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Giornate frenetiche come quelle di Henry Hill di Goodfellas – Chi vincerà gli Oscar? Intanto, il 9 Febbraio sarò al Mikasa a vedere Federico Frusciante, lunga vita al Falò!


05 Feb

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liotta goodfellasSì, avete presente, no, il pre-finale di Quei bravi ragazzi quando un magnifico, esasperato, insuperabile come il tonno Rio Mare, eh sì, Ray Liotta fu costretto a districarsi fra mille impegni. Fra polpette, donnette, cuginetti, amici fraudolenti e viscidi, grilletti di pistole che non funzionano, padelle e pentole, l’elicottero che lo spia e lo segue, manco fosse l’UFO di Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre.

Vi ricordate, per l’appunto, pure questo cult dell’infanzia con un Bud Spencer d’annata?

Sì, state parlando col Quentin Tarantino italiano, figlioli belli.

E Chissà perché… capitano tutte a me. Ove c’è pure il compianto, leggendario Ferruccio Amendola, ex doppiatore storico di Bob De Niro.

Sì, ebbi momenti nella vita da alienato, da emarginato ove, seppellito vivo, con voce alla Ferruccio, mi divertii (mica tanto) a fare il Jack Lucas de La leggenda del re pescatore quando, invero, fui soltanto Robin Williams dello stesso film. Ah ah.

Io sono un alieno, non lo sapevate?  Sono H7-25/Cary Guffey e adoro Essi vivono.

Dai quattordici anni ai venti, diciamo che non è che vissi tanto. M’inabissai nelle notti da Warriors. Cazzeggiando un po’, diciamocela.

Ma ora saranno di nuovo botte per tutti poiché, come Bud Spencer di Bomber ma soprattutto dello stupendo Lo chiamavano Bulldozer, il Falò tornò in pompa magna. Anche se, ultimamente, non tanto magno/i, infatti persi venti chili in due settimane. Roba da Joaquin Phoenix di Joker.

Scrivo recensioni a raffica, il cervello è quello di un uomo coltissimo ma è anche colto da spasmi onirici, un’altra modella mi contatta per essere la protagonista di una mia nuova copertina quando in verità vi dico che mi piacerebbe contattarla, di veri Incontri ravvicinati della terza topa, no, del terzo tipo, sotto una coperta.

Quello vuole l’articolo sugli Oscar, quell’altro fa la bella statuina.

Ah, che serata incasinata.

Alle 23, incontrai un simpaticissimo ragazzo, direttore artistico del Mikasa. Club ove, domenica 9 Febbraio, nella stessa notte in cui si svolgeranno gli Academy Awards, Federico Frusciante intratterrà chi comprò il biglietto, come me, con la sua monografia su Tetsuo.

Squilla sempre il cellulare, il mio uccello a fasi alterne.

Uno vuole che, con la mia voce, gli reciti il suo nuovo libro. Un mio detrattore invece vuole che finisca a guidare i trattori senza avere nemmeno un soldo per un piatto di pastasciutta in trattoria.

Ma il Falò, fratelli e sorelle, s’illuminò di colpo, ringiovanì esplosivamente come un orgasmo e ora, se mi siete nemici, sono cazzi vostri. Pigliatevi questo ed evviva il Joker.

A proposito dell’ultimo Tarantino, ne dissi peste e corna.

Ma, parafrasando Uma Thurman e David Carradine di Kill Bill.

– Come hai fatto a ritrovarti?

– Io sono io.

 

Ebbene, oramai ci siamo. La magica notte delle stelle è vicinissima.

Esattamente, l’imminente 9 Febbraio, al Dolby Theatre di Los Angeles, in California, si svolgerà la kermesse della novantaduesima edizione degli Academy Awards, denominati più comunemente Oscar.

