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Bologna HARD BOILED & L’amore ai tempi del Covid – Il carnato di una città escoriata: scende in campo il più grande attore vivente. De Niro? Daniel-Day-Lewis, Toni Servillo, Gary Oldman? Uhm, non credo


25 Jun

apocalypsenowfilmtvmartinsheenPartiamo con una freddura alla Falotico.

Uno studente del Dams sostiene una potente interrogazione su Apocalypse Now.
Il prof.: – Mi parli di questo capolavoro di Coppola, tratto da Conrad.

– Ebbene, è un grandissimo film. Vi è anche la cavalcata di VAL KILMER.

Sì, faccio ridere le persone. Ho sempre pensato di essere bruttissimo. Mi vergognavo della mia bruttezza, cioè questa.Falotico

Ora, facciamo i seri.

Avete riso? Sì, non sono Val Kilmer dei tempi dorati, neanche Alain Delon. Infatti sono meglio. Comunque, non mi prendo mai sul serio. Ora, facciamo i seri. Prima, lasciavo che tutti mi prendessero per il culo. Sì, mi piaceva. Una donna, che ne so, mi diceva che ero carino e io rispondevo che lei non era bella. Lei rispondeva che ero un coglione e io replicavo di esserlo. Al che lei pensava che fossi Val Kilmer del film A prima vista. Aveva visto giusto. Ero totalmente cieco. Anche lei però, ah ah.
Al che le persone mi domandavano: Ma ci sei o ci fai? Il tuo problema qual è?
E io: – Non vedo una mia vita.
E loro: – In che senso? Cioè, fammi capire. Anche se tu fossi ricco e miliardario, saresti depresso lo stesso?
Io: – Più depresso di prima. Gli uomini e le donne sarebbero miei amici, non solo amici, soltanto nella speranza di fottermi.

Capito questo di me, avete capito tutto.
Breve estratto del mio libro, disponibile sulle maggiori catene librarie online, nei formati cartaceo e digitale. Presto anche su Audible, ovviamente.

Il finale di True Detective è di natura cristologica.

Attenendoci puramente, no, puristicamente alle parole da Rust/McConaughey pronunciate e scandite testualmente secondo il doppiaggio effettuatogli da Adriano Giannini, udimmo quanto segue:

È questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. Ci sono considerazioni più ampie all’opera. Principalmente, l’idea di ciò che c’è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni…

Quello che erano… che ognuno di noi e tutto questo grande dramma non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà.

Le persone sono così deboli che preferirebbero gettare una moneta in un pozzo dei desideri che comprare la cena. Trasferimento di paure e disprezzo di sé verso un tramite autoritario, è catartico. Lui assorbe la loro paura con la sua oratoria e per questo è efficace in proporzione alla quantità di certezza che riesce a proiettare.

Alcuni antropologi linguistici pensano che la religione sia un virus del linguaggio che riscrive i percorsi nel cervello. Soffoca il pensiero critico… Almeno, io penso con la mia testa.

Tutti noi incappiamo in quello che io chiamo la trappola della vita. Questa profonda certezza che le cose saranno diverse, che ti trasferirai in un’altra città e conoscerai persone che ti saranno amiche per il resto della tua vita e che t’innamorerai e sarai realizzato. Vaffanculo alla realizzazione… e la risoluzione? No, niente finisce davvero.

Nell’episodio 2, Rust inoltre dissertò, con saggezza ammirabile e finissima dialettica, sull’inequivocabile orrore rappresentato dall’amorale gesto condannabile di mettere al mondo una vita, tante vite, le nostre dissipate esistenze già nate finite. L’errore del voler partorire, con arbitrio degno nemmeno di Dio, tale succitato errore, sì, il bieco errore nato dal perpetuarsi dell’abominazione chiamata orgoglio…

Quando muori, il guaio è che sei cresciuto. Il danno è fatto, è tardi.

Avete figli? Credo che sia da presuntuosi volersi ostinare a sottrarre un’anima alla non esistenza e relegarla nella carne. Trascinare una vita dentro questo tritatutto. E mia figlia, lei mi ha risparmiato dal peccato di essere padre…

Parole, quelle di Rust, da santo o malsane? Chissà. Sciorinate con piglio melanconico da uomo rabbuiatosi per colpa d’un mondo vacuo, futile eppur allo stesso tempo ricolmo di carne umana erosa e corrottasi alla base, macerata e bruciata in questa porca brace atroce.

Maciullati, infatti, siamo noi tutti dentro la putredine bruciante d’una società che dei nostri corpi ha inestinguibile fame. Mangiati e divorati senza pietà saremo dagli uomini e dalle donne miserabili che attenteranno alla nostra incolumità per segregarci nella prigionia d’ogni mentale sanità oramai andata a puttane. Ineluttabilmente scomparsaci e andata via. Chissà dove, chissà quando, chissà in quale nero anfratto. Infranti, affranti, eppur giammai domi, speriamo forse da illusi infanti che migliore sia e sarà il domani, però giammai saremo dormienti in un mondo addormentato e precipitato nell’insipienza, pieno zeppo di fottuti stronzi e pavidi incoscienti.

Un libro cinematografico in cui vengono citati molti film. Fra cui questi. Vi consiglio la parte partente, eh eh, da 3:08:00.
Come disse Jack Burton/Kurt Russell: basta, adesso!
In effetti, sono un minus habens, vero?shiningnicholsonkubrick Ah ah!

Chiudiamo con una nuova super-freddura.
Un professore di Cinema mostra una foto di Francis Ford Coppola a un suo allievo (per modo di dire) e gli domanda:
– Chi è questo?
Risposta: – Un panzone.

Ecco, al che vi aspettereste che il professore abbia bocciato, semmai ingiuriando a sangue, il suo studente.
No, il professore risponde al ragazzo: – Bravo, anche io risposi così quando dovetti sostenere la mia tesi di laurea su Coppola.
Il ragazzo: – Non la bocciarono?
– No, io sono Francis Ford Coppola.
– Cavolo. Mi scusi se le ho dato del panzone. Ora lei è molto dimagrito. Ma, signor Coppola, mi tolga una curiosità. Lei sostenne la tesi di Laurea su sé stesso? (ricordiamo che non si scrive se stesso, anche se è comunemente considerato corretto e invece è reputato, erroneamente, paradossalmente sbagliato. Pregasi le insegnanti di Italiano di correggersi. Sì, nei libri troverete se stesso, quali libri?).
– Sì, negli Stati Uniti non esiste il Dams.

Morale della favola: se uno è un genio, non ha bisogno di pezzi di carta. Bensì soltanto di dimostrarlo.
Quando lo dimostra, è come trovarsi dinanzi a Marlon Brando. Tutti coloro che lo avevano deriso, piangono e piangono, piangono e piangono, piangono e piangono. Parafrasando Rust Cohle: ancora e ancora, ancora e ancora, ancora e ancora.
Per il semplice fatto che derisero un genio. Quindi, compresero di essere degli idioti.
Insomma, sarebbe come dire. Uno prende per i fondelli Orson Welles perché non lo capisce.
Pensava che fosse scemo perché non era come gli altri.
Ebbene, per la signora in prima fila, che non è Rita Hayworth, no, mi sembra sulla racchia forte, un altro giro di vodka, un valzer col cascamorto boomer e poi, domani, tribuna elettorale coi politici matusalemme alla tv.
Il mondo si divide in due categorie: chi è tonto e, in quanto tale, non capirà la vita.
E chi la capisce subito. Perciò piange, ride, soffre, ama, odia, si arrabbia, si dispera, sta bene, crolla, rinasce, balla e poi canta, dunque si ammutolisce, poi non viene capito, lui stesso non capisce sé stesso, si pone delle domande inutili, si arrovella, si scervella, dà di matto, poi si placa, è inquieto, nevrotico, irrequieto, felice e poi tristissimo.
Per forza, non è mica un imbecille. Mi spiace per gli imbecilli. Sono sempre sicuri di sapere tutto degli altri e di sé stessi.
Ne sono sicuri?
Finirei così.
Vado da un mio amico, almeno pensavo lo fosse.
– Che hai?
– Niente. Non avevo capito nulla di te. Mi perdoni?
– Di cosa dovrei perdonarti? Di avermi giudicato troppo presto?
– Sì, di questo. Ho sbagliato. Me ne vergogno dal più profondo del cuore.
– Ma io lo sapevo già. Mi hai chiamato a casa tua solo per scusarti? Scusa, ho fatto dei chilometri soltanto per ascoltare il tuo pulirti la coscienza?
– Scusami.
– Scuse (non) accettate. Tanto, sbaglierai ancora. E ancora e ancora, ancora e ancora.
– Come fai a saperlo?
– Si chiama vita. Altrimenti si chiamerebbe morte. Non lo sapevi?

truedetectivecohlemccoanugheydraculabramstokeroldmancoppola

di Stecitybytheseadenirodzundza5numeroperfettofano Faloticofilonascostodaylewis

Franco Nero, un grande ad aver richiamato in servizio Benjamin L. Willard di Apocalypse Now? Eh no, Kevin… di The Life of David Gale…


04 Jun

franco nero spacey

don juan johnny depp

Per tutta la mia vita, pensai di essere Stefano Accorsi de La stanza del figlio, invece scoprii di essere Jung

Ora, a Cannes vedremo (voi, forse, io non posso andarvi…) Tre piani.

Ecco, Nanni Moretti ne sa di psichiatria e di istanze della personalità tanto quanto mia nonna paterna, ancora viva, sa dei suoi film. Cioè di quelli del regista di Io sono un autarchico. E ho detto tutto.

Sì, mia nonna ha sempre preferito Grecia Colmenares all’Es, all’Io e al Super… tu? Ah, Lex Luthor… V Superman? Ah, il superomismo. I maschilisti contro le femministe machiste. Senza h, esse sono come Maciste. Ah ah. Ah ah aspirata. Mi raccomando, donne di bocca buona! E gola profonda ansimante!

In passato, una tizia mi paragonò a Stefano Accorsi. Siamo infatti entrambi bolognesi. Sì, io e Stefano. Cioè la stessa persona? Ah ah.

In seguito al suo complimento, che però io presi per offesa, la lasciai e scaricai tutte le immagini, da Google, di Laetitia Casta desnuda. E ho detto tutto…

No, all’epoca, Stefano stava con Giovanna Mezzogiorno. Mentre io con chi stavo? Bravi. Ma allora siete dei geni, cavolo.

Sì, i più valenti e plurilaureati psichiatri della città felsinea mia natia tentarono di curarmi. Dopo pochi giorni di colloqui con questi tromboni (però, trombati e inculati, come si suol dire, da chi?) scoprii che erano frustrati come Marlon Brando di Don Juan De Marco… con Johnny Depp.

E ho ridetto tutto… Ah, fanno tutti i maestri d’amore, in verità conoscono solamente la teoria. In pratica, sono diventati psichiatri in quanto ex malati di mente e sessuali frust(r)ati. Sono difatti fissati col masochismo e coi traumi inconsci derivati da ex abusi rimossi. Mah.

Eh certo, per essere affascinati da Freud, certamente furono disturbati. Ne presero tante, eh già, di batoste. Lo presero, per dircela tutta, molte volte in quel posto. Sì, vidi uomini laureatisi in psichiatra, con una tesi su A Dangerous Method, finire ubriachi come Mickey Rourke di Barfly. Attraverso le ubriacature, diluivano ogni frustrazione. Mentre le rispettive mogli ubriacavano i loro amanti, amando nel rimanente tempo libero i film di Nanni.  Che nani, tali uomini affetti da onanismi, vale a dire seghe mentali e non. Verissimo, le loro donne traditrici, per non essere e apparire bagasce sino in fondo, avevano tutta la collezione in dvd dei film del Moretti. Si dovevano pur dare una calmata o un tono da intellettuali del cazzo, no?

Insomma, andarono tutti a parare su Faye Dunaway. E dire che furono sposati a una schizofrenica come Keira Knightley del film appena sopra citatovi. La curarono e, a mo’ di Fassbender, anche la in… arono?

Peccato che lei pensasse di essere la Knightley de La duchessa.

Io me la risi da matto/i e noleggiai Domino di Tony Scott. Piaciuta la freddura?

Comunque, Ulisse tornò a Itaca o a Troia? Siete dubbiosi? Quanto siete ignoranti! Be’, Ulisse andò con la maga Circe, con Nausicaa e con Calipso. Tornò a casa con una faccia di bronzo di Riace, detta altresì faccia da culo e di merda.

Nel frattempo, Penelope intessé la tela omonima o andò coi porci? No, coi proci? Ah, se la faceva pure coi froci? Capisco. Dai, su, era una brava donna. Leccava solo il Calippo.

Per colpa del mio affronto all’ordine psichiatrico, stetti per fare la fine di James McAvoy in Espiazione.

Sì, distrutti dalla mia grandezza, i capi psichiatri subirono una regressione infantile a mo’ di Saoirse Ronan.

Al che, inventarono una balla colossale per infangare la mia reputazione e spedirmi nella guerra delle quarantene… e dire che avevano tutti oltre i quarant’anni. Io assai meno. Dunque, furono pedofili?

Al che, in trincea guardai il film Hanna.

Sapete, in giro mi chiamano Django. Franco Nero è sposato con Keira Knightley di Espiazione in versione matura. Cioè Vanessa Redgrave.

Complimenti a Franco Nero.

