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Reinventatevi clown come JOKER – Avevamo le agenzie interinali, adesso, per i fegati amari, le agenzie intestinali


09 Oct

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Murray Franklin/De Niro m’invita in trasmissione e allieto la platea con delle freddure micidiali

Sì, arriva un punto nel cammino di nostra vita in cui, senza i soldi neppure per la legna del camino, inevitabilmente capisci che, malgrado uno possa essere il nuovo Dante Alighieri, viviamo in una società ch’è una selva oscura ove, se non vuoi suicidarti, anche perché se sei cristiano finirai all’Inferno, visto che il suicidio è abrogato da dio, devi attenerti ai dettami socio-lavorativi d’un mondo poco paradisiaco.

Sì, senza un lavoro decorosamente remunerativo, nessuna Beatrice vi accompagnerà nel lungo viaggio della vita. Sì, state tranquilli. Senza un conto in banca sufficiente per arrivare a fine mese, qualsiasi donna, dopo tre volte che le offri da bere, ti manderà a fare in culo.

Al che vivrete in un eterno Purgatorio.

Ora, potreste andare anche a puttane. Sì, peccato che una prostituta, soltanto per un po’ di zucchero, vi chiederà molto più di 3 Euro, cioè il prezzo della somma complessiva delle tre volte nelle quali alla vostra donna desiderata, non desinata, offriste per l’appunto i caffè.

Prendiamo, ad esempio, Matt Dillon de La casa di Jack. È ricco, fa l’architetto e ha una casa arredata meglio delle regge di Beautiful.

Però, ha un piccolo problema. È passato dall’inoffensivo, anzi amabile DOC, ovvero il disturbo ossessivo compulsivo con manie igieniche, dalla purezza ribelle di Rusty il selvaggio al grunge grezzo ma romantico di Singles.

Dopo la separazione da Cameron Diaz, a causa della botta pazzesca, detta altresì delusione immane, pensò di fare l’amore con Kevin Kline di In & Out.

Sì, se Cameron te la dà e poi in culo te lo dà, puoi anche darti all’omosessualità.

Tanto, una più bella di Cameron di quei tempi non la troverai più. Mi pare sacrosanto sperimentare altro. Ah ah.

Al che, Matt non voleva diventare schizofrenico come il suo spiantato, sbandato, squattrinato di Fort Washington. Da cui il film Tutti pazzi per Mary. Ah ah.

Quindi, Matt, per sbarcare il lunario, si diede ai film di rapina. Come no? BlindatoTakers e Insospettabili sospetti.

Non servì a un cazzo e degenerò del tutto.

Insomma, questo Matt che vuole dalla vita? È un attore di risma, ha avuto e può ancora avere donne bellissime, negli anni ottanta è stato un sex symbol ma, a una vita moralmente retta da uomo “cavallerizzo”, preferì fare il Joker in un film di von Trier.

Queste sono proprio, come si suol dire, robe da matt’.

Ecco, la vita non è tanto una Divina Commedia, diciamocela. Più che altro, è una diabolica tragedia.

Come no?

Ora vi spiego. Fra pochi giorni, sarà disponibile in cartaceo il mio nuovo libro, La satanica brama del fatale languore. Libro superdotato di codice ISBN con in copertina una ragazza più bella di Cameron Diaz.

Romanzo cupissimo ma al contempo passionale, tetro ma comunque forse stupendo. Registrato e legalmente depositato presso la Biblioteca Nazionale di Roma.

Due giorni fa, mandai il mio c.v. a una biblioteca di provincia affinché mi assumessero.

La risposta è stata questa:

Gentile Stefano Falotico,

grazie per il suo interesse per la posizione Bibliotecaria/o…

Abbiamo esaminato la sua candidatura; sfortunatamente, non è la persona giusta per la posizione al momento, abbiamo comunque visionato il suo cv e se compatibile con altre posizioni aperte la contatteremo direttamente.

