Posts Tagged ‘Francesco Alò’

I migliori film del 2018 e i peggiori secondo Francesco Alò


31 Dec

Finalmente, siamo in perfetta sintonia. Complimenti, ottime scelte.

francescoalo

(Non) mi scuso per la mia uscita “fuori luogo” su Nolan e qui chiedo venia, non sono un pentito


21 Aug

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Non posso accontentare tutti riguardo il mio post che ha scatenato quasi un “omicidio”, con me vittima “indifesa”, su Facebook. Commenti dei più disparati mi son stati sparati contro, e io contro questi (non) ho il culo parato. Non bisogna parlar male dei film senza averli visti, ma ha ragione il caro Marko Kapitan… a ironizzare con estremo gusto stroncante, tanto che fa ammenda per non essere stato ancora arrestato. Suvvia, lo vedrò e saprò dirvi con più obiettività, a ragion veduta, è il caso di dirlo, ma si sa che sono un estremo provocatore e me le vado a cercare. Ma, per piacere, non definite Nolan un genio. I geni son altri, anche se io, essendo estremamente esigente, annetto a questa categoria davvero pochissimi nomi, in generale, non mi riferisco solo alla Settima Arte. Diciamo che alcuni registi hanno indovinato alla perfezione alcuni film e saranno ricordati per quel periodo di fortuite circostanze per come riuscirono a centrare l’ispirazione massima e a trasporla in immagini e a volte parole che son state un “colpo”. Nolan un genio? Questo è il colmo. So che si tifa in Italia e mi odierete perché mi son schierato, non solo in questo caso, contro uno dei registi più amati della contemporaneità. Ma la vita è fallace ed è giusto che, giovani e idealisti come siete, v’infervoriate come Keanu Reeves dinanzi al Diavolo Pacino, il qui presente-assente, ammetto troppo spesso che recito la parte del finto deficiente. Accanitevi a elogiare Nolan, d’altronde chi sa cos’è l’essenza della vita? Potreste essere nel giusto, voi che l’avete elevato a totem intoccabile e non siete pervasi dal sano gusto dello sfottò adottato con criterio, creanza, e quel gusto bellissimamente sadico di dargli un po’ addosso. Che ce volete fa’. A me Nolan non piace. Non per questo merito di essere crocefisso. La vita, per molte donne, è sesso scatenato e si lamentano di quegli uccelli sterilmente poco esuberanti che non danno loro “affetto”. A me Nolan pare affettato, definitemi pure affrettato…

 

di Stefano Falotico

Francesco Alò stronca Dunkirk e io non posso che essere d’accordo


21 Aug

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Da qualche anno a questa parte seguo Francesco e lo trovo coerente, estremamente coerente, spigliato, in gamba e con una profonda cultura cinematografica, sebbene talvolta se la “tiri” da cazzaro. Sì, perché si prende con enorme leggerezza e ha il coraggio, mai premeditato e cinico, di andare controcorrente e sparare a zero anche su grandi registi o presunti tali. A me Nolan non ha mai pienamente convinto, diciamo che non mi piace appieno. Lo trovo in apnea, scisso fra il bisogno commerciale e la necessità d’autore perché vuole appunto essere annoverato nella categoria dei “maestri”, appellativo fra l’altro che aborro e che andrebbe eliminato dal dizionario “serio” del Cinema. Non credo che andrò a vedere Dunkirk sul grande schermo per molteplici ragioni. “Fruire” dell’esperienza IMAX non è, come per Francesco, qualcosa che poi mi attiri granché, oramai possiamo ammirare il Cinema anche “netflixizzandolo”, a differenza di ciò che sostiene Christopher, e spesso l’IMAX è un artifizio “spettacolare” per coprire i buchi di sceneggiatura. Più volte già mi pronunciai su questo film, pur non avendolo visto, e la mia posizione fu aprioristicamente negativa. Poi come farei a sopportare quell’assurda massa delle multisale che lo “idolatra” a prescindere? Ecco, potrebbe anche piacermi, ma a me i capolavori annunciati non son mai garbati e con Nolan ho parecchi problemi, ricercando personalmente un Cinema che sia, sì, elegante, ma che non si svenda per il grande pubblico coi trucchi della ruffianeria. Bravo, Francesco.