L’unico che ha avuto le palle di scagionare Kevin Spacey da ogni falsa accusa puritana e moralistica figlia di un mondo bigotto e di Penelope. Ah ah.

Franco ha dato a Kevin, infatti, ne L’uomo che disegnò dio, la parte di un avvocato stronzissimo. Franco Nero è un genio.

Mentre io continuo a sostenere la mia tesi. Non di laurea. Ridley Scott fu, è e rimarrà un demente ad aver castrato e censurato Spacey da Tutti i soldi del mondo per colpa di quella storia lì… Ho detto Storia! Ah, che Odissea! E se Kevin si fosse suicidato? Che poteva fregare a Ridley? Lui sta con Gian(n)ina Facio!
Hai capito?

Uno, su Facebook, mi rispose: – Ha fatto benissimo. Doveva salvare il film, non ce l’aveva con Kevin.

 

Costui non ce l’ho più fra gli amici. Anche perché mi disse al telefono, urlandomi come Benito Mussolini: – Stefano, da adesso in poi, preferirei non parlarti, neppure su WhatsApp. Mi turbano i tuoi discorsi così troppo aperti sul mondo… Anzi, non scrivermi più. Sembri Johnny Depp di The Libertine. Però, ti tengo, ugualmente, su Facebook. Mi piace leggere i tuoi post. Sono intelligenti, arguti e provocatori, mi piacciono tanto. Mi offrono degli spunti…

Io, a questo qui, offrii invece degli sputi.

Concludo così.

Un tempo, assistetti a un pestaggio nullistico. Cercai di difendere il ragazzo picchiato a morte ma uno degli aggressori mi mise in guardia…: – Prova a toccarci e chiamiamo la polizia. Cioè le guardie. Guardati (al)le (s)palle!

La mia risposta: – Va bene. Così, oltre a quattro barelle per voi, tre poliziotti stanotte finiranno al traumatologico.

Finì che il ragazzo, pestato a sangue, fu medicato in ospedale.

Gli altri, purtroppo, malgrado i tentativi di salvarli nel reparto d’animazione, ora sono alla Certosa.

Non so se di Bologna o di Parma. Credo in tutte e due. Erano tanti, erano duri, erano forti, erano cazzuti.

Erano, ora non sono.

Decisi io.

E dissi, fra me e me, prima di distruggerli: così sia scritto, così sia fatto.

Parola di dio.

di Stefano Falotico

kevin spacey david galeSpacey Superman Luthor

RIFKIN’s FESTIVAL è poi così brutto come io stesso asserii, scherzandovi però sopra, e chi è in verità Woody Allen?


04 May

Rifkins-Festival

fino ultimo respiro belmondo sebergrichard gere kaprisky respiro

cuore di tenebra roeg tim roth

APOCALYPSE NOW, Marlon Brando, 1979

APOCALYPSE NOW, Marlon Brando, 1979

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Be’, ieri scrissi una recensione decisamente sui generis sull’ultima opera cinematografica di Woody Allen. Alcuni addirittura pensano che sarà veramente the last opus di Allen. In quanto, dopo le ennesime accuse sessuali molto ridicole rivoltegli da femministe ipocrite, appoggiate peraltro dalla fedifraga, artisticamente parlando, Kate Winslet, non sono in pochi a credere fermamente che Allen sia arrivato alla frutta.

Malgrado i rimandi dovuti al Covid, Rifkin’s Festival è finalmente uscito. Ufficialmente doveva essere distribuito nei cinema nello scorso inverno, invero, ancora non è sui grandi schermi italiani. Esce giovedì prossimo ma se ne può già fruire della visione sub ita in streaming a ottima qualità audio-video.

Dunque, dopo i problemi riscontrati da Allen con Amazon, dopo i disagi insorti per colpa della pandemia dovuta al Coronavirus, sebbene i complottisti, fra cui il sottoscritto, pensino che i vari, severissimi lockdown siano stati creati ad hoc per fermare inopportunamente la nostra vita socio-economica e lavorativa, andrei qui fermato e non dire altro in merito?

Ebbene, prossimamente uscirà il mio libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid. Ma non voglio fare spoiler e vi sorprenderò, scioccherò, perturberò oppure disgusterò a tempo debito. Se mai sia, quando tale mio romanzo sarà in vendita, voleste per cortesia, gentilmente acquistarlo per salvarmi dai debiti occorsimi nel frattempo. Ah ah.

A scuola non ricevetti mai alcun debito in quanto me ne fregai altamente d’istituzionalizzare il mio sapere, ah ah.

Trascorsi gran parte dell’adolescenza nell’infanzia simile ad atmosfere oniriche paragonabili a Il posto delle fragole, dunque nella prematura senilità non abbisognante di maturarsi nella cazzata del cosiddetto diploma di maturità?

A un certo punto, essendo stato io ingiustamente paragonato al disertore Martin Sheen di Apocalypse Now, fui violentato psicologicamente da sedicenti educatori, invero persone assai maleducate, le quali credettero che io vivessi nel mondo delle fragole? No, delle favole. Comunque loro limonavano…

Ah, che Arancia meccanica!

Attentarono alla mia salute mentale, questi pazzi, poiché credettero che fossi un ignorante come Max Mazzotta/Enrico Fiabeschi del film Paz!

Chiariamoci molto bene, conosco a memoria Joseph Conrad, il capolavoro succitato di Coppola, Heart of Darkness di Nicolas Roeg con Tim Roth e John Malkovich, poche volte frequento la Conad, sono malato di mentine, sì, le caramelle balsamiche all’eucalipto(lo), devo prima o poi vedere Apocalypto di Mel Gibson, lessi molti fumetti e so benissimo chi è Igort. Quello di 5 è il numero perfetto.

Non fatemi perdere la pazienza e anche Andrea…

Comunque, ho visto pure Edge of Darkness di Martin Campbell con Gibson e Ray Winstone che sostituì Bob De Niro. Film da noi intitolato Fuori controllo, a proposito d’Ipotesi di complotto.

Uh uh. Avete mai visto, peraltro, Ransom di Ron Howard? Eh eh.

Sì, fui preso in ostaggio da persone che si spacciarono amanti di Woody Allen e della Nouvelle Vague e che, a prima vista, parevano uomini fighi come Jean-Paul Belmondo di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Appunto…

Spesso, nelle relazioni amicali e amorose, può innescarsi una fascinazione verso i criminali.

Poi, mi stufai come Jean Seberg ma furono loro a denunciare me poiché vollero insabbiare i loro reati e il loro sequestro di Persona alla Bergman?

Ecco, per capire queste mie precedenti righe, bisognerebbe aver vissuto il mio vissuto stesso, altrimenti considererete quanto da me vergato qualcosa di diagnosticabile come disturbo delirante paranoide.

Oppure, abbisognereste di cultura omaggiante i classici di Bergman, di Godard, di Truffaut e di Orson Welles? Ah, Rosebud di Quarto potere. Quel trauma… In effetti, ho sempre reputato la psichiatria una balla colossale. Uno psichiatra forense, infatti, desidererei che diagnosticasse le ragioni psichiche che indussero Federico Fellini a girare . Non esistono, vero? Poiché l’arte non è materia da parcellizzare in trattati biochimici. Così come il fondoschiena di Polly Walker, in 8 donne e ½ di Peter Greenaway, è qualcosa per cui sarebbe uscito matto Jung/Fassbender di A Dangerous Method.

Sì, alle schizofreniche un po’ anoressiche come Keira Knightley/Sabina Spielrein, preferisco un’aspirina e un po’ più di carne felliniana, amante difatti delle donne alla Botero.

Sì, sono un protestante come Martin Lutero. Ho raggiunto il Nirvana? No, non mi piacque mai Kurt Cobain, nemmeno In Utero.

Amici, vi garantisco che vi furono tempi in cui fui scambiato per Mia Farrow de La rosa purpurea del Cairo, furono veri Radio Days impagabili.

In Rifkin’s Festival, Allen cita anche Claude Lelouch, marito da una vita di Alessandra Martines.

Sì, vi fu un tempo in cui la gente stupida pensò che io fossi Alessandra di Fantaghirò per la regia di Lamberto Bava.

Appena post-puberale, io vidi Alessandra in reggicalze che ballava alla tv e mi veniva… la bava.

Sì, sono un divoratore di caffeina e non frequento la cosiddetta crème de la crème. No, amo di più le cremerie e detesto gli arrivisti, gli esaltati cinici e le cretinerie. Sono uno sfigato come Jesse Eisenberg Café Society? Non è che fui già un genius come Lex Luthor, no, come Mark Zuckerberg?

Louis Garrel è davvero l’erede di Delon Alain, di Belmondo e di Vincent Cassel? A Laetitia Casta piace parecchio. Va be’, a Laetitia piacque anche Stefano Accorsi. Mi spiace per Stefano… di Veloce come il vento ma Irama è più figo. Il video musicale, sotto mostratovi, è un po’ commerciale ma spinge, eccome se spinge. Ah, mi deste precocemente del vecchio e il mare…

Chiariamoci molto bene, lupetti e furbetti. Io amo sia Ernest che Mariel Hemingway. E ho detto tutto… Alla pari di Woody Allen, Mariel mi piaceva anche quando era troppo giovane…

Era così scabroso farsi… dei film, poveri moralisti, su Tracy di Manhattan? Forse distorcevo tutto ma a me pareva Brooke Shields di Laguna blu. Onestamente, Allen è un genio e io sono Joaquin Phoenix di Irrational Man. Che vi devo dire? Molte donne pensarono di essere delle grandi attrici come Kate Winslet e invece, nonostante si laurearono, recitando le pappardelle a memoria durante le interrogazioni orali in stile Melanie Griffith di Celebrity, non sanno recitare neppure la loro sceneggiata patetica.

Altre sono come la Casta, cioè Gina Gershon. Non una castissima, diciamo. Forse castana? No, mora. Ah, le more, le fragoline, i limoni, i gelsomini e i bravi bambini. Gli uomini non sono niente. Pensano tutti di essere Marlon Brando ma di Woody Allen ve n’è uno solo? Eh no, due. O no? Ah ah. Comunque, sì, esistono due Woody Allen. Uno di questi è bello come Brando.

Sono un Cuore di tenebra. Insomma, sono un romantico tenebroso. Molti sostengono che io possieda una bella voce. Non lo so. Giudicate voi. E dire che, dalla nascita, faccio tutto da solo. Se avessi i milioni di dollari di Allen e uno studio non solo di registrazione, forse della Warner Bros. Comunque, a parte Irama, sono un cinefilo enorme. Avete mai visto Faccia di rame? Io sì. Scommetto che voi no.faccia di ramewonder wheel kate winsletradio days allen

ipotesi di complotto gibsondi Stefano Faloticofuori controllo gibson


Perché avete frainteso Quentin Tarantino a proposito di Joker? Siete analfabeti? Non ha detto che non gli è piaciuto, invero lo ha osannato fra le righe ma non sapete leggere né guardare


07 Feb

jokerfalo joker tarantino

la patata bollente poster

Bad Taste sostiene che a Tarantino non sia piaciuto Joker.

Ecco, questa dicasi, sì, si chiama manipolazione informativa.

Non date retta a queste testate. Vi scrivono uomini e donne senza testa e palle, cioè test… li.

Leggete quest’articolo e poi tornate a studiare Scienze delle Comunicazioni. Ah, capisco. Siete già laureati?

Quindi, deduco che ora siete/siate ben pagati, siete stati plagiati e siete legati ai vincoli editoriali. Anche a quelli coniugali? Insomma, tutti questi anni di studio vi sono serviti per non capire nulla della vita e anche di qualcos’altro? Bravi, continuiamo così.

Veramente, roba da matti. Matti al cui confronto Arthur Fleck è Sam Neill de Il seme della follia. Cioè, un uomo sanissimo, di “costituzione” mentale talmente sana da essersi modellato as impiegato anonimo, da essere preso per semi-Fantozzi, dunque per il popò e legato con la camicia di forza in quanto reputato instabile con un atteggiamento aggressivo-passivo, espressione di moda presso i ventenni problematici, con turbe psichiche insanabili, in fase laureanda da Conoscenza carnale di Mike Nichols.

A firma di Nichols, naturalmente va pure citato Il laureato. Praticamente, un film sopravvalutato ove Anne Bancroft, ex moglie di Mel Brooks, sì, il regista di Balle spaziali, anticipò attrici da “Oscar” come Brenda James, Julia Ann, Cherie DeVille e compagnia bella…

A differenza di tutti i pazzi, Sam/John Trent non lesse un malato di mente come Sutter Cane.

Chiariamoci, io sono grande fan dell’attore Manuel Ferrara e possiedo tutti i dvd dei film di Carpenter, tutti i libri di Edgar Allan Poe e anche tutti i download dei film poco horror con April Flowers.

