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John Carpenter – Prince of Darkness, la prima monografia in inglese sul Maestro scritta da un italiano


01 Apr

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Amici, cinefili e non, continuano le mie avventure letterarie, istrioniche e flamboyant, nel mio stile corrosivo, quindi serio e puntiglioso.

Qualche giorno fa, avevo annunciato che assai presto del mio libro John Carpenter – Prince of Darkness, già regolarmente in vendita da mesi, nella versione italiana, sulle maggiori catene librarie, sarebbe uscita la versione internazionale.

Sapete che spesso faccio il buffone, esagero e vado fuori dalle righe.

Ma sono un uomo di parola.

Ed ecco qui la cover fronte-retro del libro.

Manca pochissimo e sarà sui maggiori digital store mondiali.

Insomma, il Falotico. Uno che mille ne pensa e che, a differenza dei chiacchieroni, lui sì che realizza, rende concreti i sogni. Aprendovi alla vita vera e a magiche visioni. La vita non può essere avere solo i soldi per comprarsi un visone.

Il Falotico, con calma da Jena Plissken e sorrisetto beffardo, è capace di passare dai saggi monografici a libri puramente erotici come Il diavolo è un giocattolaio.

Un uomo senza dubbio che ha il suo perché. Naviga fra montagne di celluloide, reinventa il Cinema, ricrea, ricicla come il miglior Tarantino, adora i romanzi di avventura e anche i noir, i film del grande John.

E, quando può, se può, va anche con donne di una certa rilevanza.

Un uomo dalla barbetta d’inconfutabile bellezza. A cui piace giocar con le sociali demenze per elevarsi oltre ogni superiore istanza. Con classe e rinomanza. Mica un uomo di panza. Ah ah.

Sì. sì, sì.

Insomma, un uomo carismatico come il miglior Kurt Russell.

Ogni Lee Van Cleef fascistone pensa di fregarlo e addolorarlo nella notte più buia.

Ma il Falotico non è uno che va giù facilmente, sgattaiola, restituisce il maltolto ai manigoldi e cammina, fischiettando.

Sì, gli si può dire tutto. Che si sia fottuto il cervello più volte. Potrebbe starci.

Ma va altresì detto che passeggia nel mondo con invidiabile portamento.

Sì, oltre a essere Kurt Russell, è anche Harry Dean Stanton.

Che MENTE! E giammai mente.

Miei mentecatti.

Dunque, attaccatevi ove sapete e accattatevelo ove va comprato.

Il Falotico non è mica un genio da quattro soldi.

È veramente un Genius-Pop. Un saggio che scrive i saggi. E questo è solo un assaggio. Ora, ci vuole un massaggio.

 

 

di Stefano Falotico

Qualcuno salvi Kurt Russell, eccetto Tarantino, e qualcuno salvi il mondo d’oggi falsamente natalizio


02 Nov

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TANGO & CASH, from left: Kurt Russell, Sylvester Stallone, 1989, © Warner Brothers

TANGO & CASH, from left: Kurt Russell, Sylvester Stallone, 1989, © Warner Brothers

Ieri, per la cinquemillesima volta, ho rivisto Ronin. La scena in cui Michael Lonsdale illustra a Sam/De Niro la leggenda appunto dei 47 Ronin è molto bella, stupenda.

Lonsdale gli dice che i ronin hanno scelto la gloria, hanno scelto l’onore, hanno scelto il mito. E De Niro, con enorme sfacciataggine cinica, replica che hanno scelto male.

Perché è tutta una questione di soldi…

Spero mi possiate e soprattutto vogliate seguire nel mio ardito, labirintico ma esaustivo ragionamento.


