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Uomini e lupi, L’uomo lupo, Benicio Del Toro/Wolfman, Lon Chaney Jr. e il mito (?) della licantropia, anche clinica


30 Jan

cape fear de niro

La società cambia a vista d’occhio e torneremo alla normalità dopo il Covid e la sua relativa pandemia?

Ah, mi dolsi parecchio in queste quarantene protrattesi sin allo sfinimento. Ma fui in passato sfibrato sebbene nacqui raffinato, perfino crebbi incompreso e diffamato, perennemente affamato in mezzo a tanti morti di (s)f… ga, sì, morti nell’autolettiga, soccorsi dall’ambulanza in quanto già deperiti e defunti nell’anima, sì, dentro prematuramente imputriditi, sfiniti e in manicomio presto sbattuti, anzitempo (dis)umanamente finiti. Poi sedati, stigmatizzati, semmai tardivamente dimessi quando in verità vi dico che, fin dalla nascita, ebbero e conservarono sempre un atteggiamento dimesso. Recitando la confessione religiosa prima della santa messa (sana?), svolgendo lavori umili da messi e, sensualmente, malmessi. Sì, messi malissimo. Lionel Messi invece è benissimo messo, campione di razza pura. Non credo canina, sicuramente calcistica.

Secondo me, Messi non è solo argentino. Ogni cognome che finisce con la i è infatti d’origine siciliana, emiliana oppure toscana, dunque Lionel ha ascendenze italiche, è un ibrido, un oriundo, un uomo che non sa probabilmente coniugare il gerundio e non conosce il mundio. Ovvero, secondo il vecchio diritto germanico, il mundio è il potere domestico esercitato dalla famiglia oppure dai crucchi che lo sconfissero nella finale di Coppa del Mondo, vale a dire del campionato di Calcio per conquistare la Coppa… del nonno o di tu’ babbo morto?

Sì, Messi non è mai stato campeón del mundo.

Ma gioca nel Barcelona allo stadio Camp Nou. Mentre il Real Madrid gioca al Santiago Bernabéu.

Che c’entra questo coi licantropi?

C’entra poiché Messi è uomo dalla barbetta simile a quella di Wolfman.

Sì, in Messi sono ravvisabili i tratti lombrosiani, cioè enunciati dall’italiano criminologo Cesare Lombroso, fisionomici e anche fisiognomici, dell’uomo permaloso, ombroso quando gli avversari lo falciano, di falli, poco graziosi. Al che, Messi, assalito da rabbia cagnesca alla pari di un cane pastore tedesco, detto volgarmente cane lupo, diventa lupesco. Anche volpesco.

Da eterno golden boy apparentemente timido, vulnerabile e indifeso, bullizzato come Michael J. Fox di Voglia di vincere, ecco che Messi subisce una metamorfosi pazzesca e mette tutti i difensori a garrese in virtù dei suoi dribbling suadenti e micidiali da metaforica, animalesca zoofilia combattiva, no, paragonabili alle feline movenze leonine, no, alle imbattibili serpentine basculanti d’un distinto, egregio e quasi grigio alano dal signorile portamento assai elegante.

Ora, secondo il succitato Lombroso, chi possiede i tratti del volto assai marcati… è da Messi smarcato dopo averlo vanamente braccato? Messi è immarcabile e, a mio avviso, Lombroso fu un lebbroso ad affermare così superficialmente che ogni Michael Rooker di Henry – Pioggia di sangue si possa riconoscere dai lineamenti spigolosi del viso. Sì, Lombroso fu vergognoso, parimenti delittuoso, oserei dire criminoso a inventare tali fantomatiche teorie criminologhe del tutto aleatorie, quasi velleitarie, di certo scabrose e pericolose. Per esempio, dopo aver visto Henry, Nanni Moretti di Caro diario pensò orribilmente che il suo regista, John McNaughton, necessitasse di cure da psichiatra de La stanza del figlio. Se avesse invece visto e assaggiato il seno di Uma Thurman ne Lo sbirro, il boss e la bionda, avrebbe dimenticato in fretta Laura Morante. Non curandosi il fegato amaro, da notte in “Bianca”, tagliando in modo certosino un certosino, no, il Mont Blanc per addolcire le ferite del cuore e dell’anima, leccando amaramente un barattolo di Nutella in confezione gigante.

Sì, De Niro amò Uma Thurman non solo nella finzione.

E io rimasi disgustato quando, in Nonno, questa volta è guerra, Uma si appella a De Niro, definendolo papà. Tanto di cappella, no, di cappello? Di falsità a cui (sc)appellarsi.

Veramente, davvero tutto ciò ha dell’abominevole. È più schifoso di Nick Nolte di Cape Fear – Il promontorio della paura e dello stesso De Niro/Max Cady. Uomo, il Max, che si acculturò, partendo dalle avventure, per l’appunto, di Max il leprotto e poi diventando il lupus in fabula.

Nell’edizione integrale del film appena menzionatovi di Scorsese, Juliette Lewis si fa… leccare il dito da De Niro. Secondo me, esiste una versione meno allusiva. In cui Juliette si fa leccare… sappiamo cosa. Una cosa rosa?

Ma ebbe ragione Orson Welles ad affermare che le scene di sesso esplicite non funzionano nei film “normali”.

Di mio, comunque so che il ragazzino di Ken Park, dopo essere stato “imboccato” da Maeve Quinlan in una scena più spinta di quella fra Vincent Gallo e Chloë Stevens Sevigny in Brown Bunny, divenne presto uguale a Larry Clark.

