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I peggiori film del prossimo anno saranno certamente meglio dell’ultima pellicola di Tarantino


18 Jun

pitt hollywood tarantino

Eh già, tutti fanno previsioni sui possibili film migliori della prossima stagione.

Ma è troppo facile puntare sui registi di qualità, sui cosiddetti cavalli di razza vincenti.

Ora, chiariamoci, C’era una volta a Hollywood di Tarantino, secondo me, come già profetizzai, sarà una delle solite, ultime gigionate anemiche e poco emozionanti di Tarantino.

Tarantino è un bel tipino. Ha da sempre impostato la sua carriera, girando film pieni di citazionismi che a loro volta omaggiano film del passato da lui idolatrati e adorati, quindi shakerati secondo la sua visione spesso volgarmente pulp o pacchianamente grindhouse.

Ripeto, ciò aveva un senso per i suoi primi tre film, ovvero Le ienePulp Fiction e Jackie Brown, perle che non si toccano.

Le perle non vanno assolutamente toccate. Così come le gambe di Catherine Zeta-Jones, donna ora sposata a Michael Douglas, il quale le regala tuttora collanine d’oro neanche se fosse Bob De Niro di Casinò con la sua bagascia Ginger, dunque dovete tenere ben a mente il comandamento… non desiderare la donna d’altri.

Io la desidero eccome ma Michael Douglas non lo sa perché è rincoglionito. Catherine invece sa tutto.

E non mi spingerei oltre.

Torniamo a Tarantino e non perdiamoci in freddure da Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più.

Sì, diciamocela, Kill Bill 1 e 2 valgono solo per la scena finale del capitolo uno quando un ispirato Michael Madsen recita cimiteriale, con soffice farsela nelle sue mutande, la celeberrima… merita la sua vendetta.

Sì, una battuta di dieci secondi in un film che dura quasi due ore.

Il capitolo due invece dura quasi 140 min ma non ha neppure dieci secondi di gloria.

Quindi, secondo voi questo dittico sarebbe un capolavoro?

Se la pensate in questi termini, David Carradine deve prepararvi un panino con le sue mani lerce e servirvelo con tenerezza così come fa con sua figlia ancora innocente e incosciente.

The Hateful Eight è una spossante esibizione di attori che vogliono dimostrarci di saper recitare monologhi interminabili.

E perfino la scena finale che dovrebbe risultare rivelatrice e dunque emozionante, cazzo, non sta in piedi neanche ad attaccarla con la colla.

Scusate, uno riceve la lettera di Abramo Lincoln e, anziché conservarla come la reliquia di San Gennaro, la illiquidisce nel sangue più purulento e gore?

Il bifolco Samuel L. Jackson dovrebbe prendere lezioni d’igiene da Al Pacino di Danny Collins. Il quale, a differenza sua, coccola l’epistola recapitatagli da John Lennon neanche fosse Yoko Ono.

Sì, l’accarezza con estrema delicatezza, eccitandosi come Lino Banfi di Al bar dello sport quando, contando le banconote della vincita della sua schedina miliardaria, pare che stia massaggiando arrapatissimo le cosce di Milly Carlucci dei tempi di Pappa e ciccia.

Eh, Milly è invecchiata ma all’epoca attizzava ogni uomo pugliese di verace Calore! E anche froclen, come diceva Pasquale Zagaria, dinanzi alle gambone di Milly aveva attimi assai dubbiosi riguardo la sua senile omosessualità.

Detta come va detta, la Carlucci è sempre stata una bella donna moralmente discutibile. Sì, prostituitasi a filmacci pecorecci pur di arrivare un giorno a una vita da Ballando con le stelle.

Contenta lei, contenti quelli che son stati nel suo letto per farla ascendere ai primati dei massimi ascolti della Radiotelevisione Italiana. Scommettiamo che… andò proprio così?

Sì, so che Milly è sposata da anni.

Sì, da qualche anno, da un decennio. Da un ventennio? Da un trentello? Sì, se me lo passasse su PayPal, non avrei bisogno di partecipare ai telequiz di Mediaset. Un tempo patrocinati da Mike Bongiorno, da una vita sostenuti invece dal peso extralarge per eccellenza, soprattutto nel portafoglio, cioè Gerry Scotti.

Capisco, ora Milly è sposata. Perfetto, non ci proverò, Tanto adesso è pure rifatta.

