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Le nostre personalità


19 Dec

 

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È una società che da sempre punta sull’apparenza e sulle maschere, appunto sociali. Ed è inutile quanto patetico, almeno così si dice in giro, accanirsi a dare spiegazioni quando il mondo non vuole stare ad ascoltare e preferisce sollazzarsi nel becero, ipocrita coprirsi dietro etichette. Al che tutti affibbiano patenti e nell’affibbiarle gioiscono immensamente. Così, dando appellativi negativi al prossimo, ci si solidifica in certezze che non possano turbare quelli che sono invero precari e fallaci equilibri. In un mondo ove impera la superficialità, si è data grande importanza, rilevanza assoluta al lavoro. Il lavoro nobilita l’uomo? Se si svolge qualcosa che dia valore alla persona, alla sua creatività, al suo ingegno, alle sue immaginazioni e ai suoi sogni. Siamo bombardati da pubblicità in cui si viene spronati a essere anticonformisti, a sganciarci dalle piatte regole, ci viene detto di distinguerci dalla massa, insomma, di seguire ostinatamente la nostra strada, di dar voce alla coscienza nostra profonda, di non adeguarci agli schemi, alle rigidità mentali, ci vien urlato di migliorarci e crescere. Altra parola da aborrire, abolire in toto. Se crescere significa adagiarsi al porcile, al comune andazzo menzognero e falso, preferirò sempre danzare su una trasgressiva, piacevole “scostumatezza” che non arreca danno a nessuno. E privilegiare i miei moti del cuore, attraccare a lidi di felicità personale, nel “piccolo” mondo che tanto è disilluso da potersi illudere di un “niente” in cui mi forgio e roteo ballerino fra emozioni veraci e voraci.

Invero, tanto si fa a livello teorico per dar vivacità alla complessità della realtà quanto poi ci si attiene programmaticamente a percorsi corretti, nell’abbindolare chi non la pensa come questi tutti che dettan legge e abusano ignominiosamente delle pazienze, oh quanti pazienti… invece spazientiti, a favore di una ricattatoria “scienza”. E, se non ci si adatta a questa violenza psicologica devastante, si diventa scemi… o forse solo illuminati. Al di là dell’orrore collettivo, delle vie perentorie della perenne globalizzazione.

Qualcuno semmai azzarda a dire che soffri di disturbi di personalità. E in questo psichiatrico parcellizzarti in una sbrigativa, affrettatissima diagnosi alla buona, può letiziarsi invece della sua presunta “giustezza”, di una ripugnante saccenteria. Sì, siamo invasi da “tutori” di ordini impartiti e dati, in questo mondo che classifica ogni aspetto del reale secondo un “reame” che schiaccia le individualità e le castiga al fine che il capitalistico spirito di “efficienza” e produttività non sia leso, e si può continuare quindi ad libitum, e io ne rimango allibito, nelle generiche, arbitrarie graduatorie, nelle suddivisioni manichee appunto fra buono e cattivo, fra lecito e illecito, fra liceali e ciò che non ha “licenza”. E in questo divertirsi di squallide ripartizioni, ecco che qualcuno va buttato giù dalla torre, lo si emargina senza pensarci due volte, e diventa tutto una burla sadica, per chi la pratica “spassosa”, fra promossi nella vita, fra “valorosi” e miserabili, fra “vincenti” e gente comune senza palle…

C’è allora chi s’immedesima in un attore camaleontico, così può cambiare sempre look e umore, fantasticando di essere quel sembiante, semmai un attore che ha fatto del Metodo la sua totale immedesimazione coi mille personaggi.

E si muta in tanti ruoli in questo mondo triste che ama le cover… e neanche tanto se “la” gusta sotto le copertine…

Rimanendo i soliti vigliacchi, i soliti fessi, rimanendo oggi coraggiosi e domani lerci, fra cani e porci.

di Stefano Falotico

Essere antipatici è sempre meglio che essere dei patetici simpaticoni


05 Dec

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Ho constatato nella mia vita da peccatore, essendo un orgoglioso peccatore che tanto peccò e in futuro, vivaddio, peccherà ancora, poiché uomo che non si attiene ai bigotti precetti della società piccolo-borghese, e dunque inevitabilmente “sbanda”, sbava di eccessi, o di quelli che agli occhi della gente mediocre vengono erroneamente considerati “difetti”, ecco, ho appurato che, maggiormente m’elevai e continuo a elevarmi dal porcile di massa, parimenti vengo sempre più emarginato.