Larry Clark di Kids docet e la Sevigny (ap)prese tutto subito in modo precoce? Allora, Larry soffrì, forse ancora soffre, di un disturbo non tanto dell’apprendimento, bensì dello “svenimento?”.

Vai immantinente, Larry, di ammosciamento?

Ah, la Sevigny. Donna per cui venire subito al sodo, cioè al liquido granuloso, donna svenevole, donna per cui svenire, attrice e femmina a cui non darei né do o darò una lira.

Sì, vedo molti uomini lupi mannari in cerca di cacciagione sui viali. Molti di essi vanno con tope, no, tipe alla Sevigny, donna che in alcuni momenti sembra pure una pura come Chloë Grace Moretz, in altri pare invece un maschione come Nick Nolte.

Siamo sicuri che la Sevigny non sia Felicity Huffman di Transamerica e poi siamo certi che Dustin Hoffman di Tootsie non fosse in verità Robin Williams di Mrs. Doubtfire?

Di una sola cosa sono cervo, no, sono certo. Lon Chaney Jr. è l’unico attore della storia del mondo ad aver interpretato l’uomo lupo, Dracula, Frankenstein e la Mummia.

Al resto non credo. Per esempio, non credo a Freud. Penso che avesse ragione de Niro. Sì, di Terapia e pallottole e di Un boss sotto stress.

Il complesso di Edipo è una stronzata inventata da gente come Billy Crystal.

È normale? Con quella faccia…

Di mio, sono trasformista come Chaney Jr., versatile come De Niro, polivalente come Robin Williams, dovrei riallenarmi alla polisportiva per non mettere su la panza di Russell Crowe di The Mummy e ai mammoni ho sempre preferito il Mammut e film da “Oscar” come Son & Mommy.

Inoltre, debbo esservi sincero. Al plenilunio, non divento come Anthony Hopkins e Benicio Del Toro di Wolfman e non vado in cerca di donne come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti.

A volte, ho sonno, altre volte riguardo Non ho sonno di Dario Argento, rileggo un giallo di Carlo Lucarelli e in passato mi allupavo per Selvaggia.

Lucarelli? No, Selvaggia e basta. Non so a tutt’oggi il suo cognome. Me ne fotto. Se non vi sta bene, mettetevi a pecorella smarrita. Presto inculata.

Basta con le porcate, evviva le scrofe, no, le belle strofe e anche le prose prosaiche.

Comunque, Ana de Armas è una zoccola. Una lupa che però allupa! E questo è quanto. Ora, sbranatemi.

 

di Stefano Faloticofrusciojoe don baker cape fear frusciantefrusciante 2

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ana de armas

Cape Fear (1991) - Max Cady (Robert De Niro)

Cape Fear (1991) – Max Cady (Robert De Niro)

Il grande, graditissimo ritorno di uno dei più grandi: ANTHONY HOPKINS, The Father… of the attori di classe


19 Oct
SILENCE OF THE LAMBS, Anthony Hopkins, director Jonathan Demme with film crew on set, 1991

SILENCE OF THE LAMBS, Anthony Hopkins, director Jonathan Demme with film crew on set, 1991

One of the greatest actors of all time, sir Anthony Hopkins, premio Oscar per Il silenzio degli innocenti, protagonista fra l’altro di The Innocent di John Schlesinger, assai probabilmente, nuovamente oscarizzato per la sua titanica, strepitosa interpretazione inarrivabile in The Father con Olivia Colman.

Gary Oldman di Mank permettendo, pare infatti che il vecchio, navigatissimo lupo di mare, Anthony, chi sennò, quest’anno potrebbe aggiudicarsi ancora la statuetta, semmai assieme proprio ad Olivia per una “doppietta” storica di Best Actor & Best Actress premiati per le rispettive prove magistrali nello stesso film. Roba grandiosa da ricordare Jack Nicholson ed Helen Hunt di Qualcosa è cambiato che primeggiarono come migliori attori nell’anno del Titanic forse glorificato in maniera eccessivamente calorosa. Ciò, se si avverasse, avrebbe del clamoroso. Ma anche del sacrosanto. Ovviamente, un “paio” che ci riporta alla mente il succitato Silenzio… per cui Anthony vinse, come già detto, insieme a Jodie Foster, sconfiggendo nientepopodimeno che Bobby De Niro di Cape Fear, Robin Williams de La leggenda del re pescatore, Warren Beatty di Bugsy e l’eterno “perdente” Nick Nolte de Il principe delle maree. Alzando in cielo l’Academy Award strameritato ed entrando subitaneamente nel mito più leggendario. Anthony Hopkins, poveri cazzoni, mica un debosciato come il 90% delle persone. Anche se, a dirla tutta, nel suo periodo più buio nel quale fu afflitto da una potentissima depressione acuta, anche il buon Anthony divenne alcolizzato quasi cronico. Salvato per il rotto della cuffia, come si suol dire, forse da una possibilissima, lancinante, perforante ulcera devastante, grazie a Johathan Demme e alle sue intuizioni prodigiose e salvifiche, oserei dire miracolose. Roman Polanski corteggiò De Niro quando fu vicino a dirigerlo in Magic. Ma, per strane circostanze del destino, la regia passò a Richard Attenborough e De Niro fu da Anthony egregiamente rimpiazzato. Prima nomination ai Golden Globe per Anthony dopo una gavetta prestigiosa di natura scespiriana in tantissime prove teatrali portentose. Lui che camaleonticamente interpretò, in lungometraggi, film per la televisione e persino fiction di bassa lega, una marea di personaggi iconici e storici realmente esistiti, vissuti davvero… da Anthony con immedesimazione strepitosa. Da Adolf Hitler a Pablo Picasso, da Nixon ad Alfred Hitchcock, da Burt Munro forse a un uomo, meno famoso del gobbo di Notre Dame, ma assai vip, cioè celebre, in quel di Montemurlo o forse di Montecarlo. Sì, Anthony può fare tutto. Può interpretare, anche a ottanta primavere e più suonate, però non da suonato, anche il ruolo di Ugo Fantozzi in un remake americano diretto non da Luciano Salce, bensì da Michael Bay che donerebbe ad Anthony la parte ingrata eppur celeberrima del ragioniere sfigato incarnato dal compianto Paolo Villaggio, allestendogli attorno micidiali sparatorie scagliategli contro da un megadirettore galattico all’urlo d’uno spaurito Hopkins, veramente “transformer”, che implorerebbe disarmante pietà da comare sicula timorata di dio e più racchia della signorina Silvani!

