Posts Tagged ‘Toni Servillo’

Sono iniziate le riprese di Loro di Sorrentino, ma chi è Berlusconi, e siamo tutti (Sca)marci?


25 Aug

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Eccolo lì al for(n)o imperiale il nostro Paolo, a dirigere la troupe per questo film su Berlusconi, interpretato dall’esimio Toni Servillo. Spunta anche Riccardo, nei panni dell’imprenditore che “riforniva” il premier del cazzo. Film molto atteso, ma mi soffermerei sulla panoramica italica, dando nel frattempo un’occhiata a quest’esibizione “notevole” di (para)culi.

Stamane, al cantar del gallo in tal finir tramontante dell’estate accesa, qui a Bologna, città tetra per antonomasia, son andato al bar a ristorarmi con un cappuccino, professione che i pii svolgono con devozione, “allattando” le suore quando il dì scende e qualcosa di blasfemo fa la “schiuma”.

Sì, l’Italia è un popolo di peccatori. Non me ne vogliate se dico il Ver(b)o in abiti miei “talari” da menestrello che trascorre le giornate nell’indolenza e nel dolersi solo dell’atmosfera grandinante delle tempeste mie ormonali.

Pasolini ebbe occhio profetico e ritrasse, ancor prima che “venisse”, con estremo acume la rabbia dei giovani, così scissi fra ciò che carpirono della morale e l’ambiguità della moralità falsa, cioè quella cattolica. Spinti a inserirsi in una società che non rispetta i loro amori puri, la loro voglia di esuberanza troppo allegra, troppo viva(ce). Dunque li punisce, castigandoli in “collocamenti lavorativi” demagogici, per alimentare la catena di monta(ggio). Non mi stupisce allora che nel nostro Paese dei piccoli si sia fatto strada, facendosene tante a “caro prezzo”, Silvio, l’emblema del sesso “elevato” a successo. E mi rattrista sapere che ancor in molti voterebbero quest’uomo così “facente” e così rifatto. Ormai la frittata è fatta e il bunga bunga la fa da padrone, cari servi della gleba.

Invero, stamattina, mi son svegliato triste e ho constatato, aprendo la finestra, che in giro ci sono molte puttane.

Questa è la parola di Dio, andate in pace e non in “pene”.

di Stefano Falotico00897607

Se Servillo sarà Berlusconi, io sono un Divo, e voglio narrarvi questa storia


11 Jun

La storia, da non confondere con Troia, sebbene i canti omerici nell’Iliade parlarono di cavalli con dentro uomini con la grinta di un toro…

Mattina altera, forse alterata, di me come sempre affabile nel traffico cittadino, poco pingue perché poche macchine vidi, sebbene un extracomunitario, cantandosela, vendeva il Resto del Carlino a un semaforo di colore… rosso come la sua pelle, al verde come il suo stipendio, giallo come i peggiori film di Dario Argento. Argenteo, poi mi diressi verso il solito bar, ove trangugiai una colazione “raffinata” a base di brioche salata parimenti proporzionale alla mia “dolcezza”, e di un cappuccino più “pio” dei monaci francescani. Riprendendo quindi a girare. Sapete, spesso mi girano e divengo in quegli attimi fatali come Attila, flagellando il mio (D)io a base di ire sgommanti come i tir della Domenica. Quindi, in un altro bar, allo “scader” di un caffè amaro come il mare d’inverno di una canzone rifatta più volte come Silvio, meditai su questo film, Loro, ove l’accento va posto nel modo più consono alla ricchezza italica della nostra Lingua vorace, forse solo verace come le cozze napoletane nella gola “profonda” di un uomo non partenopeo che tifa Milan. Sì, rincasai e mi “posizionai” appunto nella mia cas(c)ina, ove, quando sono triste, masturbatorio mi do al cul(t)o dell’osservanza di belle coscine. Facendo su e giù in stato “down” della mia dignità. La dignità! Da quando il Capitale ha preso podere, no, potere nelle testicolari teste di cazzo degli italiani, il lavoro “utile”, non umile, è divenuto una priorità. L’uomo invece deve venire e darsi alla creatività, altrimenti diviene svenevole. Donne, venite a me, urlava Berlusconi, uno che ne circuì parecchie, per il suo uccello liftato che ne gioiva, giovava, erano molto giovani. Io mi arrangio, arranco, non seguo il branco, sebbene abbia molto amato Marlon Brando. Sono un selvaggio, cari bulli e pupe.

