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La nobile arte del doppiaggio spiegataci da Pino Insegno e i metodi Stanislavski e Lee Strasberg “impartitici” da Stefano Accorsi


27 Dec

Lasciami+Andare+Closing+Ceremony+Red+Carpet+cVGqgmd43WhlSu suggerimento di un mio amico, ho guardato ed ascoltato molto volentieri le interviste del celeberrimo Marco Montemagno rivolte rispettivamente a Pino Insegno, doppiatore oramai provetto e fortunato ex marito della bella e sexy Roberta Lanfranchi, oggi sposato con l’altrettanto pimpante e sgambettante, no, sgambata e non so se in gamba, Alessia Navarro, e a Stefano Accorsi, famoso testimonial indipendente, no, pagato in modo davvero rimarchevole, forse un po’ da marchettaro, indimenticabile nel Maxibon ché two gust’ is megl’ che one, detto in cadenza strascicata alla bolognese di s alla James Bond/Sean Connery menzionato da Insegno, celebre Dino Campana sui generis di Un viaggio chiamato amore per la regia di Michele Placido. Dino, uomo per nulla placido, abbastanza turbolento, molto simile invero all’Accorsi de La stanza del figlio di Moretti Nanni. Dino, non quello di dammi un Crodino ché mi devo rifare la bocca di un altro sport, no, spot degli anni novanta arcinoto, quasi da circolo Arci, Dino, molto poco campano, infatti fu di Marradi in provincia di Firenze, “pazzo” alla stregua del pittore Giuseppe Arcimboldo, assai meno banale di Massimo Boldi, Dino, da non confondere con Dean Martin e con George Clooney del Martini. Ah ah. Comunque, a Lisa Snowdon, ex di Clooney, preferisco Colombari Martina.

Stefano Accorsi, protagonista popolare di Radiofreccia, interprete di Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni. Ho detto Negroni, da non confondere con l’illustre, oserei dire egregio signore, no, esimio cocktail dello stesso nome. Che piace molto alle signore così come l’Accorsi, ragazzo dai sani valori, più che altro da Antica Gelateria del Corso con limonate e peperonate servite in modo macchiato caldo alle sue ex donne più gustose d’un frappè al cioccolato.

Ho detto Jack Frusciante, fra l’altro. Non Federico Frusciante, gestore della videoteca Videodrome di Livorno che omaggia il capolavoro omonimo di David Cronenberg, ho detto Jack Frusciante, da non scambiare con John Frusciante, straordinario chitarrista epocale dei Red Hot Chili Peppers.

Ho detto Red Hot, da non confondere con hotdog, da non scambiare per una chat erotica.

Comunque, molta gente è tarda di comprendonio e, per anni, confuse Hotmail per un programma, in tarda serata, con Manuela Falorni, detta Venere Bianca. Ho detto Venere Bianca, da non confondere con la Black Dahlia, da non scambiare con David Bowie, detto il Duca Bianco.

Tornando a Nanni Moretti, bisogna avere gusto a tagliare il Mont Blanc, forse anche a digerire chili di Nutella da una confezione gigantesca in Bianca. O no? Oppure inevitabilmente ti viene il fegato amaro se vieni puntualmente snobbato da Laura Morante della quale sei da sempre innamorato.

E non c’è verso che lei ti caghi anche se le dedichi i migliori, più alti, poetici, deliziosi e squisiti versi. Sei un tipo introverso, forse, a lei forse piace Enrico Lo Verso.

Accorsi con Lo Verso girò Naja, Laura tanti ne girò, non te la dà e ti dice solo: stai buono, anche se sei maxi-bono come Stefano, vai a nanna.

Ho scritto Red Hot Chili Peppers. Da non confondere con Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, da non scambiare con gli anfibi Dr. Martens.

Stefano Accorsi, ex marito di Laetitia Casta. Scritto senz’accento sulla a di… ammazza quanto sei bona.

Laetitia, donna tanta, donna però non tanto castana naturale. O forse è davvero bionda e casta? Lo sa Louis Garrel. Se fossi in Louis, la lascerei subito. Una così attizza mille sguardi e non so come faccia, il Garrel, a non essere ancora impazzito come Dino Campana.

Stefano Accorsi, ora sposato con Vitali Bianca.

Ecco, interviste molto belle quelle di Montebianco, no, di Montemagno e risposte garbate dategli dai suoi intervistati. Uomini più fortunati di chi, per dirla alla Lino Banfi di Al bar dello sport, ha vinto il Montepremi.

Però, non esageriamo nell’autoglorificazione. È vero, sì, Pino Insegno ha fatto la gavetta e ora, dall’alto del suo apprendistato e del suo rimarcare vanagloriosamente che è/sia un professionista (nell’intervista l’avrà ripetuto ed evidenziato, con voce stentorea, almeno diecimila volte), vada giustamente orgoglioso dell’essere cresciuto esponenzialmente come doppiatore dopo la sua parte da “Oscar” di Roberto Vacca nel “capolavoro” Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone con Andrea Roncato, bolognesissimo, ma m’è parso troppo imbrodante quando ha modulato la voce nel farci sentire come s’impostino le corde vocali per recitare un audiolibro con delicati, romantici melliflui toni toccanti.

Di mio, su Audible, vi sono miei tre audiolibri da me recitati. Presto, saranno quattro e non mi sono avvalso della compagine tecnica di Pino. Non sono così ben attorniato. Non ho neanche come strumentista Pino Donaggio. Sapete che farò? Andrò alla gelateria Pino e gusterò un cremino, forse mal digerendo il mio essere spesso un cretino.

Pino che, nel ri-doppiaggio di De Niro nel secondo Padrino, a dircela tutta, fa sinceramente un po’ schifino…

Per quanto concerne Accorsi, che dirgli? Come Primo Ministro in The Young Pope di Sorrentino, be’, è meno credibile dell’attuale Presidente del Consiglio quando sostiene che non vi saranno altri lockdown e, nel mentre, dietro di lui assistiamo al volto da sfinge assai bugiarda del Casalino…

Accorsi, Il giovane Casanova, ci vorrebbe far credere che, per interpretare Made in Italy, utilizzò i metodi Stanislavski e Strasberg.

In tal caso, è meno credibile di Al Pacino come psichiatra forense in 88 Minutes.

E di De Niro in Nascosto nel buio. Poiché dubito che il Bob, per la parte dello psichiatra specializzato nell’infanzia che vuole fare sesso con Elisabeth Shue, la co-protagonista di Karate Kid e allo stesso tempo di Via da Las Vegas, educando una ragazzina in questo film più brava di lui, Dakota Fanning, abbia adottato un metodo recitativo d’immedesimazione alla Raging Bull. Rivolgendosi, per lo studio del personaggio, a qualche psichiatra del reparto SPDC dell’Ottonello dell’Ospedale Maggiore di Bologna ove, probabilmente, saranno ricoverati ragazzi con insanabili disturbi paranoici e deliranti, affetti da fobia sociale e maniaci depressivi con gravi tendenze al suicidio a mo’ di Angelina Jolie di Ragazze interrotte o della figlia di Meryl Streep, assieme alla sanissima, non proprio santa, Amber Heard, quest’ultima nei riguardi di Depp stronzissima, in The Ward di John Carpenter.

Una volta, un bolognese d.o.c., sì, di origine controllata, non Accorsi, nemmeno Andrea Roncato, neppure io, nato al Sant’Orsola, ovvero Pier Paolo Pasolini, soprattutto nella versione di Abel Ferrara con Willem Dafoe, disse:

l’inferno sta salendo da voi.

Ecco, non sono Pasolini, non sono così esaltato da credermi un chitarrista come Frusciante…, a malapena infatti so suonarmele da solo quando mi flagello perché sono troppo bello per non essere emarginato, traducibile letteralmente con indiavolato, no, invidiato, sono molto autoironico in merito alle mie epiche sfighe passate ma non desidero che Insegno m’insegni a recitare il ruolo che mi sono cucito addosso più delle stigmate di Padre Pio. Non amo le false zie e le donne fintamente pie.

Quale sarebbe questo ruolo? Quello di Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo? No, quello di Sylvester Stallone in First Blood.

Traducibile in… tutti pensano che io sia un povero pazzo coglione.

Ecco, in effetti Rambo è lo scemo del villaggio. Infatti, Pino Insegno e Stefano Accorsi non sanno recitare Dante. O forse sì. Secondo me, sarebbero bravissimi.

Ma li reciterebbero a modo loro. Il modo Falotico è un altro. A dirla tutta, non m’identifico in Rambo. Tipo troppo cattivo. Facilmente permaloso oltremodo.

Sono uno sfigato come Rocky Balboa.  Me ne sto per i falliti, no, fatti miei. Non voglio però essere provocato da nessun Ivan Drago o da qualche fanatico di Stalin. Neppure dal nuovo Charles Manson o da Mason Dixon. Sapete com’è. Qualcuno… potrebbe prenderla a male, si potrebbe arrivare alle mani e io potrei prenderne davvero tante… Sì, mi macellerebbero. Avrei la faccia fracassata. Ma anche loro tornerebbero a casa con le stampelle. Sono un rompiballe? Citando Vasco Rossi, spesso sovreccitato, no, sovrastimato e troppe volte, a sproposito, citato:

Forse non lo dici, però lo sai, e non andrai in para… diso

Forse non lo dici, Però lo fai… E questo non è mica… bello

COME STAI, Stefano? Bene, grazie, si tira a Campari. Sì, un Campari è meglio che campare.

Come state, compari? Non è che avete sposato una comare?

A parte gli scherzi, Accorsi è parecchio migliorato. È cresciuto. Non era difficile. Stando con Laetitia, crescono tutti…

Pino Insegno è un maestro del doppiaggio.

Io invece sono esperto di doppiette.

Come dice il grande Terence Hill in Lo chiamavano Trinità…

Non c’hai capito niente, eh? Te lo rifaccio, se vuoi.

Lo chiamavano Bambino come Bud Spencer ma, a essere sinceri, senza girarci attorno, centrando appieno il bersaglio, sta diventano molto, molto duro.

Insomma, passano gli anni, sono rimasto un volpino o forse solo sempre più col pigiamino…

E pensare che molti credettero che fossi Michael Douglas di The Game.

Mi piacerebbe avere un fratello come Sean Penn. Almeno lui è ricco, nella realtà.

