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Riflessioni natalizie e deflessioni da “zio”, altro che Babbo Natale


25 Dec

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Eh sì, alto e ribaldo il Sole, nel cielo di questa Bologna che ancor dorme dopo i bagordi della sera prima, toccheggia nel sonante darmi il buongiorno lieto, perché ancor gaudente rido dinanzi alle sfighe, care fighette, con indubbia sfacciataggine in quanto uomo che se ne frega delle dabbenaggini. Ah, uomini taccheggianti, ah, donne ninfomane sui tacchi… io ho uno speciale “tocco”, essendo toccato eppur poco “succhiato”. Ah ah. Sì, molti mi deridono ma io conosco quei pomeriggi soffici in cui la mia mente, vagante e non come la vostra vacante, per panorami scoscesi di questa città (s)fiorita, d’immaginazione viaggia, libera dalle forche caudine della gente pettegola e maligna, reo di aver commesso solo un enorme sbaglio nella vita, lo sbadiglio dinanzi alle persone ipocrite. Sì, l’indifferenza fa male e punisce dall’alto di una stronza prosopopea che allieta soltanto la gente di panza, compiaciuta della propria arroganza. Gente buona a parlare, a socializzare con volontà, con quei modi perbenistici e minuscoli di una visione della vita falsa e buonista. Ah, siete tutti ossessionati dalla socialità. Fin da piccoli v’inculcano (eccome, se v’inculano…) questo retaggio che “educa” fintamente all’obbligo di stare nelle compagnie, a sorbirsi ogni cagata di questi “agglomerati” di gente che beve, mangia e, nel molto tempo libero, lavora “sodo” per esser sempre cazzuta e “dura” nella competizione di massa. Duri, siate teneri, avrete come regalo un bacio Perugina e una presa per il culo da parte delle donne “birichine”. Che masso, che macigno. Almeno, siete uomini puliti, e non lavate i panni sporchi con la varechina.

Le compagnie sociali stimolano in me pensieri repulsivi, oh sì, ripugno di tutto punto, dando molti pugni e facendomi le pugnette, queste personcine che fan finta di stare bene con gli altri, e si animano per discussioni politiche, vanno al cinema assieme appunto a qualcun altro perché da soli pare che non possan fruire del film. Ne fruirebbero molto meglio, invece si accomodano alla convivenza più becera delle loro emozioni, rinnegando il loro sguardo, masticandolo negli occhi erronei di chi, peraltro come loro, non capisce un cazzo. E in questo leccarsi il culo fraintendono il senso della vita e la imborghesiscono alla mentecatta, puttanesca ideologia occidentale che ha perso la voglia di fare una foto al tramonto. Eppur montano… Nel cul(t)o smanioso delle loro manie. Ah, io di manie ne ho tante, e me le tengo, poiché uomo disciplinato alla maniacalità più elegante d’un compulsivo essere raffinatamente misantropo. Non sono eccentrico, ma sono proiettato a una vita lontana dall’idiozia “concentrica” che restringe la vita a un qualunquistico “godersela” E, non accentrandomene, mi accentro senza andar in centro, ma sapendo usare gli accenti nel mio periferico essere uno scrittore di alto bordo che sa usare i bordi, care cocotte che amate i ricottari. Mi accendo… anche gli accendini, per sigarette fumanti della mia noia galoppante. Non si dice di alto borgo, ignorante mio di “volgo”. Ah ah. E su questo dubbio ermetico lasciatemi eremitico.

Ti dicono di star sempre sul col morale, di non essere umorale, ma soffrono di scemenze tumorali, loro, e io non li soffro. E a questa gente non mi offro. Preferirò sempre soffrire di misantropia e cinismo, quel cinismo san(t)o che mi rende un romantico che ha sempre preferito a una scopata “reale” una sega, non solo mentale, imperiale. Io sono il Re!

Sì, auguri a tutti, tranne ai cretini. Ed, essendo la maggior parte degli scemi, auguri a pochi. A quegli eletti, non gente di porcelleschi letti, che nelle solitudini il loro animo dilettano, sognando di sbatterlo in quel posto “fisso” a Diletta, donna “arrivata” per cui varrebbe la pena un peto e non un letto. Ah, pene… d’amor perdute e, immaginandola nuda, “perderlo” nel “soave” disgustare un amplesso tangibile, ma fantasticare di una più sincera “stretta di mano”. Ah ah. Sì, nella “cordialità” del nostro onanismo, di qualsiasi natura esso sia, l’uomo vero ritrova il vero congiungimento carnale con la sua (meta)fi(si)ca, nell’enfiar i vasi dilatatori si dà calore al muscolo pneumatico del proprio “mattarello”. No, matterello. Sì, perché sposarsi con una che poi fa la sfoglia quando era così bello le margherite sfogliare e, in quel vuoto sentimentalmente idealista, esser ancor verginelli fiori, senza penali “fori?”. Sì, poi ti chiederà il divorzio e gli avvocati lucreranno sulla condivisione dei beni “CONDOM-iniali”. Datevi invece alla pura profilassi, eviterete la malattia coniugale delle corna, e non vi “evirerete” nello svenarvi di soldi per il mantenimento di un figlio che si masturberà dalla mattina alla sera, facendosi i cazzi suoi nello smarrire di occhi strabuzzati le sue cornee. Sì, non è dotato… eppur è dotatissimo, possedendo tre organi genitali da pippaiolo non voler essere geniale ma “ingegnoso” di fai da te senza le pippe di gente più “Pippo/a” di lui. Donne che siete leopardate, sì, leggete Leopardi e basta con quelle pellicce di ghepardo. Non curatevi dal lardo ma mangiate come delle luride ludre, tanto la “gattina” lo stesso ci lascia lo zampino. Ah, fra poco si fa lo zampone, vero Silvestro? E Titti come sta? E quella che si vuol rifar le tette? Sì, anche se sarete grasse, ne troverete uno “grosso” lo stesso. Basta che siate donne in carriera. Ah, ci sono anche le donne “in corriera”, sì, fanno le pendolari, “pendendo”, essendo dipendenti, da un direttore molto per loro “(e)rettore”. Ah ah. Sì, vi conosco, “care” segretarie. A me potete dirmelo, e naturalmente non darmela, il vostro “capo” sa come farvi fare… gli straordinari… segretarie, non tenete dentro questo fraudolento segreto, siate sciolte, tanto rimanete delle “bone” merde liquefatte, continuando a mentire alla vostra coscienza di bon ton e alle vostre cosce “toniche”.

