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A Christmas Caro(l) mica tanto, un misantropo (ere)mitico che abba(gl)ia lupesco, tu entri e non (cr)esci, in Mystic River di Gran Tor(in)o


27 Nov

Sean Penn

Avidità, di questa parole There Will Be Blood, si nutre il mio Sean Penn, tatuato di crocefisso e s(ac)cheggiato, ove le (sp)onde del mio ardore son già sepolt(ur)e.

Qui, vergo il mio venturo suicidio d’avventuriero in tal vita (a)nemica di mendaci, mentecatti, cagne e gatti(ne), ove anche i mecenati, che in tempi rinascimentali aiutaron me, Michelangelo, a esser angelici, e invece oggi perseverano al diabolico mercimonio, incul(c)andoti ansie e demoni (im)battibili, ecco, anche questi son dal sottoscritto (s)fottuti perché, in tal Independence Day o thanksgiving dei vostri cazzi, a gallo di miei occhiali da sole, tenebrosi come un Kevin Bacon che c’entra a Eastwood quanto i cavoli a merenda nella zoccola di tua sorella, essendo un attore pollo e invece il Clint un tacc(hin)o di tutto (ris)petto, (e)levo il mio uomo e (a)scendo le scale.

Tremors!

Io, peccatore, tornato in forma come Ulisse, afflitto da mille e più angosce ché sol ieri, collegandomi a YouTube, scoprii una Elena di Troia, sì, miei ciccilli e mie ciccine, mie cacche, non scaccolatevi, “siete” di “coccio” nella Di Cioccio dalle belle, lunghe cosce in “mio” (lungi)mirante e (s)vestito, discinto di tutto “pugno”, ove i miei punti delle ferite son apice dell’erezione più cafona di Mala Educaxxxion…

L’elmo di Scipio è la solita tarantella dell’inno al vostro (sub)issarlo in seghine come canzonette per la mezza calz(ett)a. Tale Elena, naso “pornografico” per il maschio medio che non vola tanto “lungo” eppur è “duro” come il marmo.

A Carrara, ho sempre preferito togliermi i jeans Carrera. Ai carri armati, quelli del vin(ci)to(re).

Mameli, questi voglion le mamme(lle) e desiderano che io, uomo “rozzo”, “venga” tozzo come questi stronzi da “biscotto”, (ri)cotte e leziose colazioni a “bagnar” i marit(ozz)i.

Che cornuti, traditori, sarete bruciati! A me non brucia, a me sbuccia.

Questo si chiama genio, uomo che sa come prender pel culo la vostra società di pel(l)i.

Carnali, non siamo a Carnevale e questa Elena ha un nasino più storto del Cinema “perverso” di Almodóvar.

Sì, donne sull’orlo di una crisi di nervi, cioè i vasi dilatatori dei ma(s)chi alla Banderas tricolore degli orgasmi tanto per le “spagnole” inneggianti quanto, io vi dico, assai poco san(t)e così come fu Rossy de Palma.

La “d” non è di Domodossola, qui minuscola e da puzz(ol)a… sotto il…?

Rivoglio la mia femme fatale, che son queste imitatrici racchie del Cinema depalmianoBrian, se ci sei, batti queste battone con uno Scarface. Ma quali bacini, rivogliamo uno alla Al Pacino!

Così, passeggio in tal pomeriggio opaco e mi fermo a un bar pieno di cani. Bevo un cappuccino, poi mi “scappello” con una cagna nella latrina e assieme latriamo, quindi esco dall’atrio e, dopo averle pisciato uno e tri(n)o in altre quattro succhianti il mio succ(hiott)o, nonostante la scopata a terra (non) ci sia(n) Estathé, in quanto lei “serva” in mio sedere da stronzo a (s)premerla come un pom(pelm)o di A(da)mo, dopo le urine, la notte è sempre a me (di)urna. Tale a Dracula, è appena iniziata la (s)figata. Proprio uno con quella di cu(cu)lo. Dio di un Eva! Ma quali volp(on)i e uva, ma quale vulva, ma quale vo(g)l(i)a!

Anziché andar a letto, in “bianco” il mio “uccello” metto in gabbia… e, gabbandomelo da solo, senz’autoerotismi che “tengano”, mi seppellisco vivo quanto il finale nero di Mystic River.