Mentre Hollywood è in fibrillazione, mentre tutte le attrici e gli attori, fieri di sfilare sul red carpet, stanno già lottando, senza tregua, a colpi di sarti per indossare gli abiti firmati più prestigiosi, mentre l’alta moda sussulta, finemente cucendo ed elegantemente sfoderando smoking elegantissimi e paillettes delle più esuberanti e variopinte da esporre orgogliosamente e vanitosamente in bella vista, noi qui stileremo le nostre predictions. Ovvero le previsioni riguardo quelli che, a nostro avviso, saranno i vincitori.

Ora, dopo l’assegnazione dei Golden Globes, degli Screen Actors Guild Awards e dei premi BAFTA, abbiamo già un quadro piuttosto ben delineato dei nomi più papabili per le rispettive vittorie definitive.

Brevemente eppur dettagliatamente, ci soffermeremo su ogni singola massima categoria, sviscerandovi le nostre considerazioni, soppesandole e, dopo un’attenta, scrupolosa e soprattutto oculata meditazione estremamente obiettiva e ponderata, basandoci per l’appunto sui ricevuti riconoscimenti poc’anzi menzionativi, attenendoci quasi esclusivamente ai più attendibili pronostici dei cosiddetti allibratori esperti in materia, non trascurando però le nostre personalissime predilezioni, descriveremo ed elencheremo minuziosamente, nelle righe seguenti, ogni pellicola, attore e regista che reputiamo possa aggiudicarsi l’ambita statuetta dorata.

Potremmo ovviamente sbagliarci poiché, sebbene quest’anno i giochi sembrino già fatti e non ci pare, sinceramente, che possano esservi delle clamorose sorprese rispetto ai nomi oramai dati per assodati come sicuri vincitori, gli Oscar, soprattutto ultimamente, non mancarono di stupirci.

Pensiamo, per esempio, alla scorsa manifestazione quando vinse Green Book. Bellissimo film che però in pochi avrebbero immaginato che potesse meravigliosamente, in extremis, trionfare. Sbaragliando una concorrenza, forse, persino qualitativamente superiore.

In questa nostra analisi, partiremo ovviamente dalle categorie più importanti, vale a dire quelle del Miglior Film e del Miglior Regista.

Se dovessimo attenerci ai gusti del pubblico di più bocca buona e soprattutto affidandoci alle valutazioni della Critica più esigente, stando alle varie medie recensorie più alte, dovrebbe vincere Parasite. Reputato unanimemente il film capolavoro indiscutibile della stagione.

Noi tifiamo, segretamente, per Joker, la pellicola che, a livello di nomination guadagnate, cioè addirittura undici, parrebbe, in quanto a numeri da offrire, la favorita assoluta. E forse potrebbe finalmente vincere anche Quentin Tarantino col suo controverso eppur molto amato, soprattutto negli Stati Uniti, C’era una volta a… Hollywood.

Sarà l’anno dell’attesissima consacrazione di Quentin?

Purtroppo, no. Poiché quasi certamente vincerà Sam Mendes col suo 1917.

Il quale bisserebbe, aggiudicandosi un’altra statuetta dopo l’Oscar vinto, nel duemila, con American Beauty.

Passiamo ora alle categorie Miglior Attore e Miglior Attrice protagonisti.

A furor di popolo e meritatissimamente, il vincitore sarà Joaquin Phoenix. Che, per la sua interpretazione in Joker, già vinse, in maniera sacrosanta, tutti i premi possibili e immaginabili.

L’Oscar è già suo, Joaquin deve solo aspettare di sentire pronunciare il suo nome e di salire sul palco per recitare ancora una volta l’ennesimo discorso di ringraziamento.

Tutti i suoi avversari, infatti, cioè Antonio Banderas di Dolor y gloria, Jonathan Pryce de I due papi, Leonardo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood e soprattutto Adam Driver di Storia di un matrimonio (il rivale, tutto sommato, più temibile e agguerrito di Phoenix, l’unico che potrebbe contendergli lo scettro), sono onestamente spacciati, malgrado le loro prove, a eccezion fatta forse del sopravvalutato DiCaprio, siano state eccelse e notevoli.