Di mio, stamattina ho fatto la “sciolta”, appunto, non “appuntita”, dopo che ieri mi abbuffai da cioccolataio dei miei “insani” appetiti così ben nutriti…

Come regalo di Natale, mi son fatto un altro Dizionario dei film.

Te, fatti un altro “azionario” di birignao. Sì, donne stolte, amate gli uomini malati di leziosaggine, artificiosi e non delle sentite emozionalità “artificieri”. Amate gli uomini “focosi” di quella “cosa” rosa… chiamata “coito” in banca. La famosa parcella, mie porcelle! E basta con le piastrelle di porcellana! Andate a farvi controllare le piastrine…, ah, la sifilide. Sì, fidatevi…

Altro che bombe sexy, siete solo donne cannone del suo “cannolo”. E “tirate” su di cannuccia… ah ah, quanto siete “carucce”. Amate gli uomini cari, d’altronde. Di mio, sono un po’ cariato, altro che carati!

Insomma, anche questo Natale per me non è una “cannonata”, ma una cazzata.

 

Guardate un film di Capra, mie capre. A me ha stancato pure DiCaprio!

 

 

di Stefano Falotico

Evviva il nichilismo!


10 May

 

Che stupidi che siamo, quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati. Tante volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno. (Michele, Le fate ignoranti)

Mah, dubito che tale stronzata sia vera. Mia nonna fa di cognome Michielli e sua sorella ha avuto un figlio di buona minchia di nome Michelino.

Di mio, posso dirvi che è meglio vadano a puttane tutte le occasioni.
Vi risparmierete la merda e le malattie veneree.

Fidatevi, le fate sono delle zoccole travestite.

Meglio le seghe, mentali e non.

Parola di un uomo che usa il dopobarba a mezzanotte di suo licantropo peloso e giammai rinnegato, oltremodo spolpato.
Da Tropico del Cancro, era meglio restare vergini.

Comunque, il toro ascendente in ariete spacca il culo.

La volpe di Wall Street, del mio fe(ga)to a strisce, (st)retto, vai, i denti (a)stringi, altrimenti aspirine e aspra vita(rella), mio rospo che neanche (ca)pisci


08 May

 

di Stefano Falotico

Vita snella? No, la vedo color acquerello, molto acqua alla gola. Boia!

 

Cosa resterà di noi e del Cinema…?

Periodo, come sovente, di meste, pacate e implacabili riflessioni, indolenzite non tanto dalla malinconia quanto da un perturbante, insistente dolore alle gengive, causato dalla raucedine della gola arrochita per colpa di troppe sigarette rancide e mal aspirate, trattenute, una dolenza dura(tura), severissima che attanaglia il mio flusso mandibolare e furiosamente, in modo quasi ebefrenico, mi fa masticare amaro. Eppur, da tale amarezza cincischiante, di denti corrosi da nottate poco ingorde, in bianco e dunque di ingiallirmi anche nell’animo, apprezzo la purezza franante di me oramai (in)giustamente c(r)ol(l)ato a picco(nate) d’una rabbia che reputo sana perché partorisce arte, anzi Arte, di A maestatica, maiuscola, suprema, scrivente libri che non leggerà nessuno perché son ignoranti e pigri ma così (in)felici, mai ponderata ma eccessiva, di me infoiato che, adirando ancor di più le stesse mie ire, rubicondo, quindi prosciugato nel sangue, vomito nel cesso la merda diarreica d’una società sconcia, chiacchierona di insanabili, continue logorree false, truffaldina, ingoiante, cannibalistica, ché sacrifica le coscienze maggiormente lucide e migliori per far sì che, omologati senza libero… arbitr(i)o, (im)parzialmente (s)cremati si “ottemperi” al “temprarsi” ove devi attenerti alla “normale” crescita del tempo tuo “adulto”, ove, come tutti, si capisce, non puoi fuori dal vaso pisciare ma rispettare, da “cagato”, zitto, ammutolito, amputato, spezzato, infranto, trattato da infante, l’indigestione di massa, ben pettinandoti e portando “(ris)petti” (eh sì, bisogna essere-non essere uno, nessuno e centomila per fottere meglio di apparenza che inganna eppur è scannante, che se ne sbatte) in fuori da chi, “decoroso” e perciò camminando a testa “alta”, oserei dire pagana, atea, molto altera rispetto a ogni valore tradito, non dovrà appunto espettorar “a vedere” il suo malessere interiore, ma (s)viscerarlo solo nell’intimità dei suoi furiosi sfoghi. In una società di stronzi, non ti resta che cavartela per rimaner a galla e non affogare nell’escrementizia raccolta dei rifiuti ove precipiterai se non annuserai il profumo di “vittoria”. Con acume e fiuto? No, rubando a destra e a manca ma non dando nell’occhio perché hai parato il culo. Perché non si può evacuar né tantomeno evadere dalle regole prefabbricate. Ora, capisco perché la mia vicina di casa, un’avvocatessa, tira lo sciacquone cautelandosi che nessun s’accorga come getti nell’acquedotto i suoi clienti mal assistiti, a cui non garantì legittima difesa ma trattò da vermi-ratti solitari a panzetta di suo marito dotto(re) col quale si spaparanza nell’aver sol a codesti poco desti tanti soldi spillato, su suoi tacchi a spilli, ed è già troppo se (non) li ha salvati dai domiciliari arresti, relegandoli ai centri di salute mentale, ove saranno semplicemente “curati” di più inculate sedative e ipocrite, da bavagli formato neurolettici in controtendenza a lei che se la tira dilettosa e fra l’altro con molti amanti di letti altrui da circolo vizioso degli armadi con la borghesia “sana” da fantasmatici scheletri, ché tanto tutti vedono i morti così ammazzati ma stan muti perché lei è (pro)tetta da un amico di parlamentare “immunità”.