Di un’allegria spettrale, d’un Penn che ride tanto per non pen(s)are che Non ci resta che piangere è un film decisamente al caso mio…

La storia di un uomo, cioè, alla Benigni, un “mostro”, che a ca(u)sa dell’esser anche puro alla Troisi, potrà pur esser più geniale di Leonardo ma tutti e tutte voglion tagliarmelo da moralisti alla Savonarola.

Scrivo (a) voi, non tanto avi, la mia letter(in)a, sperando che possiate darmi, in cambio, delle “letterine”. Nessuna Ave Maria per farmi perdonare, io non mi faccio pregare, ve lo dono inondante. Din don dan, vieni a me, Campanellino.

Ecco il Pater Noster di un superman che, dopo aver (e)letto la fav(ol)a di Peter Pan, vi farà anche pena eppur sa che ti piace la panna. Montata!

Opterei, più che per lo stretto di Gibilterra, per “quella” di Giulia Calcaterra, ecco fate “strisciar”, ver(m)i uomini, la notizia che io, il “novizio”, non (di)pen(d)o dalle novelle del Cristo, bestemmiatemi del porco, ma io credo al mio Dio, cioè a un cazzo. Uno ne ho e basta con le caramelle. Se volete scoprir l’America, solo acqua calda di vecchie babbione bolli(re)te…

Di “mio”, ho sempre preferito alle caravelle quelle senza veli.

Cristoforo, preferisco Pasquale, uomo che sposò mia madre sulla navata “trionfale” e andò a nozze su abside del partorirmi a voi messi d’anale in lati b sfonda(n)ti, alle colombe, prediligo il “cattivo” tenente Colombo perché sembra che, come me, sia “strabico” e invece è Falk di cervello d’aquila e scopa anche quelle che guardan Uccelli di rovo.

Insomma, sono un uomo rovinato, rovente, eppur le donne me lo scalando nel ventre.

Pret(acc)i!

Ecco, questo si chiama “brucior” di stomac(hev)o(le), cari stucchevoli, io le st(r)ucco e quindi, dopo lo “zucchero”, ancor più sale.

Non mi salverete, se tutto va bene, che pene… mi fa.

Alla vostra vita penosa di grandi (la)menti, onestamente, preferisco un sincero fanculo da “demente”.

Prendimi per fesso e, di soppiatto, nella fess(ur)a entrerò quatto di gatta.

E, quando dico Così fan tutte, significa che t’ho già preso per una puttana tutta di mio “tutto”.

Si chiama lutto, forse lupo, ricordate:

l’importante è non farne una tragedia.

Lo è ma devo fingere come Meg Ryan in Harry ti presento Sally.

Mi chiedete come sto e io “recito” che godo, in realtà, vorrei essere Billy Crystal per sapere che il mio Analyze This rimane comunque un rispettabile Boss.

Qui, invece, mi dan solo della terapia, sai che pall(ottol)e.

Non si riesce neanche a dormire in questa casa di “cura”, fanno un manicomio… le ninfomani vanno coi dottori(ni) “tromboni”, le vecchie son state oramai trombate, ma che strillano? I bambini non sanno che, una volta diventati “grandi”, se non rispetteranno i p(i)atti, vedran il lor “glande” recidersi dalla patta.

Prendete una decisione prima che sia troppo tardi, meglio “venir” subito, l’eiaculazione precoce sa i cazzi suoi come tua sorella che, da me, ne volle tanto/i.

Ho chiesto all’infermiera se, dopo averle dato la mia “iniezione” di “bontà”, mi possa dar una siringa e quindi possa, di (sup)posta, non di posate ma avendola spossata e disossato/a, buttarla giù dalla finestra… a più non (p)osso!

Olé, un salto osé!

Insomma, per “farla” sveltina, siate (a)stringenti, la vita si fa stringata e domani, anziché limonarvi, potrete non aver neanche i soldi per noleggiare la vostra Arancia meccanica.

Sono un uomo cinefilo, piaccio perché son anche cinofilo. Cari pastori tedeschi, io fotto qualsiasi nazista. Ma che abbaiate? Io son rabbuiato! Bau bau e pure bis!