– Com’è umano lei! Mi perdoni padre, cioè padrone, perché ho peccato. Mi “facci” la grazia.

hopkins wolfman

Anthony, adesso silenzio, cari/e lambs, falsi angioletti e piccoli agnellini. Comunque, dopo The Father, Anthony è atteso in Elyse. Diretto dalla sua ex moglie, Stella. La storia di una donna certamente più sexy di Buffalo Bill che però vive da Elephant (wo)Man. Di mio, non sono un lupo solitario come Buffalo ma potrei essere Wolfman. Su questa freddura, vi lascio. Ora, ho da fare. Forse la mia lei, forse Lisa Pepper. Attrice il cui nome ci segniamo subito poiché mi sembra, a differenza del suo personaggio interpretato nel film succiato, tutto fuorché malata. Mi pare semplicemente bona.

 

di Stefano Falotico

THE ELEPHANT MAN, Anthony Hopkins, 1980, (c) Paramount

THE ELEPHANT MAN, Anthony Hopkins, 1980, (c) Paramount

anthony hopkins

Bestemmia serale? Kathryn Bigelow è forse solo una bella donna ma non una grande regista. Comunque, girerei con lei un film con le palle come Joker


01 May

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Federico Frusciante, sul suo canale YouTube, ficcò la sua monografia su Kathryn Bigelow.

Regista indubbiamente in gamba, anzi, con due ottime gambe. Donna longilinea che fa la sua porca figura.

Ma cineasta probabilmente sopravvalutata. Poiché, tutto sommato, alquanto raccomandata.

La Bigelow però fu una delle prime donne che, all’interno dello star system registico, cineastico potremmo dire, predominato pressoché solamente dai maschi, seppe imporsi in modo cazzuto, tirando fuori le palle e mitragliando a dovere il machismo fascistico della Hollywood più mobbizzante le donne che, per l’appunto, decisero d’intraprendere una professione riservata quasi soltanto a coloro che non appartengono, anzi, appartennero al gentil sesso.

Che poi… quest’espressione gentil sesso, riferita al genere femminile, credo che sia irrispettosa della beltà muliebre, soprattutto dell’anima, più della tristissima festa delle donne. In cui, libagioni di zitelle, dopo un anno di lamentosi attacchi da movimento MeToo scagliati contro gli uomini, rinnegano ogni combattiva loro lotta per la par condicio sessuale e, abbassandosi le mutande dinanzi al sessismo malato delle persone coi testosteroni, nei night club per sole signore, davvero molto sole, applaudono in maniera sc(r)osciante dei cazzoni dal pelo glabro e dai fisici muscolosi da veri coglioni. Uomini senza testicoli che fanno i piacioni per stimolare gli estrogeni di donne in menopausa nel cervello già dalla nascita. Mica come Jamie Lee Curtis di Blue Steel. La quale poi si spogliò, dirimpetto ad Arnold Schwarzenegger, in True Lies, diretta dall’ex marito della Bigelow, ovvero James Cameron. Che perse l’Oscar per Avatar, sconfitto dalla sua ex moglie con The Hurt Locker. Ovviamente, vale a dire, la stessa signora, non più sola, bensì accompagnata da Mark Boal, suo toy boy che le scrisse le ultime sceneggiature dei suoi film dopo che a scrivergliele, eh già, fu proprio Cameron. Diciamo che James, ah ah, con la Bigelow lo rizzò e seppe come indirizzarla verso la Notte delle Stelle.

Di mio, posso dire di essere un Nanni Moretti di Aprile in versione Lenny Nero di Strange Days. Ancora fanatico di De Niro. Sì, non sono il lupo cattivo, bensì un uomo che perse la sua Juliette Lewis e ora dispensa consigli alle ragazze affinché non vengano fottute dai rimpianti e dai conigli.

Si diano alle letture di Henry Miller e la smettano di piagnucolare dinanzi al mieloso Ghost. Ah, non dovete crocefiggervi, donne. Oramai è tardi per darsi all’ipocrisia da Holy Bible di Nick Nolte di Cape Fear e alla divina provvidenza da The Rosy Crucifixion, trilogia incitante all’amore libero che consta di SexusNexus Plexus.

Donne delle pulizie, non state con uno della polizia da Detroit. È un razzista di merda. Non datevi ai germi sul plexiglass, bensì amate e spolverate ogni uomo bisex come Keanu Reeves su un morbido materasso della Permaflex. Arriverete al vostro “Point Break” da Lori Petty. E lui adorerà farvi il petting e accarezzarvi come se stesse usando una spazzola allisciante per un orgasmo ottimamente pettinato.

