ah


05 Apr

IBSEcco, in data odierna, 5 Aprile dell’anno siderale 2018, in cui l’Italia non disputerà i Mondiali di Calcio, mi è giunto in loco, cioè a casa mia, un pacco “ignoto”. Eppur, se mi conoscete, saprete bene cosa esso può contenere. Insomma, già la scritta IBS.it può indirizzarvi a una ristretta categoria, perché certamente non può esservi un porno. Un libro, direte voi? Non lo so, e l’arcano dovete da voi risolvere.

Posso darvi delle indicazioni…

Un giorno, mio padre si trovava a Prato, città toscana, e chiese a una megera la via per trovare un’altra via, anche se forse sognava un’altra vita.

Una donna, di queste fattezze (vedi la foto sotto), gli disse: guardi, la “sgiri” a sinistra, la vada in vetta aha strada, la si ritroverà in ‘apo!

hello

Mio padre ringraziò, urlando Helooo!!!

Ma nel bel mezzo della brughiera di quel dedalo di strade decumane si perse e si fermò sconvolto perché, nel buio di una notte illuminata soltanto da fari rossi, vide due uomini pazzi che sghignazzavano urlanti. E dal raccapriccio cominciò ad accelerare e a smarrir la rotta, poi andò a sbattere contro una quercia, e forse fu da allora che la sua testa partì in quinta e divenne un amante dei caffè.

Bob

Anzi, procediamo con calma. Cadde in coma e precipitò in un incubo sgranato in cui non riusciva a mettere a fuoco niente.

Ma si risvegliò e io stavo leggendo Pippo e il pesce magico.Coma Jones

E a me successe una cosa simile a questa donna…Laura Palmer

 

Insomma, ehi…

Se non hai indovinato, vuoi proprio che non mi trombi tua moglie. Dai su, non fare il ritardato.

 

FonzieLynchLost Highway

 

 

di Stefano Falotico

Vittorino Andreoli ce l’ha coi social, ma io lo smentisco, perché sono Hercule Poirot, il più grande investigatore della psiche umana


03 Apr

Vittorino Andreoli

Sull’Huffington Post, “rivista” su cui avrei parecchio da obiettare in quanto a scelte stilistiche, è comparso un articolo sullo psichiatra Andreoli, benemerito luminare della psichiatria che deve aver confuso sensibil-mente (scritto apposta così) la sua materia con la sociologia più spicciola e si è lanciato in affermazioni che certamente renderanno fieri i sessantenni pasciuti, che demonizzano la rete, e non vedono l’ora che qualche capoccione conclamato dica loro ciò che vogliono sentirsi banalmente dire. Al che, ecco che fioccano i più pericolosi e moralistici luoghi comuni che, uscendo dalla bocca di un uomo da me così altamente stimato, mi spiace dirlo, raggrumano il mio cuore nel più inconsolabile sconforto, e sentirgli sciorinare queste sciocchezze alla buona mi fa ricredere sull’attendibilità del suo operato, e credo proprio che il suo libro non lo comprerò, anzi, dovessi incontrarlo e volesse regalarmelo, desisterei da tale gentile offerta con schietta strafottenza. Perché ciò che ha detto è inaccettabile, vista la sua cultura, e per cultura intendo proprio la sua capacità psicanalitica d’interpretare la realtà nelle sue sfaccettature e nella sua abilità, adesso però opinabile, di guardare al mondo attraverso prospettive diversificate che non si devono limitare all’apparenza più scontata e retrograda.

Reduce dall’uscita del suo ultimo romanzo Il silenzio delle pietre (Rizzoli), Andreoli racconta la scelta della trama distopica, della solitudine di cui l’uomo avrebbe bisogno.

Siamo intossicati da rumori, parole, messaggi e tutto ciò che occupa la nostra mente nella fase percettiva. Il bisogno di solitudine è una condizione in cui poter pensare ancora. Oggi sono morte le ideologie, è morta la fantasia. Siamo solamente dei recettori. Ho proiettato il libro nel 2028, un giochetto per poter esagerare certe condizioni. Io immagino che ci sia un acuirsi della condizione di oggi per cui noi siamo solo in balia di un empirismo pauroso, dove facciamo le cose subito, senza pensarci.