E qui alla mia vita è stata (s)fatta una frittata! Ah ah.

Sì, sono l’unico uomo della storia che, anni addietro, finì nei centri di salute mentale. Dopo che tutti appurarono che non necessitavo di alcuna Cura da Franco Battiato, ho capito che non mi piaceva manco la filosofia sempliciotta di Lucio Battisti.

Ah, ma è tutto un battistero. Sì, prima mi chiesero di recarmi ed entrare in chiesa a confessare i miei peccati, poi vollero sconfessarmi. Qui viviamo di baci di Giuda come ne Il padrino – Parte II.

Non va bene, eh? V’è un’ipocrisia dilagante, figlia appunto della moralità piccolo-borghese di cui è, ahinoi, intrisa la falsa cultura radicalchic nostrana da farisei Pater Noster e fasulle Bibbie come se fossimo in Cape Fear di Scorsese.

L’Italia, l’unico Paese al mondo ove primeggia negli incassi Checco Zalone, ove andavano forte i film banfiani, una nazione di Cornetti alla crema, di Ciccio perdona… io no!, un posto malfamato di religiosissimi mafiosi ove tutti ammiccano e provocano con pessime, equivocabili battute scontatissime sul sesso manco se ci trovassimo, appunto, nello studio dentistico della pellicola Vieni avanti cretino col compianto Gigi Reder nella stravista, abusata parte d’una spalla fantozziana di Luciano Salce.

Tarantino è figlio della nostra peggiore italianità. Non è come il grande, succitato Scorsese, appunto. Uno che in Mean Streets ficcò in colonna sonora Renato Carosone non per fare, come Tarantino, il citazionista piacione molto cazzone, bensì perché in quei bar fetidi di Little Italy nei jukebox passava davvero il Carusone. Il suo vero cognome.

Statem’ buon’, a casa tutti bene? Come ti sei sciupato. Hai mangiato? Vuoi ancora un po’ di polpette?

Sì, le madri italiane amano i figli e i loro picciotti come se fossero bravi ragazzi…

E tu invece? Stai sul timiduzzo? Henry, perché non parli mai?

Sì, in Goodfellas passa, nella stupenda scena della presentazione dei vari personaggi, Il cielo in una stanza poiché i piccoli manovali della criminalità adoravano realmente Mina.

E può darsi che su un barcone di sballati sia andata on air veramente Gloria di Umberto Tozzi così come si vede in The Wolf of Wall Street quando Margot Robbie, scatenata e smutandata, qui sembra Sharon Tate e nel film di Tarantino no.

A proposito, secondo voi, Roman Polanski, prima che Sharon fosse oscenamente trucidata dalla banda di Charles Manson, cantò mai alla sua Tate Ti amo?

Mah, secondo me vi può fornire una risposta esaustiva in merito, eh già, Brudos di Mindhunter.

Ecco, a mio avviso i peggiori film del prossimo anno saranno dei capolavori in confronto alla super porcata mai vista di Tarantino.

Quentin, hai davvero rotto il cazzo col tuo Cinema autoreferenziale, leccaculo, auto-imbrodante.

Ha ragione l’attuale moglie di Polanski, Emmanuelle Seigner. O fai un film alla David Fincher incentrato esclusivamente sulla tragedia di Sharon Tate, oppure, se devi ficcare la storiella di contorno per altra carne al fuoco, vai a fare in culo.

Scorsese ha fatto solo una scelta sbagliata in vita sua.

Ha avuto ragione Nick Nolte a non applaudire Elia Kazan nella notte degli Oscar in cui, al regista di Fronte del porto, consegnarono l’Oscar alla carriera.

Certamente, immenso regista, Elia, ma non dovevi fare il maialino.

Sennò sei (stato) solamente un figlio di puta peggiore di Clint Eastwood de Il buono, il brutto, il cattivo.

Ve lo dice Wallach Eli.

Ora, se non ero a Cannes, se C’era una volta a Hollywood non è neppure uscito ancora negli Stati Uniti, chi sono io per dire questo?

Be’, sono il padrone di un mulo a cui non piace la gente che ride…

E soprattutto i puntini di sospensione nel titolo, cazzo, Sergio Leone non li avrebbe mai usati.

Fanno proprio schifo.

