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Perché avete frainteso Quentin Tarantino a proposito di Joker? Siete analfabeti? Non ha detto che non gli è piaciuto, invero lo ha osannato fra le righe ma non sapete leggere né guardare


07 Feb

jokerfalo joker tarantino

la patata bollente poster

Bad Taste sostiene che a Tarantino non sia piaciuto Joker.

Ecco, questa dicasi, sì, si chiama manipolazione informativa.

Non date retta a queste testate. Vi scrivono uomini e donne senza testa e palle, cioè test… li.

Leggete quest’articolo e poi tornate a studiare Scienze delle Comunicazioni. Ah, capisco. Siete già laureati?

Quindi, deduco che ora siete/siate ben pagati, siete stati plagiati e siete legati ai vincoli editoriali. Anche a quelli coniugali? Insomma, tutti questi anni di studio vi sono serviti per non capire nulla della vita e anche di qualcos’altro? Bravi, continuiamo così.

Veramente, roba da matti. Matti al cui confronto Arthur Fleck è Sam Neill de Il seme della follia. Cioè, un uomo sanissimo, di “costituzione” mentale talmente sana da essersi modellato as impiegato anonimo, da essere preso per semi-Fantozzi, dunque per il popò e legato con la camicia di forza in quanto reputato instabile con un atteggiamento aggressivo-passivo, espressione di moda presso i ventenni problematici, con turbe psichiche insanabili, in fase laureanda da Conoscenza carnale di Mike Nichols.

A firma di Nichols, naturalmente va pure citato Il laureato. Praticamente, un film sopravvalutato ove Anne Bancroft, ex moglie di Mel Brooks, sì, il regista di Balle spaziali, anticipò attrici da “Oscar” come Brenda James, Julia Ann, Cherie DeVille e compagnia bella…

A differenza di tutti i pazzi, Sam/John Trent non lesse un malato di mente come Sutter Cane.

Chiariamoci, io sono grande fan dell’attore Manuel Ferrara e possiedo tutti i dvd dei film di Carpenter, tutti i libri di Edgar Allan Poe e anche tutti i download dei film poco horror con April Flowers.

Se ciò vi disgusta, mi sa che vi sposerete con una telegiornalista di Essi vivono. E ho detto tutto…

Chiariamoci molto bene. Sutter Cane è da Castiglione delle Stiviere, il più grosso centro psichiatrico d’Italia ove sono confinati, a mo’ di 1997: Fuga da New York, cioè ghettizzati e messi in quarantena, gli uomini e le donne in stato di Covid, no, i pazzi “socialmente pericolosi” come Jena Plissken o forse qualche ex presidente degli Stati Uniti non come Donald Pleasence, bensì simile a George Bush. Triste e celeberrimo guerrafondaio responsabile non poco del crollo delle Torri Gemelle che compaiono nel succitato capolavoro di Carpenter ma ovviamente non in Fuga da Los Angeles. Poiché tale film fu ambientato, per l’appunto, a Los Angeles e fu realizzato prima dell’attentato ordito da Osama bin Mohammed bin Awad bin Laden. Sì, nome all’anagrafe lunghissimo di un uomo che poteva anche non nascere. Sì, chiariamoci benissimo. Laden fu Sutter Cane. I suoi seguaci furono e sono uguali ai dementi followers dei relativi idioti che esibiscono, su Instagram, i muscoli di Arnold Schwarzenegger e le gambe di Sharon Stone dei tempi d’oro, sognando Hollywood di pura immaginazione da Atto di forza. Eh sì, quando si dice… questi si sono sparati il viaggio. Su Marte? No, son uomini e donne coi piedi per terra, sì, terragni, più che altro terra terra. In parole povere, credono di essere dei divi della Grande Mecca solamente perché, nel loro “carnet”, possono vantare di frequentare la palestra figa piena di ricche fi… e. Le quali, a loro volta, pensano di essere gnocche spaziali pur non avendo mai visto Guerre stellari, eppur mangiando cibi liofilizzati più impresentabili delle orecchie di Spock di Star Trek. Sono anche spocchiose, ci mancherebbe altro. Sì, non si fanno mancare nulla. Sono corteggiate da ragazzi più burini di Kurt Russell di Grosso guaio a Chinatown che, all’apparenza, sembrano giovani e per l’appunto boni ma, nelle loro anime, sono più putrefatti di David Lo Pan.

