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Il film più metafisico di sempre: la mia lei e il nostro amore che nessuno scalfirà, altro che Stardust e Rocky


06 Jun

benjamin button

mio amoreSì, col tempo comincio a essere stufo anche dei film. Ne ho visti troppi. Poi, la gente malalingua può addirittura pensare che tu, a forza di vedere film, te li faccia. Cosicché può addirittura arrivare a pensare che tu sia affetto da qualche strana patologia, che tu soffra della cosiddetta malattia metafisica, più volgarmente detta, in termini scientifici assai poco carini, schizofrenia. Oh, ma questa gente si fa i film. Cosa posso dirvi? Se adori troppo la poesia e sei un uomo sensibile e molto dolce, gli hater ti danno l’appellativo di Edward mani di forbice poiché, in questa società improntata al maschilismo più misero, becero e porco, i ragazzi belli come Johnny Depp vengono malvisti. Figurarsi poi se sei perfino uno scrittore favolista come in Finding Neverland. La gente ti urla: cresci, cresci, cresci!

Poiché, nella desolata landa infinita del cinismo tremendo, essa è dimentica (no, qualche ignorante potrebbe scambiarlo per un refuso), essa dimenticò il piacere viscerale delle passioni. Non solo sognanti.

Smarrendosi in diatribe pessime e orrende cacce alle streghe delle più inusitate. Ah, le ho piene… di quest’inutili, controproducenti conciliaboli da poveri diavoli.

Qui da noi lo sport preferito è lo spettegolare. Deliri su deliri, macchinazioni ordite ai danni del prossimo per inibirlo, castigarlo. In un sostantivo, anzi un verbo, ingiustamente punirlo, minandone il libero arbitrio. Ma La vita è meravigliosa e può essere davvero uno stupefacente film di Franck Capra, oh, mie capre. Cosicché, puoi svegliarti nella Parigi dei grandi artisti, scoprendo che sei decisamente più sexy di Woody Allen e Owen Wilson, più realista inoltre di quel cubista del cazzo, sì, lui, Pablo Picasso.

Dimenticando i sofismi e i patetici sensi di colpa cristologici da Al di là della vita. Sfido chiunque a sopravvivere a una falsissima diagnosi psichiatrica del tutto discriminatoria, anzi, criminosa. Trovandosi a battagliare, solo contro tutti, dinanzi a psichiatri stessi che ho, col mio genio, integralmente distrutto. Annichilendo tutte le loro teorie, frantumando il “retro-pensiero” cattivo della gente, trovando nuovi, grandi amici come il monumentale Jean Dujardin de L’ufficiale e la spia.

Già successe che m’innamorai e, in notti calde, piacevolmente sprofondai, effondendomene con vivacità. Ma nessuno volle credermi e fui costretto a vivere una guerra di trincea più metafisica de La sottile linea rossa. No, non è una tragedia come Love Story, è forse Il curioso caso di Benjamin Button?

La storia di un uomo ringiovanito miracolosamente, soprattutto nel cuore, che conosce tutti i libri di Fitzgerald, molto più ammaliante JFK ma che qualcuno volle assassinare nell’animo, insabbiando poi la verità. Per paura di specchiarsi allo specchio e mentire a sé stesso, vomitando per l’orrore, sì, errore immane perpetrato e commesso.

No, Interstellar non è un film sulla teoria della relatività di Einstein, non è un film qualitativamente intergalattico. E lo stupendo Stardust, mi spiace per Matthew Vaughn e per Neil Gaiman, non è nulla in confronto a una storia d’amore delle più travolgenti e calienti di tutti i tempi.

Che sarà descritta nel mio prossimo libro, a lei dedicato… Oh, è previsto un aggiornamento a scadenza annuale come accade per ogni Dizionario dei film che si rispetti in modo amabile. La vostra vita invece, ogni giorno è amara? Mi spiace per voi. Datevi al rosario se questo vi può consolare.

Dicevamo! Io e lei Siamo entrambi bellissimi. Va detto, senza se e senza ma. Capolavoro assoluto da 5 stellette. Sì, va ammesso, fui un “disertore”. Poiché troppo grande per stare assieme a gente col cervello piccolo. Ché volle farmi il culo. Ma io sono Alì.

