Posts Tagged ‘Toro scatenato’

Giorno importantissimo per il Cinema mondiale


07 Jan

7th January nel centauro del “Grudge Match” fra Robert De Niro vs Sly Stallone

Breve, “lunghissimo” di pareti “in bianco”, parentesi al “peperon’” a “scopo…” sdrammatizzante versione sitcomedy da ring(hio):

come si suol dire, ridendo e scherzando, siam arrivati agli anni del Cristo non con molti ani… ma di molte prese pel’ culo da via crucis…

Sì, fra tanti miei joint, dicesi creazioni, stavo pensando d’inaugurare una splendida, “comica eppur tragica”, sezione dal tal (mica dei tag-li) titolo: “Il marpione con rosse scarpette che, dopo i burroni, di burri è adesso borioso nella scarpina ove le scaloppine son da gustar, arrampicanti al mascarpone”.

La vita va carpita, “carpiando” una Donna alla faraona nei faraglioni di Capri.

Ebbene sì, parve uno scherzo burlone di qualche “troll” internettiano assalito d’antiche nostalgie fottute da “ripescaggi” delle migliori icone leggendarie del century, appunto, più cinefilo.
(Ri)unire antagonisticamente, l’uno di fronte all’altro, dunque (s)contro, un mito inossidabile, immarcescibile al Tempo, Rocky Balboa, e schierarlo proprio pugnace nel distruttivo, anche per se stesso soprattutto, Jake LaMotta.

Due leggende del Cinema, entrambi premio Oscar proprio per questi personaggi indimenticabili.

Rocky esce nel 1976, vince la statuetta come “Miglior Film” e il signor Sylvester viene travolto da una gloria, sino a quel momento, insperata. Addirittura lo “Zio” per la “Miglior sceneggiatura originale”. Eh sì, scritta interamente di suo pugno. Viene anche candidato nella cinquina dei “best actors”, però perde nella “categoria” in quanto non Peter Finch. Va bene la potenza del “colpo mancino”, ma il quinto potere andò all’appena defunto, quindi postumo…

Balboa, ricalcato proprio addosso al suo essere se stesso, trasmutando nello “sfigato” di Philadelphia borderline, poi pluripremiato da “Peso massimo” sia nella finzione che nella realtà. Invero, Hollywood, sebbene gli consegnò l’Academy, lo trascurò, “relegandolo” a ruoli muscolosi abbastanza fascistoidi, eccezion fatta per la “regola” di Rambo. Un film che, dietro l’azione e tutti gli epigoni impresentabili di tamarro (almeno gli altri due seguiti, qualitativamente inguardabili a prescindere dall’invece “carrozzeria” del suo fisico perfetto, l’ultimo si distingue per una poetica tutta personale e apprezzabilissima), è, se non un capolavoro, una pietra miliare, nel bene e nel male, sui traumatizzati dalla guerra del Vietnam. Una canaglia spietata o un povero Diavolo, eroe d’una ribellione giusta come il giudizio “universale” di Salomone?
Rambo John, io non lo sottovaluterei questo ruolo. No, nient’affatto. Tant’è vero che, inizialmente, la parte fu offerta ad Al Pacino.
Ci credereste? Secondo me, avrebbe funzionato. All’epoca Pacino era, già, scarno, incazzato, da pomeriggi da cani, non palestrato ma di chioma lunga come le mitragliatrici d’occhio tagliente e zigomo intagliato nelle rabbie.

Ecco, direi che Stallone in quanto Attore con la A maiuscola, dopo una miriade di stronzate e porcate alla Cobra, lo ritrovammo in Cop Land.
Ove adottò il metodo camaleontico alla De Niro di Toro scatenato.
Infatti, per “aderire” nel corpaccione bolso, stanco e appesantito dello sceriffo pachidermico e “suonato”, ingrassò una trentina di chili “robusti”.
Nel film, guarda caso, il suo “braccio destro”, che gli dà la sveglia, è Bob.
Con tanto d’Harvey Keitel, “pappone”, a ricordarci che Taxi Driver perse “ai punti” perché, sì capodopera immane, ma meno simpatico di Rocky. Il pubblico pagante decretò il vincitore meno “angosciante”.
Vi basterà scorrere nell’archivio del ’76 per afferrare ogni riferimento.