Per inciso, Jack Burton fu figo perché simpatico, questi fighi invece vogliono fare i duri ma assomigliano alle Tre Bufere. “Temibili” spauracchi e guerrieri-maghi invincibili. Invincibili di che? Questi qua li distruggi senza neanche toccarli, sono già toccati dalla nascita e fottuti a sangue.

Non dalla palestrata semi-anoressica eccitata, no, succitata vegana. Bensì dai loro tre neuroni che scambiano The Fog, appunto, con The Fig’.

Sutter Cane non fu un genio come Lovecraft ma utilizzò copertine, non della Sperling & Kupfer, alla Stephen King.

Fra l’altro, ne approfitto per farmi pubblicità occulta. Anzi, “occultissima”. Sulle maggiori catene librarie online, non troverete nessun Sutter Cane ma Stephen King, anche Stefano Falotico. Il sottoscritto col suo libro su John Carpenter. Saggio monografico in cui il Falò, cioè me stesso, argomenta brillantemente su In The Mouth of Madness. Da non confondere con Alle montagne della follia.

Devo andare avanti o vi devo mostrare questi video?

Sì, nella mia vita incontrai molti pazzi. Quasi tutti, a dire la verità.

Gente come la portinaia del film La patata bollente. Sì, la terribile Clara Colosimo nei panni di Elvira. Accreditata, sulla molto “attendibile” Wikipedia, come “la portiera”.

Solitamente, la portiera delle macchine è molto utilizzata dalle donne belle come Edwige Fenech…

Per anni, devo ammetterlo, pensai di essere Gandhi. Sì, un ascetico.

Per questo mio atteggiamento santamente pudico, le malelingue pensarono che fossi Massimo Ranieri/Claudio.

Sì, l’amante di Leopardi non fu Silvia, neanche Silvio Berlusconi. “Gentleman” che apriva la portiera a tutte quelle… che hanno fatto carriera.

Scusate, indossavano la minigonna, giusto? Mica dei pantaloni Carrera, no? Be’, comunque, hanno la cerniera.

Sì, la famosa Beatrice di Dante Alighieri, ovvero Bice di Folco Portinari, secondo me era solo la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.

Ecco, credo che l’umanità abbia un piccolo problema.

Così come disse Jack Burton, bisogna essere davvero degli imbecilli a non credere agli alieni.

Io, per esempio, sono un alieno.

Sono matto, a vostro avviso?

Sì, la portinaia de La patata bollente non aveva bevuto il Prosecco. Non aveva visto, d’allucinazione, il Gandi… Vide tutto. E Pozzetto la vide tutta. Mentre la ragazzina che ci provò con Brad Pitt, nella cagata pazzesca di Tarantino, che cosa pensò di ottenere? Brad Pitt è uomo fatto, tante se ne fece, non aveva bisogno di essere imboccato da bimbette che un tempo, sì, a quei tempi, sarebbero andate matte per i Beatles. Comunque, Yesterday!

Mi spiace, stavolta siete stati lenti, miei fenomeni.

È una questione di riflessi, disse il buon Jack. Mentre il Falò dice: è tutta una questione di fessi. Aggiungendo, lasciamo che si fottano a vicenda. Sinceramente, gente come Tarantino cazzeggia e può permetterselo. Insomma, ragazzi, nella mia vita ho visto uomini e donne ammazzarsi solamente perché furono in disaccordo su un film. Sì, sono rimasto solo come un cane. Anzi, con un cane. I Am Legend. Ne siamo sicuri? Su questa domanda da cento milioni di dollari, vi lascio delirare. Salutatemi le racchie. Oggi è domenica. Mi raccomando: racchie e cime di rapa sulle orecchiette. Avremo e sentiremo ancora Notargiacomo Silvia, ex di Ermal Meta, barese orgogliosa, che ce le spappolerà, parlandoci di sughi al ragù e besciamella. Scusate, nel 2021, veramente credete che la Madonna v’accumpagni? Ah ah. Nel 2021, credete ancora a stronzate come il comunismo e i compagni? Ai fascioni? Sì, siete come F. Fulante, Filante, Frusciandole, Fischiettandosela, sì, Federico Spumante, critico YouTube(r). Si definisce il più grande intenditore al mondo di Carpenter. Sì, Fru… nte ha diretto molti film, ha scritto molti libri. Come esperto di Cinema indiscutibile, è credibile quasi quanto Bad Taste.

