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I miei auguri pasquali


11 Apr

Introduzione a mo’ di riflessione, un po’ goliardica, un po’ scacciapensieri, un po’ piccante, spero molto brillante

Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!

Chi fu peccatore, invece, con quella donna di nome Petra, continui pure. Perché Petra non crede a San Pietro ma ama essere amata da colui che con lei peccò, pecca e ancora peccherà.

Ebbene, appuntamento pasquale, miei uomini forse natalizi. Dunque con l’inclinazione a donare al prossimo liete felicitazioni speciali.

La colomba volò alta in cielo nel pre-finale di Blade Runner quando, il grande e compianto Rutger Hauer, l’olandese per l’appunto volante, considerato da molti sondaggi, oserei dire eletto il miglior attore natio dei Paesi Bassi di tutti i tempi, si congedò dall’umanità, recitando dinanzi al basito Harrison Ford un monologo fenomenale. Diciamocela, memorabile.

Un uomo, Roy Batty, imbattibile Ovvero il personaggio (dis)incarnato da Rutger, disumano, oserei dire superomistico, androide cibernetico in un mondo spento e ingrigito da un’impiegatizia, burocratica, fasulla e meschina normalità borghese. Incupitasi in notti senza dio, sommersa dalla pioggia, forse anche biblica, del proprio progresso paradossalmente regressivo. Ove fu dato ampio spazio alla tecnologia e si costruirono uomini bionici e robot come in Terminator ma si persero di vista le “macchine ribelli”. Le creature più nitrenti, nella propria intima, sacrosanta selvaticheria, la vividezza adamantina della propria suadente emozionalità brillante. Non reprimeteli, amateli. Coccolateli.

Uomini-non uomini dagli occhi vitrei! Occhi magnifici e iridescenti, cuori battenti e riflessi nello spazio d’una immensità traslucida come la venustà immortalata di una donna assai amata, forse davvero mai avuta, soltanto immaginata oppure sia fantasticata che, sinceramente, piacevolmente fottuta. Attimi godibili e consenzienti di pace dei sensi scalmanatasi poi, vigorosamente e carnalmente, nell’ardimento di piaceri brucianti che si perderanno nell’infinitezza di un languido bacio indistintamente inafferrabile come la fuggevole beltà onirica delle nostre anime dannate, ancora d’annata, fulgide e pregiate, potenti. Malgrado il Covid-19 stia mettendo a dura prova i nostri terminali vivi più resilienti.

Tu chiamale se vuoi… emozioni cantò Battisti. Vo foste battezzati? Credete nell’Altissimo che risorse al/il terzo giorno così come dicono le Sacre Scritture o, ammalativi di nichilismo animale, essiccaste la vostra incontaminata, candida bellezza spirituale a favore forse d’un buddismo utopico oppure di un budino ipercalorico assai stomachevole?

Eh sì, non più v’accalorate come un tempo per quei sentimenti lindi e liquidi che, compenetranti, fecero sì che all’amore consacraste la vostra vita, sposando non solo una donna, bensì abbracciando anche la morbidezza del Creato e del mare, dunque ripudiando ogni ingannevole male e il diavolo tentatore.

Sono qui, amici e nemici, fratelli della congrega ma soprattutto sorelle a me così inchinate in segno d’affetto empaticamente letizioso seppure non malizioso, bensì ecumenico, goloso e glorioso, per augurare a tutti voi una serena giornata benevolente e giocosa.

Poiché chi vuole davvero sa amare con furore e non più si duole nei falsi fervori.

Basta, adesso, però. Plachiamo subito gli entusiasmi e non c’infervoriamo più del dovuto poiché, sì, è Pasqua. Mica però Natale, ah ah. Quindi il giorno in cui si festeggia il Cristo risorto e non si prepara a pranzo solo un risotto, bensì anche una faraona, forse ex moglie di Ramesse. Ovvero Yul Brinner de I dieci comandamenti.

Sì, attenetevi alle disposizioni intraprese con creanza, senza dar di panza come qualcuno dell’opposizione, non fuorviando al di là delle restrizioni.

Sebbene i dieci comandamenti, a cui s’aggiunsero altri tabù e decreti di natura mondiale, dovrebbero essere nove.

In verità vi dico che bisogna, eccome, desiderare la donna d’altri. Bisogna essere protestanti riguardo questa legge più disumana di Roy Batty.

Voi siete cattolici o adepti del culto di Martin Lutero? Sì, In Utero nasce la vita, sebbene Kurt Cobain cercasse il Nirvana ma si suicidò sei anni prima di compierne trentatré.

Invece, molte persone credono che non ci si possa arrendere bensì combattere per le proprie libertà.

Trentatré trentini andarono a Trento, trotterellando.

Altri girano il mondo, semplicemente trollando.

Quest’anno sarei dovuto andare al Festival di Cannes come accreditato stampa. Ma la quarantena costrinse la kermesse a chiudere i battenti e io ora mi mordo le mani. Sbattendo ogni dente.

Sì, da un anno e mezzo a questa parte, rividi con più gioia la luce del giorno. Sebbene abbia trascorso molti miei recenti sabati sera in locali dell’entroterra imolese ove, se non fosse stato per la mia incrollabile fede all’amore puro, onestamente avrei voluto sconsacrarmi con ragazze anche giunte dal modenese per giochi onestamente un po’ sanamente luridi.

Sto dimagrendo quotidianamente e presto sarò un grissino torinese. Nonostante tutto, mangio ottime cotolette alla milanese.

Bene, ora parliamo di Cinema.

Scorsese girerà Killers of the Flower Moon. Le cui riprese furono rimandate per ovvie ragioni da noi tutti conosciute.

Un tempo, pensai di essere più bravo di Robert De Niro. Mi spiace ammetterlo. Col tempo si matura e si cresce. Quindi, mi scoccia disilludervi. Oggi come oggi, sono più bravo di lui. Ah ah.

Inizialmente, Scorsese propose a De Niro la parte di Gesù ne L’ultima tentazione di Cristo. Poi andata a Willem Dafoe. Un anno prima, De Niro interpretò Mission. Ora, molte persone schizofreniche, le quali s’identificano col Messia, adorano The Passion di Mel Gibson. Non so se siano di Chiesa ma abboccano a chicchessia. Ma per cortesia! Gibson non è James Cameron, che è comunque un megalomane. Gibson è solo un mitomane. Oserei dire, forse, un sobillatore. Ma quale Apocalypto! È meglio una caramellina all’eucalipto. Domani forse, nonostante siamo nel 2020, riprogrammeranno alla tv BenHur. Il film più oscarizzato della Storia assieme a Titanic. Ecco, quando nella vita, persone che consideraste fratelli di sangue dovessero tradirvi, non affondate come un transatlantico dinanzi alla loro freddezza da iceberg. Ribellatevi e non siatene più schiavi. Al che, Messala non crederà ai suoi occhi. Prima diede dello schiavo a tutti, trattando ogni persona come una messalina, gridando strafottentemente al prossimo… ma come sei messo?

Agnelli o leoni che siate, qui si celebra Messa. Parola di Dio.

Rendiamo grazie.

