Posts Tagged ‘Che vita da cani’

Credo di essere stato ROBERT DE NIRO per mezza vita malinconica, quasi da manicomio, e ora mi sono ribellato come JOKER, in quanto sono ancora più innamorato di De Niro che della vita “normale” dei falsi attori e dottori pagliacci


18 Jul

noodles de niro

Parafrasando la frase d’apertura pronunciata da Ray Liotta in Quei bravi ragazzi:

che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il “gangster”… contro i fighetti liceali e i loro amori piccolo-borghesi da Gabriele Muccino.

Ne patii tremendamente le conseguenze, soffrendo un calvario per cui rischiai di divenire pure calvo e “dimezzato” come in una famosa opera di Italo Calvino.

Fui persino vicino a diventare Chris Walken de Il mistero di Sleepy Hollow. Non soltanto persi la testa, scervellandomi per ritrovarla fra i meandri dei gironi diabolici di psichiatri cervellotici che vollero anche “decapitarmi” di qualcos’altro, non capendovi un cazzo e quasi asportandomi della virilità più pugnace bensì, da queste mezze pugnette che mi accusarono di essere solamente un onanista senza palle, fui deportato in un luogo ove le persone reputate dei coglioni vengono sessualmente poco ma arrivano… a essere destrutturate anche in tutti i loro asciugati e mortificati neuroni fottuti di brutto. Questa gente è rimasta inchiappettata, a vita rimarrà detenuta in luoghi poco allegri come l’Ashcliffe Hospital di Shutter Island, sì, imprigionata dietro trattamenti sanitari obbligatori assolutamente imperituri da pene dell’inferno da (in)castrati con psicofarmaci inibenti ogni loro slancio vitalisticamente libidinoso. Per di più, se proverà a ribellarsi, ogni loro moto iroso e “motto” ideologico di natura normalmente facinorosa sarà contenuto con punture inframuscolari perfino praticate senz’anestesia. Cioè, questi “ribelli” saranno inculati con estrema “perizia”, più che altro con pochissima dolcezza, straziati da atroci dolori, dell’anima e non, poiché ritenuti socialmente pericolosi.

Intanto, i medici così “scrupolosi”, a mo’ di Arancia meccanica, fotteranno nel camerino degli ambulatori le infermiere più crocerossine e “sane di mente”, offrendo loro una mentina prima dell’amplesso, poi disagi, no, dosaggi più scandalosi di un aberrante snuff movie a luci rosse dei più scabrosi, fregandosene della moralità alla pari del dottore nazi-fascista che, in Che vita da cani! di Mel Brooks, ritiene che tutte le persone meno abbienti, compreso il protagonista miliardario cascato nel populismo più satiricamente demenziale d’una pellicola cattivissima e più (sur)realistica del Covid-19, abbiano bisogno di essere spellate vive come i lebbrosi.

Sì, non date retta agli psichiatri. Non sono solo degli strizzacervelli, sono altresì dei demoralizzatori che vi affideranno a dei tonti tutor, amando poi delle donne rifatte, forse anche strafatte, come l’Alba Parietti, celeberrima per le sue labbra sempre desiderose di succhiare gli ucc… i con la sua bocca “raffinatamente” carnosa. Diciamo che gli psichiatri non spingono le persone alla beltà più pura, intesa in senso lato, non soltanto B, incitandole a una vita propriamente calorosa ma sanno sicuramente, dopo aver rifilato parcelle vergognose ai pazienti più “parcellizzati” dietro posologie da quattro soldi, infilarlo alle maggiori porcelle più impazienti di diventare inferme là dentro… Donne focose, donne che non vedono l’ora, forse anche l’orgia, che un “pezzo grosso” le sbatta su urla da manicomio, internandoglielo tutto con molta (s)fregatura e soprattutto in modo veramente duro. Regalando quindi loro altri gioiell deliziosi…

Di mio, sono sempre stato un cazzone valido che si schierò, sin dopo la primissima pubertà, contro ogni figlio di puttana incurabile. Al che molte persone vollero invalidarmi, storpiandomi a loro immagine e somiglianza da Silvio Berlusconi della minchia. Poiché, dopo essere stato da costoro e dai loro genitori moralisti, dunque ipocriti, ricattato al fine che m’omologassi al loro porcile di massa, semmai laureandomi per contentare i parametri della cosiddetta rispettabilità socialmente più sporcamente prestigiosa, cioè adattandomi in maniera fallace, perciò anche fallica, all’illusoria, meschina vacuità fintamente felice di tali uomini (s)contendi di goderselo/a sin in fondo, sfondandolo a tutti e a tutte, prodigandomi io di buonismi biecamente propendenti, assai poco propedeutici, a una vita ecumenicamente improntata alla falsità più repellente, non soccombetti dirimpetto ai loro imperiosi “tiramenti” e scatenai una guerra personale delle più coraggiosamente strafottenti.