Sono un ricco nell’anima, povero in canna, ma non fumo neanche le canne. Berlusconi, invece, a ottanta “ani” tira ancora di brutto, ma si crede bello.

di Stefano Falotico

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L’addio patetico di addio al Calcio del Tottone


29 May

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Ieri ho assistito a una “vergogna”. Sì, tante lacrime piovute da un cielo agghiacciante ove le frasi sperticate d’elogio si son sprecate come granelli di sabbia senza mare. Totti lascia la Roma dopo venticinque anni di “onorata” carriera. Ha vinto solo uno Scudetto ed è stato lo zimbello per via della sua sesquipedale ignoranza su tutto, dimostrandosi però “guerriero” di “valore” e inanellando colpi di classe indiscussi. Ma da qui a versar commozione da parte di Verdone Carlo ce ne passa. Uno spettacolo (ig)nobile, a simbolo di un’Italia che si affida a questi eroi di cartapesta, buoni a intascarsi altri milioni di Euro per “zoppicare” in campo con la pancetta e il “rutto” libero.

Devastato da tanta indecenza, riguardo questo.

 

di Stefano Falotico

L’ultima partita der PUPONE, che “grande bellezza”


27 May

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Ebbene, domani Domenica 28 Maggio 2017 sarà (forse) l’ultima volta che Francesco Totti indosserà la maglia della Roma. Un “uomo” che ha visto passare 3 papi, 6 sindaci e varie circonvallazioni, divenendo l’idolo pasoliniano perfino delle prostitute. Sì, le vidi piangere dinanzi alle sue prodezze come fossero state pagate da Berlusconi in un festino in Parlamento. Si svestivano e “allegramente” gioivano dirimpetto a un uomo Colosseo, no di classe colossale. Urlando “goal” a ogni “ficcata” di lor amanti “fendenti” come l’ambidestro del nostro “divo”. Totti, uno che di fregne se ne freg)i)ò parecchio/e, dalla De Grenet alla Blasi, sciorinando la sua “cul-tura” da personaggio classico romanaccio che non ha mai frequentato il Ginnasio ma soprattutto in “quelle” ha fatto molta “ginnastica”, superando Falcao a grosse falcate e non ricordandosi quando fu ucciso Falcone. Insomma, er PUPONE.

Un doveroso “omaggio” per questo suo last match di fine maggio. Un uomo di piumaggi.