Perché indubbiamente la gente mi preferiva prima, quando ero ingenuamente “innocuo” e simpatico e non m’addentravo in discorsi che inesorabilmente vanno, giustamente, a boicottare, criticare, smuovere le certezze consolidate. Più sono polemico, e il mio polemizzare nasce dall’esperire il vero e saper(mi) più discernere, più le persone non mi sopportano e, in preda al folle ingiuriarmi dissennato, anelano a voler rovinare i miei attimi di felicità che, mi spiace per costoro, sono contemplativamente gustosi, poiché di ogni istante vitale, perciò fatale, fondo la mia anima e gioiosamente ne sprofondo. Maggiore è il mio grado cognitivo e maggiore è il mio distinguermi, maggiore è la malvagità altrui che insiste voracemente a volermi “mangiare”. Io, lo ribadisco con fervida autorevolezza del mio disprezzarli con “decoro” fuori dal coro ma sempre aderente splendidamente al mio core, mai mi atterrò ad atterrirmi e ad atterrare nella “normalità” di tutti i giorni. Normalità per me fa rima con prevedibilità, con meccanicità, con l’abominio della piccola borghesia sempre lagnosa, indaffarata, ciarliera, pettegola e che miseramente “tira”… a campare. Così, li vedi anchilosarsi in lavori che ripudiano ma che mantengono pur di “sopravvivere”, per andare avanti. Avanti… avanti di che? Se poi rimangono persone povere moralmente, che non sanno amare la bellezza e per di più la denigrano, e diventano orridamente degli “esteti” rivoltanti di un senso del bello distorto e volgarmente mercantile?

Ho letto da qualche parte che solo la classe media continua ad andare al cinema. La classe alta oramai i film li scarica o li guarda su Netflix. È aberrante tutto ciò? No, affatto, è la verità, nel bene e nel male. Personalmente, sono stufo di condividermi, ah ah, nelle multisale affollate piene zeppe di cafoni che, coi loro commenti inopportuni, col loro vociare indigesto fan a lotta a chi deglutisce più popcorn.

Quindi, sì, il mio “alienarmi” nel fruire dell’Arte in santa pace, nel calore “triste” della mia intimità domestica, mi dona estrema lietezza e letizia.

Oh, infervoratevi pure. Io la penso così e nelle socialità “tradizionali” non voglio penarmi.

Ma invero io vi dico che mentii, essendo uomo che, in quanto esperto, participio passato del mio esperire e davvero poco sperare, devo essere obiettivo e i luoghi comuni… speronare. Al cinema vanno i giovani, vorrei vedere che non ci andassero ma vi vanno molto meno rispetto a prima, perché i soldi scarseggiano e bisogna fare economia, ringraziando lo streaming. Con buona pace degli esercenti e di chi non appartiene a questo danaroso esercito. I 50-sessantenni vanno spesso ai ristoranti, ove “volano” 70-ottanta Euro per un pasto a base di asparagi marci e frutta secca, mentre i giovani son a secco anche di digestivo. Nelle “macerie” dei loro mal di pancia.

Insomma, i giovani sono sempre stati antipatici perché, volenti o nolenti, controcorrente vanno non tanto per il piacere di fare gli iconoclasti quanto perché anticonformisti lo diventano per (im)pure esigenze di “pirateria”. Date loro una prateria! E in questo fruire io fruscio nel dolce fluire, in quanto fui e non so se sarò ancor “fuori”. Sì, se stai sempre in casa, poi non ci stai “dentro”, se stai troppo fuori, ti mettono dentro. Ah ah. Comunque sia, non se ne esce. Lasciate che i liberi uccelli (cr)escano… ah ah.

Su questa mia frase “simpatica” ma ermetica, ribadisco che l’antipatia è alla base della creatività, ché sia disperata, fantomatica, anche falotica. Adesso vado a mangiare un’arancia, spero non meccanica…

Nota conclusiva in seguito a una notte che scop(pi)ò via, lasciando solo/a la mia “briciola”: una donna venne a me e si denudò totalmente, e mi disse perentoriamente che voleva scopare. Le diedi una scopa e lasciai che pulisse, dicendole che non doveva rompere i coglioni.

 

di Stefano Falotico

I sogni sono sempre folli, evviva il sogno pazzo – Essi vivono, sì, di che?


22 Nov

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Sì, per tutta la mia vita, da savio peccatore, in quanto uomo errante che erra ed, erronea-mente, non rinsavisce, ho inseguito gli attimi, quel piacere poco condivisibile del godere dei propri istanti, nella solitudine mansueta dell’irriverente, anche irruente, fruirne senza dover dar conto a chicchessia, tanto meno alla Chiesa, ah ah, di tal godimento.