Così, si sparge la voce (grande rumor…) che, a distanza (im)memorabile, qualche “matto” ha pronto uno scriptchiamato “Grudge Match”. E che la Warner Bros sta(va) pensando d’“affidar” i “guantoni” a De Niro e a Stallone, per una “rimpatriata” rancorosa.

Eh già, Bob vinse per il Jake iperrealistico di Scorsese, ma Travis Bickle fu sconfitto.
Che grave sbaglio nelle votazioni…

“Deadline” ci rise sopra, e considerò la notizia una bazzecola, partorita da qualche perditempo del web. Impensabile una stronzatona del “genere”.

Invece, sarà lo stesso “Deadline”, qualche mese più tardi, a smentirsi e a confermare ufficialmente che la pellicola si farà, eccome.

Oggi, in quel di New Orleans, iniziano le riprese, che si protrarranno nel capoluogo per 45 “Lune”.
Per poi trasferirsi un po’ in giro per gli USA.

Ora, fratelli della congrega. Stallone, a ben vedere, smaltì tutto il cop land, e diventò di nuovo mercenario a cazzone.

De Niro, gli vogliamo molto bene, anche troppo, l’abbiamo lasciato con un po’ di pancetta.

Nelle recenti interviste, ha dichiarato che si stava preparando con un trainer (di training autogeno, in caso di “bocca-bocca” polmonare da crisi cardiaca prossima all’infarto?) per entrare nel suo “method”.

Vedremo. Forse delle belle scazzottate, appunto, o un autosputtanamento (il regista Segal Peter promette una “farsa”) capace, con un “gancio”, d’appendere al chiodo la carriera d’entrambi.

Mah.

Fidatevi, figliuoli.

La pornostar Mischa Brooks vale il “pezzo” del “biglietto” da “staccartelo”.
Una che merita d’essere messa a “tappeto”.

Perché come succhia la figona Mischa, neppure Sara Tommasi più “fighter”.

Ho detto tutto… tutto tutto…

Ma vengo corteggiato e da chérie, non da sheriff, rispondo nel mio umorismo irresistibile:

Eh eh, con questa tua dobbiam confutare parecchie leggende, rimanendo in ambiti e abiti batmaniani, sul mio (reso-non arreso mai) conto. Rendiamocene di conti che non tornano, alla Clint Eastwood del Dollaro. Sì, in effetti, sai che, quando mi sbarbo e m’alliscio le gotine, al Clint assomiglio non poco, giovialmente e giovanilissimo parlando?

Ora, il Genius, che hai incrociato oramai quasi un anno fa, era un Genius distrutto e tumefatto da esperienze di cattive frequentazioni. So a cosa addurre tale villana emarginazione, adesso. Si chiama invidia, gente che aveva annusato già or son il mio talento letterario e volle perfino rubarmelo. T’aggiornerò di tal sciagura, causa disgraziati citati e non da citar più (come delle Cheete, scimmiette di Tarzan), se ne vorrà e varrà l’occasione. Di mio, spero di leggere da qualche parte il loro memoriale…, no, troppo cattivo? Se ti narrassi tutta la storia, son anche quasi “ecumenico”. Era d’arrivar alle mani! A mano armata! No, scherzo, ma uno schiaffo, perlomeno, se lo meritavano proprio “sfacciato”.

Sfatiamo il mito che mi vuol eremita. Ho sempre primeggiato, sin alle mie prime crisi depressive, in prima linea. Che tu mi creda o meno, ero un valido e valorosissimo attaccante che sfiorò categorie e vette anche di laute paghe. L’avresti immaginato? Vedi, alle volte il caso, la necessità, le vie “traverse”, i pali, la rete sociale, l’imbragatura, gli imbrogli, gli autoinganni e anche gli autogoal come posson “arretrar” in difesa a zona mista di pressing e stress? Sì, ero un Roberto Baggio, più colto dei miei coetanei, quasi tutti tamarroidi con già del catarro di troppe sigarette, signorile nelle movenze imprendibili, ma pur sempre balistico. Un campioncino dei campi. Un budino, un buddhista, un antimaterialista nelle aree di rigore… (u)morale.