Affrontandoli a viso aperto, denudandomi addirittura di me stesso per smascherarli a mo’ d’una strepitosa novella di Luigi Pirandello.

Eh sì, miei belli, non sono mica il primo venuto… Voi che sapete come venire… al sodo, trovaste uno che onestamente vi fece davvero il culo.

E ora vai con lo sputtanamento più puro!

Non è vero, per esempio, che De Niro rinunziò a tutto, sacrificando ogni piacere, stando otto mesi a Cinecittà per girare C’era una volta in America in quel di Roma, la capitale!

Pare che, fra un vinello in trattoria e due bucatini all’amatriciana, ebbe varie notti d’amore con Moana Pozzi. Pagandola alla romana!

Quindi, non venite… a dirmi che non conosco/a il Cinema, che non sappia chi sia De Niro e soprattutto che, in questa merdosa crème de la crème ed élite della nostra, anzi, vostra società più fake di Max/James Woods, chiunque non si sia tirato almeno ventimila seghe su Jennifer Connelly.

Se affermate che siete delle anime “innocenti” come Frank Whaley di Tutto può accadere, davanti al vostro bacon e b(r)ancone, vi reciterò Ezechiele 25:17 da negro incazzato come il miglior Samuel L. Jackson di Pulp Fiction.

Poi, mi fareste una cortesia? Miei uomini e donne (ri)spettabili?

Perché alla cantante Levante, con le sue melense Sirene, non dite che è solo una sicula che meriterebbe solamente un tipo cazzuto come De Niro Don Vito Corleone?

Veramente, non se ne può più di queste finte san(t)e più troie di De Niro che, pur di leccare il seno di Monica Bellucci, dopo aver lavorato con Sergio Leone e Bernardo Bertolucci, recitò nel Manuale d’amore 3 del Giovanni Veronesi.

Sì, un De Niro al minimo storico su colonna sonora del re dei venduti, Morgan.

Di mio, sono la fata Morgana oppure Re Artù?

Non lo so, dimmelo tu.

E, su questa freddura-stronzata finale, ora vado in bagno perché mi scappa da cagare.

Ricordate:

oggi ti tirano… su, diventi/a cremoso per l’appunto come un tiramisù, dunque vai di nuovo giù e arrivi alla frutta dopo non aver neanche digerito questi uomini e donne da se famo du’ spaghi e non ci pensiamo più.

Ripeto, andate a dar via il cul’!

P.S.: la “cultura” italiana è inchiappettante. Per esempio, quando uno non fa un cazzo, gli si dice: ah, ma tu mangi, caghi e dormi. E basta. Risposta: – Piscio e trombo pure, no?

– No, perché non lecchi il culo. Quindi, sei fottuto.

 

E ho detto tutto…

 

di Stefano Falotico

Credersi Montgomery Clift e Gregory Peck e scoprire che sei uguale a Mel Brooks e Carlo Verdone


23 Mar

monty clift

Sì, di mio, son sempre stato un uomo di poche parole. Taciturno, come si suol dire. Talmente impeccabile e serioso da indurre il prossimo perennemente a credere che fossi tonto.

E che navigassi nei sogni utopici con le mie folli chimere da spadaccino di mie incurabili ipocondrie da visione della vita distorta e distopica da topo, nel fronteggiare soprattutto la desolazione delle mie aridità e delle desolanti mie alienazioni per proteggermi da un mondo di continue, a me disturbanti feste e ilarità che mi son sempre parse sconsolanti e sconcertanti.

Un uomo cupo, ombroso, enigmatico, indecifrabile perfino per il mio riflesso allo specchio. Che m’ha puntualmente rimandato un’immagine amabile, altamente stimabile della mia persona.