Facebook andrebbe chiuso. Lì abbiamo perso l’individualità, crediamo di avere un potere che è inesistente. L’individuo non sta nelle cose che mostra ma in ciò che non dice. Invece i social ci spingono a dire tutto, ci banalizzano. I social sono un bisogno di esistere perché siamo morti. Creano una condizione di compenso per le persone frustrate […] Quando non si sa più distinguere tra virtuale e reale è pericoloso. Si estende l’apprendimento virtuale nella propria casa, nella propria vita.

E altre insipide bazzecole.

Ora, ripeto, queste sue affermazioni faranno felici le ragazzine depresse che, mortificate da una vita persino virtualmente inappagante, plaudono commosse dinanzi a tanta inezia “colta”.

E andranno in brodo di giuggiole quei “commendatori” appagati dai loro conti in banca danarosi che non abbisognano dei social per fare nuove amicizie e instaurare nuovi rapporti affettivi perché tanto vanno con le Escort e quindi hanno già i loro “veritieri” sfoghi piacevoli.

Resteranno delusi e invece molto infastiditi i giovani, spesso oberati da una vita meschina e falsa, a cui erano state promesse grandi speranze, giovani portentosi e brillanti che illusoriamente si auspicavano un futuro più roseo e radioso e invece si son accorti del grande inganno perpetrato alle loro coscienze, prima rabbonite dietro precetti formalmente indiscutibili ma poi spaventosamente smaterializzatesi nella concretezza di una vita schiacciante e oppressiva che ha spesso reciso la gola delle loro anime creative e gagliarde, sopprimendole coi soliti ricatti pedanti e la facile retorica che bisogna crescere… sì, e adattarsi alla vita come viene, piatta, grigissima, ma che è l’unica possibile e tanto vale che non protestino, che non si dannino, che non s’infoino, altrimenti rimarranno solo infognati. Sì, una spettacolare, tragica illusione… solo fumo negli occhi. Sconcertante, giusta la loro amarezza che allora fa di questo “disagio” materia di Instagram, a volte eccessiva, spernacchiante, troppo festante di guascona balordaggine e insulsa sguaiataggine, ma che comunque estemporaneamente li allieta, li rende vivi o l’illude che lo siano, non meno micidiale e dannosa, non meno falsamente abbagliante dell’immonda ipocrisia che sta alla base del nostro sistema occidentale di vita iper-competitivo, improntato alle mode e al mito del successo, basato sul sesso.

Scusate, non siete voi, “grandi maestri”, che ci avete insegnato che la vita compiuta è vanità, perfino esibizionistico sfoggio dei propri “talenti”, non siete voi che avete fatto sì che nei giovani attecchisse e cementasse questa visione distorta della vita?

Dunque, di che vi lamentate? È il mondo che avete voluto e ora, dall’alto di chissà quale cattedratica presunzione giudicante, vi elevate a punitori delle smodate, “triviali” coscienze non solo giovanili ma di massa?

Ma fatemi il piacere. E ben vi sta un Van Damme che gigioneggia di vera “spaccata” tambureggiante. Ah ah.

Sì, come Poirot io non mi limito alle apparenze, che sono spesso ingannevoli, ma arrivo alla verità attraverso mille errori e mille capocciate, eppur ho ragione io a non giudicare con troppa fretta ma lasciar che la ma(ta)ssa si sbrogli.

 

Grazie, applauso. E ora mettete su una canzone di Elvis.

E mirate di occhi focali… possibilmente state sul focoso…

E ricordate, Poirot mangia il purè, e ama anche Il monello di Pierrot.

Ma Van Damme è belga come Hercule, no? Sì, per questo è Hercules. Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

 

 

