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I registi che non sopporto: Federico Fellini, Nanni Moretti ma soprattutto Gabriele Muccino, parola di un underground allontanatosi dal mondo in maniera irreversibile e radicale


04 Feb

anni belli muccino

 

rocky stallone

Ora, le mie sparate vanno prese col beneficio del dubbio e, come si suo dire, dell’inventario.

Sì, ogni giorno debbo reinventarmi. Inventarmene cioè sempre una per non buttarmi giù… dalla finestra.

No, se siete depressi come me, non provate a suicidarvi. Semmai, andate nel deserto del Sahara e cavalcate un dromedario. Così, surriscaldati dalla rovente temperatura equatoriale di quelle zone lì, dimenticherete che la vostra donna, nel frattempo, la sta inumidendo nella zona erogena a uno che di lei si sta dissetando coi suoi affamati testosteroni nei suoi estrogeni, prosciugandogliela tutta in modo estroso. Ah ah.

Sì, non inariditevi. Le donne amano i fiori e gli uomini i loro fori. Gli uomini sanno innaffiarle con calore ma, di mio, ora vado a leccarmi un gelato nonostante non sia ancora estate.

Adesso, la questione Muccino e il suo Cinema da baci Perugina. Ah, le donne pensano sempre alla Scavolini mentre gli uomini non vogliono farlo solo in cucina ma anche dopo aver limonato di scaloppine.

Muccino è un regista che possiede un’ottima tecnica. Alcuni suoi film sono passabili, altri passatisti e basta. Non gira, insomma, alla cazzo ma fa venire du’ palle grandi come una casa. Intanto, è appena iniziato Sanremo e, in quest’Italia folcloristica, pre-carnevalesca, l’italiano medio si stravaccherà sul divano, piangendo a dirotto nell’ascoltare canzoni melodrammatiche.

Con momenti da cavallo imbizzarrito quando Diletta Leotta, scosciata come non mai, ricorderà lui che è un uomo-scimmia che celebra il romanticismo di facciata ma adora, invero, solo la sua falcata.

Sì, un tempo, nei loro impeti idealistici da Johann Wolfgang Goethe, questi omuncoli si strussero in maniera commovente per ragazze pure dalle rosee gote.

Al primo anno di Conservatorio, però, compresero di non essere l’Amadeus di Milos Forman bensì peggio dell’omonimo, super ipocrita presentatore televisivo.

Sì, a diciott’anni credettero ai valori della Patria come Kim Rossi Stuarti di Poliziotti.

Furono bellissimi, immacolati nell’anima e virginali. Uomini Senza pelle o un po’ senza palle. Uomini però combattivi come Il ragazzo dal kimono d’oro.

Perfino invidiati a morte dalle donne streghe come ne Le chiavi di casa.

Poi arrivò il Cuore cattivo e la purezza da Al di là delle nuvole e da I giardini dell’Eden andarono a farsi fottere poiché, alla pari di Kim di Anche libero va bene, s’innamorarono di una stronza.

Ebbero delle crisi non solo di gelosia ma anche psicotiche. Furono ricoverati e sbattuti a dovere.

Persero dunque, oltre alla stronza (comunque, meglio così), anche il lavoro. Tentarono di rimboccarsi le maniche ma, scarseggiando i soldi, pensarono pure di darsi a un Romanzo criminale. Semmai, rapinando le banche come in Vallanzasca. Ah, un tempo la vita fu per loro una favoletta come Fantaghirò. Ma lei li cornificò con un’altra fiaba nera, no, con uno con la fava di un nero, e furono davvero cazzi amari. Credettero di vivere nel mondo dei balocchi, pieni di baiocchi e belle gnocche come Lucignolo ma adesso si trovano a mentire anche a sé stessi come Pinocchio. Poiché, magnificando la musica e il Cinema, non vogliono dire la verità. La verità purtroppo, è che è una tragedia. Ha ragione Michael Moore, Joker è un capolavoro.

È sostanzialmente la reale storia di un uomo che scrisse perfino mille libri ma alla fine crollò.

Assieme a lui, come Sansone, tutti i filistei.

Molta gente è stupida. Come disse Paolo Villaggio, questa pazza società occidentale s’illuse che il progresso tecnologico combaciasse con felicità interiore, con un maggiore appagamento esistenziale.

Così come molte persone erroneamente pensano, nel 2020, che l’ancestrale male di vivere si possa risolvere con una sana scopata o con un balletto oppure con un b(r)anchetto in compagnia di tarallucci e vino.

Invece, il malessere vero, mica pizzi e fighe, no, miei fichi, aumenterà a dismisura poiché ogni potenziale Joker prenderà coscienza che può anche avere il cassetto pieno di film pornografici ma non può farcela contro una realtà, questa sì, veramente scarnificante l’essenza più profonda, l’unicità della nostra bellezza e della meravigliosa stramberia della nostra umanità sentita lontana dalle corbellerie.

Che non vorrà dalle persone la loro anima, bensì il loro potere d’acquisto e la loro potenza, non solo sessuale, bensì animale.

E non è solo una questione di capitale o di caporali. Di gendarmi armati o del poco o molto (a)mare.

Adesso, passa per radio il vero Arthur Fleck mai cresciuto, ovvero Tommaso Paradiso, l’ex (ancora lo è?) frontman dei Thegiornalisti.

Io sono un profiler, sì, come quei tizi dell’FBI di Mindhunter.

Ora, basterebbe estrarre un pezzo della sua canzone I nostri anni, per addivenire in pochi secondi a come Tommaso (che non è quello di Abel Ferrara, neppure di Kim) si sia (de)formato, anzi, abbia sviluppato precocemente il suo passatismo nostalgico simile a quello di un altro romano per eccellenza, ovvero Antonello Venditti.

E le notti a studiare Kant e matematica

Con le spalle scoperte e la musica di mamma e papà

Roma, il sistema solare

Il cuore chiuso nella pelle

Ex studente del liceo classico, laureatosi dunque in Filosofia per tirarsela un po’ da radicalchic teoretico, Tommaso rappresenta tutto ciò che, visceralmente, ripugno e detesto con furore irrefrenabile.