Sì, io non ero avvezzo a specchiarmi molto perché, quando ciò accadeva, era solo per pettinarmi e lavarmi i denti, per sciacquarmi il viso e per tagliarmi la barba. Tutte situazioni in cui un uomo, tenendo alla sua salute fisica, alla sua composta presentabilità elegante e distinta, non è quasi mai smorfioso in selfie elogiatori di sé stesso.

Ma usa, appunto, lo specchio solo per migliorare la già nobile sua raffinatezza. Per aggiustare e rassettare la sua indole innatamente, se non perfetta, almeno ambiziosa e slanciata verso un modello alto di perfezione estetica, lontana da ogni sciatteria e da ogni disgustosa repellenza del proprio io, remota dalla trascuratezza e protesa a un insistito miglioramento della propria apparenza esterna da far combaciare il più possibile, maggiormente alla propria interiorità romantica, oserei dire ottima. Inappuntabile.

Sì, il mio specchio è stato uno dei miei amici migliori. Sapeva dirmi, senza pronunciare una sola parola ma soltanto emanandomi, con la sua smerigliata superficie diffondente, la mia parvenza, che non era certo quella di un deficiente o di un brutto uomo del volgo.

E io, in segno di stima, accarezzavo e lustravo il mio specchio, donandogli baci soffici delle mie labbra appena disinfettate col dentifricio più cremoso ed elargendogli la brillantezza che non avevo poiché, come detto, all’epoca ero melanconico.

Al che, andavo in sala e accendevo lo stereo, infilando uno dopo l’altro tutti i cd di Sergio Cammariere.

Grande artista lunatico da non confondere però con quel fornaio di Nicolas Cage/Ronny Cammareri in Stregata dalla luna.

Ci rendiamo conto? Raramente ho visto e vedrò in vita mia uno zotico come Cage in questo film.

Il quale, senza battere ciglio, s’innamora di Cher, del suo rimmel e delle sue sopracciglia. E, cafone agghiacciante, con tanto di petto villoso da scimmione, all’improvviso l’afferra da manigoldo e quindi la inforna.

Lei s’innamora. Hai capito le donne?

Io son stato invece talmente rispettoso dei pudori e delle sensibilità del gentil sesso da passare per femminuccia, anzi, per asessuato.

Timidissimo, ai limiti del patologico, chiuso in me stesso. Un uomo che adocchiava, sapeva ma troppo titubante si poneva. Patendo sofferenze inaudite di deliri d’amore raramente concretizzatisi.

Un uomo però che, con enorme dignità, indossava ogni suo fallimento esistenziale e sentimentale con uno charme da far invidia ad Alain Delon.

Tant’è che la gente, vedendomi così apparentemente impassibile, prima su di me spettegolava e poi sbottava:

– Ma è impossibile! Possibile insomma che questo continui a ricevere delusioni a raffica e non gli fa né caldo né freddo? Cos’è di marmo? Cos’ha al posto del cuore? Un iceberg?

 

No, come vi ho detto e come sanno gli uomini malinconici e ora perciò malconci, noi di questa razza psicologicamente un po’ anomala, poco chiassosa, non esterniamo quasi mai i nostri dolori. Teniamo tutto dentro nel cuore.

Eppure, dai oggi e non me la dà domani, la maschera del lord si scioglie e la società bavosa ti lorda con le sue porcate. L’infima pusillanimità della gente mediocre ti combina brutti scherzi perché, mal tollerando la tua principesca elevatezza, vorrebbe che fossi un comune stronzo come tutti.

E succede che, abdicando ai ricatti più mendaci, anche tu ti sporchi e cadi preda delle tentazioni più indegne del tuo nome. Del tuo uomo.

Però, anziché diventare appunto uno qualsiasi che ride, lavora per tirare a campare, si diverte come uno scemo e prende tutto come viene senza porsi problemi, il tuo cuore non può mentire. No, devi starlo a sentire.

Fingi una felicità e un’allegria che non ti appartiene. E allora, alla pari di tutti i grandi geni tragicomici, per non sprofondare nella collettiva demenza, ti dai al demenziale.

Così, può accadere che diventi più stronzo di uno psichiatra, come nella celeberrima scena di Alta tensione…

– Sono curioso. Qual è l’esatta percentuale di guarigione dei pazienti, qui all’istituto?

– La percentuale di guarigione? Glielo dico immediatamente. Una ogni morte di papa.

– Una ogni morte di papa. Uhummm…

 

Ora, cosa voglio dire con questo? No, il papa non è morto. Anzi, mi sta simpatico il Bergoglio e spero che possa campare ancora a lungo.

