Posts Tagged ‘Sergio Leone’

La Trilogia del Tempo di Sergio Leone esiste? In verità, no. Invece, la Trilogia dell’Apocalisse di JOHN CARPENTER? Yes!!!


27 Apr

Sì, ma cosa disse il personaggio di Nicholson al pelle e ossa, no, pellerossa nel film da me citato con Louise Fletcher di Miloš Forman? Disse: – Suvvia, datti una mossa, Non fare l’indiano!

Non fa ridere? Invece, fa ridere. Repetita Juvant: la cosiddetta Trilogia del Tempo di Sergio Leone non esiste, è pura convenzione dizionaristica. E ripeto, figli(u)oli e poveri cristi, non affidatevi alle piccole menti dei cialtroni sul web. Costoro, dei veri impostori, asseriscono, totalmente incoscienti, oltre che assai ignoranti, di essere delle enciclopedie viventi. Al massimo, sono dei sempliciotti prestati all’enciclopedismo e all’elemosina che realizzano “video-recensioni” tramite squallide e penose donazioni!!!

Affidatevi al Falò e comprate ogni suo libro. Dopo averli letti, impazzirete come tutti gli uomini e le donne de Il seme della follia? Ma è un rischio che dovete correre se non volete finire lobotomizzati come Randie McMurphy? Soprattutto, non fatemi la fine di Kurt Russell & Goldie Hawn in The Christmas Chronicles. Oppure, come Balanzone e la sua racchia moglie frustrata e rancorosa, alias Nonna Papera. Ah ah ah!nicholson cuculo mcmurphy indiano Carpenter Falotico copertina

di Stefano Falotico

 

Blonde? Preferisco Enrichetta Blondel


27 Sep

Perdonate la mia onestà (im)morale, appena la gente vuole imborghesirmi, cambio le regole del loro gioco come Aristotele(s). Cioè Aristotele Socrate Omero Onassis, anagraficamente Aristotle o il nero presente anche ne Il nome della rosa, alias Urs Althaus?

Ben Affleck ha compiuto 50 an(n)i.

Cmq, Elena Sofia Barucchieri, alias Elena Sofia Ricci, recitò con Andrea Roncato in Ne parliamo lunedì, mostrò il suo lato b in perizoma nel film Commedia sexy, e fu in Ex con l’eccitante, no, citata Nancy Brilli.

E non confondete Fabris con Giovanni Floris, cari Compagni di scuola. Zidane, detto ZIZOU, non come dico io, ovvero Zidou. Uh uh.242682500_10219797032819139_2364390807559847836_n

Avete comprato i pelati?

 

di Stefano Falotico

Frusciante è IL GRANDE LEBOWSKI? Cioè un idolo assoluto?


01 May

lebowski giflebowski arancia meccanicaTutte le boiate e le bazzecole, quisquilie e baggianate oppure genialate di F. Frusciante, il grande Lebowski livornese?

Benvenuti in via Magenta, 85 a Livorno, è il vostro Frusciantone che vi parla dalla sua epica e oramai leggendaria Videodrome. Lui è l’ultimo dei videotecari e adora Michael Mann assieme a L’ultimo dei Mohicani!

Sì, nell’ameno entroterra toscano, nella città che diede i natali ad Alessandro Benvenuti, no, Alessandro nacque a Pelago vicino Firenze, dicevo… nella cittadina capoluogo di provincia e natia di Francesco Nuti, invero pratese… Scusate, Ad ovest di Paperino, c’è Athina Cenci.

Ah, Caruso Pascoski, Charles Bukowski e il suo alter ego Henri Chinaski, The Big Lebowski e forse c’entra perfino Big Whiskey…

No, mi son perso lungo la mia retta via che ho smarrito e chiedo dunque venia, no, informazioni a una donna figlia della regione tanto cara a Francesco Petrarca e a Dante Alighieri.

– Scusi, brava signora, vorrei raggiungere la Videodrome. Mi saprebbe indicare la via? Mi perdoni, non ho Google Maps.

– Guardi, la vada in vetta alla strada, la giri a sinistra e la si ritroverà in capo!

 

Sì, a Livorno che fu la città di nascita del grande Amedeo Minghi, no, di Modigliani detto Salvador Dalí, no, semplicemente Alì con Will Smith, no, Modì, ritratto da Garcia Andy nel suo film da regista intitolato I colori dell’anima, sì, Modigliani che per anni Al Pacino, protagonista di S1m0ne, volle interpretare ma non riuscì a girare neppure il progetto altresì di Andrew Niccol, sfuggitogli di mano, cioè Dali & I: The Surreal Story, durante la scorsa estate mi sentii come Owen Wilson in Midnight in Paris di Allen Woody oppure come Adrien Brody!

Ah, son uomo di mondo e un bizzarro girovago che a nessuno deve rendere conto se io sia o meno un fallito perdigiorno o un genio falotico tendente al malinconico, poi al nevrotico, dunque al gotico. Ah ah.

Al che, peregrinando lungo Livorno a mo’ dell’ingenuo, incapace di autodeterminarsi e sprovvisto di libero arbitrio, Jim Carrey di The Truman Show, mi ritrovai per una selva oscura, no, visitai la famosa e celeberrima, succitata Videodrome. Videoteca storica, forse antiquata, vetusta e obsoleta, probabilmente solo un luogo simile a una splendida cineteca diretta, gestita e supervisionata dal Fruscianton’. Uomo annacquato e non più buono come il vino d’annata oppure uno sbruffone autodefinitosi enciclopedia vivente del Cinema ed esperto di Musica senza pari? Chissà…

Voglio qui rendergli pan per focaccia in seguito al suo essersi comportato da baccalà contro di me? No, lo perdono poiché lui, giammai quaquaraquà, per sua stessa ammissione, non sbaglia mai. Perciò, modestamente, mi ritiro in buon ordine e gli auguro soltanto una vita piena di bei giorni. Sì, buonanotte…

Ragazzo tracagnotto, cicciottello o Cicciobello, pienotto o pieno di sé, è costui? Forse solo umile e al contempo comunista con du’ palle così, parafrasando Mario Brega di Un sacco bello, che deve le sue origini, no, i suoi fasti ai Licaoni. Ovvero un gruppo di ragazzoni affascinati per l’appunto, anni or sono, dal Frusciantone. I quali scoprirono, in maniera ignota e occulta, il nostro… così come dice lo stesso Fruscio nelle sue oramai celebri video-recensioni, nientepopodimeno che il Frusciante stesso. E chi sennò?

Perfido, no, fervido, famelico appassionato di Cinema, Musica e scibile toutcourt, sin dalla sua più tenerissima età, il Fruscio prima o poi doveva fare il grande salto ed enorme, qualitativo balzo in virtù della sua indiscutibile presenza scenica assai corpulenta, no, carismaticamente corposa. Attenzione, però. Non è un ragazzo vanaglorioso, bensì a volte sol accidioso e un po’ troppo focoso. Oserei dire permaloso.

Come riportano oramai tutte le bibbie del Cinema, fra cui Variety, il Fruscio, imponendosi fin dapprincipio come l’idolo delle folle amanti del Pop più schietto e ruspante, le spara grosse o solamente sacrosante, emettendo giudizi lapidari con facilità disarmante?  No, semplicemente o da sempliciotto, sentenziando con severità devastante, cioè senza peli sulla lingua, avendo lui il cosiddetto pelo sullo stomaco da topo, no, da tipico e caratteristico, pittoresco e colorito livornese d.o.c. che di certo non le manda a dire.

Egli infatti, senz’alcuna inibizione e remora, da uomo impavido e verace, anzi vorace di fare la sua porca figura, non so se di merda, s’avventò e ancora si scaglia contro l’intellighenzia da lui reputata superata e stantia. In maniera avveduta o soltanto inconsapevolmente avventata da stoico inesperto senza specchio?

Affrontando con strafottenza irrefrenabile, estremamente lodabile o solo incosciente in maniera bestiale, i giganti dell’istituzionale ed editoriale Critica cinematografica oramai consolidata e da lui invece volgarmente, no, di piglio spontaneo e, per l’appunto, non da marchettaro né da laureato, in quanto il Fruscio dichiara orgogliosamente di essere terzo-mediato e odia Luciano Ligabue e una vita da mediano…

Scusate, mi stavo di nuovo perdendo. Se mi perderò, Videodrome ritroverò? Mah, non lo so.

Il Fruscio è un fannullone, no, non se ne fa nulla del money frusciante e, per via della sua spericolatezza indomabile da indistruttibile, infrangibile, irriducibile uomo duro di Livorno che, da piccolo, fu tra le comparse al palazzetto dello sport della sua città che ospitò le riprese, non solo del match contro Rosco Dunn, in Bomber con Bud Spencer, è già entrato nel mito assoluto. Su questo non si discute. Secondo lo stesso Fruscio, il 90% dei film sono opinabili ma non si può opinare in merito al capolavoro kubrickiano dal Fruscio, appunto, incarnato in modo non plus ultra.

Egli mette in guardia i giovani d’oggi e li pedagogizza, infatti, a mo’ di Barry Lindon. Parimenti a Stanley Kubrick, dice loro di avere Eyes Wide Shut e di guardare con gli occhi aperti la realtà.

A suo avviso, se un giovane ragazzo vuole parlare in merito a Full Metal Jacket ma non conosce Arancia meccanica, merita la cura Ludovico.

Il Fruscio è ed ha Gulliver in mezzo ai lillipuziani della Critica. Il Fruscio è Jeff Bridges del capolavoro immortale dei Coen. Jeff beve il latte o lui allatta e alletta i suoi adepti che pendono incondizionatamente dalle sue labbra? I quali forse, mentre vedono e ascoltano le sue monografie sui registi, stanno stravaccati in qualche discopub identico al Korova Milk Bar in compagnia di qualche moldava.

Sostanzialmente lo idolatrano, in realtà se ne fottono…

Egli odia Joker ma è un folle che incita la folla e sprona la follia dei cinefili più underground, saggi, esaltati e/o anarchici, sganciatisi da un sistema laido e bastardo? La gente fa la ola, gli porge reverenza metaforicamente autoriale e il Fruscio se n’imbroda con far volutamente pagliaccesco da cultore del Cinema più romanticamente legato a una visione passatista e nostalgica che spopola, presso i suoi coetanei un po’ andati, da Milano a Palermo andata e ritorno, da Massa Carrara fino alla più bassa massaia e casalinga di Voghera ubriaca fradicia.

Ripeto, il Fruscio è l’irraggiungibile idolo incontrastato delle masse!