Siamo spiacenti per la brutta notizia e le auguriamo buona fortuna nella sua ricerca di lavoro.

Cordialmente,
Fabio…

 

Secondo voi, pubblico, non è per fare del populismo, che società è questa?

Uno scrittore come Dante Alighieri che non viene assunto da una piccola biblioteca ove vi sono, peraltro, solo libri per gente che non ha i requisiti intellettivi per amare Joker.

Oh, comunque, stasera ridanno in tv Factotum.

Film che, oltre a Matt Dillon e al regista, ho visto solo io.

Ho detto tutto.

Poi, diciamocela. Sì, ha fatto lo stronzo ma Sugar Fornaciari rimane il più grande cantante italiano. Che forza, che poesia!

Prendete Marco Mengoni e minchioni vari, vadano nella stalla.

 

di Stefano Falotico

LA DIVINA COMMEDIA dei social: non demonizzate Facebook, discriminandoli. In verità vi dico che curano da Beatrice e dai beoti


20 Aug

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Ho il carisma di Matt Dillon, stessa faccia da schiaffi contro ogni consigliere fraudolento

Sì, il fascino di Matt, anche del matto, io l’ho sempre avuto.

Comunque, malgrado i miei trascorsi da Rusty il selvaggio, nonostante per anni frequentai degli amanti del grunge come nel film Singles, ho notato che molti uomini che si credettero virili, eh sì, ora cantano Macho Man dei Village People. S’immedesimano in Al Pacino di Cruising ma in verità vi dico che resusciterei Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti per zittirli.

Basta, non se ne può più di queste vostre lotte sessiste.

Sì, chiariamoci, non nutro particolarmente stima per il gentil sesso. Sono un Factotum come Dillon/Bukowski.

Le donne, soprattutto quelle italiane, sono state rovinate dalla religione cattolica. Hanno sempre divinizzato la vergine Maria poiché nel nostro Belpaese del cazzo fa sempre virtù angelicata spacciarsi per san(t)e quando invero la maggior parte di queste femmine sono più meretrici di Louise Veronica Ciccone, detta “in arte” Madonna.

Sì, guardate, sono insopportabili. Vai da una e le dici che è una bella guagliona, che è onestamente molto figa e bona e lei prima incassa il complimento, poi puntuale come un orologio svizzero ti sciorina la solita stronzata, ovvero:

grazie del complimento ma sai, ecco, vorrei essere apprezzata per la mia cultura e il mio cervello.

 

Mah, come già scrissi, come farò mai a conoscere la sua cultura e il suo cervello se nemmeno mi permette di bere con lei qualcosa di liscio e gassato?

Sì, di mestiere non sono un radiologo, dunque non dispongo degli strumenti per la Tomografia Assiale Computerizzata, detta comunemente TAC, nemmeno dell’ago per calcolare le variazioni di frequenza dell’elettroencefalogramma di questa qua.

Per me costei è solo toccata, nel senso che è matta, sì, sarà una schizofrenica che odia ogni contatto fisico, eppure col mio tocco la curerei da ogni sbalzo anomalo del cuore.

Stabilizzandole l’umore. Lei, facendo la superiore o forse la suora superiora, mi dirà che ho la testa piccola.

Dunque, le canterò la hit d’Ivano Fossati:

È un rock bambino 

Soltanto un po’ latino 

Una musica che è speranza

 Una musica che è pazienza

È come un treno che è passato 

Con un carico di frutti 

Eravamo alla stazione, sì, ma dormivamo tutti

 

Sì, la devono finire queste donne di voler essere apprezzate solo per il loro cervello quando in verità vi dico che sono rimaste solamente delle coglioncelle.

E codesta mentecatta, da me citata, forse anche eccitata ma non lo vuole ammettere e dunque non permise che potessi metterglielo, è una falsa, è come la Monaca di Monza. Sì, prima sostiene di non essere una donna da Motor Show, sì, una di queste zoccolone bombastiche con le tettone e le coscione che attirano, eccome se tirano, tutti i fanatici delle macchine e del motorino, del trivellatore martellino pneumatico, poi fa la gran signora della minchia.