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Da Jena Plissken a rincoglionito Babbo Natale il passo è breve

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Stamattina, invece, molto scoglionato, ho guardato sfrontatamente un porno in cui un ragazzino, appena maggiorenne, si scopa di sana pianta una milfona dal culo enorme e magnifico. Quindi, in preda a insanabili sensi di colpa, ho riguardato il trailer integrale di Qualcuno salvi il Natale con Kurt Russell in versione Babbo Natale, con tanto di renne simil E.T. che volano nella Luna e Kurt che, alla fine, diventa Billy Bob Thornton di Bad Santa. Ecco, guardare il filmato promozionale di tal zuccherosissima pellicola per famiglie non ha ripristinato la purezza mia perduta da tempo immemorabile, andata a farsi fottere. E, come spesso mi accade dopo un onanismo sfrenato, son diventato una creatura da Cinema di Paul Schrader, una sorta di Ethan Hawke di First Reformed, dilaniato dai suoi dubbi, dalla sua fede invero agnostica, turbato, sconsideratamente spaccato in due fra la mia parte capricciosamente irrequieta e la mia anima spesso metafisica e trascendente. No, son giunto alla conclusione che la verità del mondo non sta né in uno squallido porno ove un ragazzo poco più che pubescente si tromba una gnocca da paura, per eccitare gli arrapati, bavosi o(r)moni ai quali, nella scelleratezza della mia madornale masturbazione lasciva, mi annessi svergognatamente, né nel Natale can(dido) e da canditi. Una festa originariamente stupenda, al solito traviata… dalle esigenze commerciali di un mondo occidentale orrendo ove il 25 Dicembre siamo tutti buoni e prendiamo per mano la vecchietta claudicante, fermiamo il traffico e, come dei cani pastori tedeschi, l’aiutiamo ad attraversare le strisce pedonali. Dunque, lasciato che lei s’incammini verso casa, ci fermiamo a una gelateria e offriamo un buon gelato al bacio a un bambino sgridato dai genitori, addolcendo sia figlio che suoi procreatori con cinque minuti di leccata… gustosa. Poi, una volta nel nostro appartamento, nonostante la nostra vita sia oberata da casini insormontabili e siamo nella merda da sabbie mobili più lerce e inculanti, accendiamo la tv e ci commuoviamo per l’ennesima volta con James Stewart e La vita è meravigliosa. Aspettando la notte di San Silvestro ove, oramai cresciutelli, non andremo più in giro a far bagordi ma, annoiati e più porci, rideremo amaramente con Una poltrona per due. Sempre più consci che non possiamo fare niente per cambiare il mondo e ha vinto, come volevasi dimostrare, il qualunquismo, hanno vinto gli idioti, quelli che si son parati le chiappe. Che fanno un mucchio di baiocchi alla faccia dei fessi, dei poeti, delle persone sognatrici, sognanti e immaginifiche, pigliandoli per il popò e urlando loro che, se finirono male, è perché sono dei Lucignolo da Paese dei balocchi. Sì, esatto, scusate la ripetizione… che non abbiamo voluto apprendere “niente” perché recalcitranti ai falsi buonismi pedagogici, al fascismo ideologico, alle regole bacate del pensar comune presuntuoso e stronzo. Sì, Baiocchi! Uomini panettone che mai spenderanno un soldo coi cinepanettoni. In fondo, che cosa possono darci film come Hard To Be a God? Sì, un tempo guidavo la Panda e ora continuo a mangiare il Pandoro. Sono un uomo da WWF in via di estinzione, una razza “speciale”, un mammifero della famiglia Ursidae o forse solo di quella degli Addams. Così, sulla destrorsa R 101, adesso la sera abbiamo L’ora del Teo, programma radiofonico per bacucchi pasciuti ove il “veterano” Teocoli, non sapendo più che pesci pigliare, dopo aver smaltato il fondoshiena di Berlusconi in maniera an(n)ale, sfrutta la passione nazional-popolare degli anziani pensionati, il Calcio (!), sputando nel piatto in cui mangia nello scimmiottare, con le sue patetiche parodie, gli stessi personaggi che appartengono al suo ricco mondo vizioso e laido. Nelle sue caricature, Ancelotti è un tortellone e Ronaldo un puttanone. Lui invece cos’è? E vomita populismo tristissimo da uomo fintissimo e deficientissimo. Recuperando dal suo “cilindro” il giammai morto Felice Caccamo. E, dieci minuti dopo, deride invece gli stessi “napoletani”, gridando apertamente che è un popolo di falsi invalidi che sfrutta biecamente lo Stato per non fare un cazzo da mattina a sera. Se lo dice lui, che è di Taranto e invece ha lavorato come un negro in sketch comici di scosciate e Mediaset, è credibilissimo. Non vi pare? Con l’oca giuliva, Silvia Notargiacomo, che gli dà pure ragione e asseconda i suoi miserabili sfottò, intercalando con “meraviglioso!”