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Stallone sul set di Creed 2


03 Apr

Le solite giornate stressanti della nostra vita amletica


03 Apr

American Hustle

Sì, spesso la vita non è come l’avevamo sognata. Insomma, quando avevo tredici anni, chissà perché, mi ero iscritto al Liceo Scientifico e avevo sogni d’astronauta, poi m’innamorai del Cinema di Scorsese e degli anni Settanta, diciamo anche che “impazzii”, sì, per dovere morale alla coscienza che non può più mentire, sì, lo confesso, il mio cervello sbandò e visse di nottate da licantropo, forse memore del film con Michael J. Fox, Voglia di vincere, ma anziché trionfare da “lupetto” divenni un po’ “infetto”. Alcuni, i maligni, dicono inetto, io continuo a credere che fossi in quel periodo un po’ bimbetto con un bell’uccellone. Sì, un mezzo guaglione eroticamente sempre “ardente” eppur poco nella realtà “ficcante”. Sì, scalognato, vessato, angariato, di offese subissato, crocifisso e forse di miei rituali un po’ fissato. Eppur di nuovo nella vita giornaliera mi son issato, ancor spesso nel costato trivellato e dai cattivi “sodomizzato”. Eppur si va, e i dì si fan impegnativi, ardui e strenuo (r)esisto nel casino generale, ove laureate in Girisprudenza mi fan prudere di rabbia perché si son prese il titolo solo per legiferare su chi non ha una casa, altro che cause. Son donne “buone”, sì, quasi tutte queste son pimpanti, han fisici slanciati, son statuarie e sanno come circuire un maschio, irretendolo nella loro spirale di calze a rete “illegali”.

Sì, a dire il vero sono solo delle fanatiche del culo, quello che hanno loro dopo ore di palestra tonificante e quello di chi si son scelte come fidanzato, un tipo che fa invidia all’avvocato Agnelli. Ah, mie caprette, dovete conoscere la “Costituzione” di queste donne, donne che vogliono i soldi e non voglion restar sole. Non fraintendiamo quando dico sole. Non creiamo disambiguazioni. Sole non sta per la sfera che illumina la Terra, né come abbreviativo un po’ in romanesco di suole, né come sostantivo per identificare le persone rimaste in solitudine, io parlo di vere sòle, cioè donne che sono una fregatura, sì, vi raggirarono, e fu solo un piacere imbrogliante. Sì, quando stavate con loro v’imbrodaste ma ora siete rimasti di nuovo soli senza Sole e al tramonto bevete un brodino aspettando il rosso di sera ché bel tempo si spera. E, sperando, va la malinconia andante.

A parte questa constatazione, questa afflizione, so che le abbuffate pasquali vi hanno reso pienotti come Christian Bale di American Hustle. Sì, prima del giorno della Redenzione, pesavate trenta chili in meno e, adottando un metodo naturale d’ingrassamento, “puro” Actor’s Studio non premeditato, adesso potete competere per interpretare la parte di Jake LaMotta in Toro scatenato, sì, quando Bob De Niro diventa un panzone deforme.

Ieri sera, ho visto finalmente Assassinio sull’Orient Express di e con Branagh. Ecco, avevo letto cose infami su questo film. Questa gente si dovrebbe vergognare di dichiararsi critica. Criticasse la sua pochezza, più che altro, e si astenesse da giudizi affrettati, ché poi non si distorcono solo i film di qualità ma anche le persone di giusta sanità. Date valore agli uomini di buona volontà!

Ad esempio, alla fermata dell’autobus vedo sempre un tizio che mi sembra un deficiente e mi asterrò qui dal dirne il nome, ma probabilmente è un genio ed è solo il mio occhio, diciamo, “epidermico”, che lo giudica a “pelle”, ad averlo relegato in un’infima categoria sociale. Semmai, se avessi modo di conoscerlo, di entrare in empatia col suo vissuto interiore, non mi limiterei a un voto così ingiurioso.

Vabbe’, leggetevi la mia recensione e capirete che so, so… Sembra che io non sappia poiché vivo una vita da seppia, eppur io sempre seppi, lo sa anche Giuseppe. Facciamo il presepe, sì, dopo Pasqua viene Natale e Pasquale è il nome reale di Banfi Lino.

Stamattina, ho dovuto scrivere degli articoli in cui non credo molto ma servono per sbarcare il lunario.

Quindi, dopo un pranzo lauto, rincominciarono le cose odierne poco liete.