Abbiam finito le munizioni, c’han murati vivi. Che Guevara, se ci sei, risorgi.

Sempre più giovani vedo sconsolatamente distrutti, in quanto assillati dalla volgarità cafona oggi riconosciuta invece apparenza (im)bell(ettat)a in cui vige l’obbligo perentorio, insindacabile, quasi (da osso) sacro, che devi sempre, assolutamente, (di)mostrarti figo, altrimenti patirai il luogo comune… dell’esser additato a (giro)vita marchiante la patente… di sfigato, cioè sarai costretto, a causa della violenta emarginazione, che non vuol sentir ragioni né “urla” tua da ribelle, forse sei bello, sì, va ammesso-omesso se non vai a messa ma povero “in canna”, nonostante la mente acuta e le potenzialità di molte frecce al tuo arco, poco di trionfi e molto purtroppo da tonfo, sarai accerchiato a morir di fame, se ti va bene, di sete se resisti allo sciopero (in)volontario per mancanza anche dell’unico tuo frutto dell’amor, la banana del tuo cuor’… sì, se ti sei mangiato pure il cuore, la vedo nera.
Fra poco ti vedrò nerissimo da pompe funebri.

E tutto ciò è causato dalla mentalità “moderna” di tal “meraviglioso” grigiore. Ma questi (im)piegati han da pen(s)ar alla causale.

Un nuovo (im)broglio e guai per chi è a sciolta briglia. Anche sciolta di water.

Amen.

A meno che qualcuno s’incazzi e non riescano a tagliargli il cazzo. Ma sì, andiamo al cinema, “rilassiamoci”, c’è l’acclamata storia amorale, sì, l’amoralità va “di brutto”, “a bestia”, di Jordan Belfort, celebrata anche da Scorsese, che un tempo girava Taxi Driver e ora gliel’ha data su, raccontandoci la fav(ol)a oggi tanto “amata” di un povero stronzo senz’arte né parte che, fregando tutti, ha vissuto da “vincente”, facendo soldi a palate e a “patate”.

Sì, ecco, rimproveriamo a questo film di forse eccedere di “troppa carne al fuoco”. Per il resto, sì, certamente, è un capolavoro.

E dire che mi piange il cuore ad ammetterlo, pensavo Scorsese fosse uno dei pochi sani di mente rimastici.

E invece mastico.

Che grande bellezza…

Lions Sleeps Tonight


04 Mar

CINEMA ADDICTION: Consiglio a tutti voi questo mio libro, dedica perlacea di mia dipendenza dal Cinema, per il quale nutro enorme struggimento e antico, immemorabile, imbattibile amore. Un libro poetico che, gagliardo, illuminante, è stato scritto proprio in voluto stile lirico, con anche alcune licenze poetiche di natura aulica, come il mio celebre marcie marce. Ora, il plurale di marcia è solo uno, il corretto marce, ma io gioco con la memoria storica della nostra Lingua italiana. In alcuni vecchi trattati, inerenti soprattutto le nostre faide intestine, le nostre guerre di confine, il termine marcia, al plurale, compariva proprio sotto MARCIE. E questo libro marcia, non sarà mai marcio per chi dal Cinema e dal suo splendore si è fatto marc(i)are. Ah ah.
Dunque drogare!