. L’Italia è questa. Qui son tutti santi, guai a dire loro che, fra una predica e l’altra, vanno a notte fonda sui viali per un pompino “extracomunitario”, dopo che hanno votato Salvini. In Italia sono tutti artisti e attori, creativi e grand’uomini. Anche grandi donne. In Italia sono tutti virtuosi. Se vai da una e, come nell’epico sessantotto, dopo averla amabilmente corteggiata, le dici… be’, si è capito che voglio leccarti la figa? Lei ti darà un mal rovescio e ti bloccherà subito anche se le piaci da morire e in realtà è già bagnata perché, appunto, lei è donna di classe e non andrebbe mai da un ragazzo, sul quale in vasca, si masturba, a dirgli che vuole succhiargli il cazzo. Fa molto, molto male. Ha sostituito il sesso grandiosamente libero, come appunto negli anni settanta da Woodstock, col moralismo fradicio e ipocrita da Maurizio Costanzo. Nel sesso normale fra due persone adulte non vi è niente di peccaminoso e osceno. È giusto che cominciate a prendere confidenza con la vostra sanissima natura umana. Invece che mascherarvi nelle agghiaccianti santità imbecilli. Che poi le suore… Se invece il figlio di Benetton le dice che vuole leccargliela… pur di fare la comparsa nel nuovo film con De Sica, accetta pure di leccarlo al produttore… e servirgli perfino la colazione a letto con tanto di “cornetto alla crema” a suo marito, dapprima fottuto! Ben vi sta. Ben sta a quelli che pensavano che studiando da mattina a sera sarebbero ascesi alla nobiltà e invece, come tutti, son stati fregati e al massimo hanno rimediato un lavoretto da pennivendoli, ben sta a quelli che han voluto il reddito di dignità, passando le giornate ad ascoltare Alessandra Amoroso e a scopar… le zoccole dalla cantina. Ben sta anche a quelli di Sinistra che si son ridotti solo a giudicare i film, a cazzeggiare da recensori della mutua e, nel quotidiano, leggono solamente i marxisti quotidiani, prendendolo appunto, comunque, nell’ano. Son tosti questi ma non sanno chi è Tolstòj! Ben sta a me che mi sono ribellato ai bullismi e ne sono uscito ancor più massacrato, ben sta a quelli che facevano gli adulti a vent’anni, andando da quelli “deboli” e sbeffeggiandoli nel mandare loro Antonacci con Liberatemi, maltrattandoli da poveri cristi, anzi diavoli, ben sta ai cosiddetti intellettuali che hanno soltanto creato, con le loro demagogie e le loro assurde prese di posizione, un mondo ancor più bugiardo di prima e malsano, dolcificato e bigotto, filisteo e corrotto. No, io non sono un “grande” perché si dice in giro che sia un puro, altra parola da aborrire. Ché ai buoni selvaggi di Rousseau non ho mai creduto e avevo letto già troppi libri a tredici anni per essere Massimo Troisi. Tornando a Ronin… un mio amico mi ha vivamente sconsigliato di pubblicare il mio racconto in un’antologia in cui saranno pubblicati, su un migliaio di candidature, solo venti, selezionati testi, fra cui il mio. Perché mi ha detto che non ci guadagnerò niente e la gloria non è più di questo mondo. Io non sono mai stato di questo mondo. E sono sufficientemente pazzo per non volere una lira. Sulla mia lapide, un giorno, scriveranno: qui giace Babbo Natale e San Francesco Falotico. Sempre meglio della scritta qui giace Kurt Russell, un uomo molto arrabbiato da Jena Plissken, polemico contro i potenti, che a forza di stare con Goldie Hawn è diventato barboso prima che barbuto.   Fatto sta che Qualcuno salvi il Natale io lo vedrò. E mi sa che rivedrò anche quel porno… Eh sì. Perché non sono un falso. Adesso, scusate, mi scappa di cagare. La mia merda puzza come quella del Papa. La vita è un pugno allo stomaco, sostanzialmente una pugnetta. Anche quando puoi permetterti di essere come Kurt Russell. Perché sì. Un tempo, Teocoli prese in giro due poveri vecchietti, definendoli tragicomicamente Tango & Cash. Con tutte le stronzette dello studio che si scompisciavano dal ridere. Che maiale. Benvenuti nel regno della razza umana. Sono molto giovane.  Lascio ai cretini e ai tromboni le certezze del cazzo. Sono molto giovane. Ero ingrassato. Spero che questi pantaloni mi calzino a pennello come le vostre imbecillità da teste di minchia. Altra presa per il deretano. Sì, così mi piaccio. A te no? Me ne sbatto.    