La Bigelow non avrebbe mai dovuto girare K-19. Meglio Caccia a Ottobre rosso, forse perfino U-571 e U-Boot 96. Oggi come oggi, la Bigelow è arrivata alla cima. Di mio, amo essere un semi eremita montanaro da Everest e K2. Mi prenderete per “malato” di handicap ma non diverrò mai un terrorista come Osama bin Laden.

A film forzatamente impegnati e falsi come Zero Dark Thirty, preferisco bombare Jessica Chastain.

Nella vita non esistono i grandi uomini e le grandi donne.

Per esempio, Rita Leva Montalcini fu sempre racchia. Dunque si diede alle scienze neurologiche poiché, non avendo potuto avere molti uccelli, si prodigò per la cura dei fottuti cervelli. La Bigelow invece, essendo figa, la diede a Cameron che la foraggiò e la spinse.

Col tempo, acquisì maggiori dotati, no, registiche doti.

Dunque, la Bigelow è una buona regista che fu bona. Jane Campion, invece, una grande regista brutta quasi quanto la Montalcini.

Per questo non leccò mai il culo ai maschi. A differenza della Bigelow che girò e gira film virili con sensibilità femminile del cazzo.

Sì, la Bigelow è sopravvalutata.

Girare bei thriller adrenalinici non significa essere grandi registi/e.

Anzi, se fossi in lei mi vergognerei di essere stimata per essere entrata ad Hollywood in maniera maschile.

Sottoponendosi a ciò che piacque, piace e piacerà agli uomini per trionfare.

E questo è quanto.

Sono sempre spiazzante, antipatico ma dico puntualmente la verità in modo devastante.

Se la Bigelow, cioè, avesse girato film alla Ken Loach e non fosse stata gnocca, sarebbe già morta suicida.

Sono fenomenale.

Soprattutto per me stesso, ah ah.

Ora, i film migliori della Bigelow rimangono, per l’appunto, Point Break e Strange Days.

Il primo, scritto da Rick King e da W. Peter Iliff. Il secondo invece dal suo ex, cioè il succitato Cameron, assieme a Jay Cocks, sceneggiatore de L’età dell’innocenzaSilence e Gangs of New York. Quindi, dove vedeste e vedete la cosiddetta, così come amate definirla, donna Rambo? Quando, recentemente, intervistò De Niro e Scorsese, la Bigelow si sentì estremamente in soggezione. Recitando la parte della “femminuccia”. Non della donnona o della prima donna, come si suol dire.

Diciamo dunque che la Bigelow è sostanzialmente, solamente un’abile, furbetta, discreta metteur en scène.

Ma le grandi registe sono altre. Per l’appunto, Jane Campion se la mangerebbe viva solo con Lezioni di piano. E forse… sapete che vi dico? Rita Levi Montalcini fu una gran donna, a prescindere che fosse indubbiamente poco sessualmente appetibile. Decisamente una donna superiore a Kathryn.

Di mio, che posso dirvi? Non sono molto alto e, si sa, qualcuno a una certa età, età stupida in cui conta l’altezza fisica per essere valutati fighi, può darti la patente di M. Butterfly o, tornando a Keanu Reeves, di Piccolo Buddha. Invece, a quarant’anni scoprii, a mia insaputa, di essere John Wick. Non è molto bello. Perché se sei più intelligente e più forte di tutti, rimani solo come un cane? No, col tuo Keanu. E su questa botta vi lascio, cucciolini.

Anzi no…

Ecco, a parte le sparate, anche il Cinema possiede una natura ambiguamente sessuale. Per esempio, se guardi Belli e dannati a 13 anni, in piena confusione ormonale, può venirti il dubbio di essere omosessuale. Invece, crescendo, scopri che non sei River Phoenix (il quale, peraltro, non si sa che cazzo fosse) ma Joker.

Sì, m’immagino un confronto fra la Bigelow e il grande Todd Phillips:

– Signor Todd, non le pare di essere stato troppo radicale nella sua visione pessimistica della vita?

Nella vita, c’è sempre la possibilità di redimersi.

– Vedo che lei, signora Bigelow, ha una visione ecumenica molto dolciastra da finta suora alla Jodie Foster (che è lesbica) di The Dangerous Lives of Altar Boys.

– Signor Phillips, non capisco. Che vorrebbe dire?

– Ora, ha mai visto Wolfman con Benicio Del Toro?

– Sì. Ma che c’entra?

– Le spiego. Gewn/Emily Blunt s’innamora di Talbot e vuole curarlo. Insomma, salvarlo.

Che cosa le dice Maleva/Geraldine Chaplin?

– Che non può salvarlo.

– E perché non può salvarlo?

Perché la pazzia, forse, è curabile. La licantropia, no.

Talbot non soffre di licantropia clinica, è davvero un licantropo.

Capisce, ora?

– Ancora no, mi scusi. Non vedo l’attinenza fra il suo Arthur Fleck e Talbot, mi permetta di dirglielo. Mi sembra un paragone del tutto cretino, non si offenda.

– Ecco. Mettiamo caso che Fleck si fosse innamorato della sua reale o immaginaria Sophie. Che cosa sarebbe successo?

– Sarebbe impazzito.

– No, sbaglia, signora Bigelow.

– Cioè?

– Pazzo lo diventò già del tutto.

– Quindi, mi dica lei che cosa sarebbe diventato?

– Niente. Perché si sarebbe suicidato. Dinanzi a emozioni a lui ignote per troppo tempo, sarebbe crollato del tutto.

. Non è vero. È/era giovane.

– Allora vedo che proprio non ci arriva, signora Bigelow. Non è vecchio, certo. Ma è malato incurabile.

– Continuo a non comprendere, signor Phillips.