E io non sono guarito da un bel niente.

Come Mel Brooks e come Monty, ho sempre avuto semplicemente più classe e più pudore. Così grande da esser preso per un imbranato… e un sempliciotto.

Questa come la vedete?

Se oggi ho un lavoro?

E che se ne fa Mel Brooks di uno squallido lavoretto da quattro soldi?

Lui è davvero il più ricco di tutti. E sapete dove.

Che peccato insomma non essere diventato Gregory Peck così come avevo sognato.

Ma sarebbe stata in fondo noiosa una vita da gentile, amabile signore.

Meglio essere come Mel. Un genio spaventoso, almeno secondo Mel, no, secondo me.

Sicuramente non secondo a te. Ho detto a te, sì, a te.

E non secondo il modo di vivere falso della maggioranza.

 

mel brooks vita da cani

 

 

di Stefano Falotico

Che vita da cani!, Il Falotico, in un video epico-sensazionale, è diventato Mel Brooks, e non è che Roma di Cuarón sia un granché…


15 Dec

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Avete visto Che vita da cani!?

Di quel genio di Mel Brooks. Sì, Mel è un genio, io invece sono il Genius.

Mentre Goddard Bolt, il suo personaggio nel film, è l’uomo più ricco del mondo.

La trama di questa pellicola è molto semplice: Goddard fa una scommessa con un altro uomo i cui soldi escono dalle orecchie. Scommette che riuscirà a sopravvivere per un mese intero, senza una lira, come si suol dire, anzi, senza un misero dollaro per le strade di Los Angeles, in mezzo ai barboni.

Perché vuole dimostrare che non è un caso se è diventato un uomo così potente e dal fiuto infallibile. Ché si è meritato questo privilegiatissimo posto d’onore grazie alla sua scaltrezza, al suo talento per gli affari, grazie alla sua innata perspicacia, alla sua invidiabile destrezza inaudita.

Insomma, non ha avuto solo del culo nella vita. Tutto quello che ha ottenuto, sostiene Goddard, è stato dovuto al suo Genius…

Ecco, negli ultimi anni, mi son successi, anche se non avuto tanti successi, dei fatti demenziali ai limiti dello sfrenato grottesco più inconcepibile.

Dovete sapere che, per molto tempo, un tempo immemorabile, la gente attorno a me non capì un cazzo riguardo alla mia persona.

Io decisi, molto prematuramente (e non parliamo di super-cazzole con scappellamento…) di esiliarmi dal mondo di tutti i giorni. Perché già stufo a quattordici anni dei miei coetanei, esseri alquanto rivoltanti, attratti solo dal sesso più lercio, indaffarati a spom… arsi con qualche oca mentre ai loro genitori volevano attestare di esser dei bravi figlioli, ottemperando a studi noiosissimi per ricevere un giorno un diploma, una laurea e qualche altro insulso attestato che a livello istituzionale potesse acclarare, in maniera ciclostilata, burocraticamente certificata, di aver adempiuto ai loro compiti…

Io invece, con enorme coerenza, con puntiglio cristologico, prediligendo la mia indole dannatamente metafisica, come detto, da tal porcile mi estraniai anzitempo. Preferendo la compagnia di molti buoni libri e di grandissimi film. E, se proprio dovevo render vivida, estemporaneamente, la mia carne fresca per attimi di piacere, placidamente, in totale comodità e anche pomposità, libero da sguardi indiscreti, con estremo pudore mi davo a soavi masturbazioni da asceta ambiguo, ascendendo al paradiso della bellezza, non solo femminile, in virtù… del mio farmelo tutto nel far un dolce c… o da mattina a sera.

Per via di questo mio atteggiamento, giudicato vile e antipatico, in quegli anni mi affibbiarono le patenti più ingloriose. Così, da viziato capriccioso come Macaulay Culkin di Mamma, ho perso l’aereo, la gente, tanto invidiosa del mio principesco stile di vita esistenzialmente lussurioso, frutto di un onanismo perenne e impunito, anche impudico, volle ingannarmi. E mi lanciò addosso infamanti accuse, trattandomi da malato di mente, sostenendo che soffrissi di disgraziati, invalidanti disagi psichici alienanti e, con screanzata villania, m’indusse a credere che davvero di qualche patologia fossi inguaribilmente afflitto. Che esseri ammorbanti!