 

di Stefano Falotico

 

 

 

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Il refuso è la bestia nera di qualsiasi scrittore, sceneggiatore, da me ribattezzato “refusum” peccatorum


07 Jun
Jennifer Jason Leigh at an Aug. 10 publicity event in New York City for the movie "Good Time." (Dia Dipasupil/Getty Images)

Jennifer Jason Leigh at an Aug. 10 publicity event in New York City for the
movie “Good Time.” (Dia Dipasupil/Getty Images)

Sì, scrivere è spesso un refugium e, quando capita il maledetto refuso, devi invocare in litania la Madonna, perché sei costretto a rieditare il testo (potevo reinserire devi ma sarebbe stata una ripetizione).

Ieri, ho pubblicato un post su Jennifer Jason Leigh. Perfetto, inappuntabile. Ecco, è sempre come nei temi scolastici. L’autore del testo, pur rileggendolo mille volte, sebbene sappia che quella parola o quell’espressione, quella frase sia grammaticamente sbagliata, non se ne accorge. E qualcuno giustamente gli segnala in rosso l’errore.

L’altro giorno, su chedonna.it, ho visto una che ha scritto un articolo intitolato Nicolas Cage sull’astrico.

Astrico si dice pure, ma in dialetto. E costei, su mio suggerimento, si è corretta. Per non finire licenziata e sul lastrico.

Ma, abominevolmente, son stato colto dagli spasmi quando, dopo aver pubblicato il post sulla Leigh, ho visto un mio errore immane. Anziché scrivere filmografia alla mano… ecco che compariva il terrificante ha la mano…

Terribile, al che ho fatto come Pacino/Dunkaccino con Adam Sandler, chiedendo immediatamente al mio capo di aggiustare senza aspettare un attimo.

Quello da me scritto, più che refuso, si chiama lapsus. Quando uno scrive qualcosa ma, essendo già concentrato sulla frase successiva, la mente gli gioca brutti scherzi di digitazione. Infatti, subito dopo usavo il verbo essere, e quindi, per facile associazione mentale, andai a parare sul verbo avere.

Vi garantisco, ad esempio, che quando si scrive un libro è un processo sfiancante. Sembra tutto lindo e immacolato, a prima vista, poi ecco che spunta un refuso, ne spunta un altro, lo correggi con una parola più appropriata ma a quel punto la frase non sta in piedi, perde del suo potente significato, e devi riscriverla interamente. Una volta riscritta si accorda col contesto? O stona? Cacofonie! Anacoluti! La metrica non scorre, è farraginosa, no, rifacciamo tutto daccapo.

Per i dialoghi dei film è ancora peggio. Sulla carta semmai sembra che funzionino alla grande, poi noti che se vengono recitati perdono in potenza espressiva. Allora devi aggiungere qualche tocco, limare le battute o estenderle, per intonarle al volto degli attori. Come dire… se buzzicona lo dice Christian De Sica funziona, se lo metti in bocca a Kenneth Branagh sortisce un effetto straniante. Ma potrebbe essere un film con Jon Belushi con Otello protagonista.

Come dire: se Ceccherini recita le battute di Grosso guaio a Chinatown, lo denunciamo, se vengono dalla bocca di un Russell così conciato ci stanno.

Come dire: si può scrivere tre volte come dire in 150 caratteri e dunque scriverlo quattro volte di seguito? Sì. Ah ah.

di Stefano Falotico

Questo non è un sogno, a volte ritornano dopo i big trouble(s), geniali e immaginifici


02 Jun

Ça va sans dire

Signore del male

Che vuoi dire a uno come me?