Se ciò vi disgusta, mi sa che vi sposerete con una telegiornalista di Essi vivono. E ho detto tutto…

Chiariamoci molto bene. Sutter Cane è da Castiglione delle Stiviere, il più grosso centro psichiatrico d’Italia ove sono confinati, a mo’ di 1997: Fuga da New York, cioè ghettizzati e messi in quarantena, gli uomini e le donne in stato di Covid, no, i pazzi “socialmente pericolosi” come Jena Plissken o forse qualche ex presidente degli Stati Uniti non come Donald Pleasence, bensì simile a George Bush. Triste e celeberrimo guerrafondaio responsabile non poco del crollo delle Torri Gemelle che compaiono nel succitato capolavoro di Carpenter ma ovviamente non in Fuga da Los Angeles. Poiché tale film fu ambientato, per l’appunto, a Los Angeles e fu realizzato prima dell’attentato ordito da Osama bin Mohammed bin Awad bin Laden. Sì, nome all’anagrafe lunghissimo di un uomo che poteva anche non nascere. Sì, chiariamoci benissimo. Laden fu Sutter Cane. I suoi seguaci furono e sono uguali ai dementi followers dei relativi idioti che esibiscono, su Instagram, i muscoli di Arnold Schwarzenegger e le gambe di Sharon Stone dei tempi d’oro, sognando Hollywood di pura immaginazione da Atto di forza. Eh sì, quando si dice… questi si sono sparati il viaggio. Su Marte? No, son uomini e donne coi piedi per terra, sì, terragni, più che altro terra terra. In parole povere, credono di essere dei divi della Grande Mecca solamente perché, nel loro “carnet”, possono vantare di frequentare la palestra figa piena di ricche fi… e. Le quali, a loro volta, pensano di essere gnocche spaziali pur non avendo mai visto Guerre stellari, eppur mangiando cibi liofilizzati più impresentabili delle orecchie di Spock di Star Trek. Sono anche spocchiose, ci mancherebbe altro. Sì, non si fanno mancare nulla. Sono corteggiate da ragazzi più burini di Kurt Russell di Grosso guaio a Chinatown che, all’apparenza, sembrano giovani e per l’appunto boni ma, nelle loro anime, sono più putrefatti di David Lo Pan.

Per inciso, Jack Burton fu figo perché simpatico, questi fighi invece vogliono fare i duri ma assomigliano alle Tre Bufere. “Temibili” spauracchi e guerrieri-maghi invincibili. Invincibili di che? Questi qua li distruggi senza neanche toccarli, sono già toccati dalla nascita e fottuti a sangue.

Non dalla palestrata semi-anoressica eccitata, no, succitata vegana. Bensì dai loro tre neuroni che scambiano The Fog, appunto, con The Fig’.

Sutter Cane non fu un genio come Lovecraft ma utilizzò copertine, non della Sperling & Kupfer, alla Stephen King.

Fra l’altro, ne approfitto per farmi pubblicità occulta. Anzi, “occultissima”. Sulle maggiori catene librarie online, non troverete nessun Sutter Cane ma Stephen King, anche Stefano Falotico. Il sottoscritto col suo libro su John Carpenter. Saggio monografico in cui il Falò, cioè me stesso, argomenta brillantemente su In The Mouth of Madness. Da non confondere con Alle montagne della follia.

Devo andare avanti o vi devo mostrare questi video?

Sì, nella mia vita incontrai molti pazzi. Quasi tutti, a dire la verità.

Gente come la portinaia del film La patata bollente. Sì, la terribile Clara Colosimo nei panni di Elvira. Accreditata, sulla molto “attendibile” Wikipedia, come “la portiera”.

Solitamente, la portiera delle macchine è molto utilizzata dalle donne belle come Edwige Fenech…

Per anni, devo ammetterlo, pensai di essere Gandhi. Sì, un ascetico.

Per questo mio atteggiamento santamente pudico, le malelingue pensarono che fossi Massimo Ranieri/Claudio.

Sì, l’amante di Leopardi non fu Silvia, neanche Silvio Berlusconi. “Gentleman” che apriva la portiera a tutte quelle… che hanno fatto carriera.

Scusate, indossavano la minigonna, giusto? Mica dei pantaloni Carrera, no? Be’, comunque, hanno la cerniera.

Sì, la famosa Beatrice di Dante Alighieri, ovvero Bice di Folco Portinari, secondo me era solo la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.

Ecco, credo che l’umanità abbia un piccolo problema.

Così come disse Jack Burton, bisogna essere davvero degli imbecilli a non credere agli alieni.

Io, per esempio, sono un alieno.

Sono matto, a vostro avviso?

Sì, la portinaia de La patata bollente non aveva bevuto il Prosecco. Non aveva visto, d’allucinazione, il Gandi… Vide tutto. E Pozzetto la vide tutta. Mentre la ragazzina che ci provò con Brad Pitt, nella cagata pazzesca di Tarantino, che cosa pensò di ottenere? Brad Pitt è uomo fatto, tante se ne fece, non aveva bisogno di essere imboccato da bimbette che un tempo, sì, a quei tempi, sarebbero andate matte per i Beatles. Comunque, Yesterday!

Mi spiace, stavolta siete stati lenti, miei fenomeni.

È una questione di riflessi, disse il buon Jack. Mentre il Falò dice: è tutta una questione di fessi. Aggiungendo, lasciamo che si fottano a vicenda. Sinceramente, gente come Tarantino cazzeggia e può permetterselo. Insomma, ragazzi, nella mia vita ho visto uomini e donne ammazzarsi solamente perché furono in disaccordo su un film. Sì, sono rimasto solo come un cane. Anzi, con un cane. I Am Legend. Ne siamo sicuri? Su questa domanda da cento milioni di dollari, vi lascio delirare. Salutatemi le racchie. Oggi è domenica. Mi raccomando: racchie e cime di rapa sulle orecchiette. Avremo e sentiremo ancora Notargiacomo Silvia, ex di Ermal Meta, barese orgogliosa, che ce le spappolerà, parlandoci di sughi al ragù e besciamella. Scusate, nel 2021, veramente credete che la Madonna v’accumpagni? Ah ah. Nel 2021, credete ancora a stronzate come il comunismo e i compagni? Ai fascioni? Sì, siete come F. Fulante, Filante, Frusciandole, Fischiettandosela, sì, Federico Spumante, critico YouTube(r). Si definisce il più grande intenditore al mondo di Carpenter. Sì, Fru… nte ha diretto molti film, ha scritto molti libri. Come esperto di Cinema indiscutibile, è credibile quasi quanto Bad Taste.

Il mondo si divide in due categorie: chi parlerà sempre di Cinema e chi, arrivato a un certo punto, capirà che è più bravo a scrivere di Tarantino. Basta, adesso!

Tarantino afferma/ò inoltre che il Cinema moderno non ha più niente da dire. Cioè, Apocalypse Now divenne Ad Astra e Taxi Driver fu trasformato in Joker.

Sì, Tarantino è simile al Falotico. Critica sempre gli altri ma in verità vi dico che Le iene è un moderno Rapina a mano armata e che tutta la filmografia di Tarantino è una faloticata.

Tarantino, parimenti al Falotico, non copia mai nessuno. Rimane inimitabile sebbene prenda spunto dagli altri che lui critica. Tarantino è un bel cretino, Tarantino è bambino, Tarantino è un gigante, Tarantino balla la tarantella, ama Nino Taranto e anche Totò, Alvaro Vitali e tutto il pop.

Insomma, secondo me Tarantino è finito. Ha già detto tutto. Come me.

I miei capolavori letterari stanno lì. Comprateli, se volete. Per il resto, non voglio ridurmi come il creatore di Facebook. Il quale inventò Facebook per cuccare. Che vita orribile. Tutto si riduce a fare i Brad Pitt per trombare.

Aveva ragione Al Pacino di Scarface.  Questa è la vita? Preferisco il Cinema. Sono io che dirigo, sono io che invento la scena, sono io che sono Tony Montana. Forza, ammazzatemi. Se vi riuscite.

Non è che mi farete la fine dei tre ragazzini inviati da Manson a casa di Sharon Tate?

No, sbagliarono appartamento. Cazzo. Ho detto cazzo, che botta, cazzo. No, non è Uma Thurman di Pulp Fiction. Reinventiamo C’era una volta in America, no, l’ultimo film di Tarantino. I tre nani, forse usciti dall’Erasmus, suonano a casa di Brad Pitt? No, di Charles Manson:

– Avete suonato a casa mia. Sono le 23. C’è il coprifuoco.

– Anche lei, Manson, crede alla stronzata del Covid?

– No, credo che stavo riguardando Jackie Brown e mi girano i coglioni. Non dovevate disturbarmi.

– Ma lei ci disse di andare a casa di Sharon.

– Sharon? Chi è Sharon? Sharon Stone? Ah no, capisco. Sharon, una tamarra di Via Agucchi. Sì, vi avevo detto di andare da lei. È più ricca di me. Mi chiedeste dei soldi. E io vi consigliai di andare da Sharon.

– Ah, ci scusi, Manson. Fraintendemmo. Comunque, ci può togliere una curiosità?

– Sharon è davvero ricca? Che fa di lavoro?

– Nulla. È come Margot Robbie. Una che non sa recitare e non è Sharon Tate.

– Ma gira tanti film.

– Sì. Tutti i registi la ficcano nei loro film, sperando poi di portarla a letto. Pensate a quel coglione di Tarantino. Scrisse Kill Bill solo per andare a letto con la Thurman.

– Ma ci riuscì.

– Sì, l’aveva drogata in Pulp Fiction. Ora, fuori dalle palle.

 

di Stefano Falotico

Il programma del festival di Venezia è più moscio di un eunuco ma vi andrò a riempire le mie “lag(u)ne”, basta anche con le lasagne e le (ciam)belle col buco


14 Aug

cruise eyes wide shut kidman

Che io mi ricordi, dall’inizio dell’adolescenza, pensai di suicidarmi ogni mattina. Poi, non avendo avuto io un’adolescenza, la gente senescente e malata di demenza pensò di ammazzarmi. Reputandomi un deficiente.

Mi salvai sempre per il rotto della cuffia, come si suol dire, per non dire qualcos’altro. Quando uno è fortunato, per esempio, gli si dice… sei un rotto in culo.

Solitamente, lo si dice anche agli omosessuali passivi sui viali. Luogo assai frequentato, all’epoca, dalla clientela dei miei coetanei. Gentaglia di bassa sega, no, lega. Credo che non abbiano neppure militato in Promozione, venivano sempre bocciati a ripetizione.

Ragazzi certamente in gamba che, a prescindere dalla loro sessualità normale o diversa, pensavano sempre a qualcosa fra le gambe. Diciamocela e non raccontiamoci puttane, no, puttanate.

Che io mi ricordi, trascorsi tutta l’adolescenza nell’infanzia. Cioè, anziché sverginarmi, aspettavo il sabato sera per farmi sfottere da chi se ne fotteva…

Comunque, aspettavo la domenica… degli Oscar.

Durante il resto dei 365 giorni, trascurando gli anni bisestili e agli ani estivi, lavoravo tantissimo. Sì, solo col cervello. Mentre gli altri si facevano, per l’appunto, il cosiddetto culo, io ero troppo occupato dai cazzi miei.

Ragionavo troppo ma mi diedero del cerebroleso. Dunque, fui preso di mira dai cacciatori. Non solo di uccelli. Sì, fui scambiato per il cervo che voleva rinascere a primavera alla Riccardo Cocciante. Invero, ho sempre amato The Deer Hunter.

La vita è un gioco duro come la roulette russa? Mah, per quel che ne sappia, molti reduci del Vietnam furono costretti a vivere in una roulotte. John Rambo solo fra i boschi.

Ad Apocalypse Now e Giardini di pietra di Coppola, ho sempre preferito Vittime di guerra del De Palma.

M’identificai in Michael J. Fox? Che ne vide tante? Non lo so, che io mi ricordi non vidi neppure quella della donna violentata da Sean Penn nel suddetto film poiché castrai subito la scena sul nascere in quanto la reputai scandalosa e tristissima.

Poi, anche Full Metal Jacket è una cagata. Dobbiamo darcela, no, dircela senza peli sulla lingua.

Kubrick non era una pacifista. Era un misantropo come Pino Scotto. E un misogino che voleva farsi passare per figo, inquadrando artisticamente il lato b di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut.

Quando si dice, lascerà qualcosa ai posteriori, no, ai posteri.

Di sicuro, Tom Cruise lasciò sul fondoschiena (e non solo) di Nicole il suo liquido seminale. Kubrick, personalmente, non mi diede mai un cazzo.

Il suo Cinema è adatto a Umberto Galimberti e ad altri sociologi depressi.

Ho una tremenda voglia di stronzate. Voglio divertirmi e ballare.

Anche se ballo come John Belushi di The Blues Brothers, cioè da far schifo alla minchia, cazzeggiando non poco di movimenti anca-bacino da Christian De Sica di Fratelli d’Italia, fra una lambada e una che non s’è fatta solo la lampada, bensì tutti gli allampanati senza testa, ragazzi senza geniale lampadina, come si suol dire, qualche volta vado in bagno.

Per mandarvi a cagare.

Sì, è tutta colpa di Barry Lindon.

Difatti, credo che mio padre sia, malgrado i suoi settant’anni suonati, più inespressivo di Ryan O’ Neal ma a tutt’oggi più affascinante di Tom Cruise.

Non è vero che fosse e sia un uomo mediocre. E non ho da rimproverargli nulla.

Sapeva benissimo che, già a dodici anni, ce l’avevo più grosso di un pornoattore nero ma lasciò che mi masturbassi quasi solo mentalmente. Senza rompermi i coglioni.

I padri degli altri invece obbligavano i figli ad andare violentemente con la prima ritardata raccattata per strada. Così che potevano vantarsi con gli amici di avere avuto un figlio maschio davvero duro. Più che altro, un futuro nazifascista che non avrebbe mai e poi mai guardato un film di Kubrick né ascoltato Mozart in vita sua poiché di conseguenza avrebbe, prima o poi, così “istruito” dai “saggi adulti, “spinto” e maleducato alla cacciagione sessuale più turpe, stuprato la moglie di un loro collega medico. Semmai ginecologo o psichiatra.