Sì, prima indossa il burqa ma dopo 5 min. inserisce su Instagram la foto di lei in topless a Riccione.

Gli uomini sono pure peggio.

Molti di essi sono machiavellici. Sì, per loro la figa, no, il fine giustifica i mezzi.

Vale a dire che giammai doverosamente studiarono ma, leccando di qua e di là, a Bologna dicono… andando avanti a “cucci e spintoni”, ora si son sistemati da panzoni.

Sì, da adolescenti copiarono i compiti da ogni secchione. Tanto l’importante era avere il pezzo di carta per dettare legge da tromboni. Sì, prima non sapevano scrivere nemmeno sotto dettatura, adesso si son dati alla dittatura.

Per loro, per tali impostori è importante solo quella…

Ovvio, si capisce. Loro ricattano dietro le lauree ogni Laura, ragazza un po’ arretrata, rimasta un po’ indietro ma che comunque ha un gran didietro. Dunque, le fanno da educatori e la imboccano…

Sì, il novanta per cento della gente è nel cervello bacata. Molti disagiati invece solo nelle braccia bucati. Sì, la loro testa va bene, è l’uccello che non funziona. Allora si danno alle sostanze artificiali poiché, detta come va detta, cioè in buona sostanza, vivono orgasmi da Il cielo in una stanza.

Mentre io ringiovanisco a ogni ora, seguendo la filosofia di Benjamin Button, vedo molte persone che si sbottonano soltanto arruffianandosi il padrone. Poiché, senza fare i crumiri, non si può mangiarsele in un sol boccone. Sì, son furbi, sanno che non bisogna farla fuori dal vaso, perciò non si slacciano mai i pantaloni se non con la segretaria dei miei bracaloni.

Sono come il dottor Balanzone. Uno che si spacciò per dottore ma in verità vi dico che anziché fare il sapientone coi destini altrui, eh già, l’avrei visto bene in Piazza Maggiore, qui a Bologna, nella notte di San Silvestro.

Già, a Bologna, alla mezzanotte della vigilia dell’ultimo dell’anno, dunque già a Capodanno, ah ah, minuto più minuto meno, bruciano il cosiddetto vecchione. Un fantoccio di cartapesta gigantesco per ardere ogni frustrazione dell’anno oramai andato a puttane.

Sì, una volta invitarono pure Roberto Vecchioni che si esibì con le sue canzoni.

Tutta la folla di rincoglioniti cantò a squarciagola Samarcanda.

Mah, io l’ho sempre detto che è meglio Piazza San Marco di Venezia. Almeno lì c’è il leone, mica questi poveri bambagioni.

Ebbene, si sa, è arcinoto che io innanzitutto sia un tipo arcigno, spesso orgoglioso ma so rivedere le mie posizioni all’apparenza così inflessibili.

A differenza di molti di voi che si barcamenano e si barricano frettolosamente nel pregiudizio e stigmatizzano il prossimo soltanto sulla base di personali, solipsistiche congetture, io mangio un altro po’ di confettura, leccandomi i baffi poiché so che nessuno può darmi la fregatura, al massimo Titti la canarina vuole sfregarmi l’ocarina.

Sì, posso dichiararmi coerentemente un critico di Cinema in quanto, prima di tutto, io sono il critico più intransigente e severo con me stesso. Sì, sono al di là pure di ogni sesso, io sono asessuato in quanto lento come una lumaca.

Come no? Avete mai visto l’organo genitale di una lumaca, miei lumaconi?

Ma che volete vedere? Io invece vi vedrei benissimo, piuttosto che con le tartarughe dei vostri addominali da palestrati senza nulla in testa, onestamente fuori dalla finestra.