.- Ok. Mettiamo che fra Arthur e Sophie funzioni davvero. Poi le lo lascia perché non riesce, nonostante gli sforzi, ad aiutarlo a “normalizzarsi”. Poiché gli dona l’amore, forse pure qualcos’altro, ma non può sanarlo a livello inconscio.

A quel punto, dopo essersi illuso, Fleck comprende che è come The Elephant Man.

Quindi, era meglio se fosse rimasto pazzo e incosciente.

– Ora ho capito.

 

di Stefano Falotico

SHOWTIME: il lupo non perde manco il pelo, anzi, è pure più vizioso, capriccioso, è un Piero Pelù


10 Nov

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Sì, io sto veramente ridendo come un matto. Oddio, fermatemi. Sì, datemi un calmante.

Ieri notte impazzii per la millesima volta in vita mia.

Sì, io abbraccio la teoria di alcune frasi magistrali coniate da Charles Bukowski.

Ovvero le seguenti. Peraltro, io già in tempi non sospetti dissi le stesse cose di Charles senz’aver ancora mai letto un cazzo di suo.

“Il matrimonio, Dio, i figli, i parenti e il lavoro. Non ti rendi conto che qualsiasi idiota può vivere così e che la maggior parte lo fa?”.

“Alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre”.

“A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro”.

 

Sì, stamane, dopo una feroce nottata insonne, scrissi sul mio taccuino ciò:

ieri notte ebbi degli scompensi acuti, non solo psicologici. Una crisi acustica. Il mio cuore batté infatti d’amore perduto, una donna mi mandò delle foto di lei molto sexy e mi disse di scoparla ma lei abita lontano ed è stata una bestiale sofferenza indicibile. A che sarebbe servita una pippa? Ah, che bile, cazzo.

Per fortuna, mi contenni. Altrimenti, dopo non essermela sbattuta poiché non possiedo il teletrasporto, se avessi spaccato tutto di brutto, i vicini di casa, i quali forse in quel momento stavano trombando paciosamente, disturbati dal trambusto dei miei ululati da lupo robusto, avrebbero chiamato la polizia municipale o forse, a causa dei miei bollori simili a un incendio doloso, anzi solo doloroso per il mio cor(po) già esploso da foresta amazzonica, sì, non mi rado nemmeno lì, m’avrebbero ricoverato in un centro psichiatrico.

Ove ti sedano in culo talmente tanto che non solo non riesci più a farti le pippe ma non riesci nemmeno ad avere i riflessi pronti per fermare e denunciare un dottore con la pipa, cioè uno psichiatra della minchia, che sta sodomizzando un’apprendista infermiera troppo pudica, virginale e linda.

Sì, la psichiatria fa così. Se sei un uomo che fa la donna angelica e pia, cioè se non diventi uno stronzo come tutti, te lo sbatte in quel posto così come fece Jung con Sabina Speilrein.

Sì, se hai superato la maggiore età e sei fanatico di Scanners e di Videodrome ma sei vergine, ti dicono di fare l’uomo maturo e di trovare una figa come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Sì, altrimenti ti dicono che sei socialmente pericoloso poiché potresti anche essere un genio ma il tuo operato, diciamo, non si addice alla società da Essi vivono. Ove per avere amici e amore devi, per l’appunto, consumare, obbedire e soprattutto farti il culo. Ah ah!

Sì, ieri notte, in preda a una ribellione devastante uguale, se non maggiore, a quella di Arthur Fleck/Joker, no, non mi feci una pippa ma venne fuori… il mannaro lupo.

Innanzitutto, erano mesi che subivo prese per il popò da certa gente ma, a forza di farmaci repressivi, mi resero un agnellino innocuo e dunque non potei, a tempo debito, nemmeno mandare a fanculo tanti figli di puttana che non valgono uno sputo.

Cosicché, azzannai uno in chat. Sì, tre mesi fa mi permisi di affermare che C’era una volta a… Hollywood del Tarantino è una cagata pazzesca. A questo punto, lui mi aggredì e mangiò vivo, definendomi uno scemino.

In chat gli urlai che lui non è Brad Pitt e, a differenza di Tarantino, non è un cinefilo malinconico, bensì uno sfigato cronico.

Un tale Luvstig, invece, un anno fa mi definì penoso. Andai dalla sua ragazza e lei comprese che Luvstig è, rispetto a me, assai meno peloso.

Sì, sono molto permaloso, ho i capelli quasi rossi, sono odioso ma soprattutto focoso. Mi va subito il sangue al cervello. Per quanto riguarda il sangue invece da un’altra parte, ovvero nei vasi dilatatori dei corpi cavernosi, se davanti a me c’è una racchia animalesca, non diventa duro affatto. Sì, la vedo durissima.

Non ci sono cazzi, come si suol dire, che tengano.

Quando lasciai gli studi, tutti pensarono che fossi un debole e un malato di mente. Al che, a mo’ di sfottò, mi cantarono Francesco di Francesco Tricarico.

Di mio, ho sempre preferito Non è Francesca di Lucio Battisti.

No, non sono il santo d’Assisi ma nemmeno un uomo che, a forza di stare con una frustrata da Vasco Rossi, ascolta Santa Chiara. Ah no, scusate, volevo dire Albachiara.

Io sono esperto di tutte le albe poiché vivo nel crepuscolo. E sapete che vi dico?

La Parietti non ha oramai più le gambe di una volta. Sì, vent’anni fa, un tipo alla Wolfman la vedeva, anche solo binocolo, ah ah, e voleva succhiarle il collo come (in) Dracula di Bram Stoker. Sperando che poi lei gli succhiasse qualcos’altro.

