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A BEAUTIFUL DAY IN THE NEIGHBORHOOD – Official Trailer: TOM HANKS è il diavolo


22 Jul

tom hanks fred rogers

friedkin amorthLa mia autoironia è diabolica.

Spero che non rimarrete turbati se le sparerò grosse. Io do gusto alla parola goliardia, forse solo alla gola.

Credo che si tratti, al di là delle esagerazioni, di un post tremendamente romantico.

Ah ah.

Ebbene, che cosa ho appena scritto nel titolo? Che Tom Hanks è il diavolo?

Sto delirando? Ma come?

In questo film, del quale è da poche ore uscito il trailer, interpreta la parte di uno degli uomini universalmente riconosciuti come fra i più buoni che abbiano mai calcato, coi loro piedi lievemente dorati a passo di danza da Roberto Bolle, questa terra macabra e macerata sin dalla notte dei tempi dall’ombra, appunto, demoniaca di colui che incarna, cupidamente avido e tentatore, tutto ciò che vi può essere d’antitetico rispetto al concetto di Bene, ovvero Belzebù, forse Robert De Niro di Angel Heart.

Vale a dire il demonio, detto altresì il Maligno.

Breve pausa pubblicitaria, ora, di natura comica:

un mio ex amico era ossessionato da Lucifero. Seguiva tutti i programmi, a tarda notte, sugli esorcismi praticati da padre Gabriele Amorth. E s’identificava con Max von Sydow de L’esorcista di Friedkin, soprattutto con Padre Damien Karras.

Ora, la verità, da lui ricusata di resilienze sue ammirabili, combattive e grintose, forse soltanto patetiche e menzognere, oh, dio l’abbia in gloria, è che soffre di schizofrenia con manie religiose.

Ne è però a tutt’oggi inconsapevole così come Alba Parietti pensa tuttora di essere sexy e invece non ha oramai più niente di Elizabeth Hurley del film Indiavolato.

Sì, la Parietti una volta disse che se un uomo, dinanzi a lei ignuda che avesse ballato la danza del ventre, non fosse rimasto piacevolmente eccitato a sangue, talmente posseduto, appunto, da un viscerale istinto imponderabilmente libidinoso elevato alla massima potenza mefistofelica e assai poco metafisica di goderla appieno, se un uomo, dirimpetto alla venustà delle sue lisce gambe maliarde da bramosa dea del piacere più smanioso, fosse restato incredibilmente impassibile, no, forse non era omosessuale o impotente, semplicemente era praticamente Brendan Fraser del succitato film di Harold Ramis.

No, in verità vi dico che non disse questo. Disse esattamente, testuali parole, che in virtù della sua travolgente carica erotica, non so se da virtuosa, poteva avere tutti gli uomini a sua volta desiderati grazie soltanto allo schiocco delle sue fenomenali gambe da Galagoal. Grazie al movimento delizioso delle sue caviglie sfiziose inguainate in collant provocanti che s’allineavano magicamente a tacchi a spillo decisamente seduttivi da femme fatale incantatrice, impossibile da resisterle. Mah, io le ho sempre resistito. Le sue gambe erano indubbiamente un belvedere ma non aveva un gran sedere.

Gambe che tanti anni fa resero qualsiasi uomo, anche Gianluca Vialli, Miki Manojlović de Il macellaio.

Tinto Brass, per esempio, sognò sempre di averla… come protagonista di una delle sue pellicole ma dovette, impotentemente, soccombere davanti al rifiuto di Alba di porgergli il fondoschiena, a livello cinematografico, nel mandarlo invece a fare in culo a livello, diciamo, prettamente volgare, papale papale e forse poco comunque da donna monaca.

Fallo sta, no, fatto sta che ora Alba fa sinceramente schifo al cazzo. Non bastano, cara Alba, diecimila ritocchi di chirurgia facciale per sopperire al tempo che inesorabile avanza e t’ha reso adesso Glenn Close de La carica dei 101.

Glenn, in questo film, assomiglia anche a Meryl Streep de Il diavolo veste Prada.

E dunque il mio teorema non fa una ruga, no, una grinza.

Torniamo però al mio ex amico.

Innanzitutto, perché ex?

Ecco, ora vi spiego. Litigammo, sebbene in modo pacifico.

Tentai in ogni modo di fargli capire con le buone, come si suol dire, di discolparsi? No, per una volta buona, di scopare!