di Stefano Falotico01093401

La grande bellezza, racconto ero(t)ico


27 May

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Salve, sono Gambardella. In questo pullulare pusillanime di scribacchini che vogliono “vergare” pagine “sudate” di passione, ove imperano le sfumature di grigio, anch’io voglio cimentarmi in un racconto “piccante”, dunque peccante, perché ricordiamolo viviamo nel Paese dei moralisti e dei benpensanti, quando è invece al “pen” pen(s)are che dovremmo darci. Voglion votare i grillini ma è ai femminili grilletti che dovrebbero “innalzarlo”. Spassionatamente, con un po’ di malincuore e giusta serenità antitetica a questo sentimento malinconico ch’è la mia notevole pigrizia, posso ammettere, anche se vorrei solo “metterlo”, che, nonostante le mie mille mortificazioni patite e il mio ego un po’ partito, nessuno è riuscito ad abbattere il mio senso gioviale, affabile, (dis)umano nei riguardi della vita. Sapete… tentativi ostracizzanti di volermi annettere alla comune massa volgarotta, e cercarono di “castigarmi” in un lavoretto all’insegna della demagogia più spicciola per “curarmi” dal mio invero innato bisogno di creatività, di sapidità euforica del mio animo sguinzagliante tra la foll(i)a. Così, per qualche tempo immemorabile m’addolorai e, “pun(i)to”, quasi mi convinsi che avessero ragione. Ma io sono appunto anima libera, che canta fuori dal cor(p)o, e vive di sue estasi esistenziali al di là delle mer(l)e esistenze “pie” e conservatrici di “valori” fasulli e fallimentari come la filigrana di uno zingaro proprio falsario. No, non mi avranno, e (r)esisterò in un altro(ve) tutto personale, “baionettando” di libri appunto liberi, di miei momenti estemporaneamente metafisici, addentrandomi nelle braci viscerali del tenebroso mio “stronzo” a cuor aperto. Sì, con questa frase son stato ermetico, ma fa parte del mio (t)essere. Ah, son tutti alla mediocrità tesserati e si plastificano in vite odoranti solo il dio denaro, per lo squallido compromesso dell’accettabilità sociale. Dio me ne scampi dalle socialità e da questi sorrisi ipocriti che pretendono tu ti conformi all’idiozia generale per un esasperante buonismo che in verità, vi dico, scontenta tutti. Allorché, fra i miei polmoni innaffiati di gaudio, anche se taluni ignoranti mi piglian per “gaio”, scrivo di quest’avventura trasognata, fantasticata, del mio uccello fanatica.
Ella stava seduta sul divanetto di una sauna, no, sala d’aspetto e, pettoralmente, mostrava il suo basculante balconcino mobile, lustrandosi le gambe carezzevolmente con le sue mani delicate da signora poco angelicata. In quell’accavallamento di ormoni, “rinvenni” le sue cosce muscolari, già pronte a “prostrarsi” al mio “coso” (t)irato. Mi avvicinai in modo felpato, infatti indossavo un felpino, e felino adocchiai le sue movenze felliniane. Donna di grandi curve abbondanti, su cui Valentino Rossi avrebbe “disegnato” le sue giravolte rallistiche, sgommando a velocità “liscia” delle sue “gomme” pneumaticamente dense di corpi cavernosi enfiati, dilatatisi nell’acceleratore forse di un’eiaculazione precoce. Sì, di lì a po(r)co l’avrei “oliata”, nel seder inchiappettata di mio “gusto”, e sarei “ribollito” così come l’aroma del caffè “vien su” mentre “lo” mandi giù. Ella stette al “giogo” e, cavalcandomi “a singhiozzi”, ebbe il suo “duro” affare, no, da fare, mentre io me la facevo di tutto gel e poco gelo. Scaldandola, ebbi maniera di “pittarle” il mio “amore”, circumnavigando la sua pelle di profonda gola “schitarrante”, forse solo di colpi di tosse scatarranti per via del “fallo” che mi (re)spingeva poc’ardimentosa ma via via comunque più carnosa.
Poi, andammo a mangiare una pizza a Canosa. E parlammo delle “imprese” del Canova, gustando un siciliano cannolo mentre dei ragazzi vergini si fumavan le canne.
Ah sì, il Festival di Cannes.
Ricordate: forse non sono intellettuale di spicco ma di “spacco”, sicuramente di “sticchio”.
Non sono distinto ma d’istinto e lì dentro “la” tingo. Non canto Tenco ma un po’ triste mi mantengo.
Ora, balliamo il tango, e poi ti toglierai, ti toglierei il tanga.

 

di Stefano Falotico

Toni Servillo sarà Berlusconi per Sorrentino, e Berlusconi come sarà a Sorrento? Riflessione falotica