Che poi l’avrebbe sbattuto in cura Ludovico. Tagliandogli le palle e curando la moglie dal trauma derivatole dall’aberrante violenza a lei praticata senz’anestesia né farmacologica sedazione.

Secondo me, la moglie del medico era già distrutta psicologicamente prima ancora di essere fottuta.

Quando, come Malcolm McDowell di Arancia meccanica, sapeva benissimo che suo marito scopava come un matto tutte le infermiere, tornando poi a casa nel rivedere, con gli “acculturati” amici, Orizzonti di gloria e soprattutto Shining.

Tanto per fare il trombone pieno di sé.

Ce la vogliamo dire?

Kubrick era da manicomio, io scrivo meglio di Tarantino e tua sorella è triste perché non ha mai incontrato Mark Wahlberg di Boogie Nights.

Al che, per fingere di essere intelligente e finemente romantica, adora i film intimisti più pallosi come Il filo nascosto.

Lo sanno tutti che Tom Cruise di Magnolia non doveva redimersi.

Se uno nasce una testa di cazzo, è giusto che prenda una giornalista dei miei stivali a mo’ di Val Kilmer/Jim Morrison di The Doors, e glielo ficchi in quel posto.

Il resto, compreso fare i cinefili da quattro soldi, è un alibi che vi raccontate per non ammettere che non ce la fate. Non siete Kubrick, non siete Paul Thomas Anderson, non siete Tom Cruise. Non siete un cazzo. Di mio, non credo più in dio? Può essere. Non credo nei falsi. Molti giovani, per esempio, sostengono che le discoteche siano frequentate solo da ricchi idioti. Può essere. Così come può essere, anzi, è verissimo, che gli stessi giovani che criticano aspramente le discoteche, oggi ce l’hanno con le discoteche, per l’appunto, domani però ce l’avranno con qualcos’altro. Solo perché non accettano che oggi lo si prende in culo, domani anche. Poi no, poi di nuovo sì. Finitela di credervi superiori e di recitare la parte degli inferiori o viceversa. Come dice Il Mago di Taxi Driver: chi più chi meno, siamo tutti fregati.

L’avevo già capito a tredici anni. Così come avevo anche capito che Cybill Shepherd era una figona ma anche una troia.

Sul resto della mia storia, vi racconterà De Niro.

Adesso, chiedete a lui, non ho più tempo da perdere. Devo vedere un film con Al Pacino.

 

di Stefano Falotico

Com’è bello essere The Punisher e JOKER. Fuori i vecchi, i figli ballano, non vi lascerò come Elias Koteas de La sottile linea rossa


10 Jul

Maria+Sharapova+2014+French+Open+Day+Fifteen+ckAXvA3MPZ8l

Eh sì, vi ricordate cosa disse il capitano Staros/Elias Koteas nel masterpiece di Terrence Malick par excellence? Ovvero, The Thin Red Line?

Eh sì, pusillanimi, voi non avete più memoria di quando io fui più romantico di Richard Gere de I giorni del cielo.

Sì, siate folli, siate affamati, sostenne Steve Jobs. La rabbia giovane!

Siate pasoliniani. Attenzione, però, non citate Pier Paolo solamente quando una strafiga alla Olga Kurylenko di To the Wonder non ve la dà.

Allora, vi consolate, riguardando semmai tutte le palline, no, le registrazioni da (s)battuti sulla terra rossa, a mo’ di Roland Garros, della bionda tennista più sexy di sempre. Vale a dire Maria Sharapova.

Sì, Maria fu ed è ancora talmente bella, sebbene sia ritirata ma di brutto ancora a tutti lo (s)tira, da poter condurre un uomo alla pazzia. Io esagererei… direi tutti. Senz’eccezione alcuna, come si suol dire!

Al che, sapendo che è irraggiungibile, è meglio fare forse il soldato semplice Ben Chaplin, figlio dell’interprete e regista storico de Il monello.

Lo so, non mi fottete. Avete un onore da difendere. Al che, piuttosto di essere sinceri, dicendo che farete i disertori del “Grande Slam”, piuttosto di ammettere che molto v’attizzano i film di Tinto Brass e soprattutto Monella poiché, come appena sopra dettovi, vi tira l’uc… o, come dicono a Bologna, fate i preti a tiramento di culo. I sergenti istruttori. Tirandovela da educatori e da pedagoghi sapientoni!

Ma siete soltanto come il dottor Balanzone, miei panzoni! A voi basta solamente un piatto di tortelloni!

Sì, a Bologna dicono… Quando uno perde la testa. Forse pure qualcos’altro. Quando, cioè, esasperato e schizzato…, compie qualche marachella, miei uomini di Napoli come Pulcinella, miei pulcini come Arlecchino, oh sì, miei burattini veramente lecchini:

– Ma che fai? Sei impazzito? Ti dà ti volta il cervello? Ma che ti tira il culo?

 

Oh, a me tira. Sarò forse Gigi Reder assieme a Lino Banfi di Vieni avanti cretino.

Ma se devo dirla tutta, i miei concittadini felsinei non furono mai moralmente impeccabili come Pasolini. Che poi… anche lui aveva i suoi “accattoni” per cui tirarlo…

Sì, vi conosco, bambagioni. Parafrasando, per l’appunto, Banfi.

Appena le cos(c)e vanno storte e non vi va dritto, no, non ve ne va dritta una, ecco che date di matto e di racchetta. Con colpi di rovescio ove tira il vento. Speriamo che il vento tiri, a mo’ di Quando la moglie va in vacanza, sotto la gonna della Sharapova in versione Marilyn Monroe.

Invece, la moglie del povero disgraziato Ben Chaplin de La sottile linea rossa, eh sì, so io con chi andò mentre lui era in guerra a farsi il mazzo e a combattere una guerra di trincea. Più che altro, per non patire pene… d’amore, se lo tranciò. Ah ah.

Al che un uomo, per sopperire al devastante bombardamento al fegato amaro più debilitante di una compressione psicofarmacologica a base di farmaci assai pesanti come l’Invega, deve riuscire ad amare anche un film inguardabile come Song to Song. Pura trascendenza, no, demenziale scemenza spacciata per genialata del cazzo, appunto.

La dovreste finire, vecchioni di una superata generazione di rimbambiti cafoni e oserei dire coglioni, eh sì, di sgridare i giovani. Dettando pazze istruzioni. Ma chi siete? Anzi, mi correggo, anche vi scoreggio. Credete di essere Robert Duvall di Apocalypse Now?

E ne vogliamo parlare anche di quelli a cui, empaticamente e con enorme pudicizia stimabile ed amabile, confidi qualcosa di più intimo di un boxer e ti rispondono: oh, sarà matto Duvall, certo, ma anche te… fai venir’ du’ pal’…

Anzi, ti dicono esattamente questo: mi stai facendo girare le palline più della Sharapova.

Perché mai, per esempio, detestate il cantante factotum, forse strafatto, Fedez in quanto è un viziato, consigliando invece di adorare il già morto David Bowie? Checché se ne dica, sì, era il Duca Bianco e le sue canzoni toccarono apici più alti del monte Everest ma, diciamocela, anche lui non scherzava, era un drogato marcio.

Fedez piace perché la nostra è una generazione d’idioti. Sì, lo è. Come giovani uomini, va detto senza vergogna né pudore, non valiamo una minchia. Neppure un centimetro del visone… di Chara Ferragni.

Non avremo mai la pelliccia, non potremmo mai curare le nostre ferite dell’anima con una pasticca né ci salveremo se, tagliandoci i polsi, disinfetteremo le palle, no, la pelle con una piccola penicillina. Non avremo la Ferrari, neanche l’omonima Isabella, attrice che comunque, secondo me, è un cesso. Non guideremo come Al Pacino di Scent of a Woman. Ah ah.

Perché, come dicono sempre a Bologna, non abbiamo i “marroni” per recitare in un film di David Cronenberg come Elias Koteas di Crash.

Siamo più “pericolosi” di lui. Eh eh.

Ma ne vogliamo comunque parlare dei cosiddetti, autodefinitisi pateticamente adulti tromboni?

Io so benissimo che, di notte, parlano allo specchio. Da soli. Da veri bruciati vivi che mentono alla loro coscienza pur di non ammettere che sarebbero da manicomio criminale. Sì, parlano con Elias Koteas di Shutter Island. Ah ah.

Sono pure peggio di Michelle Williams. Sempre di Shutter Island. Almeno, il personaggio di Michelle era una troia. Ma che cazzo voleva questa qui? Era sposata all’attore di Titanic ed era stata da lui inseminata. Che le saltò in testa? Perché mai lo inchiappettò, ammazzando i figli che avrebbe voluto Kate Winslet del film di Cameron? Pure quella di Revolutionary Road?! Non mi ricordo, Leo e Kate avevano dei figli in questa pellicola?

Mah, forse lo sa meglio di me quello sciroccato di Michael Shannon. Sì, di Take Shelter. Ché matto, non lo è/fu affatto. Lo sono/furono gli altri. Così come avviene in World Trade Center. Se non fosse stato per il suo intervento, a voglia Nic Cage ad avere le allucinazioni di Cristo, per la madonna!

Ma ne vogliamo parlare del finale di questa appena succitata cagata di Oliver Stone? Cioè, crolla(ro)no le Torri Gemelle, la gente fu arrostita e Nic Cage preparò la grigliata. E vai di cinematografica frittata! A me par(v)e proprio una stronzata, anzi, una porcata peggiore dell’infanticidio della Williams.

Comunque, Serena Williams lo prendeva sempre in culo dalla Sharapova. Quasi sempre. Qualche volta vinse lei. Anzi, spesso. Sì, Serena riuscì laddove molti uomini soltanto se la sognarono…

Sì, Serena la batté, sbattendosene da vera donna a cazzo duro. Chiaro, maschilisti e femministe?

Questi adulti facinorosi vollero ammazzare i loro figli più cari soltanto perché, come Icaro, questi ultimi ambirono ad elevarsi dal porcile generale di chi, da caporale, dettò regole più ferree e stronze di quelle impartite da Lee Ermey di Full Metal Jacket. Ma io sono Matthew Modine oppure Joker? Ah ah.

E quelli e quelle che danno del fallito al prossimo, definendolo misero, tapino e squallido?

Che hanno combinato nella loro vita “straordinaria” da poeti, san(t)i e navigatori? Se non propagare retorica a tutt’andare, se non andare a Teatro ad applaudire quattro imbalsamati da museo delle cere, forse più (s)mascherati dei loro stessi ceroni e cenoni di Capodanno da megadirettori galattici che sbertucciarono Fantozzi pur di ammantarsi della patente di gente colta e raffinata? Io sono Tony Montana! E me ne frego della contessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare.

Io ho scritto libri, io parlo di Cinema, io so amare e, come De Niro di Cape Fearfilosofeggio… anche meglio di voi. Gli psichiatri definirebbero quest’atteggiamento mio as piuttosto “sconclusionato e sconnesso”, circoscrivendolo entro la seguente definizione: delirio d’onnipotenza di natura “anormale”, forse da superdotato o da strepitoso ritardato, dovuto a una schizofrenica depressione bipolare… Sì, aggiungo io, di tu’ madre.

Ma come sono messi? Sono affetti da spaesamento. Vivono fuori dalla realtà. Illusi! Anzi, illusionisti. Non mi disilludono. Mentre Billy Russo di The Punisher definirebbe tutto ciò non epocale, bensì pensa… c’era da aspettarselo. E dire che Billy vi mise in guardia, poveri ignorantoni. Miei debosciati guardoni! Sospettosi spioni! Infingardi! Quello è il mio amico, sì, lo fummo. Prima che ci tradimmo a vicenda. E voi, poveri fottuti, desideraste che io finissi peggio di Leo DiCaprio di The Aviator e di Shutter Island.

Preparatevi. Perché fa(ccio) più paura di Stanley Kubrick!

Ecco, ragazzi… se penso alla mia adolescenza, non penso a niente. Poiché non ci fu. Dove cazzò andò non lo so. Comunque, fu sempre meglio di quella di quelli che pensa(ro)no di averla e, giunti alla loro età, non ricorda(ro)no neppure io chi sia, chi potevo essere, chi sarò. Sono il Falò. Ah ah.

Vai di allitterazioni, vai di ripetizioni, vai di calcioni al vostro culone!

Adesso, scusate, devo mangiare un Cucciolone!

E quell’altro che si auto-propugna uomo di falce e martello? Ma è solo una pugnetta.

Sì, come disse Andrea Roncato, bolognese d.o.c. (da non confondere col disturbo ossessivo-compulsivo), è un fallico, no, un fallito. Ci diamo, eh, col martellino…?

Finisco così. Perdonatemi se mi dilungai più di come voi, dinanzi a Maria, lo allunga(s)te. Ancora ve la tirate! Scusatemi, mi sono spinto troppo in là. La dottoressa Martelli di Bologna, a mio avviso, l’ha preso in quel posto.

Non dal marito, però. E dire che lui si dichiara/ò uno dei più grandi strizzacervelli del mondo.

Sì, non capisce cazzo. Nemmeno quella…

Ah ah.