Il mondo si divide in due categorie: chi parlerà sempre di Cinema e chi, arrivato a un certo punto, capirà che è più bravo a scrivere di Tarantino. Basta, adesso!

Tarantino afferma/ò inoltre che il Cinema moderno non ha più niente da dire. Cioè, Apocalypse Now divenne Ad Astra e Taxi Driver fu trasformato in Joker.

Sì, Tarantino è simile al Falotico. Critica sempre gli altri ma in verità vi dico che Le iene è un moderno Rapina a mano armata e che tutta la filmografia di Tarantino è una faloticata.

Tarantino, parimenti al Falotico, non copia mai nessuno. Rimane inimitabile sebbene prenda spunto dagli altri che lui critica. Tarantino è un bel cretino, Tarantino è bambino, Tarantino è un gigante, Tarantino balla la tarantella, ama Nino Taranto e anche Totò, Alvaro Vitali e tutto il pop.

Insomma, secondo me Tarantino è finito. Ha già detto tutto. Come me.

I miei capolavori letterari stanno lì. Comprateli, se volete. Per il resto, non voglio ridurmi come il creatore di Facebook. Il quale inventò Facebook per cuccare. Che vita orribile. Tutto si riduce a fare i Brad Pitt per trombare.

Aveva ragione Al Pacino di Scarface.  Questa è la vita? Preferisco il Cinema. Sono io che dirigo, sono io che invento la scena, sono io che sono Tony Montana. Forza, ammazzatemi. Se vi riuscite.

Non è che mi farete la fine dei tre ragazzini inviati da Manson a casa di Sharon Tate?

No, sbagliarono appartamento. Cazzo. Ho detto cazzo, che botta, cazzo. No, non è Uma Thurman di Pulp Fiction. Reinventiamo C’era una volta in America, no, l’ultimo film di Tarantino. I tre nani, forse usciti dall’Erasmus, suonano a casa di Brad Pitt? No, di Charles Manson:

– Avete suonato a casa mia. Sono le 23. C’è il coprifuoco.

– Anche lei, Manson, crede alla stronzata del Covid?

– No, credo che stavo riguardando Jackie Brown e mi girano i coglioni. Non dovevate disturbarmi.

– Ma lei ci disse di andare a casa di Sharon.

– Sharon? Chi è Sharon? Sharon Stone? Ah no, capisco. Sharon, una tamarra di Via Agucchi. Sì, vi avevo detto di andare da lei. È più ricca di me. Mi chiedeste dei soldi. E io vi consigliai di andare da Sharon.

– Ah, ci scusi, Manson. Fraintendemmo. Comunque, ci può togliere una curiosità?

– Sharon è davvero ricca? Che fa di lavoro?

– Nulla. È come Margot Robbie. Una che non sa recitare e non è Sharon Tate.

– Ma gira tanti film.

– Sì. Tutti i registi la ficcano nei loro film, sperando poi di portarla a letto. Pensate a quel coglione di Tarantino. Scrisse Kill Bill solo per andare a letto con la Thurman.

– Ma ci riuscì.

– Sì, l’aveva drogata in Pulp Fiction. Ora, fuori dalle palle.