Nessuna armistia. Vi stia e basta(rdi).

Volevate mettervi alla bocciofila, invece io sempre più (s)bocc(i)ante, voglio un altro bocchino senza psichiatr(i)e e senza un cazzo da fare.

Come lo dovete pigliare uno così…?

Per un uomo che, gira che ti rigirano, sempre ve le fa… girar’.

Non è inculabile, talvolta incula(to), spesso è (s)finito.

Non (tras)curatemi!

Su con la vita, toglitela e mostra(mela…).

Che faccia da “sberla”…

Cioè, avete voluto combinarmelo/a grosso/a e non avevate capito il finale di Gran Torino.

Sono nato Vergine, (a)scendente in (oro)scopo te che credi a questo mondo di fiabe, fate, al Fato.

Credi a Falotico.

Non avere altre verità, testa di cazzo.
Questa mia sparata, sia di lezione a gente fintamente buon(ist)a che voleva castigare una giovinezza e (in)castrarla, sia di monito a tutti quei panzoni, falsi educatori che spar(l)an da tor(ni)i e non san nemmeno leggere e scrivere un bugiardino minuscolo, nel voler dare (ri)petizioni da muscolosi del cazzo, coi loro pet(t)i in f(u)ori, (s)colpenti di fiore(llini), i ragazzi che vollero (s)fiorissero troppo presto, sfiorandoli in modo molto (per)forante e non tanto pulito-intimo.

Di mio timido, un uomo che li ha distrutti coi suoi tomi. Mi prenderanno ancora per un coglione, mi appendessero e (s)fottessero. Me ne fotto. E, soprattutto, anche sotto, fotterò, ridendo sotto i baffi delle vostre beffe? No, son donna baffuta sempre (dis)piaciuta. Mi faccia il piacere! Nessun paciere!

Pace agli uomini di buona “voluttà”. E pece agli uomini ché a me tu non piaci. Non sei un uomo, sei un “uovo” e vai fatto Fritto(le)! So’ cazz’ amari!

Eppur sanno che lo hanno preso, in cuor loro di pietra.

Pietà! Essi, fissati col più raccapricciante, lercio sesso, gli ossessi(onati), gli o(r)moni che attacca(ro)no gli omosessuali e fan loro i (di)versi, i razzisti, gli intolleranti quando non sanno neanche comporre un verso tollerabile, loro di bili(ardi) e dardo che prendon in giro, assieme alle lor battone, con battutine vecchie come il cucco, su  Gigi il troione, chi a lor sta sul culo per raggirarlo e fargli far la fig(ur)a del pirla.

Io sono di parola.

Tutto potevan aspettarsi tranne uno che di nuovo li porterà in tribunale.

Si chiama sala di (as)petto.

Si chiama la tua osteria.

Faccia di merda!

E a La Mer ho sempre preferito forte come la montagna!

Se non ti piace, mi spiace, dovevi pensarci prima. Sei sempre stato uno di cattivo (in)g(i)usto.

Si chiama smorfia, sempre meglio che quella scema della tua smorfiosa.

Ecco, visto che sei bravo a sbatter(t)e(ne), questo lo sbatti o pensi stavolta che ti (s)batterà, battone sempre bravoso-bavoso, bravino-bimbino a sbottonarti oltre il (ris)petto e il (con)sentito?

Non sapevi, suonato che fosti e prima che immagini, che s(u)ono, oltre alla car(ic)a, anche la batteria? Ti è piaciuto suino?

Facciamo scarpetta o sughino? Sciocchino!

Battaglia. Cocco lo vai a dar alla tua noce. E che ti sia in calce, tutto in nuce. Non nuocere. Da solo, mi cuocio. Son ciuccio e con me, muro, hai trovato un mulo. Non dovevi ridere del mio muto.