Il nostro amore è “clandestino” come quello fra Colin Farrell e Gong Li in Miami Vice.  Film di un altro pianeta. Veloce, scattante, adrenalinico, iper-romantico.

E, a proposito di Gong e di cose incredibili, anche questo finale non è male.

Salutiamo ogni trollazzi. Vero, idioti? Ho vinto io e ora state tutti zitti, rimangiatevi le parole!

Stamane, dopo che io e la mia lei ci deliziammo, riguardammo qualcosa su Netflix.

Rimango della mia idea, sì, Interstellar non è un grande film. Dura tre ore ed emoziona solo per tre minuti, cioè nella celeberrima scena in cui Ellen Burstyn dice a Matthew McConaughey:

– Nessuno voleva credermi ma sapevo che saresti tornato.

– Come?

– Perché il mio papà me lo aveva promesso.
Ora, prendiamo Rust Cohle di True Detective. Se consideriamo la vita come una linea retta, siamo tutti spacciati. Chi più chi meno. Indietro non si può tornare. Se invece ci atteniamo alle teorie di Rust, ciò è possibile. Poiché la vita è un cerchio. E, se Albert Einstein sostenne giustamente che, viaggiando alla velocità della luce, si può perfino ringiovanire, perché non credere che, librandosi alla massa per accelerazione di gravità della propria anima, recuperando le emozioni perdute, ciò non sia scientificamente attendibile?

Infatti, non lo è. Ma parliamo di mera, stolta scienza. Non fatevi dei viaggi metacinemarografici.

Parliamo del Falò. Mica un cazzone come la maggior parte degli stronzi che circolano sul Pianeta Terra.
Riequilibrando la memoria, torna anche ogni forza di potentissimo amore.

Tenetelo a mente, scemini, la prossima volta.

di Stefano Falotico

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Vi siete fottuti il cervello col Trono di Spade, dobbiamo ritornare al grande John Boorman di Excalibur e non solo. Ed evviva Stardust, Rocky, The Warriors e Captain Shakespeare


12 May


Bene, dal 18 Maggio finalmente potrò tornare a bere il cappuccino al bar. Zuccherando le mie labbra di schiuma anche offerta a una donna spumeggiante, non so se sobria. La quale, sbavata di rossetto dopo aver trangugiato caffè amaro ben miscelato in un sorrisetto beffardamente ammiccante, desidererà bersela tutta, slabbrandosela e infilandoselo.

Ingoiando anche la mancia, ubriacandosi di danze mellifluamente snocciolatemi in brodo di giuggiole su movimento basculante di ritmo allegro vivo sul mio esserle ficcante.

Ma sì, dovremmo tornare a essere cavalieri pugnaci. Finitela d’impugnarvelo e dunque puttaneggiare su Instagram come delle lucciole.

Al che, assistiamo a un peso massimo da lancio del giavellotto, il quale fa il piacione come Nicholas Clay, alias Lancillotto, di Excalibur. Ma, a guardarlo bene, sembra Nicolas Cage de Il ladro di orchidee.

Insomma, non è proprio, come si suol dire, il top del sex appeal. Sebbene sia simpatico come Carlo Verdone di Troppo forte.

Di mio, sono Un sacco bello e uso sempre il Borotalco prima d’indossare la bandana da Rambo e da Born in the Usa. Sì, l’album di Springsteen è antimilitarista come il film di Ted Kotcheff appena succitato con Stallone. Spinge… spacca di brutto. Fa il culo non soltanto ai moscerini e ai soldatini ma anche a sé stesso poiché esagera e viene dunque, giocoforza, dalla legge inculato. Si sa, il sistema  è sistematico, screma gli uomini più di un rasoio tagliente che ferisce le pelli delicate.

Comunque, a parte le dee bendate, le muse ispiratrici, le reginette di bellezza e quei buzzurri che commentano le foto delle modelle con immagini delle loro banane, no, con banalità del tipo… sei una dea, io sono il tuo pigmalione, forse solo un coglione, dobbiamo elevarlo, no, innalzarci ad anfitrioni dei sentimenti nobili e non pontificare da pseudo saccenti. Insomma, non dobbiamo sentenziare come questi tromboni che, non più trombando, fanno sinceramente solo girare i coglioni.