A proposito di Brad Pitt, posso dirvi solo questo. Sono il Leo DiCaprio italiano. Sì, Leo è biondo, io castano-moro tendente, come detto, al rosso. Ma al semaforo passo solo col verde.

E sto sempre più subendo una metamorfosi da Benjamin Button.

Sì, gli altri alla mia età sono già pecora. Brutti, soprattutto nell’anima. Anche se, tornando al cinismo di Bukowski, non è che me ne freghi molto dell’anima. L’importante, nella vita, al di là delle canzoni mielose di Ed Sheeran, è avere culo. Il resto è una grande porcata.

Sì, guardate, nella mia vita ne vidi tante, mica tanto. Vidi uomini di cinquant’anni che, visto che nessuno se l’inculò e tuttora incula, per darsi un tono cominciarono a parlare di Cinema senza saper filmare nemmeno l’8mm della comunione dei figli, cioè non ebbero e non hanno nemmeno il coraggio di ammettere che quei figli non sono loro ma dell’amante della moglie.

Sono froci? No, manco questo. Non sono e basta.

Molte donne criticarono aspramente la biografia di Fabrizio Corona in cui il bel tamarro Fabrizio dedicò un intero capitolo alle donne che inchiappettò. Donne che, a differenza di quelle inchiappettate da Fabrizio, essendo oramai fottute, invidiano gli uomini e li (s)fottono.

Di me, tutti ne dissero tante. Soprattutto che mento e che sono un falso. Al massimo, posso prendere il poster di Showtime con De Niro e Murphy, ficcando la mia faccia al posto di quella di Bob. Di vero deepfake con tanto di look da Fabrizio Corona. A differenza di lui, devo ammetterlo, non sono abbronzato e non ho i soldi per pagare un ghost writer per un capitolo di FIGHE che scriverebbe meglio, fra l’altro, un ragazzo di dodici anni. Sì, quando uscì Showtime, avevo già superato ogni mia crisi. Stavo da dio. Qualche anno prima, Sasha uscì con If You Believe e io stavo uscendo con una lupa.

M’avete fatto solo perdere tempo perché volevate appurare se sono matto o sono un genio. Sono entrambi, quindi ora vedete d’andare tutti a fan-LUPO!

 

 

di Stefano Falotico

La leggenda dell’uomo lupo, detto anche uomo furbo, insomma…


26 Feb

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Sul mitico Wolf Man, sono stati realizzati tanti film.

E ciò che leggerete, nelle righe seguenti, sarà uno scritto di rara idiozia ma anche di eccelsa fantasia.

Un’analisi cinematografica sulle più memorabili pellicole inerenti la licantropia. Almeno su quelle che il sottoscritto ha visto.

Il sottoscritto, durante la sua vita, da vari luminari invero poco illuminati e anche da diversi marpioni che si credevano volponi, sì, è stato accusato di numerose patologie: in primis, d’ipocondria, ovvero di uno stato mentale di forte apatia mista ad abulia, anoressia, dislessia, epilessia e via via vai che è tutta una zia.

Dunque di schizofrenia. Nevrastenia, sclerosi multipla dei neuroni e anche perciò di catalessia, acefalia e perfino di acciaieria. Sì, Man of Steel mi fa un baffo. Cado sempre e mi spacco la testa ma in realtà sono invulnerabile come Bruce Willis di Unbreakable. Come si suol dire, una capa di minchia imbattibile.

Sì, ho avuto come tutti il morbillo e la varicella ma son stato anche a Baricella, provincia di Bologna. E ho fatto l’amore con una di nome Marcella. Una a cui comunque interessava poco il mio cervello ma qualcos’altro che fa rima sempre con quello…

Che iella. Eh sì. Nerissima.

La donna può rendere un uomo una bestia. Lo sa Jack Nicholson di Wolf – La belva è fuori.

Sì, Michelle Pfeiffer era una che rovinava gli uomini. In Ladyhawke, Rutger Hauer diventava proprio un maledetto, bell’uccello, un falco pregiato. Altro che quell’aquila bianca di Blade Runner… ho detto tutto.

In Batman – Il ritorno, Michelle profumava di gatta. Puzzava anche un po’ di zoccola, diciamocela.

E ne vogliamo parlare di quel povero fesso di Pacino in Scarface? In paura d’amare gli è andata ancora peggio. Da macho che era, ovvero Tony Montana, si trasformava in un cuoco con le torte di limone e un mieloso romantico rincoglionito che vuole sempre la Pfeiffer a lui montata.

Sono cos(c)e per cui un uomo, dopo tanto ben di Dio, nauseato da tanta esagerata magnificenza, può diventare un frocio come De Niro di Stardust. Anche se, in Cose nostre – Malavita, il nostro Bob non ha perso l’onore…

Le donne possono davvero traviare un uomo. Pensate a quell’anima pia di Griffin Dunne. In Fuori orario di Scorsese (e non è L’età dell’innocenza!), cazzo, si fa coglionare da Rosanna Arquette. E sarà una notte lunghissima da penare e pelare.

Quattro anni prima, con Un lupo mannaro americano a Londra, perso che fu nella brughiera come Lon Chaney Jr., vide l’Inferno, altro che Beatrice.

Fu morso e furono cazzi. Da cui la dantesca perifrasi… nel mezzo del cammin di nostra sfiga…

Ma il top della topa, no, del deficiente per antonomasia è ovviamente Benicio Del Toro. In Wolfman non riesce a scoparsi Emily Blunt per colpa della maledizione sciagurata. In Sicario potrebbe scoparsela come un lupo assatanato e invece preferisce mandarla a fanculo ed elevarsi a santo vendicatore di questo par de pallottole, no, palle. Ma che gliene fotteva? Tanto i boss della droga… ne ammazzi uno e ne nasce un altro. E, ripeto, sempre a ca(u)sa di Michelle Pfeiffer. Secondo voi è normale questo Benicio?