Non apprezzi questi giochi di parole? Suvvia, maestro, allora insegnamela, se ci (ri)esci e finirai dentro per le tue ostinate (male)fatte.

di Stefano Falotico

Clint Eastwood, ghiaccio arcano di romantici occhi


05 Jul

Affiancato dal mio fido scudiero, Davide Viganò, anch’Egli rinomato fantino a cavalcare lungo le sponde western del Cinema senza frontiere di Clint, a suo onorarlo d’omaggio nell’immortalarne lo splendore, Stefano Falotico, il qui sottoscritto e presente-assente(in)giustificato, “perviene” alla lucentezza d’alcuni capolavori del Maestro. Ne celebra, sottilissimo, la biblica “artigianalità” immarcescibile, e innalza il nostro Credo a suo cavaliere pallido.
Il Falotico, d’indagine “notturna”, vive nei fotogrammi eastwoodiani, più vivi della spazzatura “moderna”. E, nel classicismo del Clint…, ritrova se stesso riesumato.
Rediviva è la vita in adorazione anche altrui ché la mia anima si svegliò dalla letargia grazie a dinamiche mentali d’empatia attrattiva.

Un libro scolpito negli occhi di Clint, saggio “eremita” in questo Mondo di folli sempre a schiamazzare, a dannarsi per schifezze, a “prodigarsi” al danaro delle “vittorie” spicciole d’ostentare in viso a chi lor reputano invisi.
Ma noi siam prodi(gi).

Falotico, così come Davide, è oltre la sconcia umanità pettegola, nonostante le “tegole” Lui è fiero guerriero, cowboy nella valle di lagrime. Esistenzialista a chi una regala (im)pone e quindi cambia bandiera ad opportunismo di maniera.
Fra tant’amarezza stantia, Falotico porge il suo beffardo sorriso, che si bea di tal ipocrisia da mentecatti e venduti.

L’esistenza è strana, una fantasticheria. Molta gente s’affanna per “successi” da quattro sold(at)i, abbaia di baionette e vien turlupinata dal consumismo innanzitutto ai propri cuori oramai di marmo. Forse anche molto di merda.

Apri l’uscio delicatamente, t’approcci a un nuovo Giorno, ma soliti balordi attentano luridi alle vergini su “voglie”, davvero “volenterose”-violentissime, dello storpiarle all’immagine di “piaceri” davvero “palestrati”.
Eh sì, allenati all’educazione fascista di massa, si son svegliati con la “lunetta” di traverso. Ah, che invertiti.

Il Falotico, cauto e d’acume “ignoto”, d’innata forza ieratica, pacata e pacifista, sfodera il suo Walt Kowalski e punta loro “pistole ad acqua”. “Pistole” sta per l’appellativo di “coglioni” che io affibbio a questi vigliacchi, “acqua” sta per sono già sprofondati ma, “a galla”, fanno… i galletti.
Sì, alzan la cresta ma devo disincrostarli. Cessi d’acquedotto. Nessuna “crostatina”, miei “tosti”. Solo pugni dal mio alto alla vostra bassezza di testa.
Io non picchio mai ma spicco, la mia signorilità accresce gli odi coi quali vorrebbero assalire anche me. Ne son incubo peggiore in quanto Sogno…
Ma i negligenti otterranno solo un “diligente” mio “gentilissimo” orpello alle loro palline. Le imbriglio ché lor son in sellino da asinelli, mentre io sprono il purosangue blu a non farsi infangare e affondare poi nella melma.

Il poeta è a questi un “posteriore”. In quanto avanti mille anni Luce di fronte a tali (o)scuri.

Ah, di marmellate si stroppiccian il visetto, ma “offro” loro un “vasetto”. Ché cagassero tutta la verità se non vorran esser “imbiancati” dalla loro stessa sporca coscienza allo specchietto.
Eh già. I criminali impuniti s’impuntarono a farmi la guerra, logorroica loro “ira” da cani appunto rabbiosi.
Ma il Falotico (non) de-morse, è qui cacciatore di taglie di pari “reazionaria” Legge del Taglione. Se la fai, aspettati la contromossa. E, se gli sparerai, almeno devi essere sicuro che gli oculari testimoni non abbiano visto il “fallo”.
Altrimenti, bulletti sarete in gattabuia a mo’ di Gran Torino. E lì i vostri cazzetti, di cazziatone, coleranno a picco come i volatili per diabetici del Commissario Auricchio. Molto “piccante”, molto “Ela Weber”, molto amari “marroni”.
Fratelli della congrega, sono ortodosso se mi vuoi rompere le ossa, mio “orsacchiotto”, tu che a tutte vuoi saltar addosso, contieniti o sedato nel sederino vedrai che… “bagnato” pelettino.