Un giorno, la gente dirà osannante in sua memoria… Lo chiamavano Bulldozer. Film di Michele Lupo sempre con Bud e sempre, neanche a farlo apposta, ambientato a Livorno. Per il Fruscio, io sono uno scugnizzo da prendere a ceffoni a mo’ di Piedone. Lo sbirro o l’africano? D’Egitto o a Hong Kong?

Sono dunque un bolognese d’azione, d’adozione o di forte reazione, un gigione, un Giorgione o semplicemente, tanto per adottare un’espressione partenopea mai passata di moda, nu bello guaglione?

Bud/Carlo Pedersoli fu di Napoli, mentre il Fruscio a volte fa il bullo oppure è uno sempre carico al massimo neanche se avesse bevuto mille Red Bull? Se qualcuno osa dire che Avengers: Endgame è un capolavoro, egli si arrabbia e delira a mo’ di Daniel Day-Lewis de Il petroliere. È un uomo sanguigno, There Will Be Blood! Non osate contraddirlo!

Frusciante è un pazzo a piede libero assai temibile o punibile? No, figuratevi, è uno stimabilissimo pioniere infatti e siffatto della Settima Arte, a suo modo di vedere e vederla indiscutibilmente, da seguire solamente secondo il suo potente e irrinunciabile, inappellabile volere. Il Fruscio non teme, come detto, chicchessia. Essendo uomo da avanti popolo, Lambretta rossa, soventemente s’accanisce anche contro la Chiesa e la catto-borghesia. Egli, con cipiglio irriverente, ammazzerebbe in tre secondi netti chi ama i cinecomic, spiezzandolo in due con furia violenta. Che drugo, che Ivan Drago! Prima di deflagrare, no, di deragliare la mascella a tutti, però sfodera e sfoggia tutta la sua incontenibile e vulcanica verve, la sua saccente prosopopea da uomo colto o solo rude, soltanto rustico e anti-democratico, ostico e invincibilmente suscettibile e/o presuntuoso a morte?

Ricordate: Frusciante detta legge nella sua contea, egli è forse Gene Hackman di Unforgiven?

Bisogna osservare rigidamente le sue comuniste, anti-capitalistiche o fascistiche, dipende dai punti di vista, regole insindacabilmente, altrimenti il Fruscio vi prenderà a pedate, eh sì, bella gente. Scaraventandovi fuori dal suo locale semplicemente perché Revenant acclamaste o avanzaste delle riserve sul Cinema di Sergio Leone.

A lui non interessa se le vostre ragioni esponeste con ottime argomentazioni ragionate o ragionevoli che dir si voglia. Lui non vuole sentire ragioni e presto, se lo farete incazza’, sragionerà.

Mandandovi in men che non si dica a caga’! Lui pure vi menerà! De’, maremma maiala! Se non siete d’accordo con lui, lui vi stroncherà definendovi un troiaio! Il Fruscio, Per qualche dollaro in più, a Netflix prima o poi si darà? No, giammai.

Egli vende cara la sua pellaccia e non lederà mai la sua dignità. Ci tiene a non essere un edonista pieno di soldi e con la pelliccia. Poiché epocale fu la sua opinione su Essi vivono. Disse pressappoco questo: si combatte finché non si hanno un Rolex e una Rolls-Royce.

Grande, idolo, che boomer! Ah ah. Queste sue sicurezze durissime gli torneranno indietro come un boomerang?

Il Frusciante, un uomo non certamente povero di cuore né emozionalmente avaro. A lui piace Vitali Alvaro. Egli non vuole i danari ma chiede 10 Euro affinché possiate commissionargli recensioni di 8mm, no, 2 min. secchi in cui, in quattro e quattr’otto, impapocchia du’ stronzate per sbarcare il lunario, spacciandosi per luminare.

Il Frusciante, un eterno sognatore e ragazzo bonaccione che adora le topone, sì, le donne bone, il Fruscio è un tesoro e un uomo di buon cuore ammalato fin troppo di cinematografica passione pura intrisa del suo pugnace ardore?

Ammalatosene così tanto da sconfinare nell’ottuso intransigente più radicale da malmostoso birichino e mai cresciuto bambino dall’inguaribile e fiero carattere fumantino?

No, il Fruscio è forse il Dr. Fu Manchu o Shrek! Se lui dà pollice giù a un film che non ritiene meritevole, nessuno può di contro dargli un giusto calcio in cul!

Facciamo du’ parole su questo? Insomma, la mini-recensione Patreon dedicata alla monografia auto-agiografica di Frusciante in carne e ossa, decreterà che Frusciante è un flop o un filmaccio alla Michael Bay?

Domanda difficilissima, riflettiamo con calma in merito a tale uomo emerito o valutiamo con ponderatezza la risposta da rifilargli in modo degno con giustezza.

Nel frattempo, guardiamo un film di Zack Snyder? Quindi, andremo a fumare in terrazza.

Eh già, non possiamo vedere e semmai anche ammirare un film di Snyder perché a Frusciante fa caaaaa’!?

Be’, cazzo, se l’ha detto lui… nessuno può contrastarlo tranne Clint Eastwood de Gli spietati? Ah ah.

Ripetiamolo tutti assieme appassionatamente: il Fruscio detta legge incontestabilmente. Il Fruscio è un bravo ragazzo e nessuno lo può negar, nessuno lo può sfancular’.

Cioè, se lui stronca un film per partito preso, a prescindere che il comunismo non esiste più come lui lo concepisce, lui non sta capito, come si suol dire. Lui non capisce o tutto capì? È un testardo o un cap(r)one?

Sì, lui sa tutto e, se voi direte che Joker è un capolavoro, il Fruscio vi riderà in faccia, replicandovi un grandguignolesco, irriverente e borioso macché.

Il Fruscio se la ride di gusto, lui è l’emblema impersonato da lui stesso del Cinema giusto.

Quindi, non protestate né ribellatevi contro i suoi gusti inviolabili.

Il Fruscio detesta Heath Ledger, no, Hitler e Mussolini ma ama da matto, no, da matti fare il leader. Me fa morì. Ah ah.

Alle prossime elezioni del sindaco di Livorno, io voterò per quello di Bologna. Per forza, non posso votare per il Fruscio, non essendo natio, no, nato nella sua città natale. Altrimenti, ugualmente non lo voterei, ah ah.

Se non gli sta bene, non deve preoccuparsi. Livorno, a livello demografico, ha più abitanti dei suoi iscritti.

Basta che chieda una mano a victorlaszlo per aumentare il numero di seguaci, più che altro ruffiani immani e disumani. Così facendo, probabilmente non solo Livorno, bensì tutto il mondo voterà per lui.

Idolo come Rocky Balboa!

A parte gli scherzi, terminerei con una freddura alla Falò.

Oggi per radio ripassò una canzone sempiterna di Nathalie Imbruglia. Imbruglia non so se sia un cognome della Puglia ma Nathalie, la cui città natale è Sydney (con due ipsilon), da non confondere con Poitier Sidney, fu donna manzoniana.

Sì, dietro quel viso da finta suora e da monaca di Monza, sai quante notti di imbruglie e sotterfugi devono esserci state con Chris Martin? Pare infatti che, ai tempi in cui Martin stette con la Imbruglia, stesse anche con Gwyneth Paltrow. Dunque, questo matrimonio non s’ha da fare, no, non si fece. A Chris non fregò un cazzo se Nathalie e Gwyneth lo mandarono a farsi fottere. Lui difatti lasciò fottersi volentieri da Jennifer Lawrence, Dakota Johnson e Dua Lipa.

E, su questa cazzata o genialata, detta altresì faloticata, vi auguro buona vita- Abbiate fede, miei drughi.

P.S.: Essi vivono è un capolavoro. Però, a proposito di Bud Spencer e Michele Lupo, They Live è posteriore a Chissà perché… capitano tutte a me.

È arrivato ben 8 anni dopo. Infine, Gary Guffey, alias H7-25 interpretò Incontri ravvicinati del terzo tipo prima perfino di Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre.

Film del ‘79, mio anno di nascita. Ah, sto delirando, scusate.

Vorrei essere imboccato dal Fruscio.

 

di Stefano Falotico

Se Gabriel García Márquez scrisse il capolavoro L’amore ai tempi del colera, prossimamente io pubblicherò Bologna Hard Boiled e l’amore ai tempi del COVID-19, vero Once Upon a Time nella città felsinea


01 Apr

joker falotico

stallone cobra

Avete mai letto Cent’anni di solitudine?

Io scrissi, per lulu.com, il libretto informativo Il fascino e la seduzione della solitudine con tanto di mio “bugiardino”, cioè istruzioni per l’uso in caso di scompensi psicologici dovuti all’angoscia, oserei dire contagiosa, emanatami per colpa delle mie inibizioni, preda a loro volta della cattiva suggestione effettuatami dai maligni fascistoni. Mentre le false informazioni sul Covid, propinateci oggi come oggi dagli oscurantistici ignorantoni, cioè da giornalisti bravi soldatini assoldati ai più sporchi soldoni, appartengono non solo a falsi e bugiardissimi decreti governativi più ammorbanti della peste bubbonica. State boni! Chiariamoci, uomini e donne pestiferi, non appestatemi. Non opprimetemi, la mia dignità non calpestate. Inoltre, mi rivolgo in tal caso agli uomini di Bari vecchia. Adesso, se in questo periodo assai difficile per l’umanità intera, vi sentiste economicamente ed emotivamente molto squilibrati, non lasciatevi prendere dall’USL, no, dall’ansia. Non bestemmiate ma vi posso concedere di esternare sane blasfemie esuberanti a mo’ del miglior Lino Banfi ruspante. Sì, uomini bollenti delle Puglie, se in queste settimane brucianti di coprifuochi asfissianti più delle fiamme infernali, alle undici di sera volevate almeno rivedere un film con Pasquale Zagaria (L’esorciccio?) in streaming ma la connessione vi andò a putten’ alla pari del nostro ex premier di Loro, se imprecherete Madonna impestata dell’Incoronet’, non me la prenderò. Dio impestato!