Ora, chi considera I guerrieri della notte un film solamente per adolescenti, ecco, è meglio che vada a coltivare le cicorie, provando a sedurre le suore.

Gli lascio tutto il Cinema “impegnato” di Ermanno Olmi, L’albero degli zoccoli e le sue ipocrisie da uomo che, pur essendo stato con molte zoccole, dice di essere dolce e cremoso come una zeppola.

Che poi… anche quel San Giuseppe… io non sono tanto sicuro che abbia regalato alla Vergine soltanto della crema pasticcera. Secondo me, in quella grotta di Betlemme, non solo il bue e l’asinello riscaldarono l’Immacolata. Giuseppe amò imboccare la sua donna, cioè la donna di Dio, col suo caldo bignè.

Dovette pur festeggiare, Cristo Santo, la nascita di un figlio, eh eh, so io di cosa…

Sì, la fava, no, la favola allegorica secondo cui la Madonna fu inseminata “artificialmente”, oserei dire in vitro tramite l’etere, mi parve eternamente una sconcezza peggiore del film Godsend con De Niro.

Quel Gesù lì, eh sì, deve aver avuto una doppia personalità da volpone.

Non voglio bestemmiare, sebbene abbia molte cos(c)e da recriminare.

Per esempio, a quel finto critico di Cinema degli stivali, diamogli una zappa poiché, camminando con lo zoppo, s’impara a zoppicare. Non ho voglia degli zoppi. E, a furia di ascoltare i suoi sproloqui sulla Settima Arte, finiremo tutti a fare i contadini. Sì, è un illetterato eppure se la tira da acculturato.

Sostanzialmente, è un frustrato. Dovrebbe darsi alla spremitura delle olive per oliarlo meglio non solo alle donne ma anche per sgrassare la sua vita oramai in bambola. Sì, lui possiede molte bamboline. Le ordina dal sito “erotico” di Gwyneth Paltrow. Non lo sapevate? Gwyneth, dopo essere stata con uno degli uomini più ambiti dal gentil sesso, ovvero Brad Pitt, non la diede ad Harvey Weinstein. Il quale, nonostante tutto, riuscì a far sì che lei intascasse l’Oscar. Sì, basta coi moralismi. Harvey Weinstein fu il vero Shakespeare in Love. Ah ah.

Non sto scherzando. Gli artisti sublimano la mancanza di scopate con sillogi liriche, sì, poetiche assai sofistiche al fine di spacciarsi almeno per grandi romantici della minchia.

Pensate a Leopardi. Non tolse mai il tanga-perizoma leopardato A Silvia. Al che, le dedicò una poesia del cazzo, peraltro celeberrima. Sapete perché sia una poesia così famosa?

Poiché molte donne che non assaggiarono mai il maschile membro, eh già, in modo tristissimo fanno le insegnanti d’italiano e obbligano i loro studenti a imparare a memoria il celebre verso…

Silvia, rimembri ancora

Quel tempo della tua vita mortale,

Quando beltà splendea

Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,

E tu, lieta e pensosa, il limitare

Di gioventù salivi?

Strofa davvero commovente, comunque, non adatta alle scrofe. Da me qui rielaborata in forma fallica, no, falotica e poco angelica(ta):

quel tempo della tua vita immorale,

quando qualcosa là stuzzicava,

negli occhi tuoi da irredenta così provocante che tutti i virili e vili membri divennero fuggenti,

e tu, non più eroticamente lauta, bensì pen(s)osa dopo pene a non finire,

limitata poiché solo l’avevi data,

di vecchiaia rimembrasti la trascorsa saliva lì scivolata?

Poiché ora sei annacquata, arrugginita e andata,

sconsolata nel mangiare l’insalata e più matta della protagonista de La meglio gioventù, una disastrata.

Insomma, sei stata da tanti trombata e ora, rammaricata, nostalgicamente,

ricordi con dolore il piacere da te in passato così tanto dato. Così generosamente elargito e non tanto flautato.

Ma tu sia sempre lodata, oh, mia donna che fosti molto figa e ora sei solo

inevitabilmente fottuta e ubriaca.