Come miglior attrice vincerà Renée Zellweger di Judy. Però chissà…

Scarlett Johansson potrebbe darle filo da torcere sino alla fine.

Oppure, Charlize Theron, dopo l’Oscar da lei vinto per Monster, potrebbe con Bombshell soffiare all’ultimo secondo l’Oscar alla Zellweger?

Per la categoria miglior attore non protagonista, anche in questo caso la vittoria di Brad Pitt sembra soltanto una formalità da ufficializzare.

Ci piacerebbe che vincesse Joe Pesci. Che, col Russ Bufalino di The Irishman, ci donò un comeback memorabile da consegnare ai posteri.

Pesci però ottenne già la statuetta come miglior attore non protagonista per Quei bravi ragazzi.

Stesso discorso vale per Al Pacino. Già vincitore dell’Oscar per Scent of a Woman. E per Anthony Hopkins che impugnò e alzò al cielo l’Academy Award per Il silenzio degli innocenti.

Dunque, il non ancora oscarizzato Pitt, dopo le nomination come miglior attore per L’arte di vincere e per Il curioso caso di Benjamin Button, dopo aver perso come non protagonista per L’esercito delle 12 scimmie, stavolta è oramai a un passo dal farcela.

Laura Dern, invece, vincerà per la sua prova in Storia di un matrimonio.

Anche se, a dirla tutta, Kathy Bates di Richard Jewell le è una spanna decisamente sopra. Kathy Bates è la più grande attrice vivente, senza se e senza ma, in maniera inopinabile.

Il premio per la migliore sceneggiatura non originale se l’aggiudicherà Taika Waititi per Jojo Rabbit.

Potrebbero invece Todd Phillips e Scott Silver vincere per la sceneggiatura non originale (?) di Joker?

Ne dubitiamo. Poiché vincerà Bong Joon Ho per Parasite.

Lasciando a mani vuote Tarantino, comunque già vincitore due volte per Pulp Fiction e per Django Unchained.

A conti fatti, il grande sconfitto di questi Oscar sarà proprio The Irishman di Martin Scorsese.

A dispetto delle dieci candidature ottenute, siamo pressoché convinti che potrebbe addirittura non vincere neppure un Oscar.

Non perché non meriti di vincerne, bensì perché Scorsese è oramai una leggenda vivente e si preferirà premiare altri film.

E questo è quanto.

 

 

di Stefano Falotico

Possibile che non sudi? Possibile che non studi? Possibile che non scopi? Sì, sono Starman, avevate dei dubbi?


01 Mar

bridges starman

Sì, sto editando la versione internazionale del mio libro su Carpenter. Attualmente sui maggiori mercati librari in italiano, presto nella lingua più parlata del nostro pianeta, ovvero l’inglese.

Prometto, e io ho sempre mantenuto le promesse, essendo anche Jack Nicholson de La promessa, sì, un uomo talmente oltre da esser considerato pazzo perché nessuno crede alla sua versione assurda dei (mis)fatti, che dopo Pasqua il libro sarà sui migliori stores della Terra.

Per la cover non vi è da apportare nessuna modifica. Il titolo è già in originale, Prince of Darkness.

Per il resto, mi sto facendo un discreto culo. E, nel penare di quest’immane, universale fatica, mi prendo solo alcune pause in cui penso, fumando col caffè, a una gran figa dal fondoschiena turgido, rotondo come il globo terrestre, a cui esserle nell’equatore un magma trivellante al fine di limare ogni stretto di Gibilterra e unire la mia penisola con la sua donna sola.

Sì, per molto tempo son stato scambiato per Haley Joel Osment. Reputato uno schizofrenico semi-autistico dotato di sesto senso e di A.I.

Più che altro, fui trattato da lebbroso come se avessi l’AIDS.