Peccato che, quando Fausto Brizzi girò Notte prima degli esami, Tommaso forse fu ancora al Ginnasio. No, calcolando che Notte prima degli esami uscì nel 2006, Tommaso fu già all’epoca in piena esaltazione giovanilistica per inseguire il successo da stadio. Simile a Tiziano Ferro, altro idiot savant che vedrei bene sposato a Michael Shannon di Revolutionary Road e di My Son, My Son, What Have Ye Done.

Di mio, sono Michael Shannon di Shelter. Ah ah.

Un Michael che, anziché spararsi, non so quante se ne sparò su Tweed Shannon, vera maiala, compagna di Gene Simmons. (Im)puro Kiss. Altro che L’ultimo bacio.

Inoltre, ieri scrissi che ne La forma dell’acqua v’è una Liz Hurley meno sexy di Kathryn Bigelow. Errata corrige, mi corressi. Il film con Liz è Il mistero dell’acqua. Andate a controllare la mia correzione apportata. La forma dell’acqua è il film di Guillermo del Toro con Michael Shannon nella parte di un adepto della Lega. Ah ah.

Ne vogliamo parlare della mia cugina di secondo grado? Ma sì, sputtaniamola. Un tempo sognò Brad Pitt di Vento di passioni. Poi si diede alle fiction con Gabriella Pession. Ora, a furia di ascoltare Laura Pausini, s’è fatta dare la pensione d’invalidità perché non riesce a trovare neanche un lavoro da Sally Hawkins del film succitato.

Comunque, fantastica ancora sui maschi. Sì, l’altro giorno chiamarono quelli dello spurgo. Lei, a forza di toccarsi, bagnatissima, immaginando un amplesso con uno dall’alito tipo fogne di Calcutta come Diego Abatantuono di Fantozzi contro tutti, allagò tutta la casa. E ho detto tutto.

Sì, meglio I nostri anni degli Stadio, altro che questa generazione di fenomeni.

Che poi, quell’altro rintronato romano di Carlo Verdone girò un film osceno, Compagni di scuola.

Chiamando a raccolta tutta la combriccola di personaggini che avrei visto bene se Jep Gambardella de La grande bellezza avesse inchiappetato, sputando loro acide frasi degne della sua meravigliosa, sacrosanta accidia da menefreghista nato.

Con la natia per antonomasia della Roma borghese, vale a dire Nancy Nicoletta Lina Ortensia BrilliEx, e non è il film sempre di Brizzi da lei interpretato, di Massimo Ghini.

Altro capitolino, natio cioè della metropoli caput mundi.

Sì, sono quasi tutti di quelle parti. Peccato che non siano personaggi da litorale di Ostia come Pasolini.

Per quanto tempo andremo avanti con questo Cinema di nani figli di papà diplomatisi al Tasso ove però forse mai studiarono attentamente la Gerusalemme liberata ma furono troppo impegnati a cantare alle ragazze dei motivetti neanche orecchiabili da ricc(h)ioni per rimorchiarle da troioni e, a dispetto degli ottimi voti, siano però rimasti inclassificabili a livello nobiliare nonostante pure il loro finissimo cacio grattugiato sui maccheroni?

Ma è chiaro che siamo noi

Ma è chiaro che siamo

I biscotti inzuppati nel latte

Sì, impazzano i doppi sensi sessuali di questa gentaglia e persone di merda che, fra bucatini all’amatriciana, film del compianto (da chi?) Carlo Vanzina e mandrakate varie, trascorreranno la loro vita, sino alla morte, in carnascialesche, volgarmente goliardiche svaccate, pagati a peso d’oro per impasticcarsi, pasticciarsi e partecipare a film buttati via, più sciatti dell’insipida Eleonora Giorgi. Un’altra drogata oramai annacquata.

Vedete? Studiate piuttosto le filmografie di Nancy Brilli, della Giorgi, di Christian De Sica e via dicendo, vedrete che tutte/i appartengono alla stessa cricca.

Tant’è che Christian è addirittura sposato con la sorella di Verdone.

Ora, luogo comune tipicamente italico è quello secondo cui chi frequentò il liceo classico, ah ah, abbia sviluppato una forma mentis di notevole valore. Cioè, una mente capace, in base agli umanistici studi svolti, di aver introiettato degli schemi percettivi della realtà superiori. Superiori a chi si sia diplomato a un’altra (non paritaria) scuola superiore che non sia ascrivibile alle letture di Ovidio e semmai sia invece mitteleuropeo come Moni Ovadia? Ovadia fece il classico o si fece una studentessa yiddish, beatificandola con dell’hashish? Mah.

Trascurai Sabrina Ferilli perché con Sabrina sfondiamo e sfonderemmo una t… a aperta.

Lei sfondò, insomma, che culo sfondato. Ah ah.

A Bologna, invece avemmo e ancora abbiamo Enrico Brizzi. Da non confondere col compianto Fabrizio Frizzi e ovviamente con l’Enrico (non Fermi, quello è il Liceo Scientifico che trae il nome dal fisico omonimo), no, Fausto sopra menzionato.

Enrico Brizzi, autore di cagate, figlie delle sue adolescenziali frequentazioni di quel giro lì, come Jack Frusciante è uscito dal gruppo e, appunto, Gli amici di una vita.

Dunque, arriviamo a Gabriele Muccino, attualmente in sala con Gli anni più belli. E ci risiamo. Già la locandina sembra la stilizzata incarnazione d’una modulazione di frequenza di Pane Burro Marmellata.

Con un po’ di sfondo dolciastro dal retrogusto amarognolo e dal sapore perfino un po’ emiliano-romagnolo da Vitelloni falliti del Fellini e delle Dichiarazioni d’amore di Pupi Avati.

Un film celebrativo un amarcord di tutti i sogni perduti di Nanni Moretti. Io sono un autarchico?

A me parve sempre solamente uno che non poté e non può capire Heat di Michael Mann e il Cinema di Kathryn Bigelow poiché, secondo i miei studi lombrosiani, è innatamente avulso dal disagio esistenziale di Henry.

Troppo occupato, a proposito di allattamenti, a desiderare il seno di Laura Morante nelle notti insonni di Bianca. Dolcificando le sue amarezze nell’immergere il cucchiaino in un barattolo gigantesco di Nutella, sognando di non soffrire più il suo amore eternamente adolescenziale nell’immaginarsi, sublimando il dolore, come un felice, emozionalmente omeostatico pasticcere trozkista.