Di mio, sono come Gaetano Rino.

Sì, è bruttissimo essere figlio unico. È bruttissimo anche essere fratelli, oppure gemelli.

Se sei figlio unico, ogni botta che prendi, eh già, devi condividerla con la tua immagine allo specchio.

Si spera che non sia quella dell’agente Cooper dinanzi al fantasma di Bob… De Niro?

Se hai un fratello, forse tuo fratello andrà con nostra sorella. E se nostra sorella fosse Gianna? Se sei gemello omozigote, forse il tuo gemello è comunque diverso, in una cosa, da te. I suoi gemelli sono più grossi. Forse aveva ragione Loredana Bertè.  A un certo punto della tua vita, batterti contro ogni Bull Harley della Letteratura è una sfida che puoi indubbiamente perdere. Ma c’è un però. Di solito, tutti gli scrittori sono monotematici. Dostoevskij, per esempio, era pessimista. Edgar Allan Poe era fuori come un cavallo. Lovecraft credo che non abbia mai mangiato una sottiletta Kraft. Di mio, penso di cambiare sempre registro. Cambio la presa come Lincoln Hawk.

Apollo Creed aveva ragione, invece, ad avere paura. Aveva capito subito che Rocky era più forte. Facendo lo stronzo, voleva suggestionarlo ma gli andò malissimo.

Anche a me, anche a te, anche a noi. Se v’illudete che non sia così, ne prenderete molte…
Beati voi.

di Stefano Falotico

Bomber, recensione


05 Nov

bomber spencer bomber bud spencer

Talvolta, qualche volta, spesso, soventemente… è necessario fare promemoria della nostra miglior infanzia cinematografica, sommergendoci nel lieto mare cullante emozioni oramai assopitesi nel letargo della dimenticanza, modellando il tempo a risorgimento d’una euforica spensieratezza ritornante in modo miracolante ed eclatante. Recuperando quel gaudio e quella soave, dolce baldanza che fu quasi del tutto oscurata, trucidata, annichilita, soffocata dal cinismo dell’età adulta, barbarica e carnale. Affogandoci nella smemoratezza di noi stessi, dimenticammo per molto tempo, per l’appunto, la lietezza più autentica ed adamantina. Eppur riemergenti lucenti quando, in attimi di esistenziale freschezza, rinfrancati da giornate ancora solari, soprattutto emotivamente, auscultiamo dall’anima le squillanti vibrazioni animose che furono, per l’appunto, affette da tachicardica disaffezione nei riguardi delle nostre più vivaci, accorate pulsioni beatamente sognanti una marmorea, cristallina aurora profumata del nostro navigare nella vita da eterni bambini, risorgiamo nuovamente in gloria. Non da burattini!

Dopo questa doverosa, toccante prefazione, eccoci a Bomber. Uno dei miei must imprescindibili e formativi, con Bud Spencer, il Pedersoli, della mia infanzia ancora intatta.

Poiché, sebbene mi sverginai da tempo immemorabile, malgrado le tante delusioni che io patii e, angosciandomene, soffrii un calvario inimmaginabile in quanto, per l’appunto, bambino illibato e speranzoso, in quel periodo fanciullesco e intriso di puerilità stupenda, non avrei mai predetto tante mie sfighe clamorose, oserei dire inaudite e pazzesche, a dispetto della mia adolescenza forse inesistente poiché, spesso incosciente o inconsciamente, la saltai a piè pari per maturare troppo in fretta pur avendo dato il mio primo bacio dopo aver visto, a vent’anni suonati, L’ultimo bacio di Muccino, ah ah, la mia anima è perfettamente rimasta pura come quella del personaggio incarnato da un attore a me omonimo.

Chi? Stefano Accorsi? Ah ah, no. Bensì Stefano Mingardo, alias Giorgione. Grande campione.

Così come lo fu il suo grintoso, partenopeo, verace allenatore, il mitico Bud nei panni dell’omonimo Bud… Graziano. Da non confondere con Rocky Marciano.

Bomber, capolavoro firmato dal grande Michele Lupo, vero pedagogo che diresse un paio di film vertenti sul forzuto Pedersoli, no, su Maciste, un regista che batté Wolfgang Petersen de La storia infinita grazie al dittico strepitoso Uno sceriffo extraterrestre… poco extra ma molto terrestre e l’irraggiungibile, oserei dire antesignano film anticipatore di Essi vivono di John Carpenter, ovvero il magnifico Chissà perché… capitano tutte a me. Ove il bambino d’Incontri ravvicinati del terzo tipo, vale a dire Gary Guffey, alla pari di me, era già molto avanti, un fenomeno paranormale.

Al che, vide Valeria Cavalli, qui al suo debutto sul grande schermo, e in cuor suo già predisse che sarebbe diventata un suo cavallo… di battaglia post-pubertà.

Poiché Valeria lo educò alla sessualità precoce grazie alle sue magnifiche gambe esibite in molte fiction, lo rizzò, no, l’indirizzò alla beltà del piacere più innocentemente onanistico e sensualmente caloroso grazie al suo fondoschiena scultoreo e mai visto di Le Grand Patron, un lato b dalla perfezione eccitante delle più sconsiderate, qualcosa di turgidamente mastodontico.

In Bomber, Jerry Calà, non ancora sputtanatosi con Sabrina Salerno, allegramente cantò la feliciità è mangiare un panino con dentro un bambino, scimmiottando Al Bano e Romina di parodia bestiale sfottente gli ex coniugi più invidiati del mondo dopo Adriano Celentano e Claudia Mori, questi ultimi ancora felicemente sposati poiché… ci dispiace per gli altri se sono tristi, se sono tristi perché non sanno più cos’è l’amor’!.

Anche se credo che Adriano tradì la mori con Ornella Muti e anche con Fabrizio Moro, no, con Federica Moro di Segni particolari: bellissimo.

Oggi come oggi, come sappiamo, dopo la morte di Yara Gambirasio, no, dopo la scomparsa di Ylenia, il cantante campagnolo natio di Cellino con ambizioni da tenore dei poveri e lontano anni luce da Pavarotti, cioè il Carrisi, e la figlia di Tyrone Power, un figone che mise al mondo una figona, non stanno più assieme. Da tempo immemorabile chiesero e ottennero infatti la sparizione, no, la spartizione dei beni e la separazione consenziente ma molto dolore senziente.

Loredana Lecciso, nel frattempo, ebbe anche una relazione misteriosissima, ancora non del tutto appurata ed oscura, con un pugliese guitto di Alberobello.

Al Bano ne fu informato e s’inalberò, spaccando tutti i trulli e anche ogni bello, no, bullo.

Comunque, Valeria Cavalli, fin dai suoi esordi, fu bellissima. No, scusatemi. Una cotoletta milanese, no, una patonza torinese che indusse e ancora induce molti uomini a combattere e sbracciare, smadonnare per averla.

Sì, mica Adriana di Rocky. Ah ah.

Sì, nella vita non bisogna mai arrendersi e gettare la pugnetta, scusate, la spugnetta.

Così come Bomber, così come Bud ne Lo chiamavano Bulldozer.

Sì, nella vita presi un sacco di batoste e botte.

Ma credo che, alla pari di Sylvester Stallone, qualsiasi Mason Dixon del cazzo farà ancora fatica a buttarmi giù facilmente.

Figuratevi un rospo, no, Rosco Dunn di turno.

D’altronde, nel mio ambiente, li faccio tutti arrosto. Sì, è pieno di polli nel mio quartiere.

Sì, nel mio quartiere, ci sono circa trenta macellerie. Ogni fine settimana, mi piace ordinare più di un pollo allo spiedo.

Sì, lo metto tutto in forno, no, in f… a, no, vi metto tutti in riga.

Sì, ho una faccia da sberla/e.

Se non vi sta bene, non amerete il Bomber, bensì un trench.

Di mio, amo i tramezzini nel cammin’ di mia vita e anche un trancio di pizza. Li gusto, accavallando le gambe con una donna più bella della Cavalli.

Su questa freddura, forse sputata da una tavola calda ripiena di hotdog e patatine fritte nel vostro cervello, al momento vi lascio.

Mandatemi pure a cagare. Sì, fate bene. Da una settimana sono stitico.

Da sempre, invece, sono stupido.

Purtroppo, non crepo.

Per fortuna, non credo che lo sia. Cosa? Stupido? No, io non sono nessuno.

Sì, sono bravissimo a farmi prendere per il culo da tutti.

Tutti però scordano puntualmente un particolare importantissimo.

Sono più bravo di loro a fare le battute e a pugni.

Anche a fare altro. Sì, Joe Biden è oramai il nuovo Presidente degli Stati Uniti.

Di mio, non lecco nessuno ma adoro leccare la Nutella, non solo quella.

 

di Stefano Falotico

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Che io mi ricordi, ho sempre voluto essere un critico di Cinema, uno scrittore favolista, un uomo bellissimo e ci sono riuscito alla faccia dei pusillanimi e degli invidiosi bastardi


05 Aug

bulldozer bud spencer

Sì, sono stato onorevolmente, assai cortesemente invitato, as accreditato stampa, cioè come critico-recensore per le due riviste di Cinema online per cui regolarmente, anzi, esattamente settimanalmente, scrivo con puntualità e in modo assai competente, alla prossima kermesse diretta da Alberto Barbera, vale a dire, nientepopodimeno che la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia (2.09-12.09-2020).

Finirà, come da data inseritavi sopra fra parentesi, il giorno prima del mio compleanno.

Sì, il 13 Settembre del 1979 nacqui a Bologna, città natia di Pier Paolo Pasolini. Il quale non poco m’assomigliò/a intellettualmente, sebbene mi sia e fosse del tutto dissimile per quanto possa concernere la sessualità. Io sono etero, piuttosto convinto, malgrado non sia un edonista palestrato come Maciste e neppure un misogino come Lars von Trier, da Paolo Mereghetti definito un cripto-machista”. Per molti anni, mi sforzai comunque a recitare la parte di Matt Dillon in Rusty il selvaggio, cazzeggiando non poco in maniera sognante da adolescente viandante nel mio vagheggiare una Diane Lane inarrivabile, probabilmente trasfondendomi, virtualmente, nelle notti più magiche, pure (in ogni senso) da Strade di fuoco. Sì, mi alternai fra adamantini deliri notturni, quasi da nottambulo oppure, se preferite da sfigatissimo alla Griffin Dunne precipitato in un incubo kafiano à la Fuori orario, e deliri mistico-religiosi da Giovanna d’Arco uniti/a alla debolezza psicologica più devastante da Palla di lardo di Full Metal Jacket.