Ma quali feste! Smettetela! State sempre a ballare ma non conoscerete mai il ritmo musicale del vero uomo tropicale, l’uomo che non ha bisogno di scaldarsi poiché sa cucinare anche a tardo inverno delle rosolate patate bollenti senza bisogno di fare alcuna dieta speciale come queste donne anoressiche. Le quali, ossessionate dalla forma fisica, manco mangiano l’insalata.

Sì, a forza di non mangiare niente, pesano trenta chili. Non le vogliono neppure gli uomini con gli uccelli di 3 cm.

Laddove ravviso nella trama della mia vita degli errori di montaggio, appena adocchio qualche ignorante blogger, no, impresentabile blooper, riguardo la scena minuziosamente, apportando tagli e correzioni, limandone dettagliatamente l’intaglio.

Interpello l’editor di questo mio errore evidente, cioè me stesso, sistemando la pacchianata che salta all’occhio e assieme, dopo lunghe, profonde, ponderate riflessioni su come agire per apportare delle migliorie, concordiamo che la scena va rifatta daccapo. E non basta usare il tasto “split” per ricucire i tagli oramai non più raffazzonabili d’una vita che sta prendendo una brutta piega.

Donna, con me non allargarti. Chi ti ha dato tutta questa confidenza? Comunque, se vuoi che te l’alla(r)ghi, dammela, no, dimmelo, sì, confidami tutto a un orecchio. Non sono un ricchione.

Ora, mi spiego meglio. Che c’entra Facebook? Datemi tempo, non mettetemi fretta, mai più affettatemi coi vostri giudizi impietosamente lapidari e troppo drastici, radicali e irremovibilmente ottusi.

Sì, basta con lo starmi addosso col fiato sul collo. Sinceramente, è un momento della mia vita in cui bramo soltanto una donna, da me agognata, fortemente desiderata, segretamente sospirata, onanisticamente fantasticata nella vertigine delle sue cosce colossali, nel quale anelo solamente (a)i miei baci sul suo culo.

Non so se lei sia vergine ma vorrei spremerle sopra il mio olio d’oliva. Anche nella sua vagina penetrarla con spinte sopraffine.

Sì, in passato fui troppo schietto con le donne e da costoro lo ricevetti in quel posto con tanto di supposta da me usata per curarmi il mal di fegato amaro, avendo ricevuto rifiuti piuttosto tosti.

Sì, quando si dice… ah, tu hai fiuto, sì, peccato che lei non abbia voluto il tuo tartufo.

Ora, ve ne racconto una…

Una, sì, perfino davvero mi amò e desiderò che io e lei desinassimo assieme. Ma io mi comportai da asino e questa mula fu solo francobollata da un impiegato che lavorava alle poste.

Sì, a lei m’approcciai in maniera troppo sfacciatamente esuberante e sincera e, in quella sua calda sera per me invece gelida, mi servì una freddura, lasciando che un pretendente suo, più tiepidamente a lei corteggiatore, la invitasse a cena, arrivando poi alla frutta e al dolce d’una notte ingorda con tanto di crema e pene di spagnola.

Sì, la mia franchezza spesso mi fotte, sono troppo romantico come il Cinema di Andrzej Żuławski. Ah, sogno L’amore balordo in quanto uomo polacco che non pagherà però mai una polacca anche perché, diciamocela, se davi baci alla francese Sophie Marceau, cazzo, non avevi bisogno di andare con una dell’est o con un’asiatica.

– Ciao, Francesca, sei molto bella. Stasera pensavo che potresti accendermi la candela. Evviva la cannamela! Vai, Carmela!

 

Ricevetti una pacca sulla spalla ma soprattutto un calcio nelle palle.

Ora, gli adulti pontificano e se la tirano da Vittorino Andreoli quando in verità vi dico che sono più ipocriti di Giulio Andreotti.

Sì, passano le giornate ad esecrare i social, dicendo a destra e a manca che, anziché creare maggiore fratellanza, questi strumenti di comunicazione senza semantica hanno generato soltanto profili di merda/e dietro una finta maschera.