Intanto, ricordate che la vostra ex moglie ambiziosa e assai sessualmente sfiziosa, oserei dire maliziosa e molto vogliosa, vi lasciò perché, già prima della vostra disintegrazione in quanto giammai alla società capitalistica v’adattaste, sanamente integrandovene, cioè non foste manco cassaintegrati, neanche emigrati o mantenuti immigrati, neppure v’improntaste alla prostituzione degli uomini potenti appartenenti alla “savia” e robusta Costituzione (più che fisica, diciamo orientata alla f… a, ottenuta in maniera poco virtuosa grazie ai soldi fruscianti, forse quelli che elemosina nelle mini-recensioni Patreon il critico cinematografico YouTuber F. Frusciante, ah ah), ecco, dicevo… Dicevo che lei, stando con un uomo di Potenza, cioè potentino, no, potente non solo a letto, vi lasciò in mutande completamente. Anzi, vi spogliò del tutto di ogni p… ne, sì, bene. Cosicché, mentre lei venne, eccome, e vive serenamente da esaltata arricchita ricca sfondata (specialmente nel sed… re montata), mentre lei sta con un monaco, no, con un mentecatto-montato, i vostri sogni sono stati pezzo per pezzo smontati e messi a novanta. Siete pazzi? Che volete farci? Volete farmi? Volete mettervi contro un pezzo grosso o con un’altra? Lei sta messa con un pezzo di merda. Sono volatili per diabeticiFracchia la belva umana! Quello ve lo farà a strisce. Dunque, vermi e “falliti”, strisciate e non rompete le balle che vi raccontate per non farvelo. Vi sentite cornuti, traditi dalla vostra ex dea del c… zo. Al che, per farvela, no, per farcela, non lo date via ma vi siete dati a Lucifero. Sì, in questo periodo di Covid maledetto e diabolico, vidi gli uomini più innocenti e angelici darsi a immonde diavolerie pur di credere a qualcosa. Pensarono pure di essere il messia, uomini peggiori della peggiore catto-borghesia. Ma per cortesia!

Sì, sembrano Mickey Rourke di Angel Heart. E ho detto tutto. Ah ah. Fidatevi, sono terminati i tempi in cui ve la tiravate da duri come Mickey de L’anno del dragone. Manco riuscite a tirarvene… Vi vedo molto mosci, sapete? Comunque, questa porcata è partita dalla Cina, da me o dagli altri? Sì, il Covid è una tr… ia come J. Lo, no, come John Lone del succitato, eccitante masterpiece di Michael Cimino.

Al che, distrutti nelle finanze, finanche massacrati a livello mentale, cioè destrutturati, v’immolaste a salvatori come De Niro de Il cacciatore. Di nome, per l’appunto, Michael. Alter ego forse del Cimino?

Credo di sì. Lei, in vestaglia, no, in o senza veste, no, in vece di chi, no, invece ora crede a Belzebù? Sono Barbablù? Ah, allora lei va nel frutteto, no, lei nel frattempo va rieducato come John Lone… de L’ultimo imperatore. Lavaggio del cervello e anche di qualcos’altro, no? Comunque, non pensiate che i governatori delle varie regioni (direi nostre erogene, poco erotiche né eroiche, cari miei eroi che amate ogni eroina, in quanto viviamo quotidiani spappolamenti dei marroni) le donne bone si passino, no, tanto bene se la stiano passando.

Avete mai visto L’ora più buia? Oh, a me quel principe parve un bell’uomo. Come mai non stava con una come Lady Diana e invece Carlo, pur possedendo Diana, voleva sia la camomilla che Camilla, sognando di essere sexy come Kristen Stewart? Cristo!

Ora, non molti lo sanno. La scena d’inseguimento automobilistico in Ronin, ambientata a Parigi in un tunnel abbastanza famoso, fu girata da John Frankenheimer durante l’attentato a Lady D. Spencer. Comunque, nel Don Camillo di e con Terence Hill, non vi fu Bud Spencer. Il Ponte dell’Arma dei Carabinieri che non indagarono? No, il Pont de l’Alma… De Niro, in Ronin, si salvò ma è identico tuttora fisionomicamente a Dody Al-Fayed? Com’è possibile? Qualcosa non è andato per il verso giusto, sì, non va manco a spingere col Viagra. Dove sta la verità?

A Nizza, De Niro fu peraltro inseguito pure dalla polizia. Che, ai tempi delle riprese di Ronin, lo indagò. Prelevandolo dalla sua camera d’albergo in quanto ebbe una relazione clandestina con Charmaine Sinclair. Celeberrima entraîneuse nera come molte ex amanti di Bob. Vedi Naomi Campbell, Lady Diana, no, Diahnne Abbott, Toukie Smith e Grace Hightower. La Sinclair, escort d’alto bordo quasi quanto Moana Pozzi. Con la quale De Niro pare che, fra un ciak e l’altro di C’era una volta in America, fra du’ bucatini all’amatriciana con Sergio Leone e James Woods alla fantozziana trattoria Gigi il troione, no, al ristorante Er Colosseo de te rode e penne (penna, in gergo dialettale di origine controllata come il vino d’annata della Bologna più volgare, significa grande donnone, detta eufemisticamente ed elegantemente) alla puttanesca, gustava la patata al forno di Moana con tanto di bistecca à la Bobby Cannavale di The Irishman. Dopo il dolce, De Niro esigeva un altro tiramisù. Indeciso se ordinare un profiterole o approfittare della cameriera, adoratrice dell’olio piccante sull’italiano maccheronico di De Niro che, dinanzi a costei, non tanto vergine ma bella come la Madonna, ovvero una napoletana emigrata nella capitale e amante, non a letto, del compianto Antonio de Curtis, detto in arte Totò, la quale gli chiedeva se veramente la serva serve (senza servirsi del congiuntivo serva), Bob non capiva l’ammiccamento non solo cinefilo, le offriva piuttosto, anzi tostamente, la quaglia e voleva sol essere imboccato. Cosicché De Niro non soddisfatto ma strafatto, fra inguini allo scolo, la sua incerta Lingua italiana da amante bilingue, aiutato nelle finanze, no, finanche dall’interprete della particolare “linguista” non abbiente né perbene, voleva persino le linguine più buone e giustamente salate. Insalata! Ora, non molti riescono a spiegarsi come mai De Niro, dopo aver lavorato con tante bernalde, no, con Bertolucci Bertolucci e Leone Sergio, abbia scelto per il suo triangolo alla Renato Zero, no, per le sue cinematografiche collaborazioni con registi nostrani da non c’è due senza tre, “nientepopodimeno” che Giovanni Veronesi. Mandando per un attimo la sua carriera a pu… ne, per l’appunto. Be’, voleva imparare meglio la lingua di Monica Bellucci anche con Manuela, no, in Manuale d’amore 3. Bellucci Monica, donna poco monaca e più che belloccia, dotata di un enorme paio di bocce. Da nessuno mai bocciata. Quindi, bellissima ma incapace assoluta, dal punto visto attoriale e non solo, eh già, una cagna. Infatti, appena apre bocca, come attrice “pura” non si può vede’ né senti’, la si adora solo quando prende lezioni recitazione in modo orale. No? Dico solo la veritas, sono un povero cristo contro Maddalena! Non vi rabbuiate né abbaiate! Avete rabbia? Guardate Il Vangelo secondo Matteo! Pisellini, no, Pasolini! Datemi retto, no, retta. Fatevi un pisolino! Sì, De Niro, Sergio Leone, Gianni Minà e forse un pagliaccio di siti come blacked.com, si sa, scattarono assieme una foto epocale. Muhammad Ali non era certamente un cazzone come Dredd o Isiah Maxwel!

Era un clown incredibile come Elvis Presley. Si faceva le prugnine/one, no, le pug… te, no, si faceva dare pugni a non finire. Criticato da tutti in quanto micione e romanticone. A un certo punto, spiazzava ogni avversario con colpi da maestro mica da venduti e/o volponi, colpi e botte da gran signore.

Ecco, Zucchero cantò… lo sai fratello, siamo nella merda, a proposito come ti va? Vado via domani e non vengo più. Ah no, scusate, non torno più. Perché mai? Hai spiccato il volo per i tre giorni concessici dal Governo per andare soltanto all’estero? E lì, Verdone Carlo, ex amico di Leone, no, il principe della risata Totò, no, Joker di Gotham City, no, Carlo dello stretto di Gibilterra, no, Carlo terra terra eppur figlio della Queen d’Inghilterra, ex principessa sul pisello, ha fatto il buon samaritano, regalandoti una seconda ca(u)sa? Destinazione Paradiso… Evviva Gianluca Grignani. Mi va di scimmiottarlo, storpiando una sua canzone storica e anche stoica. Viviamo in un mondo di scemi e di scimmie. Dunque, tanto vale essere uno scimmione o uno scimunito? Domanda da un trecento milioni di dollari che non avrò mai. Neanche voi avrete tutti questi soldi. Non perché siete dei falliti, bensì perché chi lo ha, no, le ha, no li ha, eh già, non solo è attorniato da gente di malaffare ma, in termini puramente affaristici, credo che sia stato corrotto per utili suoi opportunistici. Esistono molti leccaculo al mondo. Se volete passare la vita, dunque, a inseguire queste ambizioni non so se solo da tromboni, sappiate subito che da me sarete trombati. Nella mia vita vengo ancora molto spesso coglionato. Però mai mi scogliono poiché so che la maggior parte della gente si crede chissà chi e invece fa, contro di me, puntualmente la figura del coglione. Si può utilizzare, mia acculturata brava gente, la parola coglione riferita a queste brave persone? Come si dice, persone coglione o semplicemente coglioni. Comunque sia, si levassero dalle palle.

Almeno resta qui per questa sega

Ma no che non ci provo, stai insicura

Può darsi già mi senta troppo solo

Perché conosco quel sorriso

Di chi ha già deriso

Quel sorriso già una volta

Mi ha aperto l’inferno

Può sembrarti anche una banana

Ma è un istinto naturale

Ed è per questo che mi diventa duro

Ricorda a volte un uomo va anche inculato

Comunque non sono omosessuale passivo e dunque dagli uomini inchiappettato

Tanto di me

Non ti devi preoccupare

Me la saprò chiavare

Stasera scriverò una canzone

Per soffocare dentro un’esplosione post-erezione

Tu non mi dai vie d’uscita né di fuga, sì, ho detto fuga

Per digerire, prenderò le fave di fuca

E te ne vai con un altro che indossa pure le infradito,

forse è anche un ermafrodito,

e te ne vai con la mia sfiga, forse con un figo con la tua figa fra le dita167923755_10218845596473825_1692023988963935741_n 168250038_10218845597073840_159278655176483935_n

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di Stefano Falotico

Ode a CLINT EASTWOOD, waiting for CRY MACHO, il prossimo 31 Maggio compirà 91 anni… al mio mulo non piace la gente che ride…


20 Feb

clint eastwood

eastwood eastwood pugno di dollari debito di sangue eastwood daniels

Sono in trepidazione, sono in attesa di qualcosa di febbricitante. Non credo di avere il Covid, forse sono asintomatico. Forse, sono soltanto psicosomatico. Di certo non sono un somaro.