In quel periodo, in effetti, più che Falotico, fui solo robotico. Quasi schizofrenico cronico. Ah ah.

Si trattò di dinastica, genealogica questione ereditaria di malinconia autoironica e grottesca (ap)presa da mio padre. Il quale, in passato, lavorò da capufficio-ragioniere laureato ma forse non visse appieno neppure le vacanze,  godendosele infatti a fasi alterne poiché occupato, perfino ad Agosto inoltrato, a esercitare gli straordinari per potermi permettere di avere in futuro, una vita, sì, disoccupata dagli oneri piccolo borghesi del politicamente corretto, un’esistenza, cioè, meno frustrata da Fantozzi al fine di ascendere in cielo da povero Cristo, no, affinché potessi sviluppare liberamente una paradisiaca visione del mondo culturalmente aperta al Cinema più metafisico di Martin Scorsese.

Notti mie funeree si succedettero, al che, interminabilmente, logorandomi infinitamente in uno straziante volteggiare nell’insonnia più adamantina da Taxi Driver e da Al di là della vita. Sprofondai, in forma mesmerica, nella depressione più nera allineata, al contempo, alla melanconia più esoterica, danzando al plenilunio sino alla Notte degli Oscar più superflua. Dissociandomi dai miei coetanei, a quel tempo troppo occupati a rispettare le regole fintamente pedagogiche di genitori, a differenza dei miei, castranti e ideologicamente demagogici, il quale pensa(ro)no malamente e malsanamente che la vita fosse e sia un percorso a tappe ove a sedici anni devi dare il primo bacio a una ragazzina col ciuccio, a diciotto devi diplomarti fra uno spinello e l’altro, fra un liceo e una maturanda ancella geometra, no, architettonicamente anch’ella giù costruita a mo’ di portamento basale dell’ingegneria edile della società livellata secondo parametri spesso abusivi ché schematizza il mondo fra emarginati da periferie degradate e arrivati ricconi, spesso precocemente rincoglioniti, datisi ad orge spregevolmente consumate assieme alle donne più moralmente depravate, diciamocela, al dio loro danaro prostituite, ecco…, dicevo, non fui mai un vivente prefabbricato e, sebbene, debba ammettere che mi ammalai di un disturbo ossessivo compulsivo similmente paragonabile a quello di Matt Dillon de La casa di Jack, fui soltanto Mr. Sophistication del mio estraniarmi da puttane come Uma Thurman e Chloë Stevens Sevigny, amandole però onanisticamente soprattutto in Pulp Fiction e in Brown Bunny. Non potete farmi una colpa se fui un cazzone… come Vincent Gallo di Fratelli. E se trascorsi il tempo a imitare Bob De Niro.

Molti, giudicandomi superficialmente, credettero erroneamente e orribilmente che, sganciandomi da una sessualità adolescenziale frivolmente condivisa nelle cazzate più (s)porche, sarei divenuto un deviato e, diciamocela, Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Ovvero uno psicopatico, in mezzo alle gambe piuttosto “anomalo”, indeciso se fare coming out, se prendere coscienza di essere Kevin Kline di In & Out, incerto se essere un modello di Calvin Klein, se farsi una bella passerina oppure ammirare le farfalline imbalsamate e non svolazzanti nella sua polverosa, asfittica cameretta da ragazzo criptico, forse solamente sepolto vivo nella sua personale cripta, segregandosi, forse solo segandosi, nella sua tristissima casina, insicuro se darsi, mai dandolo a un cazzo di nessuna, al cazzeggio più stronzo da italiano medio “cazzuto”, ammirando da coniglio fottuto, con linguina da Fracchia, non solo Jessica Rabbit e Belén Rodríguez, bensì pire ogni signorina Silvani, apoteosi dell’incarnata, per antonomasia, super “affascinante”, mai vista racchia.

Ammazza, pensaste fossi uno da Anna Mazzamauro?

Se proprio vogliamo essere sinceri, ho un buon ca… o e, se mi farete incazzare, a tutti farò il mazzo. Sì, mi diedi però indiscutibilmente al matto, anche al “mattarello”. Da non confondere con matterello, detto altresì pazzoide con indole istrionica da cesso, no, da eccelso, raffinato coglione di (ca)risma che sa il “fallo” suo.

La vita è incredibile, sapete? È come La ruota delle meraviglie. Che ne so, una donna pensa di essere ancora figa come Kate Winslet di Titanic ma si accorge, in ritardo da ritardata, di essere quella di The Reader, nonostante abbia scopato tutti i ragazzi del suo quartiere, più belli peraltro di Leonardo DiCaprio e Justin Timberlake ma, allo stesso tempo, più ignoranti di un giostraio come Jim Belushi. Alcune donne invece se la menano… troppo, facendo le difficili come Diane Keaton di Interiors. Eh sì, ora se la tirano da psicologhe dei loro monologhi della vagina quando, in verità, non vogliono ammettere a sé stesse di non essere più bone come la Keaton de Il dormiglione. Sono lontani/e di falli, no, difatti, i tempi quando potevano permettersi di essere trombate… da un “Padrino” come Al Pacino, vero? Sono remoti quei tempi in cui, fra una canzone di Giorgia e un gelato al limone, non erano ancora diventate delle donne con le “palle” come Giorgia Meloni.

Ecco, ora vi chiederete: ma come ha fatto questo Falò, uno che tutto mollò e molte se ne tirò, tirandosela invero per niente, a potersi permettere di andare al Festival di Venezia in veste di Critico ufficiale? Ma davvero pensaste che fosse/i un demente, miei tonti? Insomma, non tutti sono capaci di scrivere cinquemila libri, spaziando dal genere avventuroso a quello addirittura (tragi)comico, giocando(sela) fra noir erotici, saggi monografici dei più fini, incentrati su cineasti e attori enormi, districandosi fra romanzi addirittura morbosi e letterari divertissement assolutamente godibili. Insomma, sono come Diego Armando Maradona. Potevo/a stare tutta la vita a letto a farsi crescere la panza. Poi, ritornava/o in campo ed era/o più bravo di Pelé di Fuga per la vittoria. Comunque, esiste un attore, purtroppo scomparso, che mi assomiglia proprio, eh già, troppo. Risponde(va) al nome di Carlo Pedersoli, cioè il grande Bud Spencer. Sì, nella mia vita, da quando decisi di non essere Bruno Giordano, bensì Giordano Bruno, tutti provarono a farmi lo sgambetto. Tentarono anche di spezzarmi le mani. In modo tale che non potessi fare loro una sega. Infatti, non sono Pasolini… Vollero (in)castrarmi, distruggermi, indurmi a suicidarmi, relegandomi eternamente alla pazzia o, peggio, all’infanzia. Non calcolarono questo: non adoro soltanto capolavori come Richard Jewell Gran Torino ma anche immani “cazzate” come Bomber e Lo chiamavano Bulldozer.

Morale: il 90% della gente non ha consapevolezza di essere malata di mente e, contro di me, non doveva neanche pensare di mettersi. Perché quando s’incontra uno così, finiscono tutti in manicomio. Comunque, alla caccia alle streghe da bigotti moralisti, ho sempre preferito Mago Merlino e, ai vostri “eroi” da merli, una stronzata comprata a Leroy Merlin.

Infine, posso dirvi questo…

Se tutto andrà come (si) deve, fino a lunedì notte, non scoperò la mia lei. Quindi, nel Getsemani, nel frutteto, no, nel frappè, no, frattempo, potete “tranquillamente” e criminosamente rompermi il cazzo.

Tanto, non ce gliela faceste in quarant’anni miei di vita, malgrado le provaste tutte. È inutile che andiate perciò in giro a fare i fighi dei miei coglioni. Solo io posso permettermi di andare a culo con una faccia stupenda da imbattibile testa di minchia superba. Se state a rosica’, non disperate. Sulla RAI, stasera, daranno come sempre un “varietà”. Ah ah.

Diciamocela, siete incurabilmente dei pescioloni, dei baccalà.

Cari Rosco Dunn, beccatevi un altro mio pugno allo stomaco e salutatemi (a) mammà. Et voilàOhibò! Che botte da orbi, miei orchi, miei lerci e porci.

Per quanto mi riguarda, continuo a vivere come cazzo voglio.

Lontano dalle istituzioni educative che indottrinano solamente a vedere la vita peggio di un mezzo cieco affetto da diottria, lontano dai dottorini e da ogni pragmatico, borghese moralismo.

Ché è preventivo solamente della più squallida idiozia, è portatore “sano”, cioè terribilmente enigmatico, perversamente asintomatico, soltanto della più carnale, adulterata carnalità più mendace, della più mondana, dunque oscena mercanzia.

Se non vi sta bene, laureatevi in Legge.

Tanto io sono Dredd.

Stallone anche come il pornoattore omonimo.

 

 

 

 

 

 

di Stefano Falotico

Giornate frenetiche come quelle di Henry Hill di Goodfellas – Chi vincerà gli Oscar? Intanto, il 9 Febbraio sarò al Mikasa a vedere Federico Frusciante, lunga vita al Falò!


05 Feb

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liotta goodfellasSì, avete presente, no, il pre-finale di Quei bravi ragazzi quando un magnifico, esasperato, insuperabile come il tonno Rio Mare, eh sì, Ray Liotta fu costretto a districarsi fra mille impegni. Fra polpette, donnette, cuginetti, amici fraudolenti e viscidi, grilletti di pistole che non funzionano, padelle e pentole, l’elicottero che lo spia e lo segue, manco fosse l’UFO di Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre.

Vi ricordate, per l’appunto, pure questo cult dell’infanzia con un Bud Spencer d’annata?

Sì, state parlando col Quentin Tarantino italiano, figlioli belli.

E Chissà perché… capitano tutte a me. Ove c’è pure il compianto, leggendario Ferruccio Amendola, ex doppiatore storico di Bob De Niro.