Introduzione… dopo i preliminari animaleschi


Sì, oggi ero in macchina, accendo l’autoradio mentre sto sfrecciando a velocità supersonica per scoparmi una tizia scimmiesca che eppur mi rende Tarzan eroticus in pelo irto rizzato nel King Kong migliore da “imbiondare” di rasatura fra le l(i)ane


Al che, fra pioggia “intermittente”, la mia sbandata presto infilante il dosso su “buca” di tortuose curve pericolose, un’agitazione mia nervosa da sex “a pillola”, leggasi Valium per frenar la possibile accelerazione sull’eccitato già “andato” fra le mutande e non gonfiabile più nel suo “vuoto” fremente, surriscaldata già semi ignuda in letto isterico e impaziente, i miei pneumatici (s)pompati, la musica a tutto volume e un’autostoppista figa simil “foto segnaletica” da fiancheggiar nei sodi fianchi ficcandoglielo stando attento al guardrail di altre “guardie forestali”, indubbiamente da rimorchiare per sveltina “caricante” come allenamento prima d’in lei svuotante nell’afa di farmela torrida su sudato freddo già gocciolante, ecco che passa l’immensa “The Lion Sleeps Tonight”. E l’urlo febbricitante si tramutò in ascesi estatica alla natura così come Iddio la creò, spuria, spoglissima, praticamente da fottere… in ogni farfallina… su prati verdi, “tramontandoglielo” arrossente per domani è un altro giorno e, nel via col vento, sper(on)ando(la) di zona fosca da esploratore trivellante in gazz(ell)a luminosa come la Luna più armoniosa. E, “addentrandomi” focoso in tal mio “arbusto” ritto, secco, diretto, drittissimo da gorilla erto in suo scioglimento pettorale, villoso, un po’ anche tamarro villico ma d’enorme carisma succoso…, ne concupirò altre fra lor mieli deliziosi, alveari di mia velleità peccaminosa, torrenziali “tangenti” di grand(in)e mio omo in glande ciucciante il midollo spinale della vita pura. E inculante!
Questo è pasto nudo, davvero palpante, papillare, leccante, praticamente uno stronzo sesquipedale… accelerante, brusco di sterzare e strizzargliela in attizzato su arrapata di buone pere e di fisico rossissimo come le pesche rosate scivolanti su mia banana friabile, imboccante.
No, non è una porcata, è Tropico del Cancro. Alla Miller, l’iconoclasta arrabbiato? No, alla biologo da movimento delle “acque” in suo fango allev(i)ante l’anfibio mio viscido, l’anguilla che crebbe… da pesciolino e squalo superuomo se la pappò inchiappettandola galatticamente, nell’illuminarla di un nuovo universo percettivo, leggasi l’orgasmo interstellare più scoppiettante come una navicella di Star Trek che ha perso la “rotta” eppur ha trovato la sua “stellina”. Tutta colpa del profilattico sparato a razzo!

In the jungle, the mighty jungle
The lion sleeps tonight
In the jungle the quiet jungle
The lion sleeps tonight
The lion sleeps tonight
Near the village the quiet village
The lion sleeps tonight


Adesso, come la mia Cita, citerò i film più caldi di questa zona nostra equatoriale da buco… dell’ozono


Quelli che ci spronano a essere sempre duri… delicati con garbo nell’intromissione dell’espettorarglielo frusciante e poi irruenti di colpi di reni da liberi unicorni alla faccia di voi cornutoni e anche, se mi permettete, un po’ d’albero floscio, quasi sempre flaccido, non di “muscolo” oliato come il mio azionar il motore e spinger di tutto core!
Ora, tutti in coro, andando a culo completamente, mie scimmie issiamolo in gridolini della foresta nera…, bum bum bum, ah ah ah, wimoweh, ih ih ih, uh uh uh!
Ma soprattutto, voi sfigati, ricordate la lacrima sul viso da Bobby Solo.
Voi, sotto la doccia gelata, cantate “a squarciagola” il celebre rimpianto del triste, celebre ritornello da torni e oramai non torna… più.

Non c’è più niente da fare…
È stato bello sognare!


E ora giù di compilation, cazzoni!

Man on Fire


Tarzan, il re(o) delle unghie fra le ungulate, selvatico “calciatore” di marc(hi)amento a zona su lucciole da Cappuccetto Rosso per la cappellona del lupone, anche talvolta volpone di poche uve ma molta fragola nella macedonia… e panne montate di che palle!

Non c’è due senza t(r)e, sì, ma la terza non ha tette, allora mi do al fai da te con del caffè

In poche parole, a fraciconi sono un sacco bello!


E dopo avervi rotto il fegato da frocettini sempre coi dolori “de panza”, lamentosi de merda, ché oggi avete la vacca de moglie da “pelare” e domani i pelati del sugo scolan male su scolo, come il grande Carlo Verdone, mentre ve stanno a operar d’appendicite a ‘stu paio de coglionazzoni che siete, tipi da Alain Resnais, cari riconcoglioniti, io fuori dal vostro ospedale, reggendomi u’ caz’, un po’ Colin Farrell, un po’ burino de Roma, un po’ alla faccia de voi culatoni, me la tiro e continuo a raccontarvi un sacco de fregnacce!

Buzzicona!

  1. Un sacco bello (1980)
  2. The Wolf of Wall Street (2013)
  3. La grande bellezza (2013)
  4. Greystoke – La leggenda di Tarzan il signore delle scimmie (1984)
  5. Lionheart – Scommessa vincente (1990)

The Wolf of Wall Street, The Farfallon!


05 Dec

Playlist “gnocca” dedicata alla Donna, scent of a woman di mia “D” maiuscola, D come dono, come io tutte adornerò, Notte e D… ì di denti e ardere, fra il dire e il “fare”… Filastrocca del mio “stracchino” mai nei lor sodi fianchi stanco. Ah ah!

Oh Donna leggiadra sei mia specialità in fiore prelibata. Ché infilo l’amore in tutte le bocche, con delicatezza e fermezze infilzanti a zucchero filato io son un profluvio di fluidi seminali di gran af-fla-u-to ed effluvio, ieri fui in una e domani tutt’uno, inte(g)ro e mai a prostitute, con altre di bontà e rango. Nelle pause di mano m’arrangio e, se tu t’azzarderai a copiar questi miei pezzi sto(r)ici, di vanagloria azzannerò il plagio per tastare d’altro “digitale” copulare d’ano in classe an(n)uale, fra tante a me annuenti che stuzzico d’anulare e dito “alzato”-medio, oh mio Dio che cazzo, anche alle (s)posate.