Strappa, no, stappa il Prosecco, oh, mia donna che tutti stregasti,

essendo stata tu una fata

ma adesso sei onestamente più brutta di Morgana.

Poi, davvero basta con Federico Fellini. La dolce vita è un film per rimbambiti. Un profluvio d’italianità provinciali spacciate per poesia. Col sopravvalutato Marco Bellocchio, no, belloccio che fu, Marcello Mastroianni, afflitto dal senso di colpa perché, a differenza di Bukowski, guardò Anita Ekberg e, non avendo avuto il coraggio di scimmiottare un po’ il re degli ignoranti, cioè Adriano Celentano col suo “cammeo di lusso”, le scoreggiò, no, la corteggiò da cavallo di Troia, no, da fintissimo cavaliere della Tavola Rotonda, girandoci intorno di panegirici sentimentalistici da fake mai visto.

Infatti, nella versione censurata de La dolce vita, Anita disse a Mastroianni…

Uccello, come here…

In realtà, dice questo (ascoltate con più attenzione) anche nella versione che va per la maggiorata, no, maggiore, essendo Anita una svedesona poco avvezza alla giusta dizione della nostra madrelingua di Belpaese di santi, poeti, navigatori e puttanoni. Comunque, Anita amò l’inguine, no, tutte le linguine allo scoglio offertele da Fellini. Non solo a pranzo, bensì anche a colazione dopo una ceretta, no, cenetta a lume di candela… di eia… e.

Sì, povere quelle donne purissime come Giulietta Masina. O accettano i tradimenti dei mariti o finiscono su La strada.

Anthony Quinn invece, in Revenge, non accettò che Kevin Costner scopasse sua moglie, incarnata da Madeleine Stowe. E lo rese mon(a)co.

Sì, il turismo sessuale, presso I vitelloni, cazzo, andò sempre alla grandissima in quest’IItalia da uomini da bar in cerca pure di polacche come in Radiofreccia.

Sì, Ligabue, più che vitellone, fu e rimarrà sempre un porcellone. Un cantante da bettole, vale a dire un povero cazzone. La finisse con la sua retorica da cosce e zanzare e certe notti… la macchina decide lei.

Luciano non guidò mai Christine di John Carpenter. Cazzo, una machine peggiore di Buick 8 di Stephen King.

Comunque, fra Alexandra Paul e Adrienne Barbeau, ex di Carpenter, io avrei preferito fare il bagnino da Baywatch con Nicole Eggert e Marliece Andrada. Due Barbie assai belline, diciamo due oche assai carine e sbarbine, buone per la super oca piccantina. Vero, cocchini?

Eppur io, ben sbarbato e rasato a zero, più che amare una donna lì depilata, divengo un pelato non tanto cagato da quelle che pensano solo al metodo Pilates.

Pamela Anderson, invece, fu ed è la versione (s)pompata di Anitona sovreccitata, no, succitata. Donna che tutti gli uomini di allora, eh sì, non poco eccitò, rincoglionendoli più di come, adesso, siano messi a pecora.

Con chi stette Pamela, la donna dalla super tette, dunque superdotata? Facciamo prima a dire che con me non prese neanche un aperitivo, no, manco per il cazzo. Con tutti gli altri uomini del mondo, non pigliò solo dei cocktail.

Sì, andò con Tommy Lee, Bret Michaels, annessi sex tapes relativi, pure con Stephen Dorff. Forse a Somewhere. Mostrando a Sofia Coppola la sua cap… a. E urlandole:

– Ecco, prendi il tuo Leone d’oro, vinto con questa porcata e ficcatelo ove dico io. Fu colpa del tuo sfigato ex, Quentin Tarantino. Che ti premiò tanto per soddisfarti. Povero, Quentin. Con te, Sofia, non gliela può fare manco Loris Batacchi/Andrea Roncato.

Pare, comunque, che Pamela sia stata anche con Donald Trump. Insomma con mezza America. Intesa non come Stati Uniti e basta, bensì geograficamente espansa, figurativamente parlando e lati b inclusi, sino al Messico. Per questo Donald vuol avere potere pure sulle brasiliane e non solo sulle californiane. E sulle spagnole? Diciamocela, Donald è forse il più grande puttaniere della storia.