Sì, ebbi momenti nella vita da alienato, da emarginato ove, seppellito vivo, con voce alla Ferruccio, mi divertii (mica tanto) a fare il Jack Lucas de La leggenda del re pescatore quando, invero, fui soltanto Robin Williams dello stesso film. Ah ah.

Io sono un alieno, non lo sapevate?  Sono H7-25/Cary Guffey e adoro Essi vivono.

Dai quattordici anni ai venti, diciamo che non è che vissi tanto. M’inabissai nelle notti da Warriors. Cazzeggiando un po’, diciamocela.

Ma ora saranno di nuovo botte per tutti poiché, come Bud Spencer di Bomber ma soprattutto dello stupendo Lo chiamavano Bulldozer, il Falò tornò in pompa magna. Anche se, ultimamente, non tanto magno/i, infatti persi venti chili in due settimane. Roba da Joaquin Phoenix di Joker.

Scrivo recensioni a raffica, il cervello è quello di un uomo coltissimo ma è anche colto da spasmi onirici, un’altra modella mi contatta per essere la protagonista di una mia nuova copertina quando in verità vi dico che mi piacerebbe contattarla, di veri Incontri ravvicinati della terza topa, no, del terzo tipo, sotto una coperta.

Quello vuole l’articolo sugli Oscar, quell’altro fa la bella statuina.

Ah, che serata incasinata.

Alle 23, incontrai un simpaticissimo ragazzo, direttore artistico del Mikasa. Club ove, domenica 9 Febbraio, nella stessa notte in cui si svolgeranno gli Academy Awards, Federico Frusciante intratterrà chi comprò il biglietto, come me, con la sua monografia su Tetsuo.

Squilla sempre il cellulare, il mio uccello a fasi alterne.

Uno vuole che, con la mia voce, gli reciti il suo nuovo libro. Un mio detrattore invece vuole che finisca a guidare i trattori senza avere nemmeno un soldo per un piatto di pastasciutta in trattoria.

Ma il Falò, fratelli e sorelle, s’illuminò di colpo, ringiovanì esplosivamente come un orgasmo e ora, se mi siete nemici, sono cazzi vostri. Pigliatevi questo ed evviva il Joker.

A proposito dell’ultimo Tarantino, ne dissi peste e corna.

Ma, parafrasando Uma Thurman e David Carradine di Kill Bill.

– Come hai fatto a ritrovarti?

– Io sono io.

 

Ebbene, oramai ci siamo. La magica notte delle stelle è vicinissima.

Esattamente, l’imminente 9 Febbraio, al Dolby Theatre di Los Angeles, in California, si svolgerà la kermesse della novantaduesima edizione degli Academy Awards, denominati più comunemente Oscar.

Mentre Hollywood è in fibrillazione, mentre tutte le attrici e gli attori, fieri di sfilare sul red carpet, stanno già lottando, senza tregua, a colpi di sarti per indossare gli abiti firmati più prestigiosi, mentre l’alta moda sussulta, finemente cucendo ed elegantemente sfoderando smoking elegantissimi e paillettes delle più esuberanti e variopinte da esporre orgogliosamente e vanitosamente in bella vista, noi qui stileremo le nostre predictions. Ovvero le previsioni riguardo quelli che, a nostro avviso, saranno i vincitori.

Ora, dopo l’assegnazione dei Golden Globes, degli Screen Actors Guild Awards e dei premi BAFTA, abbiamo già un quadro piuttosto ben delineato dei nomi più papabili per le rispettive vittorie definitive.

Brevemente eppur dettagliatamente, ci soffermeremo su ogni singola massima categoria, sviscerandovi le nostre considerazioni, soppesandole e, dopo un’attenta, scrupolosa e soprattutto oculata meditazione estremamente obiettiva e ponderata, basandoci per l’appunto sui ricevuti riconoscimenti poc’anzi menzionativi, attenendoci quasi esclusivamente ai più attendibili pronostici dei cosiddetti allibratori esperti in materia, non trascurando però le nostre personalissime predilezioni, descriveremo ed elencheremo minuziosamente, nelle righe seguenti, ogni pellicola, attore e regista che reputiamo possa aggiudicarsi l’ambita statuetta dorata.

Potremmo ovviamente sbagliarci poiché, sebbene quest’anno i giochi sembrino già fatti e non ci pare, sinceramente, che possano esservi delle clamorose sorprese rispetto ai nomi oramai dati per assodati come sicuri vincitori, gli Oscar, soprattutto ultimamente, non mancarono di stupirci.

Pensiamo, per esempio, alla scorsa manifestazione quando vinse Green Book. Bellissimo film che però in pochi avrebbero immaginato che potesse meravigliosamente, in extremis, trionfare. Sbaragliando una concorrenza, forse, persino qualitativamente superiore.

In questa nostra analisi, partiremo ovviamente dalle categorie più importanti, vale a dire quelle del Miglior Film e del Miglior Regista.

Se dovessimo attenerci ai gusti del pubblico di più bocca buona e soprattutto affidandoci alle valutazioni della Critica più esigente, stando alle varie medie recensorie più alte, dovrebbe vincere Parasite. Reputato unanimemente il film capolavoro indiscutibile della stagione.

Noi tifiamo, segretamente, per Joker, la pellicola che, a livello di nomination guadagnate, cioè addirittura undici, parrebbe, in quanto a numeri da offrire, la favorita assoluta. E forse potrebbe finalmente vincere anche Quentin Tarantino col suo controverso eppur molto amato, soprattutto negli Stati Uniti, C’era una volta a… Hollywood.

Sarà l’anno dell’attesissima consacrazione di Quentin?

Purtroppo, no. Poiché quasi certamente vincerà Sam Mendes col suo 1917.

Il quale bisserebbe, aggiudicandosi un’altra statuetta dopo l’Oscar vinto, nel duemila, con American Beauty.

Passiamo ora alle categorie Miglior Attore e Miglior Attrice protagonisti.

A furor di popolo e meritatissimamente, il vincitore sarà Joaquin Phoenix. Che, per la sua interpretazione in Joker, già vinse, in maniera sacrosanta, tutti i premi possibili e immaginabili.

L’Oscar è già suo, Joaquin deve solo aspettare di sentire pronunciare il suo nome e di salire sul palco per recitare ancora una volta l’ennesimo discorso di ringraziamento.

Tutti i suoi avversari, infatti, cioè Antonio Banderas di Dolor y gloria, Jonathan Pryce de I due papi, Leonardo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood e soprattutto Adam Driver di Storia di un matrimonio (il rivale, tutto sommato, più temibile e agguerrito di Phoenix, l’unico che potrebbe contendergli lo scettro), sono onestamente spacciati, malgrado le loro prove, a eccezion fatta forse del sopravvalutato DiCaprio, siano state eccelse e notevoli.

Come miglior attrice vincerà Renée Zellweger di Judy. Però chissà…

Scarlett Johansson potrebbe darle filo da torcere sino alla fine.

Oppure, Charlize Theron, dopo l’Oscar da lei vinto per Monster, potrebbe con Bombshell soffiare all’ultimo secondo l’Oscar alla Zellweger?

Per la categoria miglior attore non protagonista, anche in questo caso la vittoria di Brad Pitt sembra soltanto una formalità da ufficializzare.

Ci piacerebbe che vincesse Joe Pesci. Che, col Russ Bufalino di The Irishman, ci donò un comeback memorabile da consegnare ai posteri.

Pesci però ottenne già la statuetta come miglior attore non protagonista per Quei bravi ragazzi.

Stesso discorso vale per Al Pacino. Già vincitore dell’Oscar per Scent of a Woman. E per Anthony Hopkins che impugnò e alzò al cielo l’Academy Award per Il silenzio degli innocenti.

Dunque, il non ancora oscarizzato Pitt, dopo le nomination come miglior attore per L’arte di vincere e per Il curioso caso di Benjamin Button, dopo aver perso come non protagonista per L’esercito delle 12 scimmie, stavolta è oramai a un passo dal farcela.

Laura Dern, invece, vincerà per la sua prova in Storia di un matrimonio.

Anche se, a dirla tutta, Kathy Bates di Richard Jewell le è una spanna decisamente sopra. Kathy Bates è la più grande attrice vivente, senza se e senza ma, in maniera inopinabile.

Il premio per la migliore sceneggiatura non originale se l’aggiudicherà Taika Waititi per Jojo Rabbit.

Potrebbero invece Todd Phillips e Scott Silver vincere per la sceneggiatura non originale (?) di Joker?

Ne dubitiamo. Poiché vincerà Bong Joon Ho per Parasite.

Lasciando a mani vuote Tarantino, comunque già vincitore due volte per Pulp Fiction e per Django Unchained.

A conti fatti, il grande sconfitto di questi Oscar sarà proprio The Irishman di Martin Scorsese.

A dispetto delle dieci candidature ottenute, siamo pressoché convinti che potrebbe addirittura non vincere neppure un Oscar.

Non perché non meriti di vincerne, bensì perché Scorsese è oramai una leggenda vivente e si preferirà premiare altri film.

E questo è quanto.

 

 

di Stefano Falotico

JOKER o jolly: la vita è una partita a poker, uno scacco matto, una mossa vincente per vincere un Cartier, giocandosela appunto a carte o è Get Carter?


11 Aug
380717 14: Sylvester Stallone (as Jack Carter) and Rhona Mitra (as Geraldine) act in a scene in the remake of the 70's original, "Get Carter." (Photo by Joe Lederer/2000 Franchise Pictures, LLC/Newsmakers)

380717 14: Sylvester Stallone (as Jack Carter) and Rhona Mitra (as Geraldine) act in a scene in the remake of the 70’s original, “Get Carter.” (Photo by Joe Lederer/2000 Franchise Pictures, LLC/Newsmakers)

Fratelli e sorelle della congrega, cinti in raccoglimento, noi non siamo stati accolti da quest’accolita di deficienti che gironzolano, ridendo come matti. Vollero che soffrissimo di coliti poiché ci considerarono spastici.

Loro cattivamente con noi non furono elastici e noi invece continuiamo a vivere liberi, lontani da ogni fascista Maciste e da questo abbruttente mastice.

Ecco a voi il video da me realizzato di quel che già io ieri dissi. E ivi ridico con la mia imperiosa voce strafottente.

Sì, s’è attuato oramai da circa vent’anni, anche di più, un progressivo mutamento sociale che, purtroppo, il potere vuole oscurare. Quello, apparentemente invisibile di Internet e dei social, appunto. Ammazza che paradosso non solo temporale, oserei dire da rivoluzione industriale.