Per molta gente, invece, è estremamente importante, necessaria come un comandamento ineludibile, la cosiddetta socialità. Se ne beano, vivono di vanità, si fan belli se gli altri dicon loro che sono belli e, in questa finta bellezza, poiché solo specchio di sguardi che falsamente, in modo terribilmente ruffiano, si compiacciono e si leccano, avanzano nel loro poltrire. Il porcile, che da sempre intellettuali e poeti hanno combattuto con l’arma “innocua” del loro invece pretendere dalla vita altro. E non attenersi, per nessun “razionale” motivo, all’andazzo collettivo in cui quasi tutti sfoggiano e millantano talenti che, personalmente, non vedo né voglio vedere. Oggi, siamo invasi dagli esibizionisti, quelli che possiedono anime miserande, e invece espongono, di “bel” e spesso artefatto mostrare poverissimo, le loro presunte qualità. Di seduttori, di “virili” uomini con gli occhi ammalati di sesso, un sesso gridato in faccia attraverso espressioni allusive, che dovrebbero indurre le donne a eccitarsi. Ma molte donne cascano in questa trappola e forse l’asserviscono in totale nudità della loro pochezza. Ci sono quelle che vanno a vedere un film solo se c’è il macho di turno che possa distrarle, per due “sane” orette, dalle loro frustrazioni quotidiane, sognando con lui un’orgetta, ah ah. E in questa proiezione stolta dei loro desideri inconfessabili, addivengono, eccome se vengono…, ah ah, a piaceri artificialmente vuoti, frustrandosi ancor di più, ben coscienti che, finito l’attimo “abbagliante”, torneranno alle loro vite di panni da stirare, di tortellini con la panna e delle loro emozioni in panne. Ma a quanto pare questo girotondo pedissequo, interminabile d’illusioni e sogni di cartapesta, di carne lor pestata, umiliata, ripudiata e squallidamente osannata in modo profano, offensivo alle loro anime, oserei dire contro tal triste osé, le allev(i)a in un “amabile” amar la vita. Sì, sono quelle che oggigiorno su Facebook, a ogni santa e non sana ora, ci tengono a riferirci dei loro “oroscopi”, delle loro scopate e di come abbian “sgobbato” per raggiungere il risultato “maestoso” di Mi Piace alle loro foto isteriche da compulsive dell’effimero, delle vogliettine vanesie più mercificate alla morbosa curiosità di altrettanti idioti che le assecondano, vengono… incontro ai loro reumatismi esistenziali, in un’apoteosi del cattivo gusto, del ribaltamento di ogni valore, della fatua ricerca dei famosi minuti di celebrità. Onnivori tutti quanti delle cazzate, a cantar di tutto coro canzonette melodiche buone a fustigarli ancor di più nei soliti patetici ritornelli di esistenze infelici e sciagurate. Sono quelli/e che fanno invece contenti gli psicologi, che rifilano loro pasticche e tranquillanti, per tranquillizzarli probabilmente dall’imbarazzante, inconcepibile, abietta idiozia che domina le loro anime da tempo corrotte, contraffatte, immolate a un tira e molla perpetuo di non saper in effetti cosa davvero vogliano, una recita insostenibile fatta di grida, di chiassoso lor inseguire, appunto, soltanto il piacere plastificato, disadorno di ogni pura, vivaddio, imperfetta bellezza, in senso (a)lato e non, di farsi piacere nel (dis)farsi della propria dignità, svendendola a chi maggiormente accontenterà i loro agrodolci, tetri, osceni capricci.

Io posso affermare che mi stufai fin dapprincipio, in tempi non sospetti, di questo porcile, di questi agghiaccianti “baciamani” ove tutti sono amici di tutti e invece non sono amici neanche di sé stessi.

Ma che dire? Per questa mia intransigenza, per questa mia inalienabile, “alienatissima” integrità morale, fui tacciato dei peggiori appellativi, apostrofato e deriso come matto di turno o peggio additato come sognatore ingenuo. Sì, in una società così superficiale, in cui tutti parlano, mormorano, si “sciolgono” nei pettegolezzi più atroci e mendaci, son io quello fallace, che falla cioè senza fallo, farfalline e senza le loro (due) palle, il coglione da coprire delle più cattive ingiurie, da insultare, sia mai, però da dietro, perché il confronto diretto spaventa i piccoli borghesi che, si sa, vivono invece di chiacchiere, di frivolezza e logorree ipocrite, di diarreici lor mal di pancia imperterriti e ostinati da “digerire” con la burla sadica, con lo sfottò sciocchino, con le torte in faccia e il piacere “altissimo”, eh già, di attaccare il prossimo per star più tranquilli dinanzi alle proprie certezze marcescenti, anzi, nelle ovvietà marcianti, nel pregiudizio più cretino e ottuso marchianti.

