Posts Tagged ‘Matt Dillon’

NOVELLA 2021: Gucci, il nuovo film di Ridley Scott senza De Niro ma con Irons, Matt Dillon con la Mastromichele, Dafoe con la Colagrande, io sto con dio, voi state con chi volete o in pace di Cristo


12 Dec

exodus

brinnerSì, nel nuovo film di Ridley Scott, De Niro è stato rimpiazzato da Jeremy Irons.

Qui, ho espresso tutto. http://www.mulhollandlynch.com/?p=10865

Ho volutamente confuso il nome di Rodolfo Gucci con quello di Roberto…

Ce la vogliamo dire tutta? Gucci sarà un film piatto più del seno di Julianne Moore. Bellissima donna, “la” Julianne, per carità. Ma, a dircela tutta, io adoro Anne Parillaud. Sì, in Nikita, il suo seno non c’è. Ma ha le palle.

Piaciuta le freddura?

Gucci, un film platinato. Prevedo uno Scott più scotto di una pasta non al dente assaggiata da Checco Zalone

– Com’è la pasta?

– Uhm, è cotta.

 
Di mio, Cado dalle nubi e non amo la burrata con Dino Abbrescia.

Ora, non so che clima faccia a Brescia ma dalle mie parti fa caldo.

Quando mia madre assaggia il riso Scotti, guarda alla tv Gerry dal cognome identico. E soffre di celiachia.

Dunque, non può mangiare la pasta normale contenente glutine. Molte donne normali invece amano tutti i tipi di pasta. Soprattutto pasta condita con tale pianta. Vale a dire il pisum sativum…

E ho detto tutto.

Insomma, sarà uno Scott al minimo storico. Mentre Russell Crowe ne Il gladiatore fu al massimo, sì, al massimo fu Meridio. Al minimo fu nel film Tenderness nella parte di Cristofuoro.

Adesso, Russell ha più panza di Gérard Depardieu. L’interprete di Colombo Cristoforo in 1492 – La conquista del paradiso.

Depardieu, interprete anche della famosa pubblicità Passata Rustica CIRIO…

Il figlio di Sandra Milo si chiama Ciro, peraltro.

Di mio, ho origini meridionali e credo nel meridiano di Greenwich. Credo anche nel Grinch.

Per molto tempo, vissi da “matto” come Dillon Matt ne La casa di Jack. Con l’unica differenza che assassinai solo me stesso, praticandomi masochismo a mo’ dell’attore protagonista de Le onde del destino.

Sì, ora sto vivendo un Ritorno al futuro e vedrò che cosa mi riserverà il delfino…

Continuo spesso a navigare sott’acqua in mezzo agli umani squali, soprattutto squallidi. Mi metteranno forse in un delfinario. O più genericamente in un acquario. Non so se a Genova. Comunque, i testimoni di Geova non mi affogassero di angosce. Sotto Natale e Pasqua, stressano da matti… sembrano per l’appunto Dillon nel film succitato, con lui protagonista, di von Trier.

Sì, boccheggiai con le mie branchie, comunque. Non mi asservii mai alla legge del branco che desiderò la mia estinzione.

Non chiamai il Telefono Azzurro. Nemmeno il Numero Verde per denunciare i bullismi ma preferii optare per il WWF.

Sì, internarono tutti gli animali che tentarono di depredare la mia anima, soggiogandola alle loro porcate.

Sì, stettero per divorarmi vivo alla maniera di Sean Astin nella seconda stagione di Stranger Things.

Quando provarono a sbranarmi davvero, esattamente nell’attimo in cui attentarono alla mia purezza, esibii loro un sorriso da hobbit? No, da Sean Connery, ovvero James Bond.

Nel Cinema, ciò si definisce as colpo di cena. No, di scena.

Comunque, pare che John Cena sia stato con la mia pornoattrice preferita.

Insomma, per farla breve, rischiai di essere messo al tappeto come Rocky Balboa prima di scoprire il suo gancio sinistro. E i cattivi fecero la fine dei poliziotti contro John Rambo.

Ora, io non capisco tutta questa mitizzazione degli attori di Hollywood.

Sono persone normalissime.

Per esempio, uno dei più grandi attori viventi, ovvero Willem Dafoe… ecco, non sta con una modella di Instagram. Bensì con Giada Colagrande. Molte persone pensano che codesta sia sexy come Charlotte Gainsbourg di Antichrist.

Sono luoghi comuni. Molta gente, sedicente esperta di Cinema, crede che von Trier sia un genio.

Se citassi loro un film da me visto a Venezia, magnifico, ovvero Persécution del compianto (certamente non da molti) Patrice Chéreau, crederebbero che si tratti di una di quelle fiction RAI, a matrice “biblico-cattolica”, francesizzata per il mercato della massa nazional-popolare che adora fare l’esterofila elegante come Catherine Deneuve.

Ora, se vogliamo dircela tutta, ha ragione Paolo Mereghetti. Il quale assegnò una stelletta a Exodus.

Preferirò sempre Charlton Heston de I dieci comandamenti a un Christian Bale povero cristiano in tale film di Scott, brutto in modo diabolico.

Comunque, l’interprete di Rusty il selvaggio sta con una mezza scugnizza da Ragazze della 56.a strada.

Sì, l’avrà raccattata in Via Molino di Pescarola, vicino casa mia.

Ma chi sarebbe tale Roberta Mastromichele?

E ne vogliamo parlare di Silvia Notargiacomo? Pare che la sua data di nascita sia imprecisata. È almeno a. c. o dovremmo adottarle una “locuzione” latina da Ponzio Pilato? Sì, è una Maddalena, mettetela in croce.

Insomma, reciterei meglio di un attore hollywoodiano la pubblicità dei pelati… Yul Brinner docet.

Ma come mai tale Silvia, non quella di Leopardi, lavora a R 101? Forse perché non aveva bisogno di rinnovare la patente. Le bastò andare con Ermal Meta.

Io invece mi recai all’ACI. Sono rimasto acido.

Che poi… anche questa Storia romana, no, greca, no, poetica secondo cui il Leopardi amò platonicamente Silvia, non è vera. Diciamo che Leopardi amò solo Ranieri. Mentre Luca Zingaretti ha poco da poetizzare con Luisa Ranieri.

Chi sono io, invece?

Non lo so.

Vi voglio, prima di congedarmi, raccontare una novella:

– Sai, amico, debbo confidarmi. In passato, meditai spesso al suicidio.

– All’omicidio, no?

– No, mi avrebbero condannato alla sedia elettrica.

– Lei ha ancora questi brutti pensieri?

– No. Sa perché?

– No, non lo so. Mi spieghi, se vuole.

– Sì, le spiego. Sono in Paradiso.

– Cioè? Non capisco. Sia meno ermetico e non faccia le battute.

– Non è vero che se una persona si uccide, ecco, non otterrà la salvazione.

– Continuo a non capire.

– Bene, le sarò lapidario. No, esaustivo. Se avessi continuato a vivere come una persona mortale, sarei morto. Dunque, ammazzai me stesso per ascendere.

– Uh, è la stessa cosa che ha fatto Dante Alighieri. Ha elevato la coscienza.

– Esatto.

– Ha ragione. Lei, signore, eleva solo quella?

– Sì, ma non con lei.

– Che vuole dire?

– Ho gusti sessuali diversi. Inoltre, lei assomiglia all’angelo più bello del Paradiso suo che fu.

– Che vorrebbe dire?

– Quest’angelo, sa, è cornuto. Conosce il suo nome?

– Chi è? Chi sarebbe mai? De Niro di Angel Heart?

– Bravo. Ma io non sono Mickey Rourke. Nemmeno di Rumble Fish.

 

Piaciuta, amici, la novella?

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Chi non ha orecchie per intendere, non ha occhi nemmeno per guardarla senza ipocrisie.

Ebbene, questo Covid-19 ha insegnato a noi umani che, per risorgere, dobbiamo soffrire, in quarantena, come Willem Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo?

No, ci ha insegnato che chi comanda e ha potere è dio, noi al massimo siamo Mosè.

Non credete che sia ora di nuove leggi?

Sì, spesso credo di essere dio. Cioè Nicolas Cage di Con Air.

A dircela tutta, Con Air è un film blockbuster piuttosto stupido. Ma la canzone è bella. Non solo quella…

 

di Stefano Falotico

falotico anellodillon mastromichele

L’amore vince su tutto: se Fedez forse non tradirà mai la Ferragni, il grande ROCKY BALBOA visse per Adriana e non la tradì neanche da morta, ci avevate mai pensato?


05 Oct

rocky tommy gunnstanzionerocky davide daltri

Alla Bacinotti, detta La Baci, preferisco la bici? Non credo.

Al bacio al cioccolato, comunque, preferisco il pistacchio.

Sceriffo Teasle: – E vorrebbe dirmi che duecento uomini contro il suo Marine sono nella posizione di non poter vincere?

Trautman: – Se ci manda tanti uomini non dimentichi una cosa.

Sceriffo Teasle: – Che cosa?

Trautman: – Una buona scorta di barelle.

Per quanto tempo, su R 101, Silvia Notargiacomo e Francesca Bacinotti leggeranno il gobbo gossiparo per illustrarci della storia d’amore (?) tra Fedez e la Ferragni?

Di mio, ho sempre considerato Ryan O’Neal un grande e Love Story un bel film, a differenza di Ghost.

Guardando invece Al Pacino in Bobby Deerfield, debbo ammetterlo, credetti di essere omosessuale come Gabriel Garko. Perché Al, in questo film, è più figo che in Crusing. Ah ah.

Anni fa, da Bruno Vespa, Vittorio Sgarbi litigò furiosamente con Garko. Invece, Elenoire Casalegno forse litigò con Matt Dillon di In & Out? Ah ah. Be’, se avesse litigato con quello de La casa di Jack, avrebbe potuto anche non bisticciarvi, diciamo. Tanto lui l’avrebbe ammazzata ugualmente. Se invece la Casalegno avesse incontrato il Dillon di Fort Washington, non si sarebbe arresa dinanzi alla schizofrenia di Matt e l’avrebbe lo stesso amato come Jennifer Connelly nei riguardi di Russell Crowe di A Beautiful Mind. Cioè, alla follia. Ah ah. Se la Casalegno avesse incontrato il Dillon di Singles, l’avrebbe lasciato dopo tre giorni e si sarebbe chiusa, non solo in casa, depressa a morte, riascoltando tutta la peggiore, dunque migliore musica grunge malinconica per ritrovare i(l) Nirvana. Invece, se avesse incontrato il Matt di Rusty il selvaggio, credo che sarebbe andata con suo fratello, cioè Mickey Rourke. Voi dite di no? Non diciamoci stronzate. Se la Ferragni avesse incontrato il Rourke dei primi anni ottanta, avrebbe lasciato Fedez dopo tre secondi netti. Peraltro, Rourke non stava messo male a soldi.