Un uomo temuto, soprattutto da sé stesso. Infatti, mi alienai per molto tempo, leggasi anche mi arenai.

Per via del mio prenderla con filosofia, fui tacciato d’essere un grande Lebowski.

In verità vi dico che sono, sì, Jeff Bridges, ma quello di Starman. Appunto. Mamma mia, ripeto, sto rileggendo per la traduzione il mio libro su Carpenter. Ma è roba stellare, cazzo. Di un altro mondo.

Sì, mi piglio per i fondelli da solo quando indubbiamente faccio la figura del pirla ma so anche complimentarmi con la mia anima, compiacendomene, quando senza dubbio ho scritto qualcosa che voi, poveri deficienti, non scriverete mai.

Di primo acchito, posso apparire come Dougie Jones di Twin Peaks. La mia prima ragazza ebbe un ottimo fiuto nonostante già fossi molto accasciato, e non “accosciato”, ah ah, a causa di molti rifiuti. Tanto da rischiare di diventare un umano rifiuto.

E lei capì, eccome se lo carpì, che dietro quell’espressione da tonto, da uno senza cervello, si nascondeva invero un grandioso uccello.

Io rimasi interdetto anche quando finimmo l’accoppiamento e lei, estasiata, mi volle, fortissimamente volle ancora dentro. Sì, come Alfieri e io le fui con piacere ancora fieramente alfiere.

Son scherzi che si fanno? No, devi riprendere (f)iato ed elevarti dalle squallide scopate.

Portare la mente a un livello concettuale della realtà molto sofisticato.

Devi ascendere a Starman.

Sì, a me nella vita è successo questo. Prima pensavo di non essere molto adatto al porcile volgare di massa(ie). Ma dovevo appurare, in maniera come ho detto impura, se era vero o se la mia era solo un’incapace verga. Ero un impotente matterello o solo un potente mattarello? Io direi un menestrello. E fu sol un minestrone non tanto bello.

Adesso, anzi, da an(n)i a questa parte, ho tristemente compreso che questo mondo mi debilita. Questo mondo capitalista, edonista, marcio, burocratizzato. Ove, se non ti attieni alle trombate collettive, vieni presto… sì, lobotomizzato.

No, non è il mio habitat. Non mi do affatto delle arie, credendomi chissà chi. Espongo i falli, no, i fatti come stanno.

Il mio habitat naturale è il firmamento.

Insomma, pensavo di essere caduto dalle stelle alle stalle e di essere un coglione stallone e invece, ahimè, ho capito di essere realmente un “extra-terrone”, come dice Lino Banfi.

Un uomo malinconico non inseribile, nonostante l’abbia inserito…, ai parametri efficienti di questa società ad alto tasso di produttiva coefficienza e, come detto, di notevole scemenza.

Appena prendo aria, uscendo dal guscio, mi sento soffocare, le palpitazioni cardiache crescono e davvero sudo… freddo. C’è una bomboletta di ossigeno? In mancanza di quella, è gradito anche un bombolone alla crema.

Sì, essendo il mondo popolato da animali, essendo io geneticamente superiore, dovete credermi. Quando giocavo a Calcio, non sudavo mai.

E molta gente si chiedeva: ma questo come fa a sapere tutto e non ha mai studiato?

Siamo anche sicuri che abbia scopato?

Fidatevi, io ho molto sgobbato.

Essendo genio innato eppur mai nato.

Un bel problema, cazzo. Ora, come lo mettiamo? No, la mettiamo?

Mi son di nuovo superato. Tutti quanti questo risultato, perfino gli psichiatri, avevano sperato.

Io no, invece. Perché sapevo che sarei stato soltanto nella purezza speronato.

Sì, a questo mondo di puttanesimi e troiate, è meglio una sana peperonata. Rivoglio il mio battesimo!

Sì, pur di tornare lindo, son disposto perfino a un periodo di quaresima.

Infinito!

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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