Nanni, dopo essere diventato l’idolo della Sinistra più borghese come l’ex sindaco di Roma, appunto, Walter Veltroni, si diede anima e core alla psicanalisi. Sognando, infatti, di essere uno psicoterapeuta ne La stanza del figlio. La storia di un adolescente che tragicamente morì dopo aver mangiato delle lasagne bolognesi come Stefano Accorsi.

Sua figlia, interpretata da Jasmine Trinca, represse il dolore del lutto senza pigliare sedative compresse, impazzendo ed elaborando la sua schizofrenia ne La meglio gioventù. Poi, avrebbe incontrato una sorta di Jung di A Dangerous Method, ovvero Sean Penn di The Gunman. Uno che la guardò, notò la sua depressione scaturita a forza di frequentare quel frustrato cronico del Moretti, e le disse:

– Ehi, bella moretta. Incarno in questo film un personaggio che si chiama Terrier. Fai la cagnolina per il mio pelo rizzo? Dai, dai. Forse, con te non posso però fargliela. Scopando una come te, mi ridurrò a diventare un bibliotecario impolverato da Il professore e il pazzo.

Io riempirò i tuoi vuoti da Lupo solitario ma tu, di sera davanti alla tv, mi riempirai i testicoli, no, la testa di cazzate. Ora, vai a smaltarti le unghie, lascia perdere il mio Jung della minchia, vedi di essere graffiante per uomini che ancora pensano che la Ciccone, in arte Madonna, non sia Maddalena de L’ultima tentazione di Cristo.

 

Mamma mia, Gabriele Muccino col suo Cinema fintamente carino e così tanto piccino.

Un catalogo, appunto, di derelitti e reietti da La ricerca della felicità.

Di mio, sono un cane bastonato come Rocky Balboa.

Il mio diventare un underdog, dunque un underground, si sviluppò molti anni or sono. Quando, iscrittomi al Liceo Scientifico Sabin, alla succursale di Via Broccaindosso, nonostante i dieci da me ottenuti, senza leccatine, in quasi tutte le materie, fui colto da una Nausea alla Sartre. E, dopo tre mesi, mollai tutto.

I cosiddetti adulti, già nell’anima adulterati, invero persone che frequentarono cattive compagnie e che lessero soprattutto soltanto libri deprimenti partoriti dalla mente di Giacomo Leopardi, pensarono che fossi un cacasotto e che soffrissi di qualche mentale patologia.

Al che, malgrado in quel periodo privatamente studiassi anche le opere del Petrarca, fui portato a Firenze.

Dallo psichiatra Petracca. Non scherzo, non è una battuta. La compagna di tale Petracca, invece, fu una battona. Non so se lo sia ancora.

Difatti, mentre il Petracca rincoglionì i suoi pazienti, imboccandoli di calmanti da Cura Lodovico di Arancia meccanica, inibendo ogni loro libido con componenti chimici come la fluoxetina, la sua infermiera cretina, finito che il Petracca ebbe di dare lezioni orali ai suoi malati da lui rimbambiti, nel camerino gli fece tanti bei pompini con annesse tutte le ripetizioni. Non so se il Petracca abbia avuto da costei un bambino ma so quante seghe, no, quanto segue.

Melanconicamente, mi persi in notti alla Taxi Driver. Per allentare, di tanto in tanto, la (para)noia, mi affiancai a dei paraculo. Studenti del Minghetti.

Più che altro, dei minchioni. Mentre io poetizzai la vita come Javier Bardem di Mare dentro, loro mi raccontarono delle loro prime volte e delle loro patetiche esperienze. Ah, che ambientini. Di svezzamenti di viziosi ragazzini e capricciosi scemini che ambirono ad essere Kiefer Sutherland di Linea mortale. Sì, affetti da deliri d’onnipotenza, presero per il culo le femminucce che, da questa vita, aspettarono un miracolo come nel film Risvegli. Ragazze, peraltro, più stupide di tali psicopatici. Amanti di Lenny Kravitz quando, in verità, la prima volta che si sverginarono fu con un rasta che si faceva le canne. Lui, dopo averle sfruttate, cantò loro No Woman, No Cry di Bob Marley. Ho detto tutto.

Oggi invece abbiamo una generazione da serie come Il trono di spade.

Allora, povere teste di cazzo, se volete dei fantasy di matrice medioevale e romantica, riguardatevi Excalibur di John Boorman. Pure Stardust di Matthew Vaughn. Tratto dal libro di un vero genio, Neil Gaiman. Mica Tommaso Paradiso, Moretti Nanni, Antonello Venditti, Ferilli e Brilli. Voi dite che Stardust sia un filmetto? No, ha ragione il Mereghetti, miei bimbetti.

È un grande film da tre stellette. Parafrasando però Moretti in Caro diariovoi, come Silvio Muccino e pure Berlusconi, in quei licei di merda ove s’insegnano solo retoriche utopistiche, gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Voi, coi vostri cattivissimi classismi, coi vostri girotondi(ni), con le vostre leccate da bimbini, con le vostre nazional-popolari zoccoline. Io invece sono rimasto sincero, cioè nichilista come il finale della serie Too Old to Die Young. E me ne vanto poiché, alla prossima porcata, potete farvi il segno della croce.

Ora, ebbe ragione il Pasolini. I diversi esistono. Non sono persone, per fortuna o purtroppo, normali.

No, non dipende dalla cultura, dagli ormoni o dalla genetica. Dipende dall’anima, miei coglioni e cafoni.

E la mia anima non è quella di uno che si pulisce il cazzo nel bidet dopo una scopata con una bidella o con una addirittura molto bella. Vedete, a voi piace coccolarvi, baciarvi, tenervi mano nella mano, spettegolare, ingelosirvi e divertirvi. Soprattutto cornificarvi. A me no. Poi, guardate pure Maurizio Costanzo.

Bene, a casa mia oggi sono arrivati i dvd di Joker e di Miss Tushy con Kendra Lust. Ottimo, la seratina è già pianificata…

Ieri m’eccitai, no, citai pure Renato Zero. Questi sono i migliori “ani” della mia (s)figa.

Ah ah.

di Stefano Falotico

Secondo voi, Woody Allen altri non è che JOKER a Manhattan anziché a Gotham City?