 

Kurt Russell è la dimostrazione vivente che la virilità e la grandezza di un uomo non si misurano dalle donne che ha avuto


25 May

Kurt Russell

Fratello Kurt, ti scrivo questa lettera, sperando che quando la leggerai ti troverai in buona salute, come sempre ho evinto, guardandoti sul grande schermo. Sei sempre stato uomo di robusta costituzione fisica, dalla possanza taurina, uomo dallo sguardo languido e romantico sorretto da un fisico statuario e imponente. Quindi, nonostante gli anni passino anche per te, so che or che leggi questa mia epistola sei ancora un man che sa usare le pistole come in Tombstone.

Ora, amico, permettimi innanzitutto di porgerti le mie doverose scuse. Recentemente, in molti miei scritti su di te, ho chiamato il tuo personaggio di Grosso guaio a Chinatown… Jake. Non so come mi sia saltato in mente di scrivere Jake. È Jack, ovvio. E opportunamente ho rieditato e corretto questi scritti erronei, aggiustando il refuso come si confà, e tu certo ben saprai, alla mia precisione, alla meticolosità chirurgica del mio bramato, anelato e comunque impossibile perfezionismo. Col tempo, amico caro, ho affinato sempre più le mie doti da letterato e, appena m’accorgo di essere in errore, nei miei romanzi come nella vita, corro ai ripari, m’informo e aggiorno di revisioni la mia esistenza. Mettendo nero su bianco le mie emozioni che, in quanto tali, suscettibili di fallacità, son soggette all’imprecisione, e peccano d’inesattezze vistose. Sì, la tua vista come va? Abbisogni degli occhiali? Sì, alle tue premiere spesso inforchi grosse paia di lenti, e mi complimento per il tuo stile vintage, come si addice d’altronde a un uomo di gusto retrò. Tu, a proposito, preferisci che scriva rétro? È parimenti corretto, dimmi tu ove vuoi che metta l’accento.

Ecco, io e te, sino a prova contraria, siamo uomini e la verità, fra noi, possiamo dircela.

Sai, il mio post sulle donne arriviste che vogliono solo i soldi sta scatenando discussioni infervorate su Facebook. E ancor continuano le faide animalesche e sessiste fra i miei contatti che, anche senza tatto, se le danno di “santa” ragione.

Una ha scritto… scusate, voi non vi vendete per guadagnare lo stipendio? E poi ha rincarato la dose in preda al suo risentito orgoglio femminile da innalzare in troia, no, gloria…

Inoltre, sappiate che esistono dei sodalizi, artistici, mistici o intellettuali, in cui uno mette il talento o le idee e l’altro li finanzia, allo scopo di realizzate un progetto comune. Questi sodalizi sono molto più profondi e duraturi di meri accoppiamenti romanzati indotti dagli ormoni.

A costei, con la gentile eleganza che sempre ha contraddistinto la mia signorilità distinta, non ho replicato d’istinto, ma le ho solo sussurrato un… guarda, ti trascrivo per filo e per segno lo scambio di battute:

Falotico: – Semmai posso esporre la mia immagine ma carnalmente non mi vendo. Sono due cose diverse.

Donna: –  Infatti. Molto più deprecabile è vendere l’anima!

Falotico: – Io nella mia Arte non vendo mai l’anima, semmai la esploro affinché persone con un sentire simile o affine al mio possano fruirne, creando empatie emozionali. Si chiama feeling e transfert emozionale, non si chiama prostituzione.

 

Ora, amico Kurt, ti dico questo perché tu hai avuto solo due donne in vita tua. E da anni immemorabili sei compagno fedele di Goldie Hawn. Sai, da te che sei stato il rude e macho Jena Plissken, menefreghista un po’ gretto e sprezzante, tu che sei stato il misogino porcone Stuntman Mike, tu che sei stato il camionista JACK Burton, mi sarei aspettato, per l’appunto, che avessi avuto vagoni e camionate di donne.

Sì, sei un uomo che spicca per la sua indubbia fotogenia, innatamente, dannatamente carismatico ma ti sei accontentato di una sola Goldie. Che tu, so benissimo, sai “inzuccherare” e “inzaccherare” nell’intimità del vostro amore.