La Notargiacomo e la Bacinotti sono due donne molto sexy, la seconda però, anziché avere una voce calda e dunque radiofonica, come si suol dire, appena apre bocca, mette solo voglia di amare Piccolo Buddha di Bertolucci. Poi, se la vedi su Instagram, senza che lei minimamente fiati, è mozzafiato. Sì, ottime gambe, seno esplosivo, una bionda da leccarsi i baffi.

Ecco, dopo queste gustose freddure in puro stile Falotico, ne aggiungiamo un’altra. A 13 anni, dopo la licenza media, rimasi innamorato d’una delle mie ex compagne di classe delle medie. Lei s’iscrisse all’istituto per geometri, il Pacinotti di Bologna. Io, invece, dopo mille delusioni, amai da morire Al Pacino di Serpico.

Cavolo, ne so una più de L’avvocato del diavolo. Ah ah.

So farvi sempre ridere ed essere autoironico sulle mie sfighe. Sulle mie fi… e, sono molto serio. Ecco, cerchiamo di fallo, no, difatti… di mantenere un atteggiamento da duro… non lasciamoci intenerire da troppi ricordi da rompiballe. Ah ah. Credo di credere all’amore nonostante le inculate bestiali ricevute. E dire che non sono gay passivo. Ah ah. Neanche attivo. Tant’è che, qualche anno fa, vollero affidarmi all’assistenza sociale. Per fottermi di più? Ah ah. Sì, ci sono cosiddetti tutoralias educatori, che tradiscono le mogli con le ragazzine malate di mente da loro prese in cura, forse sotto gamba. Eh già, codeste ragazze, apparentemente sprovvedute, sputtanano tali pedagoghi della mutua e li fanno impazzire. Ah ah. Sì, infatti costoro sono sempre affiancati da uno psichiatra. Ah ah.

Sono uno dei pochi uomini che ama Pier Paolo Pasolini ma solo dal punto di vista del lato artistico e non del lato b, a differenza di Ninetto Davoli. Willem Dafoe interpretò Pier Paolo per Abel Ferrara. Massimo Ranieri invece per David Grieco. Scusate ma il Ranieri de La patata bollente non piaceva evidentemente ad Edwige Fenech ma forse sarebbe piaciuto a Giacomo Leopardi. Sì, diciamocela, la celeberrima Silvia di Leopardi fu usata a mo’ di copertura alla pari di Eva Grimaldi e Manuela Arcuri con Garko. Basta, fermatemi! Ah ah.

Uh uh, che diavolaccio che sono. Il mondo è pieno di maligni, non esiste solo il Maligno. E io ho un diavolo per capello. Ah ah. Molti anni fa, mi piacque molto Luisa Ranieri, poi compresi che era, fu, è e sarà un’attrice solo del cazzo. Ah ah. Luisa s’innamorò di Luca Zingaretti dopo averlo ammirato ne Il commissario Montalbano. Se l’avesse visto in Vite strozzate e ne Il branco, avrebbe cantato con Adriano Pappalardo di Ricominciamo. Ah ah. E Luca, consapevole di essere stato uno stronzo, avrebbe urlato a squarciagola con questa.

Credo di essere stato sempre molto più avanti rispetto ai miei coetanei. Ai tempi delle medie, infatti, mentre quelle della mia età adoravano Claudio Baglioni, io amavo questa canzone:

Nel ‘92, il Festival di Sanremo fu vinto da Valerio Mastandrea de La prima cosa bella. Cioè Luca Barbarossa, ah ah. Non so, comunque, se Paolo Virzì dedichi alla sua Micaela una canzone di Eros Ramazzotti oppure questa:

Comunque, Sylvester Stallone di Rambo è ascetico. Mentre quello della saga di Rocky è forse l’uomo più romantico di sempre. Non tradisce mai Adriana. Nemmeno da morta. Rocky non è soltanto una storia di sconfitta e redenzione commovente over the top. È la storia di un “fallito”. È la storia di un uomo, la storia di un uomo… come Il grande Lebowski. È la storia di un uomo che accetta ogni provocazione e colpo basso. Ma è una grande storia d’amore soprattutto, ripeto.

Ora, molti mi chiedono come abbia fatto a essere piaciuto e a piacere alla mia lei.

Risposta: – L’ho vista e le ho detto che volevo baciarla. Non solo baciarla, direi che mi sono spinto oltre…

– Eh, chi sei? Alain Delon?

– Alain Delon ha più di ottant’anni.

– Ma va’, va’. Chi sei? Una viene con te perché sei, saresti più bello mentre gli altri devono farsi il culo per essere amati?

– Significa che non amano, sono dei leccaculo.

Comunque, appoggiato dalla mia lei, sto terminando Bologna insanguinata. Libro di circa 300 pagine che disaminerà amori, imbrogli, reati, ipocrisie, delitti efferati avvenuti nel capoluogo emiliano che mi diede i natali. Un excursus mai visto, soprattutto letto, su Bologna e dintorni. Dall’Uno Bianca di Castelmaggiore a Villa Clara, da Marco Dimitri alla strage della Stazione Centrale, da Andrea Roncato a Pupi Avati, dalle scuole Guido Reni alle Salvo D’Acquisto, dai licei Galvani e Minghetti al Sabin e al Copernico, dal Righi a una che amò i Righeira ma non andò mai in riviera, dai suicidi indotti dal bullismo alle persone rinate grazie al loro devastante e ribaltante colpo inaspettato da gancio sinistro micidiale e geniale alla Balboa.

Nel frattempo, D. Stanzione, critico di Best Movie e mio amico, mi ha promesso che stasera mi manderà, in allegato PDF, su Messenger, la prefazione da lui curata del mio prossimo libro pubblicato dalla Kimerik Edizioni. Fenomeni e campioni, chi sono io? Nessuno. Sono uno che, per colpa d’imbecilli, si beccò una diagnosi totalmente sbagliata. Nessuno al mondo resiste a una mostruosità del genere. Nessuno tranne John Rambo.

Cari idioti, ora vi do una Bacinotti e un bacino. Siete felici o volete un altro mio (s)gradito regalino? E quella Notargiacomo la dovrebbe finire di parlare in radio solo di lasagne. Avrebbe bisogno di una besciamella e so io di cosa. Densa e granulosa. Dolce e cremosa. Oserei dire, voluttuosa e associata a qualcosa di grosso, diciamo, molto voluminoso.

 

di Stefano Falotico

francesca bacinotti

silvia notargiacomo

casalegno sgarbifedez ferragni

Sfatiamo i miti e i sex symbol: Brad Pitt ha avuto solo 27 donne, meno di Fonzie e del meccanico vicino casa mia. Io, invece? Qualcheduna, di qua e di là ma sto bene ora con lei


15 Aug

92nd+Annual+Academy+Awards+Governors+Ball+Mdnp5hsKLZnl

Sì, a conti fatti e rumors inclusi, il tanto decantato e magnificato, dal gentil sesso, Brad Pitt, ha avuto soltanto 27 cosiddette relationship(s).

Peraltro, alcune di queste donne sono donne solamente a livello ormonale. Alcune di loro, difatti, sono delle malafemmine, delle donnacce, in parole povere delle poverette, dette altresì bagasce, baldracche, ovvero donne come Gwyneth Paltrow. Una che vinse un immeritatissimo Oscar per un film stra-romantico e iper-brutto-super dolciastro, cioè Shakespeare in Love, dandola ad Harvey Weinstein, produttore della pellicola e, come sappiamo, oramai celeberrimo “caimano” di Hollywood che fa un baffo a ogni Berlusconi di sorta, diciamo pure di sorca.

Al che, rinnegò il suo fallo (inteso ovviamente come errore, vero?, non pensate male), sì, ripudiò e insabbiò il fattaccio, sputtanando il tycoon succitato, sempre maniacalmente eccitato.

Affermando che all’epoca amò Brad Pitt, il quale assomigliava ad Erik Everhard, celebre pornoattore canadese, mentre oggi, dopo averla data a bere e vedere a tutti, la sventola e svende sul suo sito con tanto di calco vag… le da merchandising come adultdvdempire.

Una donna veramente con le palle, cazzo.

Poi, nel carnet di donne carnali e scarnificate dal premio Oscar di C’era una volta a… Hollywood, compaiono in prima linea la sua ex storica, Juliette Lewis, Demi Moore e Thandie Newton.

Allora, la prima è una mentecatta che distrusse psicologicamente Lenny Nero/Ralph Fiennes di Strange Days e fu imboccata, in Cape Fear, da De Niro.

Sì, da allora in poi, Ralph Fiennes interpretò Spider e i film più melensi di Wes Anderson.

Vedete? Una donna può ridurre un uomo puro da poesie di Umberto Saba, un cattivone di Schindler’s List in un povero coglione peggiore di Woody Harrelson di Natural Born Killers.

Demi Moore non la consideriamo neppure. Solo un Die Hard come Bruce Willis poteva accettare di avere le corna in testa da oh Sole mio sta in fronte a te e a me. Eh già, un altro sarebbe già precipitato nel vuoto e nella notte più nera come Alan Rickman…

Sì, da cui Unbreakable. Film incentrato su un uomo inc(r)edibile da Trappola di cristallo, simil-Glass, della sua invulnerabilità. Emotiva e fi(si)ca.

Quindi, Thandie Newton. Una che, in Crash di Paul Haggis, si lasciò palpare da un Matt Dillon più pervertito rispetto a La casa di Jack.

Alla fine, Dillon fece pure il Padre Pio della situazione ma, come uomo redentosi, fu meno credibile di Elias Koteas nel Crash di Cronenberg.

Dunque, nel “curriculum vitae”, anzi figae di Pitt, compaiono tre donne che, malgrado le loro discrete filmografie, io non assumerei nemmeno, tramite agenzia interinale Adecco, a pulire i cessi della stazione dei treni di Lecco.

Donne che comunque devono aver leccato parecchio per arrivare lì. In alto? Ma, più che altro in una zona intermedia dell’anatomia umana posizionata sia in zona frontale che simmetricamente posteriore. Diciamo anale?

Sì, credo che tali ex donne, per modo di dire, del Pitt siano pure sostanzialmente frigide e intrinsecamente lesbiche.

Brad scopò anche Claire Forlani. Una che, dopo averla data nella finzione a Nic Cage di The Rock, venne… pure a Bologna per interpretare la parte di una donna sbattuta, cioè sbadata, sbandata e molto drogata, in un videoclip dei Mistonocivo.

A Bologna, se andate alla Montagnola, ritrovo di fattoni e di donne strafatte in ogni senso, anche nel loro seno, potete trovare una barbona molto più presentabile di tale sciroccata indubbiamente zoticona.