In verità vi dico che mi accontento di una donna soltanto, non voglio molte grazie o graziose. Basta che di domenica possa fare un giro con La Grazziella. Graziano fu graziato? Marzia invece ama vivere sulla Terra come se stesse su Marte?

Questo è quanto. Finito il lockdown, comunque, ci sarà da farsi il culo.

Mi pare cosa buona e giusta.

Le migliori scene di una stagione cinematograficamente finita troppo presto

Ebbene, per via del Coronavirus, da tempo i cinema sono chiusi. Inseriscono film solo su Netflix.

Ma, ufficialmente, la stagione è terminata.

Ora, non amai molto, anzi quasi per nulla C’era una volta a… Hollywood. E alla fine non mi commossi.

Credo, infatti, che i capolavori di Quentin Tarantino siano altri.

Continuo invece a pensare, malgrado molti miei ripensamenti, che The Irishman sia un capolavoro.

Lo sto riguardando minuziosamente in queste settimane. È finita la quaresima?

Padre, è Natale?

 

Che dispiacere immane non vedere Bob De Niro fra i candidati come miglior attore protagonista agli Oscar.

Non credo che avrà un’altra possibilità. Comincia ad avere una certa età anche lui.

Frank Sheeran, un miserabile. Si fida dell’amico sbagliato e ammazza l’amico giusto.

Una tragedia.

Pari quasi quanto quella di Richard Jewell e di Joker.

La scena però sorprendentemente migliore dell’anno appartiene a I due papi.

Grande film.

Se devono esserci lacrime, facciamo che siano lacrime di gioia.

Tanta gente, non so se illusa, crede in Dio.

E forse è giusto che ci sia qualcuno che, a prescindere dai possibili insabbiamenti di Ratzinger, sia il portavoce della fede cristiana.

La vita è un’illusione.

La morte anche.

Forse nessuno di noi mai esistette.

O forse risorgerà.

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di Stefano Falotico

 

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Il 13 Gennaio, ovvero lunedì prossimo, date la nomination all’Oscar al più grande attore di tutti i tempi


10 Jan

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Sì, lunedì prossimo saranno rivelate le nomination agli Oscar.

I maggiori siti di predictions si stanno sbizzarrendo ad allestire, per l’appunto, i loro pronostici Sono dei più disparati. Dopo, vi parlerò pure dei disperati, non si sono ancora sparati ma la loro scelta appare più imperscrutabile dei nomi dei candidati contenuti nella busta che saranno rivelati il 13 Gennaio.

Sì, i ballottaggi sono chiusi, molte persone si sono del tutto chiuse ma sperano, in una notte delle stelle, forse di San Loenzo, di salire sul palcoscenico, impugnando un’effimera standing ovation a celebrazione d’ un’esistenza andata a puttane.

Contenti loro…

Da tanti anni a questa parte non si assistette a una concorrenza così forte. Negli scorsi anni, infatti, le candidature come miglior attore protagonista agli Screen Actors Guild Awards, manifestazione ben più attendibile dei Golden Globes, che sono spesso invece un contentino e quasi mai rispecchiano fedelmente i gusti dell’Academy, corrisposero, a eccezione fatta di qualche nome, a quelle che poi, quasi in maniera quasi combaciata e pressoché identica, fu la lista dei cinque attori selezionati per gli Oscar.

A ben vedere, infatti, l’appena conclusosi 2019 fu un’ottima annata cinematografica anche dal punto di vista prettamente attoriale. Ove se a giganteggiare da campione incontrastato fu Joaquin Phoenix col suo insuperabile Arthur Fleck/Joker, vincitore oramai sicuro della statuetta dorata dopo aver sbaragliato tutti ai Golden e alle altre premiazioni più importanti già tenutesi (in attesa degli Screen che saranno assegnati domenica), constatammo la crescita di Adam Driver e finalmente tutti, anche i più scettici, compresero la valenza recitativa di Antonio Banderas. Uno, in passato, troppe volte mal sfruttato e utilizzato solamente come icona del macho ambiguamente sexy.

Io invece notai il suo istrionismo e la sua indubbia bravura persino, un millennio or sono, quando interpretò il villain in Assassins con Stallone.

Quindi, applaudimmo, sebbene non al cinema ma dietro lo schermo di Netflix, la strepitosa, ineguagliabile performance di quel gigione meraviglioso che è Eddie Murphy. Dopo decenni, oserei dire, di filmetti, ora si affianca a un bel pezzo di guagliona, sua moglie, una stangona bionda da 48 ore e ancora 48 per farle il 69, 24h su ventiquattro da dottor Dolittle. Uomo che sa parlare a tutti gli animali, dunque ovviamente anche alle passere.

Di mio, posso dirvi che vissi annate da Professore matto, negli ultimi anni, per traversie esistenziali non proprio felicissime, conobbi mezzi homeless deliranti.

Sì, conobbi per esempio un mitomane maniaco religioso rimasto vergine sino a oggi. A meno che, stanotte, forse non abbia cambiato il suo Mr. Church e abbia contattato una negrona come Grace Jones de Il principe delle donne.

Mah, per anni costui si credette invece il Principe cerca moglie e confuse la sua spiritualità da coniglio per il Cinema coraggioso di Carl Theodor Dreyer.

– Stefano, la mia psichiatra sostiene che io sia matto per via delle mie fisse religiose. Non è vero. Tu, per esempio, conosci il Cinema, no? Scrivesti pure il saggio monografico su John Carpenter, intitolato Prince of Darkness. In questo film, se non sbaglio, viene detto che Dio e il Diavolo sono la stessa persona.

Scusa, non sbatterono alla neuro Carpenter, dovrebbero sbattere me? Non mi sbatteranno da nessuna parte, Dio d’un p… o della puttana della mad… a impestata e fradicia. Giuda d’un ladro, Cristo santo!

 

Ho detto tutto…

Attinsi comunque a molti suoi deliri per divenire una sorta di Dolemite Is My Name.

Ve ne scrivo uno qui, sembra una filastrocca da Signor Bonaventura:

la vita è dura ed è più facile evitare la fregatura, leccando un barattolo di confettura piuttosto che sottoporsi alla realtà che è spesso gioiosa ma anche amara e può spappolare il fegato. Poi, ci vogliono i punti di sutura se, a causa di troppe bocciature, ci s’ammoscia e vai talmente giù che non ti va più su, ovvero non ti viene duro ed è più comodo spacciarsi per persone speciali molto pure.

Le ragazze ti prendono per il culo per via della tua aria da uomo poco sicuro, gli uomini ti dicono, per simpatia, che sei un grande e non abbisogni di nessuna psicologica cura ma, in verità, da tempo non pompa il glande e decanti solo il libro La neve cade sui cedri, oh, guarda fuori che bella grandine.

 

Sì, a questo mio amico non debbono crescere le palle, basterebbe che si guardasse allo specchio e ammettesse di essere un diverso nell’anima. Potrebbe realizzare la nuova cover di Rocketman.

Invece, se ne sta lì a rimuginare malinconico sul percepirsi come attore mediocre, alla pari di Rick Dalton/Leonardo DiCaprio, si sintonizza su Italia 1 per guardare, a tarda notte, i telegiornali sulla gente disgraziata che perse la casa e i figli in seguito a qualche nefasta calamità e per colpa di tragici uragani.