 

di Stefano Falotico

Auguri di buon Natale nel recitarvi L’infinito di Giacomo Leopardi


24 Dec

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Ecco a voi i miei auguri parrocchiali, no, particolari, oh, miei parrucconi, da uomo ermetico che divenne eremitico e poi, mitico, s’insinuò ancora nel giorno con far baldanzoso da sapido pagliaccio ammiratore dell’immenso suo imperturbabile e imperscrutabile come il suo profondo sguardo che scruta le interiorità sue e del mondo con prospettive abissali senza pari.

Lo sguardo di un Joker che non abbisogna di scolastici scrutini e di lezioni di vita cretine poiché, al di sopra della media degli stolti e dei babbei, è forse Kurt Russell di Qualcuno salvi il Natale. Ovvero un giocoso Babbo Natale delizioso.

Il Joker visse notti infinite e inesauste da Jena Plissken e si bendò un occhio per non spalancare la vista all’orrore del mondo così infausto e immondo. Un mondo ove chiunque, pur di avere un soldo in più, venderebbe l’anima al demonio, eh sì, Faust!

Il Joker invece, vivendo da semi-cieco, d’apparente scemo e in uno stato di strafottente dormiveglia da principe nel suo castello di vetro, cioè il suo bellissimo eremo, sa ancora guardare lucidamente il cielo e non è giunto quindi il tempo di accendergli un cero.

Nella Fog della sua anima obnubilata, il Joker si corrose nella melanconia tetra e poco giovialmente rise con spontaneità sincera. Anzi, fu apertamente deriso e scambiato per una strega. Ma ora, con far arridente, non si può ancora dire che sia un uomo sorridente ma certamente è, rispetto alla maggior parte della gente, vale a dire i deficienti, un uomo sapiente che, anche nel dolce far niente, sa ammaliare, mai più di tristezza ammalandosi.

Il Joker fluttua candido anche se non fa affatto caldo o forse sì. Poiché, nella durezza di tal rigido inverno, sullo sfondo di tale società oramai irredimibile e bruciata all’inferno, il Joker riprende (in)fermo donne con le gambe accavallate che coprono le loro grazie sotto provocanti, oserei dire piccanti e anche fragranti jeans attillati e caviglie sensualmente basculanti che stimolano ardori sopiti eppur segretamente incandescenti. Che s’innevarono, sepolti sotto una coltre di soave pudore e letiziosa purezza non fremente il piacere più bollente, ma finì il tempo nevoso, no, nervoso e nebbioso e la vita, in tutti i sensi, è nuovamente armoniosa, solare e cremosa.

Come disse Jack Burton, basta adesso.

Il Joker non è né pazzo né triste.

Diciamocela, è solamente un grande.

Il Joker, in quanto jolly, viene corteggiato dai signori di corte più importanti e concupito, spesso anche non capito, dalle donne più sexy, conturbanti e seducenti.

Poiché non sono tanti coloro che possono giustamente vantarsi di aver scritto, a soli quarant’anni, circa cento romanzi e un importante saggio monografico su John Carpenter.

E questo è quanto.

Auguri e figli maschi. Auguri per un felice Natale ed evviva la notte di San Silvetro.

La notte interminabile in cui Silvestro cercò di fottere Titti, donna che mai lesse una sola poesia del Leopardi di Recanati in quanto modella soltanto da Isole Canarie.

E, in quella sterminata notte fonda, Joker/Silvestro non vide la sua bionda, bensì bevve solo una birra, suonando l’ocarina alle donne carine ma oche e suonandole a tutti i somarini poiché invincibile Joker Marino.

 

di Stefano Falotico

Prince of Darkness è l’opera magna di Carpenter e voi vi siete giocati tutto il cervello, anche qualcos’altro, a mettervi contro un mago


06 Mar

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Ebbene, il capitolo 3 del mio libro su John Carpenter inizia così ed è indubbiamente un pezzo straordinario.

E me ne sbatto il cazzo che siate invidiosi.

Ecco il pezzo che spacca il culo:

A volte la nostalgia s’impossessa di me e la mia anima viaggia nel tempo, addentrandosi nei ricordi che si oscurarono nel caravanserraglio ch’è la vita nel suo avanzar di baldorie e pensieri torbidi, e addento con vividezza bruciante tempi che, vivificandosi nella memoria ritornata, granitici ancor si stagliano adamantini a risorgimento di mie emozioni così vivamente resuscitate in gloria.