Applauso e che sia sc(r)osciante! Qui c’è “a scena aperta”, e a cerniere apri-chiudi, pen da piluccare. Ché, leccando, va crescendo e, insaporite, io insapono “sapiente” con agro-dolce come la senape. Poi, di pernacchio, saluto per altri espulsi deretani. Con forza d’urto travolgente, talvolta traumatica, ficco ogni figa e ti saluto perché, da me, mi benedico.

Amen e togli le mani dalla mia amante.
Con questa mia che vorrei dire e dove andrei a parare? A nessun culo parato, perché io “affresco” in umido, alle donne do brio per caldi brividi di calore e sudati odori.
Se non ti sto bene, a lei sì. Asino tu sei e io, cavallo, (s)cavalco i vani moralismi con nitriti imbizzarrenti. Riempiendo le mule e ammutolendoti nella nostra, mai sveltina, pastorizia.
Se lei è da mungere, io da toro le son ancor più a “coro”. Bevendomi il suo latte a collo e poi regalandole la collana perché a tal Donna, che dona di grembo su sinuose gambe, son appunto il pastore.

S’è fatto tardi. Or che i bambini vadan a letto, io devo farmi allattare ma nessuna mi alletterà. Chi se ne frega? Ho il mio da (s)fregar con “pudore”.

Piove… senti nelle mie filastrocche che “odor” di “candori”…
Scaldami, dammela, anche no. Basta che vada il termosifone.
Perché se non fai bollore di bastone a tutte queste bottane, io pago le bollette.
E auto-pubblico le mie “puttanate”.

Piglierò bastonate, meglio di te che lo prendi in cul.
Recensione con lode
Tra i franti, cimiteriali pudori d’una società lercia, d’effimero corroborata di vividezza ma invero già tristemente, nel dentro, (s)morta, la purezza d’un ragazzo già “vinto” dalla bolsa “istituzione” cinica, vien da un cieco spronata alla rivincita, in quanto la sua “cecità” non è affatto (scon)fitta.
C’è chi prende la vita come un gioco a tappe(to), quasi tutti purtroppo. E tanto s’affannano a “rattoppar” la cera già bucata  dal falso, dunque si rapiscono nell’anima venduta a “caro” p(r)ezzo da pezzenti, tanto poi farneticanti sbraitano pagliacceschi sol da ipocriti in realtà ador(n)anti la fottuta topa. Ah ah!
Non li biasimo, della vita non han capito appunto un cazzo.
Perché vivere non è “vincere” dietro la camuffata viltà da vittoriosi coperti di “giusta” apparenza” ma “vedere”. Anche laddove trasgredir si deve per imporre proprio la giustezza delle cose e apporre firme non più espellenti nel sigillar precocemente quelli che credono nei sani valori da amanti. Oggi, questi son pochi, ci chiaman tonti e cretini.
Disprezzato da molti, il film più controverso di Martin Brest.
Un “Prima di mezzanotte” nel “buio” di chi vedrà, già ah ah, oltre… le coltri e i riti da damerini. Forse un mago, un poco di buono, un disgraziato senz’arte né parte ma quel che conterà è il Cuore.
Pacino qui è un “raccontaballe” di gran mestiere e recitazione dal color Actor’s Studio, limpido come due iridi perfette ad “adombrarle” di rabbia, di ribellione che scalcia e poi non si contiene. A comando del suo tenente, un po’ “bad”, colonnello Frank Slade, missione salvatore. Soprattutto di sé.
Uno che non puoi tenere facilmente a bada. Gli occhi sembra che non vedano ma osservano con più profondità, nel sesto senso d’intuito velocissimo ad annusar quel che gli appare, ed è infatti, un pregiudiziale, erroneo “rifiuto”.
Vive in compagnia di un gatto, assistito “domiciliarmente” dagli “affettuosi”, unici suoi amici, i parenti serpenti amati eppur odiosi. Ché molto fingono di volergli bene con “tenerezza” quanto proprio coi “caritatevoli” gesti non fan altro che non arrestarlo.
Sempr’innervosito, come richiede la “tradizione” del Pacino. Uno che di sparate e sassate dalla “vecchia” scarpa ne “vomiterà” tante. Un assatanato! Un provocatore (non) nato.
Bisbetico non domato, arrogante ché si arroga le finte Giurisprudenze da latinorum e puttanate gerarchiche. Un geriatria delle emozioni sincere. A pelle.
Il film, chi più e chi meno, tutti credo che l’abbiate visto…
Accusato di retorica e insopportabile “semplicismo” da lieto fine “scaldacuori”, invero nasconde nel suo intimismo, “superato”, la dose cinematografica del Paul Auster.
Una storia semplice, per nullaTanto rumore per… una bolla di sapone… e gli applausoni meritati com’esige l’entusiasmante monologo del Pacino scalmanato di pregiata p(r)osa.
Perché Pacino non vive bene, è stato segnato irreversibilmente da una tragedia. Ma, nel punto letale del suo esperirla, mal digerirla certo, ha accresciuto le prospettive uniformanti, perciò deformi del “sano”, omologato “crescere”. Si son soltanto che rimbambiti e ingobbiti.
Il problema non è  divenir un leader ma essere o non essere. Perché Shakespeare è alla base d’ogni (s)figa.
E d’ogni grande uomo che urla da “disarcionato” Re Riccardo.
Solo della meravigliosa vita, Frank… caprianamente nel sorriso da coda caprina di Pacino il diabolico, viverla nel maggior sentirla, che fa rima con cardiaco ritmo e crescente innamorarsene.
Il resto è una stronzata. Non vi lasciate fregate! Il viaggio è appena iniziato. Non sempre tutto funziona, si esagera di “miele”, questo è vero “alveare” dei trucchetti acchiappaspettatori del “furbetto” Brest, ma comunque è meglio dell’imborghesirsi e star in pantofole a discutere di lavoretti, troiette e “tacchi(ni).
Necessito del mio “Ringraziamento”.
Se non vi piaccio perché appaio superbo, lo sono in quanto superfluo. Ah ah!
Io non mi celo nelle apparenze. Io vedo. Questo è il mio Verbo.
Dunque, a tutte le spie, non figlie di Maria, una verginella che però non se le mandava a dire, vaffanculo!
Chi mi credo appunto di essere?
Ma chi crede di essere lei, piuttosto!
Si segga e mi lasci parlare, anche urlare se necessario! Entrerei col lanciafiamme in quest’aula…