Adoro The Mule. Non ho mai capito come si st(i)a al mondo. Neanche al monte. D’altronde, odio sia il mare che la montagna, anche i saggi che vorrebbero darti lezioni di vita. Vivono sul K2? È più alto l’Everest.

Chi stava sull’Everest? Gianni Agnelli? Oppure Anita Ekberg stava sopra di lui quando Gianni non faceva l’avvocato, neppure il direttore della Fiat? E che faceva, Gianni? La dolce vita?

Invece, Gianna di Rino Gaetano?

Siamo di nuovo in zona arancione. Mentre è morto Mauro Bellugi, famoso terzino dell’Inter dei glory days, uomo fallico, no, falloso come pochi. A Bologna sono rossoblù?

Bellugi che, negli ultimi anni, ammirò da vicino vallette scosciate e bone come Monica Bellucci nelle trasmissioni calcistiche ove codeste sgambettarono sugli sgabelli, esibendo minigonne mozzafiato da Alba Parietti dei tempi d’oro, cioè di Galagoal. Appena la vedevo, da puberale, sapevo già che lei stava ancora con Franco Oppini ma non poco velatamente amava, aspettando tutte le albe solari, il “centravanti di sfondamento” Speroni de L’allenatore nel pallone col grande Banfi Lino? No, a letto tifava calorosamente per Gianluca Vialli, “punta di diamante” non come Oscar Damiani né come Pascutti. Bomber della Sampdoria e della Nazionale italiana, anche del numero nove “mondiale”. Sì, Alba era amante d’un sampdoriano. Ora, se togliamo in quest’ultima parola, ovvero sampdoriano, le prime otto lettere, che cosa otteniamo? Bravi… Stava con Gianluca Vialli. E perché stava sullo sgabello come una dei viali?

Mah.

L’amante di Speroni, nel film succitato con Banfi, fu incarnata da Licinia Lentini. Lentini, quello del Torino? Licinia, donna molto bella, sexy quasi quanto Belli Cecilia, ex di Cassano, non lo psichiatra. Che alleviava ogni male oscuro e Saudade, cioè melanconia da Aristoteles, imboccando ogni uomo di Bari vecchia, sì, pugliese come Zagaria Pasquale, alias Lino, grazie al movimento basculante-pelvico del suo esagerato fondoschiena con tanto di bacino…

Licinia Lentini, la signora Bellugi del capolavoro di Dino Risi. Il sorpasso? No, Il commissario Lo gatto. Una gattona, miei cani che amate fare all’amore anche in posizioni (d)a gattoni. Siete proprio dei volponi. Torniamo a Mario. Chi, il bagnino? No, Mauro Bellugi. Quando l’Inter decadde, Mauro incitò la sua squadra a tirare fuori le palle.

Bellugi Mauro, difensore bravissimo, mastino insuperabile, tombeur de femmes paragonabile a Clint Eastwood. Un uomo con un naso da Bonimba, Roberto Boninsegna, il Mauro. Mentre il vostro nasino cresce. Non solo quello dinanzi a Anna Levine de Gli spietati. Soprattutto Anna dei miracoli? No, dei film, e non solo, venuti… dopo. Sperando nel frattempo che il 25 Aprile, giorno della Liberazione o compleanno di Al Pacino, saremo per l’appunto liberi da ogni dittatura sanitaria figlia del nuovo fascismo castrante, guardiamo un po’ più da vicino il signor Eastwood. Il quale, dopo una serie interminabile di fotoromanzi, dopo essersi mostrato in filetti, no, in filmetti da bel manzo, ottenne un ruolo di carne di prima scelta. No, fu scelto da Sergio Leone per… Per cosa? Per un pugno di dollari. Un attore e regista divino, mica un cane, appunto. Miei bambini.

– Prepara tre casse.

– … Forse non hai capito che non ci piace vedere bambocci in giro. Dov’è il tuo mulo? Te lo sei lasciato scappare?

– Ah sì, proprio di questo ero venuto a parlare. C’è rimasto male.

– Chi?

– Il mio mulo… se l’è presa per quei quattro colpi che gli avete sparato fra le zampe. E adesso non sente ragioni.

– Ehi, ci stai prendendo in giro?

– Uhm, no. Io ho capito subito che volevate scherzare ma lui, invece, si è offeso e ora pretende le vostre scuse.

– Ah ah ah. Ah ah ah.

– Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride. Ha subito l’impressione che si rida di lui…

Volevo dire quattro casse.

Il genio di Leone, degli sceneggiatori, la classe di Clint. Cazzo. E dire che, oggigiorno, dobbiamo sorbirci le minchiate di Christopher Nolan. Un asino, il Nolan. Ma a lavare la testa all’asino si perdono acqua e sapone. Vecchio detto meridionale delle parti dei miei genitori. Gente rustica, sapete. Gente non “educata” alla catto-borghesia filistea.

Ecco, io amo, ho detto amo, quando dico amo significa che amo Sergio Leone. Un tempo, pensavo che C’era una volta in America fosse un capolavoro esagerato. Invece, me ne rincresce. Non lo è affatto. No, non perché sia misogino. Così almeno sostiene Paolo Mereghetti, a torto. Può essere accusato di misoginia un film ove i protagonisti sono dei gangster, cioè dei “maschioni” cazzuti bravi solo a usare il grilletto…? Sì, ebbe ragione Tarantino a definire grande la prova di De Niro. Capace, in un solo tintinnare il capo e aggrottare morbidamente la fronte, di esprimere velocissimamente tutte le contraddizioni di un uomo da Cantico dei Cantici che amò così tanto Deborah da violentarla… che uomo! Ah ah.

C’era una volta in America, nel primo tempo, non se po’ vedde’. Onestamente, sembra una fiction con Sabrina Ferilli.  Sì, roba del tipo… Baciamo le mani – Palermo New York 1958 di Eros Puglielli! Oppure merda per casalinghe frust(r)ate del (sotto)genere melodramma famigliare semi-napoletano incrociato al burino all’amatriciana come L’amore strappato e La donna del vento firmati dall’inseparabile coppia-premiata ditta Ricky Tognazzi e Simona Izzo. A dirla tutta, non m’è mai piaciuta la Ferilli. Le preferisco ancora un piatto di fusilli. Non ho mai amato neanche Ugo Tognazzi. Il fratello di Rocky, no, Ricky, figlio di Ugo Fantozzi, no, Tognazzi, Gianmarco… non lo prendiamo neppure in considerazione. L’unica volta che ho sopportato Gianmarco è avvenuta quando è stato intervistato da Tiziana Panella. Sì, speravo che l’intervista non finisse mai. Tiziana, durante quella puntata di Tagadà, batté di burro, no, di brutto Alba Parietti. Comunque, Clint Eastwood non sarebbe mai andato con donne così. Sì, è sempre stato un bell’uomo, il Clint. Un marcantonio, un tipo sensualmente immarcabile. Un genio, a mio avviso. Capace di passare da film come Un mondo perfetto a un film romanticissimo, nel senso più sentimentale del termine, non che gli altri suoi non lo siano, come I ponti di Madison County. Ecco, se volete sapere che cosa sia l’amore, lasciate perdere le canzoni di Emma Marrone e di Alessandra Amoroso. Secondo me, dovreste lasciare anche le vostre “morose”. Sono delle donne di bassa sega, no, lega come la Ferilli. Sì, delle urlatrici. Vi tradiranno come Deborah/Jennifer Connelly/Elizabeth McGovern.

Se volete commuovervi dinanzi al grande Cinema, fatto con semplicità, con sentimenti veri, riguardate Million Dollar Baby. Se volete sapere come si menta dinanzi alle tragedie, rivedete lo sguardo finale di Sean Penn di Mystic River. Se volete sapere che cosa significhi avere i coglioni, amate Gran Torino. Se volete sapere come si ami una donna che sta morendo, riascoltate cosa dice Clint a Dianne Wiest in The Mule. Clint è un grande, sa scherzare e sdrammatizzare, è capace di girare immani drammi e film enormemente simpatici, è stato capace di farci piangere, di averci raccontato storie bellissime, è stato capace di essere il mio regista preferito in assoluto. Ed è l’unico uomo che indossò il poncho da giovane e a circa 91 anni senza cadere nel ridicolo. Perché Clint è retorico in modo sobrio, mai disturbante, sempre calibrato da 44 Magnum dell’ispettore Callaghan. Clint non è un reazionario, è semplicemente l’unico capace, assieme a Kevin Costner e a Michael Mann, di girare western magnifici. Non spargete comunque la voce in giro. Ne andrebbe della mia reputazione da “duro”. Io sono fan di Colin Farrell e di Miami Vice.

– Che cosa, Stefano? Ti piace Colin Farrell? Sei frocio?

– A te non piace Colin Farrell? – replico io a Gong Li.

 

Su questa freddura alla Clint, vi lascio. Anzi no. Sì, ho molti nemici. Sono indubbiamente molto cattivi e forti. Vediamo un po’, però. Guido la macchina meglio di Al Pacino di Heat, adoro i Linkin Park, sono come Will Smith di Alì, sono Daniel Day-Lewis de L’ultimo dei Mohicani, sono “solo come un cane”, freddo e spietato come Neil McCauley/De Niro, sono William Petersen di Manhunter. Insomma, a ogni Indio di Per qualche dollaro in più, appaio un povero “rincoglionito” come Lee Van Cleef. È facilissimo ammazzarmi… In effetti, ho il “cervello piccolo”, dovete sapere che ho 41 anni e la gente della mia età dice che sembro un bambino di 13 anni. Per forza, a forza di vedere solo film e non capirvi un cazzo, al massimo, come dice Pino Farinotti a proposito di C’era una volta il West, sono ragionieri in vena, in cerca di poesia.  Devo dirvi la verità, sono “distrutto”. Il mio miglior amico è Jeff Daniels di Debito di sangue. Insomma, per lui prevedo molte, molte patate? Ho detto patate?  Scusate, ho sbagliato. No, non lo ammazzerò. Sapete perché? Sembra il terrorista di 15:17 – Attacco al treno. Fa pena. Certo, anche questo film, da tutti sottovalutato, è un capolavoro. Nel treno c’erano un sacco di “grandi uomini”. Solo uno ha fatto una cosa del genere. Come dice il detto, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. The 15:17 to Paris è come The Millionaire di Danny Boyle. Il presentatore gli aveva suggerito in bagno la risposta giusta. Tutti avrebbero scelto quella risposta. Sì, non ho mai dato retta a nessuno. Ho fatto le scelte sbagliate, ovviamente, che dite? Scusate, sulla Rai stasera danno il “programma culturale” COVID-19 – come far credere al mondo una stronzata del genere.