Sì, le verità del mondo sono facilissime: se un uomo vede la Sharapova e dice solamente che è bella e che non è una figa in cui internarlo, lo sbattiamo subito al fresco e lo castriamo. Se dice così perché invece non vuole passare per maniaco sessuale, no, non è un depravato. Frocio, sì, però.

E io invece chi sono? Clint Eastwood di The Mule? No, lui è un dilettante. Ah ah.

di Stefano Falotico

 

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La quarantena c’ha provato, stremato, forse pure scremato, tremaste tutti così come io tremai ma si deve remare e l’amore e il cuore non andranno giammai più fermati


14 May

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Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.

(Orson Welles ne Il terzo uomo).

Sì, mi tengo tutta la mia “pazzia”. Mi fa sentire vivo, reattivo, come devo essere. Parafrasando Al Pacino di Heat.

Una delle caratteristiche che mi contraddistinguono è la mia alterità. In passato, essa fu malvista ed erroneamente scambiata per vacuità da errabondo, per patetismo laconico di un uomo troppo falotico.

Non per risalire a questioni araldiche di nobiltà medievali ma, sinceramente, malgrado mio nonno fosse contadino o, se preferite, coltivatore diretto, è altresì vero che io sia nobile, veramente.

La nobiltà abita, non so se sia abilitata o disabitata, eh eh, nella mia anima e sono disposto a perdonare i villain, pure i villani e gli screanzati che ardirono ad ardermi vivo, desiderando cattivamente che subissi devastanti umiliazioni al fine di dimostrare, assurdamente, da fascisti menomati, non so se meno amati (usando una loro espressione che dovrebbe indurre a un’amara, tristissima risata allineata alle loro battutine coi soliti doppi sensi ambiguamente impliciti e oramai intollerabili), di distruggermi la vita.

Ridendo, beati e contenti, di avermi invalidato. Sai che divertimento da beoti e poveretti.

Mi spiace deluderli. Persero la loro stessa idiozia.

I vecchi rimbambiti mi diedero infatti del vagabondo, le persone superficiali mi stigmatizzarono e inquadrarono entro la definizione di persona cupa e solitaria, pedante, pesantissima e dunque insopportabilmente cogitabonda.

No, non fui certamente James Bond e nessun mistero è chiuso in me alla Turandot.

Insomma, mi diedero del tonto e del poco di buono.  Sì, additato che fui da persone cieche nell’anima di essere lento e addirittura paranoico, fui persino accusato di andare con delle prostitute ceche, ovvero provenienti dalla Cecoslovacchia.

Ditemi voi se dovetti, per l’amor di dio, prendermi del puttaniere, gratis e poco amore, dalle madri racchie di questi ragazzi schiappe.

Poiché la gente sospettosa è avvezza a sparlare dietro le (s)palle, come dico io, inventandone tante.

Di mio, posso dichiarare in tutta onestà di essere sempre stato sveglio e mai un vigliacco.

Cacasotto è un appellativo che a me, una sorta di Michael J. Fox di Ritorno al futuro, non si dovrebbe mai dare. Come cazzo si permisero tali impostori?

Anzi, precocemente vigile e di occhio vispo, vegliai già nottetempo sulla scemenza generale anche degli uomini capoccioni e stupidamente caporali. Cosicché, m’assopii (in)volontariamente, pure da obiettore di coscienza di giudizioso servizio civile assai diligente, malgrado abbia sempre odiato i dirigenti, planando in lande più meste e contemplativamente amabili, remote dalle solite adolescenze che constano di ragazzini presuntuosi, oserei dire untori, cafoni e deficienti. Ché danno subito in escandescenza se si sbatte in faccia loro la verità più atterrente.

Minchia, signor Tenente!

Eh già, come i bambini che perdono a carte coi nonni, da loro squallidamente definiti boomer, essi ricusano la sconfitta e rigirano la frittata da totali sprovveduti oltremodo incoscienti.

Paradossalmente, sì, la mia esagerata, prematura e dunque troppo matura sveltezza nel pensiero, stando a contatto con coetanei rimasti parecchio indietro, seppur coprendosi dietro requisiti formali atti a certificare la loro mentale sanità dietro un ipocrita paravento, m’indusse a far sì che gli altri pensassero, per l’appunto frettolosamente, quindi da persone tardive e poco sensibili, che mi fossi addormentato e fossi precipitato in uno stato preoccupante di demenza, adombrandomi nella notte melanconica dei più tediosi lamenti, oscurandomi irreversibilmente nello spettro mio fantasmatico e nel diagnostico, psichiatrico specchio d’ipocondriaci tormenti, rosicando nel vedere le loro vite falsamente, ripeto, contente.

Sì, fui etichettato come persona invidiosa e gelosa, poco sessualmente golosa, diciamocela, malata di mente perfino pericolosa. Che figli di troia. Che facinorosi! Soprattutto faciloni! Dio mio, che farfalloni!

Poiché, già nauseato dalle fandonie di quell’età acerba ch’è l’adolescenza che fa rima con deficienza, ove si misura il prossimo in base a stereotipie peggiori di un’esegesi da italiano medio riguardo la poetica di Fantozzi, con estremo (dis)piacere, lasciai che tali villani assai vili inveissero su di me in modo atroce, sbattendomene altamente.

Sì, bisogna fottersene… bellamente.

Ah, allestirono assurdi deliri sul mio conto. Arrivarono perfino a credere che mi credessi Robert De Niro, il mio attore preferito di tutti i tempi.

Riuscirono addirittura a persuadere uno psichiatra forense che io fossi sofferente di disturbo delirante paranoide.

Al che, servii loro e all’handicappato che mi rifilò una diagnosi falsissima più del suo conto in banca senz’attestati… versamenti fiscali, il mio racconto Disturbo denirante.

Ci sta, secondo voi, come enorme presa pel culo sfacciata e terribilmente irriverente?

Abbastanza, nevvero?

Lottai per anni in tribunale affinché tale equivoco giudiziario nei miei riguardi, eh sì, venisse giustificato di risarcimento sacrosanto.

Nel frattempo, puntualmente, ricevetti altre missive bombardanti la mia dignità. Avendo pochissime prove in mano, reagii di nuovo scriteriatamente. Cosicché, dopo immani strazi, privazioni, osceni sacrifici e un inutile, agghiacciante calvario disumano dei più tremendi, per l’ennesima volta vinsi ogni balordaggine dettami e “attestatami”, essendo io l’unica persona al mondo dimessa, consecutivamente per ben due volte di fila, da un centro di salute mentale.

Ma io sono io. Mica una testa di cazzo qualsiasi. Insomma, questi qua furono proprio dei pazzi da manicomio. Diciamocela!

E ancora, assai presto, battaglierò in aula contro il solito criminale se non la finirà di scherzare in modo decisamente irriguardoso nei miei riguardi. Uno schifoso che mi suscita compassionevole benevolenza.

Sì, come detto, sono magnanimo e perdono questi magnaccia. Sì, questo qui, ancora infamandomi e descrivendomi come persona affetta da fobia sociale, finanche di schizofrenia ebefrenica, andando in giro, calunniandomi a iosa, dicendo a tutti, tutto ridendosela da irredento, che io sia un eunuco con un cervello piccolo quando vuole, con falsa cortesia, usare a mio danno un eufemismo tanto tenero e simpatico, invece malvagiamente offendendomi nel darmi la patente di disturbato, squilibrato e decerebrato necessitante, quanto prima, di psicofarmaci pesanti, quando gli piace e va a genio, non mio, la strafottenza più mendace, ecco… persevera a insultarmi con pusillanimità disarmante, con ingratitudine da burino lestofante.

Costui, dopo il mio volontario ibernamento esistenziale, emozionale ed anestetizzante, come poc’anzi dettovi, le mielose scemenze dei miei coetanei adolescenti, più che altro scemi, pressoché uniformemente uniformati a medietà conformiste imposte dai loro genitori all’apparenza grandi, invece castranti, quindi terribilmente arroganti, assieme a quella frigida repressa di su’ mamma, eh già, ancora insiste nel definirmi un bugiardo. Dietro una tastiera, naturalmente. Ove ogni porcata, se non opportunamente denunciata, segnalata e prestamente punita, passa gravissimamente inosservata.

Al che, liberatomi dal gravame delle infondate accuse che dal cielo mi piovvero, non ci piove che, finché tale stronzo non avrà sputato tutto il rospo, smerdandosi tutto nel vasetto, eh sì, tale bimbetto da me non sarà, per nessuna ragione al mondo, minimamente scagionato né perdonato.

Gli piace perseguitarmi, dandomi del maniaco e dell’invertito.

Vediamo invece se, unendo le forze congiuntamente coi miei attuali amici, i giochetti suoi invertiremo.

Se la sta già facendo nelle mutande?

Ah, ebbe il coraggio di dire che fui io uno che mentì a sé stesso per rifuggire una realtà che, a suo avviso, a tutt’oggi per me sarebbe inaffrontabile.

Ma per piacere, poveri pazzi e tapini rivoltanti. Sì, includo, in tale j’accuse, non solo il mentecatto, bensì tutta la sua razza di storpi e malati…

Atto accusatorio senza fronzoli!

Su’ mamma…

Oh, figliuoli, parliamo di una donna fintamente cattolica, giudaica e apostolica che sognò di essere una diva di Hollywood e si ridusse a recitare in parrocchia le sue versioni, non di latino e greco, bensì delle più leziose, francesi commediole.

Ecco come si spurga la donna bebè…

Ah, diciamo che col tempo m’indurii. Sì, fui un duro sin dapprincipio. Poi, a contatto con gente senza coglioni che mi diede del coglione, m’ammosciai in modo rude.

Ma forse sono Bruce Willis di Die Hard?

Ah, bolognesi che mi considerarono alla stregua di una negrona… ah ah, il cui unico, vero interesse culturale fu stressarmi, spacciandosi per intellettuali del cazzo.

Sì, che due marroni… gente che non conoscerà mai Gli amanti del Pont-Neuf e, soprattutto, Juliette Binoche di Cosmopolis. Ah, Juliette fu sempre donna di bellissime cosc’ da infarcire di crema dolce fuoriuscente da tali cornuti, no, da questi cornetti salati, detti mondialmente brioche.

Si sfaldano presto in bocca appena li addenti. Si sciolgono come un caldo soufflé.

Di mio, mi presero per bimbo poiché adorai i Sofficini e i Bastoncini della Findus.

Comunque, mi chiedo sempre come riuscì Ralph Fiennes, in The English Patient, a esserle così paziente.

Sì, dinanzi a un’infermiera come la Binoche, parafrasando Totò di Totò Diabolicus, siamo tutti dei pazienti che non hanno pazienza. E basta con Andrea Pazienza!

Per colpa di tali impostori, divenni Paz! Invece conoscono benissimo Apocalypse Now…

Ah ah!

Credettero che soffrissi di solitudini spaventose da Hotel paura!

Comunque, sì, lo ammetto spudoratamente, senza vergogna alcuna, divenni bergmaniano, amante perfino di Un’altra donna di Woody Allen e patii parecchio L’insostenibile leggerezza dell’essere.

Recitai, a tarda notte, pure il rosario in maniera ossessivo-compulsiva da Giovanna d’Arco della minchia.

Di mio comunque, eh sì, al Cinema di Bresson, a prescindere da Il diavolo probabilmente e dal mio essere inevitabilmente caduto in un’apatia all’epoca indubbiamente deprimente, preferii e tutt’ora prediligo Luc Besson. Anche se rimasi Milla Jovovich de Il quinto elemento.

Questa è bella, è bellissima, ah ah!

Sì, va detto. Milla è una gran figa.

E, a proposito di Bob De Niro, in Stone tradì tutti gli accordi con Edward Norton. Il quale, pur di scontare la sua pena, consegnò la patata di sua moglie, incarnata da Milla, al Bob volpone e assai porcellone.

Il quale, a sua volta, non tanto scontò il suo pene. Eppure lo scottò con lei… mica tanto da uomo perbene…

Ah, vite bruciate come la villa di Bob nel film. Povera Frances Conroy. In Stone, suo marito è un porco, in Joker, cazzo, suo figlio ce l’ha con un porcellino poiché, per colpa della politica di suo padre, Thomas Wayne, un capitalista più bastardo di Mel Brooks di Che vita da cani!, Arthur Fleck divenne un lupo mannaro americano a Gotham City…

Cazzo, roba più demenziale dell’appena succitato Brooks. Roba da John Landis!

In The Score, invece, Ed Norton pensò di essere più bravo, con metodo Actor’s Studio, di Marlon Brando e di De Niro stesso.

Sì, che bella figura… che bella fighettina…

Andiamo avanti. Al Jean Reno di La ragazza nella nebbia, preferisco mia madre. Anche se, in passato, divenne troppo religiosa. A Cose Nostre – Malavita, preferisco invece Léon.

A Natalie Porman di Heat, preferisco quella di Closer. Ragazza di ottimo culo, mica una matta sfigata poi ritrovata come ne Il cigno nero.

Ce la vogliamo dire? Il film di Aronofsky è una mezza puttanata e forse il caro Oscar dato a Natalie, eh sì, col senno di poi possiamo considerarlo davvero regalato.

Una sorta di premio simpatia nei confronti del suo personaggio di ragazza sessualmente frust(r)ata.

A quella di Thor, invece, preferisco Naomi Watts di Birdman. Ah ah.

Al Cinema di Renato De Maria e al Padre Nostro di tua sorella, sì, preferisco Gli spietati di Eastwood.