Anch’io, amico Kurt, a conti fatti ho avuto solo due donne a livello prettamente fisico anche se a essere onesti credo che mentalmente le abbia avute tutte. So anche per certo che sei andato a visionare nel mio canale YouTube, e avrai rinvenuto uno dei miei primi video in cui, con faccia strapazzata da culo, cercavo affetto e coccole dalla mia amata.

Ridiamoci su.

Insomma, siamo belli, piacenti, in noi scorre il backdraft della passione, ma ne preferiamo soltanto una ma buona, e che semmai non è per niente bona, piuttosto che darlo di qua e di là alle prime puttane che ci capitano a tiro. A te, Kurt, continua a tirare?

Siamo carpenteriani.

Ora, caro ti saluto, e spero che il tuo nuovo film con Tarantino possa essere Cinema puro bellissimo come pure puri lo siamo noi. E intoccabili…

 

di Stefano Falotico

 

 

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La biblioteca dei ricordi, il mio sapor vanesio, Big Trouble nella mia Little China


15 May

Kurt Russell grosso guaio

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Ragazzi, con questo non voglio dire che sono un uomo di mondo e che la vita per me non ha più segreti. Anzi, sono convinto che il nostro pianeta ci riservi ancora molte sorprese, e che bisogna essere dei deficienti per credere che in questo universo siamo soli.

(Jack Burton, alias Kurt Russell da Grosso Guaio a Chinatown)

Ora, intendiamoci bene, figli di puttana. Nella mia vita ho udito tante di quelle stronzate da poter riempire la pattumiera di Chicago. Da cui ci cago di notte…

Nel 1994, circa, andai a vedere uno spettacolino di Corrado Guzzanti, un sinistroide che meriterebbe di essere preso a calci nel culo perché contesta una società a cui lui stesso aderisce con pose da gallo. Alla fine di questa patetica messa in scena, in cui il nostro Corrado aveva vomitato idiozie, ricevendo applausi da parte di un pubblico più idiota di lui, lo stesso che apprezzava quelle porcate oscene di Luttazzi, mi sentii dire che Guzzanti è meglio di De Niro nel Frankenstein di Mary Shelley di Branagh.

Ora, vi prendo una foto di De Niro in quel periodo, aveva una coda da cavallo che ci fa capire perché Naomi Campbell voleva il suo “mostro”… sacro.

Sul mio conto si raccontano tante leggende, alcuni sostengono che io sia come Lupin, altri dicono che sono un giovane in un corpo da vecchio oppure un vecchio in una faccia d’angelo. Altri dicono che Il ritratto di Dorian Gray mi fa un baffo. E il detto che le donne baffute son sempre piaciute è una grande stronzata. Non sono David Lo Pan, ma ogni mattina vado a comprare il pane. E do pene alle donne che mi amano.

Sì, io mi son sempre applicato da autodidatta, e son uomo di tatto, talvolta anche ratto. So come toccare nei punti giusti per stimolare reazioni piacevoli, sia nelle donne che apprezzano le mie mani morbide di dito medio gustoso e ficcante, sia negli uomini che adorano la mia voce erotica e, quando la sentono, hanno un orgasmo.

Sì, ecco alcuni libri della mia adolescenza. Comprendere e tradurre, firmato dagli altri anche da Umberto Eco, e Manuale di Scrittura, anche se dei latinismi e del vocativo, cioè il caso dell’apostrofe, del richiamo fatto in tono emotivo e con enfasi me ne son fottuto. Ho sempre vissuto nel mio present continuous, e sapete quando questa forma verbale si usa? Per esprimere un’azione in fase di svolgimento, un’azione futura programmata in precedenza, disapprovazione nei confronti di un’abitudine considerata irritante. Così recita almeno il libro The Grammar You Need, e voi abbisognate sempre di grammatica.

I miei non son discorsi di prammatica ma le parole giuste di un uomo pragmatico e anche paradigmatico. Sì, ecco la mia massima apodittica del giorno: Fuga da Los Angeles è un film post-apocalittico e ho sempre preferito una buona caramella all’eucalipto ad Apocalypto, sì, il film di Gibson.