Poiché, come nella leggenda del vaso di Pandora, il potere desidera nuovamente celare le oscure macchinazioni che dominano i giochi classistici e, di conseguenza, regolano l’abietto schiavismo, spesso opportunista, che dagli albori dei nostri umani primordi, gerarchizzano il mondo in suddivisioni arbitrarie di caste.

Anche di case. Visto che chi ha più soldi, dunque è più potente, ha di solito una casa migliore del debole angariato dal signorotto tutto tronfio e di sé pienotto. Sì, il signorotto prende di mira il malcapitato di turno e fa sì che venga ad libitum sfruttato, castigato, (in)castrato, relegato a servo della gleba assai mortificato, svilito ma soprattutto spompato. Sul quale esercita fieramente il suo prosopopeico, filisteo diritto, dipingerlo come bella statuina del presepio.

Ah, questa è una prosapia che continua all’infinito. Poiché il potente dice al suo pulcino di non alzare la cresta, narcotizzandolo e dannandolo, nanizzandolo sempre perentoriamente con fottute reprimende. Ah, è davvero tremendo. Non vuole che il pulcino cresca ma che, cristallizzato nella sua bassa statura, come Calimero si senta brutto e diverso. Appena il suo pio pio assume una voce un po’ più forte, ecco che il potente lo vuole far tornare infante e demente, indottrinandolo di consigli pedagogici da Montessori, ah, donna pia, ma intanto il potente si tuffa nel suo tesoro. E lì vi sguazza con tante discinte, bombastiche ragazze, false suore.

Che ipocrisia, alla faccia del cazzo.

Sì, lo fa vivere nel muschio, lo getta nel rusco una volta che son finite le feste. Cosicché, il povero pastorello aspetta la notte di San Lorenzo e quella di San Silvetro, augurandosi che qualche re mago possa da benefattore elargirgli attimi, invero oramai persi e irreversibili, di bagliori inattingibili, donandogli l’attimo fuggente di speranze lucenti come una fugace, veloce e appunto imprendibile stella cometa decadente. E poi ottenebrandolo ancora nella poesia di Quasimodo:

ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole

ed è subito sera.

Appena al poveretto ricala la notte, il potente gli dice che è penoso e che gli fa calar le brache mentre lui cola ridente e frizzante, con tanto di spumante, nella prostituta pagata a peso doratissimo dopo che ai suoi dipendenti ha tolto pure le mutande.

È uno scostumato, giudica gli altri, da lui reputati appunto inetti e incapaci. S’è pure buttato in politica, sostenendo che combatte la mafia affinché non avvengano più stragi come quella di Capaci.

Ah, è un rapace, esprime giudizi a vanvera e vive in contumacia. Mentre agli altri toglie pure i soldi per una soda arancia. Ah, questo qui tutti mangia.

È il classico trombone che ricatta i giovani senza lavoro, urlando loro che si dovrebbero vergognare. Che, anziché amoreggiare e sognare in grande, quanto prima debbano coprirsi di dignità.

È un dovere! Un richiamo all’ordine e alle armi!

Per lui sono tutti inferiori, soldatini e cervelli piccoli. Sì, essendo statista e stronzo mai visto, ce l’ha pure con gli stagisti. Non solo coi fancazzisti.

Maltratta chiunque come se fosse Fantozzi ma è lui quello che pappa i maritozzi…altrui, rubando le mogli più bone grazie al fascino del suo adamantino carisma di risma splendente da compratore delle più belle signore in virtù del suo sorriso a trentadue denti placcati d’oro suadente.

Egli vive di allori. Sì, non è mica un incolto. S’è preso, eccome, onestamente una laurea.

Fa come il principe Carlo e i suoi figli. Questi qua hanno frequentato le scuole più prestigiose per non fare un cazzo tutto il dì. Andando a ricevimenti e party, facendosi solo belli per i flash dei paparazzi.

E noi saremmo i pazzi? Dico, stiamo impazzendo? Che follia è mai questa ove la sottomessa folla acclama la regina quando invero, come in un film giustissimo di Ken Loach, non ha più neanche in campagna la sua vecchia, già arrugginita cascina poiché ora non può pagare nemmeno le bollette di una miserissima cantina? Ah, ma le persone che credono all’idiozia della monarchia, eh già, si fanno trattare da squallide pedine. Campano a stento nella merda di una latrina e non hanno un soldo bucato neanche per potersi comprare una lattina di birra e poter brindare allegramente con un amico a lor umanamente vicino con dello scaduto vino.

È veramente uno schifo.

Sono qui tutti porci come quel maiale di Mickey Rourke ne La vendetta di Carter.

E io invece sono sufficiente stupido per farmi massacrare di botte (ah, la botte è piena e tua moglie ubriaca) e ritornare ancora a ridartele e a suonartele anche se, caro ipocrita, volesti rovinarmi la faccia.

Sono il più cattivo di tutti. Come Joe Pesci di Casinò. Quando al banchiere che vuole fotterlo, eh sì, lui dice quello che sapete…

Con me non attacca. Sono come Bud Spencer di Bomber. Entra nella bottega del barbiere, un tizio gli dice che lui è un duro e Bud lo appende al muro.

Che potete farmi? Bruciarmi la casa con la vostra casta? Ah sì, con voi quella è castissima, con me è invece orgasmica e, da castana, diventa ariana. Un vero Stallone italiano. Sì, sono fuori come un cavallo. E non lascerò mai vincere i criminali. Non si era capito? Davvero speravano di mettermi a tacere e insabbiare tutto con quattro sberle?

La vendetta di Carter, un film da me ritenuto cult, un film che in quel lontano 2003 non avrei mai dovuto vedere.

Sì, sarei rimasto castigato nell’etichetta appioppatami da un demente. E invece io per te, idiota, tornerò sempre. Quando meno te l’aspetti. Quando pensi di averla fatta franca e avermi fatto scemo. Quando pensi che te la puoi ridere e cantare, ballando, mio bello.


di Stefano Falotico

Mi chiamano Bulldozer e mi spiace per gli idioti bulli a dozzine, dozzinali, bestiali e scaduti, da me abbattuti fortissima-mente


12 Jul

bulldozer spencer

Viviamo in un’era di bulli, di provocatori ridicoli e risibili.

Questa situazione tragicomica, quest’eccidio psicologico è figlio dell’ignoranza generale o forse dei soliti facinorosi caporali bravi soltanto a parole ma, in verità, culturalmente assai modesti? Eh sì. Anzi, per loro vedrei bene un processo per direttissima con tanto d’inevitabile arresto.

Ah, m’illusi che il mondo, soprattutto italiano, fosse cambiato, si fosse sanato e fosse cresciuto, ma fu soltanto un grande sogno che, dinanzi alla realtà misera e minuscola, oggettivamente inconfutabile della tristezza odierna, dell’incurabile disagio socio-psichico attuale, vivo e vegeto più che mai, dirimpetto a questi pullulanti nuovi fascisti arroganti e orgogliosamente superbi e in pectore, s’è dissolta come neve al sole ed è stata polverizzata dall’obiettiva mia presa di coscienza che, purtroppo, l’Italia soprattutto, eh sì, è gravemente malata.

Una malattia mentale contro cui i giustissimi j’accuse di lungimirante gente come Vittorino Andreoli può poco. Un’Italia e un mondo mostruoso da cui ci mise in guardia profeticamente Pier Paolo Pasolini ma che la cultura cosiddetta moderna non ha voluto ascoltare né prestare fede. Continuando ottusamente per la sua strada animalesca, coercitiva, appunto ricattatoria e brutale. Forse solo puttanesca.

E ora possiamo solamente, sconcertati, osservare lo sfacelo generale, l’orrore da Apocalypse Now che questa cultura bellicosa e guerrafondaia delle dignità altrui ha immondamente generato, partorito e perseguito con fiera, oscena ostinatezza per colpa della sua rissosa spietatezza, a causa della sua irreparabile immondizia.

Perché l’Italia è paragonabile a colui che in psichiatria viene definito un not responder.

Ovvero un paziente che non risponde a nessun tipo di terapia possibile.

Incapace cioè di avere consapevolezza della sua malattia, della sua pazzia, del suo disturbo di disturbare impunemente il prossimo, ribaltando le frittate e comportandosi, appunto, come fanno i pazzi. Cioè ricusando la patologia di cui soffrono, imputando la colpa delle loro menti e delle loro mentalità distorte agli altri.

Sono atterrito, sconsolato, rammaricato e profondamente addolorato nell’assistere a tal quotidiano porcaio, sono allertato da questo puttanaio immedicabile, sono allarmato di fronte a questo manicomio generalizzato e sempre più, diciamocelo, popolato da psicopatici che si credono savi.

Spaventato a morte da questa piccola borghesia agguerrita, verbalmente e non, a offendere e ricattare il prossimo, resto annichilito nell’osservare impotentemente la limitatezza ideologica di questo nostro Paese agganciato, nel 2019, ancora a retaggi ipocritamente terrificanti da terroristi, un Paese arrogante, dominato dalla legge del più forte e dei più falsi, dei più vili cosiddetti ammaestratori intransigenti delle altrui coscienze.

Da loro reputate deboli e carenti. Oh, ti porgono pure una carezza, sussurrandoti mellifluamente che sei una simpatica, dolce tenerezza.

Invero, sono degli atroci, perniciosi, tumorali deficienti e poveretti che, essendo appunto di sé incoscienti, si spacciano per dogmatici, assolutistici potenti.

Dico questo perché, su YouTube, è rispuntato uno stalker che mi calunnia apertamente, mi disprezza codardamente, vorrebbe farmi credere di essere un demente, insistendo con un sadismo e un’indicibile ferocia che ha del preoccupante, dell’insostenibilmente inquietante.

Posterò qui alcuni screenshot da me salvati e consegnati opportunamente già alle autorità giudiziarie di competenza per mostrarvi che in merito non mento.

E che non soffro di nessun disturbo delirante. Come si potrebbe supporre e, purtroppo, sbrigativamente si suppose in tempi non sospetti quando, nonostante queste già assurde accuse pazzesche rivoltemi contro dannosamente, non s’indagò profondamente, doviziosamente e si addivenne alle conclusioni più superficiali, burocratiche, tragicamente sbagliate e tremende.