Cosicché, prima di andare a letto, è felice che qualcuno stia peggio di lui. Mal comune, mezzo gaudio e domani sarà un altro piagnisteo da pioggia torrenziale per sempre…

Cari dementi, prendete a modello Adam Sandler. Lo scambiaste per un tonto e invece recitò, in Uncut Gems, meglio della vostra consorte.

Sì, lei vi sta derubando dei vostri gioielli… è un’attrice come Meryl Streep. Con voi sa fingere spudoratamente ma, appena può, sgattaiola assieme a uno che le regala gemme preziose…

Un giorno, quest’uomo cornificato scoprirà la verità ma sarà troppo tardi. Al che s’identificherà, a compensazione del trauma, con Jonathan Pryce de I due Papi.

Santificazione totale, oh, fratelli della congrega.

Sì, la vita non ha senso. Ciò, Bob De Niro lo comprese tanti, tantissimi anni fa.

E gli piace essere un camaleonte. Uno che oggi ascolta Ava Max e domani ingrassa come in Toro scatenato? No, come Bud Spencer di Bomber.
Ed evviva anche il Cinema infantile, schizofrenico, delirante paranoide su pugno devastante in pancia e colpo inaspettato.

 

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anno del dragone

Anno nuovo, vita nuova: I due Papi è un film meraviglioso, mi spiace per voi se siete cinici e miscredenti della vostra vita, soprattutto


02 Jan

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Prima parte: corrosivo come al solito, sprezzante e strafottente ma non dovete credere alle mie burlesche rabbie

Be’, non ho da confessare nessun Atto di dolore né da redimermi di alcunché.

Scorrendo, tramite il mio promemoria, all’interno del mio passato spesso ingrato e inglorioso, ammetto perfino indigesto e nervoso, anzi emozionalmente nevoso, specie per me stesso, posso altresì constatare d’aver turbato chiunque parecchio, facendo (in)giustamente lo stronzo odioso. Oppure apparendo tale, il che è un po’ inquietante.

Sì, debbo ammettere, inginocchiandomi dinanzi alla mia stessa genuflessione da uomo spesso introverso e deflesso, anche fesso e basta, che non mi si potesse dichiarare né sfigato né ritardato.

Il che rende la faccenda ancora più tremenda e al contempo strabiliante.

Sì, lo sfigato è il classico tipo-“topo” che fa di tutto per sembrare piacente e piacevole ma nessuno lo prende in considerazione. Al che, si macera nell’autocommiserazione e nel piangersi pateticamente addosso. E nel frattempo è bavoso e rosica.

Il ritardato invece certamente non è uno che conosce molti libri di Biologia a memoria. Non credete?

Dunque, chi sono? Ma soprattutto chi cazzo fui?

La risposta è che non c’è risposta. Questo potrebbe essere il nuovo mistero di Fatima ma anche l’ultimo misero con la sua satira. Non lo so. Scegliete voi. La seconda che ho detto? Optiamo per la terza possibilità?

Sì, io mai capii questa storia della seconda chance. Non c’è due senza tre, come si suol dire. Dunque, io opterei per la quarta. Mi pare una misura giusta. Sì, non è né troppo abbondante e maggiorata né troppo piccola. Sì, una quarta ci sta. Non so se una di prima. Anche perché non ci starei io.

Sì, se dirimpetto a me si presentasse Margaret Qualley di C’era una volta a… Hollywood e mi dicesse che non sono un cesso, anzi, che con molto piacere mi farebbe il servizietto in bagno o direttamente mentre tengo il volante, la manderei a fare in culo, bloccandola col servosterzo, seduta stante.

Non sono Brad Pitt ma devo conservare una certa morale. Insomma, le direi:

– Ehi tu, zoccoletta, se credi che finirò in manette perché vuoi farmi un pomp(in)o con la tua manina, sgommando di brutto con la lingua a manetta, chiamo subito i Manetti Brothers e ti faccio assumere come streghetta nel loro prossimo film intitolato Ove va la gatta al lardo ci lascia lo zampillo, no, volevo dire lo zampone, no, lo Stregatto, no, il coglione stregato e fregato. Diciamo anche sfregiato.

Dunque, coccolina, non fare la precoce Cicciolina. Adesso, ti regalo un Cicciobello e succhiagli pure i polpastrelli, mia pollastrella.

 

Vorreste mettermi sulla croce, miei ladroni?

No, vissi come volli e ove, nelle mie fantasie colorate, soventemente da me stesso infamate, sebbene immerse in giorni pallidi, irrequieti e scoloriti, volai. Insistendo ad oltranza, spesso e volentieri, nel mio eremitico stile di vita certamente mitico e dai poveretti assai ambito. Talvolta da codesti lambito eppur mai pienamente capito, anzi, perennemente respinto e guardato sia con invidia che con sospettosa, inquisitoria burbanza schifosamente melliflua.

Che è poi la stessa cosa. Poiché, quando si vuol indagare nell’animo e nelle emozioni altrui, con la superbia tipica di chi si crede redentore, no, ah ah, detentore dello scettro e dell’assoluto, dogmatico, scappellabile, no, inappellabile e, in particolar modo, anzi a proprio solipsistico mondo, Credo incontrovertibile, parimenti credo io stesso che si patisca un calvario infernale da gente tracotante e infinitamente infida, cioè miserrima. Penso che si viva cioè tormentati dal credersi felici, appagati e certi delle proprie stesse credenze e certezze al fine unicamente di mentire spudoratamente, in modo vile e assai poco virile, celandosi per l’appunto nel più retorico, moralistico, ortodosso scibile fintamente nozionistico e istruttivo, solamente per negare agli altri, in primis allo specchio, la verità nuda e cruda. La verità meschina chiamata ipocrisia. Ché è una e trina, ubiqua e spesso pure obliqua in quanto viscida e serpentesca come il linguino del verme Lucifero. Il quale, appunto, baldo e apparentemente molto bello, si bardò di una maschera seducente per rovinare ogni altrui purezza e innocenza, concupendole e quindi incupendole tristissimamente soltanto perché geloso delle loro, queste sì, immani, interiori bellezze e soavi, dolci libertà con tutte le loro annesse, eh già, trasgressive, magnifiche spericolatezze e il loro vivido, misterioso sentore, il loro profumo avvolto nella soffice ebrezza vellutata d’una forte venustà lontana dalla fandonie, dai carri dei cosiddetti vincitori falsi, animaleschi, bugiardi e carnascialeschi. Remotamente distanti dall’abisso della perdizione degli uomini ottusi malati di cancro nel cervello dei propri cor(p)i disturbati da idioti e da unti-bisunti untori o solamente calunniatori.

Cosicché, ancora soventemente, su Facebook e altrove, profili senza identità, vale a dire spregevoli anonimi, mi attaccano, offendendomi senza un briciolo di amore.