Ecco allora che rammento e rivedo un film di cui m’era sfuggita memoria, che vidi a noleggio, quando ancora imperavano le magnifiche videoteche a custodia di un mondo remoto eppur giammai perduto, esimie biblioteche di VHS mastodontici, da riscoprire nell’intimità sobria e afosa di una serata estiva. Assieme ad amici o ancor meglio da soli, per gustare e inalare ogni terrorizzante paura da lor emanata e rabbrividirmi incantato.

 

Ora, come vi sto dicendo, sto allestendo la versione per il mercato mondiale, vale a dire in inglese.

Un lavoro certosino, di sofisticato intaglio. È pressoché impossibile riprodurre perfettamente, nella traduzione appunto, ogni più sottile sfumatura poetica. Ma sto realizzando comunque un lavoro più possibilmente aderente all’originale.

Avevo chiesto in giro, a qualche traduttore professionista, una mano, come si suol dire. Ma mi hanno tutti proposto delle cifre esagerate.

E, a differenza di quello che possiate pensare, non sono il figlio di Berlusconi.

Quindi, come ho sempre fatto, da autodidatta, sgombrando la mente da fighe e figotte che potrebbero non poco distrarmi da questo preciso, pregiato lavoro che richiede attenzione meticolosa e non può permettersi morbose pause “pubiche” che m’indurrebbero a perdere di vista non “quella” e l’erezione bensì l’impaginazione eretta a simmetrico coronamento di qualcosa di mistico e assolutamente intoccabile, mi son dato alla metafisica assoluta.

Non voglio sentire voci di vicini. C’è quella vicina del mio appartamento, ad esempio, che fa un casino pazzesco sempre verso mezzogiorno con le padelle. E io faccio drin drin alla sua porta.

 

– Allora, gliel’avevo già detto ieri. Ma lei, a quanto vedo e sento, soprattutto, è tarda di comprendonio. La deve finire di fare questo rumore pazzesco. Comunque, ora mi faccia assaggiare il ragù. Sì, è buono. Scusi, le frego anche le lasagne.

 

Quindi, sgattaiolo con tanto di besciamella e una leccata sotto i baffi da Victor Wong su occhio malandrino, semi-strabico.

Detto ciò, per fortuna un mio amico mi è stato sincero. Molti invece, infingardi e rosiconi, hanno mentito sulla portata sesquipedale di questa mia opera, oserei dire, enciclopedica, ciclopica. Dicendomi, stizziti dalla maestosità della sua bellezza inviolabile, pari forse alla venustà della cinesina con gli occhi verdi di Grosso guaio a Chinatown, che è buona ma non eccelsa.

Qui mi pare che abbiano fatto gli stronzetti. Basta, adesso.

Sì, questo mio amico, fottendosene delle gelosie, mi ha sfacciatamente detto che è un capolavoro.

– Hai davvero scritto un grande libro. Inattaccabile. Flawless. Meravigliosamente editato, senza una sola sbavatura e neanche un refuso. Masterpiece.

 

Quando ci vuole ci vuole. E, talvolta, al fiorire del mattino, coi capelli scompigliati da una notte turbolenta e insonne, mi reco in bagno, faccio una pisciatona come questa…

 

E dunque mi guardo, specchiandomi orgoglioso.

So che siete invidiosi e, non capendo la mia altezza nobiliare, mi date del vecchio come Lo Pan.

Posso garantirvi che il mio pen’ invece è molto succulento e gradito dalle migliori assaggiatrici…

È un pene che s’impenna, infornato abbrustolisce come levitante pane aromatico, pneumatico sgomma calibrato e quindi, tutto eiaculato, esce dal guscio e cammina a testa alta, pavoneggiato.

Insomma, è un pene da vero Lupin. Ah ah.

 

– E che lei è un uomo molto pericoloso. Ora, se vuole proteggere Jack Burton.

– Le ho detto di lasciarlo in pace, Jack Burton. Perché noi siamo in debito con lui. Ha dimostrato un coraggio da leone.

