Posts Tagged ‘DiCaprio’

Riccardo Tanco stronca The Wolf


02 Feb

Estraiamo.

Probabilmente Martin Scorsese aveva bisogno di realizzare The Wolf of Wall Street. Un regista che necessitava di dare agli altri ma soprattutto a se stesso una risposta, per dimostrare a se stesso di essere capace dire ancora qualcosa d’importante.

Non si può non notare che a partire da Gangs of New York (2002), anche gli scorsesiani più integralisti hanno cominciato a storcere il naso, per un regista che ha cercato di rinnovarsi attraverso un cinema titanico, nelle misure e nei desideri del racconto.
Uno Scorsese che dall’inizio degli anni ’00 aveva tentato strade diverse dalla sua visione di cinema precedente, alcune di queste decisamente notevoli (il già citato Gangs of New York e il sottovalutato The Aviator), ma che hanno incontrato anche diversi ostacoli nel rapporto con il pubblico e con la critica.
Dallo scialbo remake The Departed Il bene e il male (2006), all’esercizio di stile di Shutter Island (2010), fino alla favoletta di Hugo Cabret (2011). Appare chiaro quindi che The Wolf of Wall Street è una reazione personale ma soprattutto nostalgica da parte di Scorsese, che riporta a quel suo cinema pieno, circolare, difficilemnte criticabile, come Quei Bravi Ragazzi(1990) e Casinò (1995).
Una reazione che sembra aver funzionato, ma anche profondamente diviso: funziona per chi voleva il “vecchio” Scorsese, quello “dei capolavori anni ’90”, ma che lascia l’amaro in bocca a chi voleva quel regista forse sbagliato, forse imperfetto ma che aveva voglia di osare.
The Wolf of Wall Street pone degli interrogativi interessanti su quale sia il nostro rapporto con un grande cineasta come Scorsese. Ci piace perché si possono riconoscere la sua poetica, e il suo modo di fare cinema, ma non ci si accorge che questo autore ha smesso di ripartire per davvero.
Di certo, se non si è vittima della politica degli autori, la quale punta alla difesa senza oltranza dei grandi maestri, The Wolf of Wall Street si mostra come un film vecchio, fermo su se stesso, già visto, senza alcuna svolta.
Questo perché la storia di Jordan Belfort è ancora una storia di ascesa e caduta, come Scorsese aveva già trattato, con ben altro stile. Il suo protagonista è il gemello meno sveglio di Henry Hill e Sam “Asso” Rothstein. Scorsese non riesce ad andare a un punto di vista inedito, non va oltre alla messa in scena della trama e al presente che racconta.
In questo discorso la finanza e suoi eccessi non c’entrano, il film non è su Wall Street e le sue losche manovre, (poteva essere ambientata anche nel mondo del Basket) ma è la classica parabola di un uomo che dalla vetta del successo sprofonda nella caduta più rovinosa: nulla di nuovo, nulla di necessario.
Scorsese si guarda nel passato senza forza, senza rielaborazione: l’onnipotenza degli anni ’90, lusso, sesso, droga, soldi, personaggi che perseverano nel loro malessere ma non ne sono consapevoli. Il regista di Taxi Driver (1976) la butta in farsa, ci fa ridere dello schifo che vediamo, usa il tono da black comedy per un’epopea cupa.
Ma l’immaginario è di plastica, poco nuovo e interessante, non aggiunge alle vicende dei suoi personaggi (tutti piatti e uguali), e al contesto storico che li circonda. Quindi forse il più grave rimpianto di The Wolf of Wall Street è l’impersonalità di Scorsese: una versione vent’anni dopo ma paradossalmente vent’anni indietro di altre pellicole del suo stesso regista.
Intendiamoci, non si sta parlando di un film irrimediabilmente brutto. La furia virtuosistica della regia e del montaggio è presente, la durata di 179 minuti è eccessiva ma godibile, il film risulta divertente e tutti gli interpreti funzionano.
Come detto Scorsese aveva bisogno di questo film, aveva bisogno di tornare sui suoi passi, forse l’errore è stato quello di specchiarsi troppo nel proprio delirio visivo, capendo che non si ha più molto da dire. La frase più gettonata in questi giorni è: “é il miglior Scorsese dai tempi di Casinò”, ecco forse questo è il punto. The Wolf of Wall Street ci piace più per quello che ricorda che per quello che è.

DiCaprio Golden Globe for Wolf


13 Jan

Ai Golden, vince Leo DiCaprio, quarantenne pasciuto e io scrivo porchet di grande bellezza, perché sono Wolf

Le migliori aspettative, cioè gli antipasti della mia (s)figa: l’appuntamento al buio si presupponeva sotto buoni auspici, “tutto” per il verso… giusto, finché mi presentai travestito da Tim Curry