Gente per cui m’è difficile provare compassione e perdonare, restaurandola a brillante lindore. Ma, essendo costoro delle disgraziate persone, cioè persone non ancora toccate dall’armoniosa aurora della consapevolezza della propria imbarazzante umanità spenta e scevra d’ogni senziente ardore, quindi fredda e incolore da suscitare solo fetore e spettrale pallore, terrore e aridità nel comunicare tetraggine e plastificato candore, in quanto addirittura tali persone vorrebbero spacciarsi per operose, volenterose e inviolabilmente amorose, ecco… dicevo… posso biasimarle, possono indurmi a volere loro bene in quanto ignoranti della propria squallida, disumana, agghiacciante condizione da persone gelose e più brutte nell’animo di un babau da film raccapricciante dell’orrore.

Ma mi tocca una donna, no, ah ah, mi tocca benedirli e, con un segno di fratellanza, di pace ecumenica, prenderle ancora un pochino per il culino. Contro gl’irredimibili dementi si può fare ben poco se non assecondarli per lasciarli (in)felici e (s)contenti. Tanto non scoperanno, no, non scoppieranno, no, giammai scopriranno di essere scemi neanche in punto di morte. Se credono nel dio cristallino, no, cristiano, davanti al prete per la Sacra Unzione, diranno che peccarono solamente di avere amato troppo il mondo. Io direi troppo la farfallina, cari farfalloni.

Sì, nemmeno allora, anzi al giungere ultimo e definitivo, senza via di possibile ritorno della propria ora, confesseranno di essere dispiaciuti di essere stati superiori. Loro affermeranno di essere stati non solo alle superiori in quanto ora laureati alla Bocconi.

Sì, mi facessero un bocchino. Ah, le università sono piene di dottoresse. Sanno misurare bene la pressione.

Ecco, ora sono maggiorenni e quindi, se mi violenteranno psicologicamente e sessualmente, chiaverò, no, chiamerò subito Michael Douglas di Rivelazioni.

Assieme, intenteremo una causa contro queste donne virago che stuprano la virilità con la ricotta, no, coi ricatti.

Se perderemo la causa, forse anche la casa, io e Michael metteremo su Striptease e ci spareremo. No, ce la spareremo. Non c’importerà una sega, come si suol dire.

Ah ah.

Insomma, gente di poco conto ma di molti coiti. Fanno venire la colite. Gentaglia da quattro suore, no, soldi.

Persone che si celano, dunque si congelano, dietro le referenze e i titoli nobiliari ma in verità vi dico che, se fossi stato in Cristo, avrei resuscitato Mosè per affogarli nel mar Rosso. Nefertiti doveva divorziare dal faraone del cazzo e accoppiarsi con Cleopatra. Sarebbe venuta fuori Liz Taylor. Una che sposò cinquemila volte Richard Burton, il quale fu bisex.

Nel tempo libero, la mummia Liz si fece imbiancare la “piramide” da Michael Jackson, un nero che desiderò da sempre non una bianca, bensì diventare bianco. Sì, per anni, durante l’apartheid, anche forse negli appartamenti di Harlem, i neri sognarono di diventare bianchi per fare l’amore con la moglie del personaggio di Martin Scorsese di Taxi Driver. Mentre Robert De Niro ebbe quasi solo amanti di colore. Bella questa, questa è bellissima, ah ah.

Di mio, perciò, posso dirvi che giammai desiderai la donna d’altri. Perché seppi che sarebbero stati cazzi. Sì, quasi tutte le donne sono fedifraghe. Quindi, oltre al marito cornuto che m’avrebbe mazziato, avrei dovuto vedermela anche con altre teste di minchia, a loro volta desiderose di fottermi.

Di mio, oh dio mio, me ne fotto.

Ieri, durante il mio viaggio di ritorno da Monaco di Baviera, dopo aver preso l’aereo, sopraggiunto che fui (anche ebbi) in treno, in carrozza fui affiancato alla mia sinistra da una donna cinese e alla mia destra da un carabiniere di Napoli. Cosicché, ascoltai la conversazione del napoletano che, ad alta voce, riferì dei cazzi suoi. Ed è per questo che venni a conoscenza del suo lavoro, il carabiniere del tricolore.

Gli chiesi:

– Scusi, dopo aver festeggiato la notte di San Silvestro, sta tornando a Bologna dove lavora, vero?

– Sì, perché?

– Ah, il viaggio è lungo, mancano ancora due ore all’arrivo in stazione. Devo far passare il tempo. È una domanda come un’altra.

– Ah, capisco. Le interessa qualcos’altro della mia vita personale, affettiva e lavorativa?

– No.

– Come mai? N’è sicuro? Non è curioso?

– No, anche perché so già tutto. Da mezz’ora, lei è al telefono con Nunzia. Tutta la carrozza sa che Nunzia ama gli scrittori giapponesi. Ama anche i babilonesi?

 

Al che, si alzò, imbestialita, la donna cinese seduta alla mia sinistra:

– Sono meglio i cinesi!

– Io dico che sono meglio i milanesi – intervenne uno a sproposito.

– Non è vero. Sono meglio le tedesche. Hanno un grande culo – replicò un francese con a fianco una con un seno così enorme da far senso o farci solo una spagnola dopo aver mangiato lo zabaione o forse dopo un bel piatto di maccheroni.

 

Si creò un russo, no, una rissa, un parapiglia. Si svegliò anche un mitomane che russò. Il quale urlò che finì a letto con Carmen Russo.

Di mio, per uscire dal casino, andai nella toilette e me ne lavai le mani.

Di me, la gente continua a non capire un cazzo. È meglio, fidatevi. Furono cazzi loro. Che poi… anche questa storia del… ti fai o no i cazzi tuoi da dove viene? Solitamente, un uomo ne ha solo uno. Secondo me, furono le donne a coniare quest’espressione.

Il che attesta, C.V.D., ovvero come volevasi dimostrare, che l’umanità sia fottuta.

O forse no. Qui divento armonico, fui daltonico, cioè vidi la vita in bianco e nero, fui scremato pure dai gialli ma passo al semaforo solo col verde.

 

Parte seconda: nella notte di San Silvestro, mi commossi eppur non si mosse nonostante la mossa, al che leccai una mousse

In tutta la mia vita, vi giuro sulla Madonna che mai vidi una folla del genere.

Anche se, in passato, come già dissi, vidi molte volte la mia follia.

Attimi, ragazzi, che non raccomando nemmeno a Hitler. Sì, caddi per molto tempo in stato catatonico e feci fatica a spiccicare parola. Chiuso, segregato nel mutismo, io compresi sempre la verità ma la mia mente fu imprigionata nell’impotenza d’una patologica timidezza.

Mah, più che timidezza, fu apatia.

Oh, apatia, voglio più bene a te che a mia zia. Ora mia zia è zitella ma prepara benissimo gli ziti.

State zitti!

Al che molta gente superficiale credette, pur non credendo a niente, che fossi impotente.

Diciamo che m’arrangiai alla bell’è meglio. Qualche volta me la tirai ma poi, credetemi, riposi tutto nel fazzoletto, disinfettandomi con una salvietta e pulendomi con la saponetta.

Anche se, a dire il vero, avrei voluto sporcarmi solo con Silvietta.

A parte gli schizzi, no, gli scherzi, ebbi una vita di merda, quasi insalvabile. Anche senza molti soldi nel salvadanaio. Va detto e confessato senz’alcun pudore. Ah ah.