E quell’altro? Ne vogliamo parlare di Scamarcio ne Lo spietato?

Ancora rompe il cazzo a fare il malavitoso dei nostri stivali? Ma non fu da Keanu Reeves, in John Wick 2, inculato più di come la sua ex, Valeria Golino, si lasciò da lui stesso, cioè Riccardo (non tanto Cuor di Leone), tranquillamente sodomizzare?

Che poi… anche Valeria. Dovrebbe chiedere la cancellazione, dalla sua filmografia, de La puttana del re.

Tanto, basterebbero già Hot Spots! e Respiro per capire che non fu attendibile ne La guerra di Mario.

Di mio, posso dire che me ne tirai parecchie sull’ex ballerina Lorenza Mario, da anni non torno al mare e, a La Mer, celeberrima canzone melanconica per depressi oramai affogati irrecuperabilmente nell’oceano delle loro tristezze melmose da merdosi, preferisco fare un po’ la merda stupendamente odiosa.

Sì, stronzeggio quando gli altri troppo sulla mia vita cazzeggiano.

Qualche mese fa, chiesi un parere a una tizia:

– Sono di Bologna come Stefano Accorsi. Secondo te, gli assomiglio?

– Sì, sei simile a lui in Radiofreccia e in Un viaggio chiamato amore.

– Cioè, in modo cortese, mi hai appena detto che morirò suicida poiché pazzo come Dino Campana.

– In effetti, qualcosa del genere.

 

Ah, non dovete mai dare retta a Le fate ignoranti. Poi, uno crede davvero di avere Saturno contro. E si lascia travolgere dalle paranoie e dalle delusioni, tipici elementi che scatenano la schizofrenia apatica.

Accorsi è comunque un falso. Siamo tutti bravi a celebrare l’amore quando stiamo con Laetitia Casta.

Ma se lei ti lascia, ecco, non hai molte vie di figa, no, di fuga. Puoi mangiare le fave di Fuca, puoi diventare casto oppure leccare il culo ancora a Gabriele Muccino per rimanere tanto “Maxibon” e carino.

Infine, puoi venire, no, divenire il paziente, ricollegandoci al discorso sopra fattovi, de La stanza del figlio.

Baciami ancora? Ma che cazzo stai a di’!?

Se perderete un figlio, comunque, lasciate perdere Nanni Moretti. Non basta un barattolo gigantesco di Nutella per tappare il lutto. So io cos’è Bianca…

Lasciate anche stare film come Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Ah ah, di Enza Negroni. Una che mai si spostò da Bologna e, anziché girare vero Cinema, girò film pseudo-educativi come Rotta per il Pilastro. Meglio il Cremlino a queste donne da Cremino.

Di mio, da piccolo m’iscrissi a Nuoto alla piscina Record del quartiere, per l’appunto, Pilastro. Imparai a nuotare da solo durante giornate piene di Sole e, piuttosto che fare la rana, preferii essere un principe del giuoco della palle come Lionel Messi. Sì, giocai a Calcio sino a diciott’anni, arrivando fino alla categoria Juniores.

Poi, mi fu chiesto di andare in prima squadra. Ancora una volta, mi buttai viai. Dovrei prendermi a calci nei testicoli? Sì, sono un testone! Alla Negroni, al Negroni, alle negrone, a Nerone, al Martini e al mojito, preferirò sempre Dolls di Takeshi Kitano e Le iene di Quentin Tarantino.

In passato, non ebbi Paura d’amare. Bensì, paura di soffrire. Allora, soffrii del tutto come il protagonista de Le onde del destino. Ecco, dopo questo scritto, ora capite bene che il Kobra non è un serpente…

Ci siete arrivati, finalmente? Di mio, non sono pazzo come il cattivo di Cobra ma non sono neppure figo come Sylvester Stallone. Infatti, sono più intelligente di entrambi. Finisco così…

Su Facebook, un tizio scrisse: Joker è una cagata pazzesca. È molto sopravvalutato.

Al che, gli risposi con questa freddura:

– Perché? Tu non lo sei?

 

Quindi, lui gridò, inferocito!

– Che vorresti dire? Che sono una merda d’uomo?

– No, hai frainteso.

– Ah, menomale. Perdonami se ho equivocato.

– Sì, scusami. Volevo solo dire che, per quanto mi riguarda, puoi avere anche tre lauree e due donne di nome Laura.

Ma, lasciatemelo dire, secondo me di Cinema non capisci un cazzo.

– Capisco almeno di figa? – mi chiese lui, spaesato.

– Non lo so. La tua ragazza mi disse di no.

– Che cosa? Conosci la mia ragazza?

– No, non la conosco.

– Ah, perfetto.

– La conobbi ieri sera – risposi io con sesquipedale nonchalance.

 

Costui rimarrà sconvolto a vita. La sua ragazza di più. Ah ah.

Per quanto mi riguarda, comunque, non sono cazzi vostri.
Intanto, sono diventato il re dei fan di Anna Falchi. Ma sì, ne andai matto.
Mi sa che abbisogno di tornare alle belle donne come la mia donna attualmente amata.
Basta coi moralismi delle bruttone e delle fallite.
E, dopo la giacca incazzosa di Drive, presto a casa arriverà a casa mia una di queste due giacchette da vero maschilista amante del piacere più verace.
Ah ah.
Se non vi sta bene, mi sa che farete la fine di Leo DiCaprio di Shutter Island. Eh già, non gliela potete fare neanche se vi reggesse il gioco un amico buono come Mark Ruffalo. A voi non basterebbe nessuna cura da Ben Kingsley.

Vi credeste grandi, puttaneggiando con Gandhi ma, onestamente, siete soltanto degli ipocriti.

Ricordate Ove the Top, miei topi.

Falco sono io. Volete affrontarmi? Ok, Poi però non piangete.

 

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di Stefano Falotico

Nicolas Cage potrebbe essere il mostro di Firenze? Macché. I mostri fanno parte del mio mestiere


14 Feb

nic cage

 

Ora, se volete, leggete quest’articolo: https://www.nme.com/film-interviews/nicolas-cage-interview-color-out-of-space-2608157

Che ovviamente tradurrò per voi. Poiché, miei pelandroni, fate tanto gli esterofili ma, in fin dei conti, credo che non abbiate manco letto un libro in perfetto italiano dalla prima all’ultima parola, arrivando sensatamente alla parola fine. No, non voglio finirla qui, voglio appena iniziare.

Non sarà un’arringa ma forse, dopo aver scritto questo mio pezzo, aprirò il frigorifero e gusterò una fredda eppur cremosa meringa. Lei invece, signora calda da balli latinoamericani, la finisca con la Merengue.

Non faccia la piaciona, lei non piacerebbe neanche a Pietro Pacciani e Mario Vanni, i quali furono denominati, dalle autorità (in)competenti, compagni di merende.

In verità vi dico che vi fu un solo mostro di Firenze, cioè Hannibal Lecter di Hannibal. E lo scrittore Thomas Harris s’ispirò non poco al tristemente celebre Monster of Florence per allestire fantasiosamente, senza nessun riferimento (eh, come no) a persone, fatti ed eventi realmente accaduti, la figura cannibalesca del celeberrimo, succitato psichiatra killer.

Sì, quel Pacciani lì altri non fu che un povero cristo, altroché. Lo sa George Clooney, il quale da anni intende realizzare un film sulle macabre gesta dello Zodiac italiano. Cito apposta Zodiac poiché, così come strepitosamente descrittoci nel capolavoro omonimo di David Fincher, l’identità di questo folle tizio non fu mai scoperta. Costui, a mio avviso, in prima adolescenza avrebbe dovuto guardare Saint Seiya, ovvero I cavalieri dello Zodiaco e innamorarsi, con la testa fra le nuvole, di Martina Stella, una povera cretina abbonata sicuramente all’oroscopo Astra. Sì, sarebbe stato uno stupido qualsiasi.

Ora, chiariamoci, Ad Astra di James Gray è il suo film più brutto. Vorrebbe essere un incrocio fra 2001 di Kubrick, Apocalypse Now nello spazio e Il pianeta delle scimmie quando, nell’astronave del bell’uomo Brad Pitt, non compare un Alien di Ridley Scott ma una sorta di King Kong da Peter Jackson che sicuramente non sa che il nome della navicella del film, ovvero Nostromo, con a bordo la super figa che fu, Sigourney Weaver, donna che all’epoca poteva rendere un uomo primordiale, stimolando con le sue mutandine striminzite i più arrapati, invoglianti istinti maschili maggiormente primitivi da uomini di Neanderthal, ecco dicevo… quell’Adriano Celentano scimpanzé certamente non sa che Nostromo è anche il titolo di un libro di Joseph Conrad.

Ma che ne volete sapere voi, donne da quanto viene il pomodoro alla Conad, eh già, di Cuore di tenebra?

Vi credete sexy come Eva Mendes de I padroni della notte ma, a mio avviso, non solo non cuccherete mai Joaquin Phoenix e Mark Wahlberg ma non vi fila neppure l’oramai matusalemme Robert Duvall.

Insomma, siete donne che fanno venire solo du’ pall’. Invece io, non soltanto adoro Heart of Darkness ma anche Wild at Heart. Ed eccoci dunque arrivati a Nicholas Kim Coppola, sì, il nipote più famoso del mondo.

Altro che il folle tenente colonnello Bill Kilgore interpretato, per l’appunto, da Robert Duvall nell’opera magna coppoliana.

Nic Cage batte tutti i più grandi matti della storia. Che sia lui il mostro di Firenze? Mah, potrebbe pure essere.

Sì, Nic venne in Italia a girare quella schifezza di trasposizione tratta da Ennio Flaiano, diretta da un moscissimo Giuliano Montaldo, Tempo di uccidere.

Sì, è Nic il mostro di Firenze mai catturato.

Adesso, a parte gli scherzi, traduciamo il pazzo, no, il pezzo:

dopo una salita al potere, diciamo, da meteora durante la metà degli anni novanta, che include anche il suo Oscar nel 1996, Cage divenne una caricatura (di è stesso?). Rinnovatosi come animale da party e per aver dilapidato le sue fortune (o sua fortuna) in ogni cosa (o dappertutto), dalle teste rimpicciolite sino alla casa dei fantasmi di un serial killer a New Orleans.

 

Ah, vedete che ho ragione allora io? È Nic il mostro di Firenze, nascostosi a New Orleans ove girò pure Il cattivo tenente di Werner Herzog.

Nic è comunque un grandissimo. L’unico attore della storia del Cinema capace di passare da un film di Scorsese a Mandy.

Molti di voi, invece, a forza di seguire quel matto di Salvini, fate oramai discorsi di questo tipo:

– Stefano, l’altra sera ho fatto l’amore con un’extracomunitaria. Sono malato.

– Perché mai? Fu una prostituta che non usò precauzioni?

– No, una brava ragazza mulatta incontrata in un pub. Adesso, dopo il nostro incontro pubico nel bagno di quel locale pubblico, credo di essere stato contagiato. Sono malato, ho la malaria.

– Perché mai?

– Le donne di un altro colore sono delle lebbrose.

– Veramente? Da quando in qua?

– Anzi, Stefano, ti dirò di più. Gira voce che tu sia malato di mente e paranoico.

– E questo chi te l’ha detto? Una scema o una scimmia?

– Non me l’ha detto nessuno. Nei tuoi video fai delle strane smorfie.

– Ah, solo per questo? Quindi, a tuo avviso, sono ebefrenico-schizofrenico e forse pure malato di fobia sociale, giusto?

Non è invece che tu sei ritardato, vero?

– Perché dici questo?

– Sai, assomigli a un tizio che incontrai, per mia sfortuna, molti anni fa.

– Ah sì? E questo che fece?

– Ecco, di punto in bianco mi disse una cosa mostruosa. Facendomi credere che l’avesse detta altra gente?

– E quindi? Che vuoi dire invece tu?

– Ecco, questo qui aveva e ha ancora un allevamento di cani. Una sera, appena uscii dal mio stabile, tale instabile si presentò sotto la mia casa con un alano. Dicendomi che se non avessi scopato e non mi fossi laureato, mi avrebbe fatto sbranare dal suo mastino. Io entrai in psicosi.

– Invece tu sei ascetico come John Rambo e John Wick. Ora, vuoi vendicarti.

– No, stai sbagliando. Lo perdonai. Anzi, devo ringraziarlo. Involontariamente m’illuminò.

– Continuo a non capire.

– Sai perché il novanta per cento degli assassini seriali non vengono acciuffati? Perché anche i commissari e i poliziotti possiedono una cosiddetta vita normale. Sono troppo presi dai figli, dall’arrivare a fine mese, semmai hanno anche delle segreti amanti.

Io sono una delle poche persone al mondo che, sbattendosene altamente, può essere Matthew McConaughey di True Detective.

La mia mente è fredda, analitica. E, priva di distrazioni, può seriamente concentrarsi su ciò che altri non possono. O forse non ne hanno il tempo.

 

di Stefano Falotico

Il JOKER di JOAQUIN PHOENIX: Character Study


03 Sep

joker phoenix

Che cos’è innanzitutto un character study?