 

di Stefano Falotico

 

Nonno Scatenato, con Zac Efron e Robert De Niro, recensione di Francesco Alò


13 Apr

The Hateful Eight stroncato da Francesco Alò


31 Jan

Lo stagista inaspettato secondo BadTaste e i recensori Francesco Alò/Gabriele Niola


18 Oct

Chi conosce la tendenza di molto cinema americano a realizzare commedie per la terza età sa già cosa aspettarsi. E sbaglia.
Inaspettato non è certo lo stagista del titolo originale ma l’esito di questo film scritto e diretto da Nancy Meyers, vera specialista in sciape commedie senili (Tutto può succedere, È complicato), e recitato dall’attore che più di tutti in questi anni si è lasciato andare: Robert De Niro.
Invece la storia di un anziano ex dirigente d’azienda ormai in pensione, con una moglie defunta e una grande voglia di fare, che accetta il lavoro da stagista in una società di internet, completamente diversa da quella che fabbricava elenchi del telefono in cui lavorava (paradossalmente nel medesimo edificio) è una miniera di sorprese.

Solitamente in queste commedie il vecchio trionfa sul nuovo, in un’apoteosi di buonismo e implausibilità che coccolano il pubblico coetaneo dei protagonisti, Lo stagista inaspettato non fa eccezione ma in esso il confronto tra presente e passato non è solo nell’età dei personaggi coinvolti, si misura ad un livello più alto. Permea ambienti, luoghi, mode, atteggiamenti e tempistiche. Quella diNancy Meyers è una prospettiva stavolta più ampia della questione. Quei personaggi che altrove sono pretestuosamente inseriti per dare possibilità ai protagonisti di emergere hanno un guizzo in più e le relazioni che stabiliscono non sono scontate. Ciò che accade tra lo stagista fuori tempo massimo (assunto in un impeto hipster di recupero vintage) e il fondatore di una startup di moda interpretato daAnne Hathaway (come sempre impeccabile), non è scontato, prende pieghe originali e nonostante abbia come missione i sentimenti più basilari, arriva al traguardo cogliendo più di quello che era lecito aspettarsi.

Sembra incredibile poterlo scrivere ma proprio questo atterraggio con stile nella terra del miele è merito degli interpreti. E se Anne Hathaway come già scritto è una vera garanzia, attrice giovane con la solidità e l’affidabilità di una veterana (sembra fare film da decenni), la meraviglia è vedere Robert De Niro tornare ad impegnarsi sul serio. Invece che limitarsi a sfruttare con pigrizia il consueto repertorio di smorfiette note, che rievocano nello spettatore ricordi di film migliori e illudono che stia recitando, crea un uomo d’altri tempi con un’aura quasi nobile, uno stile da Sinatra unito ad un’eleganza che pare naturale. Nel creare il fascino del suo personaggio De Niro crea anche il senso di un’operazione di affiancamento di vecchio e nuovo. L’attrazione che il pubblico stesso prova per quello che il Ben di De Niro rappresenta, il suo modo di porsi, fare, pensare e concepire la vita, è il punto di Lo stagista inaspettato. Vintage e imbattibile come la 24 ore di pelle che usa, virile con classe come il fazzoletto di stoffa che ha sempre appresso, Ben non è il solito vecchietto arzillo da commedia senescente ma la personificazione del contrasto contemporaneo tra corsa al progresso e passione retro per tutto ciò che viene da un’altra epoca, il senso della nostalgia e della mancanza di qualcosa che non è mai facile identificare ma che fa rima con una dimensione esotica dei sentimenti.

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