Fino all’età di diciotto anni giocavo a Calcio ed ero un fenomeno. Ecco una delle coppe che vinsi. Voi, donne grasse, già all’epoca, mie palindrome, mangiavate la coppa… sì, quella parte delle vostre maialine. E voi uomini vi masturbavate sul culo di Alba Parietti ne Il macellaio. Sì, donnacce, poi andavate nei bagni, anche al mare coi bagnini, della scuola a ciucciare i salsicciotti dei bulletti. Una vita lardosa, laida e schifosa.

Quelli della mia età andavano con qualche bagascia per sentirsi fighi. Ho detto tutto.

E soprattutto non voglio più sentire puttanate sulla mia persona.

Verranno fuori dalla bocca di uno che ama prendere per il culo ma è stato lasciato dalla sua tipa perché non sapeva neanche mangiare lo yogurt.

 

 

 

di Stefano Falotico
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Attori bolliti: Kurt Russell


12 May

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Era ovvio che dovesse capitarmi a tiro il grande Kurt, che io qui sberlefferò con brio e sano sadismo. Ma come? Vi chiederete stupefatti voi. Proprio ora che è giunta notizia che sarà nel prossimo film di Quentin Tarantino, Once Upon a Time in Hollywood, in un parterre che comprende gli altisonanti nomi di Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie, degli immancabili Tim Roth e Michael Madsen, e del redivivo, ultra-ottuagenario Burt Reynolds? Eh sì, proprio a maggior ragione, aggiungo io, rincarando la dose.

Perché al di là di Tarantino, che lo resuscita saltuariamente, Kurt Russell è praticamente scomparso da Hollywood e da anni arranca, con volto rubicondo e pacioccone, consolandosi con l’altrettanto attempata sua compagna storica, Goldie Hawn.

Ma andiamo con calma…

È nato in Massachusetts il 17 Marzo del 1951, esattamente a Springfield, amena località da non confondere con l’immaginaria cittadina della sitcom animata più famosa d’America, I Simpson.

Fra le tantissime particine da giovinastro scapestrato, è da menzionare almeno in quel periodo la sua prova pimpante ne Il computer con le scarpe da tennis, un film che già dal titolo è tutto un programma.

Quindi, come tutti sappiamo, diventa straordinariamente l’attore feticcio di John Carpenter, la faccia rozzamente nichilista che fa proprio al caso del regista di Halloween. Come dimenticarlo d’altronde nei panni di Jena Plissken nel capolavoro 1997: Fuga da New York e nel suo sottovalutato sequelremake Fuga da Los Angeles, ne La cosa, e come Jack Burton in Grosso guaio a Chinatown, senza trascurare il suo Presley nel tv movie Elvis, il re del rock?

Un attore inclassificabile, che gira soprattutto film, come si suol dire, gagliardi, per encefalogrammi forse non del tutto piatti ma comodamente in vacanza spettacolare, come Tango & Cash con Sylvester Stallone, il tronfio e pomposo Fuoco assassino di Ron Howard, il teutonico e indigesto Stargate di Roland Emmerich, il bel Breakdown di Jonathan Mostow e l’ottimo Indagini sporche di Ron Shelton.

Nel mezzo tanta robetta, dalla stupidaggine “cultUna coppia alla deriva di Garry Marshall con la sua consorte Hawn, all’ibrido Tombstone di George Pan Cosmatos (sì, il regista di Rambo 2 – La vendetta), da Gente del Nord di Ted Kotcheff (sì, il regista invece del primo e validissimo Rambo, First Blood) ad Abuso di potere di Jonathan Kaplan, e poi altri filmetti mediocri o solo sbagliati, La rapina, Poseidon…

Molti lodano la sua prova in Miracle ma invero io vi dico che è fenomenale anche nel film per bambini Dreamer – La strada per la vittoria.

Insomma, si è capito che tutto sommato mi sta simpaticissimo?

Detto ciò, mi fa tristezza che ora che è âgée lo voglia solo Tarantino.

Con lui ha appunto lavorato in Grindhouse, nel suo episodio A prova di morte, in The Hateful Eight e, se tutto andrà secondo i piani, nell’ultimo in dirittura d’arrivo.

Non mi accontento solo di un Tarantino spregiudicato che risveglia i “morti”, pretendo da Kurt di più. Molto di più.