Facendo passare me per paranoico malato di mente.

Oramai ogni equivoco è stato chiarito, appurato e certificato. Fortunata-mente…

Mentre tale eterno calunniatore, tale irrimediabile hater sta vomitando contro il sottoscritto tutta la sua irosa invidia da perdente.

Mi spiace per lui che non creda a niente ed è ancora fermo agli insulti più prevedibili da nanetto.

Sì, sarò al Festival di Venezia da accreditato, fra critici altolocati, poiché scrivo per riviste di Cinema gestite da persone serie, eminenti e competenti.

E ora tale sobillatore, tale mitomane fallito non può assolutamente niente.

Già, sono un tenerone, come dice lui indefessamente.

Adoro Lo chiamavano Bulldozer perché io non vado mai giù come il grande Bud Spencer.

Ciao ciao.

Ti ho distrutto.

Ora che fai? Chiamiamo la neuro?

Notiamo che tale personaggio scrive pure male, grossolanamente, grammaticamente e sintatticamente, ortograficamente e, probabilmente, è anche delirante irreversibilmente.

Ah ah.

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di Stefano Faloticobulldozer spencer 2

I migliori film sulla boxe: scritto dedicato a ogni uomo BOMBER


16 Apr

wrestler rourke

Sì, l’altro giorno ho visto Hands of Stone. Film da me anche recensito. Nell’ultima mezz’ora il film emoziona ma oramai è troppo tardi. Comunque non del tutto disprezzabile.

E, sulla base delle emozioni suscitatemi, ispirato, come spesso accade, dal fascino muscolare di tale storia grintosa, ho deciso di scrivere tale pezzo.

Sì, io di film sulla boxe ne ho visti tanti. Compreso proprio Boxe. Uno dei peggiori film con Gene Hackman. Che c’azzecca in questa pellicola pessima uno dei più grandi attori di tutti i tempi?

Va be’.

Sì, facendo un po’ di promemoria, credo di aver visto tutti i massimi film sull’arte nobile.

Ma nobile di che?

La boxe è quanto di meno nobile possa esserci. Gli uomini sfogano rabbiosamente tutti gli istinti più bassi e animaleschi per primeggiare sull’avversario. Massacrandolo.

Chiariamoci, infatti. Oggi, questo genere di sport con tutte le sue varianti, kickboxing e jujutsu, è praticato da gente esibizionista che vuol mostrare i suoi fisici bestiali. Uomini che fanno sfoggio edonistico delle loro virtù atletico-combattive per aver presa su donne culturiste, spesso di scarsa cultura, che vanno matte per questi uomini palestrati che, anziché mangiarsi un bel piatto di maccheroni, curano la loro asciuttezza, soprattutto del cervello amorfo, in diete a base di proteine e Gatorade.

Insomma, uomini che potrei smontare soltanto col montante di un mio neurone ambidestro.

Un tempo, invece, la boxe era perlopiù praticata da gente povera. Gente morta di fame proprio come il mitico Roberto Durán.

Ecco, ora vi racconto questa. Il mio leggendario, ah ah, zio Nicola, prima di fare il muratore, fece per qualche mese il pugilatore. Eh sì.

Perché onestamente Nicola non era particolarmente acculturato. E, prima di rimediare il lavoro appunto di muratore (e già gli andò grassa perché nel Mezzogiorno il lavoro ha sempre scarseggiato), per sbarcare il lunario, pigliava la gente a pugni.

Un uomo pugnace, come si suol dire, Nicola.

Con un fisico della madonna. Senza paura di niente.

Andò anche a lavorare in Germania. Prima di rincasare nuovamente nel suo paese.

Fra quei crucchi, si ubriacò e scoppiò una rissa. Nicola, testa calda, prese a sberle chiunque. Poi, i suoi sfidanti, ripresisi dalle batoste devastanti, in massa lo inseguirono per i viottoli tedeschi. In segno di accesa vendetta.

Nicola allora se la vide brutta. Era tarda notte. L’appartamento, in cui alloggiava, distava miglia dal bar ove era avvenuto il tafferuglio.

Al che, Nicola si dileguò in un cimitero. Scavalcò il muro di cinta, non quello di Berlino, ah ah, e si nascose fra le lapidi.

Era però, come detto, sbronzo. E si addormentò. Di lui, i suoi inseguitori persero ogni traccia.

E Nicola passò tutta la notte, cullato da Morfeo, in compagnia dei morti. Roba da film di Romero.

Dico questo per farvi capire che la boxe era all’epoca un modo per riscattarsi socialmente.

Certo, avevi solo la quinta elementare e non ti assumevano neppure al banco dei salumi come Mickey Rourke di The Wrestler.

Mitico Mickey. Uno degli attori più belli del mondo, secondo me anche uno dei più bravi e carismatici.

Ma Mickey non poté più accontentarsi delle sue grandi interpretazioni nei film di Coppola e di Michael Cimino, allora divenne un homeboy.

Uh uh ah ah.

Divenendo, per un po’, anche pugile nella vita vera. Eh sì, dopo gli schiaffi di gelosia sferrati a Carré Otis, Mickey capì che, a differenza di Mike Tyson, non doveva maltrattare il gentil sesso ma sfogare le sue corna con stronzi più bastardi di lui.

Vinse perfino qualche incontro, peraltro più truccato della sua attuale chirurgia plastica e del suo odierno makeup.

Uh uh ah ah.

Ora, bando alle ciance. I più bei film sul pugilato sono questi:

Lassù qualcuno mi ama con uno forse più figo di Mickey, Paul Newman, Città amara – Fat City di John Huston (film che però vidi cinquemila anni fa e dovrei rivedere), ovviamente Rocky, Toro scatenato, The Boxer di Jim Sheridan con uno strepitoso Daniel Day-Lewis e Ali di Michael Mann.

Ce ne sono altri? Sì? Scusate, se non mi sovvengono. Suggeritemeli voi perché non ho voglia, adesso, di rammemorare tutto. Uh uh ah ah.

Sì, c’è anche The Fighter.

Film però come Rocky, Toro scatenato e The Boxer non sono propriamente film sulla boxe. Bensì film su personali storie difficili di uomini che, rispettivamente incasinati, trovarono la loro salvezza, il loro fuoco vitale nella gloria del ring.

Be’, Jake LaMotta non è che fece però una bella fine come il Balboa. Ma questo è un discorso sul quale potrebbe illuminarvi un altro campione assoluto. Però di Calcio. Diego Armando Maradona, forse più autodistruttivo di Jake.

Uh uh ah ah.

Comunque, amici, il più bel film sulla boxe è naturalmente, non ci sono dubbi, Bomber di Michele Lupo con Bud Spencer, Jerry Calà, Mike Miller detto Giorgione e Valeria Cavalli, una delle mie donne preferite della storia. Quando non era ancora una milfona.

Sì, epico!

Cinematograficamente davvero bassino. Ma altro che Stallone che le suona a Dolph Lundgren.

Qui parliamo di emozioni mille volte superiori.

Quando Bud guarda il suo ragazzo, lo rimprovera e poi capisce tutto.

E allora Bud diventa una furia scatenata, distruggendo Rosco con Gegia che incita la folla!

Apoteosi!

Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi!

 

Infine, qual è il vero nome di Mike Miller? Potrebbe essere uguale al mio?

 

 

di Stefano Faloticohomeboy bomber spencer

TOP TEN Denzel Washington


09 Dec

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Oggi parliamo del più grande attore nero di tutti i tempi. Il super negro per antonomasia Denzel Washington.

Da me ribattezzato, in più occasioni, come Tartufone Motta. Non è lui? È un uomo dolce noir, ah ah, coloratissimo come il carbone. E adesso ha pure il panzone da uomo che ha mangiato tanti buoni cioccolatini fondenti.

Ora, sapete bene chi è questo pezzo d’uomo alto un metro e 85 che cammina sempre a schiena dritta e ha un sorriso che bagna tutte le donne? Anche le più algide della Scandinavia?

Non so se avete visto The Night Of. John Turturro, suo amico, ha avuto un figlio da una nera e n’è venuto fuori un bel mulatto. Al che, questo figlio moro sbiadito al latte come Otello viene redarguito da John. Otello, uno che a forza di scoparsi la sua bianchetta mula (eh sì, siamo a Venezia, vicino a Trieste, patria delle mule) super passerona Desdemona, ha assunto un colorito meticcio, e nel 1995 fu interpretato da Laurence Fishburne nell’adattamento dell’omonima tragedia scespiriana, o shakespeariana e oh quant’è bona Tiziana, diretto da Oliver Parker. Non vale un cazzo, Laurence. Desdemona, nel suddetto film, era interpretata da Irène Jacob, una francesona naturalizzata svizzera. Come appunto il Lindt. Svizzero? No, Novi. E questa Jacob te lo fa tutto nuovo. Fidatevi. Ve lo carbonizza.

Ecco, il figlio sanguemisto dice al padre che vuole fare una tesi di Laurea su Jamie Foxx. E John ridacchia. Perché Jamie non è Denzel!

Allora dice a suo figlio che, anziché scegliere Jamie, attore bravissimo e Ray Charles oscarizzato, se vuol fare un figurone davanti ai professori, cazzo, deve scrivere una tesi su the greatest, Denzel appunto. Puro toro da monta inarrestabile.

L’orgoglio di tutto il popolo afroamericano. Uno che, dopo il divorzio dei genitori, fu sbattuto in collegio e si fece un culo come una casa per superare tutti i pregiudizi dei bianchi fighetti, per sconfiggere le puttanate sull’apartheid e sulla tonalità viola di ogni segregazionismo di merda. La merda, nerissima, soffice e granulosa, che non è la pelle dei neri ma l’anima stronza di questi repubblicani porci.

Denzel è grandissimo. Sì, un figlio di puttana con due palle di marmo. Un colosso, un mito, uno che l’ha ficcato in culo a quel burino di Russell Crowe, fottendogli l’Academy Award con la sua camminata da Alonzo di Traning Day.