Sì, sono un fenomeno dell’inchiappettata a me stes(s)o. Specializzato, con laurea honoris… ca(u)sa d’onanista, in ador(n)azione di “mio”, unico e sol(itari)o.
A parte gli scherzi e, come dico io, gli schizzi…, qualche volta “la” imbrocco. Cioè riesco a “imbrogliarla”, anche se spesso è solo b(r)ava alla bocca. E il bavaglio fa brodo, sì, cena “saporita” d’insipido annacquato. Da gustare con cremoso “affogarlo” nella cioccolata “calda”.
Sì, un cappuccino scremato della cappella “allettata” di latte parzialmente scremato e non dai denti canini in capezzoli allattanti. Anche se le vacche soddisferebbero questa pastorizia così (s)munta in viso “bianco”. Dalle vacche si può mungere finché non sono consumate nei letti di lana, da cui la transumanza dei camosci in pelle di lino.
Prosciugato… cadaverico e in prossimità della Croce Rossa, per l’infermiera capricciosa che ciuccerà la tua “mozzarella” con spurgante pannolino dell’infornarlo a mo’ di pizza-portafogli. Ingurgitando il “pomodoro” d’Adamo di te che, esanime, dai nella mai esausta donnaccia sempre in cerca di darla, anche in un’ambulanza, pel… pisello “novello” nell’“inscatolarlo” a fagiolo… famosa cenetta rustica di come lo mastica, sgusciandolo e, incuneandola, in culo scoreggerai per quel sifilitico diaframma. Scoregge Borlotti! Un borbottio di ceci e il tuo ciancicare di ridotto… come uno straccio. Petomane per (re)azione alla trombata passiva di uva passera. La frutta del tuo appassito dolce…
Un “tiramisù” di calor(i)e, assieme scoppiettanti come tal indigestione di diabetica scopata. Eh già, ti misurò… il sangue, la pressione salì e anche qualcos’altro… saltò. Il tuo profilattico. Ed è per questo che le infermiere, prima di estrarti il PH, ti rendono “negativo”. Da cui poi la radiografia per quattro mesi di (giro)vita. Eh sì. In quei quattro mesi, essendo realisticamente inculato, che altro puoi fare se non inculare quel che puoi?
Pene sempre in questa vita di pane e veleno.
Comunque, la trattai per mesi con le pinze, con le rose di corteggiamento dotto e sofisticato per sognarla di tatto, “al borotalco”.
Lei mi raccontò che segretamente la mie (e)pistole… la eccitavano, pur rimanendo in a(m)bito virtuale.
Così, rispolverai la “fondina” per un nuovo incontro di testa a “tette”. Scusate, di testicoli a tailleur. A “Taglione”. Attento, coglione sinistro, potrebbe recidere entrambi.
Per tagliar appunto “quella” al “toro”, mi vestii come Tim Curry di Legend. Uno che inculò l’unicorno per fottere Tom Cruise.
Ma Mia Sara non fu (o)carina.
E sarà quel che mi “toccherà”.
Ho le corna, meglio delle false cornucopie.
E dunque cornuti… a voi i cornetti. Ripieni di crema pasticciera. Sì, strofinando vien densa…
Fidatevi, è meglio la mensa.

Come lo metti, lo metti, in tal vita lì lo prendi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Legend (1985)
  2. The Rocky Horror Picture Show (1975)
  3. Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York (1992)
  4. The Wolf of Wall Street (2013)

“The Wolf of Wall Street”, Invincible with De Niro narrator


05 Dec

> Voci narranti.

“The Wolf of Wall Street”, Trailer e grandi attori, evviva Leo DiCaprio


31 Oct

I più grandi attori contemporanei nei capolavori a venire, con l’ultimo che non “verrà”: “C’è sempre un motivo” alla Celentano per essere mutevoli

Sento sempre dire che l’attore non fa un film. Verità vera, appunto, sino a un certo punto.
Sostenuta da Harvey Keitel, fra l’altro. Che, in una sua vecchia intervista, quando gli chiesero come poteva spiegarsi di essere tornato fra i grandi (parliamo della fine degli anni 90), rispose lapidariamente e anche in modo decisamente superbo: “Sono sempre stato un grande attore. Il problema era solo che i registi importanti non mi chiamavano più. Da quando ho conosciuto e lavorato con gente come Jane Campion, Ferrara, Tarantino, Spike Lee… (sì, vabbe’, avete capito), eccomi di nuovo glorificato”.
Ora, soprassiederei sulla dichiarazione del nostro amato-non amato Harvey che, asserendo ciò, trascura comunque le collaborazioni importanti della sua lunga “vacanza” italiana avvenuta a metà della sua carriera, e dissento apertamente con chi, a spada tratta, declama che è il regista a fare l’interpretazione. I meriti sono sempre da spartire. Perché Nic Cage non è Robert De Niro di Taxi Driver, in Al di là della vita è lontano anni luce dal febbrile nervosismo di Travis e dalla sua insonnia da complessi di colpa schraderiani. Per non parlare di Tom Cruise in Eyes Wide Shut. Efficace, al massimo funzionale. Figuratevi al minimo. Ma Malcolm McDowell di Arancia meccanica rende Kubrick più storico.
Insomma, non è sempre la solita “storia”, appunto.
Diciamo che il cineasta coi “controcazzi” dà la marcia in più e può “spingere”. Salvare cani, capre e cavoli, carne e merde.
Ora, penso a Leo DiCaprio. Voi avreste scommesso che, dal pur ottimo Jack dell’epocale comunque Titanic, sarebbe stato l’attore che oggi conosciamo e non potete assolutamente discutere, altrimenti bestemmiereste peggio di una comare dinanzi alla morte del marito mafioso? Ah ah.
Ci voleva lo zampino di Martino, eh eh, lo Scorsese già citato in “apertura”.
Il montaggio fa da sé il resto assieme alla fotografia e allo Zio che sa come dosare la messa in scena, fra cambi di rotta, musica che (s)colonna, sonore jam mai alla marmellata su cazzuto jazz e nostalgia, rock nei tempi giusti, dei comprimari a reggere il gioco che spacca il culo a tutti. Se non amate Marty, e lo credete superato, non andate al cinema, leggete sullo stradario in quale cimiteri siete ubicati. Le vostre anime, infatti, son da un pezzo già morte, essiccate nella panza che balla e canta su tragedia d’ordinanza che Scorsese ha invece catturato di zoom più avanti dei luoghi comuni da danzatori del ventre molle. Egli sa, vi annusa, vi fotte nel deretano. Marty è di statura “nano”, di testa spaventosa te la combina di brutto. Egli piazza, svia, depista, svalvola, è un flipper d’idee imprendibili, scova il previsto e svolta a inquietarti di “sinistro” con rallentare e poi brusc’accelerata in cabina.
L’attore fa, fa eccome anche quando è uno strafare alla Al Pacino.
Al conosce la mimica (in)espressiva che urla nell’attimo di monologhi magnetici, ringhia, furoreggia, sbraita, si dimena ma non è mai osceno. Anzi, padrone anche del palcoscenico.
Applauso!
Qui, citerò i sette più grandi del Mondo. Living, miei “viventi”.
Se non vi piacciono, c’è sempre Gabriel Garko nei panni di Rodolfo Valentino.
Gabriel, essendo bisessuale, piace a ogni scemo (a)sessuato, altrimenti abbiamo anche Manuela Arcuri. Una che recita come il culo, sebbene debbo ammettere che lo metterei in quel sen(s)o.
Scusate la “porcatella” finale, avevo tenuto un profilo sexy sin qua.
Ma ci sta? Non so, secondo me con te no.
Dunque sappilo. Non stapperà. Ah ah.