– Stefano, non scherzare. Il Covid esiste.

– Certo, non per me.

– E chi sei, tu? Tu sei immune dal Covid?

– Fino a prova contraria io non ce l’ho.

– Non fare lo scemo.

– Te l’ho detto, non è colpa mia se gli altri sono geneticamente inferiori.

 

Be’, Clint è anche cinico. In Unforgiven, Gene Hackman gli disse che fu un vigliacco a sparare a un uomo disarmato.

– Avrebbe dovuto armarsi.

 

BRAVO

di Stefano Falotico

UNFORGIVEN, Clint Eastwood, 1992, ©Warner Bros. Pictures

UNFORGIVEN, Clint Eastwood, 1992, ©Warner Bros. Pictures

allenatore nel pallone lentini

il commissario lo gatto lino banfi licinia lentini

penn mystic riverattacco al treno eastwood

In tempi di COVID-19 angosciante, vogliamo vedere CRY MACHO di Clint Eastwood e ascoltare, su Audible, BOLOGNA INSANGUINATA, poliziesco e thriller di grande suspense


15 Feb

eastwood million dollar babySì, ho una venerazione particolare per Clint Eastwood. Tant’è che, alle volte, dinanzi alla sua forza non solo cinematografica, temo di essere gay e di essermi compenetrato nella sua Settima Arte in modo così amoroso da venir… ammalato di malattia venerea.

C’è un film che, a prescindere dal disagio devastante indotto dalla situazione pandemica attuale, alquanto angosciante, aspetto con trepidazione immane, sì, con incommensurabile ansia. Ovvero Cry Macho, firmato da colui che, per antonomasia, incarna la mia moral guidance, ribadisco, par excellence. Vale a dire ovviamente l’immenso Eastwood, Clint Eastwood. Per dirla à la Michael J. Fox del terzo capitolo della saga, se preferite chiamarlo/a franchise, di Ritorno al futuro.

Be’, Back to the Future di Bobby Zemeckis è uno dei film della mia vita. No, non posseggo la macchina del tempo e, al massimo, al posto della DeLorean super-accessoriata con tanto di flusso canalizzatore inventato da Doc Christopher Lloyd, debbo ammettere che in passato assomigliai al Lloyd di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, non fui funestato dal Covid, detto altresì Coronavirus, bensì dal d.o.c. di purissima origine controllata e certificata. Sì, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, essendo stato considerato anaffettivo, affettato e artefatto, no, affetto da un innocuo disturbo ossessivo-compulsivo di matrice ritualistica e relative manie igieniche da mentale igiene… assolutamente inutile da vostro asilo nido.

Ecco, oggi ne sono ammalati tutti. Se entri in un bar, per esempio, e prima di bere un caffè non ti pulisci le mani col gel igienizzante, è capace che il gestore del locale chiami la polizia. Dunque, vieni preso per il culo e poi per il collo, quindi picchiato e imbracato con la camicia di forza, spedito a un TSO atto a sedare, con misure restrittive di quarantene a mo’ di governo Conte e Draghi, ogni tuo ministro Speranza. No, scusate, volevo dire, atto a inibire ogni tua “aggressività” figlia dell’essere stato estenuato, castigato, murato vivo dai vari lockdown veramente ammorbanti e castranti. Tristissimi e deprimenti. Basta con le reprimende. Sì, sono tremendo.

Stiamo perdendo le speranze, ci stanno chiudendo forse metaforicamente all’Ottonello di Bologna, celeberrimo nosocomio ove chi, esasperato da una vita stressante e strozzante ogni impulso per l’appunto istintivamente, sanamente vitalistico dei più umanamente inneggianti alla libertà non coartata né maltrattata in modo arbitrariamente coatto, accusa scompensi psicologici acuti dei più gravi e allarmanti. E, in quanto urlante come i coatti alla fontana di Trevi della capitale italiana, viene multato in modo salato. Anzi, mi correggo. Viene reso muto solo perché rivendicò che, senza un sostegno non farmacologico, bensì prettamente economico, detto anche indennizzo, non soltanto non potrà pagarsi il mutuo ma sarà pure presto sepolto vivo e suicidato.

Sì, davvero. Non se ne può più. Ci mancava Walter Ricciardi. Non bastarono le Brigate Rosse a fare del terrorismo? Adesso, questo medico dei muti che stiamo diventando noi, no, della mutua, propone violentemente e propugna brutalmente gli arresti domiciliari a briglia sciolta, sì, le catene, cioè la totale quarantena.

La gente, distrutta e sempre più disoccupata, nelle zone erogene spappolata, angariata e martoriata, dopo aver passato le pseudo-vacanze natalizie in cui festeggiò, per modo di dire, la nascita del Cristo, colui che passò un osceno martirio, a rivedere I ponti di Madison County e Gli spietati su Netflix Italia, nell’utopia che il romanticismo di Eastwood alleviasse ogni ferita non solo del cuore, si sente ora irrimediabilmente sfregiata, più che altro fregata e fottuta come Anna Levine Thomson dello stesso Unforgiven.

Al che le persone, arrugginite come William Munny, si persero nella nebbia dei loro fantasmi. Ma vogliono ugualmente combattere ostinatamente, saviamente più che altro, ogni malasanità e falso diritto poco egualitario. E, anziché fare irruzione nel saloon ove spadroneggia e detta legge il vile e laido, corrotto sceriffo impunito e poco pulito, Gene Hackman, ubicato nella spettrale Big Whiskey, in tale era del Proibizionismo emesso da privilegiati pavidi, a mo’ di Kevin Costner del western metropolitano Gli intoccabili, anela solamente a poter bere del sano whisky in un normale pub.  Che sarà mai un bicchierino? Basta con Lucia Azzolina. A cui canterei una bella canzoncina: rose, no, zone rosse per te, ho comprato stasera e il tuo cuore lo sa.

Ah ah.

Eppure i locali chiudono alle 18 e, solo per due ore, fanno da asporto. Asportando ogni chimera anche di chi non è un alcolista cronico o anonimo, bensì una semplice vecchietta non cocainomane ma umilmente amante solamente, più che altro solissima, del caffè da brava signora della notte… come Frances Fisher.

Ebbene, in un mondo e in un Belpaese ove la demenza impazza a Montecitorio, stanno esagerando, no, esigiamo tutti assieme appassionatamente, a suffragio universale imprescindibile e insindacabile, una ribellione popolare? No, vogliamo almeno andare, semmai anche in modo ameno altrimenti tutti vi meno, dal tabaccaio anche alle 23 se siamo sprovvisti d’un pacchetto di sigarette Chesterfield. Le sigarette del cowboy dei poveri, abitante anche nella Pianura Padana. Grande fruitore, peraltro, di piadine romagnole e dotato all’occorrenza non della 44 Magnum da Callaghan fra le gambe, bensì della celebre, sebbene non finissima, espressione sorbole!

Così anche i laureati alla Sorbona, pure le laureate più bone invero raccomandatissime dal professore universitario corruttore e “promoter” delle bonazzone di “bocca buona”, eh già, sono sul piede di guerra e decretano l’insurrezione. In questo mondo crocifisso, vi sarà una catartica resurrezione?

Ebbene, dopo questa mia lunga e “penosa” digressione, arriviamo al punto dell’ascensione. No, della questione. Sì, voglio l’eccitazione. Avverto, in giro, troppa preoccupazione.

In Parlamento si dibatte, in queste ore, in merito ai nuovi e orribili provvedimenti da perpetrare a danno dell’incolpevole e impotente popolazione ridotta a essere dissidente, no, vulnerabile e resiliente.

Mentre un uomo, un revenant, un tale Falotico che “non vale niente”, ecco che diventa John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male, trasformandosi nel mitico Sam Rockwell di Richard Jewell.

Egli è Steve, Steve Everett di Fino a prova contraria. Vuole vedervi sempre chiaro. Poiché, a mo’ di monco di Per qualche dollaro in più, non gli torna(va)no i conti…

Sì, finita l’era Conte, Il Falò deve far di conto. Spera anche che, con la sua lei, la quale abita in un’altra regione, possa presto consumare nuovamente vari coiti. Vediamo… uhm, tale Ricciardi deve essere molto ricco per fare lo stronzo e il figlio di put… none. Draghi è proprio un drago, come no, nell’aver rivoluzionato così tanto il governo da aver conservato non l’ordine sociale, bensì aver espresso la sua fiducia ai soliti noti di queste retrive, indelebili, cattive e impresentabili tradizioni.

Ci fu un uomo, un uomo smarritosi nella sua lunga notte da Mystic River, capace di recitare per 4h e 56 min. un audiolibro ove, alla pari di Eli Wallach de Il buono, il brutto, il cattivo, le spara grosse.

In tale Bologna insanguinata, tale “poveretto” accennò anche a Marco Dimitri. Capo dei Bambini di Satana, morto lo scorso e assai recente 13 Febbraio. Finalmente. Aveva rotto i cog… ni.

Poiché tale Falò adora La nona porta di Polanski.

Insomma, se credete al compianto (da chi?) Charles Manson, sareste capaci di massacri ignobili e di un esecrabile, immondo eccidio da Cielo Drive solo perché Rosemary’s Baby vi urtò non poco. Figli d’un demone Giuda!

Personalmente, adoro Walt Kowalski di Gran Torino, uno con le palle in mezzo a una società omertosa e collusa ai bullismi porci.

Ricordiamo inoltre a vossignoria vanagloriosa e lercia fino al midollo che, da qualche giorno, su Netflix essa può commuoversi, perlomeno una volta nella sua esistenza misera e sporca, dinanzi a Million Dollar Baby. Capolavoro assoluto! Non si discute. Chi lo discusse o lo discuterà, con me se la vedrà. Gli consiglio di vederlo oppure rivederlo, altrimenti sarà rivedibile.

Frankie non è mai più tornato. Non ha lasciato neanche un messaggio. Nessuno ha mai saputo che fine abbia fatto. Ho sperato che fosse venuto a cercare te. A chiederti per l’ennesima volta di perdonarlo… ma forse non c’era rimasto più niente nel suo cuore. Spero solo che abbia trovato un posto ove vivere in pace. Un posto in mezzo ai cedri e alle querce. Sperduto tra il nulla e l’addio. Ma forse è soltanto un’illusione. Ovunque si trovi adesso, ho pensato che fosse giusto farti sapere chi era veramente tuo padre.