Sì, ricevo una mail da IBS.it, e mi han detto che il mio ordine di Twin Peaks non può essere completato perché PayPal non “risponde”. Invero, la carta di credito mio prepagata è scaduta, dopo dieci anni, proprio il 4 Aprile, giorno di Pasqua, no, invero è oggi, no domani, ma a quanto pare la banca, insomma, che casino! E dire che l’ordine l’avevo effettuato il 29 Marzo e pensavo che mi avrebbero spedito il “prodotto” prima della scadenza. Al che ho dovuto aggiornare il metodo di pagamento, inserendo la nuova carta, in questi giorni arrivatami, dunque è partito in automatico l’ordine ma, nel frattempo, manualmente avevo ripagato lo stesso ordine. Insomma, partirono, son partiti due pagamenti. E io stavo partendo… oh, nessuno ha voglia di rimetterci dei soldi. Perciò ho dovuto telefonare all’assistenza clienti e spiegare l’equivoco. Il problema pare risolto.

Ecco, risolto un problema se ne presenta un altro. Una mia amica mi dice che il video di presentazione del mio ultimo libro, da me scrupolosamente allestito, non è riuscita a scaricarlo, o meglio è scaduto il file WeTransfer.

Per fortuna l’avevo salvato, e ho dovuto rispedirlo. Ma dico… se lo spedii perché dovetti rimandarlo? Ah, qui si rimandano le scadenze.

Ah, quello mi è scaduto. Io non son decaduto, ma decadente.

Al che mi telefonano… è arrivato il lettore Blu-ray che avevo ordinato ma oggi pomeriggio non posso ritirarlo.

Sabato scorso, a mezzanotte e mezza, mi han suonato al campanello. Era un amico dell’inquilino terzo piano che aveva sbagliato, ma siamo sicuri che sbagliò?

Si pena, si pensa, e tutto pesa ma pigliamola con filosofia. Sì, potrei laurearmi in questa facoltà. Ma non sono facoltoso. Insomma, è una scelta facoltativa ma bisogna essere abbienti per certi “ambienti”. Lei è benestante? Ben le stia, evviva le carestie!

 

di Stefano Falotico

Prima di mezzanotte, in questa Pasquetta, ricordiamo il capolavoro con De Niro


02 Apr

Midnight Run

Ora, ieri son stato al bar, non c’era anima viva, come si suol dire, non fiatava una mosca, silenzio tombale come sulla vetta del monte Everest. Solo delle tazzine di caffè che ballavano il tango nel mescersi all’aroma del locale stagnante, mentre la cameriera, o barista, chiamatela come cazzo volete, faceva i gargarismi per allentare la noia nello snocciolare un po’ di vodka nella sua gola rancida. Donna cinese, dagli occhi a mandorla intagliati nel suo orientale fascino da chi non deve chiedere mai un altro film di Kitano. Sì, lei basta a sé stessa, in quanto incarnazione di ogni saggezza trascendente che oramai non si cura neppure dei suoi denti né abbisogna di guardare film malinconici per sapere di essere mesta come un dolce bambino nella siesta, in Messico, dove calienti gonze giocano col “sombrero” di orgasmi pallidi che si riscaldano sotto gli alberi di ulivo, e poi vanno dai loro bebè a rifornirli di latte materno, dopo che quelle mammelle furono succhiate dai lor amanti desperados.

Ecco, invece stamattina lo stesso bar era affollato, gente di ogni dove che beveva litri della loro festosità, dopo le abbuffate di ieri. E aspetta la seconda stagione di Westworld, per illudersi che non vive nella tetra Bologna ma in un videogioco rustico.

E io, con discrezione, con aplomb da Charles Grodin, da “contabile” dei miei gesti distillati con moderazione, bevvi un caffè tiepido come lo scandirsi di una fotocopiatrice nel silenzio delle sue stampe monotone.

Al che, mi sovvenne questo film di Martin Brest e mi recai su Movieclips su YouTube per riguardarmi tutte le clip. Sì, una commedia brillante piena di action come non se ne fanno più, puri anni Ottanta ingenui immersi in una storia che fila liscia come l’olio, fra inseguimenti rocamboleschi, battute ficcanti e un De Niro magnifico, all’apice del suo carisma, con questa pettinatura dal capello corto, magro e atletico, dinamico, col piglio dello stronzetto ch’è un vero lupo di mare, che fuma sigarette a volontà col ghigno sardonico tipico del Bob d’annata. Ammicca, giochicchia con le sue smorfie senza eccedere, è spassoso, ed emana una personalità da far paura.

Insomma, sparatevelo ancora.

 

Buona Pasquetta a tutti e, ricordate, indossate i jeans e il giubbottino di pelle nera.