Indispettisco per questo mio atteggiamento e chi pensa male di me dice che io non so amare. Eh sì, sono io quello che non sa amare, invece loro amano. Sì, le stronzate. Sì, ho allontanato quasi tutti, parenti e non, dalla mia vita. Semplicemente perché, se devo condividere le mie emozioni con chi si sbellica dinanzi a un immondo varietà di culi e tette, preferirò sempre i miei sogni “intoccabili” da “eremita”, del mio illusorio, si capisce, “utopico”, da topo, ah ah, battermi per non immiserirmi nella bruttura, mascherata purtroppo da bellezza, di questo “adatto” scendere a patti, anche a patte, eh eh, alle logiche massificatrici, al consumismo perfino della propria pelle dell’anima.

Con sincera condoglianza,

firmato un uomo che gode immensamente della sua “follia”, lontano da questa pazza folla.

 

di Stefano Falotico

Dei giovani d’oggi e del Lebowski sul dubbio se sia giovane


12 Nov

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Su Facebook, in questa domenica non so se letiziosa, di certo sfiziosa, ho postato una mia massima forse dettata dalla noia, da strana ispirazione “mesmerica”, da una notte insonne, dal fatto che domattina sarà possibile osservare il bacio fra Giove e Venere nella rotta di collisione del mio essere molto alieno rispetto alla massa. Massa per accelerazione di gravità uguale teoria della relatività, sosteneva Einstein, ed è infatti tutto relativo. Quando si parla di massa, si rischia di fare un po’ di confusione, di definire incertamente con questo termine, semmai, semplicemente ciò che non appartiene ai nostri canoni di bellezza rispetto ai nostri sentimenti, rispetto alla nostra cultura, rispetto anche ai nostri insolubili, vivaddio squinternati umori. E si rischia di appiattire tutto in una banale scrematura fra ciò che è personale da ciò che non condividiamo. Massa significa molte cose e niente. Si dice spesso… tu ti elevi dalla massa, dovresti stimarti di più, alla massa piacciono cose sciocche e frivole, mercantilistiche, tu sei di un’altra categoria. Quale sia questa categoria siamo poi sicuri che l’abbiamo individuata? Fatto sta che i giovani d’oggi non se la passano bene e hanno invece qualità superiori alle media.

Sono ammorbati e annichiliti da quest’imperativo pervasivo, minaccioso e ricattatorio: ma, tu, un lavoro ce l’hai? E allora, se non ce l’hai, stai zitto e datti una mossa, vedi di crescere!

Sì, il lavoro scarseggia e manca anche fra quelli che hanno studiato… che dovrebbero dunque svolgere professioni altamente remunerative per via della loro superiore (?) cultura. Insomma, il mondo ha sempre funzionato così. Pessima considerazione per gli operai, pochi “giovamenti” sociali, paghe magre e da fame, e stipendi invece faraonici per medici, avvocati, psicologi, “grandi” docenti. Che, detto per inciso, quasi sempre professano i loro privilegi meschini…

Col tempo, questa distinzione, da netta e ineludibile, s’è fatta più sottile, anzi, la borghesia neppure più esiste, soppiantata dal livellamento socio-economico, il proletariato è estinto per le stesse ragioni, tutti oggi sono borghesi e al contempo tutti sono “operai”. Eppur in molti sono sulla stessa barca. Galleggianti a fatica nella marea di una società impazzita. Ove le persone perdono la brocca perché licenziate, ove chi guadagna molto vuole guadagnare di più, però si accorge che non può più sopraffare il prossimo perché quel presunto sprovveduto e svantaggiato è più culturalmente preparato di lui e quindi lo obbliga a rivedere la sua agiata posizione…

Un mondo ove tutti voglion dir la loro e non vogliono essere contraddetti.

Quella mia frase, buttata lì, all’apparenza una normalissima osservazione estemporanea, viene sommersa dai Mi piace e, se escludiamo un commento fuori luogo, che replica in modo che si crede divertente… sì, bello, ma un discorso che andava bene alla scuola media… tanto per fare dell’umorismo “simpatico”, innesca una discussione quanto mai gagliarda, stimolante, interessante, e sprigiona il lato sanamente ribelle di chi, da questo mondo dannatamente arrivista, che inculca il falso mito della competizione sin dall’asilo nido, si sente onestamente, (s)oggettivamente escluso.

È la società al contrario. Gli eccellenti lavano i piatti e i mediocri dispongono. Sono le caste rivoltate. È materia antica…

– Sono d’accordo. Il conformismo regna mentre chi non segue il gregge è destinato a restare solo.