26 Jan

irrational man allen phoenix

IRRATIONAL MAN: tutto quello che avreste voluto sapere sulla mia coscienza da Sartre ma avete sempre osato con supponenza e crudeltà chiedere, eccome, poiché vi dispiaceva che non mi piacessero le sarte e le finte san(t)e

 

Sì, Irrational Man è un film bellissimo. Che profuma di leggiadra levità, un film però cupissimo, pessimistico ma al contempo ottimista, aperto a squarci di aperta euforia e contagiosa ilarità dopo tanta, apparentemente imperitura, troppo dura, insalvabile, orrenda infelicità e melanconica oscurità senza speranza e possibilità di cura.

Un film scuro.

Al min. 51, vi è però una scena stupenda e radiosa. Emma Stone e Joaquin Phoenix, recitando forse perfino meglio di Helen Hunt e di Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato nel pezzo del complimento migliore, sono seduti, tête-à-tête, a lume di candela in un caldo ristorante accogliente…

– Mi piace che ordini per me – dice lei, sorpresa e piacevolmente imbarazzata.

– Salute.

– Salute.

– Mi sento in forma stasera. Rilassato, felice.

– Dopo tutto, stiamo festeggiando, no? Anche se è un po’ macabro festeggiare la morte di qualcuno.

– Certo che la vita è ironica, no? Cioè, un giorno, una persona è impantanata in complicati, irrisolvibili problemi. Il mondo sembra buio, i problemi preponderanti e poi, in un batter d’occhio, le nuvole nere si aprono e torni a godere una vita normale. È stupefacente. A volte basta una piccola cosa.

– Tipo un attacco di cuore, eh eh.

– Oppure, non so, vincere alla lotteria.

– Già, uhm. Io sto festeggiando per la seconda volta in tre giorni.

 

In questo meraviglioso film, come detto, assai leggero e non pedantemente troppo lezioso e serioso, drammaticamente o esageratamente derivativo di Bergman, Woody Allen, malgrado nello scrivere qualche dialogo possa esservi apparso banale o addirittura facilone ed edulcorato, ha saputo dimostrare una sapienza e una capacità di sdrammatizzare perfino sé stesso che da lui, uomo autoreferenziale e palloso, non mi sarei mai aspettato. Insomma, m’ha stupito e lasciato allibito. Come si suol dire, senza parole. Per la sua magistrale, delicatissima mescolanza di tetraggine e al contempo di giocosa, innocua fanfaronaggine, per la lodevolissima capacità di essere riuscito a coniugare una vita malinconicamente tristissima come quella di Abe Lucas/Joaquin Phoenix, come sempre sostanzialmente il suo alter ego riflesso sullo schermo, a una vicenda lugubre quasi da Misterioso omicidio a Manhattan. Senza però ammorbarci con discorsi eccessivamente filosofici sul senso (in)significante della vita nonostante il protagonista di questa pellicola sia, paradossalmente, neanche a farlo apposta, un filosofo esistenzialista.

Abe Lucas, non riuscendo a uscire dal suo stato d’impasse, anziché ascoltare Lucio Battisti ed emozionarsi pateticamente con la ruffiana La Canzone del sole, per sentirsi vivo, pensate un po’, commette un perfido omicidio al fine, non machiavellico, di riappropriarsi, attraverso un gesto emozionalmente immorale, della sua perduta umanità. Da tempo immemorabile, insoluta come un assassinio irrisolto.

In poche parole, sopprime una vita umana per ritrovare l’essenza del suo io senziente. Poiché era lui quello morto dentro.

Assurdo, no? Stanco e stracolmo, oh, è il colmo, di nausea, memore della lezione sull’inferno degli altri dello stesso Jean-Paul Sartre, radicalmente, in linea con la rigorosità del suo nichilismo romantico, dunque superomistico, nietzschiano e kantiano, compie un Delitto perfetto alla Alfred Hitchcock.

Cioè, dopo essersi smarrito nelle tenebre, ecco che vuole essere pure la versione maschile di Kim Novak de La donna che visse due volte.

Forse, come Arthur Fleck/Joker, desidera utopisticamente rinascere in modo folle da vera araba fenice o probabilmente da Cervo a primavera alla Riccardo Cocciante.

Cantando alla sua bella… se stiamo insieme ci sarà un perché e vorrei riscoprirlo stasera.

Nello stesso anno in cui Cocciante, per l’appunto, con Se stiamo insieme vinse il Festival di Sanremo, Renato Zero arrivò secondo con Spalle al muro.

Vecchio, sì…

L’anno dopo, Luca Barbarossa invece trionfò con Portami a ballare.

Credo che sia così. Forse, dovrei controllare le esatte annate su Wikipedia ma stasera non ho voglia.

Quindi, donna, lasciami votare e pensare alle elezioni. Domani, penseremo all’erezione.

Ma questa canzone non era dedicata alla sua donna o alla sua compagna, bensì a sua madre. Nessun complesso di Edipo da Woody Allen. Eh no.

Una canzone dolce, melodiosa, commovente.

In cui il figlio chiede a sua madre chi era. E, come Valerio Mastandrea de La prima cosa bella, balla con Stefania Sandrelli che, da giovane, era un po’ zoccola alla Micaela Ramazzotti. O forse ascoltava solo Eros… con Terra promessa. Un’imitazione nostrana della filosofia Promised Land di Bruce Springsteen?

No, non fatemi la morale. Fui irrazionale ma non si può dire che non sia ancora geniale.

Per tantissimi anni, fui tormentato dalla solita estenuante, oppressiva domanda asfissiante. Ovvero:

ma perché se sei tanto in gamba, non hai amici tuoi? Perché rompi le scatole?

Curati dalla fobia sociale. Affronta la realtà. Idiota!

 

Rimasi scioccato da quello che sentii sul mio conto. Dico, scherziamo? No, dai, devo aver sognato. Avevano confuso un esistenzialista lontano dalle frivolezze di adolescenti stolti e storpi per un malato di mente.

Incredibile!

La gente è brava a spettegolare e a giudicare i giovani ancora prima che possano evolversi e compiere in forma autonoma. Prima, vale a dire, che possano autodeterminarsi. In maniera spregiudicatamente, scandalosamente arbitraria, la gente decide a priori di diagnosticarti e inquadrarti, forse anche internarti.