E dunque nemmeno io li uso.banfi carlucci pappa ciccia

di Stefano Falotico

Il mistero del cartoncino di Twin Peaks stagione 3: il nostro valore non serve per la Gloria, neanche per la Laur(e)a


27 Apr

 

Ecco, non l’avevo ancora aperta sino a poche ore fa. Sto parlando della confezione in cofanetto di Twin Peaks 3. Che vidi su Sky Atlantic e di cui registrai, mi pare ovvio, ogni singola puntata.

Per godermela nelle mie notti da uomo di Atlantide. Sì, in un mondo sommerso tutto mio da Joker Marino.

Purtroppo, Sky esige un abbonamento annuale abbastanza consistente e io non posso pagare un canone di questa portata ove il servizio clienti si limita appunto a qualche lynchiata. Il palinsesto ripropone sempre gli stessi film a cicli continui. Con extra di partite di uomini in mutande e il collaterale canale a luci rosse improponibile anche all’uomo delle nevi.

Così come tu, d’altronde, cambi umore un tanto al mese ma poi ritorni sintonizzato sulle stesse frequenze mentali, in un noioso, oserei dire ad libitum e allibente stato depressivo talmente monotono e monolitico da renderti un must assoluto. Più che farti santo, in tuo onore non erigeranno nessun monumento. Peraltro, non susciti nessun interesse, arrechi solo stress e dunque non ti dedicheranno neppure un attimo di tempo, un brevissimo, impercettibile momento. Ah, che godimento!

Sei già marmoreo di tuo. L’estasi vivente. Forse il buddista più deficiente. Tu non vieni scalfito non solo dallo scalpello ma neppure da una che vorrebbe s… telo.

Sei un uomo imperdibile, un appuntamento irrinunciabile per chi, ipnotizzato dal tuo stato poco catodico ma catatonico, sa che buchi lo schermo dei nervi ottici e solo quello con la tua espressione immutabile nel tempo come una Gioconda eterna, oserei dire eterea. Sì, il tuo nome echeggia nell’etere mentre gli altri fanno l’amore in prati fioriti di edere, tu rimani come eri, il domani per te non esiste e ti sei pietrificato in un’era ove forse c’eri una volta e invece ora sei di cera come il volto levigato, stolido e d’argilla indurita del grande Kyle.

L’unico uomo capace di mantenere lo stesso carisma pur interpretando tre personaggi assai diversi fra loro, ovvero l’agente Dale Cooper, uomo sempre pettinatissimo, coi capelli corti e il fascino di colui che usa solo dopobarba di qualità senza ulteriori aggiunte di emollienti, profumi e additivi chimici, un serious man dalla moralità invincibile, quindi Dougie Jones, l’uomo più sexy del mondo pur essendo ancora più tonto di Forrest Gump, l’unico capace di essere a letto più dolcemente animalesco di King Kong per Naomi Watts, e la specie d’Innominato-uomo nero delle favole, un Doppelgänger posseduto dal fantasma di Bob col bulbo di una rockstar fuori tempo massimo e un po’ di piacente pancetta da colui che forse ascolta pure Vasco Rossi. Sì, uno col pelo allo stomaco, un lupo che non perde un solo capello ma ha il vizio di essere terribilmente aggressivo e spacca a braccio di ferro i tendini dei suoi avversari come Jeff Goldblum de La mosca.

Un Popeye che divelle vertebre e bicipiti, dunque, come se nulla fosse, col giubbotto di pelle cammina a mo’ di rettile viscidissimo fra covi segreti nel suo look da Brandon Lee sui generis de Il corvo, innestato su movenze robotiche da cyborg e una faccia da culo magnifica.

Sì, un attore poliedrico, un camaleonte il nostro signor Kyle MacLachlan. In Showgirls è un guardone a pagamento, in Twin Peaks suscita, anche negli uomini più eterosessuali, immani e contagiose ammirazioni da voyeur.

Un uomo irresistibile che fa il piacione senza però dare nell’occhio. Conservando intatta la sua integerrima classe esagerata da investigatore finissimo in pulitissima giacca e cravatta ultra-stirata.

Praticamente sono io, non fosse che i miei capi d’abbigliamento non sono gli stessi indossati da Kyle. Uno che, grazie a Lynch, si può avvalere d’una costumista coi fiocchi. Sì, una sarta che saprebbe impettirlo anche regalandogli un modesto, poco vistoso papillon.

Di mio, sono cupo nel vestire, vale a dire tinta unita tendente al blu su occhi castani quasi corvini e un pizzico di alopecia androgenetica su stempiatura curata con shampoo della Coop, senza coloranti e balsami.