Un po’ è vero. Pullulano infatti i fake, coloro che non avendo le palle di dirti le cose a viso aperto, eh già, stanno acquattati nella trincea delle finte identità per bombardarti d’offese dietro una tastiera vigliacca.

In verità vi dico che tali vili, spregevoli soldati di lor sventura non valgono un cazzo. Battono solo la fiacca della meschina viltà bastarda.

Secondo me, questi se la fanno sotto pure con le puttane dei viali, dette bastarde. Sì, son talmente cacasotto che pure quella poveretta prendono per il culo. Sì, basta che aggiungano 30 Euro e possono farle la “sevizia” completa.

Eppure, Facebook servì a me per capire che ero indubbiamente pazzo.

Soltanto venendo a contatto, infatti, con la moltitudine di pazzi che impazzano, appunto, su Facebook, compresi di essere il più sano.

Dunque, prima di questo momento, debbo esservi sincero. Oggettivamente ero fuori come un cavallo. Però non da quello dei pantaloni. Sì, solo un pazzo lontano dalla realtà non poteva capire di essere meglio di questi pagliacci senza dignità.

E dire che m’ero fatto davvero un’idea strana di chi fosse realmente questa gente che mi trattava a pesci e torte in faccia. Appunto.

Gente che già prima dell’avvento di Facebook, eh sì, si celava dietro la giacca e la cravatta di profili all’apparenza inappuntabili. Poi, con l’arrivo di Facebook, queste persone aggiunsero al loro abito che non fa il monaco, eh sì, citazioni letterarie a mo’ di didascalie sotto ogni loro foto con sorrisi a trentadue denti. Estrapolando testi di libri che manco lessero. Neppure a letto!

Dubito perfino che abbiano loro stessi capito il senso dell’estratto affisso sotto ogni loro immagine ove s’atteggiano ad attori di Hollywood.

Sì, frasi usate a sproposito, utilizzate quando fa comodo per giustificare ogni loro borbottio esistenziale da paraculi.

L’italiano medio, eh sì, poi è un qualunquista. Durante tutta la settimana lavorativa, piange miseria, scrivendo post in cui, pur di elemosinare un po’ di solidale compassione, in forma diaristica, con tanto di emoticon umorali, ci propina e illustra pateticamente ogni sua giornaliera emozione più scontata e cretina.

Ci aggiorna perfino sui nuovi sovrapprezzi dei prodotti della Conad. Veramente, non se ne può più. Una cantilena ripetitiva di lagne, di urla vergate nella stilografica di maiuscole incazzature sbandierate ai quattro venti. Così, a mo’ di vanto, vomitano a raffica puttanate a vanvera.

Ci sono poi donnacce con le poppe che, dopo due mi piace, pensarono di essere delle dive e ora passano tutto il tempo libero a farsi selfie in bagno, mostrandosi semi-ignude. Sì, come dice il detto, andate da una, datele un dito e si prenderà tutti gli uccelli. Non era questo il detto? Ah no?

Sì, è una realtà davvero spettrale e animalesca quella che sta là in mezzo alle strade…

Ove gli uomini pensano solo a farsi belli per infilarlo dentro e le donne penano e tutta la pelano pur di prendere ancora più inculate nel far pen’ poiché, dopo anni di lotte femministiche, hanno come sempre ceduto al maschilismo che le vuole soltanto come oggetti sessuali. Ma, in mezzo a questa baraonda, a questo mercato rionale di fruttivendoli, di pennivendoli e di pescatrici con lisce e vellutate pesche, v’è anche tanta gente che non avrei mai immaginato che esistesse e che fosse come me.

Cioè due persone su miliardi di abitanti del pianeta Terra. Ah ah.

Sì, grazie a Facebook, ho instaurato amicizie e rapporti sentimentali davvero insospettabili. Con persone degne di nota e anche con donne degne delle mie notti che sono più belle dei vostri giorni.