Insomma, questo Pitt non è poi, a coiti fatti, no, a conti fatti, questo gran bell’uomo di cui tutte le donne, soprattutto Jennifer Aniston, si riempi(ro)no sempre la bocca.

Epocale fu inoltre la relazione di Brad con Angelina Jolie.

Una che, a mio avviso, fu bellissima in Ragazze interrotte quando s’imbruttì per interpretare la parte di una ragazza malata di mente che forse curò le sue turbe psichiche tra un farmaco e l’altro, sognando un giorno di sposare l’uomo più ambito del mondo. Che ve lo dico a fare? Il Pitt.

Anche Amber Heard di The Ward fece una cosa simile, sognando Johnny Depp. Però, mentre Angelina sposò e scopò davvero Pitt, la Heard, sì, parimenti scopò e sposò Depp con l’unica differenza che, attualmente, con tutte le denunce sportegli contro, avendolo costei accusato di averle più e più volte alzato le mani (forse meno volte, comunque, di quelle per cui lui le alzò quello che ogni uomo normale, dinanzi alla Heard, alzerebbe e alza anche se non ne è sposato e altolocato), Depp finirà presto a reincarnarsi nella sua partner, no, a reinterpretare la sua parte de Il coraggioso.

Sì, sebbene sia ancora ricchissimo, fra una manciata di ani, no, di anni, il Depp si darà a uno snuff movie in cui verrà ammazzato dalla Jolie.

Pare che, sul set di The Tourist, ambientato a Venezia fra le notissime calli, Depp abbia urlato dopo mille ciak andati a zoccole, cioè sbagliatissimi, la catartica frase dell’uomo che non deve chiedere /la mai, no, che non gliela fa più:

– Sono cinque ore che ripetiamo questa scena del bacio pudico. Cioè che non porta a nulla!

Angelina deve cambiare pure il vestito bianco. È più bagnata di tutta la laguna. Siamo in piazza San Marco e volano piccioni a tutt’andare.

Solo il mio non può dentro svolazzarle. Se Domenico Modugno, cantò nel blu dipinto di blu, perché io non posso cantare a squarciagola profonda, il leitmotiv nel rosa-lilla dipinto di rosso? Scusate, devo tornare in albergo. Devo spararmene almeno dieci di seguito. Mi verranno i calli alle mani ma non preoccupatevi. Fa molto caldo, il clima è afoso, sono molto confuso in mezzo a queste atmosfere anche caliginose-pruriginose. Sì, è una giornata uggiosa, voglio in albergo essere rugginoso. No, di mio liquido libidinoso, piovigginoso, praticare un fortissimo autoerotismo da uomo caloroso.

Tornerò a rigirare la scena dopo il mio (im)purissimo metodo da Actor’s Studio. Sì, in albergo m’immedesimerò benissimo. Con tanto di dizione e diaframma da me respirato, i(n)spirato di erezione. Farò almeno mille prove allo specchio. Alla fine, sarò un provino, no, provato, spompato anche se avrei amato essere soltanto da Angelina spompinato. Non allarmatevi, sono un uomo duro.
Nessuno può sbattermi, no, battermi. Sono bello e dannato, sono Depp il maledetto.

 

Insomma, Pitt non è un grande amatore, il libro L’amante di Marguerite Duras non vale una beneamata minchia mentre l’omonimo film di Jean-Jacques Annaud è guardabile solo per Jane March.

Di cui vi consiglio anche Il colore della notte. Il film più brutto con Bruce Willis in assoluto.

Peraltro, in tale pellicola, Willis si mostra ignudo in piscina.

Perché mai una vacca come Demi Moore lo sposò?

Ce l’ha più piccolo di un lottatore di sumo.

Va be’, fate quel che cazzo che volete. E fatevi, soprattutto, i cazzi vostri.

Io e la mia lei siamo bellissimi assieme. Non siate gelosi. Anzi, andate a dar via il culo.

Detta come va detta, fottetevi. Non sono sgarbato né Vittorio Sgarbi. Sono solo qualche volta scortese e non Martin Scorsese.

Per finire con la mia freddura classica: Pitt interpretò Sette anni in Tibet. Io, invece, vissi mezza vita da monco-monaco. Non tibetano però, bensì oserei dire siberiano.

Anche se a dircela tutta, io non sono Brad Pitt, non sono Johnny Depp, non sono Nicolas Cage, non sono neppure Matt Dillon. Mickey Rourke, invece, sì. Eccome.

Non di Orchidea selvaggia, di Rusty il selvaggio.

Sì, la mia anima è come il pesce colorato di Pitt. Non può stare in un acquario.
Lo/a voglio tenere a mollo solo con la mia lei. In maniera poco molle.
Sì, mollatemene tante.
Senza dubbio alcuno, sono belloccio così come, detta come va detta, ho meno soldi del meccanico vicino casa mia e alle patate di Pitt preferisco i Fonzies.
Molta gente sostiene che mio padre assomigli ad Henry Winkler.
Ho preso tutto da lui.
Ehi!

di Stefano Falotico

Che io mi ricordi, ho sempre voluto essere un critico di Cinema, uno scrittore favolista, un uomo bellissimo e ci sono riuscito alla faccia dei pusillanimi e degli invidiosi bastardi


05 Aug

bulldozer bud spencer

Sì, sono stato onorevolmente, assai cortesemente invitato, as accreditato stampa, cioè come critico-recensore per le due riviste di Cinema online per cui regolarmente, anzi, esattamente settimanalmente, scrivo con puntualità e in modo assai competente, alla prossima kermesse diretta da Alberto Barbera, vale a dire, nientepopodimeno che la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia (2.09-12.09-2020).

Finirà, come da data inseritavi sopra fra parentesi, il giorno prima del mio compleanno.

Sì, il 13 Settembre del 1979 nacqui a Bologna, città natia di Pier Paolo Pasolini. Il quale non poco m’assomigliò/a intellettualmente, sebbene mi sia e fosse del tutto dissimile per quanto possa concernere la sessualità. Io sono etero, piuttosto convinto, malgrado non sia un edonista palestrato come Maciste e neppure un misogino come Lars von Trier, da Paolo Mereghetti definito un cripto-machista”. Per molti anni, mi sforzai comunque a recitare la parte di Matt Dillon in Rusty il selvaggio, cazzeggiando non poco in maniera sognante da adolescente viandante nel mio vagheggiare una Diane Lane inarrivabile, probabilmente trasfondendomi, virtualmente, nelle notti più magiche, pure (in ogni senso) da Strade di fuoco. Sì, mi alternai fra adamantini deliri notturni, quasi da nottambulo oppure, se preferite da sfigatissimo alla Griffin Dunne precipitato in un incubo kafiano à la Fuori orario, e deliri mistico-religiosi da Giovanna d’Arco uniti/a alla debolezza psicologica più devastante da Palla di lardo di Full Metal Jacket.

In quel periodo, in effetti, più che Falotico, fui solo robotico. Quasi schizofrenico cronico. Ah ah.

Si trattò di dinastica, genealogica questione ereditaria di malinconia autoironica e grottesca (ap)presa da mio padre. Il quale, in passato, lavorò da capufficio-ragioniere laureato ma forse non visse appieno neppure le vacanze,  godendosele infatti a fasi alterne poiché occupato, perfino ad Agosto inoltrato, a esercitare gli straordinari per potermi permettere di avere in futuro, una vita, sì, disoccupata dagli oneri piccolo borghesi del politicamente corretto, un’esistenza, cioè, meno frustrata da Fantozzi al fine di ascendere in cielo da povero Cristo, no, affinché potessi sviluppare liberamente una paradisiaca visione del mondo culturalmente aperta al Cinema più metafisico di Martin Scorsese.

Notti mie funeree si succedettero, al che, interminabilmente, logorandomi infinitamente in uno straziante volteggiare nell’insonnia più adamantina da Taxi Driver e da Al di là della vita. Sprofondai, in forma mesmerica, nella depressione più nera allineata, al contempo, alla melanconia più esoterica, danzando al plenilunio sino alla Notte degli Oscar più superflua. Dissociandomi dai miei coetanei, a quel tempo troppo occupati a rispettare le regole fintamente pedagogiche di genitori, a differenza dei miei, castranti e ideologicamente demagogici, il quale pensa(ro)no malamente e malsanamente che la vita fosse e sia un percorso a tappe ove a sedici anni devi dare il primo bacio a una ragazzina col ciuccio, a diciotto devi diplomarti fra uno spinello e l’altro, fra un liceo e una maturanda ancella geometra, no, architettonicamente anch’ella giù costruita a mo’ di portamento basale dell’ingegneria edile della società livellata secondo parametri spesso abusivi ché schematizza il mondo fra emarginati da periferie degradate e arrivati ricconi, spesso precocemente rincoglioniti, datisi ad orge spregevolmente consumate assieme alle donne più moralmente depravate, diciamocela, al dio loro danaro prostituite, ecco…, dicevo, non fui mai un vivente prefabbricato e, sebbene, debba ammettere che mi ammalai di un disturbo ossessivo compulsivo similmente paragonabile a quello di Matt Dillon de La casa di Jack, fui soltanto Mr. Sophistication del mio estraniarmi da puttane come Uma Thurman e Chloë Stevens Sevigny, amandole però onanisticamente soprattutto in Pulp Fiction e in Brown Bunny. Non potete farmi una colpa se fui un cazzone… come Vincent Gallo di Fratelli. E se trascorsi il tempo a imitare Bob De Niro.

Molti, giudicandomi superficialmente, credettero erroneamente e orribilmente che, sganciandomi da una sessualità adolescenziale frivolmente condivisa nelle cazzate più (s)porche, sarei divenuto un deviato e, diciamocela, Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Ovvero uno psicopatico, in mezzo alle gambe piuttosto “anomalo”, indeciso se fare coming out, se prendere coscienza di essere Kevin Kline di In & Out, incerto se essere un modello di Calvin Klein, se farsi una bella passerina oppure ammirare le farfalline imbalsamate e non svolazzanti nella sua polverosa, asfittica cameretta da ragazzo criptico, forse solamente sepolto vivo nella sua personale cripta, segregandosi, forse solo segandosi, nella sua tristissima casina, insicuro se darsi, mai dandolo a un cazzo di nessuna, al cazzeggio più stronzo da italiano medio “cazzuto”, ammirando da coniglio fottuto, con linguina da Fracchia, non solo Jessica Rabbit e Belén Rodríguez, bensì pire ogni signorina Silvani, apoteosi dell’incarnata, per antonomasia, super “affascinante”, mai vista racchia.

Ammazza, pensaste fossi uno da Anna Mazzamauro?