Sì, Clint è come me. Come Davide. Noi rispettiamo le libertà, ma non tolleriamo le ingiustizie, c’accaniamo perché i nodi vengano al pettine, tutti tutti sputtaniamo se per “virili” pantaloni vollero le granate “piantare”.
E non la piantarono. Piangeranno, però.

Insomma, comprate questo libro, volo libero.

Nella vita, se incontri degli avvoltoi, prima devi cacciarli, poi spulciarli, come quaglie bollirli e lasciar che affoghino nella lorda bordaglia.

Quindi, pagina voltar’.

Essere appunto Voltaire, famoso e giusto scettico contro gli ottusi.

Per farla breve, recatevi nel mio Cuore e vi regalerò altro amore.

Applauso!

Sono l’Oscar di Jack “Voglia di tenerezza” Nicholson: le voglie non caste ma cestinate di un Uomo “anomalo”, dalle malie astronomiche su occhi spaziali di “balle”

Terms of Endearment? No, nei bagni termali av-venne l’“indurimento”… sì, si sciolse del tutto, e rimase all’asciutto nonostante il “caldo” afoso e l’umidità. Insomma evaporò. Il plenilunio ulula e lei da un più succhiante vampiro lo riceve lì.

Mi dissanguo ma loro con “altri” sanguinano…

Alle saune, ho sempre preferito la Savana, spazio di “confino” della mia “riserva indiana”. Ove le stangone, cioè le giraffe, mi lanciano gli arachidi e io le “scimmiotto” perché poco “ramificate” a origine “gazzella” del mio “albero” genealogico poco seminale…
Prima ero un po’ complessato, adesso mi danno del complicato. Dunque: il cervellotico non fa rima con passerotta? No, manca il feeling della rima “baciata”.
Al che, umiliato a raffiche di vento secco e troppa pioggia torrenziale, urlo da gorillone alla King Kong. Tarzan chiama a raccolta gli scimpanzé e balliamo attorno al falò mentre i pachidermi “intingono” le proboscide” in una leonessa per amori da rinoceronti negli stagnetti.

Sì, le donne sono il mio nitrito nelle sere terse e poco “teso” abbagliarle, scivolano cavallone nel tramonto ondante-dandola con un ghepardo che le monta svelto svelto, si pavoneggiano dondolando da “fluorescenti” nella giungla cittadina e, fra una bevuta e una pizzetta, ci scappa la scopata di sveltina. Ci danno, io rimango con le mani in mano. Nel mio guscio, snocciolo i datteri. Lei va col batterista e con tutti i baristi. A me resta il b(i)ancone e battere pugni perché non sbavino pure sul mio caffè “macchiato”. Mi danno della “pugnetta”, ma non getto la spugna.
Già, dietro le frasche c’è chi “affresca” di torrido torroncino, la donna sgranocchia su capsule di cioccolatone animalesco in quanto glassa d’amplessi loschi. Fra un nerone e un Negroni. Prima, una “leccatina”, poi il suo “sorbetto” che la sghiaccia sin al tubo digerente.
Sì, contro certe puttane sono intransigente. E non uso la proprietà “privata” loro transitiva. Esse, orali, tanti tranvieri imboccano nella “lingua”  mal coniugata dei “verbi” onomatopeici, leggi gridolini, da godendo-prima ingoiando van poi mutando d’urla strappamutande.
Non capisco un cazzo, loro ne carpiscono molti. Mah.
Passando, con grande “facilità”, dal perfetto… al (re)moto. Dall’avere all’avidità, dal participio passato del “visto” all’“ho preso”.
Con le donne usavo la tecnica “misteriosa” da Sylvester Stallone de Lo specialista come nella recensione “rescissoria” di Morando Morandini: … muscoli lucidi, amplessi sotto la doccia, acrobazie varie, botti di ogni genere… S. Stallone e S. Stone non entrano mai in sintonia. Insomma, Stallone si “tira”, ma viene “tagliato” mentre, sudando nelle le gocce “ero(t)iche”, Sharon lo “massaggia” ma non glielo spalma di scena “bollente”. Stallone non la vede, neanche noi. Possiamo annusarla d’immaginazione.
E il mio fallo fallì. Al che, optai per il marpione Jack Nicholson. “Tenero” come un grissino, Wolf da la belva è fuori. Ebbi una bionda di capelli oltre al luppolo della birretta su appuntamento al buio. “Immersi” ma poi la Notte fu troppo profonda, simil Batman. Il “pipistrello” con un trauma (s)radicato alle (s)palle.
Al che, ritornai Joker. La mia “ridente” faccia “la” dice “tutta”. Una smorfia perenne, “paraplegica” da fegato distrutto. Una paresi “acuta”. “Slabbrato”. Sanguinolente. Mi faranno… a fettine.
Tutte “affettuose” ma, quando si arriva al “dolce”, preferiscono ritornare ai “bucatini”.