 

di Stefano Falotico

Non tutti possono essere fan di Kurt Russell


11 May

Fuga da Los Angeles

Eh sì, il buon vecchio Kurt a cui dedicherò un post della “categoria” Attori bolliti, già da me opportunamente scritto ma in attesa di essere redatto, pubblicato, forse “redarguito”, ah ah. Eh sì, voi siete sempre pronti a redarguire le persone e gli attori, ma attenti ad ammonire, non espellete neppure sin a quando l’arbitro non ha esternato il cartellino rosso della vostra invalidità e dello scarso fair play del vostro sporco, lurido gioco, o forse “giogo”.

Sì, la dovremmo finire di catalogare le persone e plastificarle in questo mercimonio che è diventata tal vita edonistica e io dico impropria. Russell non ha mai rinnegato di essere un computer con le scarpe da tennis, sì, come me, che veste casual e non addebita alla gente, al primo che passa, crediti causali. Sì, lei è uomo, glielo dico e s’informi, che vuole addivenire, addivenire alle ragioni che stanno dietro una carriera che poteva avere più fortuna. Sì, lei è un dietrologo del cazzo, veda di far della “dietrologia” alla sua compagna e lasci pure che Kurt si sbaciucchi la sua attempata Hawn Goldie in campagna, perché è uomo bucolico, che spenna ogni pollo… una faccia da contadino zotico amatissima da Tarantino, uno che in Grindhouse mangia un hamburger alla piastra con tanto di piluccata di mani lercissime. Una creatura da Rob Zombie, un salsicciotto vivente spuntato fuori dalla cucina zozzissima di Jeff Fahey in Planet Terror.

Un terragno, un uomo che va dritto al sodo e canta con la sua bella come Elvis, il re del rock.

Care iene, con la J di Juventus, lui è ancora più Snake e mangia lo Snickers caramelloso dei vostri film “marmellata e slinguazzata”. Sì, slinguazzata è italiano puro, purissimo come un amplesso al cioccolato. In forma gergale, forse anche gutturale, è un bacio profondo che ti scioglie in gola e ti entra in culo soffice e cremoso…

È una pomiciata da manico di scopa…

A parte le stronzate, e Kurt ne ha girate tante, vedi Tango &…, fottutosi solo per avere cash…, Kurt è un fallito totale, e tu vedi di riorganizzare la cache del tuo cervello sbullonato, alza la “cloche”e infilalo in mezzo alle cosc’! Sì, è proprio una bella gnocc’!

Sì, Kurt è esperto di puttanate quanto io son provetto di onomatopeiche e giochi di lingua…

Sì, oggi è anziano. Sì, utilizziamo il termine giusto, anziano. Ma quale âgée, parola che come la scrivi la scrivi il tuo word ti darà errore. Che orrore queste donne “raffinate” che hanno paura della vecchiaia e per darsi un tono usano francesismi. Eufemismi per non dire a Kurt che è rincoglionito da un bel po’.

Sì, le vedo sfilare semi-ignude e poco asciutte su Instagram, in attesa di Un grosso guaio a Chinatown, del loro Jack Burton che le svecchi, appunto, da vite oramai rammollitesi e da segretarie “tu mi stufi”. Sì, van eccome “stufate”, in maniera arrostita, quasi come un roastbeef bisogna far loro delle “indagini sporche”.

Kurt è uomo rozzo che non sa che si può dire ròsbif oppure ròsbiffe o rosbìffe.

Non è fornito, ma un nichilista carpenteriano e fa saltare tutte le luci. Sì, lui sa che questo mondo sta andando a troie, allora spengiamolo, da spengere.

Voi siete uomini da spingere? Vedete comunque di non rompere il cazzo. Soprattutto il vostro.

– Falotico, lei è pazzo, lo sa?

– Sì, e lei è un tonto, lo sa? O vuole che la raddrizzi io?

Dark Blue Russell

 

 

di Stefano Falotico

Anche Jena Plissken è invecchiato da rincoglionito


09 May

Sguardo da Babbo Natale, macchie sulla pellaccia spugnosa, occhio perso e canuta capigliatura da babbeo, appunto.

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The Hateful Eight – For your consideration


05 Jan

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Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)