– Non sempre… la domanda che mi faccio è… tu rinunceresti alla tua libertà individuale per essere come questi stronzi? Con la testa che hai e il seguito che hai?. Manco per il c… o!

– Si rischia sempre di confondere la nobiltà con il potere materiale. Tradizionalmente, le due cose coincidevano- hanno coinciso per un certo tempo. Poi per motivi tanto fisiologici quanto “umani”, hanno smesso di coincidere fino alla sovversione. Ora il volgare detiene il potere materiale e il nobile lo si può trovare, sparuto, tra gli invisibili…

 

E via dicendo…

 

Fra gli interventi da citare anche quelli del solito vecchiume che ridacchia di certe nostre osservazioni e si fa gioco di queste domande nostre “inutili”. Poi, si scopre che è la stessa gente, che non crede a nulla, quindi più deficiente del “nichilismo” che aspramente critica, che va a vedere “filmoni” come l’orrido The Place.

 

La domanda, comunque, è: alla mia età, posso annoverarmi e includere fra i giovani? Sì, perché vecchio non affatto sono, e soprattutto sono più giovane di tanti giovani vecchi, quelli che sembrano tanto “inseriti” solo perché si sono facilmente adattati al pigro andazzo di uno schifo generale. E parlano per facile retorica, senza mai confrontarsi con la durezza della realtà, una realtà che hanno dimenticato o fingono ipocritamente di non vedere…

E concludo con un’altra mia massima: la gente odia ogni santo giorno un mondo che poi non fa niente per cambiare e, tutto sommato, gli sta bene così.

 

di Stefano Falotico

Sono un uomo irriguardoso nei confronti di Facebook, del Cinema di oggi e della vita vostra futura


07 Oct

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Una peculiarità mia che non piace a nessuno, se non a pochi eletti che ne sanno riconoscere la finezza da umorista pessimista, è la mia lontananza dal mondo “moderno”, nonostante anch’io sia iscritto a Facebook e lo usi smodatamente. A differenza però della gente “normale”, che lo strumentalizza per “piaceri” esclusivamente da mal di pancia, utilizzandolo a mo’ di sfogo o, se sono dei bulli, come sfottò, io mi disincaglio da questa misera umanità che par faccia di tutto per esibirsi, anche quando ha poco da proporre, a parte i suoi lamenti esasperanti, le piccinerie di vite modeste e dallo squallore terrificante, i suoi rimproveri a qualcuno, le sue esternazioni che si credono intelligenti e invece usano a pretesto citazioni di letterati e filosofi, accomodandole alle loro esigenze di quel “particolare” periodo di scompensi psicologici “acutissimi” e di una gravità che neppure Hannibal Lecter potrebbe sondare.

Ci sono allora quelli che par ripudino, quando fa loro comodo, la vita occidentale e si affidano al pensiero contemplativo orientale. Insomma, la sera prima non hanno trombato o si sono versati l’olio bollente sulla camicia, allorché, come compensazione a queste “sfighe” madornali, di “rilevanza” esimia, probabilmente arteriosclerotica, “affiggono” scritti di Mishima, nella lode alla bellezza della vita. Sì, poi esce un film di Kitano e affermano che non vanno a vederlo perché non lo capiscono, “ripiegando” su una pellicola con Bruce Willis, la storia di un poliziotto nevrotico che deve salvare un bambino cinese dalla mafia russa, collaborando con la CIA e scoprendo che i suoi amici sono dei corrotti del KBG, legati per vie traverse alla Sacra Corona Unita affiliata ai produttori di Gomorra. Il film finirà a tarallucci e vino con cameo nel finale di Lino Banfi che balla con Checco Zalone. Intanto, questi qua aspettano le votazioni, implorando giustizia per tutti!

Insomma, il mondo è stato sempre una lotta fra frustrati e uomini di successo che fan tanto sesso, fra persone che, subendo, si ribellano e non riescono a “fregarsene”, e persone che delle loro zoccole si fregiano. In quest’alternanza fra ricchi e poveri, fra chi è inculato e chi se n’incula, c’è chi cambia casa e chi invece cambia cane. Quelli di Venezia cambiano canale…, ah ah, sintonizzandosi su Sky Atlantic per distrarsi dalla marea.

Sì, un’umanità alquanto aberrante, a cui conviene estraniarsi e farsi i cazzi propri. Lo sa bene Harvey Weinstein, uno che ha vinto l’Oscar col “romantico” Shakespeare in Love e adesso su Variety legge che una giornalista lo accusa di essersi masturbato “impudicamente” davanti a lei. Insomma, l’ex Miramax sta colando a picco e probabilmente non riuscirà a produrre il prossimo film di Tarantino. Un pasticcio degno di Pulp Fiction.