Va sputtanato/a con scostumata, oserei dire svergognata morbida candidezza stupenda.

Comunque, dall’essere monaco, andai a Monaco con un mio amico. All’andata e pure al ritorno, guarda un po’ che coincidenza, a pochi metri da me si sedette una coppia assai balzana e indubbiamente male assortita. Insomma, una schifezza…

Lui, il quale avrà avuto su per giù circa cinquantacinque primavere, mi fissò con sguardo dapprima cattivo e poi, ridendo sotto i baffi, mi pose un’occhiataccia malevola da pervertito.

Sì, la mia autostima spesso è talmente Alitalia, no, alta che, appena uno mi guarda per più di cinque secondi di fila, penso che mi stia fissando a sua volta pensando che io sia matto.

No, devo esservi sincero. Non è affatto vero che fui matto né lo sono. Anzi.

Sono il più sano e santo. Diciamocela tutta. Non regge la storia di Brad Pitt che rifiuta la ragazzina.

Con me reggerebbe benissimo.

Sì, lei mi chiederebbe:

– Scusa, ma dove pensi di trovarti? In un film di Tarantino? La devi finire con le puttanate. Nessun uomo mi direbbe di no.

– Infatti, io non sono un uomo.

– Ah sì? E cosa sei?

– Non lo so. So che comunque tu non sei una donna.

– Anagraficamente, no. Ma lo sono. Sono molto di più se vuoi saperlo.

– Lo so già.

– Cioè? Dimmi, che sai di me?

– Che sei una Escort minorenne.

– Ma io ti spacco la faccia!

– Ah, fai pure. Tanto non è il massimo. Non sono Brad Pitt.

 

Non perdiamoci in stronze e stronzette, in stronzate e minchiate. Torniamo al troione…

Questo qui mi guardò inizialmente indispettito per farmi dispetto e poi “perdonandomi” perché fui l’unico passeggero che si accorse che la donna al suo fianco non era sua moglie, bensì la sua amante giovanissima.

Moglie probabilmente tradita nella notte di San Silvestro da costui, il quale con molta probabilità disse alla moglie che sarebbe dovuto andare a Monaco per questioni “professionali”…

Fatto sta che io e quest’uomo ci guardammo negli occhi e lui capì al volo, eh sì, sorvolammo le Alpi Bavaresi proprio in quell’istante, dunque fummo a molti chilometri sopra il livello del mare, ecco, lui comprese che non lo giudicai. Allora si aprì a un sorriso benevolo.

Ah, che nottata, in piazza quanta gente. Non so se fosse gente pazza ma chi se ne frega.

E anche questa è andata.

Forse rigenerata. Non so se trombata.

Ora, m’aspetta la solita vita incasinata e tribolata, da alcuni mal adocchiata, da altri amata, da altri ancora sinceramente, nell’indifferenza, non cagata.

Ma questa è la vita.

A stento riuscii, ieri sera, a prendere il treno. Feci una corsa da affaticato, da rincoglionito, da maledetto insuperato.

La vita! Mi pare sacrosanto che la comprendiate subito senza ostinarvi a credervi dei messia o a pendere, miei pendolari, dalle labbra dei santoni e di chicchessia, non prestate fede alla psichiatria e ad altre porcate che vi condurranno solo nel reparto di geriatria.

Fidatevi, è meglio la gelateria…

Oggi va bene, domani arriverà un’altra botta in senso alato, poi moriremo e chissà dove ancora eternamente saremo e risorgeremo. Io sono un bugiardo conclamato, poco chiavato, va detto. Una persona sconclusionata, disastrata eppure non ancora della vita disamoratasi. Anzi, in questo periodo sono innamorato, non solo della vita. Si era capito?  Eh, abbastanza. Basta che guardiate bene con profondità i miei occhi.

Sono gli occhi di un innamorato. Sì, peccato che lei, intanto, forse stia peccando con un altro. No, non credo, almeno spero di no.

Sono bugiardo perché sono un attore da premio Oscar. Faccio credere a tutti di essere felicissimo. A volte lo sono, ovviamente. Tante altre volte Joker è un dilettante in confronto a me.

In tal caso, sono d’accordo con Francesco Alò.

Sì, il sottoscritto Falò è su un Concorde, no, concorda con Francesco…

Joaquin Phoenix merita l’Oscar e I due Papi è un grande film.

Immagino un dialogo inventato fra Ratzinger/Hopkins e Bergoglio/Pryce:

– Lei lo sa del mio passato? Non è stato facile.

– Nemmeno il mio.

 

I due Papi è un capolavoro. Ah, per la cronaca finale. Non è vero che sono timido. Sono rispettoso anche dei cretini. Che è una cosa diversa. Sono un intellettuale e un uccello libero. Ma finirei con questa: molti uomini diventano intellettuali poiché, giocoforza, adoperano solo il cervello. E ho detto tutto.

A forza di volare solo alto/i, qualcosa è sempre più moscio. Non atterra, è solo a terra. Sì, in mezzo agli altri spiccano e non colano mai a picco. Ma, in parole povere, non decolla, non cola, non incula. Il mio augurio, perciò, per questo nuovo an(n)o è: fottetevi.

Ora s’è fatto tardi ed è già il 3 Gennaio.

Insomma, non capirò mai quelli che, dopo la mezzanotte del 31 dicembre, si fanno gli auguri.

E dopo ventiquattro ore sono già stanchi della vita.

Non devono buttarsi giù. Non è ancora finita. Quindi, si rialzassero anche perché cascheranno di nuovo.
Sì, fanno sempre i cascamorti.

Alcuni mi chiedono:

– Ma tu sei felice a realizzare video su YouTube con una media di sole 100 visualizzazioni?

Io rispondo:

– Sì, se fossero visualizzati da centomila persone, dovrei leccare il culo a tutti gli iscritti. Andassero a leccare Margaret Qualley.

di Stefano falotico

 

Anthony Hopkins de I due Papi batte Brad Pitt di C’era una volta a… Hollywood 6-0, 6-0, dicendogli pure, alla Massimo Boldi, sei scemo


21 Dec

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Innanzitutto, chiariamo una questione basilare. Non si dice basica ed Anthony Hopkins de I due Papi, nonostante incarni il Cristo, in quanto pontefice, confonde l’origano col basilico. E dire che nell’orto del Getsemani piante rigogliose, di ogni specie, fiorirono ancora prima che a San Pietro germogliò Bergoglio.

Alcuni scrivono Basilicata al posto di basilica e confondono la Lucania con l’amaro Montenegro, manco con quello Lucano. E quello Averna, miei uomini vernacolari? Poiché tutti amano il gusto pieno della vita e dunque, essendo troppo presi dalle loro quotidianità carnascialesche, non aprirono mai un libro in vita loro.

A differenza di papa Ratzinger/Hopkins de I due Papi. Uno che combatté la solitudine, rifugiandosi nella cultura, elevandosi filosoficamente, assistito solamente dalla voce di dio echeggiante da lassù ove il blu è dipinto di blu. Un uomo che se ne sbatté altamente degli sport nazional-popolari come il Calcio e abdicò per uno scandalo sessuale quando in verità morirà vergine. Questa è bella, è bellissima, ah ah.