Per liberarsi dai suoi interiori demoni che l’avevano relegato in una solitudine infernale. Era infatti, forse lo è ancora, preda dei suoi insanabili conflitti psicologici da maledetto Dalai Lama dei suoi coglioni.

S’elevava a santone, pontificando come nemmeno Papa Giovanni XXII, (ri)battezzato appunto Il Papa buono.

Ma non ne volle sapere di cambiare. Protervamente auto-crocifissosi nel cercare disperatamente un’inattingibile pace esistenziale, soprattutto dei suoi sconvolti sensi su di giri.

Dissennava da mattina a sera, sbraitando neanche se fosse stato scannato come un maiale al macello divorato dalle mannaie di carnali attentatori alla sua purezza da agnellino.

Appena infatti qualcuno lo pungolava, urlava. Travolto da un’ira lupesca. Dal suo appartamento provenivano ululati e latrati che s’udivano perfino nelle brughiere di Un lupo mannaro americano a Londra.

Questo mio ex amico è in cura psichiatrica.

Credo che, detta come va detta, dai tremendi gironi infernali della psichiatria non si salverà mai e vivrà tutta questa sua vita, in realtà poco materialistica, bensì spiritualmente tormentata, nella profondissima nerezza spettrale delle sue rabbie bestiali.

Non è una persona cattiva e dunque vagherà sempiternamente nel Purgatorio. Assumendo quotidianamente però dei purganti, forse soltanto dei tostissimi, pesanti tranquillanti.

Ecco, bisticciammo perché una volta mi confidò quanto segue:

– Stefano, sono stanco! È da un’eternità che sto pigliando inculate a raffica! Domani, farò una strage!

Così, farò capire a tutti chi sono, una volta per tutte. Forse mi metteranno in carcere, mi daranno l’ergastolo oppure morirò sulla sedia elettrica ma ne sarà valsa la pena.

La pena!

 

Con enorme tranquillità, nel putiferio delle sue grida indemoniate, gli porsi una risposta benefica per moderare i suoi stati mentali assai confusionari. Non tanto pericolosi quanto, più che altro, per sé stesso allarmanti:

– No, amico. Nessuno ti sbatterà in prigione, stai tranquillo.

– Davvero? Sei serio?

– Sì, certo. Sono serissimo. Nessuno ti mette in carcere se vai in giro e ammazzi tutti quelli che ti possano capitare a tiro.

– Grazie. Mi sento risollevato.

– Lasciami, per piacere, finire di parlare.

– Va bene. Dimmi pure.

– Finirai semplicemente in manicomio. E butteranno la chiave.

 

A questo punto, lui stette per ammazzarmi.

Ah ah.

Ora, a parte gli scherzi. Ci misi davvero l’anima, come si suol dire, per dargli una mano.

Perché, a proposito di Keanu Reeves, non quello però de L’avvocato del diavolo, un figlio di puttana peggiore di Satana in persona, mi riferisco al suo Neo di Matrix, ha ragione veramente il suo mentore Laurence Fishburne, uno che vide l’Apocalype Now, sublimò ogni trauma e frequentò il bar gestito da Tom Waits in Rusty il selvaggio.

Parlo per esperienza.

In questo mondo, non esiste nessun Eletto. Solo gente che passa le sue giornate a letto poiché sfiancata da una vita troppo frenetica e spossante?

No, perché non ce la fa e l’hanno subissata di neurolettici.

Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai.

Pillola rossa: resti nel Paese delle MeraviglieE vedrai quant’è profonda la Terra del Bianconiglio.

Dunque, morale della favola:

vedere la vita con iper-coscienza non è affatto bello. Il grado di sofferenza psicologica è ancora più elevato rispetto a quando la vedevi da persona cosiddetta normale, perciò malata.

Normale fa rima spesso con ebetudine, con grande sonno, con effetto narcotizzante.

Vivrete forse sereni e non più tormentati ma anche, appunto, da incoscienti ridanciani stupidi e superficiali.

Se invece voleste addentrarvi nell’enigmatico magma di voi stessi, se vorrete assaggiare la lava vulcanica di emozioni forse brucianti ma anche stupendamente potenti, dovrete essere disposti a pagarne il prezzo ardente. Stupefacente. Talvolta inculante eppur ficcante.

Può darsi che non ce la farete. E non accetterete il mondo nella sua cruda, crudele, perversa animalità strafottente.

Allora, probabilmente tornerete nuovamente schizofrenici o deficienti.

La schizofrenia deriva dal greco, significa sostanzialmente scissione.