Aiuole! Ahia! Ah ah!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Scent of a Woman – Profumo di donna (1992)
    Aho!
  2. The Wolf of Wall Street (2013)
    179 min? Il più lungo di Martin. Ma quello di Leo è grosso?
    O, in borsa, si ammoscia di decadere?
  3. Last Vegas (2013)
    Mi par una stronza(ta).

“The Wolf of Wall Street”, Invincible with De Niro narrator


05 Dec

> Voci narranti.

“The Wolf of Wall Street”, il Trailer


17 Jun

Uno Scorsese pazzesco, un DiCaprio gigantesco!

Non vedo l’ora!

Corteggiamento “altamente” Poe-tico e “natalizio” di frizzi e “lazzo”


21 Nov

Sono il DiCaprio italiano, tutte vogliono “accalappiarmelo” ma non calcolano quelli loro “renali”. Sì, io spacco solo le reni, e guido le renne da Babbo Natale, infilando nei camini il carbone “ardente”

Ieri pomeriggio, ero seduto al parco, e stavo spipacchiando su una panchina. Al che, attirata dal mio Sguardo “semifreddo” d’Inverno in prossimità vicinissima (eh sì, quando scocca il 21 Novembre, “tutto” si scioglie “rigido”) sulle sue emozioni erotiche del caldo che fu, ora rugiada color “ghiacciolo” della sua pelle raggrinzita, una vecchietta s’avvicinò, tentennò un po’, quindi “felpatamente” (eh sì, era coperta di lana a celar le vampate d’un calore mal celato di “gelata”) ci provò, attentando alla mia gioventù.

La “donna” matura è attratta dal ragazzo “duro”, inamovibile dalla sua posizione pensierosa da artista senza “cazzi” per la testa. L’intellettuale, razza a cui m’affilio salvo quando affilo i dentini divorando i “cucciolotti”, ha il permesso al “più non posso”. Potrebbe cadere il Cielo e io rimarrei fermo, sedentario, e neppure Dio potrebbe “insederarmi” per smuovermi con fulmini saettanti sul mio bel aitante, d’alito evaporantissimo color fumetto qui in mezzo alla folta vegetazione della mia “fauna”. Sì, faine, infarinatevi il cervello per risalire alle “regioni scure” dell’enigma “faloticante”, siete solo infanti che osservate di “malocchio” e poco ve “lo” baloccate. Sappiate che, in città, son già cominciati gli addobbi natalizi, dunque non siate in pena perché, in vena di “presente”, elargisco ivi voi le vostre statuine del presepe. Dicesi regalino per altre papaline e pappette del vostro cervellino impappinato.

1) Ogni impiegato riceverà sotto l’Albero la foto di Belén Rodriguez, col suo ammiccamento-sciosciamento per il linguino del ragionierucolo che, prima di “90º minuto”, (intra)vedendola di tette debordanti nello spotbody della Tim, pensa sempre: ah, come insaccherei di palle, infilandola a novanta. Mi licenzieranno per “fuorigioco”, ma sarò acclamato dalla tribuna, a “osannarmelo”.

2) Il ragazzino del “liceo” classico “Manzoni vien dal mare” invece sarà premiato di tale “promozione”: “Dopo ripetizioni e vari peti in aula incontenibili, ammettiamo che deve essere ammesso. Dunque, ora può immetterlo all’insegnante sua, suinissima, che si dà arie da professoressa, ma la vuole solo rossa.
Una volta laureato in “scienze” delle “comunicazioni”, potrà ricevere il “visto” per poter girar il “film” di tal commercio “pubico”: La teacher attizza gli adulti che, infantilizzati, da questa “fertilizzante-attizzante-rizzante”, s'”annoieranno” da una vita “raddrizzata”.

3) Alla “donna” che legge i romanzi “sentimentali” (in realtà ama “spompinarli”) invece, appunto, una mia lettera d'”amore”, di cui vi illustro i passi più “sal(i)enti”:

donna tu e uomo io, troia tu e anche tua zia, ove va il toro, io lo scorno, eppur metto le corna.
Tu adori il “pandoro” e “tutto” te lo magni, alleluja ma evviva il lupo, leggerai invece Allan Poe Edgar, perché sarò il tuo “dorato”… “culo” peggiore.