Sì, se andrete a cercare fra i miei folli libri in Amazon-Kindle, troverete anche una mia plateale stronzata estremamente provocatoria, intitolata Lucifero è vergine. Non credo che lo sia Brad Pitt ma, in C’era una volta a… Hollywood, rifiuta una fellatio da Margaret Qualley poiché, essendo lei minorenne, oltre a considerarla legalmente troppo piccola per lui, il quale non so se ce l’abbia piccolo o no, dovremmo domandarlo a Jennifer Aniston e ad Angelina Jolie, ecco, la reputa ancora una ragazzina che sfoglia le margherite. Infatti, nel film di Tarantino, la Qualley interpreta una hippie. Appartenente al gruppo di ragazzi già nell’anima sfiorita, altro che figli dei fiori, poiché plagiati da un uomo innatamente arido, Charles Manson.

Pitt e Hopkins recitarono in due film. Col primo, Vento di passioni, Pitt consacrò il suo sex symbol con tanto di criniera leonina da stallone in sella forse cavalcato da una donna ormonale come Julia Ormond. Ma fu battuto, a livello recitativo, da Hopkins anche nelle scene finali in cui Anthony espose la sua paresi facciale. Vero, Brad? Brad non la prese benissimo e s’infuriò a mo’ di orso come l’altro ex piacione, ex di Kim Basinger, vale a dire Alec Baldwin. Da cui il film di Lee Tamahori, eh sì, L’urlo dell’odio.

In Vi presento Joe Black, Pitt interpretò la parte di Max von Sydow de Il settimo sigillo, cioè la morte.

Ancora una volta, però, Hopkins gli fece scacco matto. Poi Hopkins, per far felice Brad, lo presentò all’edizione degli Oscar in cui Brad fu candidato per Il curioso caso di Benjamin Button. Peccato che il maschione Brad perse la statuetta che andò a Sean Penn di Milk nella parte di un’icona gay imbattibile. Questa è bella, è bellissima, ah ah.

Insomma, guardate Anthony Hopkins ne I due Papi. Un uomo che, nel giorno di San Silvestro, ovvero l’ultimo dell’anno, quindi fra pochissimo, compirà ottantadue primavere. E che, malgrado ciò, nonostante la gobba da Quasimodo (infatti lo interpretò, eh eh), riesce a essere più magnetico dell’eterno Pitt. Il quale, l’altro giorno, spense 56 candeline. Ci sarà forse un motivo perché lo chiamino Sir e perché, con soli 15 minuti di apparizione ipnotica ne Il silenzio degli innocenti, riuscì a sconfiggere Robert De Niro di Cape Fear e Nick Nolte de Il principe delle maree?

A essere proprio sinceri, quest’anno, l’Oscar come miglior attore non protagonista dovrebbero darlo ad Hopkins. Ma, appunto, lui già vinse così come lo vinsero Joe Pesci e Al Pacino. Sicuramente candidati per The Irishman. Allora lo daranno a Brad. Ora, a me piace Brad come attore.

Anthony Hopkins è però veramente uno dei più grandi attori di tutti i tempi.

 

di Stefano Falotico

JOKER a Venezia 76: tutti gli spoiler(s) che, se vorrete, potre(s)te leggere… comprese le mie rivelazioni clamorose di tale mia Mostra da “monstre” un po’ clown molto up, giammai in down


01 Sep

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jokerfaloticusPrefazione pindarica, immersa nelle notti veneziane della mia vacanza non tanto da lupo solitario, bensì da leone scatenato

Ebbene, la nostalgia di me si sta nuovamente impossessando della felicità oramai scomparsa che negli scorsi giorni vissi. Da ieri pomeriggio, sul tardi, infatti il mio Festival è finito. O, se preferite, finì!

Molti mi urlano che sono terminato ma io vi dico che la mia vita è soltanto nuovamente iniziata e non più sarà nel mio animo infilzata.

Magari… perché sono ben conscio che l’esistenza mia, così come la vostra, miei poveri illusi, ci riserverà ancora tremende mazzate.

Sì, funziona così anche quando sembra che tutto… funzioni. Eh già, credi di aver fatto colpo su una, lei ti lascia il suo numero di cellulare ma poi scopi, no, ma manco per il cazzo, scopri che, dopo l’entusiasmo iniziale, per sbaglio lei accese un vocale mentre le partì un orgasmico urlo con uno dei suoi innumerevoli uomini semi-animali forse persino di minore uc… lo.

Madonna, che botta bestiale! Ah ah.

Sì, non sono mica un nababbo come molti viziatelli che possono permettersi il lusso di stare al Lido per tutti gli undici giorni del Festival, vigilia annessa poiché il Festival partì il 28 Agosto con la proiezione di primissima mattina de La Vérité, dunque, a dircela tutta, come me foste già in hotel la sera prima. Ah ah.

Io la passai in bianco, andando a letto tardi, fumando un intero pacchetto di sigarette tra un caffè e l’altro, dialogando su Facebook con amici e conoscenti al fine di metterci d’accordo su come e dove incontrarci il giorno successivo. Invero il giorno stesso in quanto, come detto, la notte già fu tarda, praticamente io quasi feci l’alba. Ma mai mi farò la Parietti. Chissà. Di viso è invecchiata e troppo magra, di fondoschiena ho notato dalle sue recenti foto in spiaggia che sta messa ancora ottimamente per una serena botta a 90.

Semmai anche per un giro in barchetta nel portarla al largo. Spero di allargargliela, allagargliela. Cazzo! Non ho i soldi per lo yacht! Porca mignott’!

Sì, c’è chi ha successo e a chi tante ne successero. E comunque la vita non è fatta solo di sesso. Voi, miei ossessi, ne siete ossessionati.

Anche io talvolta mi fisso sebbene fare il fesso quando non hai una fessa è un buon modo per fumare, appunto, una calda sigaretta, aspirando la vostra cenere da peccatori già nel cuore bruciati e probabilmente corrotti, oh sì, miei insetti infetti. Datemi ora un confetto e lecchiamo assieme la confettura.

Fregandocene delle fregature!

Meglio sembrare un inetto quando non puoi leccare una tetta e (non) dormirsela sotto un tetto piuttosto che farsi l’amaro fegato a fette.

Ah ah.

Sì, a proposito di fettine e gran pezzi di carne, vi racconto questa.

Qui si passa dal presente al passato prossimo, dalle fette biscottate a quelle spalmate, dal remoto all’anteriore e poi al posteriore in un batter la fiacca!

Due di notte. Mi svegliai di soprassalto a causa di un incubo mostruoso.

Sì, sognai Gioacchino camuffato da Joker che ordinò a degli infermieri di saltarmi addosso, di tenermi fermo, d’imbarcami, no, imbracarmi in una camicia di forza e di sbattermi in manicomio, sedandomi come un cavallo soltanto perché scrissi all’account Instagram di Joaquin Phoenix stesso in persona che Rooney Mara me lo scioglie più dell’Oceano Atlantico.

Joaquin s’incazzò come nel finale di Joker, appunto. Diede, come si suol dire, di matto.