09 Apr

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Credo che Silvio Berlusconi abbia sempre rappresentato la mia nemesi. Lui, uomo gioviale, di grana grossa, che si è sempre “addolcito” con “gentili” signore di “bocca buona”, pie a elargirgli pompini a tutto gas(ato). E lui accondiscendeva con indubbia cialtroneria della sua sfacciataggine ero(t)ica da “cavaliere” distinto, mentre io sono un asceta d’istinto. Non uno stinco di san(t)o ma nemmeno uno da tanti pezzi di “sticchio”. Sì, Berlusconi… se ne “avallava” di vallette, piluccando con godimento inesausto da vero maialino che fu premiato da altri italiani porcellini a divenire premier. E dire che, quando costui fu eletto, io compravo la rivista francese Premiere e, mentre lui “calcava” le passerone, io sognavo una passerella, invero conducendo una vita da San Francesco che parlava non tanto al suo uccello ma decantava i passerotti. Oggi, sul davanzale del mio balcone, s’è poggiato un piccione, caro Berlusconi, che hai fatto carriera grazie ai picciotti e, nonostante tu di altezza sia sempre stato un piccino, leccavi tutte le tettine e i balconcini. Il piccione mi ha chiesto del cibo ma a me non son rimaste nemmeno le briciole, cari (b)ricconi e sono uno scrittore che vive delle sue ispirazioni, mentre Silvio, a ottant’anni suonati e a mille ani trombati, continua con le “pressioni”, riducendo l’Italia alla fame mentre lui “le” sorseggia, e LORO ne succhiano… con tanto di aspirazioni. La vita è un percorso a spirale, non sperate in altro. Non mi puzza l’alito e non ho la puzza sotto il naso, eppur amo La grande bellezza.

In verità vi dico che, stufo delle mondanità, mi son dato alle mondine. E cavalco l’onda mentre Silvio vien sempre più macchiato di cattiva onta. Insomma, scrofe, son un uomo non servo dello Stato, ma forse ho la stessa cadenza meridionale di Servillo.

Ed è un piacere cadere, cari cascamorti.

 

Stasera ci sarà un’altra festa, io non vi andrò come al sol(it)o, ma mangerò e guiderò una Fiesta.

E tutti, mentre festeggiano, io infesto. Speriamo non m’investano… non voglio investimenti né investiture, io sono la iattura. Non amo neanche tanto vestirmi. Ma, per non aver pagato la Fiesta al supermercato, mi arriverà la fattura in questa degli animali fattoria.

Insomma, sono un factotum.

Alcuni mi chiamano fallito, altri mi chiamano Falotico.

 

Sì, Berlusconi ama il mar di Sorrento e tu ami sorrata.

SET DEL FILM "LA GRANDE BELLEZZA" DI PAOLO SORRENTINO. NELLA FOTO TONI SERVILLO E CARLO BUCCIROSSO. FOTO DI GIANNI FIORITO

SET DEL FILM “LA GRANDE BELLEZZA” DI PAOLO SORRENTINO.
NELLA FOTO TONI SERVILLO E CARLO BUCCIROSSO.
FOTO DI GIANNI FIORITO

 

di Stefano Falotico

La grande bruttezza


10 Sep

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Immaginate questo scritto nel “candore” sopraffino della voce scandente “terrona” musicalità alla Servillo, e fruitene quando le albe vi sembreranno tramonti e un tramonto non v’emozionerà più così come fu la prima volta e ora “penate” su quella che è stata l’ultima… zoccola che pagaste.

Di mio, non amo il sesso, credo che sia una delle mie “regioni” per cui mi allontano da questa società così tanto di esso ciarliero, società vanagloriosa di uccelli e di coloss(e)i. Sempre ce l’hanno in bocca.

 

– Donna, tu bevi tutto.

– Non è vero. Sono molto sveglia.

– Allora succhialo.

 

Vado in giro per questa Bologna decantata da Carboni Luca e noto che ancora esistono non solo i carbonieri, i carbonari, ma anche i carabinieri. Si acquattano sotto i ponti e fanno la multa anche a chi ha il mutuo, rendendo queste persone, indebitate, per lo stupore agghiacciante, mute.

Di mio, non muto, son sempre malinconico e un po’, diciamocela, da manicomio. Ma il mio atteggiamento nei confronti della “figa” è encomiabile. Molte, in tempi (sos)petti, mi s’avvicinarono per “attentare” all’incolumità del mio uccello. Ma tutte, senz’eccezione alcuna, ricevettero in culo… dei cal(i)ci. Le disdegno con gran portamento e bizzarro abbigliamento. Queste sono delle “spogliatoie”. E qui son (totoi)ano.