Sono un grande Uomo, ma i mostri lo mostrano di più.

Insomma, la mia maschera è onesta, loro ce l’hanno parato, quindi “truccato”.

Secondo me, possono andare a prendersele…

Più che Jack, rimango Eli Wallach

Che dire? Vorrei sorridere con te e augurarmi buon girovita.
Scherzo. Sei comunque stupenda che i miei ormoni fan chiasso e battibeccano demoniaci al fin d’infilarsi a estrogeni tuoi a mio scostumato. Complimenti per il costumino, da sfilar nel mar cristallino ed erettivo a sabbia dei miei castelli fantasiosi come il bikini colorato ma non strappato.

A parte la mia ironia, sei una Donna che sol ardire mi par impossibile. Io birichino, tu bricconcella. Questo è il mio “uccellone”. Dai, appioppatelo nella pinetina! Ci son anche gli altri piccioncini. Nessun guardone…
Quindi, posso osare. Se accondiscendessi di mezza coscia, mi userai e poi getterai agli squali? Guarda che mordo, il mio delfino è innocuo ma ha intelletto che sa riemergere.
Poi, non nasconderla… ché l’oceano perderebbe un momento di nostri inabissamenti.

Se vuoi il bis, posso darti il tiramisù. Ordiniamo l’antipasto? Per me cozze, per te qualche crostaceo da spaghettare al sughino? Ah, non fare la polenta Valsugana. Abbrancami di succhiotto. Ma quale Brancamenta. Questo è brivido di piacere!
Neghi il mio approccio e mi arricci, con calci in quella mia zona “sensibile”. Non sono un porco. Dai, vuoi (o)mettere me con quel topo da parchetti? Fra l’altro, ce l’ha piccolo. Lo so perché ha qualche etto in più. L’adipe ha reso minuscolo il suo muscolino…
Sì, insomma. Le scogliere amano strusciare nelle bollicine quando le ventimila leghe sono Verne del vantarmelo in profondità.
Ci stai?

Sai di chi sei figlia tu? De puta! Spartiamoci il bottino! Una bottarella e tu accetti la “metà” della mela?
Ah no? Allora, sei proprio una zoccola!
Tornatene dal “monco”. Voglio ammirare il molo, mia mula. E ricorda: al mio mulo non piace la gente che ride…

Quindi, fratelli… io sono oggi buono, domani brutto, tu rimani cattivo. Ah, saresti laureato alla Bocconi e adesso fai lo psichiatra “colto” col “bocchino?”. E questo ti rende migliore di Clint Eastwood?

Ecco, m’impunto e ti sputtano. La scrivania non è una vanità da quaquaraqua. Tu, solo di blablabla, mi giudichi.

Ricorda Mezzanotte nel giardino del bene e del male…, (ri)guarda meglio. Ahia, fa male vero?

Cazzi tuoi.

  1. Potere assoluto (1996)
  2. Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male (1998)
  3. Gran Torino (2008)

“Mystic River” e “Milk” Oscar di Sean Penn


29 Dec

Quando la Notte t’avvinghia, un Clint “vestito” di Sean, piazza un Bill Murray deluso, escluso forse sbagliando di votazione dell’Academy.

Incalcolabile il volto “sfatto” di scontentezza di Mickey Rourke.

Forse questo video già c’era, chissà… forse no.
Comunque, a scanso d’equivoci, lo rimetto lì, no qui.