Detto questo, spero di poter vedere Cry Macho al cinema come dio comanda e quanto prima.

Spero anche che Martin Scorsese si dia una mossa a girare Killers of the Flower Moon con Leo DiCaprio e Bob De Niro.

Sennò, mi gireranno.

Ricordate: un Falò incazzato è uno spettacolo che vale il prezzo del biglietto.

Comunque, non spargete la voce. La figlia di Eastwood, Alison, è gnocca.

Devo, infine ma non sfinito, dirvi la verità.

Pensai di essere debole e indifeso come uno dei McFly.

Purtroppo, sapete da dove viene il detto: non fare l’indiano? Da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In periodi da manicomio, ci vuole un tizio davvero forte. Capace di sollevare un macigno.

Ogni infermiera alla Louise Fletcher comincia a piangere. Non è colpa mia se io sono io e voi no.

Parola del Signore e non delle sceme signorine, signorotti e signorone di questo stivalone di porcelloni chiacchieroni.

Vado adesso a fumare un sigarone, poi mangerò un piatto di spaghetti western alla Sergio Leone, no, un po’ di maccheroni, miei bambagioni.

Salutatemi vostra madre. Lei gestisce il bordello. Lei è la matrona.

Chi è il padrone di questo cesso?

Un Falò nella notte, un ghost che ha, come dicono a Bologna, la cartola.

 

di Stefano Falotico

 

sean penn mystic river

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

polanski rosemary babycuculo nicholson indiano

 

stefano falotico

Ecco perché Clint Eastwood è mille volte superiore a Quentin Tarantino. Ecco perché C’era una truffa a Hollywood forse è un film bruttissimo ma certamente più coraggioso di Once Upon a Time… in Hollywood


05 Feb

clint eastwoodOk, cari gringo, chiariamoci assai bene. Tarantino realizzò tre capolavori, cioè i suoi primi tre film. Le altre sue pellicole sono belle ma, al finale di Kill Bill vol. 1, preferirò sempre quello di Per qualche dollaro in più. Che è di Sergio Leone e non di Eastwood.

Comunque, il finale de Gli spietati è superiore a quello di C’era una volta il West.

Secondo voi, Django Unchained è un grande film? Forse, non lo so. Di certo, Franco Nero è più figo di Jamie Foxx, un nerone. E non sono, capite, miei capitalisti che vorreste decapitarmi, un uomo razzista o schiavista. Pensate, sono amante di Amistad, sognai per anni delle amanti come Naomi Campbell e riuscii ad amare De Niro alla follia, protagonista di C’era una volta in America ed ex della Venere Nera, sì, la venerò ma nessuna malattia venerea pigliò, amando al contempo altre negre come Charmaine Sinclair e Grace Hightower. Io amo anche Black Dahlia di Brian De Palma, regista de Gli intoccabili, un immenso western… metropolitano.

Quindi, sono intoccabile. Capito, donne? Toccatemi e non vi denuncerò. Vi amerò.

A dire il vero, quando fui adolescente, volli amare anche la Venere Bianca, all’ana… e, sì, all’anagrafe Manuela Falorni. Pare, fra l’altro, che De Niro amò Moana Pozzi mentre David Bowie, presente anche ne Il mio West, fu sposato con Iman. Sì, il Duca Bianco fu amatore di Iman, donna che amò il suo superuomo da He-Man, forse bravo a solleticarle l’imene.

A proposito, chi sarebbe China Girl? Una delle amanti bisex di David, cioè Mick Jagger?

Ora, secondo il signor Pellegrini di The Fan, Mick Jagger è gay. Eufemismo di frocio, chiaro, finocchi? Io non sono Pinocchio né omofobo e quindi riesco ad amare sia i Beatles che i Rolling Stones. Ai Led Zeppelin, ho sempre preferito la zeppa sullo zoccolo di Jennifer Lopez, sì, ho detto zoccolo…  Alla zuppa inglese, invece, preferisco la maionese. E alla maionese lo zabaione.

Al mascarpone, preferisco i mie scarponi. Non indosso gli stivaloni da cowboy ma adoro il cowgirl. Allo stivalone italiano, preferisco i tacchi a spillo.

Ecco, a mio avviso, chi considera The Hateful Eight un capolavoro è meglio che riguardi The Killing di Stanley Kubrick. E, per l’appunto, Le iene – Cani da rapina di Tarantino. Chi ama Ennio Morricone, si riascolti le sue colonne sonore per Leone e lasci stare la sua soundtrack per il film succitato di Quentin.

È la stessa cosa de La cosa con tre semi-riff in più da Keith Richards attuale. Cioè un rincoglionito come Johnny Depp de La maledizione della prima luna. Ma quali Pirati dei Caraibi, meglio The Curse of Monkey Island.

Sì, Morricone fu un genio come Mozart, lo affermò e sottoscrisse Tarantino. Ma, negli ultimi suoi anni di vita, realizzò soltanto cover più brutte delle sue colonne sonore per Giuseppe Tornatore.

Tim Roth lavorò sia con Tornatore che con Tarantino. De Niro lavorò sia con Leone che con Tarantino.

Sì, è tutto un balletto la vita, insomma una tarantella.

Vi ricordate The Blues Brothers?

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino.

 

Kurt Russell lavorò con De Niro in Fuoco assassino, con Tarantino molte volte e con John Carpenter girò tanta roba. Roba che Tarantino riciclò in modo grossolano, cazzeggiando a tutto spiano. Secondo me, Mystic River non è un capolavoro. In quanto troppo retorico e cucinato per gli Oscar. Gran Torino e The Mule, invece, sono davvero dei capolavori. Su Facebook, qualcuno scrisse che Il cacciatore è il capolavoro di Michael Cimino. A parte Il siciliano e forse Ore disperate, tutti i film di Cimino sono dei masterpieces.

Il primo film di Cimino ebbe come attore Clint Eastwood. Il quale si fidò ciecamente di Michael. Michael, chi? De Niro di The Deer Hunter?

Insomma, Eastwood, signore come Sondra Locke e Frances Fisher, cari signori come Walt Kowalski.

Io amo anche Walt Disney, peraltro. Non solo Tom Hanks di Saving Private Ryan e di Saving Mr. Banks.

Sì, è pieno di farabutti in giro. Hanno assalito la banca di Santa Cruz o le banks, per l’appunto? Non datevi al branco ma al banco…

Tu ami Sully?

Bravo, io amo gli spaghetti alle vongole e anche quelli con Giuliano Gemma.

Comunque, ad Anche gli angeli mangiano fagioli, preferisco Un dollaro bucato e la figlia del compianto Giuliano, Vera, è vero che è rifatta ma me la farei.

Con tanto di “remake”.

Se non vi sta bene, porci, sfregiatemi come la puttana di Unforgiven.

D’altronde, sono come Richard Harris, Un uomo chiamato cavallo. Adoro anche l’attrice Valeria Cavalli. Specialmente, quando le gambe accavalla e le vorrei montare in sella. In sala? Dopo averle offerto da bere del whisky, nel saloon o forse solo nel salotto, lei berrà la mia birra…

Sì, molti uomini si montano la testa. Secondo me dovrebbero montarsi la propria donna.

In città, troppi sceriffi dettano legge.

Sono dei panzoni come Gene Hackman.

Eastwood è un genio, Tarantino mi fa un baffo.

Le sue sceneggiature non valgono un cazzo. Infatti, Uma Thurman lo mandò a farsi fottere.

 

 

di Stefano Falotico

 

Spiragli di luce in mezzo alla foschia dopo le tenebrose quarantene a fosche tinte, il “grande” Cinema caloroso, da riscoprire, di Sergio Martino e non sole, no, non solo… il Mereghetti 2021


27 Nov

mereghetti 2021

martinofaloIn questo strano, strambo, variopinto mondo spesso ottenebrato, anzi, ingrigito dalla schietta e volgare arroganza degli uomini di panza, rimango sempre rimasto atterrito dinanzi all’ignoranza.

Ecco, dopo questo lungo aforisma di mia buona creanza, passiamo alla questione che attualmente ci preme con maggiore attualità, cioè alle nuove (in)disposizioni legislative, decisive affinché, con nuove istanze, possiamo tutti uscire nuovamente di casa, allegri e festanti vita-natural-durante in maniera non più deprimente, bensì ilare e brillante. Cioè stiamo onestamente aspettando con asma, no, con ansia, le news non solo dell’ANSA che verranno ufficialmente emesse nelle prossime ore fatali che c’auguriamo possano essere risolutive, in buona sostanza, riguardo i vari lockdownlight” messi in atto dal Governo al fine che non staremo più tutti segregati fra quattro mura. Anzi peggio, in un’asfittica stanza.

La vita è fatta d’imponderabili circostanze ed è fatuo credere e attenersi a un indecifrabile, scherzoso, meschino oppure generoso fato che, in passato, ci fu spesso sinceramente infausto.

Molti uomini, delusi dalla vita, non solo da questa…, vendettero l’anima al diavolo come il Faust di Goethe.

Mentre il disperato eppur dispettoso Checco Zalone di Sole a catinelle confuse volutamente Hegel con Eva Henger per far ridere la “bella” gente.

No, non ce la siamo spassata e passata, in questi mesi, tanto bene. Sebbene debba io ammettere, di tutto cuore, dal più profondo della mia anima accalorata, in passato invero assai (raf)freddata, che incontrai di nuovo l’amore…

E, dopo tanto Mare d’inverno, non so se della Berté o di Enrico Ruggeri, la mia esistenza è oggi di nuovo splendente come il Sol levante che ad oriente sorge a sua volta come un mattino che, asciugatosi da ogni rugiada intorpidente i nostri cuori appannatisi, di raggiante baldanza, festeggia illuminandoci nottetempo.

No, non sono un illuminato, non sono della scienza un luminare ma forse sono solo… innamorato splendidamente d’una mia lei più focosa di un’estate non più offuscata da decreti detergenti le nostre capricciose voglie sanamente, umanamente travolgenti ed appassionanti.

Sono estaticamente cotto o forse, dopo molte delusioni cocenti, sto rivivendo in modo rifulgente. Assai amante della mia lei eccitante… Stemmo per stingerci nel buio più scolorito di un albino non tinto, stemmo per rammaricarci per sempre nella fosca tenebra d’una eterna vita senza più luce, sì, incolore di Forza Oscura e non più fulgida. Non in volto scuriamoci, non ci oscureranno mai più. Giammai! Ne sono scuro, no, sicuro. Ah ah. Abbronziamoci.