Se rido se piango ci sarà un motivo
se penso se canto mi sento più vivo
se vinco se perdo rientra nel gioco
ma in fondo mi basta che mi pensi un poco

Se guardo se sento è perché ci credo
se parlo e ascolto è perché ci vedo
adesso se pensi che sono appagato
hai fatto un errore non ho ancora finito

Se grido più forte è per farmi sentire 
E poi mi conosci, non amo mentire
Se cerco ancora la strada più breve
Lavoro di notte, ne ho date di prove

E cammino cammino quando il sole è vicino
e stringo i denti quando tu non mi senti
e cerco di stare un po’ più tranquillo
se intorno la vita mi vuole che oscillo

E cammino cammino vado incontro al domani
mi sento più forte se ti tengo le mani
e cerco e o m’invento, stravolgo la vita
perché tu non dica stavolta è finita.

Se penso se dico c’è sempre un motivo
se a volte mi estranio è perché non approvo
e cerco parole che diano più senso
aspetta un momento adesso ci penso
ecco ci sono c’è sempre un motivo
a volte nascosto a volte intuitivo
dipende dal caso oppure è già scritto
ed ora ad esempio non so se ti aspetto… e

Cammino cammino quando il sole è vicino
e stringo i denti quando tu non mi senti
e cerco di stare un po’ più tranquillo
se intorno la vita mi vuole che oscillo
E cammino cammino vado incontro al domani
mi sento più forte se ti tengo le mani
e cerco e o m’invento, stravolgo la vita
perché tu non dica stavolta è finita.

Se penso e mi sento un po’ più nervoso
è solo un momento che sa di noioso
poi passa poi torna non so come dire
c’è sempre un motivo… per tornare a capire
Questa è bella, non si discute. Nonostante Celentano non è che sia un lord.
Poi, a parte i frizzi e i lazzi, sette come Dio comanda. Mamma li ha fatti, e loro si fecero attoriali:

Leonardo DiCaprio, figlio di un semi-italiano e di una tedesca, ha occhi azzurri su tramonti mai domi di un Cuore romantico. Si diverte il nostro monellaccio, viene schiaffeggiato ma prova a prenderlo.

Tom Hanks, questo panzone che dimagrisce a stento, che nessun Castaway ha smaltito la tendenza al “gozzo” del doppio mento con pancetta da commendatore. Un attore che sembrava da “Zecchino d’Oro”, che invece ha vinto due Oscar ed è in pole position per il terzo. Spielberghizzato, zemeckiszato, osannato oltre i suoi reali meriti, di Rita Wilson a milf quasi bona, sembrava sparito e invece è tornato. Quasi grasso come un papponcello che non recita a pappagallo. Impara le battute a inaudita velocità, pur con la sordina vi batterà. Non agitatevi! Blaterate e Tom sarà abluzione da sguardo rassicurante. Un prete, forse un puttaniere in abiti che non fan il mon(a)co, un Gump che ha saltato i gap generazionali. Cari rincoglioniti! Di gola, insomma, è tozzissimo nel gargarozzo, sembrava annegato nel glup e invece vi mangia in un sol boccon’.

Robert De Niro, questo mito che cazzeggia, si svende, accetta ogni parte da deficiente, è autoparodia da Dio, i critici adesso gliele danno ma lui incassa… ah ah, pensa al Tribeca, a The Irishman, a settant’anni suonati vuole suonarle a Stallone, si butta via, è un porco, manda a monte tutto e sta in collina a bersi il vino. Ricordate: al primo neo come non si deve, De Niro diventa noir. E, mentre i titoli di coda virano solo al nero senza crediti bianchi, spunta e urla “Au revoir!” assieme a Catherine Deneuve. Secondo me, se l’è fottuta. Con tanto di lo(cu)zione adieu nel dietr’, celebre “r” non tanto moscia sulla francese “intonazione”. Da cui la pulizia col bidet. E la polizia a Nizza? Quello è Ronin!