Colpendo a muso duro per ridere di me da dietro le (s)palle, beandosi della mia tenera ingenuità romantica così postmodernista da uomo, qual sono, dadaista, delle mie fantasie cubista, costruttivista e immane, unico, amabilissimo, elevato surrealista. Tanta fu l’invidia e la cattiveria che alla fine crollai, dilaniato nel mio amor proprio per colpa di ricatti così bastardi. Mi dissero che dovevo amare di più l’umanità. E dire che io andavo matto solo per il seno di Melanie Griffith in Lezioni di Anatomia. Sì, credo di esser sempre stato un gerontologo. Soprattutto gerontofilo.

Quelle della mia età le reputavo sciocchine e non adatte alla mia già portentosa virilità matura. Adoravo le quarantenni, quelle donne inguainate in calze lisce dalle cosce accarezzabili e godibilissime.

Soccombetti dinanzi a tanto odio pusillanime e ogni stramba peripezia accadutami negli ultimi anni è stata da me finemente narrata nel libro Dopo la morte. In vendita sulle maggiori catene librarie online.

Una sorta di Arancia meccanica condita con frecciatine indirizzate alla cattiva coscienza di massa.

Raddrizzati! No, ce l’ho sempre più rizzo!

Ma, come dice il proverbio, non tutto il male vien per nuocere.

In questi anni, ho conosciuto davvero gente folle. Gente che strilla da quando si sveglia alle prime ore dell’alba sin a notte inoltrata, che ha chiesto l’assistenza sociale ai centri di salute mentale perché non riesce a reggere allo stress delle loro patetiche esistenze quotidiane. E abbisogna di stampelle psicologiche, di alibi consolatori, di assegni di mantenimento. E, a proposito di s-commesse, spera che dalle piccolissime vincite, derivate dalle puntate (non soltanto quelle di Beautiful) alla SNAI, possa rimediare qualche spicciolo in più a fine mese.

Alleviando le loro giornaliere sfighe nell’inneggiare a un populismo tristissimo, utopistico e a mio avviso controproducente, deleterio e squallidissimo. Piangersi addosso non serve a nulla! Se non a commiserarsi!

Ora, sperano nei 5 Stelle, per rivalersi di tutta una vita di merda. Ah, dopo aver passato l’esistenza fra le nuvole, ammirando il cielo appunto stellato, mi par obbligatorio che andassero a parar su Di Maio. Di Maio, no, di mal in peggio! Che pioggia! Piaggeria!

E poter brindare, alla mezzanotte di San Silvestro, con lo zampone e un babbo natale sotto braccio con la zampogna, maledicendo tutte le scalogne al fine di dimenticare, per pochissime ore di festeggiamenti ridicoli, la loro umana condizione di uomini messi alla gogna. Dovreste smetterla di metter in piazza le vostre vergogne!

Io invece, dopo tanti patimenti ingiustamente inflittimi, ho finalmente scoperto i valori veri della vita?

NO!

E allora? Ah ah.

Eh sì, nelle prese per il culo sono molto più bravo di voi.

Un po’ in tutto, sinceramente, eccello. E che uccello.

Sostanzialmente, ci rido sopra, su una bella donna ci schizzo anche altrove.

Eh sì.

Comunque, ho visto Roma.

E dire che mi aspettavo chissà cosa.

Mah, sono rimasto perplesso. A parte i grandangoli e i piani-sequenza, la fotografia in bianco e nero molto arty, è abbastanza una palla questo film. Una sontuosa mezza cagata.

L’unica cosa bella è il poster di Mexico 70 che fa molto Italia-Germania 4-3.

Sì, mio padre mi narrò di questa semifinale storica, avvenuta appunto in Messico in quel mondiale dell’anno suddetto, definita la partita del secolo.

Peccato che poi L’italia, qualificatasi in extremis per la finalissima, ne prese quattro dal Brasile, col grande Pelé che volò in cielo e insaccò di testa.

Secondo me, è stata molto meglio la semifinale Germania-Italia 0-2 con telecronaca di Caressa e Bergomi. Andiamo a Berlino!

Tornando a quella del ’70, mio padre, che di anni ne ha ora 69, me ne parlò come di qualcosa da infarto, col suo amico Gigi che ospitò lui e un altro coglione casa di sua madre. E loro che non potevano urlare perché Concettina, la madre del Gigi, stava dormendo e non era in ottima salute. In realtà ha campato a lungo quella donna.