– Uhm, va bene. Come crede. Però se vuole che io sia il suo avvocato, devo sapere ancora alcune cose che per me sono completamente assurde. Come… lei crede davvero alla magia?

– Parla della magia nera cinese?

– Sì.

– Oh, assolutamente sì.

– Dice sul serio? Quindi crede ai mostri, ai fantasmi, eccetera, immagino.

– Sicuro. E anche alla stregoneria.

– Quindi, devo supporre che lei si aspetti che anch’io creda alla stregoneria, non è così?

– Certo, naturale.

– E perché?

– Perché è una realtà.

– Ma chi me lo dimostra?

– Chi?

– Già. Chi? Ahahah. Me lo dimostri lei. Per favore, avanti.

– Visto? E questo è niente. Ma è così che tutto inizia sempre. Dal molto piccolo…

 

Dal molto piccolo tutto s’ingigantisce, fruscia, fermenta e striscia serpeggiante, sgusciante e inchiappettante, in calde zone pacifiche starnutisce e poi, fatto che s’è fatto quel che s’ha da fare, si rilassa e poltrisce, si diluisce ancor in piaceri lisci e, nuovamente, liso e giammai più reciso, dipinge il suo capolavoro michelangiolesco, pura Cappella Sistina da seme della follia. Per un’altra Creazione.

Abbeveratevi alle mie opere e introietterete la conoscenza grandiosa e amorosa, focosa e sanamente rabbiosa, quasi sabbiosa e di altre rose a iosa, lontana da ogni brutta senescenza ingloriosa e dai permalosi, da stupide, psichiatriche scienze della nostra anima golose.

La mia vita è stata un big trouble ma anche la vostra fa, diciamocelo, schifo al cazzo.

Elevazione!

E per Pasqua piazzerò questo mio libro sul mercato internazionale.

Scartate le uova e ovulate.

Voi invece che fate? Farneticate e nemmeno fornicate una fata?

Ed è questo il guaio.

Fidatevi.

di Stefano Falotico

Mia madre è laureata ma ama le fiction, il pizzaiolo invece è analfabeta ma ama Kubrick, ve lo dice Jack Burton


02 Jun

Russell Grosso guaio

Sì, il grande Cinema ha spesso poco a che vedere con una laurea specialistica. Conosco un sacco di esimi medici, esimi dopo tanti esami, per carità, bravissimi e puntuali nel loro lavoro, di una impeccabilità da lasciar senza parole, prodighi e sempre indaffarati. Pensate ai chirurghi. Con le loro mani sopraffine, delicatissime, che riuscirebbero a estrarti un ago nello stomaco senza neanche forse bisogno di anestesia, talmente sono placidi e già anestetizzanti di finissima morbidezza palmare, di dita medie che, a differenza dei tamarri che le porgono in segno di strafottenza, entrano nelle cavità meandriche del nostro corpo e non ce n’accorgiamo nemmeno. Insomma, non sempre. C’è gente, e lo sapete meglio di me, che si è risvegliata il mattino dopo con le forbici e il bisturi nel pancreas. Come ha fatto questa gente, appunto, ad accorgersene? Perché quando è andata a cagare ha espulso dall’ano del titanio “sabbiato”, ben affusolato nella stronzata modellata e digerita. Sì, cazzo, anch’io non ho digerito Iron Man, ma non ho mai evacuato dell’acciaio Inox.

Ecco, chirurghi così sbadati, prima di operare devono aver visto un film merdoso con Ezio Greggio. Sì, potranno avere tutte le lodi che vogliono, ma amano farsi du’ risate pecorecce, alla buona, e poi succedono queste disgrazie. Io l’ho sempre detto: la cultura settoriale non rende l’uomo né più intelligente e neppure più di buon gusto. Né di maggior tatto.