In verità vi dico che esiste solo un uomo lupo in carne e ossa, no, abbastanza spellato, cioè questo:

 

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Un uomo focoso, altamente spiritoso, libidinoso, perfino permaloso e non fate più i maliziosi. Perché tanto io sono vizioso, viziato e giustamente ozioso. No, non cambio. Resto amabile e odioso.

 

di Stefano Falotico

Siam cani di can(n)e, di carne in scatola


05 Mar

La vita è spesso un canile, sette film che ritraggono il nostro intimo, istintivo spirito canino con abbaiante ubriacatura da pelo irto

Afasico totale, falotico estremo. Ci son giorni che sono un vulcano, partorisco idee a iosa, rosee, rosse, primaverili di euforia, e vien fuori la mia parte anche pornografica, diciamo, violenta, burrascosa, irruenta, permalosa, rissosa, incazzata, sessuale, troppo spinta. Altri invece in cui mi chiudo e me ne sto per i cazzi miei. Prima, avveniva inconsapevolmente. Ora, so che, quando son sdraiato a letto, sognando di comprarmi un cane, il lupo sono io e il pastore tedesco è la moglie che non voglio.

  1. Barfly (1987)
  2. Che vita da cani! (1991)
  3. Wolfman (2009)
  4. Un lupo mannaro americano a Londra (1981)
  5. Cane e gatto (1982)
  6. The Wolf of Wall Street (2013)
  7. Animal House (1978)

Benicio Del Toro è schizofrenico, eccone spiegate le “cause”, anche legali


19 May

Benicio. Questo nome non mi è nuovo, eh no.

Rassegnatevi, centellina interpretazioni col contagocce ma è dotato di una sensibilità da “gozzo” alla base del suo carisma in quelle “gole” iniettato. Genialoide, saltella grassoccio di pellicola delirante a birbantissimi camei, cammello stanco di palpebre altisonanti e sonnecchiando ad abbagliarci. Occhiolin che (si) duole mai più sarà un nuovo Bobby Mitchum ma talentuoso egual forse gl’è anche superiore per discendenza “calma” da portoricano “triste”, dunque l’emblema del persuaderci che non è mai “sincero”, in quanto Del Toro in uno Sean Penn e dollari vostri scoperti di traffic solo grazie alla Natura fisionomica della sua mimica nello spargerci “ematomi” sui dubbiosi tanti toc toc di “testate” pertanto camaleontistiche fra il deniriano e lo “scorbutico” stronzo da cuoio nelle iridi intrecciate in folta capigliatura roboante! Non so dove cazzo sia nato Mitchum, un americano comunque. Benicio è superiore in faccia interplanetaria da culo come poche.

Egli va da una Donna e le strappa con ardor la “seta”, penetrandola colla dolcezza 21 grams. Poi, dopo l’amplesso di gran “levatura”, si veste “di strisce”, gira la “chiave”, romba nel motore del suo fegato e s’eclissa nel buietto a farvi la bua, imprendibile e ballonzolando, se gli va, se gli “tira”, in pigiamino alle macchioline di fragola e un sorriso al pistacchio che depista i poliziotti bastardi, rispettando solo la semaforica del suo Cuore pompato a mille. Ci può scappare un pompino allietante, Valeria Golino gli fu più “dentro” in mutande. E anche tutte le “altre”. Benicio punisce, Benicio gua(r)isce, Benicio “spinge”.

Basta con le frottole. Tu, moscio, ficcati nel deretano una “frittella” se di rivoltelle non vuoi esser per Benicio un “involtino”. Sgomita pure per chieder perdono, Del Toro non te lo donerà.

Guarda questi suoi film, e stai zitto, riga dritto e fai sparir, altrimenti ti sparerà, le righe di cocaina.
Secco, senza pensarci due volte, pensando alla terza “volta” dopo il due senza un terzetto di figone.

Son of a bitch, ecco il big cock a te, mio interdetto. Spaccati le nocche, lascia stare “quella”, buona d’albicocche e da coccolare nel Del Toro torridissimo come l’Estate (tra)montante d’Agosto in te “caduca” e delle fottute calure. Benicio è tenero col gentil sesso e fratturante se tu, “uomo” dei suoi stivali da cowboy, non rispetterai i segnali. Osserva come Benicio si pettina, come asciuga il ciuffo di frangetta a Cannes e come, 5 minutes later, è di nuovo “sbuffandoselo” di “gel” nello Sguardo “Woman, vieni qua, stacca… la croce del mio petto abbronzato su pantaloni longevi del fregartela nei pantacollanti”.

Benicio, Viva il Che!


 

Wolfman

Il film è pessimo, una delle peggiori anzi “traduzioni” o trasposizioni, per dirla come si voglia, ah, la voglia… del tuo seno ribaldo a me destriero, nella foresta del lupo sull’“incappucciata” mia rossiccia Cappuccettina, forse meglio un cappuccino di prima mattina della tua primula scopatina…

Bando alle ciance, immergiamoci nel mito del licantropo, colui che da Uomo… anche se sarebbero d’appurare le ragioni del suo bieco cannibalismo insito d’antropofagia prim’ancor che… e adesso ve lo spiegherò, siate pacati, non agitatevi, fratelli della congrega, il Predicatore ha bisogno di silenzio per esplicar la parabol(ic)a…, cazzo, altrimenti mi saltano le antenne e poi non potrete, quando a fanculo m’avrete “mangiato” e mandato, accendere il “rosso”, appunto, del canale “onirico” d’autoerotismi cronenberghiani nel trasformarvi golosi a “virtù” dell’“innalzamento” peloso e dell’arbusto “smanioso” come eXistenZialisti maniaci del sesso “incarnato” o “incanalato”, a gradimento anche se vi suggerisco di cambiar canale “dentro” una realtà meno subliminale ma più d’inguine carnosa… ah, i corpi cavernosi, le caverne, erectus!