Infatti, gli edonisti, cioè gli americani medi, lo votarono e ora Donald sta alla White House. Ove, peraltro, Bill Clinton puttaneggiò non poco con Monica Lewinsky. E ho detto tutto. Ecco perché sua moglie, Hilary, perse contro Donald.

Donald, in campagna elettorale, urlò al popolo:

– Chi potrebbe mai prendere sul serio una donna resa cornuta dal Presidente “orale” della stanza ovale?

– Sì, invece chi potrebbe mai prendere sul serio tua moglie, Melania, first lady della minchia, donna dalle marce ovaie, caro Donald da burro e caviale?  – rispose Hilary.

https://www.whosdatedwho.com/dating/pamela-anderson

Personalmente, m’arrangio, gigioneggiando a cazzo mio.

Sì, il mondo è generalmente un troiaio.

Un posto ove la gente cerca di fottersi a vicenda. Anche se qualche uccellino… mi disse che esistano molte vergini vere a Vicenza. Certamente, vergini nere, no.

Non sono razzista, sono realista. Infatti, i bianchi vanno con queste nere e, se non usano i preservativi, avranno dei figli dolci e amari come loro, perbenisti cioccolatini.

E poi basta coi luoghi comuni sulle casalinghe di Voghera. Mia zia di secondo grado, eh già, mise al mondo due figli, i miei cugini di secondo/terzo grado. Posso assicurarvi che, profilattici permettendo, a prescindere o a salire, suo marito, cioè lo zio di mio padre, non permise mai che lei si riducesse a fare la figa di legno in qualche scuola per tonti.

Sì, le donne insegnanti, ovvero le maestrine, sono le peggiori.

Ricollegandomi al discorso da me sopra (de)scrittovi, queste poco di buone assai poco bone, eh sì, vogliono educare i giovani, visto che nessuno oramai le “imbocca” come dio comanda/i. Ah ah.

Detto ciò… In passato, un idiota mi disse che assomigliai a Cochise de I guerrieri della notte. Cioè il “timidone” simpatico in stile pirla da Libero De Rienzo. Sì, a forza di frequentare gli storpi, stavo diventando anche muto, schizofrenico e più scemo delle loro madri. No, non ci fu e non c’è stato nessun cambiamento in me. Io fui, sono e sarò sempre questo. Soltanto che nessuno, dato l’ostracismo bigotto imperante in quest’Italia di ritardati, mi diede la possibilità di estrarre la spada…

Sì, comunque sia, rimango un puro. Ma puro non significa essere cretino, omosessuale come Captain Shakespeare di Stardust (peraltro, io non sono mica omofobo), bamboccione come Rocky prima dell’incontro con Apollo. Non significa neanche essere poco dotato/i.

Dunque, vedete di non farmi più incazzare. Sennò, come gli avversari di Rocky, eh sì, una volta che partirò a picchiare io, vi conviene quanto prima gettare la spugna. Finiamola pure con Ettore Scola. C’eravamo tanto amati? Sì, e ora invece? Vi siete ridotti come le amanti di Leopardi? Ahahah!

Fallo sta, no, fatto sta che non dovete credere a tutte le iperboli che uso. Sono un bugiardo impeccabile come Geoffrey Rush de Il sarto di Panama.

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di Stefano Falotico

“Stardust” – Recensione


30 Oct

Gaiman nel nobile fasto patriarcale d’ancestrali, “balestriere” fantasie inerpicate su leggende arcane