Come se ci trovassimo in Minority Report. Cioè, se avverte che qualche cosa di te non sia allineata ai principi vetusti d’una falsa giustezza biecamente istituzionale, per meglio dire precostituita, si comporta come il figlio di puttana di Delitto e castigo. Citato, fra l’altro, in Irrational Man.

Le offese che vi vomiteranno addosso in modo morboso, inquisitorio, capzioso e ipocrita saranno le stesse:

– Non hai in un briciolo di dignità per te stesso, sfigato? Pagliaccio! Salutami il tuo amico, il ragioniere Filini. La sera, vai a mangiare da Gigi il troione? Ah ah ah.

 

Sì, l’Italia è un Paese che parla di valori e che giudica le persone sul reddito pro capite e sulla base d’una poco iniqua visione di cittadinanza completamente regolata dagli abusivi appalti edili di un’ingegneria poco costruttiva che non sta eticamente in piedi.

Meglio allora l’isolazionismo pop e il costruttivismo russo. Voi, eh sì, russate, datevi alle risse, eccitatevi per una rossa e andate a scolarvi un’altra bionda.

Come nel magnifico L’ufficiale e la spia, a qualcuno non tornarono i conti…

E mi pare sacrosanto che costui volle approfonditamente indagare.

Chiedetemi quello che volete. Io non mentii mai, furono gli altri ad allestire un delirio per mascherare il loro mostruoso crimine.

Cioè non vollero che una persona vivesse una vita normale, anzi, superiore alla media e ai dettami delle squallide scuole superiori, perché la mia libertà assoluta arrecava fastidio. Sì, su questo punto di rottura, soprattutto dei vostri coglioni, sono intransigente e assolutista. No, ma quale assoluzione!

Un’oscenità mai vista.

Come infatti sostiene Abe Lucas/Joaquin Phoenix, che ve ne fate di tutte le parole forbite da letterati imbattibili se non sapete, a mio avviso, non solo capire Woody Allen, poiché lo adattate solo alle vostre frustrazioni quotidiane, ma soprattutto siete indifferenti e non entrate in empatia col prossimo vostro?

Sì, tu donna, vai a messa e, mi raccomando, il giorno dopo rifallo.

Inoltre, non abbisogno di lauree e cattedre per essere uno degli scrittori più esaltanti di sempre.

Esaltati/o? Macché, l’unica in padella saltata, anche per du’ mosce palle, è tua sorella appena conosce il primo guercio che, se gli passa venti Euro su PayPal, gliela dà pure senza ricevuta. Insomma, offerta e grattata quasi gratis senza lo scontrino. Eppur timbrata e bollata come sgualdrina da tutto il quartiere dei cazzoni.

Poveri bimbi!

Siamo stufi, nauseati dalla retorica e dai tanti discorsi (s)fatti di buonismo insincero.

La vita non è un trattato di Kierkeegard.

Be’, l’italia è un po’ così. Non lo sapevate che sono tutti poeti, santi e navigatori? Moralmente impeccabili e nobilissimi?

Ma se non ti uniformi al loro pensiero fascista, faranno di tutto per sbattervi in manicomio?

Oh, se non lo sapevate, ve lo dico io.

E posso darvi la lezione, non universitaria, bensì veritiera più indistruttibile di tutti i tempi.

Sì, la mia vita ora assomiglia al finale di Rocky II.

Apollo Creed non sopporta quel babbeo di Rocky Balboa. E lo sfida.

Rimediando la figura del pollo.

Perché Rocky è sempre stato più forte.

È anche molto più bravo e, non per essere razzista come Salvini, non è per niente un emarginato senza palle e coglioncello, è oggettivamente assai bello che lega molto con le persone adatte.

Insomma, spinge di più.

Se poi volete continuare a spacciarlo per pazzo, fate pure.

Non è che però mi farete la fine di Tommy Gunn?

Sì, mi pare giunta l’ora che qualcuno confessi la verità e sputi il rospo, rivelandosi per il verme che fu ed è:

– Sì, ero invidioso a morte e desiderai che venisse punito per essere migliore di me.

 

Bravo…

Ecco, finisco così…

In Italia, come se non bastasse questo troiaio dittatoriale, questo stato delle cos(c)e da pollaio, tutti vogliono essere intellettuali.

Se uno si azzarda a dire che C’era una volta a… Hollywood è un film per rincoglioniti, ti urlano che devi mangiarti due salsicce e non perdere tempo col Cinema. Dedicandoti semmai alla De Filippi.

Chiariamoci. Questi sono dei salami. Innanzitutto, la salsiccia piace a tutti, soprattutto alle donne.

E poi che c’entra avere un’opinione diversa in merito a un film con l’edonismo carnale?

No, fatemi capire perché, ribadisco, questa forma mentis è preoccupante, è anzi all’origine di ogni divisione fra classi.

Il film di Tarantino (e dire che io vado matto per Tarantino, cazzo, ho detto che botta, cazzo, quando vidi per la prima volta Pulp Fiction) è merda.

Steve McQueen, sì, era una donnaiolo. Ma anche un attore straordinario.

Tarantino lo usa a mo’ di macchietta. Sembra soltanto un bavoso che vuole stuprare Sharon Tate/Margot Robbie. Bruce Lee è ridotto a demente e il tutto puzza, appunto, di nostalgico passatismo per gente che, oramai, ama le elegie malinconiche poiché non ha una vita per cui combattere.

Hanno il lavoretto, lo stipendio a fine mese, una moglie rompiballe che qualche volta accontentano, non so però se soddisfino, quindi possono cazzeggiare a magnificare le (non) tragedie altrui.

Semmai, votano pure Salvini perché non vogliono confrontarsi con culture diverse. Bensì, ostinatamente ottusi, adorano fermarsi nelle loro certezze da psicopatici.

Lasciamoli affogare nel fango e nel liquame.

Non vorrei però che, presto, Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti bussi alla loro porta.

Chiedendo loro, i Buffalo Bill di turno, come mai se sono così appagati, cazzo, amano però tormentare di cyberbullismo e incitazioni al suicidio le vite degli altri?

No, in effetti i conti non tornano. Che dite?