Sì, ovvero ho trovato un amico e una donna. L’uomo dice che però è la mia donna e la mia donna dice che non è amica mia.

Mah. Finisco con questa perla, con questa super chicca:

– Ciao Sara. Allora, siamo amici da molto tempo ma solo virtualmente. Che ne diresti se io scendessi a Roma per incontrarci dal vivo in maniera molto viva e intima, forse tinta?

– Stefano, non credo nelle conoscenze tramite Facebook.

– Capisco.

Poi, lo sai, sono fidanzata.

– Sì, ma toglimi una curiosità. Il tuo ragazzo come l’hai conosciuto?

– Tramite Instagram.

 

Ho detto tutto.

Ricordate: Dante è il più grande, Matt Dillon è un ottimo attore, tu invece, se continui così, finirai spurgato.

Fidati: sei solo un ignorante che si diplomò al liceo classico ma, grazie a Internet, ho scoperto che, dopo il diploma, inseristi un pezzo davvero notevole dentro le calze a rete, no, solo in rete, intitolato Ho due diti medi.

Ecco, diti si può anche scrivere ma soltanto nel caso che costui avesse voluto riferirsi al singolo, singolare mio dito medio alzatogli dinanzi alle sue bugie immeritate in merito alla mia persona.

Sì, un demente del genere va sfanculato. A un babbeo del genere io non avrei dato nemmeno la licenza elementare.

Sì, è un uomo mediocre come Alberto Sordi de Il tassinaro e mi considera un fenomeno paranormale incontrollabile.

Va in giro a dire che io sia pazzo poiché non concepisce una persona, ovvero il sottoscritto, che anziché essere come lui, cioè un cafonaccio, riesca ad amare pure Franco Califano.

Mi reputa un coglione antiquato che non fa da mattina a sera un cazzo.

Sì, ho scritto cinquemila libri ma costui pensa che lavorare sia solo venire salariati da chi ti sfrutta.

Mi tratta da salame poiché lui paga a metà le tasse!

Di mio, continuo a leggere anche Torquato Tasso.

Anzi, sapete che farò? A questo burino toglierò pure la licenza del tassì.

Se non capirà come si sta al mondo, lo darò in pasto ad Harvey Keitel di Taxi Driver.

Da dentro la casa chiusa urlerà che io sono un porco e un puttaniere.

Al che, busserò di toc toc alla sua porta, presentandogli la mia faccia da culo, sussurrandogli dolcemente:

– Ok, salutam’ a mammat’. Sono venuto a farti visita. Ti ho portato della marmellata.

Ciao.

 

Sì, so che costui mi vuole vedere morto.

Invece, mi sa che dal Festival di Venezia gli manderò un regalino. La foto del mio Moro assieme a tre more.

Ah, allora non è mai contento. Gli donerò, per tenerlo buono, una Morositas. Sì, una bagascia negrona come lui.

A posto?

 

di Stefano Falotico

L’annuncio di The Irishman by Joker, von Trier è tornato ad ammorbarci, che palle, e io ce l’ho, che coglione, no, che coglioni…


01 Mar

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Dopo 5 min dalla messa in onda, sul mio canale, di questo video, sono partite offese al sottoscritto, del tipo:

– Ma smettila! Pensi davvero che sia una BOIATA PAZZESCA?

E io:

– Scusate, non è un film su un serial killer con la mannaia? Insomma, la storia di un boia? Se non è una boiata pazzesca questa?!

Detto ciò, chiariamoci, fringuelli! Ah ah!

Non penso che von Trier sia un idiota a differenza di ciò che afferma Paolo Mereghetti. Che aspetta i suoi film solo per divertirsi a offendere il signor Lars. Daje, Paolo, stronca, sbudellalo, ah ah.