Conosco tanti psichiatri che non capiscono il Cinema di Bergman, e m’immagino come avrebbero lobotomizzato il povero Ingmar se avessero visto Il settimo sigillo. Sì, davanti alla scena della sfida con la Morte, avrebbero pensato: oh, questo Ingmar è uno schizofrenico con pensieri suicidari, è una persona negativa, troppo ombrosa, cupa e malinconica. No, no, va curato nel plagiarlo al finto benessere di massa, facciamogli vedere un film di culi e tette. Così “amerà” la vita. Sì, è malato questo Ingmar, va educato all’edonismo porcellesco. Ah, ora sì, è posto. Filma dei porno, se la gode di più e fa godere tanti onanisti.

Woody Allen non ha mai avuto una grande opinione degli psichiatri. Aveva ragione ma gli servivano come materiale d’ispirazione per i suoi film. Allora ogni tanto, quasi sempre invero, ci va.

Ecco allora che gli psichiatri, nell’ottica creativa alleniana, assursero davvero a curatori… del Cinema. Perché, se non avessimo avuto Allen, ci saremmo persi tanti capolavori. Soprattutto la magnifica scena di Manhattan in cui pensa di suicidarsi ma poi, sul divano, fa l’elenco delle cose per cui vale la pena di vivere.

E fra queste c’era Marlon Brando, che non mi ha mai dato l’idea di essere uno che conosceva la differenza fra la micosi e la mitosi. Diciamocela.

Di mio, soprattutto d’inverno, ho la mucosi.

Sì, il pizzaiolo de La Pantera Rosa, vicino a casa mia, proprio dietro l’angolo, mentre ficcava le olive nell’impasto, in maniera capricciosa ha urlato evviva Arancia meccanica! E poi ha messo sopra la pummarola anche dei limoni. Così, per rendere più sfiziosa la cena deliziosa della signora che aveva ordinato la Pizza alla macedonia. Esiste la pizza alla macedonia? Sì, i macedoni ne vanno matti.

L’altra sera ho incontrato un macedone che, dopo la diaspora, è venuto a vivere nel palazzo accanto al mio. Se ne fotte oramai del suo Paese!

Poi ho incontrato uno che mi ha riferito di una sua tresca.

– Ciao, sei una bella donna, ci stai?

– Ci stai de che? Guarda, bello, sono sposata e ho tre figli.

– Grazie per il bello. Quindi, se mi hai detto che sono bello sarà tutto più piacevole.

– Piacevole de che? Ti ho detto, bello mio, che son sposata e ho tre figli.

– Bello mio è ancora meglio. Ed è ancora meglio che tu sia sposata e abbia tre figli. Nessuna complicazione affettiva.

– No, poi m’innamoro lo stesso.

– Ma io no.

– Ok. Abbiamo mezz’ora. Poi devo tornare da mio marito.

– Anche io.

– Cioè?

– Tuo marito è il mio amante.

– Ah sì? E come mai sei il suo amante?

– Non solo il suo, fra poco sarò anche il tuo.

– E con mio marito poi come la metterai?

– Nessun problema. È lui che me lo mette.

– Capisco.

 

Questo per dirvi che non esistono regole al mondo.

 

di Stefano Falotico

Kurt Russell è la dimostrazione vivente che la virilità e la grandezza di un uomo non si misurano dalle donne che ha avuto


25 May

Kurt Russell

Fratello Kurt, ti scrivo questa lettera, sperando che quando la leggerai ti troverai in buona salute, come sempre ho evinto, guardandoti sul grande schermo. Sei sempre stato uomo di robusta costituzione fisica, dalla possanza taurina, uomo dallo sguardo languido e romantico sorretto da un fisico statuario e imponente. Quindi, nonostante gli anni passino anche per te, so che or che leggi questa mia epistola sei ancora un man che sa usare le pistole come in Tombstone.