Se proprio vogliamo essere sinceri, ho un buon ca… o e, se mi farete incazzare, a tutti farò il mazzo. Sì, mi diedi però indiscutibilmente al matto, anche al “mattarello”. Da non confondere con matterello, detto altresì pazzoide con indole istrionica da cesso, no, da eccelso, raffinato coglione di (ca)risma che sa il “fallo” suo.

La vita è incredibile, sapete? È come La ruota delle meraviglie. Che ne so, una donna pensa di essere ancora figa come Kate Winslet di Titanic ma si accorge, in ritardo da ritardata, di essere quella di The Reader, nonostante abbia scopato tutti i ragazzi del suo quartiere, più belli peraltro di Leonardo DiCaprio e Justin Timberlake ma, allo stesso tempo, più ignoranti di un giostraio come Jim Belushi. Alcune donne invece se la menano… troppo, facendo le difficili come Diane Keaton di Interiors. Eh sì, ora se la tirano da psicologhe dei loro monologhi della vagina quando, in verità, non vogliono ammettere a sé stesse di non essere più bone come la Keaton de Il dormiglione. Sono lontani/e di falli, no, difatti, i tempi quando potevano permettersi di essere trombate… da un “Padrino” come Al Pacino, vero? Sono remoti quei tempi in cui, fra una canzone di Giorgia e un gelato al limone, non erano ancora diventate delle donne con le “palle” come Giorgia Meloni.

Ecco, ora vi chiederete: ma come ha fatto questo Falò, uno che tutto mollò e molte se ne tirò, tirandosela invero per niente, a potersi permettere di andare al Festival di Venezia in veste di Critico ufficiale? Ma davvero pensaste che fosse/i un demente, miei tonti? Insomma, non tutti sono capaci di scrivere cinquemila libri, spaziando dal genere avventuroso a quello addirittura (tragi)comico, giocando(sela) fra noir erotici, saggi monografici dei più fini, incentrati su cineasti e attori enormi, districandosi fra romanzi addirittura morbosi e letterari divertissement assolutamente godibili. Insomma, sono come Diego Armando Maradona. Potevo/a stare tutta la vita a letto a farsi crescere la panza. Poi, ritornava/o in campo ed era/o più bravo di Pelé di Fuga per la vittoria. Comunque, esiste un attore, purtroppo scomparso, che mi assomiglia proprio, eh già, troppo. Risponde(va) al nome di Carlo Pedersoli, cioè il grande Bud Spencer. Sì, nella mia vita, da quando decisi di non essere Bruno Giordano, bensì Giordano Bruno, tutti provarono a farmi lo sgambetto. Tentarono anche di spezzarmi le mani. In modo tale che non potessi fare loro una sega. Infatti, non sono Pasolini… Vollero (in)castrarmi, distruggermi, indurmi a suicidarmi, relegandomi eternamente alla pazzia o, peggio, all’infanzia. Non calcolarono questo: non adoro soltanto capolavori come Richard Jewell Gran Torino ma anche immani “cazzate” come Bomber e Lo chiamavano Bulldozer.

Morale: il 90% della gente non ha consapevolezza di essere malata di mente e, contro di me, non doveva neanche pensare di mettersi. Perché quando s’incontra uno così, finiscono tutti in manicomio. Comunque, alla caccia alle streghe da bigotti moralisti, ho sempre preferito Mago Merlino e, ai vostri “eroi” da merli, una stronzata comprata a Leroy Merlin.

Infine, posso dirvi questo…

Se tutto andrà come (si) deve, fino a lunedì notte, non scoperò la mia lei. Quindi, nel Getsemani, nel frutteto, no, nel frappè, no, frattempo, potete “tranquillamente” e criminosamente rompermi il cazzo.

Tanto, non ce gliela faceste in quarant’anni miei di vita, malgrado le provaste tutte. È inutile che andiate perciò in giro a fare i fighi dei miei coglioni. Solo io posso permettermi di andare a culo con una faccia stupenda da imbattibile testa di minchia superba. Se state a rosica’, non disperate. Sulla RAI, stasera, daranno come sempre un “varietà”. Ah ah.

Diciamocela, siete incurabilmente dei pescioloni, dei baccalà.

Cari Rosco Dunn, beccatevi un altro mio pugno allo stomaco e salutatemi (a) mammà. Et voilàOhibò! Che botte da orbi, miei orchi, miei lerci e porci.

Per quanto mi riguarda, continuo a vivere come cazzo voglio.

Lontano dalle istituzioni educative che indottrinano solamente a vedere la vita peggio di un mezzo cieco affetto da diottria, lontano dai dottorini e da ogni pragmatico, borghese moralismo.

Ché è preventivo solamente della più squallida idiozia, è portatore “sano”, cioè terribilmente enigmatico, perversamente asintomatico, soltanto della più carnale, adulterata carnalità più mendace, della più mondana, dunque oscena mercanzia.

Se non vi sta bene, laureatevi in Legge.

Tanto io sono Dredd.

Stallone anche come il pornoattore omonimo.

 

 

 

 

 

 

di Stefano Falotico

21 GIUGNO 2020: primo giorno di un’altra estate regalata a Sharon Tate da Tarantino o i migliori film dell’anno secondo la rivista FILMTV e il mio giustamente rivederla senza pazzi da Charles Manson?


21 Jun

sbirro boss bionda de niro thurman

1003978_4831360784764_66765104_npacino tarantino hollywoodOra, quest’anno cinematografico è stato certamente particolare.

Il COVID-19 ha bruciato almeno tre mesi abbondanti di possibili nostre visioni cinematografiche.

Molti di noi, però, durante la quarantena, hanno avuto modo di revisionare la propria vita, riflettendovi al fine di non farsi più pena.

Ciò sarà accaduto, c’è da scommetterci, a molti di voi. I quali, “in odore” di eventuale, mondiale ecatombe imminente, hanno fatto mea culpa ipocritamente dei propri errori-orrori del proprio passato invero tuttora irredento.

Sì, davvero, roba da costernare perfino il Tarantino più cinico e disfattista, romanticamente pessimista o forse solamente genialmente realista.

Tarantino è un nullista. No, non credo che sia un nichilista, eh già, c’è una sottilissima differenza, bensì Quentin è uno che resetta molte falsità date per certe in questo mondo di merde. E reinventa la Storia a piacimento. Reinventandosi a ogni giro, rivivificando il Cinema o forse annacquandolo nel troppo suo esuberante fare il paraculo quando gli va a genio. Ah ah.

Ora, C’era una volta a… Hollywood non è un granché. E non me ne frega nulla dell’allure “indossata” da Anton Giulio Onofri di Close-Up che lo definisce così, appioppandogli cinque stellette “per difetto”. Poiché gliene avrebbe date un’infinità (http://www.close-up.it/cannes-2019-once-upon-a-time-in-hollywood).

Il pezzo di Onofri a seguire… Mia nonna materna, la quale mai ascoltò Mozart, morta da qualche anno, comunque ebbe un amico di nome Onofrio… ma suonò l’ottava, a letto, solamente con mio nonno.

«Il Nono film di Quentin Tarantino, inizia come l’ultimo movimento della Nona di Beethoven, che prima di lanciarsi nell’Ode alla Gioia, cita rapidamente i tre movimenti precedenti. Tarantino, prima di abbandonarsi alla sua smisurata Sinfonia Hollywoodiana in lode all’Olimpo californiano del Cinema del 1969, inserisce richiami ai suoi titoli degli anni passati: Jackie BrownInglourious BasterdsDjango, per introdurci nel mondo del cinema di serie B che da sempre corteggia, argomento centrale, stavolta, di Once Upon A Time In Hollywood, ode sinfonica e corale alla gioia, o meglio alle gioie (così come ai dolori) che il cinema regala sia a chi lo guarda che a chi lo fa. Quel cinema che nel 1969 conobbe l’irripetibile apice di un’età dell’oro, interrotta brutalmente dall’efferato omicidio di Sharon Tate, moglie incinta di Roman Polanski (che ai tempi era in Inghilterra per motivi di lavoro), barbaramente uccisa la notte del 9 agosto insieme ad altri quattro amici nella sua casa di Beverly Hills dai seguaci di un criminale imbecille (morto due anni fa a 83 anni) che gode ancora oggi di simpatia e ammirazione per le sue idee esoteriche da guru del Male Puro. Uno di quegli eventi paragonabili all’11 settembre 2001, dopo i quali, cioè, il mondo non è più lo stesso di prima.

È praticamente impossibile spiegare le autentiche ragioni dell’immensa grandezza del nuovo film di Tarantino senza rivelare l’idea che sta alla base del suo intero impianto narrativo, ma si farebbe un doppio torto sia agli spettatori (stiamo infatti parlando di uno dei più clamorosi colpi di scena della storia della drammaturgia universale) sia al film stesso, che da essa stessa trae la propria sostanza e ragion d’essere di evento artistico».

Innanzitutto, caro Onofri(o), questa sua recensione inizia assai male, sa? Dopo il soggetto, in un predicato verbale, la virgola non ci sta manco per il cazzo.

Quindi, lei, esimio-egregio-altissimo-aristocratico, avrebbe dovuto scrivere… Il Nono Film di Quentin Tarantino inizia…

Il resto della sua recensione è opinabile ma, stringi stringi, mi parse una mezza stronzata come il film stesso di Tarantino.

Il colpo di scena finale sarebbe clamoroso?

Macché? È super telefonato. Poi, la dovremmo finire con la storia… che Brad Pitt assomigli(a) a un dio greco.

Ma che schifo! Anche Il Nettuno, ubicato nella piazza a lui intitolata qui a Bologna, è un dio greco. Sì, ma sta sempre fermo impalato col forcone in mano. Qualcuna fornica?

I bolognesi, comunque, sono delle buone forchette. A Bologna esistono a tutt’oggi molte ochette e molti uomini, riferendosi a Brad Pitt, dicono… oh, quello lì deve avere una grande oca.

In Piazza del Nettuno si esibisce ancora Beppe Maniglia? Suonava bene la chitarrina.

Grande oca che non è grande Giove detto da Christopher Lloyd di Ritorno al futuro…

Tradotto… quello deve darci “dentro” come un matto. Sì, ci dà di martellino, parafrasando Andrea Roncato, felsineo di origine controllata, in Acapulco, prima spiaggia… a sinistra.

Attenzione, C’era una volta a… Hollywood contro i puntini di sospensione di… a sinistra.

Basta col mettere i puntini sulle i. La figlia della mia vicina di casa, da adolescente, ebbe i punti neri sul viso. Classica acne post-puberale. Mentre il film di Tarantino ha molti buchi nella sceneggiatura. Un Tarantino non all’acme, diciamo, propriamente più fenomenale. Semi-scoppiato a causa del suo egocentrismo puerile più da sé stesso scopato d’uno spomp… to teenager schizzato…

Tarantino ha annunciato Kill Bill 3. Scusate, chi sarà Bill, dato che David Carradine morì, non tanto ammazzato da Uma Thurman con mosse da Ken il guerriero, bensì semi-suicidatosi a causa di un giochetto erotico comunque più eccitante delle ultime porcate di Quentin?