Jeans casual presi a caso dall’armadio, scarpe da ginnastica da meccanico dell’officina a te più vicina.

Sono spesso però imbalsamato. Un’anguilla maniaca della pulizia intima e igienica.

Sì, non ho più Sky e quindi ho dovuto dare indietro pure il decoder con tutte le puntate archiviate di Twin Peaks 3.

Così, dalla mensola ho rinvenuto il cimelio da me precedentemente acquistato della suddetta stagione.

Sin ad ora mai scartata, conservata e sigillata in un’impenetrabile, ermetica teca di plastica come un’intoccabile reliquia di San Gennaro.

Al che strappo delicatamente il cellophane e mi si para dinanzi l’abisso e ancora oltre.

Questo non è uno Steelbook e nemmeno un consueto Blu-ray.

Trattasi di un cofanetto intarsiato stra-pregiato e deluxe con tanto di tasto speciale e “proibito” per accedere alla red room misteriosa.

Con cartoncino prelibato e scotchato da rimuovere come se tu avessi svolto praticantato per vent’anni presso il miglior chirurgo del mondo. Quello più navigato.

Sì, basta una minima mossa falsa dei polpastrelli e si rovina irreversibilmente la magia. Devi avere un sangue freddo da salamandra e non devi, nella maniera più assoluta, lasciarti cogliere dal panico di una fretta cattiva consigliera.

Altrimenti, poi, il cartoncino pregevole potrebbe lacerarsi e le alette potrebbero non più ricongiungersi alla perfetta simmetria di tale cubo rettangolare con tanto di arabesco intaglio da mosaico bizantino di Ravenna.

Alla fine, ce la faccio. Adesso però mi occorre un cardiologo. La pressione è scesa al minimo storico.

Il cartoncino è rimasto, cazzo, leggermente segnato e ammaccato da tale manesca, oserei dire poco maneggevole, non tanto leggiadra mia palpata su dita appena lavate col sapone detergente anche il demone sotto la pelle di Kyle.

Sì, Cronenberg e Lynch s’intrecciano in Twin Peaks 3. Infatti, non vi è solamente la citazione di The Fly ma si va a parare anche su Starman di Carpenter.

Con tanto di “alieno” Dougie Jones che, nella scena delle slotmachine, sembra Jeff Bridges.

Sì, in casa mia è conservato uno dei capolavori più alti della Settima Arte più raffinata. Una perla impareggiabile, una bellezza ancor più magnetica della mitica G. Guida.

Sì, la Guida fu un’icona erotica delle commedie da quattro soldi un po’ pecorecce degli anni settanta.

Una Guida poco spirituale, diciamo, ah ah.

Una bionda da lasciar stecchito ogni Dorelli in tre secondi netti.

Io, nel lontano 2012, la vedevo spesso. Abita nel bolognese e, soventemente, la domenica mattina andava a far colazione alla pasticceria di Casalecchio di Reno, La Dolce Lucia.

Lei vive ancora del suo “mito”. È stata la fantasia inaudita di milioni d’italiani arrapati e ignorantissimi in quegli anni per lei d’oro…

E, per non farsi riconoscere, inforcava puntualmente, impeccabilmente occhiali da sole anche alla vigilia di Natale.

Ora, che vi posso dire?

La gente è assai suggestionabile e molto sciocca. Mi trovavo in questa pasticceria ed ecco che vidi entrare una donna. Una donna normale come tutte le altre. Non più giovanissima ma di ottimo aspetto.

Al che, udii ronzare nell’aria le voci incuriosite dei presenti… un cicaleccio di parole confuse si frastagliarono nella morbida atmosfera calorosa. Ah ah:

avete visto chi è? È la Guida.

 

Gli uomini, dall’avvocato super commendatore al buttafuori della bettola più sgarrupata, incominciarono a pasticciarla di occhiatone da leccaculo, avvicinandosi a lei in segno di riverente cortesia ruffiana da marpioni.

Porgendole baciamano che anelavano, dietro la gentilezza da cioccolatai, il mascarpone di notti ancor ribalde e gloriose con questa G… a.

Notti golose da infimi peccatori alla Se7en.

E dire che non vidi nessun uomo, fra questi, bello come Brad Pitt e nemmeno saggio come Morgan Freeman.