Uomini, non sapete cosa vi perdete quando, dopo giornate “dure” di lavoro, senza ori tornate a casa e loro volevano solo dei “gioielli”. Non datevi pena di teste matte se non potete soddisfarle, fatevela… questa pugnetta che ammira lo “scodinzolare” dell’uomo frust(r)ato.

Di mio, passeggio pen(s)ando questa.

In tal società, se non fotti l’altro/a, vieni considerato un ritardato. Se non rubi, alimenti le dicerie di chi pensa che per campare, appunto, sei un ladro. Onesta-mente, mi pare tutto (b)rutto.

 

Parlano sempre e si parano.

Di mio, par(l)ai. E vivo come mi pare. Non ti pare? Allora ti piace.

 

di Stefano Falotico

La nona porca, no, The Ninth Gate


29 Apr

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Io capisco solo di Cinema, mai servo ma cainiano alla Servillo in Sorrent(in)o che brinda al suo seguir il Corso d’una vita da nove porte, amante di Stefano… King, anche Prince

Nuoto in quest’umanità nello sfacelo, al freddo e al gelo non scendo dalle stelle, non (re)cedo, me “lo” recido, sto in un recinto, mannaggia a mia madre, di me rimasta incinta, bevo in una stalla, imitando talvolta Sly Stallone e Rock(y) nel pop d’una visione onirica dinanzi alla mentalità che mi fa orrore dei borghesi panzuti, ché il sistema non sistema, ti rende (dis)agio, s(c)isma e “scemo”, chi non raccoglie è colui che non ha seminato? Allora, il liquido seminale mi sarà “cast(razi)o(ne)”, me “lo” turlupino, inganno da cane scannato come un por(c)o, mi schiaccio il porro, so’ povero, mentecatto che odia le gatte, a pelo arruffato son “buffo” e sempre annoiato sbufferò contro chi di “pelli” e carne s’abbuffa. Faccio plof, non ho da insegnar dolce Nu(te)lla, mica, minchia, son un prof. di ‘sti cazzi, so’ cinico, arcigno, ti guardo appunto in cagnesco, e non “(fuori)esce”, sto (al) fresco, senza tresche o donne con le trecce, ché al Mulino Bianco ho sempre preferito le case stregate e gli stregoni ai consolatori Stregatti. Che meraviglia, mangio un’Alice e la vi(t)a è salata, “bimbo” in salamoia col mio “salame” sbudellato, Roger Rabbit senza conigliette, coniglione scappo e non scop(pi)o, miei consiglieri, vado lento, miei fraudolenti, non so’ bullo e neanche Bullet, adoro però Rourke Mickey, talvolta “mouse”, schiacciando sull’ergonomica, anche economica, tastiera del mio gusto, che taste, non ho tatto, “erettile” funziona meglio di tanti (s)mascherati rettili col mascara, che mascherate, che “maschi”, me “lo” raschio. Mi dà gusto mangiar la patata, come Castor Troy “la” prendo al vol(t)o, sparandone un’altra di “lingua” (in)compresa, sbavo per colpa delle “compresse”, deturpo la mia face/off ché, fra il bene e il male, ricordatevelo, vince sempre la mela, anche se hai il fis(i)co a pera… con un po’ di Viagra va comunque la bananaunico frutto dell’amore? No, mandatemi a morte, mollo… tutto, deglutisco le tagliatelle alla boscaiola e amputo il mio (g)orgoglio nello “spezzarlo” come Cristo nell’ultima ce(r)n(ier)a dell’eremita che vive sul Monteuomo che (non) ha detto “!”. Agli yes man, preferisco esser pollo al curry, basta con Jim Carrey, meglio Bugiardo bugiardo, e sfoglio il “bugiardino” del mio “sapor” della ciliegia, ché la torta è già in faccia di culo d’un “duro” che le “massaggia” come le millefoglie. Chiaro, son Kiarostami, ma dove s(t)o? Chi lo sa? Forse Moretti con la moglie mora, secondo lui Pacino è sempre più basso ma Al si è (cor)rotto nella sua City Hall e adesso, dal carcere, scrive le sue m(em)or(i)e per un avvocato del diavolo. Dategli da mangiare almeno un avocado. Soffre pure d’Insomnia e, mentre non dorme, legge “Il gioco di Gerald”, angosciato da paure primitive e irrazionali, come l’ombra dello scorpione del suo scarface, che (scara)faggio, mica come quella cantante che vuol ridurre tutto ad un giorno di Sole. Stava con Cremonini, “buon viaggio”, andrà a trovar la tigre di Cremona e Gianni Minà intervisterà Mina assieme al Conte Dracula. Offrendo ai “presenti” il non mor(t)o, ora è canuto e brizzolato, del nostalgico presente. Di mio, faccio ancora il presepe, credo in San Giuseppe, fumo la pipa? No, mi faccio le pippe su una della Madonna, dopo aver letto, nella mangiatoia e nel vivo mangiato, le avventure di Pippo. Gufi, non gufate, son Goofy, goffo, loffio, uffa. Ai cani, comunque prediligo i buo(n)i “cattivi”, e agli asini tua sorella, vacca boia, proprio bona.