L’omosessualità…

 

 

 

Europei 2012: italiani contro le “spagnole”, per “pere” al vento e “schizzi” di “Birra Peroni”


01 Jul

 

“Scopami” e Lei non si pentirà!

Ah, diamine, sono Io qui il Maestro.
Tutta questa massa di donnicciole, coi loro accavallamenti che son solo “cavillo legale” di gambe che “depilano” l’amaro dei vostri giorni frustranti, livorosamente nel “lavorativamente” che domani “ti” sarà più “clementina”, fiori di rosa e bocche di “pesco”.
Travisando un De André di cui, come al solito, avete frainteso il romanticismo a favor del “puttanesimo” delle vostre festicciole.

Sì, li tramortii proprio quando credettero che stessi “tramontando”, stiano buoni a cuccia e, alla prossima “parolina” impertinente, fuori dall’uscio del loro vaso, che pisciò un po’ “debordando” d’offese ripugnanti, ad aspettarli ci sarà un Kalashnikov formato pugno “frantuma dentini da castoro” e compagnia bella…

Di quelle serpi che stanai e a cui sparai reiterando d’altre “mitragliate” se oseranno, ancora, infestare la proprietà privata della mia anima, con le loro “licenze di uccidere” e l'”arma convenzionale” della “dotta saccenza punitiva”.

Gente da sbattere in manicomio criminale, relegare in uno stanzino, e poi gettar le chiave, dando in pasto il loro corpo a tutta l'”ammenda” delle loro colpe e dei complessi adolescenziali inguaribili di cui patiranno sempre per limitata concezione delle loro “argute” deduzioni, banali e superficiali come una prostituta in alto mare.

La conosco quella lì. Per tutta la sua infima, miserissima vita, s’è spacciata per un’intellettuale. Sì, della manina “intinta” nell’acqua benedetta alla Domenica, e poi a stilar note ai “maledetti” della sua scuolaccia, “sculacciante”, di Vicolo Miracoli, perché non ha mai tollerato i Rusty selvaggi.
E ne tarpò le ali, obliterando loro un biglietto di non ritorno per suicidi annunciati.

Be’, questa qui, anni fa, incontrò uno che, certo, non si lasciò intimorire dalle sue unghie smaltate e dalle sue urla da menestrella delle minestre “calde”. Calde quanto il marito che non “la” inforna.
Quel panzone viscido e “autoritario” che spezzò le redini ai figli, “educandoli” al “buonismo” più autoingannatorio.

– Figli miei, prima laureatevi e poi potrete soddisfare le vostre ambizioni. Avrete carta bianca.

Sì, il nostro Balanzone aveva le idee “chiare” su come si diventa dei buffoni con tanto di “attestato”.

Come no…, così si son giocati tutta la giovinezza a imparar le pappardelle, raggiungendo i trent’anni in piena “maturità” cinica.
Potremmo prenotare loro un viaggio per Seattle o porger loro un bacino sulla fronte per buttarli giù dalle Due Torri, questi nostri asinelli tanto “pendolari” di stronzate e cattiva s(c)emenza?

Ma no, la cattiveria non alberga in me, posso solo sperare che non si ammazzino troppo presto e che soffrano, con molta “cautela”, di tutto il Male che inflissero per “pura” delizia del loro “palato”.
Oggi più molle e “piallato” dei loro cervellini appiattiti.

Dunque, aspettando il gran finale col “botto” (ai loro fegati), mi godrò con qualche Donna nobile la finalona di stasera, fra un tifo per la nostra Nazionale di canto “mamelico” e la mia “mascella” fra venti mamme(lle).

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  2.  Mystic River (2003)
  3.  Le ragazze di Piazza di Spagna (1952)
  4.  Vicky Cristina Barcelona (2008)
  5.  Compagni di scuola (1988)

Duri, quasi “germanici”, spietati


11 Dec

 

Eh sì…

 

Orrore di un allampanato che non s’è attenuato: “potatura” di albero ad alto “fusto”
Anno 1995, verecondia issata nelle ramificate mie “zoologie” d’una spietata, quantomai atroce “concretezza”, dopo i sincretismi “astratti” d’astral viaggiar in soavi nuvole “insaponate” da ricattatorie menzogne. Splende come ieri, e m’illuminò da chi lo “suggestionò”

Sì, i minuti scandiscon “cardiaticamente”, il Tempo che non m’ossida nel mucchio ischeletrito di zombi pingui nel “pastasciuttarla” di pasciutezze asciutte in anime che han spellato l’animismo “animalizzandolo”.