Sarebbe da chiedere a quei folli psichiatri così supponenti che, in diagnosi superficiali assai sbrigative, specie quando c’è di mezzo la giustizia che, a sua volta, preferisce agire repentinamente senz’appurare approfonditamente, emettono giudizi lapidari capaci, nell’arco di una misera mezz’oretta in cui l’hanno eseguita, semmai leggendo nel frattempo le notifiche lampeggianti sotto un desktop col logo della Fortitudo, di rovinare tutto il libero, propulsivo potenziale a rinascere d’una persona che, semplicemente, per sfortunate circostanze, fu giocoforza obbligata a ribellarsi furibondamente, reagendo ad affronti e bullismi reiteratisi troppo a lungo.

Come si suol dire, lo scherzo è bello finché dura poco. Quando, invece ostinatamente, scelleratamente persevera nel protrarsi in maniera interminabile e infermabile, poiché nessuno interviene e intervenne a porgli un netto, radicale freno duramente, dall’apparente burla giocherellona si può passare al tentato omicidio o, peggio, all’istigazione al suicidio di un’anima Joker-iellata che, non essendo riconosciuta uguale e conformata ai dettami di massa, non essendo allineata alla carnascialesca cantilena stolta dei luoghi comuni propagati e tramandati di generazione in (de)generazione da una prosapia d’inestirpabili uomini immondi, non essendo ascritta semmai a un gruppo sociale per via d’una sacrosanta, vivaddio, natura inesorabilmente connaturata alla sua alterità troppo dissimile rispetto a un mondo appiattitosi nel pregiudizio e nella svelta supponenza plebiscitaria di una collettività malsana, un’umanità adattatasi alla retorica, ai verdetti esecrabili della propria facile boria merdosissima, un’umanità che impietosamente non solo non prova compassione o s’impietosisce ma perfino nella sua fallacità chiarissima volgarmente insiste, non recedendo dalle sue intransigenti (im)posizioni fasciste, ecco… dapprima quest’anima osteggiata, vilipesa ed emarginata nel silenzio s’ammutolisce, nella melanconia a prima vista pacifica e innocua s’intristisce, nell’amarezza e nell’arrendevolezza, nella mancanza di capacità reattiva si svilisce e nell’abbattuta autostima, dai farisei impostori, dai facinorosi imbattibili impunemente e ignobilmente scalfita, poltrisce o forse soltanto le sue rabbie ancor inesplose tremendamente, segretamente patisce.

Ecco, Joker, a detta dello stesso Todd Phillips doveva essere un potente monito scagliato in barba a questa società oramai irredimibile e barbarica. Che, edonistica, alle gioie più meschine ed egoiste incita, al solipsismo più menefreghista istruisce e ragiona a compartimenti stagni schematici, bigotti e qualunquistici.

Ebbene, Phillips c’è riuscito. Sì, a creare un’opera figlia della New Hollywood che, attingendo dalle cupe atmosfere malinconicamente oniriche di quei tempi tristi o forse soltanto rivoluzionari e stanchi delle baggianate ecumeniste di John Lennon e compagnia bella, combatté il pacifismo.

Sì, può apparire ossimorica quest’affermazione in termini, appunto, contradditoria.

Non dovrebbe infatti la pace regalare serenità e armonia? Non sempre, anzi, quasi mai la pace totale crea universale felicità perdurevole.

Viviamo in tempi ove impera l’ipocrita buonismo, ove tutti si scattano selfie a trentadue denti col drink in mano ma io, dietro questa contentezza tanto ostentata, dietro questa deflagrazione d’allegria a prima vista contagiosa e, appunto, disarmante, scorgo incurabile tristizia allarmante.

Sì, non siete felici ma vi hanno chiesto di esserlo a tutti i costi, costi quel che costi e voi abdicaste, rinunciaste per comodità ai vostri intimi credo inviolabili per non sentirvi diversi e guardati a vista. Cosicché, omologandovi all’andazzo ridanciano e frivolo, al solito putiferio carnevalesco, caciarone e chiassoso, politicamente corretto e improntato agli ordini impartitivi dalla pubblicità dei dentifrici e degli shampoo al balsamo, sembrate adesso tutti dei perfettini manichini appena usciti da un estetista che vi ha reso carini…

Sì, una società da Brazil di Terry Gilliam in cui chiunque, per non sentirsi escluso, (s)fatto come uno stampino, è uguale all’altro in tale processione di uomini e donne schifosi ma esteriormente bellissimi.

In Sala Grande al Festival di Venezia, ah sì, Joker io vidi.

Un evento che conserverò eternamente nella mia memoria. Sì, ancora forse non me ne rendo conto. Io assieme a un paio di migliaia di persone, sono stato fra i pochi fortunati al mondo a vedere uno dei massimi film degli ultimi dieci anni alla sua prima per la stampa. Che culo, ah ah.

E qui ancora spoilero in quanto sono uomo spoglio che tutti polverizzo.

Di Arthur Fleck non ci venne detto di quale malattia mentale soffra.

Notammo solamente che è affetto da un’esagerata ilarità smodata spontaneamente stupidissima. Meravigliosa!

Sì, una risata lontana dagli applause telecomandati e dalle risatine dell’ex Zelig ove spesso le battute in effetti facevano ridere ma altre volte facevano davvero piangere ma per cui la gente, sapendo che apparteneva al pubblico pagante, quindi probabilmente sarebbe stata pure inquadrata per i pochi istanti di celebrità catodica, rideva ugualmente. Eh sì, così se mi vedono nella replica registrata i miei figli, i miei amici e parenti, eh già, penseranno che me la sto ridendo da matti.

Sì, le persone sono pazze. Molti ragazzi venderebbero la loro madre come Anna Maria Barbera (che non è sposata all’impomatato direttore della Mostra, Alberto Barbera), eh sì, povera donna che a causa d’una vita difficile piena di sacrifici divenne appunto grassa e brutta, buttandola a ridere come la Sconsolata, suo nome d’arte, pur di avere una cena a base soltanto d’insalata o da salami con Vanessa Incontrada.

Vengono fuori gli animali più strani… la notte, diceva il profetico folle Travis Bickle di Taxi Driver.

Il mondo non è cambiato più di tanto. I cinquantenni stanno a casa d’estate mentre la moglie è in vacanza e sono talmente fedeli che, in assenza di quest’ultima, non la tradiscono con la prima sguattera incontrata in un bar. No, portano la fede al dito. Al massimo, si collegano, liberi da occhi indiscreti sul sito blacked.com.

Poiché, come dice l’imbecille detto italiota, non è mai vero tradimento anche se è stato un onanismo praticato con sentito, voglioso ardimento.

Però questi uomini pasciuti ed economicamente sistemati, cazzo, scoprono che la moglie non è andata a Rimini con le amiche come invece lasciò supporre loro.

E fanno la fine di Martin Scorsese sempre di Taxi Driver.

Ah ah.

Eh sì, la moglie fu stufa di tutti i suoi gelidi inverni da professoressa “tu mi stufi”, altezzosa e sempre tirata in tailleur da dottoressa Wendy Carr di Mindhunter (e ho detto tutto…), al che si diede a una seratina con Lexington Steele o con un mandingone come Dredd, uomo col martellone a riempire il vuoto pneumatico della donna da lui stantuffata per sbiancarla da una vita, più che nera, ingrigitasi nella noia più bruciante da strega-megera.

Ah ah.

Vedo giovani d’oggi assolutamente incoscienti che s’improvvisano commedianti da cabaret per 15 minutes di popolarità esibiti in bettole frequentate da Emil Slovak e Oleg Razgul di 15 minuti – Follia omicida a New York.

Sì, con Ragzul che li filma, brindando alla Vita è meravigliosa di Frank Capra, per poi spedire il tutto al Maurizio Costanzo di turno, ovvero Bob De Niro/Murray Franklin.

Sì, giovani inesperti, totalmente inconsapevoli di essere pagliacci d’avanspettacolo che, dopo aver inventato due barzellette che hanno fatto sganasciare soltanto la cerebrolesa bagascia con cui stanno, si credono Murray.

Non De Niro, però. Quello de Lo sbirro, il boss e la bionda.

L’uomo saggio da Broken Flowers che potrebbe tranquillamente ingropparsi Scarlett Johansson di Lost in Translation ma sa che Scarlett è ancora giovane, è una bimba. Forse lei si divertirebbe, anche lui, parecchio.

Ma poi, dopo che saranno venuti entrambi, cosa davvero tangibilmente ne sarebbe concretamente venuto?

Lei, a lungo andare, infatti, stando con un uomo molto più maturo, si rattristerebbe poiché lui ama Leonard Cohen e L’uomo che non c’era dei fratelli Coen mentre a lei, in fondo in fondo, piace ancora fare la troia, la Black Dahlia. Divertendosi a sfottere i ragazzacci che adorano le fighe di plastica come Black Widow.

Sì, la classica tipa laureatasi a pieni voti, col suo bagaglio dunque anche sessualmente da 110 e lode, dunque una che pensa di essere già arrivata e, prima di dartela affinché tu possa inserirglielo, pretende che tu la posso inserire come Harvey Weinstein…

Ah ah.

Ecco, verso metà del film Joker, questo Fleck malato non si sa di cosa, se di disturbo borderline, di deficit cognitivo, di complesso di Edipo, di schizofrenia ridens, ah ah, di psicosi compulsiva o forse solo di mal di schiena ipocondriaco grazie al quale si fa passare per invalido, rubando i soldi allo Stato, viene ferocemente aggredito in metropolitana da tre storpi nel cervello.

Questi tre minorati mentali assai robusti fisicamente pensarono d’aver di fronte a loro Ugo Fantozzi con una maschera da carnevale di Viareggio, invece scoprirono che Arthur Fleck non volle più lasciarsi infinocchiare come Tom Cruise di Eyes Wide Shut.

Sì, esasperato da una società di potenti che, per rincoglionirti e tenerti lontano dal loro porcile, ti fanno credere, con la suggestione psicanalitica e l’ipnosi alla tua debole ipofisi, che non avrai mai una donna con la mask veneziana, compie una trasformazione inaspettata, impressionando perfino la psicologa presso cui era in cura.

Sì, la psicologa di Fleck pensò, essendo lei donna che capisce tutto, che Fleck fosse un ragazzino timido come Jean-Louis Trintignant de Il sorpasso e invece scoprì che ebbe sempre di fronte il figlio di Bruce Lee, cioè Eric Draven…

Eh sì, al povero Fleck, gli uomini e le donne col cervello grande, ah ah, fecero credere che lui persino fosse cieco o che, perlomeno, soffrisse d’una visione alterata rispetto alla norma della realtà.

In un baleno, Fleck fu stanco d’essere sempre servile e di rispondere a un bocca al lupo o un odioso, falso in culo alla balena… prego, grazie, crepi.

– Ciao, Arthur. Hai preso, oggi, le medicine? Bravo. Il lavoro come va?

– Be’, non mi assume nessuno.

– Non disperare, figlio mio. Vedo che non ti tieni informato. Si sa, la situazione economica attuale è questa. Non sei mica il solo.

. Lei però guadagna centomila Euro all’anno.

– Mi sono fatta il culo. Vedrai che con un po’ d’impegno tutto si metterà a posto.

Viviamo in una società evoluta. Un lavoro adatto alle tue caratteristiche lo troverai. Non viviamo più negli anni settanta ove bastava un diploma per trovare un posto fisso. Oggi, anche per pulire i cessi, devi avere tre lauree in igiene mentale. Siamo progrediti.

– Appunto.

– Eh, ma non disperare. Non piangerti addosso. Forza e coraggio. Basta rimboccarsi le maniche.

Un tempo, donne malate di mente come Frances Conroy non si sarebbero mai sognate di avere un figlio così figo come Batman dal sindaco di Gotham City.

Be’, c’è da dire che lui non riconobbe la loro maternità e si comportò nei loro confronti come Mussolini.

Ma almeno a Thomas Wayne/Benito, tu e tua madre dovete una casa con un tetto.

Sì, è come Trump, Thomas. Sempre meglio di Matteo Renzi che, col suo concetto di dignità, s’è fatto fregare da Di Maio coi suoi utopistici redditi di qua e di là.

Sempre meglio di Salvini, uno che promise e promette mare e monti solo se lavori già alla Rai come la sua ex, la Isoardi.

Mentre a chi ama un’extracomunitaria come Zazie Beetz gli prescrive cure mediche a un centro di salute psichica.

Dimmi la verità, Fleck? Non auto-ingannarti. Senti molto la mancanza di una compagnia femminile?

– No, guardi. Conobbi una che al posto di un ragazzo volevo un modello dei profumi.

– Capisco. Quindi cos’è che ti turba tanto? Non ti piace Joker di Todd Phillips? Reputi che sia un film diseducativo da segnalare al team di Facebook, una giuria composta da Gene Hackman, appunto, di Runaway Jury, formata cioè da uomini e donne che bloccano uno se gli sta antipatico e non corrisponde ai loro background di razza, sesso e religione, mentre lasciano pubbliche le oscenità scritte da uno del loro social?

Che cosa ti angoscia? Il fatto che il novanta per cento della gente legge i libri e acclama Apocalypse Now ma non conosce Joseph Conrad? E alla Conad preferisce la Coin?

È questo che ti dà tanto fastidio? Guarda, stasera prendi il farmaco neurolettico di cui ora subito ti faccio la ricevuta. Vai dal farmacista, ficcati in boccale le pillole da me assegnateti e vedrai che sarai talmente rimbambito che ascolterai anche Meraviglioso nella versione dei Negramaro.

Vedi? Basta così poco per essere un ritardato come tutti.