Sono personaggi indisponenti, dispotici, autoritari e verbalmente violenti. E, più che a Buffalo Bill, il quale era sinceramente solo un povero disgraziato che non sapeva che stesse facendo, nemmeno il suo, ah ah, assomigliano a Russ Bufalino/Pesci di The Irishman. Pesci dice… è quello che è e il pirla Frank Sheeran/De Niro obbedisce e ammazza il suo miglior amico.

Sì, certe persone sono così. Capito? Loro vogliono decidere il destino dell’altro. Invece, mi sa proprio che con me i giochetti se li possono ficcare in quel posto.

Se hanno qualcosa da obiettare e in contrario, li facciamo crescere, finalmente.

Ecco, a differenza di Abe Lucas, no, non posseggo la facoltà e la volontà immorale di ammazzare qualcuno. Malgrado anche io abbia letto, appunto, quasi tutto sulle teorie sul super uomo e altre cazzate varie.
Abe è un matto. Quando la sua donna scopre che è stato lui ad assassinare quel tizio, lui cerca di strangolarla.
Cadendo dalla rampa dell’ascensore del suo inferno.

Molta gente, invece, quando viene scoperta, scappa e semmai ti grida pure che sei come Abe Lucas e non sai scopare.

Una visione davvero comoda e sbrigativa, oserei dire squallida e terrificante.

Veramente agghiacciante. Sarebbe così semplice ammettere le proprie mostruosità.

Guardarsi allo specchio e, senza paura di essere incriminati, riconoscere di essere in effetti dei criminali.

Altro che fighi e uomini superiori.

Sembrano pure Elia Kazan. Certo, regista immenso, regista di Fronte del porto e de La valle dell’Eden.

Peccato che forse aveva ragione Nick Nolte a non applaudirlo all’Oscar alla carriera.

Sì, Elia, sarai stato anche un artista elevato ma avevi messo in lista nera tanta gente che non ti aveva fatto niente.

Sì, Elia Kazan non merita, nemmeno da morto, il mio rispetto.

No, assolutamente. I suoi titoli se li può mettere a brodo.

E questo è quanto.

Insomma, sono veramente fuori di testa come Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street? No, non credo. Tornando a Margot Robbie. Continuo a credere che sia soltanto una fighetta viziata e capricciosa per masturbazioni in diretta alla Jonah Hill.

Jordan Belfort dice non me ne vado.

Io dico, no, non mollo. Andiamo avanti. E, soprattutto, curatevi!

Sì. Sono abbastanza radicale e impietoso. Essere uomini non significa coprirsi dietro una maschera sociale ed esibire le proprie troie a mo’ di trofeo. Non significa prostituirsi ai dettami della società di massa, mercificare la propria anima per avere attorno a sé dei babbei che ti lecchino. E non significa recitare la parte dei buoni per ricevere l’applauso. Questo significa essere idioti. E l’impiegato frustrato lo va a fare la loro sorella. A costo di morire di fame, io sono uno scrittore. Ah, a ogni idiota chiedo anche di non mandarmi su WhatsApp le foto dei maiali. Perché l’unico maiale è lui.

Se si azzardasse un’altra volta a proibirmi di guardare una Emma Stone o anche la Sharon Stone dei bei tempi, gli prendo le palle e gliele strappo. Pervertito che non è altro.

Se non gli piace, gli diamo le medicine e lo castriamo.

Ora, essendo scrittore, si presuppone che qualche libro, oltre ai miei, io abbia letto. No?

Mica son stato sempre, in stato comatoso e vegetativo, a letto, scusate…

Ora, io ho letto, ah, che diletto, altro che Leotta Diletta, altra Margot Robbie del cazzo, molte biografie su Woody Allen.

Non è laureato. Trascorse quasi tutta l’adolescenza rinnegato dagli altri. Preso di mira per via del suo carattere schivo e della sua fisicità un po’ sgraziata.

Al che, Allen pensò questo…

Cazzo, non gliela posso fare a tirarmela… L’ho detto io? Ah, ma certo: non condannate la masturbazione. È fare del sesso con qualcuno che stimate veramente!

Qui, si aprono poche porte e soprattutto poche gambe. Devo fare dunque quella, no, quello in gamba.

Non debbo dare in escandescenza come Arthur Fleck, bensì adottare una strategia superomistica, buttandola sul demenziale con picchi profondi di sdrammatizzazione quasi da Teatro greco d’una mia tragedia non velabile.

Bene, Hegel e Nietzsche mi terranno compagnia. Ma non ho intenzione di essere Adolf Hitler.

Visto che la normalità è oramai inattingibile, eh sì, che faccio, il ritorno di minestra riscaldata ai tempi del liceo, sposterò il punto di vista nei riguardi della realtà.

Sì, sì, sì. Quel discotecaro lì, eh no, non è per niente meglio di me. Mi pare invece un burino.

Ma quali amori al burro. Ah, si spaccia pure per Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi. Sì, vuole darla a bere a me? Lo dia a bere a lei che crede che lui sia davvero un poeta maledetto amante del grunge.

Quella lì invece, la quale muove tutto il suo rassodato culino per amori al budino, da me non avrà nessun caffettino.

No, che me ne faccio di fotterla? Capace poi che prima vorrà che glielo ficchi e poi desidererà confiscare la villa che guadagnerò a Manhattan con le mie sottili prese pel cul’.

Questa va solo sfanculata e sfottuta.

Sì, adesso mi metto a scrivere e dirigere storie ove prendo in giro me stesso ma anche il mondo intero.

Eh sì, da giovane volevo essere uno standup comedian.

Ma ai provini mi rifiutavano, malgrado le mie battute fossero migliori di quelle di Rupert Pupkin di Re per una notte, poiché non bucavo lo schermo e non avevo la faccia di uno che tante ne buca.

Sì, la gente ama i tipi cazzuti.

 

Ecco, c’è una piccolissima differenza fra Woody Allen e il sottoscritto. Lui era ed è oggettivamente un brutto uomo.

Io no… e qui sono cazzi veramente, ah ah.

Bravo…

 

di Stefano Falotico

La società è cambiata, l’eugenetica purtroppo ha vinto ma io sono un JOKER e canto le nostalgie di THE IRISHMAN


10 Dec

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Avevo ragione io, ah ah.