Che c’entra questo col titolo del post? A forza di leggere, l’ho preso in quel post’, vedi che ci sta?, che vita da nerd di merda, ho aperto la porta del Paradiso della coscienza, rimango con poche cos(c)e e andrò “rizzo” all’inferno. Ce l’ho sempre “b(r)uc(i)ato”. I “bucati(ni)”. Gnam gnam. Che puzz(ol)a. Datemi dell’infermo ma state fermi con le mani.

Sì, non “menatevelo”. Dai, dai. Ai(uol)a.

 

di Stefano Falotico

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Toni Servillo è il Punitore!


11 Mar

Toni Servillo, Punisher alla Falotico bukowskiano e anche bucolico, a bucarli tutti, in quanto bucaniere a cui tutte le (ciam)belle vennero col buchino…

Sarà ora che vi ribelliate alla borghesia italiana e in modo fottuto, distruttivo, imperioso, senza batter ciglio, ferino, amputante, logorante, macellante, inesausto, imperterrito, calzante e cavalcante, intrepido, agguerrito, mai schivo né schiavo di nessuno, a non guardarli in faccia ma picchiarli con clangore di ossa, con fratture multiple, con inceder violento, abrasivo, graffiante, colpente, a muso duro schiaffeggiante, inculante, anche saccente poiché siam superbi stronzetti e non perdoniamo i figli di puttana, in maniera forte, orsù… petto in fuori, robusto, cazzuto, e vaffanculo!

Entrandovi di soppiatto, quatto quatto in lor acquette, sguazzai per lidi mansueti delle fighe più umide, accalorandole da maschio di altra specie, razza oramai in estinzione, cioè quella del malinconico cazzone. E del mio calzone, inondandole di tutto pigliarlo, da cui il detto del chi dorme non piglierà il vivo pesciolino, son fiero tra queste imbrunenti mie stagioni di (a)more. Alcune non me la danno eppure io te le do. Le più b(r)ave, succhiandolo di gran rizzato sciolto, come lo stecchino del ghiacciolo me lo leccan di labbra gocciolanti, mangiando anche la liquirizia a colante del caramello in bocca di rossetto, rossissimo ch’era e ora è prosciugato esangue, in tutto goder sbavante. Sbevacchiano sin a rinsecchirmelo. Al che, mi rivesto di tutto “pugno”… lor in faccia, non le pago, e scappo via per altro “triste” scopare per Trinità dei “muli”. Mettendo a segno un altro punto fra tali puttane. Meritano solo me, inutile che chiedano la confessione nella chiesa di peccatori più ipocriti.

Eppur sono tragedy come una canzone dei Bee Gees. Ancor coi buchi del mio pigiama stracciato da topo nelle top(p)pe, ah, devo far il bucato, cazzo, di questo retrogusto alla stracciatella, con la canottiera unta e affumicata in una sigaretta a stropicciarmi i polmoni, esco di casa in piena notte, come uno stregone con le scarpe tutte rotte. Cammino sconsolatamente, eppur sempre odorante di cioccolata fondente…, sin al Colosseo, e ammiro la sua architettura macerante il mio orgasmo già (s)venente in adorazione da galateo del mio gran signore. Parsimonioso, ne magnifico… la già grandiosa magniloquenza, scrollandomelo poi ai fori imperiali con qualche lupa nera della già mulatta sera a prenderlo… ancor nel sedere.