La mia lei ha la chioma bionda o fulva, è una donna furba oppure io sono completamente fuso?

Non lo so. So che s’è fuso il mio lettore Blu-ray. Ma io non mi fido di nessun tecnico del computer e provvederò da me anche a riparare la scheda madre della mia natura informatica? No, informata di e da me stesso riformato? No, in smagliante forma lontana da ogni stolta retorica, remota da ogni demagogia bigotta.

È uscito il nuovo Mereghetti. Voglio comprarlo per arricchire nuovamente quest’uomo che ha l’ardire di assegnare pochissime stellette agli ultimi film di Tarantino. Molti cinefili vorrebbero che Paolo all’inferno, infinitamente, possa ardere infelice, imperituramente.

Io gli sono invece clemente poiché Paolo reputa The Irishman un film paradisiaco.

Anche se, soventemente, nel suo vademecum non si adatta tutt’ora al linguaggio giovanile corrente e, nei riguardi di film, da lui reputati indegni ingiustamente, non apporta alcun aggiornamento.

Lasciandosi ancora andare senilmente a commenti piuttosto ipocriti e fetenti nei riguardi di ex belle donne arrapanti.

Per esempio, nei confronti di un film imprescindibile nella formazione “culturale” di ogni bolognese d’origine controllata, ovvero l’impareggiabile, come no, Acapulco… prima spiaggia a sinistra, Mereghetti scrive testualmente… qualche fremito per le forme prosperose di Serena Grandi…

A parte il fatto che della Grandi non si vede niente, semmai la s’intravede… soltanto di cammeo molto velato…

Perdoniamo quest’uomo che, spesso e volentieri, molti falli commette, altresì chiamati refusi. Quest’uomo che continua a stroncare a tamburo battente Sergio Leone e lascia intendere che forse fu lui lo spettatore bonariamente dileggiato da Andrea Roncato nel cinemino… ci diamo nel martellino?

Che gl… de, no, che grande Sergio Martino.

Un uomo, potrei dire, transgender del Cinema di genere. Sì, un regista mutevole che sperimentò tutti i generi, girando film epocali per una generazione degenerata, film coraggiosi e avanguardistici come Giovannona Coscialunga disonorata con onore. Reinventando anche il poliziesco, anzi, il “poliziottesco” con Luc Merenda.

Consegnando a Lino Banfi ruoli più consoni alla sua “alta statura”… che attore, Lino, di levatura. Basso di altezza ma di godibile grandezza.

Sì, emancipatosi dalle commedie sexy all’italiana, scollacciate e boccaccesche, sboccate con Alvaro Vitali, glorificato da Martino in film nobilmente divertenti e non troppo sporcaccioni come Cornetti alla crema. Eh sì, miei cornuti, altro che Stanley Kubrick. Quest’ultimo, un cineasta che girava solo attorno ai soliti, pedanti temi. Un misantropo incurabile e un fanatico della forma insopportabile, forse solo delle forme di Nicole Kidman.

Sì, Stanley era solamente un esaltato, un frustrato, uno sfigato, un misogino arrapato. Dobbiamo rivitalizzare il Cinema verace anche di Ciro Ippolito, sì, evviva Arrapaho.

Mamma mia e Maremma maiala, quanto sono provocante. No, provocatorio. Forse, non mi eleggeranno a Palazzo Montecitorio. Sì, perché sono più “pazzo” di Klaus Kinski, ex storico di Debora Caprioglio. Una che, per dirla alla Roncato, secondo me va cotta non solo con del piccante olio poiché è ancora più burina, no, burrosa di Maria Schneider di Ultimo tanga, no, di Ultimo tango…

Siamo sinceri, siamo James Franco, no, franchi, sì, Franco Franchi di… a Zagarol. Sì, per molto tempo fui sottovalutato e considerato meno dotato… alla pari di Martino, cioè fui giudicato un cretino, un povero bambino. Io so solo che Spiando Marina non è del tutto da buttare nel cestino.

Sì, aspettiamo il 4 Dicembre, quattro giorni prima dell’Immacolata, per volare ancora alti, per rielevarci alla Grandi, no, alla grande. Poiché, come insegnò il Pasolini, siamo uomini liberi, dunque evviva Uccellacci e uccellini.

Se non capite la mia ironia, sfigurerete, rimedierete ignobili figuracce ed è dunque meglio che torniate a scuola come Pierino. Dinanzi a me, detta come va detta, fate tutti la figura dei disgraziati “fighettini”.

Così come dicono a Bologna, patria delle lasagne e dei tortellini, ah sì, miei uomini Fini… e amanti di donne che non sanno nuotare neppure a Rana… siete proprio una brodaglia infima e meschina. Non voglio appartenere alla vostra farisea risma, voglio conservare naturale il mio “pregiato” istinto, il mio devastante carisma. Non so se sono/sia carino, so solo che gatto Silvestro voleva papparsi Titti il canarino…

E che Lupo Ezechiele non fu in verità odiato dai tre porcellini, bensì amato alla follia in quanto uomo vero più di Wolfman.

Sì, non dovete giudicare da pervertiti, basandovi su imposizioni e retrograde supposizioni del tutto passatiste da fascistoni col piccolissimo cervellino da cog… ni.

Ci vuole un uomo, in questa società, dai grandi “marroni” come il mitico Margheritoni…

Non comprendo perché Mereghetti nutra da qualche tempo una stupida idiosincrasia per Quentin Tarantino.

Il grande Cinema non è solo The Irishman con Pacino.

Forse, va detto il vero. Bisogna essere obiettivi. Non sono e non siete Brad Pitt ma Leonardo DiCaprio non è un granché.
Gli preferisco ancora De Niro.
E, su questa battuta cinica alla Roman Polanski di annata, vi auguro che possiate incontrare, lungo la strada, la vostra Sharon Tate.
Dobbiamo tutti vivere ancora nuove estati.

Sì, sono demente come Mark Hamill, non lo sapevate?

Ne siete disgustati? Ah sì, allora andate a coltivare le cicorie e le patate.
Da me, alla prossima porcata, riceverete solo palate. Sono stanco delle ragazzine come Margaret Qualley e delle bambinate.

Sono Cliff Booth? No, Sylvester Stallone.
E, su questo cliffhanger, vi lascio alla prossima.
Godetevi la suspense, per ora ci fermiamo qui.
Sì, non dovete tenermi (in)fermo.

Sono più calmo di voi. Sono anche più caldo. Ah ah.acapulco roncato

 

di Stefano Falotico

Omaggio a Morricone, le sue migliori colonne sonore: epico, rivoluzionario, monumentale


06 Jul

ennio morricone

Se n’è andato. In punta di piedi. Nel suo stile, sobrio e al contempo, come le sue colonne sonore magnificenti, in sé stesso magniloquente. In quanto ha sempre vissuto discretamente, umilmente.

Lasciando un vuoto, dietro di noi, incommensurabile. È morto il più grande compositore di colonne sonore della storia del Cinema italiano e non solo.

Colui che, dopo aver composto la colonna sonora del sopravvalutato, pressoché inguardabile e tedioso The Hateful Eight, riciclando un suo geniale pezzo portante della soundtrack de La cosa, fu, assieme a Sergio Leone, l’anfitrione dell’utilizzo della musica, nella Settima Arte, a mo’ di cavalcante, scalpitante crescendo rossiniano d’emozioni immensamente potenti.

Autore, ça va sans dire, di colonne sonore da urlo per la celeberrima trilogia del dollaro leoniano.

E, prendendo in prestito la celebre frase del doppiaggio straordinario di Giancarlo Giannini di Donnie Brasco, pronunciata in originale da un Al Pacino bravo in maniera spaventosa, che te lo dico a fare?

Amico e amici…

Che c’entra Donnie Brasco?

C’entra, eccome. Sebbene Morricone, per questo bellissimo film, non abbia composto una sola nota.

Memore degli echeggianti fasti roboanti forse perfino di C’era una volta in America, il capolavoro di Mike Newell (sì, lo è, non ridacchiate) con Johnny Depp e Pacino si staglia, in modo unico e originalissimo, all’interno del panorama cinematografico di genere gangsteristico.

Se Francis Ford Coppola, per esempio, alla pari di Arthur Penn, nobilitò i criminali, magnificandoli in modo agiografico nella sua saga del Padrino, se Scorsese li mitizzò in Quei bravi ragazzi e, allo stesso tempo, li ridicolizzò come se ci fossimo trovati in una pantomima piena di disgraziati in cerca di remissione dei loro peccati, i quali scelsero, forse persino inconsapevolmente disperati come Frank Sheeran di The Irishman, eh già, la strada del male, sviscerando altresì, sotto forma di metafora, la sua antropologica visione della società, da lui giustamente intesa come una classista piramide ove, per sopravvivere, devi addirittura, accettando malvolentieri una tristissima esistenza malavitosa, adattarti giocoforza alle varie mafie quotidiane per tirare a campare, a meno che tu, tradendo gli accordi, non voglia finire crepato oppure, parafrasando Joe Pesci, cornuto e mazziato come Daniel Day-Lewis de L’età dell’innocenza, dicevo…

Dicevo, in Donnie Brasco, Mike Newell ci sorprese. Ma come!? Il regista di Quattro matrimoni e un funerale ebbe davvero la sensibilità, tipicamente italoamericana, di riuscire a sfoderare un gangster movie che, in effetti, tale non è?

Poiché è la storia di un’amicizia profondissima così commovente da lasciarci stesi. Su una sceneggiatura strepitosa, meravigliosamente giocata sulle dualità e sulle ambiguità perfino dei (o dai) risvolti non sempre comprensibili d’un intreccio, nel finale, volutamente complicato, Paul Attanasio creò uno script, poi recitato da dio, anzi da dei, veramente da Oscar. Da applauso!

Ove Al Pacino/Lefty voleva un’altra vita, forse un altro figlio. Persino nel suo “lavoro” poco nobile è stato scavalcato e declassato. Che uomo sfortunato ma, nella sua “famiglia”, ci tiene a ribadire, orgogliosamente non sicuro di sé ma d’origini certamente sicule, che tutti cammina/ino a testa alta.

E lui non è un allocco.

Ha avuto un cancro in una zona assai delicata e, se a Danny Aiello, i “goodfellas” di Once Upon a Time in America, combinarono uno scherzaccio di cattivissimo gusto, scambiando le culle in modo tale che suo “figlio” non potesse mai, un giorno, avere un tumore in quella zona sopra accennatavi, in Donnie Brasco, Johnny forse non voleva, in cuor suo, fare il poliziotto.