Poi, appunto vari (e)venti traviaron la vita allegrella e m’indussero alle tentazioni metafisiche.
Ciò non toglie che alcune mie fobie claustrofobiche fossero state avvelenate alla radice da erbe malsane. Colpa dell’erboristeria che mi rifilò delle tisane non savie?

Mah.

No, ho la patente, e ho ritrovato altri amici. Certamente, il percorso, dopo il “fallo” non di fair play a incendiarmi come un falò, è stato duramente riabilitativo. Ma non pensare che sia sempre stato così. Anzi, credi che per scrivere io tragga spunto solo dalla fantasia? No, se non vivessi e mi mischiassi al Mondo comune, sarei un noioso esistenzialista farfallone da fiocchettino di Prima Comunione. Anche finocchietto e Pinocchiello. Anche se, sul suo naso, allestirei una tua strizzatina in mezzo alle tette. Il naso s’allunga e qualcos’altro, di gambe nelle minigonne corte, s’ingrossa, e “la” spunta.

Le resistenze, dopo l’operazione al mio motori(n)o, son ancora visibili. Quanto il dimagrimento dopo aver assunto dei “calmanti” per risollevarmi-alleviarmi (secondo me, affossarono-afflosciaron e basta d’ottundimento neuronale nella libido ammosciata). Infatti, mi candiderò come cristologico evanescente e vanesio che non c’è, lo specchio a volte non sa cosa riflettere. Se la mia immagine irriconoscibile o tale riflessione: “Prima era scomparso, adesso a mala pen’ lo vedo…”.

Tutto vero, e amo ironizzarci per non piangerci.

Ah, il discorso, per la presentazione del mio capolavoro letterario, è pronto e ben “rodato” con tanto di miei allenamenti ritmati previo “gargarismi” per sciacquare lindo le labbra e schiarir la gola.

Lo so, suonerà preparato ma vorrei leggere e, in qualche modo, recitare tutto il testo da me approntato. Per lasciar così l’impronta. Delle onte e dei racconti di chi mi darà del “tonto”, solo perché terrò sotto mano il fogliettino, non m’importa. Quanto importerò, di vendite acquistandole da buon imbonitore? Son o non sono la bomboniera?  Apparirebbe forse più falso se sciorinassi una pappardella “a memoria”. Da confettino.
Fra l’altro, vista la complessità dei riboboli e dei giochi di parole, neppure il più ispirato Al Pacino dei tempi d’oro potrebbe tener tutto a mente e scandirlo senza inceppare. Alfredo fu lupo di gran pelo, appunto, ma questa sua versione, a Broadway, di “Glengarry Glen Ross”, ha smarrito qualche lines. Si chiama leggero rincoglionimento dovuto alla sua amante molto più sciolta di “lingua?”.

Comunque, vi saranno dei suggerimenti. M’hanno garantito di star tranquillissimo. Tanto è tutto registrato. Se va pessima la prima, come si suol dire, ci sarà la seconda. Il centesimo Ciak potrebbe provocare un crack, però.

Mi terranno dentro tre ore piene, tonde tonde. Per una manciata di minuti radiofonici e altrettanti audiovisivi. Che cazzo (scusa la volgarità, ma ci vuole sebben a me sia desueta) mi stan combinando? Non è che spunterà Tom Cruise d’Intervista col vampiro per succhiarmi il sangue, rubarmi il libro e, rubin-rubicondo tanto tronfio, urlare: “Sono sempre io il più bello!”.

Sarà un tonfo? Un trofeo? In poche, molte parole, la tua figa?

Ricordate: comunque vada, non “entrerà”.

Dove ogni Uomo vuole ma sa che nell’eppur, di puè, non se la fa.
Sotto…

Sparatevi questo video illustrativo. Di Manzoni Alessandro qui io vi parlo in toni elegiaci alla Terrence Malick ma il catalogo delle modelle di “Sports Illustrated” è meglio.

Fidatevi. Affidatevene e annuserete il “prete” bugiardo ch’è in ognuno di voi.