Stamattina, ero al bar, e ho ascoltato una conversazione davvero “importante” di una madre, o forse una zia, preoccupata della figlia o della nipote, che va male alle superiori.

– Ah, sa, non ce ne capacitiamo. Insomma, non che abbia mai brillato. Dalle medie è uscita con 6 (perché adesso danno i voti numerici e non le valutazioni?) e alzando il dito medio agli insegnanti. Ma nessuno immaginava che potesse essere il disastro di oggi. Inconcludente, studia 3 ore al giorno ma pensa sempre alle orge, ha un ragazzo svedese che si fa le canne con un nero guatemalese e, prima di andare a letto, prega la Madonna dell’Incoronata perché spera di farsi entrambi dopo un ballo latino-americano.

– Ah, non la colpevolizzi. Crescerà. Guardi me. Mi laureai in ingegneria edile, e guardi quanti chili ho messo su. Sono riuscita a costruire la mia panza, e la gente comunque viene da me a bere il caffè. Sono felice, tutto sommato, della mia vita. Peccato che Montalbano sia finito. A proposito, posso offrirle un Limoncello?

– No, adesso vado a fare un salto al Meloncello.
Meloncello: basamento monumentale dell’inizio dei portici di Bologna che conducono alla basilica di San Luca, ove spesso le donne con problemi di menopausa vanno a confessare le loro voglie capricciose…

 

– Mi tolga una curiosità, prima di andare via senza pagare. Che scuola fa sua nipote?

– Mia figlia.

– Sì, mi scusi.

– Allora, mia nipote fa il Tecnico Commerciale “sperimentale” con indirizzo internazionale, probabilmente extraterrestre.

– Be’, allora di che si lamenta?. È giusto che vada male. Farà la barista come me, e non avrà ambizioni da parlamentare. Non sarà una corrotta.

– Lei dice?

– Dico, dico. Piuttosto, s’informi se può già prendere la pensione di “mantenimento”.

– Come si permette? Mia figlia intende e vuole. Non è mica un’incapace. Ama soltanto Cinquanta sfumature di grigio. Ma la sua vita, vedrà, di soddisfazioni s’imbiancherà.

– Non volevo offenderla. Non guardo la vita divisa fra bianco e nero, ma a sua nipote, o figlia che sia, piacciono i negri. Signora, vorrebbe un Negroni?

 

Scattò la rissa. Nel frattempo, arrivarono i mariti che, prima di separarle, si papparono dei maritozzi.

 

– Eh, tutto questo casino per una sciacquetta?

 

Tornate a casa, le due donne, rispettivamente scrissero sul loro diario Facebook:

 

Giornata di merda. Anche il caffè era amaro. Non c’è più rispetto, evviva la protezione civile! Quasi quasi, do ragione ai piromani. Sarebbe tutto da bruciare!

Giornata del cazzo. L’ho preso anche oggi nel culo, e non era quello di Richard Gere.

 

Tornando invece al Cinema, non se la passa bene. Alcuni sostengono che sia un grande attore Jared Leto. Io invece sostengo che basti dimagrire trenta chili e chiunque potrebbe vincere un Oscar per Dallas Buyers Club.

Blade Runner 2049 è un capolavoro? Non credo, e posto recensioni negative per il gusto di far il bastian contrario. Che delizia, essere poi coperti d’insulti da gente che ama Il Grande Fratello VIP.

di Stefano Falotico

Cari Wizard-s of Lies, giunge sempre il momento delle verità


10 Apr

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Mentre un’umanità “lavoratrice” di ambizioni isteriche persevera indefessa, più che altro fessa e auto-infossatasi nel delirio, nel suo cammino quotidiano a base di frenetici mot(t)i del sacrificio e della sofferenza, spaparanzato nelle mie libertà, gioisco degli attimi e degl’istanti, mentre il mondo (de)perisce, afflitto appunto dalla sua baraonda e dalla “grande bellezza” della sua insana decadenza.

Il web pullula di trailer di “tori”, e tutto pare all’insegna(mento) di “precetti” ironici trasudanti invero noia.