Affascinato, inconsciamente, dalla vita d’un Jack Nicholson di The Departed in versione molto più sfigata.

Lefty, al che, sognò la vita onesta che non poté mai avere, per una ragione o per l’altra e, di contraltare, Donnie forse non voleva fotterlo. Forse, non voleva neppure fottere una moglie piccolo borghese, noiosa e troppo perfettina come Anne Heche.

Forse, un Depp in versione Zac Efron di Nonno scatenato.

In cui De Niro lo “salvò” da una vita da laureato riccamente sistemato, donandogli il piacere inoculatogli della giovinezza recuperata.

Poiché Zac, in verità, non voleva continuare a fare l’avvocato, sposando la persona “giusta”. Voleva essere un po’ “fuori” e innamorarsi sempre di più di una ragazza dei fiori, leggermente auto-emarginata, una fotografa della vita che, sino alla fine dei loro giorni assieme, immortalerà quei piccoli attimi di felicità che la vita può e potrà donarci, estasiandoci d’inviolabile purezza e dolcissima venustà incantevole e incantata.

Senza troppe sovrastrutture, schemi mentali vetusti e superati, senza più pedagogie a buon mercato e maestrine già nate stanche. Già mentitrici, dalla nascita, riguardo i loro godimenti più veri, in quanto li sacrificarono fin dapprincipio sulla base di chissà quale onore mai esistito.

Quale? Quello, per l’appunto, caratteristico di chi ragiona come i mafiosi. Vivendo di stereotipi(e), di scremature, di suddivisioni sciocche e bigotte tra falliti e arrivati, forse solo figli di puttana cinici e arrivisti?

Ennio se n’è andato come Lefty/Al, lasciandoci tramortiti e senza parole come Johnny/Donnie nel finale.

Non so poi perché ma, quando rivedo Al Pacino in Donnie Brasco, mi ricordo di quando giocai a Calcio nella scuola Calcio Bologna. Lefty assomiglia al padre di Ortisi. Erano siculi.

A tutt’oggi, non ho mai conosciuto un calciatore “arrivato” di cognome Ortisi.

Mi ricordo però che imparai a nuotare da solo, rifiutando le lezioni della piscina Record situata al Pilastro.

Così come ricordo benissimo il finale de Il giovane Holden.

Mi spiace però deludere i miei hater ché mi danno del sociopatico. Non sono Salinger.

Ma voi che sapete? Che cosa volete sapere?

Fra cent’anni, parleranno di Ennio come di una leggenda.

Già lo è.

E questo è quanto.

Se non vi emozionate, ascoltando le colonne sonore di Ennio, anzi, nel cuore auscultandole, non siete degli indiani. Ma aridi come l’Indio, sì.

Indio, il gioco lo conosce/i.

Come la vedi? Ah ah

Quindi, quali sono le più belle colonne sonore di Ennio?

Suvvia, lo sapete meglio di me.

 

di Stefano Falotico

È meglio Sergio Leone o Martin Scorsese? È meglio Fellini o Visconti: meglio io, abbasso La dolce vita ma evviva Clint Eastwood, sempre io


11 Jun

mule eastwood

Questo scritto non vuole essere autocelebrativo. In realtà, vuol essere non tanto una magnificazione del sottoscritto, bensì un’obiettiva esaltazione inconfutabile della mia ineffabile monumentalità incedibile. Infallibile? Non lo so.

Credo che realizzerò perfino a breve, forse in tempi (non) sospetti, un mockumentary sul sottoscritto. Ovviamente diretto, sceneggiato, da me stesso orchestrato e interpretato alla maniera di Eddie Murphy di Un professore matto, senza però l’utilizzo di effetti speciali da Harold Ramis di Mi sdoppio in 4.

Sì, sono versatile, camaleontico, mutevole come il tempo atmosferico di queste pre-estive escursioni termiche. In tali giornate ove le nuvole sono volubili più di una donna con la sua voglia… di gelato, semmai al limone con un tocco al bacio di pistacchio su granita sciolta del suo uomo che, fra le sue pesche, ondeggia di banana spalmante tutta la naturale stracciatella di ormoni con scaglie di cioccolato del maschio cremoso come lo yogurt più sfizioso, per proteggermi dai forti acquazzoni, soprattutto emotivi, di molta gente umorale, soventemente amorale, brindo al plenilunio in onore dell’amore mio ritrovato.

Sì, fui da tanti virili vili, detti più semplicemente bulli, spellato più di un bambino al mare a ferragosto senza protezione solare.

Al che, fu allora che riamai Lo squalo. Infranto sulla scogliera di uomini che mi freddarono con offese più calde di una milf in topless, al primo albeggiare delle mie emozioni riscoccate dall’oceano abissale d’una mia perpetua marea esistenziale, rivolai alto come un gabbiano o forse come Birdman.

Stupendo (gerundio di stupire o nel senso di favoloso?), oserei dire allibendo (gerundio al 100%, non ci sono cazzi che tengano) la gente più maialesca di Beetlejuice – Spiritello porcello che attentò alla mia purezza al fine che mi sporcassi e corrompessi più di Michael Keaton di The Founder.

Ah, quel Michael fu assai volpino, furbino di uccellino e alla fine, da spompato che fu assai sfigato, spompò la Cardellini, diventando più laido di Donald Trump.

Va be’, andiamo da McDonald’s e non pensiamo a questo maiale arrosto con la patata fritta più impazzita della maionese per colpa di una maestra culinaria che non sa cosa sia il ketchup.

Sì, una cuoca che sa però cucinare al sangue la salsiccia del marito, cazzo.

Sì, la gente è fallita, io sono un Falotico, cioè vale a dire fantastico e bizzarro. Nessuno riuscirà mai e poi mai, con la sua crudeltà che con me si rivela fallace, eh sì, a tarparmi le ali. Poiché so essere Batman che, ottenebrandosi lontano dalle mondanità frivole, non desidera usare il suo pipistrello con Kim Basinger o Catwoman/Michelle Pfeiffer, preferendo un recente film con Michael Caine. Cioè quasi l’intera produzione di Christopher Nolan. Chris infatti ficca Michael come il prezzemolo nelle sue pellicole più decerebrate di Christian Bale di American Psycho e io adoro anche il basilico, pure il Fernet-Branca come nel controverso finale di The Dark Knight Rises.

Sì, Chris Nolan è una chiavica. Ha oramai la pancetta, puro bacon su capigliatura giallognola da Cheeseburger.

Molti rimasero spiazzati dalla mia imprevedibile virtù dell’ignoranza poiché, di punto in bianco, mi tirò il culo (classica espressione emiliano-romagnola alla I vitelloni per definire, per l’appunto, un colpo di genio assolutamente insospettabile che lascia di stucco anche il più ciuco, altresì modo di dire quando a un eterosessuale piace il fondoschiena di Claudia Koll di Così fan tutte) e, mentre tutti presupposero che fossi sul punto di congedarmi dall’esistenza come in My Life, reputandomi un coglione inaudito, ebbi le palle di sollevare uno scandalo, contro questi “pedofili”, più eclatante de Il caso Spotlight.

Sbattei questi mostri in prima pagina alla maniera dei Cronisti d’assalto.

Sì, ero già Fuori dal tunnel ma gli stronzi perseverarono a rompermi il cazzo.

Che c’entra però Michael Keaton con Sergio Leone e Martin Scorsese? Con Federico Fellini e Luchino Visconti?

Mah, molti considerano Ludwig bellissimo. Secondo me è, nonostante l’età, molto più bello Alain Delon.

Peraltro, con Delon, Romy Schneider incarnò La piscina ancora prima di girare il film e di girarglielo in mezzo alle gambe.

Alain Delon, contro i gelosoni, urlò: – Salutatemi Rocco e i suoi fratelli!

Per quanto riguarda, invece, Claudia Cardinale…

Ecco, ho sempre amato il detto… non fare l’amico del giaguaro. Sì, che spettacolo quando un amico ti regge il gioco e sa benissimo che la Cardinale scopò sia Henry Fonda di C’era una volta il West che Delon de Il gattopardo.

Ma Pasquale Squitieri, il suo ex marito, se avesse saputo la verità (tanto la sapeva), si sarebbe vendicato come Charles Bronson?

Macché. Squitieri fu un regista senza voce… in capitolo. Ah ah.

Comunque, Pasquale con Claudia suonò molte volte l’Harmonica… e Claudia non le fu monaca.

Federico Fellini fu un puttaniere. Più di Marcello Mastroianni. Ogni loro film assieme è una porcata.

Sì, sono molto più basso di Clint Eastwood ma rimango Travis Bickle. Che entra nel locale gestito da Gene Hackman de Gli spietati a tarda notte?

No, entro nel mio bagno, apro un fumetto sulla tazza del cesso da Pulp Fiction e parlo da cazzone John Travolta. Leggo Tex e non le avventure di Max il leprotto come De Niro di Cape Fear:

Sì, ho ucciso donne e bambini, ho ucciso creature che camminano e strisciano in tempi lontani…

E ne ho piene le palle di Brad Pitt e di Leo DiCaprio. Non solo di C’era una volta a… Hollywood.

Poiché, purtroppo, sono più bello e bravo di loro.

Con la sola differenza che la gente ama i divi di Hollywood. Così come sostiene Larry David di Basta che funzioni, le persone arricchiscono gli altri perché sono tonte. E dunque proiettano i loro sogni mai avveratisi in celebrità da loro elette a dei.

Esiste solo un dio, esiste solo una dea al mondo.

Questi.

Per il resto, pigliatevelo nel culo.

A proposito di culi, mi fate pene, no, pena. A quasi cinquant’anni sapete solo riempirvi la bocca della parola Cinema. Recensioni su recensioni ma mai una buona volta che recensiate la vostra vita. Io v’assegnerei, a mo’ di Paolo Mereghetti, il pallino vuoto, ovvero flop totale. Poi, abbiamo pure I. Feole, autrice di un tomo noiosissimo su C’era una volta in America che non frega una beneamata minchia a nessuno. Autrice, come se non bastasse la menata appena succitata, anche di una disamina femminista-antirazzista su Via col vento.

CAPE FEAR, Joe Don Baker, Robert De Niro, 1991, (c) Universal

CAPE FEAR, Joe Don Baker, Robert De Niro, 1991, (c) Universal

Alla maniera di Eastwood di The Mule: – ma qualcuno se l’incula?

 

di Stefano Falotico

 

 

ludwig visconti keaton mi sdoppio in 4la piscina delon la dolce vitarocco e i suoi fratelli delon

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