Al Pacino, che vi manda dei bei bacini e invecchia come i migliori vini. Fagli un bocchino!

Daniel Day-Lewis, che non fa quasi mai un cazzo. Ma ogni volta che gira… ve lo ficca.

Biancaneve, famosa meretrice dei sette nani.
E il settimo?
Rimarrà all’asciutto. Ah ah!

Vi svelo un “trucco”, la vita è tutta qua.
Il resto è una “finzione”. Non l’avevate capito?

Tutto è illusione, senza quello la vita non esiste.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Wolf of Wall Street (2013)
  2. Captain Phillips – Attacco in mare aperto (2013)
  3. Il grande match (2013)
  4. Imagine (2014)

 

“The Wolf of Wall Street”, il Trailer


17 Jun

Uno Scorsese pazzesco, un DiCaprio gigantesco!

Non vedo l’ora!

“The Great Gatsby”, Leo DiCaprio son moi!


17 May

Ma quale Festival di Canne(s), quale Gatsby! Alla maschera “caprina” di Batman dovrete volare se il pipistrello è nymphomaniac!
Prefazione come i cavoli a merenda dei cazzi, non solo nella testa, delle giornaliste in Croisette.
Di mio, faccio una corsetta, infilo qualche “crocetta” e bagno le polpette nel sugo, ammirando Azzurra, “donna” dalla carnagione mozzarella nel “bagnasciuga”, prosciugatissimo, “a mollo” in Costa da denti da Diavolo?
No, “avorio”, lavoratori!

Batman titanico nella sfida divina contro Superman: un “alieno” della Notte guerriera vs un robot predatore del suo stesso superomismo

Nella mia caverna, sfondo le pareti degli ultrasuoni e ne son voracemente asfittico in mantello metallico a spaventare la “nobiltà” bieca” del tonto Clark Kent, a irriderlo quando, in frangenti di vanitoso “bofonchiare” ribellioni “virili”- impiegatizie da troppo supplicar la segretaria, “a cui” si china nel “riempire” la fotocopiatrice, “ulula” mansuetudine dura… nte (ah, Dante e Beatrice…), tradendosi nella voglia di strappare la “S” da sotto il doppiopetto per infilarglielo “svolazzante” del soppiatto-“fantasma del palcoscenico” e cambiamento iracondo, erotico da figlio di puttana.

Infatti, il padre Jor-El, presto attuò le pratiche di divorzio, per inconciliabili differenza fra il suo “bullo Marlon Brando e la pupa troppo “unidimensionale” d’orgasmi non fantasy di “fumettismo” a raggi gamma.

Ah, solo una donnetta-gatta raccattò fra le stregacce di Krypton, fra un pagarne una di dazio, una al sol-lazzo e un’altra a (di)letto direttamente proporzionale alla sua mascolinità sesquipedale.

Dopo pochi giorni dal matrimonio, Marlon/Jor-El non gioì tanto, poiché lei non glielo attizzava manco a “tirargliela” fra una stoviglia e l’altra bagascia nell’altra stanza. Sì, Rene Russo di Thor.

Marlon ne risentì, la sua fame da “dominatore” dell’Universo patì la crocerossina della moglie, mai “rossa” in quella zona poco supereroistica, colpa della morale cattolica-cristiana che si propagò “apostolica” anche su quel Pianeta, causa la spedizione della NASA a monopolio d’altra cultura retrograda da sparger su suo capitalismo da “puritani” nasoni.

Ah, si sa, Obama risanò la sanità pubblica ma non fu molto pubico, oltreché sempre pudico, con la sua “signora”.

Infatti, da quando è “salito” al “potere”, lei è sempre più negra e “saliva”. Tutto merito dell’amico Clinton, uno che “sbiancò” ogni clitoride mettendo le corna al marito(zzo). Ma lasciandola in mutande. Cioè, si castro da solo oral-mente.

Sì, Obama cazzeggia con Steven Spielberg, spacc(i)andosi per Lincoln, senza usar il cazzo da Mozilla, le dimensioni che hanno emancipato i nigger dall’Amistad, “risollevando” un po’ lo schiavismo nel “ribaltarle” d’effusioni “atomiche” con tanto di “missile” sparato a “razzi”.

Ma intanto l’America piange lo scempio di Bush che spedì in guerra i migliori Christopher Walken de Il cacciatore, rovinando tutto il potenziale delle purezze bianche alla base della “democrazia” a stelle e strisce.

Oggi, la droga impazza, “strisciano” le “coche” fra un paninaro e un pornoattore britannico “esportato” in USA, dal nome Danny D., detto il “deltaplano” a “impiantarlo” in volo “libero” per la salvezza della Patria o delle patte-minigonna della frustrata “repubblicana” in crisi d’astinenza da troppi reduci letterati di cui senton la “mancanza” nonostante le lettere d’amore spedite dal fronteDel porto? Stanno con un porco, e ammazzano il fidanzato prima che muoia-trucidato. A crepapelle, un infarto per eutanasia-morfina, in lui che immagina le smorfie di un altro che la bombarda.

Ci pensa Danny a “consolarle”, a condire tutte, “egli” le prende in sella senza romanticherie inutili, va dritto al sodo e “lo” assalgono, fra un suo leccargliela e lecchini in Parlamento sul reggere quello di Berlusconi, per evitare altri scandali da “evirazione”.

Il Mondo è in eruzione, i disoccupati stan armeggiando per la rivolta, nessuno crede al Cinema, non bastano due ore rilassanti se poi “tutto” è ammosciato e viene dopo 3 secondi. Neanche netti!