 

Una delle più grandi tragedie di cui l’umanità abbia avuto e avrà memoria…

Joker, signore e signori, indubbiamente un capolavoro. Il migliore Cinema fintamente mainstream che è anche Arte purissima e celluloide vérité memore perfino di Born to Win e Bang the Drum Slowly.

di Stefano Falotico

A BEAUTIFUL DAY IN THE NEIGHBORHOOD – Official Trailer: TOM HANKS è il diavolo


22 Jul

tom hanks fred rogers

friedkin amorthLa mia autoironia è diabolica.

Spero che non rimarrete turbati se le sparerò grosse. Io do gusto alla parola goliardia, forse solo alla gola.

Credo che si tratti, al di là delle esagerazioni, di un post tremendamente romantico.

Ah ah.

Ebbene, che cosa ho appena scritto nel titolo? Che Tom Hanks è il diavolo?

Sto delirando? Ma come?

In questo film, del quale è da poche ore uscito il trailer, interpreta la parte di uno degli uomini universalmente riconosciuti come fra i più buoni che abbiano mai calcato, coi loro piedi lievemente dorati a passo di danza da Roberto Bolle, questa terra macabra e macerata sin dalla notte dei tempi dall’ombra, appunto, demoniaca di colui che incarna, cupidamente avido e tentatore, tutto ciò che vi può essere d’antitetico rispetto al concetto di Bene, ovvero Belzebù, forse Robert De Niro di Angel Heart.

Vale a dire il demonio, detto altresì il Maligno.

Breve pausa pubblicitaria, ora, di natura comica:

un mio ex amico era ossessionato da Lucifero. Seguiva tutti i programmi, a tarda notte, sugli esorcismi praticati da padre Gabriele Amorth. E s’identificava con Max von Sydow de L’esorcista di Friedkin, soprattutto con Padre Damien Karras.

Ora, la verità, da lui ricusata di resilienze sue ammirabili, combattive e grintose, forse soltanto patetiche e menzognere, oh, dio l’abbia in gloria, è che soffre di schizofrenia con manie religiose.

Ne è però a tutt’oggi inconsapevole così come Alba Parietti pensa tuttora di essere sexy e invece non ha oramai più niente di Elizabeth Hurley del film Indiavolato.

Sì, la Parietti una volta disse che se un uomo, dinanzi a lei ignuda che avesse ballato la danza del ventre, non fosse rimasto piacevolmente eccitato a sangue, talmente posseduto, appunto, da un viscerale istinto imponderabilmente libidinoso elevato alla massima potenza mefistofelica e assai poco metafisica di goderla appieno, se un uomo, dirimpetto alla venustà delle sue lisce gambe maliarde da bramosa dea del piacere più smanioso, fosse restato incredibilmente impassibile, no, forse non era omosessuale o impotente, semplicemente era praticamente Brendan Fraser del succitato film di Harold Ramis.

No, in verità vi dico che non disse questo. Disse esattamente, testuali parole, che in virtù della sua travolgente carica erotica, non so se da virtuosa, poteva avere tutti gli uomini a sua volta desiderati grazie soltanto allo schiocco delle sue fenomenali gambe da Galagoal. Grazie al movimento delizioso delle sue caviglie sfiziose inguainate in collant provocanti che s’allineavano magicamente a tacchi a spillo decisamente seduttivi da femme fatale incantatrice, impossibile da resisterle. Mah, io le ho sempre resistito. Le sue gambe erano indubbiamente un belvedere ma non aveva un gran sedere.

Gambe che tanti anni fa resero qualsiasi uomo, anche Gianluca Vialli, Miki Manojlović de Il macellaio.

Tinto Brass, per esempio, sognò sempre di averla… come protagonista di una delle sue pellicole ma dovette, impotentemente, soccombere davanti al rifiuto di Alba di porgergli il fondoschiena, a livello cinematografico, nel mandarlo invece a fare in culo a livello, diciamo, prettamente volgare, papale papale e forse poco comunque da donna monaca.

Fallo sta, no, fatto sta che ora Alba fa sinceramente schifo al cazzo. Non bastano, cara Alba, diecimila ritocchi di chirurgia facciale per sopperire al tempo che inesorabile avanza e t’ha reso adesso Glenn Close de La carica dei 101.

Glenn, in questo film, assomiglia anche a Meryl Streep de Il diavolo veste Prada.

E dunque il mio teorema non fa una ruga, no, una grinza.

Torniamo però al mio ex amico.

Innanzitutto, perché ex?

Ecco, ora vi spiego. Litigammo, sebbene in modo pacifico.

Tentai in ogni modo di fargli capire con le buone, come si suol dire, di discolparsi? No, per una volta buona, di scopare!

Per liberarsi dai suoi interiori demoni che l’avevano relegato in una solitudine infernale. Era infatti, forse lo è ancora, preda dei suoi insanabili conflitti psicologici da maledetto Dalai Lama dei suoi coglioni.

S’elevava a santone, pontificando come nemmeno Papa Giovanni XXII, (ri)battezzato appunto Il Papa buono.

Ma non ne volle sapere di cambiare. Protervamente auto-crocifissosi nel cercare disperatamente un’inattingibile pace esistenziale, soprattutto dei suoi sconvolti sensi su di giri.

Dissennava da mattina a sera, sbraitando neanche se fosse stato scannato come un maiale al macello divorato dalle mannaie di carnali attentatori alla sua purezza da agnellino.

Appena infatti qualcuno lo pungolava, urlava. Travolto da un’ira lupesca. Dal suo appartamento provenivano ululati e latrati che s’udivano perfino nelle brughiere di Un lupo mannaro americano a Londra.

Questo mio ex amico è in cura psichiatrica.

Credo che, detta come va detta, dai tremendi gironi infernali della psichiatria non si salverà mai e vivrà tutta questa sua vita, in realtà poco materialistica, bensì spiritualmente tormentata, nella profondissima nerezza spettrale delle sue rabbie bestiali.

Non è una persona cattiva e dunque vagherà sempiternamente nel Purgatorio. Assumendo quotidianamente però dei purganti, forse soltanto dei tostissimi, pesanti tranquillanti.

Ecco, bisticciammo perché una volta mi confidò quanto segue:

– Stefano, sono stanco! È da un’eternità che sto pigliando inculate a raffica! Domani, farò una strage!

Così, farò capire a tutti chi sono, una volta per tutte. Forse mi metteranno in carcere, mi daranno l’ergastolo oppure morirò sulla sedia elettrica ma ne sarà valsa la pena.

La pena!

 

Con enorme tranquillità, nel putiferio delle sue grida indemoniate, gli porsi una risposta benefica per moderare i suoi stati mentali assai confusionari. Non tanto pericolosi quanto, più che altro, per sé stesso allarmanti:

– No, amico. Nessuno ti sbatterà in prigione, stai tranquillo.

– Davvero? Sei serio?

– Sì, certo. Sono serissimo. Nessuno ti mette in carcere se vai in giro e ammazzi tutti quelli che ti possano capitare a tiro.

– Grazie. Mi sento risollevato.

– Lasciami, per piacere, finire di parlare.

– Va bene. Dimmi pure.

– Finirai semplicemente in manicomio. E butteranno la chiave.

 

A questo punto, lui stette per ammazzarmi.

Ah ah.

Ora, a parte gli scherzi. Ci misi davvero l’anima, come si suol dire, per dargli una mano.

Perché, a proposito di Keanu Reeves, non quello però de L’avvocato del diavolo, un figlio di puttana peggiore di Satana in persona, mi riferisco al suo Neo di Matrix, ha ragione veramente il suo mentore Laurence Fishburne, uno che vide l’Apocalype Now, sublimò ogni trauma e frequentò il bar gestito da Tom Waits in Rusty il selvaggio.

Parlo per esperienza.

In questo mondo, non esiste nessun Eletto. Solo gente che passa le sue giornate a letto poiché sfiancata da una vita troppo frenetica e spossante?

No, perché non ce la fa e l’hanno subissata di neurolettici.

Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai.

Pillola rossa: resti nel Paese delle MeraviglieE vedrai quant’è profonda la Terra del Bianconiglio.

Dunque, morale della favola:

vedere la vita con iper-coscienza non è affatto bello. Il grado di sofferenza psicologica è ancora più elevato rispetto a quando la vedevi da persona cosiddetta normale, perciò malata.

Normale fa rima spesso con ebetudine, con grande sonno, con effetto narcotizzante.

Vivrete forse sereni e non più tormentati ma anche, appunto, da incoscienti ridanciani stupidi e superficiali.

Se invece voleste addentrarvi nell’enigmatico magma di voi stessi, se vorrete assaggiare la lava vulcanica di emozioni forse brucianti ma anche stupendamente potenti, dovrete essere disposti a pagarne il prezzo ardente. Stupefacente. Talvolta inculante eppur ficcante.

Può darsi che non ce la farete. E non accetterete il mondo nella sua cruda, crudele, perversa animalità strafottente.

Allora, probabilmente tornerete nuovamente schizofrenici o deficienti.

La schizofrenia deriva dal greco, significa sostanzialmente scissione.

Spaccatura fra l’individuo affetto, per reazione inconsciamente difensiva al dolore della vita col suo carico di delusioni e giornaliere complicatezze, e il mondo esterno poco nei suoi riguardi affettuoso.

Il mio amico infatti è schizofrenico perché soffre moltissimo. S’è creata, per molte sfortunate circostanze sue esistenziali, una barriera fra lui e la piacevolezza fluida del vivere.

Da cui il suo stesso rompicapo per risolvere l’enigma della sua personalità contorta e perennemente contro tutti in lotta.

Ecco, detto ciò, torniamo a Tom Hanks.

In A Beautiful Day in the Neighborhood, ennesimo ruolo per cui potrebbe essere candidato all’Oscar, interpreta il mitico Fred Rogers, da non confondere con Ginger Rogers.

Fred Rogers… scusate. Ho letto bene?

Quaranta e passa lauree honoris causa.

Cristo, è stato Dio sceso in terra!

 

Ora, io ho visto due volte Tom Hanks dal vivo al Festival di Venezia. La prima per Salvate il soldato Ryan, la seconda per Road to Perdition.

Tom Hanks, per via di questo suo faccione rassicurante da bonaccione, è stato quasi sempre designato dai registi per interpretare, appunto, parti da super buono.

Io vi dico solo una cosa. Tom Hanks non è certamente una persona cattiva, ovviamente la mia è stata un’iperbole, non è quindi il diavolo.

Ma per stare a Hollywood, per rimanerci da una vita a questi altissimi livelli, proprio un pezzo di pane non dev’essere, diciamo. Tom è un volpone, un ottimo marpione.

Hollywood è un posto di corrotti, di marci sino al midollo, di bastardi, di troie, di falsi sorrisi, di squallidi compromessi. Anche carnali, di viscidi stronzi, di leccaculo, di porcellini…

Esiste un solo Fred Rogers sulla faccia della terra. Ed è il sottoscritto.

Ma vorrei congedarmi, sorelle e fratelli, con questo mio aneddoto.

Qualche mese fa incontrai di nuovo uno dei miei ex allenatori di Calcio, Moreno.

– Stefano, come sei cambiato. Che fai adesso?

– Non lo so, vorrei saperlo pure io. Prendo a calci me stesso, forse.

– Ah, capisco. Uhm, un duro lavoro incessante o forse solo interessante. Comunque, non ti vedo male.

– Grazie. Suo figlio invece come sta?

– Be’, sai, Stefano. Gliene sono successe tante.

– Mi ricordo che stava con una bella tipa all’epoca.

– Non più. Entrambi ebbero un grave incidente stradale. Mio figlio s’è salvato per miracolo. N’è rimasto illeso.

– La sua ragazza, invece?

– Lei è finita sulla sedia a rotelle. Mio figlio l’amava ma sai com’è. È un uomo, prima o poi avrebbe avuto bisogno anche di altro…

– Significa che non l’amava.

– Come ti permetti di dire questo?

– Dico la verità. Di lei amava forse la sua compagnia, ci stava bene e probabilmente le piaceva molto a livello puramente fisico. Ma non amava la sua anima.

– Forse hai ragione.

 

Io non sono nessuno. Non sono niente.

Se mi faccio un po’ di pubblicità coi miei libri, non dovete pensare male.

Sto cercando la mia strada.

Come tutti.

E, come sapete, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

La vita è dura, lo è sempre stata, spesso è una grossa fregatura ma non mi lascio più incantare dai miraggi, dalla retorica di Hollywood, tantomeno da questo troiaio generale.

Se volete, uomini, essermi amici, io sono qui.

Sapete dove trovarmi. Se invece, voi donne, voleste essermi amiche, pretenderei però qualcosa in più. Ah ah.

Nel bene o nel male, siamo tutti figli di un mondo che non risparmia colpi bassi.

Non dobbiamo assolutamente credere ai falsi abbagli, non dobbiamo cedere alle lusinghe maligne ma la canzone di Zucchero, Diavolo in me, diciamocelo, rimane una delle sue più belle e sincere di sempre.

Ah ah!

Sugar Fornaciari ora è una merda.

Ma è stato per molti anni un grande.

Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra?

No, fa male la pietra. Meglio una mela. Scagliami una mela e faremo melina.

Ah ah.

Dunque, zuccheratevi.

Oro, incenso e birra è un capolavoro indiscutibile.

padre damien esorcistaroad to perdition

di Stefano Falotico

liz hurley bedazzled

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