Sì, mi ricordo quella cerimonia di premiazione. La vidi in diretta. Fu anche l’anno di Halle Berry, fidatevi, un pezzo di gnocca da mettere al tappeto ogni Naomi Campbell della minchia. Halle, una che schienò anche Billy Bob Thornton di Monster’s Ball con quel suo culo superbo. Un culo incantevole da morirci dentro, un culo immane dipinto da Giotto, un culo dalle perfette proporzioni geometriche, un culo irresistibile che avrebbe fatto la fortuna di Tinto Brass.

Un culo magnifico. Oddio, non fatemici pen(s)are. Allucinante.

Ma torniamo a Denzel, non perdiamoci in quel figone di Halle. Ché poi è capace che vieni deriso da Al Pacino di HeatCi sei voluto entrare e ci sei rimasto!

Denzel è l’erede di Sidney Poitier. Un altro bell’uccellone. Sì, in Indovina chi viene a cena?, Sidney, con un’invidiabile faccia di bronzo, si presenta a casa dei coniugi Spencer Tracy e Katharine Hepburn, per chiedere la mano e anche qualcos’altro della loro figlioletta.

Spencer Tracy, nonostante la diffidenza iniziale e i suoi pregiudizi razzisti, capisce che sua figlia ama quell’uomo. E questo “strano” accoppiamento ha da farsi perché questi due ragazzi sono esseri speciali.

Sì, Spencer voleva il bene della figlia. Altrimenti sarebbe cresciuta malissimo, guardando i porno con Lexington Steele e sarebbe diventata Julianne Moore di Lontano dal paradiso.

Ma sì, Julianne, lascia questo pavone di Dennis Quaid a Santa Auzina. Una non tanto santarellina.

Lascia che Dennis vada a zoccole. No, non mandare la tua vita a puttane, Julianne, che te ne fai di un troione quando desideri solo un grosso nerone?

Sì, Julianne Moore è un’altra che ti arrostisce. Ma secondo me è troppo pallida. Questa rossa lentigginosa ha bisogno di un Denzel Washington che le doni un colorito, diciamo, più roseo.

Sì, Denzel è uno che può soddisfare anche la più repressa frigida timorata di Dio. Di fronte a un Washington, anche la compianta Rita Levi-Montalcini avrebbe perso i neroni, no, i neuroni. Ah ah!

 

Ma quali sono le migliori performance di questo maschio enorme?

Lasciamo stare Glory e anche Gloria di Umberto Tozzi.

 

Manchi tu nell’aria

Manchi come il sale 

Manchi più del sole

Sciogli questa neve 

Che soffoca il mio petto

T’aspetto Gloria

Eh sì, a Margot Robbie di The Wolf of Wall Street non serviva un Leonardo. Ma un Man on Fire.

Che cazzo vuole questa Margot? Il divorzio? Ma che ha da sbraitare questa gallina? È solo Molto rumore per nulla. Chiamate Malcolm X e fatele capire che nella vita, anziché Leo, poteva incontrare anche Tom Hanks di Philadelphia. Non le va a genio, Leo? Ah, ma pretende troppo costei. Vuole i soldi, i gioielli, la Porsche e pure i figli. Che si fotta!

Sì, Denzel ha una marcia in più, Il tocco del male da uomo He Got Game.

Denzel è uno che vola alto. Chiedetelo a quell’altra mignotta di Kelly Reilly di Flight. Prima si drogava, poi incontra Denzel. Lui continua a ubriacarsi ma, con Denzel, un cane sciolto, Kelly faceva la gattina. Eh sì.

Sì, Kelly lo molla ma ora soffre pene d’amore. Denzel le fu Inside Man, perché Denzel è un amatore straordinario. E lo sa Viola Davis di Barriere. Che, alla fine di ogni notte, con lui sorride e grida evviva Il sapore della vittoria – Uniti si vince.

E questa scena è un capolavoro!

E a proposito di football e Barriere varie, com’è la scena finale de Lo chiamavano Bulldozer?

Quando dal nulla quella montagna di Bud Spencer riappare come per miracolo e distrugge il merdoso che sbianca?

Sì, a me piacciono le bambinate così come agl’imbecilli piacciono le porcate.

 


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Barriere

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di Stefano Falotico

Mi vergogno di essere italiano, mi vergogno sostanzialmente di essere


14 Aug

"Rocky". Im Bild: Sylvester Stallone (Rocky). SENDUNG: ORF1, SO, 15.05.2005, 00:30 UHR. - Veroeffentlichung fuer Pressezwecke honorarfrei ausschliesslich im Zusammenhang mit oben genannter Sendung des ORF bei Urhebernennung. Foto:ORF/-. Andere Verwendung honorarpflichtig und nur nach schriftlicher Genehmigung der Abteilung ORF/GOEK-Photographie. Copyright:ORF-PHOTOGRAPHIE, Wuerzburggasse 30, A-1136 Wien, Tel. +43-(0)1-87878-14383.

Lionheart Bomber Spencer

Sì, aveva ragione Amleto, il principe folle a non essere, a scomparire nei bui tetri della sua anima angosciata. Titubando in continuazione perché sapeva che, nella realtà abietta e miserabile di tutti i giorni, sarebbe crollato e l’avrebbero intubato. Mostrando poi i video di lui, devastato, su YouTube per il ludibrio di gente che, ridendo a crepapelle, avrebbe deriso il suo dolore. Un dolore dell’anima, un dolore da chi non vuol per niente spartirsi con gli animali.

Sì, la realtà è spaventevole eppur io la sopporto, ma borbotto. Quante botte! E basta con queste bottane!

Tanta gente non ama sentirsi dire la verità e poi s’infuria, bestemmia, smadonna, in preda a deliri solipsistici di pura demenza.

Sono stanco… sì, innanzitutto sono stanco degli ipocriti, quelli che puntualmente rimproverano il prossimo, lanciandogli ammende e reprimendolo, elargendo sempre consigli da baristi, bravissimi a parole ma poi incoerenti, inattendibili nei fatti. Preti insomma nella tonaca sociale della maschera composta e sussiegosa, diplomatica da paraculi, e poi porci nelle loro intimità impudiche, volgarissimi e sprezzanti nei giudizi facili, nel loro suddividere il mondo in categorie, nelle ripartizioni manichee fra giusto e sbagliato, nelle superficiali scremature fra nero e bianco, e non parlo di razzismo, parlo di fascismo.

Mi hanno rotto il cazzo!

Dispensatori di chiacchiere, di aria fritta, integerrimi dietro un lavoro socialmente rispettabile perché così possono essere guardati con rispetto, e dunque facilitare il loro percorso nella vita, ottenendo applausi e consensi con la scaltrezza più lerciamente furba dell’etichetta ch’espongono in tutta boria autorevole e cattedratica. E la povera gente, pendendo dalle labbra di questi venditori di retorica, si fa ingannare, stoltamente, crocefiggendo le proprie volontà, castigando i propri intimi desideri, azzerando le proprie umanissime, naturalissime, normalissimi pulsioni e passioni nel farsi comandare a bacchetta, nemmeno fossimo alle scuole elementari, da tali maestrini faceti e insensibili, che continuano ad arricchirsi e ad accumulare fortune proprio sfruttando la dabbenaggine altrui. In un carrozzone che, protervo e tronfio, nelle sue iniquità mostruose, avanza carnevalesco in tal marciume e in tanta biasimevole, vomitevole corruzione.

Sì, la mia è florida eruzione! E non me fate incazza’!

 

Sono stanco dei lamentosi. Sì, ne ho frequentati parecchi negli ultimi anni. Sostengono che sono persone buone e non meritano le emarginazioni e le cattiverie che subiscono. Ma non fanno niente per migliorarsi. Hanno delle vite penose ove, appena si svegliano, inveiscono contro il mondo in un tripudio terrificante di oscenità. Ce l’hanno con quello e quell’altro, puntano il dito contro chiunque, affermando che è sempre e soltanto colpa degli altri se sono finiti nella merda. Ma nella merda comunque ci sguazzano, da quelle sabbie mobili pare che vogliano rimanere intrappolati. Perché è molto più comodo crearsi l’alibi, imputare al prossimo le proprie sfighe, tutto sommato vengono mantenuti dalle pensioni d’invalidità, e vai oggi con una canzone di Giorgia alla radio, negli attimi in cui si sentono romanticamente patetici, e poi vai giù col metallo pesante nei momenti in cui si sentono nichilisti, degli haters co’ du’ palle così.

Sono devastanti questi qua. Provi perfino ad aiutarli, a farli uscire dal loro inguardabile mondo di pietismi da latte alle ginocchia, l’invogli, offrendo loro stima e apprezzamenti, difendendoli nelle loro “guerre di trincea”. Ma poi, essendo matti incurabili, ecco che ricascano nelle solite, puntualissime, prevedibili invettive, gridando orgogliosamente che non hanno alcuna intenzione di cambiare e che sono sanissimi così. E se non vengono capiti, sì, se ne fottono. Rimanendo morti di fame, con le pezze al culo, e i loro mal di pancia che neppure un gastroenterologo svizzero riuscirebbe più a estirpare. Loro si “eviscerano!”.

Mi hanno rotto il cazzo. E dire che, con compassione disumana, tentai di umanizzare costoro. D’insegnar loro ad accettar le proprie sfortune, a farsene una ragione e a inseguire intrepidamente i loro sogni. Ma non vogliono impegnarsi, si lamentano e sbraitano perché hanno pochi soldi mentre quelli della loro età stanno tutti a ridere e ballare, e invece loro affondano nel fango, fra costipazioni diarreiche della loro arrabbiata logorrea e altre escrementizie accidie. Tanto ricevono comunque l’assegno mensile, non è molto, ma permette loro perlomeno di non finire sotto i ponti. Ove, sì, che verrebbero straziati dal vero, autentico dolore della perdita. Seguono tutte le trasmissioni radicali e s’infoiano appena sentono un politico da strapazzo che asseconda le loro inettitudini, le loro pigrizie, perché si eccitano nell’udire da un “pezzo grosso” che lavoro non ce n’è, viviamo in un periodo di profonda crisi, e perciò, nell’ascoltare populismi atroci, si esaltano, ritrovano la gioia di vivere, ricominciano a sorridere. Come dire, pensano questi qua, non sono soltanto io a passarmela male, c’è tanta gente che sta messa come me, se non peggio. La teoria del mal comune, mezzo gaudio. Anzi, si sentono “graziati” nel sentire che un innocente è stato ingiustamente condannato, ha scontato dieci anni di carcere per l’anima del cazzo, e alla fine è stato assolto perché vi è stato un equivoco giudiziario.