Dio vi maledica, screanzati porcellini sempre “indaffarati” di manine a “pittare” di fresco le pareti domestiche, refugium peccatorum delle “cosmesi intime”, più selvagge dei primitivi che almeno “venivan alle mani” con pudore “manifesto”. Ripigliate Ezechiele! Anche il Profeta!

Mel Brooks! La laguna blu di Shields Brooke!

Cosa ne sapete voi della schizofrenia? Tal termine, vetusto a (de)finire, stigmatizzare  i vegetali anal… izzanti (non tanto “rizzante”) di depressione inculante, è orsù scomparso per indicare i pazienti senza più pazienza tanto che non allettan neanche più la loro panza ed è tutto un pinzimonio di compensative manie al fegatino scacciar via. Lo “scolo” che si scoppiettò di malessere e  picchiatello dallo strizza con la pip(p)a. Ah, un tiramisù addolcirà “trombante” il velociraptus (uccello di grosse dimensioni “volatili” appunto, “aleatorio” ed estinto-oscurità senza più vestiti dunque “nudi” e non “in umido”, detto anche cervello da “gallina” per il brodino… non tanto “carnivoro” ma “fringuello” essiccato sul rosolarselo e perder il cap-riccio della bella “sudarsela”). Bestiaccia ghiacciatissima!

Il licantropo, invece, se ne fotte delle teorie “freudiane” e fredda la Donna di canini “incisivi”, intagliandola nella pietra della “pizza al taglio” a sue mascelle, mandibole e malleolo su “O me la dai o ti lecco la noce del capocollo!”. Sempre perde il pelo e anche il vizio quando da sé “ozia”. Almeno si sforza.

In tale schifezza di Joe Johnston… (vedete che comunque la teoria darwiniana torna) fu regista di Jurassic Park 3, segnata è la fine di un’era spielberghiana e l’inizio “digitale” della virtualità, sessualmente anche “a bocca aperta” come  da corollario del nostro degrado morale, dicevamo… in questo Benicio interpreta l’homo lupus (in fabula?) per ficcare la fava “potenziata” di desiderio in quella fragolona, appunto, di Emily Blunt, una che non si denuda mai (inutile “noleggiarlo” per “quello”, vi garantisco che, oltre a non “vederle il boschetto”, non c’è neanche la suspense...) ma è comunque un bel vedere a prescindere dal panorama circostante, anzi cancelliamo proprio il “contorno” e incorniciamo solo la “patata”. Per il resto, è una patacca. Per due ore, Benicio vorrebbe “appicccicarglielo” ma finisce col diventare Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti. Sì, riscoprirà le ragioni femminili della giustizia sociale, causa castrazione da Buffalo Bill, uccidendo il cattivo Hopkins a manhunter. Secondo me, un’Escort di Manhattan costa più di “biglietto” ma almeno non andrete nei “gabinetti”. Una cagata! Dai, non val una sega!

Blunt, la donna che neanche un bisonte eccitatissimo da plenilunio incandescente riuscì a “entrarle”.

Per aver il sedere di Emily, la sciocca gnocca, bisogna possedere uno yacht da 100 milioni sceicchi più prometterle la fama, anche la fame (Richar Burton lo sa…) di Liz Taylor. Elizabeth coi suoi occhi viola, Emily ove mai “volerà”.

Verde “speranza” da faccia d’angelina… nemmeno Benicio il “pienotto” la “riempì”.

Questa è la licantropia, “malattia mentale” del Benicio non Toro nonostante la “dote” sviluppata da “ululato”.

Gli altri (non) ve li citerò, guardateli e sappiatemi dire se Benicio non è un “matto”.

Secondo me no, voleva solo fottersi a vita Scarlett Johansson ma ripiegò su Catherine Keener.

Infatti, Scarlett l’ha usato per “arrossarsela” e Catherine l’ha spompato, rendendolo un intellettuale del cazzo, appunto.

Da cui il film Jimmy P., la versione seria di Scemo e più scemo.

Insomma, uno ha vissuto un trauma e contatta lo psichiatra per “tirarglielo” da villoso, ma lo psichiatra è una pecorella smarrita e, oltre a non avere una villetta, ascolta Claudio Villa. Da cui la malinconia di Masini…, il cantante più “cambiato” in modo poc’allupato. Vaffanculo sfigato!

Chiamate John Landis, pretendiamo il “teso” mannaro a Londra. Paranoia! La luna. Lupo ulula, castello ululì! Sì, tutti i mostri, anche il Frankenstein! Riguardare sopra!

Denunciate chi lo sfrutta solo come fruttivendolo! Benicio è molto più valido di diagnosi registiche a buon mercato!

Benicio, ti ordino di azzannarli. O azzanni o ne andrà del tuo mezzo!

Ho detto tutto!
Anzi no. Sono come Benicio. Pensai malissimo che, se perdi la verginità, diventi un duro coi peli sullo stomaco.

Mi sbagliavo. Le donne mi stressano, e qualcosa è glabro.  Direi un fisico asciuttissimo.

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