Un Tempo, Superman salvava le “baraccopoli”, moltiplicando il suo “pesce” viscido, marcio, per donarlo alle vedove delle “riserve” indiane con la penna marchiante della S appunto da succinto per (non) lasciarle in cinta. Non perdonava nessuna. Accalappiava e scappava, scopando di scalpi(ti).

Ma hanno sterminato anche le poche selvagge in calore.

Dinanzi a questo ghiaccio spettrale, c’è solo un Uomo in grado d’aggradarle, Batman, filibustiere senza regole che sa quando la Luna chiede dello zucchero a mo’ d’eccitante-“plenilunio” per “illuminare” ciò che ha il suo perché, a meno che le pere stonino con le mele. Il frutto amorevole, conservato in frigo, potrebbe non sciogliersi granuloso.

Come accende Bruce Wayne il “buio”, neanche colui che spelacchia nei boschetti di Cappuccetto Rosso.

Egli, nel suo emanare fascino colore nerezza, appunto da doppiogiochista, è un’arma “contundente” per abbrustolir ogni Donna che soffre e sfiata per l’incandescente brusio. “Ardendola”, Batman se la fa “in cagnesco”, modulando la sua “cucitura” di pelle grezza su spalmata, peregrina “asciuttezza” da fisico portentoso del Christian Bale affinché, a pecora, “beli”. Un grizzly! Che bella scopatona! Che bello ce l’ha il “bestioncino”.

Altre se le be(l)ve in un sol boccone il nostro lupone. Come il luppolo, le “sbrana” e ingurgita da birre tedesche (meglio delle rumene coi romani!), fottendosi pure le naziste al ritmo d’alcolizzato di Sesso “anomalo”. Poi, in anonimia, dopo averle “menomate”, va via e “ama” anche tua mamma. Gliadiatorio da for(n)o!

Sì, dopo essersi sfogato, è ancor più scalmanato e maschio, dà filo da torcere a Superman, mettendolo sotto tor(chi)o e “oliandogli” il capo perché, per lo meno, prima di menarsela da figo abbia il galateo di sistemarsi il “nodo” alla cravatta. Fighetto!

Batman veste elegante, “ a festa”, e a lucido le “lucida”, mutando poi in Michael Keaton Beetlejuice.

Sì, Batman è uno spiritello porcello. Solo le bamboline di porcellana alla Amy Adams si “affannano”, azzuffandosi con altre scialbe, per succhiarlo a Superman.

Batman, “diciamocelo”, possiede il carisma del privilegiato che guarda gli altri spaccarsi il culo, ridendo di “gusto”, in quanto, pure servito dal maggiordomo, doma proprio le dame coi culi del ben di Dio.

Che cenoni magniloquenti. Che magnone! Ma sa essere “dolcissimo”.

Batman è una merda profumo “cioccolata calda”.

Ed è per questo che è un grande, la “glassa” che copre il “velo”.

Superman, al massimo, lo vedo bene come ciabattino degli amari quartieri spagnoli.

Ma sì, fra quelle partenopee zotiche, il nostro esaltato bifolco, “spingerà” di “spagnole”. Spegnendosi come lacrime nella pioggia. Ah ah!

Batman, invece, non pre… tende (ah, maledetti pretacci!) solo la ciliegina ma tutta la torta. Non va alle messe, ma lo mette anche a tua sorella, una cretina ma bona “pen” messa(lina).

E ci “spruzza” sopra con la sua “candelona” a infarcire di panna montata e da “piluccare”.

Batman sono io. Lo stronzo per antonomasia.

Tua madre si è separata da Jor-El.

Cannes non vale l’impagabile coppia Bombolo-Cannavale!

Questo Festival è una merda già dalla recensione di Paolo Mereghetti riguardo Luhrmann, “pienamente” stroncato di stelletta e mezza, non di più. La nuova immagine di von Trier ritrae l’unica “coscia” godibile dell’intero “scandalo” annunciato: Uma Thurman versione per Lino Banfi. Sì, sembra Edwige Fenech bionda, cioè Gloria Guida ad ammiccarti un “Sempre in gamba, eh?”. Presa per i fondelli. Ci sta?! Nadia Cassini non varrà mai un casino.

In più, Willem Dafoe, caricaturale, sta “nel mezzo” della schifezza con la Gainsbourg, a destra, “posizionata” in pollastrelle aperte. La madre era peggio, la figlia è una depressa che te lo comprime. Ma datele delle compresse. Quali urlettini! Si sedasse, si segga! Se la sudi come tutte che affiggono manifesti per festeggiarla almeno una volta al mese di magra.

Insomma, un film degno della “Palma”. Sì, von Trier anziché fare il regista dovrebbe noleggiarsi una barchetta e navigar fin all’isola perduta del suo cervello al “Cocco bello”.

Quali genialate! Meglio il gelataio cinese delle sue fritte cervella!

Questo prende una videocamera, filma tre idioti nullatenenti ma a tenerlo che se le trastullano, le quattro vacche scadute come attrici, e poi riempie il corpus di sottotesti.

La sua testa è da sotterrare. E, mi raccomando, non vi permettete di riesumare questo somaro!
Solo Sodoma!

Almeno, dal fronte francese, giungono notizie davvero “cazzute”: Stallone promette il ritorno di Mickey Rourke per la terza “puntata”, parafrasando Nino Frassica, la “megaputtanata”, de I mercenari.