Sì, son piacevoli ricordi amarcord, paterni di quel paese da Pater Noster. Ove suona ancora la banda come in Roma, ove le donne rimangono incinte del primo campagnolo che le porta al cinema a vedere Louis de Funès. E dove i dottorini arricchiti vanno a farsi un giro in Cinquecento… per scappare dalle possibili rivolte di un paziente totoiano senza pazienza che vuole ficcar loro il bisturi per esser stato operato male.

Mah, non c’è quasi niente di appassionante in questo film di Alfonso. Se non la protagonista molto simpatica che sembra mia nonna a trent’anni. Io non ho mai visto mia nonna a trent’anni. E come potevo? Ma sono un fisionomista delle giovinezze mai avute, anche della mia. Comunque, manco mio nonno ha visto mia nonna a trent’anni. La trombò prima, mettendo al mondo mio padre e mio zio. Ma, da allora, preferì dar da mangiare alle sue galline.

Ah, io disprezzo profondamente Paradiso perduto. Molti hanno paragonato l’epica di Roma a quella di David Lean. Che ha tratto l’unica trasposizione degna di Grandi speranze del mitico Dickens.

Poche settimane fa, Cine Sony ha programmato Great Expectations di Alfonso. E qualcuno, pagato profumatamente da questo canale, ha scritto una recensione ove lo esalta, dicendo che surclassa quello di Mike Newell.

Ora, chiariamoci. Paradiso perduto è una delle più grosse, stomachevoli boiate di sempre. Un film patinato con un Bob De Niro che mangia come un bifolco, roba che, se mangio io così, mi cacciano una sberla e mi rispediscono all’asilo, si fa crescere il barbone e fa le smorfie con tanto di panzone.

Un Ethan Hawke che sembra il fratello gemello dello Hobbit, una Paltrow anoressica (e quando mai non lo è stata, d’altronde) che pare un’ebrea di Schindler’s List e un’Anne Bancroft che, visto ch’era già molto vecchia e Mel Brooks non se la inchiappettava più, incitava il virgineo Ethan a darci dentro. Insomma, non potendoselo fottere, lo stava corrompendo alla carne di Gwyneth. Per godere da matta. Che pedofila del cazzo. Per fortuna, anche Chris Martin l’ha mandata a farselo dare nel culo. Parlo adesso della Paltrow. La Bancroft è andata.

Il direttore della fotografia è Emmanuel Lubezki, tre volte premio Oscar. Ma all’epoca, nel 1998, era meglio Carmine Tricarico, un fotografo del mio quartiere basso. Specializzato a far le foto alle Escort per sbarcare il lunario. Sì, non si faceva pagare da codeste in contanti ma con cotanta gnocca sozza messa a novanta, anche a 360 gradi. E lui, di forti, goderecci scatti, premeva di gusto. Con molta sovraesposizione… Secondo la sua ottica, le zoccole non sono mai state poi tanto diverse dalla Paltrow. Un uomo obiettivo… adesso, infatti, la Paltrow gestisce un sito personale in cui vende sex toys.

E, fra una chiavata e l’altra, la vita di Carmine virava al negativo e veniva saturata di colori più rossi come una cartolina col tramonto. Un uomo di monta(ggio). Lui attaccava tutti i pezzi nella “camera oscura”.

Un uomo a luci rosse, da cinema Odeon, con tanto di “spada” laser fosforescente. Sì, la vita di Carmine è stata come Guerre stellari. Ogni mattina, dopo un buon caffettino, per non spararsi in testa, rimembrava la forza di Skywalker, per darsi coraggio. Non aveva però mai un soldo e adorava perciò la fantascienza sognante.

No, l’amore non fa per me. Molti pensavano che, una volta ingroppata una, sarei cambiato.

Sono peggiorato.

Sono diventato Frankenstein Junior. Purtroppo è così. E sapete la verità? Io sono un artista, il più grande, e non ho bisogno di benefattori come De Niro.  Io sono molto più carismatico di lui.

Per fortuna, mi hanno creato Netflix. Per essere ancora più eremitico. Prima, almeno mi scomodavo per andare in sala, quella cinematografica, adesso mi guardo i film in cucina. Anche nel salone, con qualche salatino.

Ho detto tutto. Sono veramente il più invincibile “demente” del mondo.