Di come, per sciagure “cerebrali” che involsero ad avvoltolarmi in cervellotica, perenne abulia, incontrai un balordo che capeggiava la sua tribù di bui “classisti” per evirar il mio gaudio e “clericarlo” alla varichina, o peggio acclararlo nella “follia”.
Di come tentò di traviar la mia vita “aviatrice“, spezzando le “ali” da Icaro perché non s'”accalorassero”.
Quella spontaneità repressa e indotta a deprimersi, quei pudori castigati dall’acuminato livore di proibizioni “probatorie” delle mie presunte “pazzie”.
Tutta la sana ferocità degli istinti, ammansita da quello “sguardo” un po’ paternalistico, un po’ “analistico” da schifoso guardone, da chi si vezzeggiava in compagnia a “mafieggiar” d’emozioni altrui, “legiferandole” con sferrar pugni alle loro dignità.
Le crasse risate “indagatorie” ad avvizzir anche il più tenue “boato” che voleva solo “beatificarlo”, conficatto di paletti d'”avorio”, di avida malignità a sgualcir la poderosa brillantezza d’un corpo e di una mente amante perfino delle sue “dissipatezze” o del gusto profumato dell’ansimar “vaginandola” in un’identità virile anche quando, onanista, si tergeva di lubrificazioni “vagabonde” per fornicarsi senz’esserne soggiogata da donne di “godereccia” goliardia o da lardosi “puledrelli” dall’uccelletto vivace. L’essenza scarnificata del “ragazzismo” becero di chi, incosciente, fra loro, si macera.
Orripilante macelleria!

Sì, m’appare l’angoscia d’un incubo che raccapriccia, ancora, una famiglia che mi “torniva” d’avvilente boria, con la presunzione manichea di “dotti” saputelli per intinger la “brace” nel sangue di chi era vivo o, di vividezza, rifulgeva d’ogni ardita bramosia, senza mai incenerirla in lavori mendaci e in fameliche corse al guadagno, ove il materialismo si “permeava” di bavose “tragicommedie” da frivoletti col pensiero stampato nello “stapparlo”.

Ah, come li assediai, per aver solo pensato d'”affrangermi” e infranger quei sogni che m’erigon nel mattino “marmoreamente” arcobalenico contro il loro Mondo libidinoso e di flatulenze sessuali, e di quel putrido grasso che cola. Ne siete avvinti, ne siete paurosamente, ah, come ne fuggo…, “vittoriosi”.
Ah, quanto rabbrividisco, or che son immerso nella lietezza dello spensierarla, nel tramonto sempre acceso di rossastre evasioni.
In cui le lagrime son scalpitio del tormento dei miei abissi.
La “marinità”, una soffice carezza nel vento che mormora.
Le crudeltà, l’arrocco difensivo dei deboli.
E la mia magnificenza, di grido irreprimibile, la vigorosa forza delle mie membra, o di un’altra mia ombra che non sarà più, mai più, offuscata.
La catarsi nella sua resurrezione, la prelibata sorgente d’esser ancor allibito dinanzi agli abomini, ed eternamente nella purezza che, di decadenti brezze, fischia dentro un grandioso ululato da “martire” che li ha martoriati.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Gli spietati (1992) Un torto troppo grave, imperdonabile, e l’antico guerriero, in una piovigginosa Notte vendicativa, “sfregerà”, a nitidissimi colpi di pistola, una mortifera allegria di “sceriffi” o solo un “califfo” con le sue caraffe e puttanelle che “arraffa”.
  2.  Mystic River (2003) Mai dire “buono” se è un lupo, e mai sparare su chi è innocente.
  3.  Debito di sangue (2002) Il tuo “migliore” amico, è colui che voleva “assassinare” la tua vita.
    Perché, ha sempre saputo, che lui è una merda.
  4.  The Aviator (2004) E se cambiassimo il finale?
    Howard Hughes, dopo la “malattia”, spaventa di nuovo tutti con la sua titanica grandezza da gigante Orson Welles.

 

 

 

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