Mentre donne vogliose s’incapricciano per la loro ricerca dei “vuoti da riempire”, io mi “corroboro” di sane ansietà, prosciugando la mia carriera a favore del dolce far niente che scrive teoretico, in libri intarsiati di prestigio, la “sola” ambizione di esser me stesso, mentre gli altri, stesi da fallaci obblighi e responsabilità bieche, oltremodo cieche, miopi e forse anche pre(sbi)ti inseguono la “pace” omeostatica dell’imbecillità, degli sfottò di massa, della rincorsa affannosa al guadagno “meritocratico”, all’accumulo esasperante di piccoli mattoni, invero grandi matti ah ah, per “cesellare” curriculari ciclostilati di postille a loro stessi, appunto. “Appuntiti”, prendono sempre appunti per non rimanere e remare indietro, mentre il lor amaro (rin)cresce e vivranno di estremi rimpianti, solleticandosi a vicenda, anche a cene e cerniere “infrocettanti”, di leccate di culo “sobrie” come i lor mor(t)i viventi. Sepolti già da tempo da un perbenismo per sua stessa natura filisteo e fasullo, vivono di queste “intensità”, e di soprusi crepano crepitanti nel sopraffar il prossimo. Anche tuo, non mio. Non micio. E abbaiando vado “eiaculando” il mio ego nel sum vero e non in questi sommari somari. Io sono la summa delle mie contraddizioni, mentre loro “punteggi” sommano.

 

Giungerà il giorno in cui, da sempre menzogneri e ipocriti, si renderanno conto di aver vissuto di ricchezze illusorie, traditrici e ingannevoli.

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di Stefano Falotico

Bisogna (soprav)vivere per la monumentalità dell’attimo, cari idioti


15 Jul

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Uh uh!

Sempre più deluso da una realtà “bellicosa” che non m’appartiene, osservo disincantato, dunque per troppa malinconia incantato, alla grande bellezza “incatenato”, la massa oscena di gente che“giudico” impietosa-mente. La gente mi disgusta. Si sveglia alla mattina per “inserirsi” e (dis)integrarsi in lavori (dis)onesti, è un tutto un mesto e non modesto (s)correre di urla, clacson che strombazzano, schiamazzi, pettegolezzi nel traffico d’impazzite “fighe”, di racchie squinternate che gridano il loro dolore ai quattro “vel(l)i”, di maniaci sessuali con le orbite strabuzzate d’euforica scemenza adorante il “triangolo”, di amori parlati, chiacchierati, di sogni di gloria e sogni d’oro, di derisioni, boccacce, starnuti, fotocopie, di gente che si crede (s)fortunata, di vecchie rincitrullite che, a settant’anni da suonate, credon di essere dive di Hollywood e allestiscono invece, patetiche, superate, alla loro disperata mediocrità imbattibile, spettacoli teatrali per quattro rincoglioniti come loro che le plaudono perfino, ah, brutta, brutta la vecchia(ia), di giovani che s’illudono, che vanno al cinema a veder il “cinema” di Rob Zombie a base di clown truculenti, di “goliardiche” salse splatter al poveretto di turno, di tir che ti metton sotto, di quelle che preferiscono farlo sopra, di quelli che si preoccupano delle figure di merda e non delle bollette da pagare, di attori bolliti come John Cusack che non si rassegnano, di dimessi e dimissioni, di tragedie terroristiche e di chi se ne frega degli attentati perché van a tentoni, a falliti tentativi, di Gambardella sorrentiniano e di Christopher Nolan con le sue stronz(at)e “megagalattiche”, di leggende di Tarzan e chi ti tratta da scimmia. Insomma, meglio farsi una sega. Serena, liscia, “colta”… nel suo “elevarsi”.

Il genio è questo, è qui, è un Coloss(e)o.

di Stefano Falotico, il Genius

 

 

In questa società, le persone “in gamba” son (co)strette a diventar “comiche”


02 May
lettere_d_amore_ft_06E va, come sempre, ahinoi, la tragicommedia umana di questa non tanta illibata società (mal)sana. Al che, ecco tanti agiati senza pensieri, io pen(s)o anche senza pene, forse son adatti al lor “benessere”, ed è tutto uno “scosciare” di cos(c)e senza sen(s)o, fra chi si “pilucca” ed evviva chi se “la” cuccia, altrimenti gli altri debbono star a c(i)uccia. Asinacci! Sempre Stato… è un porcile, mentre il telegiornale “spara”… notizie di mor(t)i ammazzati e il petrolio fa salir l’inflazione della politica nostrana. E il nostromo? “Brinda” col tonno Rio Mare, che forse si scrive tutt’attaccato o forse il marinaio, che giustamente “lo” marina, è come me, acciaccato. Frizzantino e vai di spum(eggi)ante, mentre un’altra chiatta festeggia col Chianti. La piantasse, ah, (v)u(l)va che sa come “cementare” la sua “arte” della seduzione, tra un bicchier di vino e “intingerla” nell’acqua benedetta di-messa apparente-mente. La solita demenza. Molta gente non si preoccupa di quest’agghiacciante, per molti “sguazzante”, pornografia di massa(ia) e si compra filmati osceni e sempre più violenti. Sacrilegio al pudore. Sto male a (t)ratti. Gente che si spos(s)a perché vuole credere nell’amore e poi ha, appunto, un’amante mor(t)a. Cornuti, si rifacevan le cornee con Luisa Corna e poi son superstizioni, toccandosele… due… volte, col cornetto alla mattina imbevuto nella cappella, no, nel cappuccino. An(n)o nuovo, solita vita lercia.