Facciamo piazza pulita di questo film e buttiamolo nel cesso assieme a La casa di Jack.

In questo film di von Trier, peraltro, la prima donna a venir… assassinata è Uma Thurman.

Sì, Kill Bill 3 avrà come protagonista Matt Dillon che, salvatosi dall’Inferno alla Alighieri Dante, con un colpo di scena da Sex Crimes – Giochi pericolosi, riappare sulla “scema” e le urla Tutti pazzi per Mary!

Ecco, dopo questa mia puttanata, elenchiamo seriamente i film che valsero il prezzo del biglietto.

Ah, scusate, Henry è sempre di John McNaughton ma vale mille volte di più rispetto al film di Lars.

E Uma Thurman de Lo sbirro, il boss e la bionda è sicuramente più bona di quella di Nonno, questa volta è guerra!

Perché mai accettò di girare questo film di Tim Hill? Forse perché De Niro, non solo nel film di McNaughton appena eccitato, no, citato, se la bombò pure nella vita reale?

A Hollywood si scambiano i favori. Quindi, fatemi il favore. Non sapete un cazzo di Cinema, secondo me manco di figa.

Sì, mi spiace per voi. Ma sono ancora giovanissimo, forte, veloce e ho finito da un pezzo di annoiarmi con le elegie malinconiche anche se The Irishman è un capolavoro!

di Stefano Falotico

Reinventatevi clown come JOKER – Avevamo le agenzie interinali, adesso, per i fegati amari, le agenzie intestinali


09 Oct

casa di jack dillon ganz

Murray Franklin/De Niro m’invita in trasmissione e allieto la platea con delle freddure micidiali

Sì, arriva un punto nel cammino di nostra vita in cui, senza i soldi neppure per la legna del camino, inevitabilmente capisci che, malgrado uno possa essere il nuovo Dante Alighieri, viviamo in una società ch’è una selva oscura ove, se non vuoi suicidarti, anche perché se sei cristiano finirai all’Inferno, visto che il suicidio è abrogato da dio, devi attenerti ai dettami socio-lavorativi d’un mondo poco paradisiaco.

Sì, senza un lavoro decorosamente remunerativo, nessuna Beatrice vi accompagnerà nel lungo viaggio della vita. Sì, state tranquilli. Senza un conto in banca sufficiente per arrivare a fine mese, qualsiasi donna, dopo tre volte che le offri da bere, ti manderà a fare in culo.

Al che vivrete in un eterno Purgatorio.

Ora, potreste andare anche a puttane. Sì, peccato che una prostituta, soltanto per un po’ di zucchero, vi chiederà molto più di 3 Euro, cioè il prezzo della somma complessiva delle tre volte nelle quali alla vostra donna desiderata, non desinata, offriste per l’appunto i caffè.

Prendiamo, ad esempio, Matt Dillon de La casa di Jack. È ricco, fa l’architetto e ha una casa arredata meglio delle regge di Beautiful.

Però, ha un piccolo problema. È passato dall’inoffensivo, anzi amabile DOC, ovvero il disturbo ossessivo compulsivo con manie igieniche, dalla purezza ribelle di Rusty il selvaggio al grunge grezzo ma romantico di Singles.

Dopo la separazione da Cameron Diaz, a causa della botta pazzesca, detta altresì delusione immane, pensò di fare l’amore con Kevin Kline di In & Out.

Sì, se Cameron te la dà e poi in culo te lo dà, puoi anche darti all’omosessualità.

Tanto, una più bella di Cameron di quei tempi non la troverai più. Mi pare sacrosanto sperimentare altro. Ah ah.

Al che, Matt non voleva diventare schizofrenico come il suo spiantato, sbandato, squattrinato di Fort Washington. Da cui il film Tutti pazzi per Mary. Ah ah.

Quindi, Matt, per sbarcare il lunario, si diede ai film di rapina. Come no? BlindatoTakers e Insospettabili sospetti.

Non servì a un cazzo e degenerò del tutto.

Insomma, questo Matt che vuole dalla vita? È un attore di risma, ha avuto e può ancora avere donne bellissime, negli anni ottanta è stato un sex symbol ma, a una vita moralmente retta da uomo “cavallerizzo”, preferì fare il Joker in un film di von Trier.

Queste sono proprio, come si suol dire, robe da matt’.

Ecco, la vita non è tanto una Divina Commedia, diciamocela. Più che altro, è una diabolica tragedia.

Come no?

Ora vi spiego. Fra pochi giorni, sarà disponibile in cartaceo il mio nuovo libro, La satanica brama del fatale languore. Libro superdotato di codice ISBN con in copertina una ragazza più bella di Cameron Diaz.

Romanzo cupissimo ma al contempo passionale, tetro ma comunque forse stupendo. Registrato e legalmente depositato presso la Biblioteca Nazionale di Roma.

Due giorni fa, mandai il mio c.v. a una biblioteca di provincia affinché mi assumessero.

La risposta è stata questa:

Gentile Stefano Falotico,

grazie per il suo interesse per la posizione Bibliotecaria/o…

Abbiamo esaminato la sua candidatura; sfortunatamente, non è la persona giusta per la posizione al momento, abbiamo comunque visionato il suo cv e se compatibile con altre posizioni aperte la contatteremo direttamente.

Siamo spiacenti per la brutta notizia e le auguriamo buona fortuna nella sua ricerca di lavoro.

Cordialmente,
Fabio…

 

Secondo voi, pubblico, non è per fare del populismo, che società è questa?

Uno scrittore come Dante Alighieri che non viene assunto da una piccola biblioteca ove vi sono, peraltro, solo libri per gente che non ha i requisiti intellettivi per amare Joker.

Oh, comunque, stasera ridanno in tv Factotum.

Film che, oltre a Matt Dillon e al regista, ho visto solo io.

Ho detto tutto.

Poi, diciamocela. Sì, ha fatto lo stronzo ma Sugar Fornaciari rimane il più grande cantante italiano. Che forza, che poesia!

Prendete Marco Mengoni e minchioni vari, vadano nella stalla.

 

di Stefano Falotico

LA DIVINA COMMEDIA dei social: non demonizzate Facebook, discriminandoli. In verità vi dico che curano da Beatrice e dai beoti


20 Aug

69551032_10214315757310677_8423845926036045824_n

Ho il carisma di Matt Dillon, stessa faccia da schiaffi contro ogni consigliere fraudolento

Sì, il fascino di Matt, anche del matto, io l’ho sempre avuto.

Comunque, malgrado i miei trascorsi da Rusty il selvaggio, nonostante per anni frequentai degli amanti del grunge come nel film Singles, ho notato che molti uomini che si credettero virili, eh sì, ora cantano Macho Man dei Village People. S’immedesimano in Al Pacino di Cruising ma in verità vi dico che resusciterei Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti per zittirli.

Basta, non se ne può più di queste vostre lotte sessiste.

Sì, chiariamoci, non nutro particolarmente stima per il gentil sesso. Sono un Factotum come Dillon/Bukowski.

Le donne, soprattutto quelle italiane, sono state rovinate dalla religione cattolica. Hanno sempre divinizzato la vergine Maria poiché nel nostro Belpaese del cazzo fa sempre virtù angelicata spacciarsi per san(t)e quando invero la maggior parte di queste femmine sono più meretrici di Louise Veronica Ciccone, detta “in arte” Madonna.

Sì, guardate, sono insopportabili. Vai da una e le dici che è una bella guagliona, che è onestamente molto figa e bona e lei prima incassa il complimento, poi puntuale come un orologio svizzero ti sciorina la solita stronzata, ovvero:

grazie del complimento ma sai, ecco, vorrei essere apprezzata per la mia cultura e il mio cervello.

 

Mah, come già scrissi, come farò mai a conoscere la sua cultura e il suo cervello se nemmeno mi permette di bere con lei qualcosa di liscio e gassato?

Sì, di mestiere non sono un radiologo, dunque non dispongo degli strumenti per la Tomografia Assiale Computerizzata, detta comunemente TAC, nemmeno dell’ago per calcolare le variazioni di frequenza dell’elettroencefalogramma di questa qua.

Per me costei è solo toccata, nel senso che è matta, sì, sarà una schizofrenica che odia ogni contatto fisico, eppure col mio tocco la curerei da ogni sbalzo anomalo del cuore.

Stabilizzandole l’umore. Lei, facendo la superiore o forse la suora superiora, mi dirà che ho la testa piccola.

Dunque, le canterò la hit d’Ivano Fossati:

È un rock bambino 

Soltanto un po’ latino 

Una musica che è speranza

 Una musica che è pazienza

È come un treno che è passato 

Con un carico di frutti 

Eravamo alla stazione, sì, ma dormivamo tutti

 

Sì, la devono finire queste donne di voler essere apprezzate solo per il loro cervello quando in verità vi dico che sono rimaste solamente delle coglioncelle.

E codesta mentecatta, da me citata, forse anche eccitata ma non lo vuole ammettere e dunque non permise che potessi metterglielo, è una falsa, è come la Monaca di Monza. Sì, prima sostiene di non essere una donna da Motor Show, sì, una di queste zoccolone bombastiche con le tettone e le coscione che attirano, eccome se tirano, tutti i fanatici delle macchine e del motorino, del trivellatore martellino pneumatico, poi fa la gran signora della minchia.

Sì, prima indossa il burqa ma dopo 5 min. inserisce su Instagram la foto di lei in topless a Riccione.

Gli uomini sono pure peggio.

Molti di essi sono machiavellici. Sì, per loro la figa, no, il fine giustifica i mezzi.

Vale a dire che giammai doverosamente studiarono ma, leccando di qua e di là, a Bologna dicono… andando avanti a “cucci e spintoni”, ora si son sistemati da panzoni.

Sì, da adolescenti copiarono i compiti da ogni secchione. Tanto l’importante era avere il pezzo di carta per dettare legge da tromboni. Sì, prima non sapevano scrivere nemmeno sotto dettatura, adesso si son dati alla dittatura.

Per loro, per tali impostori è importante solo quella…

Ovvio, si capisce. Loro ricattano dietro le lauree ogni Laura, ragazza un po’ arretrata, rimasta un po’ indietro ma che comunque ha un gran didietro. Dunque, le fanno da educatori e la imboccano…

Sì, il novanta per cento della gente è nel cervello bacata. Molti disagiati invece solo nelle braccia bucati. Sì, la loro testa va bene, è l’uccello che non funziona. Allora si danno alle sostanze artificiali poiché, detta come va detta, cioè in buona sostanza, vivono orgasmi da Il cielo in una stanza.