Spaccatura fra l’individuo affetto, per reazione inconsciamente difensiva al dolore della vita col suo carico di delusioni e giornaliere complicatezze, e il mondo esterno poco nei suoi riguardi affettuoso.

Il mio amico infatti è schizofrenico perché soffre moltissimo. S’è creata, per molte sfortunate circostanze sue esistenziali, una barriera fra lui e la piacevolezza fluida del vivere.

Da cui il suo stesso rompicapo per risolvere l’enigma della sua personalità contorta e perennemente contro tutti in lotta.

Ecco, detto ciò, torniamo a Tom Hanks.

In A Beautiful Day in the Neighborhood, ennesimo ruolo per cui potrebbe essere candidato all’Oscar, interpreta il mitico Fred Rogers, da non confondere con Ginger Rogers.

Fred Rogers… scusate. Ho letto bene?

Quaranta e passa lauree honoris causa.

Cristo, è stato Dio sceso in terra!

 

Ora, io ho visto due volte Tom Hanks dal vivo al Festival di Venezia. La prima per Salvate il soldato Ryan, la seconda per Road to Perdition.

Tom Hanks, per via di questo suo faccione rassicurante da bonaccione, è stato quasi sempre designato dai registi per interpretare, appunto, parti da super buono.

Io vi dico solo una cosa. Tom Hanks non è certamente una persona cattiva, ovviamente la mia è stata un’iperbole, non è quindi il diavolo.

Ma per stare a Hollywood, per rimanerci da una vita a questi altissimi livelli, proprio un pezzo di pane non dev’essere, diciamo. Tom è un volpone, un ottimo marpione.

Hollywood è un posto di corrotti, di marci sino al midollo, di bastardi, di troie, di falsi sorrisi, di squallidi compromessi. Anche carnali, di viscidi stronzi, di leccaculo, di porcellini…

Esiste un solo Fred Rogers sulla faccia della terra. Ed è il sottoscritto.

Ma vorrei congedarmi, sorelle e fratelli, con questo mio aneddoto.

Qualche mese fa incontrai di nuovo uno dei miei ex allenatori di Calcio, Moreno.

– Stefano, come sei cambiato. Che fai adesso?

– Non lo so, vorrei saperlo pure io. Prendo a calci me stesso, forse.

– Ah, capisco. Uhm, un duro lavoro incessante o forse solo interessante. Comunque, non ti vedo male.

– Grazie. Suo figlio invece come sta?

– Be’, sai, Stefano. Gliene sono successe tante.

– Mi ricordo che stava con una bella tipa all’epoca.

– Non più. Entrambi ebbero un grave incidente stradale. Mio figlio s’è salvato per miracolo. N’è rimasto illeso.

– La sua ragazza, invece?

– Lei è finita sulla sedia a rotelle. Mio figlio l’amava ma sai com’è. È un uomo, prima o poi avrebbe avuto bisogno anche di altro…

– Significa che non l’amava.

– Come ti permetti di dire questo?

– Dico la verità. Di lei amava forse la sua compagnia, ci stava bene e probabilmente le piaceva molto a livello puramente fisico. Ma non amava la sua anima.

– Forse hai ragione.

 

Io non sono nessuno. Non sono niente.

Se mi faccio un po’ di pubblicità coi miei libri, non dovete pensare male.

Sto cercando la mia strada.

Come tutti.

E, come sapete, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

La vita è dura, lo è sempre stata, spesso è una grossa fregatura ma non mi lascio più incantare dai miraggi, dalla retorica di Hollywood, tantomeno da questo troiaio generale.

Se volete, uomini, essermi amici, io sono qui.

Sapete dove trovarmi. Se invece, voi donne, voleste essermi amiche, pretenderei però qualcosa in più. Ah ah.

Nel bene o nel male, siamo tutti figli di un mondo che non risparmia colpi bassi.

Non dobbiamo assolutamente credere ai falsi abbagli, non dobbiamo cedere alle lusinghe maligne ma la canzone di Zucchero, Diavolo in me, diciamocelo, rimane una delle sue più belle e sincere di sempre.

Ah ah!

Sugar Fornaciari ora è una merda.

Ma è stato per molti anni un grande.

Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra?

No, fa male la pietra. Meglio una mela. Scagliami una mela e faremo melina.

Ah ah.

Dunque, zuccheratevi.

Oro, incenso e birra è un capolavoro indiscutibile.

padre damien esorcistaroad to perdition

di Stefano Falotico

liz hurley bedazzled

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