Parola del Signore. Scambiatevi un segno di Pace e, se qualche vecchietta rompe le palle, picchiatela simil Stallone alla De Niro.

Perché abbinerete il “muscolo pompato” a un fanculo beffardo di sorriso-Robert su “Beccati questa” alla Bickle.

E, soprattutto, meglio sotto mia bella, quando il “gioco” si fa duro…, il cazzo un po’ si ritrae e un po’ tira. Si chiama “effetto montante” da stenderla…

E, se i tendini dell’avvinghiamento vengon scort(a)ti da un guardone dietro le tendine, perché costui soffre di “tendenze” anomale, dategli un pugno e speditelo alle “pugnette”.

La vita è come un Pulp Fiction. Oggi sei Marcellus Wallace, domani senz’uccell’ in cul’, domani Travolta con le “mani in pasta” e poi Willis che fa delle scenate per un orologio da “gioielli di famiglia”.

Abbiate fede. Ve lo dice Padre Quintana.

P.S: per colpa d’inutili psicofarmaci sfioravi un quintale di bilancia, dopo i bilancieri mi son ridato, eccome se me la danno, ai “pettorali”.

Un po’ “pollo” Balboa e un po’ “toro del Bronx”.

Di mio, m’accontenterei di Marisa Tomei. Di denti è apparato gengivale sul castoro ma, di cosce, è da incastonare di “botte” con tanto di saliva.

Tale è una porcata? Meglio di tua sorella, che serve messa e dà agli ammalati il vino col salame, nelle “cappelle” del parroco, che tal è solo quando celebra l’“ascensione”.

Eh sì, Adelmo Fornaciari detto Sugar (Ray?) è Uomo Zucchero e, durante le “ostie”, canta(va)… e mangio pane, p… ne e “sale”.

Solo una sana e consapevole libidine salva… dall’azione cattolica.

Ora, attaccate quel merdoso al palo, e voi donne “accattatevelo!”.
Che coro, che cuori, che “stiratura”.

Che die hard.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Evviva Rocky!

  1. Toro scatenato (1980)
  2. Rocky Balboa (2006)
  3. The Fighter (2010)
  4. Cop Land (1997)
  5. Lassù qualcuno mi ama (1956)
  6. Città amara. Fat City (1972)

“The Boxer” – Recensione


23 Oct

I pugni del “Rosario”

Non è un film sul pugilato, come non lo sono quasi tutti, neppure il pessimo Boxe con Gene Hackman.
Questo è The Boxer, che ha vari significati a ben “tradurlo”. Il combattivo, il “cagnaccio” di razza omonima, e anche le “mutande” che tengon “a mollo” le palle. Libere da “restrizioni” d’aderenti elastici troppo attillati alla pelle proletaria.

Si riunisce la coppia Sheridan-Day-Lewis, dopo le vincenti prove precendeti. C’è chi ha storto un po’ il naso, arricciando la bocca nella (bi)fronte aggrottata, perplesso dinanzi a un lavoro che forse vorrebbe scavar in profondità ma rimane effettivamente, nonostante gli sforzi (e i “forzati”) in superficie, dicendo, sussurrando, pronunciandosi-proclamando, “picchiando” appunto ma rimanendo poi zitto e dubbioso nel finale “aperto” e dispersivo di “lieto” turbato alla radice della rabbia e dell’I.R.A.

Storia come mille e non più una Notte.
Ritorno a casa con le ferite della prigionia. Danny e di nuovo la nebbiosa Belfast. Macerata di casini personali con una cascina e “odori” stantii di cantine, con l’amor dei tempi d’oro che non è più quello d’una volta.
Tutti un po’ invecchiati, non tanto di rughe visibili ma “a vista” nell’anima. La annusi a distanza che già “rovista” di tanti guasti e bulloni mal ingranati, non più sgranati come allora. Come l’alloro che fu degli attimi irraggiungibili e non più cucibili.
Puoi dannarti a crearti il valore ch’eri, a rappresentare un ideale, a “tirar” di corda e spezzar lo sterno di questi “simili” che t’appaion scheletri.
Ma Lei ti ama-non ama, non c’è più. Sta con un altro, l’ex tuo miglior amico. E che si fa? Ti spari? No, ti alleni, ti sfoghi divorando il “tappeto rosso” della celebrità che avevi toccato, sorseggi birra a litri, “a fiotti di sangue”.
Quante bugie e quanti sotterfugi, ancora fuggi. Devi, tanto sei (nel) dentro e nel “(mor)dente” che l’altro non può sapere. Deduce, intuisce di sospetti, ma non stai bene. Stai morendo ed è così.
Si va avanti per “caracollarsi”, per incollare quattro spiccioli a una casa del Cuore rovinata e sciupata.