Sì, sono la carne macellata dai piccolo borghesi, dalla Roma capitolina che seppe sol capitombolare dinanzi all’essermi già seppellito nella tomba. Tombola, 47 morto che parla! In quanto aldilà… d’ogni sconfinata amarezza immaginabile, nato diverso per congenita divinazione del concepirmi nella Vergine, la rivale di Maddalena… oh mia bella Madonnina…, che scopai di ultima tentazione, ma che non sarà mai come questa “perla” di nostra mater terra(gna), cioè l’Italia, popolo di ippopotami-popò… di calzette, di puttanieri dal piccin cazzetto che però, sai che “purè” di “patatine”, dinanzi a me impallidirebbero perché, se tanto si crogiolano d’esibizioni bla bla bla di lor pall(in)e da tori, al mio (cos)petto da pollo non han altro da chiedere come clienti al b(r)ancone dei macellai.

Sì, Roma è come Bologna. Ove, a tredici anni, le ragazze della mia generazione vestivan orologi Swatch ma eran leste di sempre “orale”, ops scusate orario, a ticchettarli in tocchettini del magnarseli di sveltine. Eh sì, assai precoci e davvero “cotte” codeste “destissime”. Oggi, dopo tanto faticare ed esser ficcate, dopo tanto piegarsi sui lib(e)ri, son tardone da lauree con lo(r)de come loro. Eppur han ottenuto carta bianca e sfotton anche chi pulisce i cessi, simili al marito che si son “dovute” sposare per far felice papà, uno che le “educò” a base di sculacciate e “Mangia come parli… anche se ti ho messo il bavaglino…”. Un buon part(it)o. Auguri e che sia maschio.

Sì, so che può far schifo ciò che io, Iddio, vi dico. Eppur duca dica, dica duca.

Sì, Servillo è come Totò. Due grandissimi che han fatto bene a far sempre la parte degli amari.

Noi siamo la pura amarezza, ebbrezza di maree e dei greci fra le bellezze al mai.

Se Dio ti tradisce, Martin Lutero è tuo fratello


22 May

 

Non ho “religione”, sono ateo, tu sei un apostolo degli atti impuri? Credo e rinunzio!

Continuo ad annoiare tutti ma ad avercela con quei “qualcuno”, teppistelli della peggior feccia, sempre a sparger infamie ché “affamati” da burloni-maniaci sessuali e invece da “sbullonar” in quanto bulli

Di mio, apro la patta, “modero” uno “slinguazzarlo” modernissimo tendente all’instant classic dello “staccartelo” nel distaccato “Steccolecco” a mia realtà ipere(g)ale, insacco le lor “sacche” e, “a pelo”, li addormento, quindi tiro… fuori dal frigorifero lo zucchero filato donatomi da tua sorella in una Notte di “veli” e lo riscaldo in bocca, “frastagliando” il gusto mieloso all’amarezza che t’ha ingoiato, nel  “fuorviare” la devianza che m’accusò di succosa “perversione” da viali.

Son sempre stato questo, inutile chiedere al Papa di scomunicarmi.  Comunico più Io con Dio di te, “reverendo” a cui m’inchino irriverente.

Lo incontrai a Roma, vicino alla Fontana di Trevi, a buttar monetine per credere a un “ricco” Cristo migliore del suo… predicarlo. Mah, saprà il latino ma adesso ha il rimpianto di non aver fatto la “Comunione” con una extracomunitaria latina-sudafricana di Ostia.

Eh sì, era pasoliniana quella e ben il pisellino dei suoi pistolotti spronava per la “ricotta”.