Mentre io ringiovanisco a ogni ora, seguendo la filosofia di Benjamin Button, vedo molte persone che si sbottonano soltanto arruffianandosi il padrone. Poiché, senza fare i crumiri, non si può mangiarsele in un sol boccone. Sì, son furbi, sanno che non bisogna farla fuori dal vaso, perciò non si slacciano mai i pantaloni se non con la segretaria dei miei bracaloni.

Sono come il dottor Balanzone. Uno che si spacciò per dottore ma in verità vi dico che anziché fare il sapientone coi destini altrui, eh già, l’avrei visto bene in Piazza Maggiore, qui a Bologna, nella notte di San Silvestro.

Già, a Bologna, alla mezzanotte della vigilia dell’ultimo dell’anno, dunque già a Capodanno, ah ah, minuto più minuto meno, bruciano il cosiddetto vecchione. Un fantoccio di cartapesta gigantesco per ardere ogni frustrazione dell’anno oramai andato a puttane.

Sì, una volta invitarono pure Roberto Vecchioni che si esibì con le sue canzoni.

Tutta la folla di rincoglioniti cantò a squarciagola Samarcanda.

Mah, io l’ho sempre detto che è meglio Piazza San Marco di Venezia. Almeno lì c’è il leone, mica questi poveri bambagioni.

Ebbene, si sa, è arcinoto che io innanzitutto sia un tipo arcigno, spesso orgoglioso ma so rivedere le mie posizioni all’apparenza così inflessibili.

A differenza di molti di voi che si barcamenano e si barricano frettolosamente nel pregiudizio e stigmatizzano il prossimo soltanto sulla base di personali, solipsistiche congetture, io mangio un altro po’ di confettura, leccandomi i baffi poiché so che nessuno può darmi la fregatura, al massimo Titti la canarina vuole sfregarmi l’ocarina.

Sì, posso dichiararmi coerentemente un critico di Cinema in quanto, prima di tutto, io sono il critico più intransigente e severo con me stesso. Sì, sono al di là pure di ogni sesso, io sono asessuato in quanto lento come una lumaca.

Come no? Avete mai visto l’organo genitale di una lumaca, miei lumaconi?

Ma che volete vedere? Io invece vi vedrei benissimo, piuttosto che con le tartarughe dei vostri addominali da palestrati senza nulla in testa, onestamente fuori dalla finestra.

Ma quali feste! Smettetela! State sempre a ballare ma non conoscerete mai il ritmo musicale del vero uomo tropicale, l’uomo che non ha bisogno di scaldarsi poiché sa cucinare anche a tardo inverno delle rosolate patate bollenti senza bisogno di fare alcuna dieta speciale come queste donne anoressiche. Le quali, ossessionate dalla forma fisica, manco mangiano l’insalata.

Sì, a forza di non mangiare niente, pesano trenta chili. Non le vogliono neppure gli uomini con gli uccelli di 3 cm.

Laddove ravviso nella trama della mia vita degli errori di montaggio, appena adocchio qualche ignorante blogger, no, impresentabile blooper, riguardo la scena minuziosamente, apportando tagli e correzioni, limandone dettagliatamente l’intaglio.

Interpello l’editor di questo mio errore evidente, cioè me stesso, sistemando la pacchianata che salta all’occhio e assieme, dopo lunghe, profonde, ponderate riflessioni su come agire per apportare delle migliorie, concordiamo che la scena va rifatta daccapo. E non basta usare il tasto “split” per ricucire i tagli oramai non più raffazzonabili d’una vita che sta prendendo una brutta piega.

Donna, con me non allargarti. Chi ti ha dato tutta questa confidenza? Comunque, se vuoi che te l’alla(r)ghi, dammela, no, dimmelo, sì, confidami tutto a un orecchio. Non sono un ricchione.

Ora, mi spiego meglio. Che c’entra Facebook? Datemi tempo, non mettetemi fretta, mai più affettatemi coi vostri giudizi impietosamente lapidari e troppo drastici, radicali e irremovibilmente ottusi.

Sì, basta con lo starmi addosso col fiato sul collo. Sinceramente, è un momento della mia vita in cui bramo soltanto una donna, da me agognata, fortemente desiderata, segretamente sospirata, onanisticamente fantasticata nella vertigine delle sue cosce colossali, nel quale anelo solamente (a)i miei baci sul suo culo.

Non so se lei sia vergine ma vorrei spremerle sopra il mio olio d’oliva. Anche nella sua vagina penetrarla con spinte sopraffine.

Sì, in passato fui troppo schietto con le donne e da costoro lo ricevetti in quel posto con tanto di supposta da me usata per curarmi il mal di fegato amaro, avendo ricevuto rifiuti piuttosto tosti.

Sì, quando si dice… ah, tu hai fiuto, sì, peccato che lei non abbia voluto il tuo tartufo.

Ora, ve ne racconto una…

Una, sì, perfino davvero mi amò e desiderò che io e lei desinassimo assieme. Ma io mi comportai da asino e questa mula fu solo francobollata da un impiegato che lavorava alle poste.

Sì, a lei m’approcciai in maniera troppo sfacciatamente esuberante e sincera e, in quella sua calda sera per me invece gelida, mi servì una freddura, lasciando che un pretendente suo, più tiepidamente a lei corteggiatore, la invitasse a cena, arrivando poi alla frutta e al dolce d’una notte ingorda con tanto di crema e pene di spagnola.

Sì, la mia franchezza spesso mi fotte, sono troppo romantico come il Cinema di Andrzej Żuławski. Ah, sogno L’amore balordo in quanto uomo polacco che non pagherà però mai una polacca anche perché, diciamocela, se davi baci alla francese Sophie Marceau, cazzo, non avevi bisogno di andare con una dell’est o con un’asiatica.

– Ciao, Francesca, sei molto bella. Stasera pensavo che potresti accendermi la candela. Evviva la cannamela! Vai, Carmela!

 

Ricevetti una pacca sulla spalla ma soprattutto un calcio nelle palle.

Ora, gli adulti pontificano e se la tirano da Vittorino Andreoli quando in verità vi dico che sono più ipocriti di Giulio Andreotti.

Sì, passano le giornate ad esecrare i social, dicendo a destra e a manca che, anziché creare maggiore fratellanza, questi strumenti di comunicazione senza semantica hanno generato soltanto profili di merda/e dietro una finta maschera.

Un po’ è vero. Pullulano infatti i fake, coloro che non avendo le palle di dirti le cose a viso aperto, eh già, stanno acquattati nella trincea delle finte identità per bombardarti d’offese dietro una tastiera vigliacca.

In verità vi dico che tali vili, spregevoli soldati di lor sventura non valgono un cazzo. Battono solo la fiacca della meschina viltà bastarda.

Secondo me, questi se la fanno sotto pure con le puttane dei viali, dette bastarde. Sì, son talmente cacasotto che pure quella poveretta prendono per il culo. Sì, basta che aggiungano 30 Euro e possono farle la “sevizia” completa.

Eppure, Facebook servì a me per capire che ero indubbiamente pazzo.

Soltanto venendo a contatto, infatti, con la moltitudine di pazzi che impazzano, appunto, su Facebook, compresi di essere il più sano.

Dunque, prima di questo momento, debbo esservi sincero. Oggettivamente ero fuori come un cavallo. Però non da quello dei pantaloni. Sì, solo un pazzo lontano dalla realtà non poteva capire di essere meglio di questi pagliacci senza dignità.

E dire che m’ero fatto davvero un’idea strana di chi fosse realmente questa gente che mi trattava a pesci e torte in faccia. Appunto.

Gente che già prima dell’avvento di Facebook, eh sì, si celava dietro la giacca e la cravatta di profili all’apparenza inappuntabili. Poi, con l’arrivo di Facebook, queste persone aggiunsero al loro abito che non fa il monaco, eh sì, citazioni letterarie a mo’ di didascalie sotto ogni loro foto con sorrisi a trentadue denti. Estrapolando testi di libri che manco lessero. Neppure a letto!

Dubito perfino che abbiano loro stessi capito il senso dell’estratto affisso sotto ogni loro immagine ove s’atteggiano ad attori di Hollywood.

Sì, frasi usate a sproposito, utilizzate quando fa comodo per giustificare ogni loro borbottio esistenziale da paraculi.

L’italiano medio, eh sì, poi è un qualunquista. Durante tutta la settimana lavorativa, piange miseria, scrivendo post in cui, pur di elemosinare un po’ di solidale compassione, in forma diaristica, con tanto di emoticon umorali, ci propina e illustra pateticamente ogni sua giornaliera emozione più scontata e cretina.

Ci aggiorna perfino sui nuovi sovrapprezzi dei prodotti della Conad. Veramente, non se ne può più. Una cantilena ripetitiva di lagne, di urla vergate nella stilografica di maiuscole incazzature sbandierate ai quattro venti. Così, a mo’ di vanto, vomitano a raffica puttanate a vanvera.

Ci sono poi donnacce con le poppe che, dopo due mi piace, pensarono di essere delle dive e ora passano tutto il tempo libero a farsi selfie in bagno, mostrandosi semi-ignude. Sì, come dice il detto, andate da una, datele un dito e si prenderà tutti gli uccelli. Non era questo il detto? Ah no?

Sì, è una realtà davvero spettrale e animalesca quella che sta là in mezzo alle strade…

Ove gli uomini pensano solo a farsi belli per infilarlo dentro e le donne penano e tutta la pelano pur di prendere ancora più inculate nel far pen’ poiché, dopo anni di lotte femministiche, hanno come sempre ceduto al maschilismo che le vuole soltanto come oggetti sessuali. Ma, in mezzo a questa baraonda, a questo mercato rionale di fruttivendoli, di pennivendoli e di pescatrici con lisce e vellutate pesche, v’è anche tanta gente che non avrei mai immaginato che esistesse e che fosse come me.

Cioè due persone su miliardi di abitanti del pianeta Terra. Ah ah.

Sì, grazie a Facebook, ho instaurato amicizie e rapporti sentimentali davvero insospettabili. Con persone degne di nota e anche con donne degne delle mie notti che sono più belle dei vostri giorni.

Sì, ovvero ho trovato un amico e una donna. L’uomo dice che però è la mia donna e la mia donna dice che non è amica mia.

Mah. Finisco con questa perla, con questa super chicca:

– Ciao Sara. Allora, siamo amici da molto tempo ma solo virtualmente. Che ne diresti se io scendessi a Roma per incontrarci dal vivo in maniera molto viva e intima, forse tinta?

– Stefano, non credo nelle conoscenze tramite Facebook.

– Capisco.