Il suo fidanzato risalirà i venti polari per “farmelo” al Polo Nord, ove me la spasso nell’oblò. Sì, meglio l’oblio dei vostri oboli.
Ma, giunto a destinazione, troverà la sua amante che fa la “pesca” dei “salm(on)i”.
E, allucinato e irsuto di rabbia, chiederà: – Posso fare anch’io l’orso forzuto nel marsupio?

Tornando alla vecchia e a me, “panchinaro: come andò finire?
Beccatevi questa foto che “salta” all’occhio.
Già, fu un bacio con la lingua o tal quesito? “Eccolo”, tutto mostrato e “mostruoso”: – Che cazzo vuoi, babbiona? Ficcati il “Babbo”, si chiama “spaccartela” in due…?. Tu che dici?.

Sì, non “scasserà” più…
“Cosa” voleva “incassare?”. Si beccò solo l’incazzato!

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Babbo Bastardo (2003)
  2. Soldi sporchi (1998)
  3. Assassini nati (1994)
  4. The Wolf of Wall Street (2013)

Scorsese compie 70 anni, ma Nazzaro Giona brucia i suoi ultimi “vent’anni”, invecchiandolo


14 Nov

Fervida lettera a Cuore “aperto”, perché dilaniato e sbranato…

Da “tagli stilografici” che non mi sarei aspettato

Se sei ora, chi fosti anche quando fu la vita “fosca?”.

Anch’io acquisto l’edizione settimanale della mia cara rivista “FilmTv”, appuntamento pressoché fisso da quando apparve con successo verso l’inizio degli anni ’90. Sì, credo di non averne mai persa una copia, sebbene quasi tutte le abbia poi consegnate al “macero” per ragioni di spazio ma non spaziali come il Cinema.
Sì, avrei potuto ammonticchiare tutti i “numeri” in cantina ma spesso, in via della Ca’ Bianca n.3/3, residenza periferica della Bologna degradata in cui abito e m’”annido”, l’acquedotto fa degli “scherzetti”, e spesso questi “loculi sotterranei”, ove i miei condomini invece conservano il vino “pregiato” per le occasioni in cui si “fregiano”, travolgono d’”allagamento” l’intero perimetro di questi “ripostigli” frequentati tra l’altro dai roditori, più comunemente in-tesi come sudici topi, razza disgustosa che s’accoppia con le zoccole.
Quindi, la collezione di tale biblioteca è andata perduta in molte “spazzature” a scadenza mensile.
Peccato. Un peccato veniale però, visto che, l’archivio online della rivista, proprio in questo sito ha catalogato perlomeno tutti i giudizi con relative stellette, in una mirabile opera di catalogazione che dà lustro e rispolvererà sempre le nostre “antiche”, dunque riammodernate, memorie cinefilissime e non solo.

A Bologna, unica città tardiva del commercio librario, “FilmTV” esce con un Giorno di ritardo, appunto.
Quindi, stimolato dalla provocazione (?) di Bobtheheat, ho potuto appurare sol stamane l’”epistola” formato “sparatoria” di Giona Nazzaro.

Giona è un mio amico, perlomeno un carissimo conoscente.
Privatamente, lo ringraziai circa un mese fa, per esser stato in qualche modo ispiratore della mia nuova opera letteraria, “Noir Nightmare…”, attualmente in commercio su Ibs.it e in eBook, che vi consiglio “subdolamente” d’acquistare per accrescere le mie modeste finanze. Se poi vi piacerà tanto di guadagnato. Adesso, per il sottoscritto, contan i conti. Ribadiamo… i guadagni. Perché puoi essere geniale ma, senza Euro, potresti diventare un “marsupio”. Tenetelo a mente quando, in periodi di “magra”, dovrete, v(i)olenti o nolenti, arrangiarvi nella ricerca della sopravvivenza più brava a “involver” da “bravi” per una cenetta dignitosa sotto un tetto che non “sgoccioli”.

Come al solito, come Sam Elliott de Il grande Lebowski, l’ho presa “un po’” alla larga. Anzi, direi “allagata” playlist.
Scusate se v’ho annoiato, intendo d’annotazioni “stufarvi” di più.
Dunque…

Inizio del papiro, e anche di Scorsese “fermo” a De Niro nonostante DiCaprio (?)

Egregio Signor Giona,
sì, abbiam discusso un pomeriggio recente fa di come Lei sia stato l’involontario “apripista” del mio nuovo libro.
Nella sua recensione su J. Edgar, incensato di lodi reciproche, Lei cita/ò il quindicesimo sonetto di Shakespeare, vero?
Ecco, presi le “palle” di William al balzo per comprarmi proprio tutta la sua raccolta. E optare, guarda il “caso”, sul 15 per l’inizio del mio Incipit da poesie ermetiche. Come spiegherò, in termini più esaustivi, a Roma il 7 Dicembre presso gli studi della casa editrice Albatros.

Quindi, rinnovo il mio gratis et amore.

Ma Giona che cosa Lei mi combina?
Tradisce la mia stima?

Eh sì, leggo attentamente il suo breve pezzo a demolire Scorsese, soprattutto l’”ultimo”. Un Tempo, Lei lo chiamava come “suo fratello”, dandogli del Marty, oggi del “matto”. Adesso infatti, deluso dalle sue ultime pellicole, si rivolge a Martin (appunto…) come un alunno nei confronti d’un Maestro a cui si (su)dan sempre gli onori, salutandolo scriteriatamente con un “Buonanotte Scorsese”.