Faccio pena, no, bene io che credo in Taxi Driver e mi credo De Niro del futuro The Comedian.

Del resto, detta come va “dato”, mi sembra una porcata.

 

di Stefano Falotico

Stato della constatazione (non) amichevole, ah, non bisogna ammaccarla questa società ma neppure ammiccarvi e neanche inimicarsela


12 Mar

Inutile quanto giusta constatazione delle ovvietà: vivere in questa società è sempre più abbruttente e imbarazzante.

Il masochista di Shutter Island contro chi ama City of Angels con Cage & Ryan


19 Sep

 

ASHECLIFFE

Da an(n)i irredenti, “ridentissimi”, (insalva)bile, detengo lo scettro di “matto” per eccellenza. La gente mi teme, sono il più “pericoloso”, sì, mentre gli altri s’ubriacano di fighe, pizze, pizzicotti e (ri)cotte, io, “violento”, mi sparo “solo” la sega d’essere un investigatore. Delle mie indagini ho narrato nel libro “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne” (se lo compraste, uscirei dal “manicomi-c-o”), mia rielaborazione sui generis di Angel Heart, per una storia che assomiglia a questo corridoio della paura di natura scorsesiana. Sono uno scrittore alla Torrance, Shining… il mattino ha l’oro in bocca e non sfamerò bocche né di figli né di (s)figa, “elevandolo”, no, innalzando la mia vita a totale menefreghismo e fottuta presa per il culo alla Giuliano Ferrara e anche alla Abel di The Addiction. Leggendo quanto segue, capirete il perché del mio atteggiamento nei confronti della società del “cazzo”.

Sì, “vampirizzo” (ca)risma in me sorvolante placida pazzia di cieli infiammati del mio egoismo, sempre meglio che essere un solipsista. Ad esempio, cercate sul (WCnet, le opinioni “cinematografiche” d’uno “laureato” in “Scienze della Comunicazione” che si spaccia per “giornalista”. Ha intitolato il suo ultimo post così: “I veri attori, eccetera”.

Egli, sì, che è “acculturato” e “direttore-ritto” d’avermi alla “schizofrenia” ridotto.

Sì, come il mio alter ego Andrew Laeddis, dopo che infamò la mia sessualità, dopo che mi calunniò, dopo che barbaramente invase la mia privacy dell’anima, io mi ribellai e gli minacciai di bruciargli la cas(s)a.

Fui fermato e mi diedero l’infermità mentale, quattro mesi di ricovero psichiatrico e sei mesi in una struttura di “recupero”, con l’accusa che m’ero inventato tutto e me l’ero presa, “senza motivo”, con un perfetto “estraneo”, “san(t)o”. Insomma, “diagnosi” di deliro paranoide e sdoppiamento di personalità.

Ci fu un processo e il farabutto, sebbene non confessò tutta la verità, cioè che era lui a volermi ardere vivo, perché “semplicemente”, come fanno i nazisti, mal sopportava la mia “bella” fig(ur)a, fui scagionato e reso “libero”, con l’aggravante non da poco di mesi e anni devastati.

Al che, m’incazzai e su uno dei suoi siti “cinematografici” scaricai la mia rabbia.

Adesso, m’ha denunciato per stalking. Ma “lui” è uomo di “dignità!”.

Insomma, oltre al danno la beffa, perché rischio che m’internino di nuovo a “Shutter Island”.

La cosa-Casa horror della storia che avete letto è questa: il film era pura invenzione tratta da un libro di fantasia, la mia storia è “reale”, così tanto che nessun produttore vuole investire su una dura (tras)posizione, perché nessuno gli darebbe credito. Anche il mio avvocato sta mollando la presa.
E che c’entra City of Angels? Insomma, io sono l’autore de “Il cavaliere di Parigi”, altro libro monumentale in vendita nelle migliori librerie ma poco comprato, lui è uno che adora questo Nic Cage che, melenso e scimunito, “ama” la sua Meg Ryan.

Ognuno, in fondo, ha la scem(enz)a che si merita e che lei si “marita”.

(Im)morale della storia: i matti vivono “felici e contenti”, i sani di mente, che scrivono libri, hanno in corso giudiziarie vertenze.

Tutto ciò è “normale”.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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