Poi, lo sai, sono fidanzata.

– Sì, ma toglimi una curiosità. Il tuo ragazzo come l’hai conosciuto?

– Tramite Instagram.

 

Ho detto tutto.

Ricordate: Dante è il più grande, Matt Dillon è un ottimo attore, tu invece, se continui così, finirai spurgato.

Fidati: sei solo un ignorante che si diplomò al liceo classico ma, grazie a Internet, ho scoperto che, dopo il diploma, inseristi un pezzo davvero notevole dentro le calze a rete, no, solo in rete, intitolato Ho due diti medi.

Ecco, diti si può anche scrivere ma soltanto nel caso che costui avesse voluto riferirsi al singolo, singolare mio dito medio alzatogli dinanzi alle sue bugie immeritate in merito alla mia persona.

Sì, un demente del genere va sfanculato. A un babbeo del genere io non avrei dato nemmeno la licenza elementare.

Sì, è un uomo mediocre come Alberto Sordi de Il tassinaro e mi considera un fenomeno paranormale incontrollabile.

Va in giro a dire che io sia pazzo poiché non concepisce una persona, ovvero il sottoscritto, che anziché essere come lui, cioè un cafonaccio, riesca ad amare pure Franco Califano.

Mi reputa un coglione antiquato che non fa da mattina a sera un cazzo.

Sì, ho scritto cinquemila libri ma costui pensa che lavorare sia solo venire salariati da chi ti sfrutta.

Mi tratta da salame poiché lui paga a metà le tasse!

Di mio, continuo a leggere anche Torquato Tasso.

Anzi, sapete che farò? A questo burino toglierò pure la licenza del tassì.

Se non capirà come si sta al mondo, lo darò in pasto ad Harvey Keitel di Taxi Driver.

Da dentro la casa chiusa urlerà che io sono un porco e un puttaniere.

Al che, busserò di toc toc alla sua porta, presentandogli la mia faccia da culo, sussurrandogli dolcemente:

– Ok, salutam’ a mammat’. Sono venuto a farti visita. Ti ho portato della marmellata.

Ciao.

 

Sì, so che costui mi vuole vedere morto.

Invece, mi sa che dal Festival di Venezia gli manderò un regalino. La foto del mio Moro assieme a tre more.

Ah, allora non è mai contento. Gli donerò, per tenerlo buono, una Morositas. Sì, una bagascia negrona come lui.

A posto?

 

di Stefano Falotico

Tutte le strade della pazzia portano a Roma e il Joker è un satiro che giocherella innocentemente coi capitalisti, da cui la capitale o Marx?


11 Jul

jokerberlusconi

 

Nicole+Minetti+Nicole+Minetti+Bikini+SIQ0fu1CfL4l

Già vi narrai, giusto, delle mie scorribande mentali, delle mie perdizioni nel mondo segreto della notte più profonda ove mi persi e soccombetti al lunare, acquiescente zampillio del mio cuore sommerso nell’opalescenza più linda della mia brillantezza offuscatasi?

E del mio miracolo avvenuto a Roma molti anni fa? Trovate molti scritti in merito a tale mia rinascenza.

Persone poco spirituali, invero solamente agganciate alla scientificità più spicciola e materialistica, non ammetteranno mai che si sia trattato di un evidentissimo miracolo. Di quello che, in psichiatria, viene definito uno dei pochissimi casi nella storia di ritorno alla follia della vita umana dopo la bellezza incompresa dell’esistenza dissipatasi nei meandrici sotterranei della pazzia comunemente intesa.

La pazzia è qualcosa che non si può toccare con mano, è intangibile, come si suol dire, è perfino impossibile diagnosticarla da parte della cosiddetta gente normale.

Lo sostiene anche quel matto di Tom Waits quando alla domanda di Matt Dillon, in Rusty il selvaggio, se sia possibile capire quando uno è pazzo, sebbene all’apparenza non lo sembri, il mitico Tom gli risponde che non sempre è appunto possibile riconoscere la persona malata di mente e attestare visivamente, da una semplice occhiata per intenderci, se ci si trova/i di fronte a un pazzo la cui pazzia sia appunto manifesta, oppure se la sua follia sia irriconoscibile a prima vista poiché il pazzo che ne soffre, purtroppo o per fortuna sua, non cela né dissimula la sua insania, semplicemente non ne è consapevole così come gli altri, pronti a giudicare se sia pazzo o no, non sono coscienti forse di essere loro stessi (i) pazzi. E viceversa, in un continuum (in)equivocabile di fraintendimenti reciproci appunto pazzeschi.

È quello che io sostengo da una vista, no, da una vita. Ancor prima di aver visto, moltissimi anni fa, per la prima volta Il seme della follia.

E anche Il medico dei pazzi con Totò.

Non fraintendete inoltre quanto nelle righe seguenti vi esporrò dall’alto della mia modestia talvolta superba.

Per tempo immane, incalcolabile e oserei dire incommensurabile, io mi credetti sano e anche coloro che frequentai quando io mi considerai savio, eh già, mi reputarono una persona priva d’ogni qualsivoglia ombra di anormalità. Anzi, a dirla tutta, fui sempre reputato un ragazzo cervellotico, sì, un falotico. Sin troppo dunque normale e timorato di dio.

Molti pensarono che, avendo un cervellone, non fossi interessato alle passerone. Ma questo è un altro discorso.

Perché mai si associa puntualmente la serietà comportamentale con le voglie sanamente sessuali?

Cioè, si crede che se uno sia una persona in gamba, debba essere necessariamente un prete? Cioè uno a cui non interessano le femminili gambe e tutto ciò che può condurre al paradiso molto prima di compiere miracoli e ascendere al cielo?

Eh sì, se incontri Naomi Campbell degli anni novanta, non hai bisogno di andare ogni domenica a messa e non abbisogni neppure di fare il missionario come Madre Teresa di Calcutta, non devi dunque passare attraverso le stigmate di Padre Pio per essere beatificato. O no?

Sì, chiariamoci su questo punto cruciale poiché da qui parte tutto il resto…

Sì, si sente dire così in giro.

Se uno, ad esempio, fa lo scrittore e commenta la foto di una, inserendo la lapidaria, onestissima frase sintetica… sei una grande figa, la figa chiamata in causa gli risponde che lui non è uno scrittore vero per colpa d’averle scritto una banalità come tutti gli altri.

È uno scrittore, forse un grandissimo poeta, mica un eunuco. Ecco, sono situazioni imbarazzanti che creano disagi oserei dire incolmabili. Vuoti da riempire molto a perdere…

Sì, le donne esigono l’uomo lirico e non da due lire che impeccabilmente scriva loro odi e sillogi magnificanti le loro forme estasianti, prodigandosi in componimenti talmente lunghi che, mentre il poeta si scervella per regalarle loro, loro la regalano a uno che le fa sognare con la villa, la Porsche e le collane dorate.

Da cui il famoso detto… buonanotte e sogni d’oro.

Sigmund Freud disse che il pazzo è un sognatore sveglio…

Charles Bukowski invece coniò due perle da premio Nobel, ovvero: l’individuo equilibrato è un pazzo e alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre.

Ed è in virtù proprio di questi padri della mia psicanalisi che non sarò mai come Berlusconi ma un coglione qualsiasi.

Né pazzo né un Joker psicopatico, neppure un deficiente come quasi tutti.

Sì, Roma è la capitale di questa nostra Italia disastrata.

Nelle scorse ore, il litorale adriatico è stato sommerso da un nubifragio cataclismatico con epicentro Pescara, sì, diciamo un terremoto di acquazzone non vendibile al mercato Aiazzone.

Perché la gente ai supermercati dei grossi centri commerciali acquista solo uno dei film più brutti con Richard Gere, Come un uragano.

Sì, uno tsunami che le persone, alla sua vista, hanno urlato azz, ora sono cazzi amari.

Per forza, se piove di brutto, asciutti non potranno certamente esserlo.

A Roma risiede il Papa che giustamente pontifica in quanto pontefice.

Fellini vi girò Roma (evviva la fantasia per scegliere un titolo originale, diciamo) ma anche La dolce vita e altra roba, a Roma, Antonello Venditti filmò il suo cammeo sotto il cupolone de La grande bellezza e Sabrina Ferilli gigioneggia tuttora da ciociara, magnandosi un buon piatto di carbonara.

A Roma si concentrano i girotondini, godono i premier truffaldini e non poco volpini, sgallettano le vallette che svendono facilmente le mutandine ed è tutto un gran casino.

Solo il Joker vero e non quello finto, in mezzo a un mondo andato a puttane, formato perlopiù da pazzi, cammina tra la foll(i)a da vero cavaliere mascarato.

Ah ah.

Oh capitale, mio capitale, io non sarò mai capitano di niente.

Ma questa è la mia nave e non affogherò nel vostro oceano di porcate.

grande bellezza servillo ferrari loro sofia ricci medico dei pazzi joker

di Stefano Falotico

L’uomo che c’era e Rusty James vanno dal barbiere, video cult


18 Apr

MV5BYzgwNTFjZDYtNzFjMi00ZDE3LTllNTYtOGViYjkyZWYyZTI2XkEyXkFqcGdeQXVyNDAxOTExNTM@._V1_

Sì, mentre a Cannes assisteremo ai soliti noti, esiste nelle periferie bolognesi un uomo che, invero, ha sempre avuto poco a che vedere col Billy Bob Thornton di The Man Who Wasn’t There dei fratelli Coen.

Qui, potete vederlo in tutto il suo barbarico splendore. No, prima con la barba e i capelli arruffati, quindi con un’acconciatura tra lo sfigato, l’elegante Matt Dillon di oggi, lo sguardo stralunato da Nicolas Cage, il fascino ermetico di un Marcel Proust lungo le scalcinate vie felsinee un po’ rustiche.

Un uomo che, molti anni or sono, fu selvaggio proprio come Matt Dillon di Rumble Fish.

E adesso ha una voce roca da Tom Waits. Da cui, miei zombi, il film The Dead Don’t Die.

Un uomo che, chetamente, senza dare nell’occhio e senza imitare Marco Bellocchio, fotografa la vita meglio di Terrence Malick.

Guardando film a tutt’andare, leggendo riviste e libri altissimi con estrema concentrazione purissima. Corteggiando le donne con una finezza sottile come i suoi baffi ben rasati. Come la sua glabra gentilezza smodata.

Insomma, un personaggio monumentale.

Perché un tempo la mia vita, depressasi e mortificata per colpa di tanti ragazzi più sboccati di quelli del capolavoro di Coppola, si arenò a letto.

Ma colsi fra le ombre dei miei esistenziali reumatismi, oh sì, una bionda molto dolce.