I film più belli dell’anno sono JokerThe Irishman e Richard Jewell.

Quest’ultimo non è ancora uscito qui da noi ma io adoro Clint Eastwood.

Anzi, lo ritengo purtroppo il più grande regista vivente, perfino superiore a Scorsese. Dico purtroppo perché non so quanti film potrà ancora girare.

Intanto, Kirk Douglas compié 103 anni. Alla faccia del cazzo. Compì, compié, compiette, vanno tutti e tre bene, miei analfabeti. Invece, non vedo bene quella coppietta lì. Lui è un cesso, lei è una merda. Forse però, a ben pensarci, sono una bella cagata sciolta. Ah ah.

De Niro è stato escluso dai Golden Globe ma saranno annunciate, nelle prossime ore, le nomination agli Screen Actors Guild. Credo che, se entrerà in queste candidature, sarà quasi certamente nella cinquina per gli Academy Awards.

Adesso, gli allibratori danno pure Adam Driver per favorito. Per favore! Date l’Oscar a Gioacchino e levatemi questo Dumbo davanti.

Sì, Adam Driver è un bravo attore. Talmente bravo che non mi dice nulla. Sembra la brutta copia di Dustin Hoffman. Poi, non so perché, mi pare uno di quei tizi che si sposano e mangiano lo yogurt. Non li sopporto.

Oggi, ho dato il visto si stampi alla mia ristampa del libro Dopo la morte. Sì, alcune righe non erano giustificate ma io, essendo certosino, più perfezionista di Stanley Kubrick, ho preteso la riedizione corretta.

Nel frattempo, col mio correttore di bozze, sto terminando l’editing del prossimo romanzo.

Oggi, per Daruma View Cinema, ho scritto la recensione di Cliffhanger. Presto sarà online.

Ballonzolo in questa mia vita tanto strana.

Correggo i testi dei miei amici ma non sono laureato. Né voglio esserlo.

Pensate a Leonardo Pieraccioni, appunto, de I laureati. Pigliatevi la Cucinotta e la cucina più amata dagli italiani, la Scavolini. Con Lorella Cuccarini e le vostre battute su Fantozzi.

L’università, cazzo, mi dà il voltastomaco quel posto di professorini barbosi. Un bel personaggio, eh sì, sono. Avrei voluto essere altro ma le cose andarono così. Mi arrangio e vi garantisco che non è il massimo. Anzi lo è. Poiché vivo come voglio, alla faccia degli invidiosi.

Sì, possono offendermi a raffica. Sono Keanu Reeves di Matrix. Anche Bud Spencer. Uno offende e si prende tre pugni. Mi urla che sono una pugnetta e poi getta la spugnetta.

Ma posso spingere ancora di più.

Oh, non so voi, sì, è un film infantile ma io, alla fine di Over the Top, piango sempre.

Sì, sono meno dotato. Infatti, purtroppo, sono un genio.

La psichiatria degli “idioti”, dei nani piccolo-borghesi non mi aveva dato una sola possibilità di vincere.

Questi cattolici falsi e dunque moralisti, ipocriti e farabutti, burini infami, parlano di redenzione. Quale?

Della madre? Sì, andasse al teatrino, suvvia, donnetta da parrocchia. Pure parruccona.

Sognava di essere la diva di Hollywood sulla collinetta famosa di Los Angeles quando non vide col binocolo neanche il suo seno piattissimo più della Terra prima dell’avvento di Cristoforo Colombo. Che poi… pure questa su Colombo è una bufala.

Colombo, pur di scoparsi Sigourney Weaver di 1492 – La conquista del paradiso, dovette attraverso l’oceano con le caravelle. Bastava che le offrisse due caramelle. Quella Weaver è una donna da Gorilla nella nebbia, una donna che non s’è mai più ripresa da Alien.

Infatti, Ridley Scott, consapevole di averle rovinato la psiche con l’invenzione del suo mostriciattolo, la ficcò in altri film.

Il ruolo cult par excellence di Sigourney è in Red Lights. In questo film, vuole smascherare il finto “invalido” Bob De Niro. È più “cieca” di lui, visto che… non è De Niro il sensitivo, bensì Cillian Murphy, quello che doveva essere il suo apprendista. So io cosa doveva prendere la nostra Weaver. Eh già.

Dove si laureò questa qui? Sì, classica donna che sosteneva di “vedere oltre”. Talmente oltre che poteva scoparsi sia Cillian Murphy, per riprovare sensazioni giovanili, che Bob De Niro per imparare a recitare ma il suo sesso fu “Ghostbuster”.

Luci rosse… ma de che?

Ha spezzato il braccio a tutti, confutando tutte le teorie di Freud e Jung. Ho pure spezzato il pane, dandolo ai miei discepoli. Ruppi pure il mio pene, dandolo a una che voleva invece solo un uomo che le portasse a casa il pane. Dovetti pagarle pure il vino.

Un campione vero. Sì, sono sempre stato molto amato, sono stato io a mandare a fanculo tutti. Dopo tre minuti, mi viene il latte alle ginocchia. Le donne, guardandomi, si bagnano e allora offro loro dei fazzoletti, porgendo a esse questa frase poco gentile ma veritiera:

– Succede di prenderlo in culo. Non ne fate una tragedia. Troverete uno che vi sposerà perché si sente in colpa a stare da solo. Sì, un uomo-donna.

 

Le donne, se non hanno figli dopo i trentacinque anni, pensano di essere malate non solo lì. Anche nel cervello. Allora, o vanno dallo psichiatra oppure fanno loro stesse le psicologhe. Cioè, dicono ai pazienti di amare la vita quando nessuno invece le ha amate come dio comanda. Sì, Dio è un porco, si sa.

Allora trovano un uomo che le porti ai concerti di Claudio Baglioni. E, fra una canzonetta melensa e un po’ di marmellata, ecco che nasce la frittata.

Cioè il figlio. Un disgraziato. Con una madre amante di Baglioni e un padre rincoglionito da una che lo fotté così, la vedo molto dura per questo futuro drogato.

Insomma, più che Joaquin Phoenix di Joker, sono The Master.

Ah ah. Lo so, sono antipatico. Non pretendo che possa io abbassarmi a voi.

Poveretti. Vediamo un po’, invece, che film possiamo scaricarci, stanotte, con una bella pornoattrice.