Uomini semmai che, dopo aver assaggiato le diplomatiche, fecero i diplomatici, sperando in una reciproca cremosità da merde diarreiche.

E poi il matto sarei io? Sarei io il Kevin Spacey di turno?

Mah, a me parve e pare una donna normalissima. Né più né meno di tante altre donne carine. Poi ha ora la sua età. Per la madonna!

Ma l’Italia è sempre stata questa. Vive di miti assurdi, ha elevato in gloria… Pozzi Moana e invece ha spellato vivo Silvio Pellico.

In Italia, se stai male, ti dicono che basta comprare un flacone di penicillina. E, che se non ce la fai, sei come Pollicino e vai di pollici giù.

Sì, a proposito di Guida e Lino Banfi, ma quale belva umena! Sono solo un cinefilo mezzo disgrazieto!

Secondo voi che dice all’orecchio la signora Laura Palmer a Kyle?

Ci sono varie opzioni:

1) Kyle, hai risolto il mistero della scatola blu di Mulholland Drive? Il tuo Dougie Jones conosce bene la Watts. Ti ha spifferato qualcosa?

2) Kyle, sono Sheryl Lee. Se non era come sempre per Lynch, vivrei come Laura Palmer dell’episodio finale. Lo sai? Stesso discorso, amico, vale per te. Se non era per David, nessuno oramai ti cagava.

3) Mi indicheresti dov’è il bagno? Non si capisce niente in questa stanza. Ci son solo tende e piastrelle. Potevano mettere un cartello, no?

4) Finita questa scena, ce la facciamo una cenetta a lume di candela? Poi mi fai tutta la ceretta, ok?

5) Con questa serie noi abbiamo ottenuto la gloria. Sinceramente però, ah, non è che ci abbiano pagato benissimo.

 

Morale della favola: nella vita è importante amare Twin Peaks.

Ma non si fanno le cose soltanto per la Gloria…

Si fanno per campare un po’ più decorosamente?

Secondo me, sì.

Insomma, che te ne fai di una Laura, no, laurea se poi non capisci non solo Twin Peaks ma nemmeno, nel 2019(!), zuccone, come ordinare tramite Internet un dvd?

 

Sì, fratelli.

Nel 2019 inoltrato, sento gente che guadagna ventimila Euro al mese e non ha mai fatto un solo acquisto tramite Amazon.

Perché non sa come si fa.

E noi vogliamo farci giudicare da gente così misera? Sono dei taccagni, avari pure nei sentimenti più gratuiti.

In verità, vi dico che sanno benissimo come si fa! Eccome! Se devono pagare una su un sito e non starò a dirvi quale, dopo tre secondi ecco che ottengono uno spogliarello in Live Webcam.

Questo per dire quante seghe, no, quanto segue.

Molta gente dice che vorrebbe comprare un mio libro, invero non ha acquistato neppure l’anteprima.

– Ah, va bene. Mica sei obbligato. Se ne sei interessato, leggilo pure. Mi farebbe piacere.

– No, lo leggerei volentieri. Non vedo l’ora. Deve essere notevole. Un’ottima lettura. Ma sono poco pratico di acquisti online.

 

 

La verità che non gliene può fregar di meno.

Ci sta. Ma poi non mi venisse a dire che Twin Peaks 3 è una boiata.

– Ti è piaciuto?

– No, non tanto.

– Ah, come mai? M’interesserebbe il tuo punto di vista.

– Guarda, in realtà non l’ho visto.

– Non avevi voglia. Ci sta.

– No, non ho tempo.

– No, non ci credo.

 

Il tempo si trova sempre.

Benvenuti cioè nel Belpaese. Ove tutti sono poeti che ambiscono a… la Gloria (come dicono a Bologna, capoluogo ameno in cui mettono l’articolo determinativo davanti ai nomi propri femminili) senza aver mai letto un libro, ove tutti sono grandi attori dopo tre buone Polaroid, dove lo sport nazionale non è il Calcio, bensì il Rugby dei pugni in faccia e delle prese per il culo.

Purissima, nobilissima commediaccia all’italiana con un tocco di feste e santi, anche sani, patroni molto padrini…

 

di Stefano Falotico

Cooper Laura Palmer twin peaks

Filogamo, l’alano, amò la fede di lana


08 Nov

Le donne sono le “colonne”.
Sì, del “colon”.
E dell’idrofilo cotone dopo le “ferite”

Ieri sera, dopo essermi bevuto, a casa d’un mio amico, tutto d’un (senza) fiato il primo Tempo d’un “lapidario” Bayern Monaco, che in 45 minuti ne infilò già cinque, rincasai tutto “strapazzato”.