Sbarca Michael Douglas che, dopo essere ingrigito, anche di pelo, leggi Cancro alla “gola” profonda del suo perverso sessappiglio rauco da Coma profondo, s’è ora tinto il bulbo con tocchi “lessi” d’occhio rovinato e catalessi del parrucchino immobile sul seno ancor “mantenuto” di Catherine.

Esce il trailer di Last Vegas e, nel promo, leggiamo che la leggendarietà troverà “sede(ri)” il 1 Novembre.

Ne siamo sicuri? Io ho “ravvisato” un De Niro smorfioso, un Freeman scoglionato e un Kline un po’ calvo.
Lo vedrò perché sarà una sega, come quella che ti spari dinanzi alla ballerina di prima della città del vizio.
Non sposeresti questa neanche a “pagarla” ma almeno aziona il “movimento”. E non costa sacrifici, cambiali, mutui e debiti, figli, contraccambi, cause legali, tradimenti vari.

Un’inculata che lasci il “segno” al suo “costume” per “abbronzartelo” senza neanche dar nell’occhio.

Più sei oscura e più lei vorrà “chiarirtelo”, aprendo le “oscurità” per il tuo Batman “mobile”.

Immersione, “levitazione”, arma micidiale salvo “salve” sperma da non creare mostri a immagine della “fondina” paterna.

Vincerà Refn, anche se Ryan Gosling m’è sempre sembrato peggio del De Niro appena “andato a puttane”…

Scusatemi, ora ho da “fare”.
Gosling non sarà mai De Niro. Andasse a venderlo sui viali. Sono io il God che non forgives.

Scusatemi, ora ho da “fare”. Ripeto.

Sapete perché? Devo godere. Il dovere è obbligo. Infatti, meglio un bombolone alla crema e un babà napoletano a queste stronzate festivaliere. Un troiaio, diciamocela!

Se questa play vi è parsa una cagata, meglio di voi che siete dei cessi.

Firmato il Genius, inappuntabile e impuntato Stefano Falotico.
Vi sputtano.

  1. Il grande Lebowski (1998)
  2. Il grande Gatsby 3D (2013)
  3. Last Vegas (2013)
  4. Vieni avanti cretino (1982)
  5. Cornetti alla crema (1981)
  6. Strafumati (2008)
  7. Cannibal Holocaust (1980)

“The Great Gatsby”, Premiere highlights


04 May

 

Leo è sempre più bello, sempre più deniriano.

“Django Unchained” ha il pedigree


03 Jan

 

Eh sì.

Corteggiamento “altamente” Poe-tico e “natalizio” di frizzi e “lazzo”


21 Nov

Sono il DiCaprio italiano, tutte vogliono “accalappiarmelo” ma non calcolano quelli loro “renali”. Sì, io spacco solo le reni, e guido le renne da Babbo Natale, infilando nei camini il carbone “ardente”

Ieri pomeriggio, ero seduto al parco, e stavo spipacchiando su una panchina. Al che, attirata dal mio Sguardo “semifreddo” d’Inverno in prossimità vicinissima (eh sì, quando scocca il 21 Novembre, “tutto” si scioglie “rigido”) sulle sue emozioni erotiche del caldo che fu, ora rugiada color “ghiacciolo” della sua pelle raggrinzita, una vecchietta s’avvicinò, tentennò un po’, quindi “felpatamente” (eh sì, era coperta di lana a celar le vampate d’un calore mal celato di “gelata”) ci provò, attentando alla mia gioventù.

La “donna” matura è attratta dal ragazzo “duro”, inamovibile dalla sua posizione pensierosa da artista senza “cazzi” per la testa. L’intellettuale, razza a cui m’affilio salvo quando affilo i dentini divorando i “cucciolotti”, ha il permesso al “più non posso”. Potrebbe cadere il Cielo e io rimarrei fermo, sedentario, e neppure Dio potrebbe “insederarmi” per smuovermi con fulmini saettanti sul mio bel aitante, d’alito evaporantissimo color fumetto qui in mezzo alla folta vegetazione della mia “fauna”. Sì, faine, infarinatevi il cervello per risalire alle “regioni scure” dell’enigma “faloticante”, siete solo infanti che osservate di “malocchio” e poco ve “lo” baloccate. Sappiate che, in città, son già cominciati gli addobbi natalizi, dunque non siate in pena perché, in vena di “presente”, elargisco ivi voi le vostre statuine del presepe. Dicesi regalino per altre papaline e pappette del vostro cervellino impappinato.

1) Ogni impiegato riceverà sotto l’Albero la foto di Belén Rodriguez, col suo ammiccamento-sciosciamento per il linguino del ragionierucolo che, prima di “90º minuto”, (intra)vedendola di tette debordanti nello spotbody della Tim, pensa sempre: ah, come insaccherei di palle, infilandola a novanta. Mi licenzieranno per “fuorigioco”, ma sarò acclamato dalla tribuna, a “osannarmelo”.

2) Il ragazzino del “liceo” classico “Manzoni vien dal mare” invece sarà premiato di tale “promozione”: “Dopo ripetizioni e vari peti in aula incontenibili, ammettiamo che deve essere ammesso. Dunque, ora può immetterlo all’insegnante sua, suinissima, che si dà arie da professoressa, ma la vuole solo rossa.
Una volta laureato in “scienze” delle “comunicazioni”, potrà ricevere il “visto” per poter girar il “film” di tal commercio “pubico”: La teacher attizza gli adulti che, infantilizzati, da questa “fertilizzante-attizzante-rizzante”, s'”annoieranno” da una vita “raddrizzata”.