Lei toccò le corde giuste e la musica cambiò. Dal lagnoso piagnisteo passai soltanto ad amori di ritmo “pianoforte”.

E da allora, dal b/n triste alla Roger Deakins, la mia vita virò al Technicolor.

In formissima e in formato Panavision, tutto vibrò.

Ce la possiamo dire? Senza se e senza ma?

Sono veramente un Genius.

Uno a cui non daresti una lira.

Infatti non me ne faccio nulla, oggi ci sono gli Euro.

Anziché suonar la lira, strimpello la chitarrina con voce dura da uomo che fuma sigarette a iosa e, col morbido catarro della sua gola profonda, ha mostrato che nella vita non servono le virilità competitive da idioti, bensì occorre il carattere maturo d’una mente immersa eternamente nei sogni lievi come ieri, come la vita nel suo dipanarsi flebile e poi tostamente grintosa.

Sì, la vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita.

Semmai, pensate di avere una vita magnifica e, come fanno gli strafottenti, prendete in giro le persone melanconiche. Perché vi paiono tristi, miserevoli e inesistenti. Una vita, la vostra, da illusi sognatori come in Bianca, con tanto di lezioni cattedratiche e battutine sul Mont Blanc. Da sachertorte di sfottò. Poi, la situazione si ribalta di colpo. In un batter d’occhio. Per i bastardi professorini, ora, in ordine di graduatoria primeggia La stanza del figlio.

Mentre per altri la vita è brillante in un battibaleno con tanti arcobaleni. Una vita imprendibile come Moby Dick contro tutti gli invidiosi Achab.

 

dav

 

di Stefano Falotico

Post giustamente presuntuoso: divinizzate e idealizzare gli attori e i registi perché avete preso un abbaglio esistenziale, amate invece la vita come se fosse Patricia Arquette di True Romance


14 Apr

arquette vita al massimo

Sì, non vorrei apparire un esaltato. Di solito, son solo in padella saltato. Uomo salato in quanto le carinerie stupide e ruffiane mal digerisco. Non sopporto neppure la gente che al cinema mangia i popcorn.

Quando mi reco in sala, di solito prima ero in cucina, anzi, nel corridoio.

Ora, conosco la vostra platea. Una galleria da mostra, anzi, da mostri di cera. Sì, una volta c’eravate. Ora, pulite solo il pavimento di cere. Mica una ceretta, tante cere. Sì, accendiamo un cero. Suvvia.

Sì, i nostri padri hanno fatto bene a ribellarsi, a fare la rivoluzione sessuale. Poi però, una volta raggiunti quei privilegi esistenziali, oserei dire corporei, fisiologici di cui abbisogna ogni uomo e anche ogni donna, sennò poi voi femministe dite che siamo maschilisti, ah ah, la generazione che c’ha partorito s’è seduta, come si suol dire, sugli allori.

Ha fatto tanto per combattere le false castità bigotte e poi ha creato una società paradossalmente ancora più ipocrita.

Oggi impazza il buonismo più becero e mentecatto, l’acidità stopposa spopola, il popolo a parole si ribella e nei falli, no, fatti è invece più conformista d’un impiegato del catasto.

Insomma, padri e nonni, sì, avete accatastato tutti i buoni propositi a favore di questo bieco ecumenismo solidale e combattivo nelle chiacchiere della retorica, invero così esecrabile. Menefreghista e asociale.

Vanno di moda infatti, oggigiorno, gli influencer. Quegli strani, equivoci personaggi da quattro soldi che comprano i followers e si professano tutor della vita tua, anche tutta. Meglio una tuta.

Siamo arrivati a livelli di follia assurda. Chiunque vuol far parte di questa folla perché non desidera di finire disintegrato, emarginato, semmai cassaintegrato.

Il pazzo, su disperate urla maniacali della sua religione distorta, radicalizzata e issata in gloria d’un pietistico, penoso elemosinare compassione, chiede a gran voce il reddito di dignità. Quindi, in maniera poco decorosa, vuole pure essere fuori dal coro, un’iconoclasta e, se un amico gli chiede soccorso, gli risponde che ha il braccino corto.

L’egoismo impera.

Eppure Once Were Warriors. Il più grande film di Lee Tamahori, poi rincoglionitosi con Next col Nicolas Cage.

Ecco, in quanto a pettorali, Nicolino è stato sempre un campioncino. Guardatelo in Con Air. Visto che bicipiti, che canottiera sudata? Roba che Bruce Willis di Trappola di cristallo è un lottatore di sumo.

Sì, miei somari. Fisicamente Nic Cage ha avuto sempre il suo perché.

Sì, in Nato per vincere, nella parte dell’emulo dei fratelli Abbagnale, non ha neppure la canottiera questo canottiere. Guardate che tartaruga. Che culturista questo Nic. Nicolas ha pure la sua bella cultura, sì, sì.

Nelle interviste non sta mai zitto. È logorroico, ci vuole una canottiera, no, una cannonata per placare la sua parlantina coltissima che salta di pelo, di palo in frasca.

L’espressione da pirla però è indubbiamente rimasta quella di Cammareri. Un vero panettiere, più che altro un “infornatore” di Cher.

Di puro lievito di birra…lui è rozzissimo. Non la corteggia, porgendole una Ferrari o un Mon Chéri della Ferrero, bensì della sua virilità da petto villoso va orgogliosamente fiero e, schietto, la prende per il verso giusto. Cioè, all’improvviso, cafonissimo, la cura da ogni ansia.

E sarà un amore da settimo cielo. Come farsi un viaggio in mongolfiera.

Sì, Nic. Un genio. Un viso da mongolo. No, non sto offendendo la virtuosa etnia della Mongolia, gente straordinaria. Mongolo sta ovviamente per pesce lesso. Nel senso di (s)figurato, da figura di merda.

Se mi trovate un altro attore con una faccia così che ha avuto il coraggio di regalare…

Ah, non la sapete?

Sì, Nicolas, dopo aver visto Patricia, perse la testa. In realtà, beccatemi un uomo che, dopo averla vista in True Romance, non vorrebbe avere con lei una vita al massimo.

Dite che esiste un uomo che, dopo averla vista in questo film, si farebbe monaco?

Certo, esiste. Infatti, più che in convento, sta in manicomio… ah ah.

Ecco, dicevo. Nic la volle, fortissimamente la volle. Un fierissimo, come detto, uomo alfiere e Alfieri. Miei pappemolli.

Patricia non era molto convinta. E allora disse:

– Va bene, ti sposo. A una condizione.

– Quale? Se poi litighiamo e divorziamo, ti devo pagare gli alimenti? Sì, ci sto. Tanto i soldi mi escono dal b… o del c… o.

– No, non è questa. Devi trovarmi l’autografo di Salinger e un’orchidea nera.

 

Insomma, qualcosa d’impossibile.

Bella cogliona l’Arquette. Va a chiedere questo al nipote del Coppolone? È uno con le mani in pasta dappertutto. Conosce tutti.

Figurarsi se non sapeva dove abitava lo scrittore de Il giovane Holden.

E per l’orchidea nera, invece, come felce, no, fece?

Facilissimo. Trovò un’orchidea selvaggia, che non è il film con Mickey Rourke e quell’altra Ubalda tutta nuda e calda di Carré Otis, prese il pennarello nero e la colorò.

Ah ah.

Il matrimonio comunque non molto durò. Entrambi girarono assieme Al di là della vita.

Con tanto di finale in cui Cage proprio non gliela fa a santificarsi e crolla di nuovo fra le braccia della sua Arquette. Ah ah.

Sì, erano guerrieri, ora non siete e siamo più niente. Al massimo, possiamo acclamare I guerrieri della notte di Walter Hill a celebrazione delle nostre adolescenziali notti affamate di amore e libertà.

Come dice Nanni Moretti, voi piuttosto siete così.

Sì, John Carpenter ha girato pure le sue stronzate oltre ai suoi capolavori immani.

Carpenter è umano. Errare è umano, perseverare è diabolico. E John infatti è diabolico, ah ah.

Mentre voi, sempre meno umani, vi siete ridotti a parlare solo di Cinema e Letteratura, di Musica e Pittura dalla mattina alla sera per darvi un tono. Mangiatevi un tonno.

Ma, secondo me, non sapete nulla né di Cinema né di vita.

Aveva ragione John Lennon. Prima dovete vivere a fondo per essere profondi. Solo dopo aver vissuto, anche di gola profonda, saprete giudicare meglio. Non solo il Cinema e la Musica.

Soprattutto il vostro amore.

E non sprofonderete. Neppure sproloquierete.

Non è che mi fate la fine invece del cammeo di Martin Scorsese di Taxi Driver, vero?

Sì, vi vedo abbastanza fuori controllo.

Voi uomini farneticate, vi spacciate per santi, poeti e navigatori. Per finissimi amatori. Invero so benissimo che avete visto tutti i film con Brandi Love. Quello è il brand. Solo quelli però. Non è che dal vivo, diciamo, ne vediate tante. O no?

Voi donne, ah ah, siete feromoni, no, fenomenali uguali.

Vi racconto questa.

Da qualche mese, c’è una tipa che indubbiamente mi attizza, poniamola così…

Lei faceva un po’ la difficile.

Al che, ho usato la classica tattica falotica:

– Ciao, bella. Come va?

– Ciao. Si tira a campare. Tu come stai?

– Sto bene. Ieri son stato con quella di cui ti avevo parlato.

– Che cosa? Sei allora proprio una merda. Cos’ha quella più di me? Io sono intelligentissima, coltissima, buonissima.

Perché? Dico… perché?!!!

– Vuoi la verità?

– Sì, certo. Forza, dammelo, no, dimmela subito.

– A forza di aspettare, mi son rotto le palle.

– Bravo, almeno sei stato sincero.

– Lo sono sempre. Addio, allora.

– Ehi, che fai? Dove vai?

– Che vuoi fare?

– Vedi, ho finito di lavorare. Piove, fa freddo. Peraltro, mi si è rotta la tv. Tu verresti ad aggiustarmela?

– Certo. Mettiamo a posto anche il canale a luci rosse. Ci stai?

– Ti amo.

 

Sì, fino a dieci anni fa la mia vita era così.

FortWashington

Ora è così.

cage cammareri

 

 

Com’è stato possibile tutto ciò?

Felicissimo? No, soltanto facilissimo.

Ho scoperto di aver un buon cervello.

E, dopo la prima volta, compresi che, a proposito di “quello”, Mark Wahlberg di Boogie Nights mi faceva un baffo.

Un gioco da ragazzi, non credete?

In questa vita, comunque, ce n’è sempre una. Non si può mai stare tranquilli.

Che palle. E che cazzo… Proprio un cazzone.

Ah ah.

 

di Stefano Faloticonato per vincere

mark-wahlberg-boogie-nights

cage cammareri

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)