Era tarda Notte, libero da sguardi indiscreti di “Famiglia Cristiana”, noto settimanale che uccise il Piacere del sensuale “cioccolatino” Novi, per aggirar il figliol prodigo dall’ultima tentazione di Cristo , “Sua Signoria” stava lì contemplativo come Toni Servillo de La grande bellezza. In cerca della sua Maddalena o solo d’una infantile regressione per le altalene? Suonan le campane, din don dan. Il rintocco… dunque “toccati”, onanismo della superstizione cattolica.

Su sguardo vuoto nel prendersi per il culo oppure “Novella 2000” dell’evangelista retorico come le colonne sonore diVangelis. Fra una metafisica-Terrence Malick delle coste di Sorrento e un Cinema “voyeur” da Sorrentino.

Eh sì, un blade runner per un Paradiso perduto. Questione di John Milton, Al Pacino o spauracchio della Chiesa “purista” contro i libri dell’avvocato del Diavolo?

Ah, a dar retta alle bolle, neanche “quelle”… acqua e sapone, solo Benedicta Boccoli in sagrestia per un “balconcino” da ex Botticelli. Benedicta ballava, il Papa mai bollò. E oggi è bollito.

Che brodaglia, che bavetta, che liofilizzato!

Mah. Michelangelo dipinse la “cappella” pur Vergine sino alla morte, tua madre indossa la sesta da chiatta, e la “Sistina” non è vincente. Perciò, l’Enalotto te l’ha piazzato come San Pietro di “chiave”.
Meglio un unno per le mammelle dell’Inno di Mameli!

Stai cadendo a pezzi, cazzo. Che fai? Il cazzo deve rialzarsi, oh. Non è che è un cazzo pazzo? Eh, Cristo! Almeno laCiccone si veste fetish. Che zoticona!
Lo ammoscia, a questo punto meglio la Madonna!

Ora, come puoi far il parroco se la Monaca di Monza indossa Fra Cristoforo? Ah, i famosi “fori” romani, di cui è specialista Ferilli Sabrina, eh sì, Sabrina è “a gattoni” delle sabine per la saliva del ratto che conta le sue prostitute “alla romana”. E se le “fuma” con accento rauco in quanto Franco Calif…ano.

Mah. Di mio, so che l’Italia è un paesello di pastasciutta. A Napoli, c’è la Barilla, a Barletta son grasse di tette con tanta “besciamella”, a Torino delle Grissin Bon anche se dovrebbero essere (ri)forma-te a Reggio Emilia, perché mangiano la mortadella prima d’aver spruzzato la panna sulle tagliatelle. Eh sì, in Italia vige la Legge del Taglione.
Memore dei “fasti” fascisti, eh… la Patria e l’Altare…, come volevasi dimostrare da Teorema “Cogli la prima mela, spezzando il pane e le pen(n)e… avvinazzate all’arrabbiata”, Adamo ed Eva son oggi marito e Lele Mora.

Intanto, Max Gazzè canta dei poveretti e ha tre figli con tanti soldi.

Infatti, Fabrizio Corona è in carcere, e ha le spine di “aureola”. In quanto, pozzo nero della sua Croce tamarra dallo splendore “aureo”.

Di mio, preferisco mandarvi a pisciare.

Anche perché, se andaste a cagare, non pulireste il cesso del vostro “bagno”.

I romani costruirono le “Terme”, e tu sei terminato in quanto affogato nel fango.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Motel (2013)
    Sì, una nottataccia con John Cusack e questo Bob col cotonato.Se avete dei dubbi nella vita, un riposino con la valigetta pericolosa, una puttanina per dissipare la puttanata assicurata.

    Ah, se poi non avete alcuna assicurazione, rivolgetevi al portiere, sempre che non sia impegnato a rubarvi la macchina.

  2. La grande bellezza (2013)
    Il film è stato stroncato a Cannes, la presenza di Verdone e della Ferillona ha reso Servillo un servo della commediuccia ispirata a Fellini ma invero fallita e basta.
  3. Inside Llewyn Davis (2013)
    Oh, ecco i Coen. Questo è Cinema, non cazzi di Soderbergh col candelabro.

Genius-Pop

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