Sarete dei veri Jack Walsh e, se una donna vi chiederà di offrirle da bere, bevetevela. Poi, cacciate un ruttino, in quanto cacciatori di tailleur che lasciano le sobrietà agli uomini tonti di vera imbecillità.

 

di Stefano Falotico

Discorso di Pasqua di un uomo che non crede a quel “povero Cristo” di Sean Penn


01 Apr
SEAN PENN stars in Warner Bros. Pictures' and Village Roadshow Pictures' drama Mystic River, a Malpaso Production also starring Tim Robbins, Kevin Bacon and Laurence Fishburne. PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION

SEAN PENN stars in Warner Bros. Pictures’ and Village Roadshow Pictures’ drama Mystic River, a Malpaso Production also starring Tim Robbins, Kevin Bacon and Laurence Fishburne.
PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION

Sì, è arrivata oramai Pasqua e Cristo ascese al cielo, si era fatto uomo per soffrire e indignarsi, per adirarsi e combattere un mondo ingiusto, ma morì per mano di Ponzio Pilato che lo diede in pasto al popolino, quello che guardava L’isola dei famosi già in una Palestina infame, che non poteva comprendere il suo messaggio di pace e preferì rimanere fascista.

Cristo predicava l’elevazione delle anime, ma gli uomini vollero solo andare in palestra per diventare dei giocatori di Football.

Il terzo giorno è resuscitato, come dice il Vangelo, non so se quello di Matteo di Pasolini, di Marco, omonimo di due miei ex amici, uno con cui feci le elementari e le medie e poi l’abbandonai in una fase liceale in cui mi permisi di aver la licenza “superiore” di abbandonare con gratuita liceità le socialità adolescenziali da me reputate inferiori, e un certo Morigi, ragazzo morigerato con cui svolsi il servizio civile da obiettore di coscienza.

Sì, nella mia vita molte volte, con qualche giravolta, ho obiettato la mia coscienza, l’ho anche obnubilata, l’ho obliata, sì, la dimenticai e molte amicizie fatue mendicai, ma non son mai stato un mentecatto. Se abbisognavo di amici, che forse amici veri non furono, non rinnego quei miei moti dell’animo così generosamente ingenui. Eppur fui tradito e vilipeso, anchilosato e sedato proprio quando stavo per rinascere e, armonicamente, la mia mente già si era sganciata dal plebeo porcile di massa. Sì, la mia è oggi la vita di un poeta minimalista che fa discorsi massimalisti, anche animalisti, sì, in quanto non vegano, ma amante della carne cruda, e scrive massime dedicate al minimo storico di questa società di oggi, oramai inebetita da Instagram in cui tutte le persone in questo giorno pasquale son felici e scartano le uova, quando invece son solo marci, strapazzati e son imputriditi da cioccolatai delle loro emozioni zuccherose quando predicano il buonismo pedagogo e politicamente corretto e, se vengon toccate anche solo da Equitalia ecco che non più equi sono dopo essersi fatti un sonnellino ma, scalmanati, staccano la spina… lor dorsale della finta compostezza e bestemmiano! No, non siate blasfemi, siate giusti e pagate ciò che avete rubato. Sì, dovete pagare le multe, siete passati col rosso, e qui non si transige. Perché dovremmo transigere quando anche noi, per distrazione, trasgrediamo il codice stradale e veniamo multati ma paghiamo?

Io l’ho sempre pagata… ma nessuna Maria Maddalena ho mai pagato, e son anche pagano, perfino un partigiano, mangio le pennette col Parmigiano e, ripeto, non son vegetariano.

L’uomo, come tutti gli altri esseri viventi di questo mondo, è un animale. Un animale che s’imborghesisce perché così può campare e farsi rispettare con la balla della “dignità”, a meno che non sia Rocco Siffredi che per sua stessa ammissione dichiarò che si è sempre sentito una creatura di Tim Burton. Sì, non sto scherzando, ah ah, ha sempre detto che è un “diversamente abile”, mentre la maggioranza usa il cervello per usare qualche volta nelle donne l’uccello, lui ha optato per una soluzione facilissima. Ha sempre usato con enorme parsimonia solo ed esclusivamente l’uccello per dare “emozioni” agli uomini intellettuali che, frustrati da una vita troppo pensierosa, abbisognano talvolta di masturbarsi coi suoi film, sognando di essere al posto di Rocco, cioè lui e solo lui… Insomma, questo Giuda Iscariota del Siffredi è uno che si è “immolato” al “sacrificio carnale” per voi. È un Dio! Cristo! E si dà, si dà tutt’ora in maniera lodevole per la salvezza dei vostri autoerotismi “ascendenti” nella valle di lacrime di una vita sfigatissima ma a cui volete comunque bene. Ah ah, solo pene… per le donne di Rocco, “poverette”.