Stelle comete della cosmica inventiva, arcuata nei dolci incantesimi di stelle incandescenti, “spolverate” dal grigio torpore di melodia “incattivita” da streghe irriverenti, agghindate d’abbagli “eleganti” e biondezza melliflua, ondulata nel sospiro alla Luna, ai suoi timidi pleniluni d’occhiolin immaginifico e poi “maligno”, a scrutarci con leggiadre cornucopie dai nitori sospiranti, a sbirciarla nudi e casti, incastonati anzi senz’incastro nei suoi crateri e nel magma “marino” che lievitò in un’altra epoca tonante, nei suoi vulcanici, torreggianti, fluviali e tortuosi viaggi siderali di spaziale “enfasi” or a smorir languida fra noi, peccatori e di martirio, di calvari “ossigenati” nel plastificato “benessere” irremovibile dal suo retaggio a irretir la coscienza, rattrappendola ove si confà all’espiar sol d’illusori respiri. Che fittizio imbroglio.
Immemore dunque amnesia tramutata in pericolosa nemesi “dinamitarda”, ove oggi fingiam d’esser tutti amici e invece c’inimichiamo dietro (s)pose ruffiane di “rosa” tanto turgida quanto appassita del suo afflato e degli effluvi amabili delle poesie, del vagarci invaghiti. Solo “perpetuati” nello sperpero delle purezze estinte, dell’orgoglio vanaglorioso, iroso, “rosso” di russare ed eclissato, utopista da stupidi. Da chi concupì il lupo delle fiabe per divorarlo nelle “fragole” cacciatrici del borghesismo manicheo, ove il Diavolo è invece l’Angelo più bello sacrificato alle carnalità “parsimoniose” delle baraonde da bar-i cannibalistici e dunque di “Carneval” più da “caviali” e non più cavalcanti.

Questo capolavoro, estratto da un Neil Gaiman “aberrante” di delirio fumettistico, di sognarla limpido e imprimerla onirico…, questa nostra vita tanto “conturbante” ché tanto vi turbate di sogni che solo sfiorate per poi deflorare nell’immolare di conveniente cinismo, di “ciminiere” e ruspe “ruspanti”, dunque incenerito del suo bianco più ve(t)ro, questo capolavoro lo è.

Affamati e sempre protesi al ribaldo arrivismo, affaristi dell’affare altrui, fanfaroni e di farfalle “infantilizzati”, dunque mai fertili per esservi sterilizzati, dunque “atterrati”-attenuati nel “terriccio” e nell’arricciarvi tutti “belli” arruffati. Ah, siete solo dei furbi così furfanti al fante e alle romantiche voglie elefantiache. Di quando la nostra proboscide issata non è rissosa perché già nelle acque vanitose e non fatiscenti della putrescenza fangosa.

Rido e peno per voi. Perché io l’impennai e non pendo più dal vostro “dipende”, che pena.

Il film è un’avventura ai confini delle ere inesistenti, dell’ira vinta, dunque gioie eterne, immortalissime.
Di un amore adolescenziale immane, d’un De Niro Captain Shakespeare che fa il cattivo al fine di rabbonir i contenziosi delle inutili faide, che guida il timone della sua nave, fra la neve e le tempeste, che ride come un pazzo e sghignazza con la ciurma fra schiume di birra e la chioma di Claire Danes per il ballo della sua “debuttante”, perché Michelle Pfeiffer invece è già troppo “matura”, dunque secca di “mutande”.

Ah, la seta, che sete. Che (mi)raggio.

Finale ove la cattiva male-fica sarà espugnata e di pugnal accoltellata, di stesso sortilegio infranta e fratturata.

Per la gioia di grandi e piccini, dei piccioncini e anche del neo di Bob De Niro che applaude in platea(le).

Oltre. Matthew Vaughn senza Claudia Schiffer girò una pellicola che le sue gambe avrebbero attorcigliato di velenose “spirali”.

Vaughn sguinzaglia il vero Uomo dentro di sé e affabula, si (con)fida dell’istinto, della lirica appunto favolosa.

(Stefano Falotico)

 

 

“Unbreakable” – Recensione


11 Oct

Indistruttibile

Alcuni film tornano avvolgenti da antichi, sfarzosi castelli ove c'”assediarono”, perché c’incendiammo nei sogni svagati, nel fantasy e nel fumetto che ha il lusso confortevole di fondersi nella Notte, nel mescerla di “baldacchini” a immolazione perpetua, divina(toria) contro chi sacrificò la poesia per “atterrirla” ad attenuate emozioni.
E siamo arrabbiati cavalieri delle nostre “macerie”, “fatiscenti” perché inarrendibili.
Come un Principe, rispetto l’onore, la grazie e lo stile della mia appuntita, sofisticata stilografica, e “gemo” irrispettoso per le vostre rabbie coperte da ingannevole pregiudizio e “festose armonie” che son già spente nelle ceneri di cuori gretti, appassiti.
Questa mia dimora è una grotta rugginosa, pensierosa perché s’eleva a tal evoluzione d’apparir “regredita”, “smantellata” nel mio mantello che “raschia” le vostre ossa e le scarnisce, scandendo i miei candori fin a superare le barriere del Tempo, a innalzarmene in troni di spade che rammemorano Artù, i suoi fidi scudieri, Lancillotto, Ginevra e il mio “lancio del giavellotto” a vessillo che s’abbatterà sui corpi da dissanguare e “amputare” dei vostri “sguardi” da “gianduiotti”. Vi coccolate nel “cioccolato”, ma avete dimenticato gli orli dorati dietro platinate carnalità già (s)tese, come “panna” stesa.