3) Alla “donna” che legge i romanzi “sentimentali” (in realtà ama “spompinarli”) invece, appunto, una mia lettera d'”amore”, di cui vi illustro i passi più “sal(i)enti”:

donna tu e uomo io, troia tu e anche tua zia, ove va il toro, io lo scorno, eppur metto le corna.
Tu adori il “pandoro” e “tutto” te lo magni, alleluja ma evviva il lupo, leggerai invece Allan Poe Edgar, perché sarò il tuo “dorato”… “culo” peggiore.

Il suo fidanzato risalirà i venti polari per “farmelo” al Polo Nord, ove me la spasso nell’oblò. Sì, meglio l’oblio dei vostri oboli.
Ma, giunto a destinazione, troverà la sua amante che fa la “pesca” dei “salm(on)i”.
E, allucinato e irsuto di rabbia, chiederà: – Posso fare anch’io l’orso forzuto nel marsupio?

Tornando alla vecchia e a me, “panchinaro: come andò finire?
Beccatevi questa foto che “salta” all’occhio.
Già, fu un bacio con la lingua o tal quesito? “Eccolo”, tutto mostrato e “mostruoso”: – Che cazzo vuoi, babbiona? Ficcati il “Babbo”, si chiama “spaccartela” in due…?. Tu che dici?.

Sì, non “scasserà” più…
“Cosa” voleva “incassare?”. Si beccò solo l’incazzato!

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Babbo Bastardo (2003)
  2. Soldi sporchi (1998)
  3. Assassini nati (1994)
  4. The Wolf of Wall Street (2013)

Scorsese compie 70 anni, ma Nazzaro Giona brucia i suoi ultimi “vent’anni”, invecchiandolo


14 Nov

Fervida lettera a Cuore “aperto”, perché dilaniato e sbranato…

Da “tagli stilografici” che non mi sarei aspettato

Se sei ora, chi fosti anche quando fu la vita “fosca?”.

Anch’io acquisto l’edizione settimanale della mia cara rivista “FilmTv”, appuntamento pressoché fisso da quando apparve con successo verso l’inizio degli anni ’90. Sì, credo di non averne mai persa una copia, sebbene quasi tutte le abbia poi consegnate al “macero” per ragioni di spazio ma non spaziali come il Cinema.
Sì, avrei potuto ammonticchiare tutti i “numeri” in cantina ma spesso, in via della Ca’ Bianca n.3/3, residenza periferica della Bologna degradata in cui abito e m’”annido”, l’acquedotto fa degli “scherzetti”, e spesso questi “loculi sotterranei”, ove i miei condomini invece conservano il vino “pregiato” per le occasioni in cui si “fregiano”, travolgono d’”allagamento” l’intero perimetro di questi “ripostigli” frequentati tra l’altro dai roditori, più comunemente in-tesi come sudici topi, razza disgustosa che s’accoppia con le zoccole.
Quindi, la collezione di tale biblioteca è andata perduta in molte “spazzature” a scadenza mensile.
Peccato. Un peccato veniale però, visto che, l’archivio online della rivista, proprio in questo sito ha catalogato perlomeno tutti i giudizi con relative stellette, in una mirabile opera di catalogazione che dà lustro e rispolvererà sempre le nostre “antiche”, dunque riammodernate, memorie cinefilissime e non solo.

A Bologna, unica città tardiva del commercio librario, “FilmTV” esce con un Giorno di ritardo, appunto.
Quindi, stimolato dalla provocazione (?) di Bobtheheat, ho potuto appurare sol stamane l’”epistola” formato “sparatoria” di Giona Nazzaro.

Giona è un mio amico, perlomeno un carissimo conoscente.
Privatamente, lo ringraziai circa un mese fa, per esser stato in qualche modo ispiratore della mia nuova opera letteraria, “Noir Nightmare…”, attualmente in commercio su Ibs.it e in eBook, che vi consiglio “subdolamente” d’acquistare per accrescere le mie modeste finanze. Se poi vi piacerà tanto di guadagnato. Adesso, per il sottoscritto, contan i conti. Ribadiamo… i guadagni. Perché puoi essere geniale ma, senza Euro, potresti diventare un “marsupio”. Tenetelo a mente quando, in periodi di “magra”, dovrete, v(i)olenti o nolenti, arrangiarvi nella ricerca della sopravvivenza più brava a “involver” da “bravi” per una cenetta dignitosa sotto un tetto che non “sgoccioli”.

Come al solito, come Sam Elliott de Il grande Lebowski, l’ho presa “un po’” alla larga. Anzi, direi “allagata” playlist.
Scusate se v’ho annoiato, intendo d’annotazioni “stufarvi” di più.
Dunque…

Inizio del papiro, e anche di Scorsese “fermo” a De Niro nonostante DiCaprio (?)

Egregio Signor Giona,
sì, abbiam discusso un pomeriggio recente fa di come Lei sia stato l’involontario “apripista” del mio nuovo libro.
Nella sua recensione su J. Edgar, incensato di lodi reciproche, Lei cita/ò il quindicesimo sonetto di Shakespeare, vero?
Ecco, presi le “palle” di William al balzo per comprarmi proprio tutta la sua raccolta. E optare, guarda il “caso”, sul 15 per l’inizio del mio Incipit da poesie ermetiche. Come spiegherò, in termini più esaustivi, a Roma il 7 Dicembre presso gli studi della casa editrice Albatros.