Ma non è nemmeno un genius come molti di voi credono. Di Genius ne esiste solo uno. E sapete a chi io alluda.

il signor von Trier è un sapido provocatore a volte davvero geniale e altre volte meno. Lars è un uomo coscientemente folle, dunque sanissimo, che scardina, coi suoi film pazzi, un mondo più pazzo di lui.

Ma conosce benissimo le regole del Cinema e della vita e le trasgredisce solo entro certi termini consueti.

Non a caso, in questo film vi è Matt Dillon. Che non ha attualmente lo stesso star power di George Clooney ma non è certamente Massimo Trombetti, insomma il primo venuto.

Dillon è pur sempre un attore di Hollywood.
Capito? Insomma, von Trier pensa alla provocazione ma pensa anche a un discreto portafogli.

Premesso questo, partiamo con la faloticata del giorno.

Ovviamente, non poteva sfuggirmi il trailer “annuncio” di The Irishman.

Uno di quei film che mi hanno mantenuto in vita fino a questo momento. Sì, avete letto bene.

È una delle ragioni principali per cui io ancora al mattino, dopo qualche scoreggia soffice, avvolta nel buio candido di una notte “aromatica” e non so se reumatica, ha fatto sì che non mi sparassi in testa come Kurt Cobain.

La mia vita, devo esservi sincero, non ha molto senso. Il senso lo acquisisce poiché adoro Lynch e i suoi nonsense, Patricia Arquette col suo immenso seno e, appena desto, appunto, cerco sempre, ostinatamente via traverse e cervellotiche per non ammosciarmi nei deliri di massa. Ove, appena esci già all’alba, cazzo, devi sorbirti l’isterismo di un traffico snob. Sì, con tanto di smog.

Ho detto snob, non avete letto male. Sì, come quando accendi l’autoradio e le emittenti di Destra iniziano subito a tamponarti, no, tampinarti con subliminali messaggi fascisti. Ove, a mo’ dell’abominevole Striscia la notizia, il barbarismo culturale che, da tempo immemorabile, affligge questa povera Italia buontempona, deride i poveracci di turno, pigliandoli a mali parole con battutine di dubbio gusto. In questo barzellettiere nazional-popolare all’insegna del qualunquismo più atroce e triste. Questa è vera tristezza. Non la mia. Pura melanconia che oramai, quasi di tutto, se ne frega. E in barba, appunto, ai facili giudizi della gente, sfreccia zigzagante nei rumori cittadini con aplomb principesco da figlio di puttana inaudito. Strafottente in questo stivalone cialtronesco.

E lo sapevo che sareste andati matti per la nuova psicopatia di von Trier. Uno che, come me, ha patito vari stati alienanti di depressione galoppante ma, a dispetto del sottoscritto, è davvero un demente.

Sì, Lars, non ti arrabbiare. Salvo The Kingdom, salvo davvero pochi film della tua filmografia pseudo-provocatoria. E non salvo il regno della regina ma il ragno della mia stanza perché mi sta più simpatico di Elisabetta. Io non sono secondo a questa II. Ma potrei esserle secondino. Sì, arrestiamo questa bagascia, forza!

Lars mi dà l’impressione di essere un panzone che ha scelto, come attore protagonista della sua nuova, immensa bischerata rivoltante, quel bell’uomo di Matt Dillon.

Sì, io sono imparentato, a livello fisionomico, con Dillon.

Nel 1999, o forse era il 2000, insomma, giù di lì… come già più volte vi narrai, sviscerandovi le mie balzane, degradate periferie, no, un po’ degradanti peripezie, vicende all’apparenza spiacevoli ma invero illuminanti, svolsi Servizio Civile presso la Cineteca di Bologna.

Luogo ameno, quanto un po’ osceno, fatto e strafatto di post-sessantottini fumanti l’erba di Grace che mi facevano una testa così coi loro passatismi nostalgici, invitandomi poi a casa loro a gustare polli arrosto, più rosolati e bolliti di loro, con sottofondi di Lou Reed, Nico e le mie scarpe Nike fuori moda.