Sì, anni fa incontrai un “apostolo” di cognome Romano, che mi disse:

– Stefano, Rocco è un grande. Sì, è un uomo che per arrivare a una scelta di vita così radicale deve aver perso tutto.

– Siamo sicuri?

– Sì, è un coraggioso. Quando ha capito che non aveva nessuna qualità, si è dato alle più grandi fighe in quantità…

– Non poteva suicidarsi?

– No, si è “eretto” a uomo nudo, spogliato completamente… ed è “venuto” mille volte per noi.

– Capisco.

 

Ora, l’altro giorno Sean Penn era allo show di Stephen Colbert. Potete vedere qui la clip.

Pare che dopo aver scopato Amber Heard, e se non sapete che se la scopa siete dei farisei, perché so che non conoscete le buone novelle ma comprate sempre Novella 2000, ecco, dopo essersela serenamente inchiappettata, il suo viso, come potete constatare guardando il video, ne ha risentito ed è diventato Daniel Craig al suo peggio.

Sì, Sean Penn è uno che ha sostenuto i matrimoni gay, ha vinto l’Oscar per Milk, e un altro per Mystic River, è stato appunto un ebreo per Sorrentino, ma pare che non disdegni i soldi e le troione, nonostante continui a vestirsi come un habitué del Bar Jolly, locale limitrofo a casa mia ove i disoccupati che indossano ancora il bomber vanno a bere qualcosa che li tiri su.

 

Ho detto tutto.

 

Voi davvero credete che un miliardario come Sean Penn scriva libri contro Trump perché ci crede davvero? No, perché così si sente un comunista cazzuto, un liberale stimato e ha chance in più per piacere all’intellighenzia che può scrivergli belle critiche cinematografiche.

 

E ricordate: solo io vi dico la verità. Gli altri vi raccontano solo idiozie e, se proverete a ribellarvi all’idiozia di massa e vorrete cambiare il mondo, vi faran passare per dei poveri Cristi.

Fidatevi… l’ho provato sulla mia pelle e ancor ne porto le stigmate.

Ah ah.

Sì, c’è un mio cavallo di battaglia che rimane un pezzo imbattibile della mia personalità.

È questo:

– Ciao, sono una donna fascista, edonista, che ama i gioielli e ha mille amanti oltre ai diamanti, ma sta con un vecchio che mi mantiene così, quando sarà morto, erediterò da lui. Eredità, non sono erudita ma ne ho fatta di strada, tutti mi rispettano.

– Brava figliola, brava. Adesso, vai a lavarti. E poi pulisci.

– Mi hai preso per una sguattera?

– No, ma gli altri ti hanno preso per una zoccola. E puzzi.

– E tu… come mi hai preso?

– Io non ti presi né davanti né dietro. Ma ho voglia di prenderti per il culo.

– Lo dico a mio marito. Lui ti denuncerà per queste tue offese.

– Non vede l’ora.

– Di denunciarti? Ah sì sì, puoi starne certo.

– No, non vede l’ora che, dopo vent’anni che l’hai sposato, finalmente, oltre a dargliela per avere la pelliccia, gli parli di qualcosa. Si sarà stancato solo di quello/a, no? È un uomo oramai anziano, due chiacchiere non gli fanno male.

– Che vuoi dire?

– Quello che ho detto. Ora, via dal cazzo, mignotta!

– Certo che lei presenta una visione della vita repellente e tristissima.

– No, vede, la mia è una visione pura, purissima. Più pura di così si finisce in croce.

 

Ora, mie pecore nere, andate…, il mondo è formato da lupi? Be’, mangiateveli.

Hopkins Innocenti

 

di Stefano Falotico

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