Quindi, rinnovo il mio gratis et amore.

Ma Giona che cosa Lei mi combina?
Tradisce la mia stima?

Eh sì, leggo attentamente il suo breve pezzo a demolire Scorsese, soprattutto l’”ultimo”. Un Tempo, Lei lo chiamava come “suo fratello”, dandogli del Marty, oggi del “matto”. Adesso infatti, deluso dalle sue ultime pellicole, si rivolge a Martin (appunto…) come un alunno nei confronti d’un Maestro a cui si (su)dan sempre gli onori, salutandolo scriteriatamente con un “Buonanotte Scorsese”.

Ah no, non si fa. Si ricordi le parole “bibliche” del giornalista Franco Ordine quando i suoi colleghi, con Piccinini a sedar la “guida al campionato” di sberle e offese, inveirono in massa (e “a mano armata” di pugni, già…) contro il Pallone d’Oro Figo. Criticandolo e abbattendolo senza ritegno perché, a detta(r) loro, di “plebiscito” stupido da “leggi anagrafiche” incontrovertibili, non era più il “figon’” d’una volta, ma solo un onesto calciatore “rincoglionito” e imbalsamato.

Ordine Franco, irritato a pelle, ordinò e urlò “Portate rispetto!”.

Sì, non bisogna mai criticare, “a posteriori”… (le famose prese “pal’” pel’ culo), colui che ha rivoluzionato le geometrie balistiche appunto, coi suoi deliziosi passaggi millimetrici, i suoi assist strato-sferici, i suoi dribbling radenti che rasero al suolo tutti gli avversari, coi suoi tiri d’ambidestro a confondere e spiazzare i portieri e i terzini che non capivano a quale velocità si muovesse…

No, non si può. Mentre Lei Giona, “sarcasticamente”, nel suo articolo irride Martin Scorsese.
Ora, scandiamo la nomea: M-a-r-t-i-n SCORSESE!

Senta, “ausculti” che Bellezza, che ricordi.
Ma Lei, Giona ci scherza sopra. Rammemorandoci quando si commuoveva per la grinta e l’energia del suo Cinema funambolico, ora a suo avviso (di cartellino “giallo”, salvo espulsione diretta “alla prossima”) accademico e sterile. Anzi, anche quasi da “sterco”.

Ora Giona, se vuol provocare, ha trovato pane per i suoi denti.
Perché Io, Padreterno indiscutibile e universale, mi rivolgo a Lei con tono accusatorio, previo spedirla all’Inferno senza Purgatorio d’”intermezzi” (termini…) della bolgia dantesca più dura, quella dei traditori! Come da Max Cady scippato per “proto-colli” omessi.

Lei è come Caino, e adesso schiaffeggia e trucida il suo parente!

No, non va bene. Si confessi e, grazie a cinque milioni di Ave Maria da tentazione di Cristo, potrà tornare a scrivere le sue recensioni. Solo dopo un “lavaggio” al Giordano, peraltro, potrà di nuovo “sindacare”.
Prima la punizione, poi il piacere del dovere.
Obbedisca a Dio!

Nel suo articolo, distrugge con boria da lasciar esterrefatti tutto lo Scorsese degli ultimi quindici anni.

Concordo su The Departed, una “scopiazzatura” che toglie all’originale. Proprio uno dei film più bruttarelli di Martin. Che, vuoi la solita idiozia dell’Academy (di che?), è stato proprio il “capolavoro” a dargli il primo (dico primo…) Oscar come “Miglior Regista”.

Non funziona quel dipartimento. L’unica scena che salverei, con tanto di hard davvero hard del mio “disk” (d’ernia…), è “quella” in cui Leo spoglia Vera Farmiga, che si mostra figona come non mai.
Il resto, sì, non merita rispetto!

Ah, c’è un “ma”. Lei (mi) scrive ch’è la prima collaborazione con DiCaprio. Come no. Gangs of New York dove me “lo” mette?

Shine a Light? Sì, il finale che c’azzecca? Con Martin che (s)compare nel dietro le quinte e ammicca di Luna, “logo” degli Stones.

Mi rivaluta invece The Aviator. Io no.
Il film è freddo come il debito.

Poi, “casca” sugli altri restanti…, Shutter Island ce lo definisce un “fallimento”.
Ora, gli preferisco Angel Heart, anche Shining e pure David Lynch.
Ma è un gran signor’ filmone.

Per (s)finire, spacca in due Hugo Cabret. Asserendo che il 3D è una sciocchezzuola infantile.
Ma che dice? Prima, (c’) ha scritto che il Cinema parte dall’infanzia, enumerandoci le sue emozioni “proiettate”. Ah, non è che preferisce il peggior Gigi Proietti?

Giona si riprenda. Viviamo in tempi di crisi, il lavoro stenta a decollare, e molti si suicidano perché, dopo essersi sgolati in piazza, son costretti a tagliarsi la giugulare.

Se Lei mi trancia anche Scorsese, possiamo “stroncarci” subito. Senz’aspettare la “caduta” del Wolf of Wall Street.

Ho detto tutto…

Distinti saluti,
nella viva speranza che non sia un “Addio” ma un “Arrivederci” quando lo stato febbrile le sarà (tra)passato.

Firmato il Genius,
in veste di Dante Alighieri.

Applauso!

Il Paradiso è una Donna che ha le “chiavi” di San Pietro, della tua “pietra”.

  1. The Wolf of Wall Street (2013)
  2. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  3. Casinò (1995)
  4. Al di là della vita (1999)

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