Sì, in quel posto affumicante, nel senso che provocava Cancro ai polmoni, non solo per lo spazio angusto di tali bibliotecari impolverati di cazzate, bensì soffocante a causa del loro tabagismo asfissiante, ero stato affiancato a un uomo flatulente, di professione fotografo. Un bel giorno, costui, mi parlò di un film che aveva visto la sera prima, ovvero Fort Washington.

E mi disse:

– Sai che questo film assomiglia a noi due?

– Cioè? – risposi io con cheta curiosità già leggermente incazzata, continuando quindi con un: – A cosa vuoi alludere, Lucio?

– Vedi, Stefano. Sai che io ho una buona, oserei dire “ottima” percentuale d’invalidità sociale? Infatti, mi hanno assunto qui, alla Cineteca Comunale, grazie all’ufficio di collocamento dei perdenti… o forse solo in virtù del “virtuoso” spostamento a coloro spostati che, a cui io son annesso, resi deficienti da questa società di malati di mente, non hanno potuto trovare un lavoro decente. Io infatti qui, in Cineteca, guadagno davvero poco e sbarco il lunario alla bell’è meglio, appunto, fotografando le donne di malaffare nei ritagli… di tempo.

– Capisco. E io che c’entro?

– Ecco. Matt Dillon di questo film sai che ha una somiglianza, in tutti i sensi, con te?

– Dici?

– Eh, abbastanza.

 

Sì, in effetti nel 2000 ero abbastanza sullo “schizofrenico” andante con una faccia da Rusty il selvaggio.

Un viso emaciato da latin lover dei cazzi suoi. Sì, io e Matt Dillon siamo la stessa persona, forse. Lui è stato l’idolo delle fighine, essendo un ragazzotto dal sex appeal nudo e crudo come un dissoluto midnight cowboy degli anni ottanta, io già un Factotum dalla dubbia sessualità come nel film In & Out. Un Frankie delle stelle, insomma.

Col passare degli anni, varie donne belle come Cameron Diaz mi hanno corteggiato, credetemi.  Tutte pazze per Mery per sempre, pur essendo acculturato come Michele Placido in questo appena citato film e mica un Francesco Benigno. Sì, ero già un professore declassato in ambienti infimi e loschi di decerebrati irrecuperabili, cioè quello che siete voi. Ah ah. Però l’anima pasoliniana me la son sempre portata appresso. Comunque, son sempre stato un uomo disciplinato, ordinato e preciso. Tant’è che molta gente più e più volte ha confuso la mia puntigliosità per pericolosa maniacalità da American Psycho. E, a proposito di Fame di David Bowie, solo perché amavo Andy Warhol, mi fu detto che mi credevo Bob De Niro ma in verità ero più pazzo degli assassini del film 15 Minutes. Per farla breve, la mia è stata Melancholia pura e mi scambiarono per un Antichrist. Sono scherzi che si fanno, cazzo? Mah, di mio, ho pochi scheletri nell’armadio da nascondere, a differenza di Jack. Sono misogino soltanto quando una scopre che, sulla mensola, ho qualche porno e mi chiede:

– Ma a te piacciono davvero queste puttane di merda?

– Abbastanza.

– Ma non ti fanno schifo donne così?

– Abbastanza. Ma, nei momenti di forte disagio psicologico, cazzo, aiutano a non diventare come Matt Dillon di questa boiata, sì, proprio boiata nel senso letterale del termine, di Lars.

 

Detta in maniera papale, sono un santo che se la tira… E sono pure bello e sano. È per questo che la puttanesca gente di me non capisce un cazzo e mi prende per Matt, no, per matto. Scambiatevi un segno di pace e ammazzatevi.

Parola del Signore. Ah ah. Ora, datemi quest’Oscar e pure il Nobel. Succhia-cazzi.03420404 dillon sn01-2

 

di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

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