Ah, capisco, non c’è una grande disponibilità. Vogliono tutte, oggigiorno, andare in parlamento. Ah ah.master phoenix

 

di Stefano Falotico

Non (s)vegliar il can che dorme, le “veglie funebri” potrebbero ululare di (s)veglione nei suoi “zuccheri a velo”


05 Nov

Io e il  “dolce” cane San Bernardo siamo di stesso “pelo”

Un mio amico, come l’inte(g)ra umanità, mi dà del genio. Crede che, oramai, sia “indubbio”. Nella sua “interezza”. Da intirizzito a “rizzato”.
E io: – Sì, incompreso e da “compresse”, però. Sfiorai anche momenti di “lasciarmi andare” e “sciai” fra le lastre di ghiaccio di slalom al mio uccello “rapace”. Vincendo tutti i traguardi dei “guardoni”.
– Sempre genio sei.
– Posso conservarmi “ingenuo?”.
– Perché?
– Lo scemo piace di più alle donne.
– Dici?
– “Lo” so per certo. Lo scemo, in quanto se stesso, quindi non tacciabile di “tacchino”, garba in quanto “non guarda” ma tocca, e “infor(n)a” senza sforzi.
– Sì, davvero?
– Fidati, abbi fede. Ma non ammogliarti nelle “nuziali”.
– Perché?
– Perché, dopo le torte in faccia, mancan solo le “ciliegine” e abbiam completato il “combinartelo” per le feste.
– Quindi, meglio la bestia?
– No, lo Yeti.
– Chi è lo Yeti?
– “Quello” che sta sul cucuzzolo, un po’ di cu(cu)lo. La gente ne ha timore perché va in vacanza sulle montagne nevose solo per scaldarsi col “fuocherello”.
– Cioè? Dopo mesi di “duro” lavoro, si concedono delle calde scopate?
– Sì, dopo aver scopato a terra, arriva sempre il momento di fottersi sulle Alpi. La “montagna russa” del divertimento adult(er)o.
– Come? L’ape? I datteri?
– Regina, la carta igienica.

Al che, stordito come gli ornitorinchi nello “stormo”, mi chiede titubante:
– Se tu t’invaghissi d’una milf, come tenteresti d’acchiapparla?
– La inchiappetterei e basta.
– In che modo?
– “Dentro”.
– Sì, ma prima devi “guadagnartela”.
– Cosa?
– La pagnotta.
– Preferisco la “pagoda”.
Con me non godrà.
– Come mai?
– Perché il domani non sarà un “sudarsela”.
– Non è che finirai nel “sudario?”.
– No, Daria non è “una” da “sussidiari”.
Ora, si “dà” delle arie ma sa(le) che, quando “spingo”, Lei urla “A(h)ia!“.
Dicesi “ago nel pagliaio”.

Una quarantacinquenne da quinta

Ciao,
scusa davvero per l’irruenza troppo frettolosa che ha, innanzitutto, scordato di corteggiare almeno la tua Bellezza.

Lasci incantati, e non è un complimento di circostanza o di cieli nelle stanze da sognatore, sebbene lo sia e mirabolante, spero (sempre), poeta e romanziere.
Mi chiamo Stefano Falotico e potrai “ravvisar” le mie opere su Ibs.it. Ah, non scambiare quest’ammissione di vanità per pubblicità. Non credo che questo sito corrisponda a parametri promozionali giusti e “leciti”. Prendila solo per un’esibizione un po’ vera e non millantatoria. Calcola le “proporzioni”, tu sei una gnoccolona e io un “gnoccolone”. Quindi, non c’è molta “differenza”.
Le mie foto tradiscono, lo so, d’apparenza “furfante” e “pischella”, la mia identità, calma, riflessiva, giocosa m’anche malinconica, qual quaglia è.
Non nego che penso spesso, anche troppo e che, d’intellettualismi, gorgoglio per rifiorir ogni Giorno, per abbellir di rinomata essenza rinata un Mondo troppo cinico, a cui distaccarsene, talora, non imgombra la solitudine, ma è accesso ai recessi che sondo e che sfondan porte aperte della mente libera.

Ora, 44 anni contro quelli di Cristo. Ne ho 33, da poco compiuti e “compitati” fra errori, giuste traiettorie, “virgole” erronee appunto, sbagli e qualche sbadiglio di troppo e con “toppa” senza neanche tantissime “tope”, e non penso sia giudizioso “provarci”. Rimedierei, onestamente, un sano calcio nelle palle e vari schiaffi in faccia, a batter la fiacca…, anche se mi parrebbe “doveroso” ritmar di rima “femminea” per quel quel desiderio-“triangolo” a cu(l)i ogni Uomo ambisce anche quando spudorato mente. In poche parole, pan al pene, senza panegirici, sei una gran figa!

Però, sarò sfacciato nel chiederti un’amicizia.
M’hai colpito, anche un po’ di Cupido m’hai “interdetto” e rotto di colpo di fulmine. E mi piacere-bbe “altro”. Sono sincero e non uno dei tanti buffoni che ci “giran attorno”, raccontando frottole per sol “friggerlo”.

Sei stupenda. Permettimi una banalità. I frutti dell’amore sono le banane, mi “bannarono” e io non annui. Perché, di naso, annuso e, d’anima, “faccio” le fusa.
Adorerei che mi confondessi, che me “lo” pigliassi anche per “fesso”.
Ma l’onestà è bugiarda.
“Ricordatelo”.

Bacio,
by un “baco” in cerca dei “buchi”.
Abba(c)i(n)ami!

Replica, dopo circa un mese di “sala d’attesa” e di sempre più “teso-salino-salivare”:

Sei una merda! Fottiti!

Controreplica!:

Vaffanculo! Già, “lì!”. Ove, da giallo, diventa inacndescente!

Al che, il suo “uomo”, scese da Bolzano per ficcarmelo nell’ano.
Se “la” (sop)portò anche (di)dietro, perché “lei” voleva gustarsi il massacro.

Finimmo alle mani.
Ne presero “tanti”.
Lui in “quel posto” e lei “dappertutto”.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Bernadette (1943)
  2. Bernardo, cane ladro e bugiardo (1970)
  3. La nave dei sogni. Bermuda (2001)

Genius-Pop

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