 

– Porco Dio, che sfiga! Be’, io vivo in una prigione psicologica, ma almeno posso far quel cazzo che voglio. Oh, vecchio, buttala via… stasera c’è comunque pane e cicoria e il collegamento Fibra. Così mi posso rifar gli occhi su du’ patonze d’Instagram. E daje! Che Domenica inizia la Serie A, con Cristiano Ronaldo! E ci può scappa’ ’na scommessina alla Snai, così ’sto mese, se vinciamo, ce lo passiamo un po’ più tranquillo. E vaffanculo a tutti. Sì, se vinco il SuperEnalotto, ve manno tutti quel paese! Ah ah!

Che vita “straordinaria”. Ci sono pure quelli di Napoli che non parlano più col vicino di casa perché il vicino ha un gatto nero, sperano nella Vergine Maria che faccia loro il miracolo, e urlano assieme allo speaker partenopeo Auriemma: si gonfia la rete!

Sì, e la loro vita parimenti è sempre più sgonfia, superstiziosa. Cosa dice il Papa oggi? Com’è buono lui…

E De Laurentiis, dall’alto della tribuna VIP della minchia, si gode lo spettacolo, tanto diventa ricco a vista d’occhio, dicendo vetustità al posto di vetustà e producendo i film con Boldi.

 

Ci sono i finto-depressi. Quelli che non si danno mai da fare perché, poverissime vittime, hanno preso psicofarmaci per tanti anni e son stati “spezzati”, interrotti. Sì, però la forza per andare a troie e fumarsi le canne ce l’hanno. In queste situazioni diventano vitalissimi, con un’energia e uno slancio che nemmeno Jim Carrey al top del suo funambolismo istrionico e più “tosti” di Arnold Schwarzenegger ai tempi di Terminator! Qui sono indistruttibili!

 

Ci sono quelli “cresciuti”. Che dicono di non ridere alle battute “squallide” di Checco Zalone, perché è un uomo “basso”, loro non guardano mai un film con Van Damme perché il signor Jean-Claude è un “burino”, è uno stupido, un idiota. Non spacca nessuno con le sue spaccate. Loro sono “altissimi”, fotografano monumenti e panorami “suggestivi”, e citano i più misconosciuti compositori di Musica Classica, perché hanno “cultura”.

Sì, recensiscono sempre i film più “di nicchia”, ma le foto che scattano sembrano quelle di un minorato mentale. E non sanno neanche come si recita la letterina di Natale.

 

Ci sono quelli “sistemati”. Dopo un’adolescenza da cacasotto, son riusciti con un concorso truccato a farsi assumere in Comune. Ove, con le gambe accavallate, ammiccano “simpaticissimi” alla segretaria, ché ha du’ gambe… e qualche volta, senza sforzarsi troppo, timbrano…

A questi danno fastidio proprio gli adolescenti. A loro “fanno pena”, perché sono chiassosi, perennemente turbati, non hanno una “collocazione”, non sono “inseriti” e hanno pensieri “pericolosi”. Che vogliono? Perché ascoltano Jim Morrison, che era solo un pazzo drogato?

 

Abbiamo la “sofisticata” attrice Guerriero. Che non sta nemmeno su IMDb. Anzi no, c’è. Ha interpretato il film Il ricordo di una lacrima, di Marco Santocchio! Una che si fa i selfie su Instagram, attizzando gli sguardi “virili” col suo culo marmoreo. Molto “passionale”, crede nell’amore vero… Che, se la contatti, per complimentarti con la sua bellezza, ti risponde, inviandoti il link del suo svenderla. Sì, facciamole questo “piacere”. Rechiamoci sul suo “mercatino”, e compriamo un poster di lei discinta. Sì, nella vita codesta ha frequentato i più altisonanti corsi di recitazione…

 

Abbiamo i “laureati”. Così possono ricattare meglio gli “ignoranti”. Psichiatri che sedano i ragazzi con tutta una vita davanti perché sono un po’ troppo “vivaci”. E più uno è triste… e più loro diventano allegri…

Il loro “insegnamento” è che, se sei malinconico, con un potenziale enorme, non vale la pena darsi anima e corpo per valori a cui non crede più nessuno. Sono infatti i curatori dell’anima… mens sana in corpore sano…

 

Ci sono gli operai della FIAT, che han messo su famiglia dopo che, prima di sposarsi con la prima da “rottamare”, son stati per anni in vacanza a fare turismo sessuale con le svedesi. E oggi sono moralisti, “brave persone che si fanno il culo”…

 

C’è poi il peggio del peggio. Quelli che pensavano che sarebbero stati artisti, registi, cineasti. E vanno al Festival di Venezia, applaudendo a film che manco capiscono, basta che abbiano l’autografo da Chan-wook Park.

Gente che aveva visto lo stupendo L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, e lo fischiò perché quei “cieli in movimento” facevano scialba imitazione di Malick.

E, dopo aver letto cinquemila riviste ghezziane, adesso:

– Chi firmerà i prossimi episodi di Mindhunter? Andrew Dominik. Cazzo, Andrew Dominik, un grandissimo! Un genio!

 

Chi sono invece io? Non lo so…

Sì, questa è la risposta giusta, come mi direbbe il mio “amico” Ed Kemper…

Avete fatto male, molto male a sottovalutarmi…

– Ho scommesso quello che avevo su Atilla!

 

 

di Stefano Falotico

La gente che aspetta tutto l’anno per il mare di Ferragosto è di una tristezza immane, io sono sempre al mare, anche quando sto in bagno


11 Aug

Bud Spencer capitano tutte a me

Dobbiamo tutti quanti essere persone migliori, ma la maggioranza non fa mai mea culpa e prosegue nella sua crassa, ostentata, placida e (in)felice ignoranza.

Sì, ci sta la cazzata moralista, di tanto in tanto. Ora, passiamo a cose serie.

L’altra sera, ho parlato con una donna.

– Ciao, se mi mandi una tua foto di te in bikini, sarò birichino e ti manderò la foto di me in pigiama.

 

Non c’è scappata la scopata, ma lei è “scoppiata”.

Sì, so come far ridere le donne. Sono uomo che dà pepe alle battone, no, volevo dire battute. Sono, per certi versi, imbattibile, un esemplare raro a trovarsi che sguscia tra la folla, senza dare nell’occhio, soltanto che indosso il giubbotto invernale con quaranta gradi. Sì, perché la mia giacca, come Cuore selvaggio insegna, è il simbolo della mia individualità e della fede nella libertà personale. Sì, ma più che Nicolas Cage del film di Lynch, appaio come un coglione, quale spesso sono. Sì, ci vuole abnegazione per esserlo, bisogna inseguire la patente del babbeo con la vera gonade testicolare di un neurone fottuto. Sfruttando tutto il potenziale ambidestro della propria cretineria, andando anche a leccare un gelato alla cremeria, prima dello “yogurt” a una donna che, lasciva, sulla sedia a sdraio, muove i tuoi ormoni, posizionandoti a mezzodì di erezione scimmiesca con pura “cremosità”.

Sì, io dispenso idiozie geniali quanto quella delle pulizie del mio palazzo, una molto buona, alle otto di mattina sa come tirar su l’umore a questi lavoratori del mio condominio. Sì, questa ragazza è di ottimo culo, più e più volte ho finto di entrare nell’ascensore, per poi uscirne quasi subito, trovando la scusa che ho scordato qualcosa in macchina. Lei infatti, appena sente la porta dell’ascensore richiudersi, si china a novanta gradi per pulire il pavimento di varechina. E non fa in tempo a rialzarsi che io, da dietro, uscito che ho dall’ascensore, ammiro il suo sconfinato didietro. In tutto il suo smerigliato porgersi davanti ai miei occhi che contemplano questo ben di Dio da vero marpione. Una di queste volte, la inviterò a cena. Non sa parlare in italiano, ma con me imparerà presto la lingua, fra linguine allo scoglio e un inguine attento a non ammalarsi di scolo. Sì, questa è dell’Est, lì le malattie veneree vanno forte.

A parte gli scherzi, sì, la gente che aspetta Ferragosto per andare al mare mi fa schifo. Chi sono io per sindacare sulle cattive abitudini altrui? Io non sono di Bologna il sindaco, eppur sindaco come e quando voglio. È un mio diritto insindacabile, basta con questi sindacalisti, che vogliono costiparci in un lavoro socialmente utile. Che poi non abbiamo i soldi neanche per comprarci un’utilitaria.

Sì, molta gente è utilitaristica, svolge un lavoro orribile, inculante e sottopagato e, per tutto l’anno, non va al cinema neanche a pagarla, per aspettare di andare al mare d’estate.

Il mare lo ripugno. Quest’acqua avvelenata, con le meduse velenose, ove la gente si tuffa due minuti dopo che una vecchia con le vene varicose ha cagato in maniera incontinente, di vero plof. La gente, in tutta questa mer…, appunto, ride e si diverte. Schiamazza e poi torna in riva a prendere il Sole. Pur rimanendo cocentemente razzista.

Sì, la gente al mare si spoglia, con tanto di seni bellamente esposti, di topless esuberanti. E poi, d’inverno, si scandalizza appena vede una in tv che la dà a vedere… di upskirt.

Di mio, sono un uomo che indossa le scarpe da ginnastica anche quando sta seduto sul water. Sì, è magnifico un uomo in tuta, sul cesso, che evacua su abbigliamento casual. Dà un tocco di sportività in più alla situazione fetente.

Basta con questi pantofolai, basta con queste canzoni dei Negramaro, con queste malinconiche frustrate, con questi borghesi frustati. Sì, si frustano questi sadomasochisti con le loro zoccolette.

Io sono il Principe ma, a differenza di William e Carlo, che non fanno davvero un cazzo, aspettando di cacciare le volpi, io sono la volpe.

Non mi cacciate. Adoro il film Il cacciatore.

Adesso, vado a bere.

Io sono pulito, effervescente, un uomo H2O.

Alle volte sono come H7-25. Chi è costui? L’alieno di Chissà perché… capitano tutte a me, cult movie ciclopico che, non molti lo sanno, ha ispirato John Carpenter per Essi vivono.

E ricordate: sono un uomo oggi bambino, domani Bud Spencer.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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