Sudai freddo e poi, in viso paonazzo, al risveglio urlai:

– Cazzo, non sono pazzo!

 

Ah ah.

Al che, in tutta fretta, in pigiama aprii la porta della mia camera.

Già vi dissi, giusto, che alloggiai in un albergo col soggiorno e l’angolo cucinotto-cottura in condivisione?

Sì, mi trovai dinanzi a un uomo anzianotto quasi completamente ignudo. Soltanto in mutande, anzi in tenuta da mare con costumino iper-aderente da cui s’intravidero le sue palle fumanti… per via del caldo asfissiante.

Un uomo dal petto villoso, un essere scimmiesco, insomma.

Il quale, convinto che tutti dormissero pacifici, nel mentre che mangiò come un ludro, rosolando in padella salsicce e inghiottendo un petto di pollo con patate fritte, m’apostrofò in modo da lui ritenuto appetitoso e tosto:

– Salve, ragazzo. Hai fame?

– Ah, mi scusi. Mi spiace averla disturbata. Torno a dormire. Volevo solo bere un bicchiere d’acqua.

– Figurati. Mangia con me! Diamoci del tu.

– No, grazie.

– Anche tu sei qui per il Festival? Io e mia moglie pure. Siamo dei cinefili onnivori. Siamo cannibali un po’ di tutto. Io adoro i film noir ma anche le commedie con Vincenzo Salemme, magno prosciutto e salame e odio gli attori con le facce da pesci lessi.

– Capisco.

 

Tutti gli spoiler di Joker che nessuno vi disse nelle recensioni online ma io ve li dico a costo di farvi andare storto, in un sol boccone, ogni sorpresa

Partiamo dal teaser trailer. Bene, nel film non c’è la scena del teaser in cui Joaquin Phoenix balla con sua madre. Neppure quella in cui la aiuta a farsi il bagno.

Todd Phillips deve averle eliminate dal montaggio finale. In verità ci sono, ah ah.

Nel trailer finale in italiano perché quando Arthur Fleck s’esibisce nel locale da standup comedy la sua voce rimane quella di Boccanera? A me pare la sua, non quella di Adriano Celentano, no, Giannini, il figlio di Giancarlo.

Adriano Giannini, eh sì, subentrato infatti al Boccanera, appunto la voce di Phoenix nel teaser, non fece in tempo a doppiare interamente Phoenix in un trailer di due minuti?

A voi una cosa del genere pare normale? A me sinceramente sembra più folle del Joker stesso.

Il bambino che vede(s)te nel teaser, il bambino a cui Fleck porge la sua risata da dietro il cancello è suo fratello minore, Batman.

Thomas Wayne, ovvero il padre di Joker e Batman, è invece come Benito Mussolini.

Mise incinta la madre di Fleck e poi sbatté in cura psichiatrica la povera donna disgraziata interpretata da Frances Conroy.

La quale, così come fece Ida Dalser nei riguardi del figlio di puttana Benito, sostenne giustamente che Bruce Wayne fosse suo figlio. Ma Thomas, divenuto nel frattempo un pazzo grosso, no, un pezzo grosso, l’accusò di pazzia.

Distruggendola.

Infatti, una volta divenuto sindaco, più che altro sadico, pensò a cosa avrebbe pensato la gente come lui, ovvero perbenista e ipocrita, nel sapere che un uomo “distinto” e “intoccabile” s’accoppiò con una donna con dei problemi di natura psichica, cioè una donna scoppiata ancor prima di essere da questo troione-trombone scopata.

E insabbiò tutto dopo che bellamente alla scalognata, pur di godersela come un porcello, lo inabissò e poi schiumante perfino dentro le schizzò.

Uh uh che rivelazione! Dannazione!

Mentre Paolo Mereghetti, nella sua discutibilissima video-recensione su Il Corriere della Sera, poche ore fa disse, senza peli sulla lingua, che Arthur Fleck/Joker subì abusi violenti.

Da parte di suo padre Thomas?

Questo non viene esplicitato nel film.

Ma soprattutto di quale malattia mentale soffre Fleck?

Non viene specificato. Mentre di sua madre ci viene detto che soffrì di psicosi delirante e paranoi(d)e.

Cioè una balla colossale inventata da Thomas. Quale? Paul Thomas Anderson, regista di The Master, film nel quale Phoenix è più fuori di testa che in Joker?

Poiché, ribadiamolo, Thomas Wayne non desiderò che la stampa ufficiale fosse a conoscenza di questa sua relazione forse extra-coniugale…

L’avrebbero stroncato, dandogli del virile flop… avrebbero scritto che un uomo “blockbuster” non può permettersi di fare all’amore con una alla Anna Magnani. Ne sarebbe andata della reputazione dell’elegante puttanazzone. E gli avrebbero dato del magnaccia. Mannaggia! Lui mangia…

Sì, per questo suo figlio più piccolo, Bruce Wayne, è psicopatico.

Certo, non lo sapevate? Batman è schizofrenico.

È affetto da doppia personalità. Di notte è un lupo mannaro come Joker, di giorno scopa più donne di James Bond.

Corteggiandole con finezza da Presidente degli Stati Uniti. Che è Donald Trump. Ho detto tutto…

Insomma, è un fake. Una merda, una faccia da poker.

Meglio il Joker.

Sì, un grandissimo. Avete presente la scena del primo trailer in cui Fleck viene aggredito da tre manigoldi sulla metro?

Bene, nel film assistiamo a un’inaspettata reazione da parte di Fleck. Che li trucida. Poi scappa in galera, no, in galleria (sempre scena del primo trailer) e diventa Eric Draven de Il corvo.

Entra in un bagno pubblico, si trucca da pagliaccio, balla con Jimmy Durante, quindi si precipita a casa. Ove sale le scale in tutta fretta, suona alla porta della sua condomina Zazie Beetz e la bacia con far succhiante, arrapante, probabilmente ficcante.

La scena però vira al nero… Poiché ha ragione Bob De Niro, da sempre amante delle donne di colore, dunque di puro calore. E lo sapeva Zucchero Fornaciari con la sua bella Baila Morena.

Le donne bianche come Kim Basinger, Catwoman come Michelle Pfeiffer o Anne Hathaway saranno pure bone ma poi rompono i coglioni a dismisura. Sono, diciamocelo, delle tr… e bioniche.

Queste vogliono, appunto, la villa col maggiordomo da Batman. Insomma, Joker non è un riccone. Ma non è neppure un ricchione.

Per far du’ soldi gioca al bar a scopa. Perde puntualmente e poi, non potendo pagare il vincitore della partita, per sdebitarsi finge di dare i numeri e di essere monco come il re di bastoni.

Ho detto tutto… Dunque, uomini che fate i moralisti, non venite a farmi la predica poiché, si sa, il papa può permettersi di fare il gagà come Jude Law. Io, sebbene a tratti sia bello come Jude, non ho la casa a Beverly Hills.

Un bel casino! E qui, come un ratto, sto in casina, consapevole che però in mezzo alle gambe ho una bella cosina…

Ma posso rivelarla solo alle donne che amano appurare e vederci chiaro. A fondo…

Ricordate: siamo tutti dei pagliacci.