Un uomo alla Mel Brooks.

E onestamente mi avete stufato tutti.

È un mio diritto fottervi con cinismo entusiasmante.

Comunque, Ethan, dopo che Gwyneth gli fece quello scherzetto nella fontana della limonata a sorpresa, divenne un maniaco sessuale e lo sa Uma Thurman. Quindi, rottosi i coglioni, si fece prete in First Reformed. Ma, amando Amanda, ora è inattendibile. Un uomo, come si suol dire, né carne né pesce.

Io invece divento sempre più radicale.

Tanto radicale che detesto i musulmani radicalizzati e amo metter le mie radici nel Bonsai.

Farò la fine di Mishima?

Quella degli scemi l’avete fatta voi.

E, soprattutto, borghesi maledetti come quelli di Roma, la dovreste smettere di credervi grandi uomini perché fate i medici e poi andate a vedere Boldi e De Sica.

Siete uomini senza fantasia, sempre lì in farmacia.

Con le pantofole, la colf, le partire di Calcio.

Io sono un cane che latra contro la vostra visione grigia del mondo e vi smerda.

Mi direte che deliro e mi darete 500 milligrammi di Torazina.

Mel Brooks è immenso.

E ad Alfonso preferisco il regista di Birdman. C’è sempre il Lubezki. E un Michael Keaton alla Falotico.

Un colpo talmente “ignorante” e mai visto che ha ribaltato tutto.

 

di Stefano Falotico

Meglio una vita da cani che Gatta(ca) ci cova


26 Jan

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No, non mi piace la felicità: la felicità non va bene, la felicità non dura. A me piace la depressione: la depressione dura di più, non ti tradisce…

 

È bello essere vivi! Ci sono tante cose che non si possono fare da morti!

 

Dal film di Mel Brooks.

 

Sollevate sempre dei polveroni, dovreste amare di più i film di Paul Verhoeven… e anche le cosce di Sharon Stone. In quel basic instinct, uomini, attingerete al piacere puro del bervi una bionda…

 

Amate la vostra vita così come un imprenditore ama i suoi affari. Sì, siate loschi e costruite abusivamente, tanto pagano gli altri… voi guadagnerete in ricchezza.

 

Gli avvocati sono diversi dalle prostitute. Ti “liquidano” anche se ti hanno (in)castrato.

 

Il mondo si divide in due categorie, quelli che sono dritti e quelli che non capiscono un cazzo, cioè gli eunuchi. Le donne sanno sempre invece come prenderti per il culo anche quando lì lo pigliano.

 

Sabrina Ferilli è come il buon vino. Più invecchia e più diventa rossa. La sua parrucchiera sa come far ubriacare i suoi capelli. Insomma, una donna osé molto rosé.  Usa poco il rossetto ma, davanti alle sue tette, arrossisci come lei.

 

I laureati pensano di essere arrivati. Sono invece soltanto all’inizio della disoccupazione. Nel frattempo, si spacciano per intellettuali.

 

I medici ti curano se hai bisogno. Se non hai bisogno, ti lasciano morire di fame. Al che, intervengono gli psichiatri e l’assistenza sociale. E le loro cure, vi garantisco, vi fanno perdere anche i capelli.

 

L’uomo è un essere semplice. Si accontenta di un lavoretto e di qualche scopata. Le donne più “raffinate” invece vogliono farsi mantenere. Nel tempo libero, fanno un lavoro “duro” con l’amante.

 

Woody Allen è stato accusato di aver abusato della figlia. Pensavo avesse abusato solo del suo cervello. Vabbe’, lui aveva già confessato la verità in Tutto ciò che avreste voluto sapere sul sesso… ma i giornalisti hanno osato chiedere.

 

La masturbazione non è un male. È un male se non hai le mani. E poi “viene” fatta coi piedi…

 

 

Aforismi del Falotico, uomo oggi normale e domani come Norman/Richard Gere.

 

 

Amate la vostra vita, non fatevi clonare, altrimenti dovrete gestire le emozioni di un’altra testa di cazzo. E, voi donne, non fate le gatte morte. Fate solo quelle in calore. Sono un uomo inimitabile, molti hanno provato ad assomigliarmi ma hanno sofferto di troppa genialità, e hanno preferito la loro follia.

 

E ricordate: fra me e un altro, scelgo una donna che mi scopi.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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