Nella mia “segregazione”, fischietto nel vento e me ne vanto. Tale è il mio arbitr(i)o.
Serpeggio, afferrando la Luna quando s’accascia troppo perché mostra le cosce come una irriverente “amante” delle “brave” (io direi “brade”) animalità, carnalissime di materia sua “smagrita” in tacchi da sottana, gran puttana, che “adduce”, “elude” di “cortesie”, e indurrà in tentazione per “indurirlo” nel “burro”.

Così, per “provocarla”, le chiedo “sottilmente” d’inviarmi una foto, al fine di spogliarla nella sua Natura più “pura”. “Spolpata”.
“Ella”, “distintamente”, in tono implorante da “regina”, m’implora d'”improperi” affinché mi “tolga dai piedi” una già (av)venuta elevazione… spirituale, e “la” innalzi, invece, tristemente a impantanarmi all'”adulta”, adultera visione delle cos(c)e.

Già, di “rapporto epistolare”, mi consiglia per “il meglio”:

Ora ti dico una cos(ci)a (ecco, appunto).
Ho una scarsa opinione degli uomini, in quanto incapaci nel percepire le emozioni e i desideri di una donna, tali da diventare spesso inopportuni e volgari. Nella mia vita, ho avuto occasioni di conoscere diverse tipologie di uomo, una cosa vi accomuna, l’istinto primordiale che vi fa ragionare prima con il pene poi (forse e non sempre) con la testa.
Scrivi poesie ma a cosa servono? Per alimentare la tua anima o per cercare un’anima che ti compiaccia?
Ti comporti come la maggior parte dei piccoli uomini. Crescete… (e “voletene” tutti…, “violentatevi!” nel “viola” dipinto di “rossa”).
Smettila di chiedermi foto, tanto non ne avrai!
Cerca oltre da una donna, guardala dentro, li c’é poesia, quella vera.


Come no… “volevasi” dimostrare.

Sì, mi blandì affinché abbandonassi i miei sogni e li deturpassi nello “spassarmela” solo nelle “passere” che “adorano” i baci (dis)graziati…
Così, brandisco le lame e, da arrotino, di “cipigli” piglio la sua “immagine allo specchio” e la “rincuoro” da “carissima”, “carezzandola”.

E invece temo che non “crescerò” mai, amo scrivere poesie e, se saranno indesiderate, muoviti a compassione per uomini falsi che sbaveranno per il tuo corpo, “ingraziandoti” di regali celati dietro eleganze sincere come facce da sberla.

Distinti saluti,
un genio che scambi (di coppia?) per “ingenuo”, invece è “gel(ido)” fra i suoi capelli, poiché non è manesco, e infila la “mano”.

Sì, nella mia “polvere cosmica” (lo stardust...), sono stellare e non “uomo” da “stalle”.



Sono nato predestinato. E il mio destino sarà implacabile.

Un treno deraglia, colmo “zeppo” di passeggeri. Muoiono tutti, tranne uno, l’ultimo immortaleDavid Dunn, il più grande Bruce Willis della Storia.

Perché Lui non è solo un sopravvissuto, ma un vivo per sempre.
Sul parabrezza della sua auto, trova tale messaggio (messianico?):

quanti giorni della tua vita sei stato malato?.

Egli rappresenta l’enigma della Trinità, quindi “Nessuno” è la sua risposta all’incognita.