Soltanto il pagliaccio migliore è uno che, malgrado dorma alla diaccio, rimane sexy come un diavolaccio.

Adesso vi do un abbraccio, a te, drogato, non do neppur un emostatico laccio, a te, figa liscia, un bollente bacio che t’invoglierà a qualcosa anche di (s)pompante, a te invece, stronzo, proprio un cazzo.

Poiché sono un uomo esuberante, dico quello che penso ma soprattutto ciò che ogni giorno peno.

Eppur la pelo.

Lasciate stare la psichiatria, meglio la gerontofilia, abbandonate ogni pedagogia e la chiesa, perciò buona (s)figa a chicchessia

Sì, verso la fine Bob De Niro ha i suoi 15 minuti ingloriosi, ah ah. Come ben dice Francesco Alò nella sua video-recensione, Rupert Pupkin è diventato David Letterman, probabilmente concretizzò il sogno d’una vita intera poco integra. Ah ah.

Da comico fallito, da God’s lonely man che sognò come Travis Bickle di diventare qualcuno, alla fine ce la fece. Un criminale travestito da uomo probo, una sorta di squallido-squalo Maurizio Costanzo americano con tanto di parlantina strafottente e battuta dai cosiddetti riflessi pronti da stronzo a cui telespettatori fessi danno da mangiare, abboccando a ogni sua falsità come pesci.

Insomma, la gente si beve tutto. Anche la sciolta delle loro stesse merde illiquidite.

Vanno tutti liquidati. Fortemente cagati e sfanculati.

Già anticipai tutto nei miei video profetici, il film non mi smentì.

Avviene seriamente un confronto simile a quello da me immaginato e recitato di pura fantasia nei miei recenti video sul mio canale YouTube.

Arthur Fleck, davvero, le palle si rupp’… Da una vita fu in analisi, da una vita subì fantozzianamente. Anzi, più si dimostrò gentile e disponibile con tutti, più la gente della sua buona fede si approfittò, umiliandolo “a bestia”.

Perché il mondo è cattivo.

Vi racconto questa.

Serata prima della proiezione del mattino dopo di Joker.

Passiamo all’imperfetto, uomini che ambiste alla perfezione ma finiste persino con le iniezioni con tanto di deportazione…

Stavo in albergo, era ancora piuttosto presto. Quasi mezzanotte.

Al che, annoiato, forse annottato, uscii a farmi un giro. Tutti i bar della zona vicina al mio albergo, ubicato in una calle di Via Garibaldi, erano chiusi.

Avvistai però una trattoria con le luci ancora accese.

Me n’avvicinai con passo felpato e con estrema gentilezza domandai a un cameriere, forse il proprietario del locale:

– Mi scusi, buon uomo, state chiudendo?

– No, guarda. Siamo nella periferia di Venezia e in questo locale dopo le undici non arriva più nessuno. Stiamo aprendo. Ma va’, scimunito!

– Mi scusi. Ho visto le luci accese. Vedo anche la macchina del caffè. Posso almeno fare in tempo a bere un cappuccino?

– Che cosa? Questa è una trattoria, non un bar! Senti, testa di cazzo, sparisci, altrimenti ti cucino in forno!

 

Ora, se non esistesse la polizia a questo mondo, questo villano avrebbe visto il mio villain.

Sì, c’era ancora ancora un tavolo apparecchiato con tanto di coltelli e forchette.

So io cosa avrei fatto…

Sì! E voi smettetela di crocifiggervi.

Appena una non ve la dà, vi rivolgete ai cosiddetti curatori dell’anima. Innanzitutto, non vedo come possano aiutarvi. Punto primo ci vorrebbe l’andrologo ma soprattutto, punto secondo e vari punti di sutura, il chirurgo plastico.

Eh sì, non è colpa di quella donna che vi rifiutò. Lei è bella, voi no.

Quindi, potrete anche assumere psicofarmaci per stare tranquilli ma lei sposerà un uomo più tranquillo di voi, potete starne certi.

Soprattutto se ha i soldi di Thomas Wayne.

Sì, la povertà economica spesso s’appaia anche con la scarsità di qualcos’altro.

Sì, conosci una tizia. A lei piaci. La inviti a cena, semmai alla trattoria del villano sopra descrittovi.

Ma se non hai i soldi per pagarle la cena, il villano v’infornerà e voi non fornicherete.

Rimarrete sempre belli ma la notte sarà come un risotto in bianco.

Se vi dico che è così, dovete credermi.

In questi anni conobbi donne che avrebbero fatto carte false per incontrarmi.

Sì, avrei potuto scoparle ma poi cosa ne sarebbe venuto… a lungo andare?

Tanto vale mandare a puttane tutto!

Ecco allora che del concetto assurdo di dignità piccolo-borghese, maschera miserrima per cervelli piccoli che non sanno aprire la mente e, appunto, quella che sapete ma mai conosceste in profondità, ah ah, il Joker se ne fotte.

Molta gente si sposa. Sì, le coppie poi si tradiscono. A lui piacciono gli Avengers, a lei piace Scarlett Johansson, sì, la moglie è lesbica, a me piace Elizabeth Olsen mentre Chris Evans, a quanto pare, ebbe delle notti da Captain America con entrambe nella vita privata.

Sì, assieme a Chris e alle due bionde v’era Toni Servillo di Loro.

Basta con Sorrentino!

Avete notato, fra l’altro, che ho ragione sempre io?

Su Netflix Italia, il trailer de I due papi con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce ha ottenuto visualizzazioni spropositate. La gente, qua da noi, è fissata col papa. Figurarsi se nello stesso film ce ne sono due.

Fidatevi, coglioni, Joker è un capolavoro e J’accuse un altro gran bel film.

Beccatevi inoltre questa clip e capirete che il mondo non è per quegli ipocriti del PD, ex DC, gente falsissima che prima predica e poi combina porcate. Non è nemmeno per i populisti dei 5 Stelle. Tantomeno per i fascisti, i satanisti, i polemisti.

Il Joker ha fatto benissimo a sparare in testa a De Niro.

Tornado invece a Roman… Come fate ancora a non capire che ogni suo film è in realtà una sua autobiografia? È ovvio che sia così. Infatti, dopo Per favore, non mordermi sul collo!, in cui fu presente sua moglie, Sharon Tate, dopo il brutale stupro e omicidio commesso dalla setta di Charles Manson alla sua bellissima consorte, Roman mai più si riprese. Come si chiama infatti l’isola in cui viene sbattuto Louis Garrel? L’Isola del Diavolo… Possibile che non riuscite a capire che anche dietro un grandissimo artista come Roman c’è semplicemente un uomo? Coi suoi traumi, con le sue rabbie, i suoi dolori, con le sue perdite incolmabili che, ogni giorno, combatte con qualcosa di tragicamente orribile che gli successe?

In fondo, come diceva Carmelo Bene, chi se ne frega del successo, è solo il participio passato del verbo succedere.

Eh già, doveva succedere. Mi spiace. Ma almeno non ditemi che a voi dispiace per fingervi pentiti. Avete sbagliato. Punto.

 

di Stefano Falotico

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