Al che, aprii Facebook per gli “aggiornamenti”.
Durante il pomeriggio uggioso, inviai l’amicizia a “una” che stimolò subito il mio “apparato” visivo, comparendo semi-ignuda di “vulva” nel “Trova amici” da mia “fava” di fuca, di mia fame da foca…
Chi trova un amico, trova un tesoro, chi trova una troia, non trova la “chiave” di una senza castità ma, di forziere “scassinato”, nel “casino” dei forzuti della sua “gloria” da Umberto Tozzi.

Scoprii ch’ella accettò, una bella da “belare”, e subito “la” colsi in chat. Per un’immediata colite. Più che una scopata, fu una “trombata”.
E un’accolita di “decollarmelo” d'”impatto imminente”. No, non era mattino, ma quasi Mezzanotte.
Infatti, me “lo” spezzò di Luna sua di “traversa”.

Il suo cognome (ché si sappia per “evirare” altri “birbanti” poi impagliati…) è Filogamo.
Ma mi par più doveroso elidere il “lo” e il “mo” e lasciar solo “Fi-ga” (sì, “sciamoci” dentro, “inneviamoci” d'”innervosimento” da cavernicoli sui nostri eretti-li corpi cavernosi…). Fi-ga!  Ah ah, come Pacino bisogna pronunciare  e ben scandire il “candito” piccantissimo di tali due sillabe pro-fumanti.
Palpabili alle labbra e d’arrossire di “rossetto”. Eh eh.
Filogamo non è fica di legno ma da uno di “mogano”. “Rettifichiamo”. Ficchiamola, miei finocchi!
Non so se abita in “quel” Milano, di certo bisogna “darle di mani”.

Mi spingo oltre? No, volevo solo “spingere” un po’. Non prendetemelo… per “uno” che esagera.
Al massimo, son Troisi vestito da Arcangelo Gabriele con Lello Arena, per il mio “pollo” che mi “svergina” al grido “Annunciazione! Annunciazione!”.

Se Nunzio fu conduttore, Filu-o-mena Marturano fu la prostituta dei “maturandi”, poi maturò e si convertì ai monologhi col caffè di Eduardo De Filippo.
E Berta filava, filava davvero… sulla “bocca di rosa” di Rino Gaetano.

Sì, De André era un poeta, Troisi ricominciò da tre, ma Rino, bando alle ciance, sapeva la verità: di Notte c’è un Mondo diverso… fatto di sesso, chi vivrà vedrà.
Infatti, Stanley Kubrick s’ispirò a tal ritornello per Eyes Wide Shut.

Tornando alla Filogamo, mi rifilò uno “sfilettarmelo”. E il “mio” non si “sfregò”, perché m’inculò di “fregatura”.
Sì, ove le “confetture” son di fragole, anche il “duro” s’”intenerisce”. Ammosciatellissimo senza più “pisello”.

Io volevo solo “intascarmela” strappandole il “tanga”, coi miei amici a “stappar” il brindisi d’applauso!

Finìi di  schiena e di spada nella mia chiappa “finemente” sfinita. Altro che clap clap da lieti fini…

Altro che felino e ferino. Questo è un Inferno, oh mio Dio!

Lo so, non disperiamo d’uccello, Caronte il traghettatore recitava la nostra nave al mot(t)oNon isperate mai veder lo ciel.

Troisi lo sapeva. Al pelo… E anche Pasolini d’”uccellini” alla Ninetto D(i)avoli.

Questa è la verità, mentecatti e mendicanti, accattoni e minchioni!

Non ne esiste un’altra  al di fuori di “quella”.

Sono un provocatore, aizzo la mia mente alla “demenza” solo per non patire le depressioni ma, nel “buttarlo” a ridere e non nelle “buttane“, scarabocchio le vostre teste, anche perché poche donne amano che “schizzi” fra le “loro”.

Così è, così sarà.
Parola del “sudore”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. No!… Sono vergine (1970)
  2. Shining (1980)
  3. Whore – Puttana (1991)
  4. Gloria. Una notte d’estate (1980)
  5. Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991)
  6. Uccellacci e uccellini (1966)
  7. Nottataccia (1991)
    Doccia fredda…

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)