David non ha mai avuto la “febbre”, e scoprirà che, l’emissario di quella “scritta” (profetica?), altri non è che un Uomo che “incarna” fragilissimo la sua nemesi, Elijah, un Samuel L. Jackson “spaventoso”.
Elijah ha cercato, per tutta la vita, un Uomo che fosse “al contrario”. Infatti, lui soffre dell’osteogenesi imperfetta. Raro fenomeno, anzi “fenotipo” di patologia per cui l’intero suo corpo è debolissimo e si frattura “permanentemente”. Tanto da costringerlo quasi sulla sedia a rotelle e a vivere in un museo “antiquario” in cui allev(i)a la sua anima, colorandola appunto di fumetti per non “mortificarsi” e morire di “solitudine”.

Inizia un'”inconsapevole” sfida a distanza fra David, l’Uomo “forte”, e Elijah, l’Uomo che non c’è, “senza ombra“.

Secondo Elijah, l’incidente “casuale” del treno sarebbe “solo” una fottuta coincidenza che darebbe credito alla sua teoria. Secondo Elijah, appunto, David non si sarebbe salvato per caso. Dietro questo “miracolo”, si nasconderebbero le ragioni della sua grandezza da superuomo, da Superman, da supereroe.

Elijah è un povero pazzo o ha visto giusto?

David è forse davvero il nostro amato Salvatore?

Il capolavoro di Shyamalan.
E non girerà mai più un film (im)battibile.

Come faccio a saperlo?
Lo so e basta.

Parola del Signore.

(Stefano Falotico)

 

Chi non ama De Niro è solo un “dolcino”…


23 Apr

 

… ché la sua “zazzera” non è degna del suo ne(r)o-grigio brezzolato, melodiosamente trasformista nell’amorfa smorfiettina sociale, “gioviale” coi “deformi”

Sì, in auge al mio Cuore c’è il Bob, perché, beffardo, accavalla le gambe di perspicacia.

 

 

 

 

 

 

Da oggi, spero di poter imbastire “agiografie” ai miei miti, e “monumentarli” di grazia, stile ed eleganza.

 

In questo Mondo superfluo, ove anche i pulcini apron il becco, la carnagione del Bob, ironica di “malocchio” benevolo nella sua Altezza, a me, di suo “palcoscenico” magnetico, si (s)posa, letiziando il Tempo in un andirivieni di scale fra gli scalzi dell’anima, e chi la “scalpella” nel cesellar le “imperfezioni” in una “correzione” ch’era, invece, vivacità assoluta, come la Notte di San Lorenzo, Stardust dei puri, dei sognatori e degli innamorati, quando le stelle trionfarono con me, in Cielo, nell‘hip,hip, urrà!

 

Amici di questo gentil Captain Shakespeare, la Luna ci sprona a “veleggiarci” nel rum, nelle onde, mutevoli, della sua ambiguità. Indagatori delle zone buie…

 

 

 

Sì, come Lui…, e in suo onore, al fianco d’una damigella un po’ sbronza di troppe damigiane di vino, “spingo” a voi questo canto onirico, sì, surrealmente alla de Chirico, di mia “chiacchiera” vacua onirica nel calice d’alleanza gemellata al “denirismo”.

 

Il principe degli oceani, tra piovre sottomarine e la caccia a Ottobre Rosso, sguazza “atmosferico”, rilucente perla fra prede, squali e squamati, nello stream of consciuosness delle emozionanti maree

 

Sì, illusi, io aprirò in voi le porte della conoscenza perché, dopo il malessere, c’è sempre il “benesserle” dentro, dentro questa Donna mia amante, nel mio “amianto” ammaliante che “la” consola dai suoi isterici pianti.

 

Uh, che barba, in questa cucina, ci son sol le stoviglie, le frattaglie, le vettovaglie e i “tovaglioli”.

E tu, nonostante l’insalata, sei inconsolabile..

 

Diamo zucchero al “cioccolato” nel frigo, “smielamo”, senza “velo”, i nostri ormoni nella “frutta”.

 

Sì, Donna, guarda questo, e poi dimmi se non vuoi essere mia, come Liza Minnelli provocante ma timida per il toro scatenato…

 

Senti che “fuochi”, come scoppiamo…, ah, che Gershwin!

In confrono, Gina Gershon, anche Lei con tanti “nei”, è un’educanda.

 

(Stefano Falotico)

 

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