Ora, amico, permettimi innanzitutto di porgerti le mie doverose scuse. Recentemente, in molti miei scritti su di te, ho chiamato il tuo personaggio di Grosso guaio a Chinatown… Jake. Non so come mi sia saltato in mente di scrivere Jake. È Jack, ovvio. E opportunamente ho rieditato e corretto questi scritti erronei, aggiustando il refuso come si confà, e tu certo ben saprai, alla mia precisione, alla meticolosità chirurgica del mio bramato, anelato e comunque impossibile perfezionismo. Col tempo, amico caro, ho affinato sempre più le mie doti da letterato e, appena m’accorgo di essere in errore, nei miei romanzi come nella vita, corro ai ripari, m’informo e aggiorno di revisioni la mia esistenza. Mettendo nero su bianco le mie emozioni che, in quanto tali, suscettibili di fallacità, son soggette all’imprecisione, e peccano d’inesattezze vistose. Sì, la tua vista come va? Abbisogni degli occhiali? Sì, alle tue premiere spesso inforchi grosse paia di lenti, e mi complimento per il tuo stile vintage, come si addice d’altronde a un uomo di gusto retrò. Tu, a proposito, preferisci che scriva rétro? È parimenti corretto, dimmi tu ove vuoi che metta l’accento.

Ecco, io e te, sino a prova contraria, siamo uomini e la verità, fra noi, possiamo dircela.

Sai, il mio post sulle donne arriviste che vogliono solo i soldi sta scatenando discussioni infervorate su Facebook. E ancor continuano le faide animalesche e sessiste fra i miei contatti che, anche senza tatto, se le danno di “santa” ragione.

Una ha scritto… scusate, voi non vi vendete per guadagnare lo stipendio? E poi ha rincarato la dose in preda al suo risentito orgoglio femminile da innalzare in troia, no, gloria…

Inoltre, sappiate che esistono dei sodalizi, artistici, mistici o intellettuali, in cui uno mette il talento o le idee e l’altro li finanzia, allo scopo di realizzate un progetto comune. Questi sodalizi sono molto più profondi e duraturi di meri accoppiamenti romanzati indotti dagli ormoni.

A costei, con la gentile eleganza che sempre ha contraddistinto la mia signorilità distinta, non ho replicato d’istinto, ma le ho solo sussurrato un… guarda, ti trascrivo per filo e per segno lo scambio di battute:

Falotico: – Semmai posso esporre la mia immagine ma carnalmente non mi vendo. Sono due cose diverse.

Donna: –  Infatti. Molto più deprecabile è vendere l’anima!

Falotico: – Io nella mia Arte non vendo mai l’anima, semmai la esploro affinché persone con un sentire simile o affine al mio possano fruirne, creando empatie emozionali. Si chiama feeling e transfert emozionale, non si chiama prostituzione.

 

Ora, amico Kurt, ti dico questo perché tu hai avuto solo due donne in vita tua. E da anni immemorabili sei compagno fedele di Goldie Hawn. Sai, da te che sei stato il rude e macho Jena Plissken, menefreghista un po’ gretto e sprezzante, tu che sei stato il misogino porcone Stuntman Mike, tu che sei stato il camionista JACK Burton, mi sarei aspettato, per l’appunto, che avessi avuto vagoni e camionate di donne.

Sì, sei un uomo che spicca per la sua indubbia fotogenia, innatamente, dannatamente carismatico ma ti sei accontentato di una sola Goldie. Che tu, so benissimo, sai “inzuccherare” e “inzaccherare” nell’intimità del vostro amore.

Anch’io, amico Kurt, a conti fatti ho avuto solo due donne a livello prettamente fisico anche se a essere onesti credo che mentalmente le abbia avute tutte. So anche per certo che sei andato a visionare nel mio canale YouTube, e avrai rinvenuto uno dei miei primi video in cui, con faccia strapazzata da culo, cercavo affetto e coccole dalla mia amata.

Ridiamoci su.

Insomma, siamo belli, piacenti, in noi scorre il backdraft della passione, ma ne preferiamo soltanto una ma buona, e che semmai non è per niente bona, piuttosto che darlo di qua e di là alle prime puttane che ci capitano a tiro. A te, Kurt, continua a tirare?

Siamo carpenteriani.

Ora, caro ti saluto, e spero che il tuo nuovo film con Tarantino possa essere Cinema puro bellissimo come pure puri lo siamo noi. E intoccabili…

 

di Stefano Falotico

 

 

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Genius-Pop

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