Ah no, non si fa. Si ricordi le parole “bibliche” del giornalista Franco Ordine quando i suoi colleghi, con Piccinini a sedar la “guida al campionato” di sberle e offese, inveirono in massa (e “a mano armata” di pugni, già…) contro il Pallone d’Oro Figo. Criticandolo e abbattendolo senza ritegno perché, a detta(r) loro, di “plebiscito” stupido da “leggi anagrafiche” incontrovertibili, non era più il “figon’” d’una volta, ma solo un onesto calciatore “rincoglionito” e imbalsamato.

Ordine Franco, irritato a pelle, ordinò e urlò “Portate rispetto!”.

Sì, non bisogna mai criticare, “a posteriori”… (le famose prese “pal’” pel’ culo), colui che ha rivoluzionato le geometrie balistiche appunto, coi suoi deliziosi passaggi millimetrici, i suoi assist strato-sferici, i suoi dribbling radenti che rasero al suolo tutti gli avversari, coi suoi tiri d’ambidestro a confondere e spiazzare i portieri e i terzini che non capivano a quale velocità si muovesse…

No, non si può. Mentre Lei Giona, “sarcasticamente”, nel suo articolo irride Martin Scorsese.
Ora, scandiamo la nomea: M-a-r-t-i-n SCORSESE!

Senta, “ausculti” che Bellezza, che ricordi.
Ma Lei, Giona ci scherza sopra. Rammemorandoci quando si commuoveva per la grinta e l’energia del suo Cinema funambolico, ora a suo avviso (di cartellino “giallo”, salvo espulsione diretta “alla prossima”) accademico e sterile. Anzi, anche quasi da “sterco”.

Ora Giona, se vuol provocare, ha trovato pane per i suoi denti.
Perché Io, Padreterno indiscutibile e universale, mi rivolgo a Lei con tono accusatorio, previo spedirla all’Inferno senza Purgatorio d’”intermezzi” (termini…) della bolgia dantesca più dura, quella dei traditori! Come da Max Cady scippato per “proto-colli” omessi.

Lei è come Caino, e adesso schiaffeggia e trucida il suo parente!

No, non va bene. Si confessi e, grazie a cinque milioni di Ave Maria da tentazione di Cristo, potrà tornare a scrivere le sue recensioni. Solo dopo un “lavaggio” al Giordano, peraltro, potrà di nuovo “sindacare”.
Prima la punizione, poi il piacere del dovere.
Obbedisca a Dio!

Nel suo articolo, distrugge con boria da lasciar esterrefatti tutto lo Scorsese degli ultimi quindici anni.

Concordo su The Departed, una “scopiazzatura” che toglie all’originale. Proprio uno dei film più bruttarelli di Martin. Che, vuoi la solita idiozia dell’Academy (di che?), è stato proprio il “capolavoro” a dargli il primo (dico primo…) Oscar come “Miglior Regista”.

Non funziona quel dipartimento. L’unica scena che salverei, con tanto di hard davvero hard del mio “disk” (d’ernia…), è “quella” in cui Leo spoglia Vera Farmiga, che si mostra figona come non mai.
Il resto, sì, non merita rispetto!

Ah, c’è un “ma”. Lei (mi) scrive ch’è la prima collaborazione con DiCaprio. Come no. Gangs of New York dove me “lo” mette?

Shine a Light? Sì, il finale che c’azzecca? Con Martin che (s)compare nel dietro le quinte e ammicca di Luna, “logo” degli Stones.

Mi rivaluta invece The Aviator. Io no.
Il film è freddo come il debito.

Poi, “casca” sugli altri restanti…, Shutter Island ce lo definisce un “fallimento”.
Ora, gli preferisco Angel Heart, anche Shining e pure David Lynch.
Ma è un gran signor’ filmone.

Per (s)finire, spacca in due Hugo Cabret. Asserendo che il 3D è una sciocchezzuola infantile.
Ma che dice? Prima, (c’) ha scritto che il Cinema parte dall’infanzia, enumerandoci le sue emozioni “proiettate”. Ah, non è che preferisce il peggior Gigi Proietti?

Giona si riprenda. Viviamo in tempi di crisi, il lavoro stenta a decollare, e molti si suicidano perché, dopo essersi sgolati in piazza, son costretti a tagliarsi la giugulare.

Se Lei mi trancia anche Scorsese, possiamo “stroncarci” subito. Senz’aspettare la “caduta” del Wolf of Wall Street.

Ho detto tutto…

Distinti saluti,
nella viva speranza che non sia un “Addio” ma un “Arrivederci” quando lo stato febbrile le sarà (tra)passato.

Firmato il Genius,
in veste di Dante Alighieri.

Applauso!

Il Paradiso è una Donna che ha le “chiavi” di San Pietro, della tua “pietra”.

  1. The Wolf of Wall Street (2013)
  2. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  3. Casinò (1995)
  4. Al di là della vita (1999)

“The Wolf of Wall Street”, first look “from” Di Caprio “in” Scorsese


26 Aug

 

Sono da pochi giorni iniziate le riprese di The Wolf of Wall Street della nuova “accoppiata”, al solito, Scorsese-DiCaprio.

E il nostro Leo è stato, prevedibilmente,  subito “spaparazzato” per le strade di Manhattan.

 

Sempre più bello, inevitabile capolavoro?

 

 

 

 

 

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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