Emily Watson a me non piace. No, non perderci la testa, te la spaccherai solo contro il muro. Ma sei un mulo, Daniel-Danny.
Un Flynn, forse un De Niro.   

(Stefano Falotico)

 

“Toro scatenato” – Recensione


22 Oct

There Will Be Blood nel Cuore tumefatto d’un “cavallo matto” del Bronx

Raging Bull, ringhia la pelle muscolosa d’un peso medio distrutto nell’ambizione picchiatrice alle sue cicatrici, d’avvolger di guantoni “cuciti” nell’Everlast e negli elastici d’allenamenti su corde “tese” della sua anima ferita di “grinze”, tentacolar “brulicare” e “bucarsi” d’incosciente autodistruzione, saltellarci dentro a deflagrar la “crema” mai acchetata di rabbie incontrollabili.
Pulsanti, lì ad ammorbidirsi, a innamorarsi per una Donna peccaminosa, per un Angelo “pruriginoso” e poi immolato-molle in caduta libera, ancora, franando-frantumandosi nei vecchi vizi, nelle spirali della “crocifissione” da Cristo ambiguo, nel morsicare le sue stesse spine, a “rosarle” di vividi colpi furenti, scheggianti, sfreccianti nei “frontali” duri, imbattibili, scagliati con una vigoria “impressionata” dal turgido disintegrare i nemici, la famiglia, il fratello e gli amici.

Scalpitio di “scarpette” davvero rosse da gladiatore fra i leoni, frattura all’irrequieto nerbo mai saldo, mai “sanato”. Che anzi rinsavisce d’illusioni proprio nelle effimere glorie di vittorie sempre avvelenate da un turbamento che raschia borderline, nei collassi emotivi, nel colpo-corpo che cambia “colore”, ch’è spasmo d’emozioni “pericolose”, turbolenza come un aereo d’aviator martire-Martin, d’un calvario reiterato, “stirato” nell’asciutto d’un fisico perfetto ma già guastato, marcio apparendo “macho“.

Macigni come pugni all’anima. Cigno traslucido nel B/N d’un Michael Chapman che poi squarcia di flashback “tridimensionali”, mescendo la nitidezza “alcolica” della fotografia, “satura” di nerezze e perverso grigiore, nelle brillantezze estemporanee d’avidi arcobaleni. Alterando l’incubo del Sogno americano di Jake LaMotta, il Toro…

Uno dei film più importanti della Storia del Cinema, il “tema” della boxe è un affascinante (pre)testo per “intestardirsi” sulle “religiose-maniacali” ossessioni scorsesiane-schraderiane:

vuoto, ostacoli insuperabili, montagne sudate da valicare, cime sublimi di s(ucc)esso, inevitabili eccessi, le solite umane fragilità ad avvinghiarti di nuovo nel fango, ad arrotolar l’addome nel fegato “pusillanime” o forse coraggiosissimo da “commedia” tragica, teatrini di specchi “onesti” a mascherare o a svelare chi sei davvero. Il monologo dell'”You talkin’ to me?” di “variazione” su Marlon Brando di Fronte del Porto.
Analisi e “autopsia” impietosa di Jake, di jet lag fusi, del refuso all’errore e all’orrore che non eri, sei diventanto ma (non) ci stai.

Primo sacrosanto Oscar a De Niro, spaventoso camaleontismo che sarà un modello “base” per ogni altra trasformazione mimetica d’ogni fighter alla Christian Bale, magro, poi lacerato, poi “grosso”, poi Batman e poi notturno senza sonno. Solo per appaiarlo a un altro fenomeno eclatante e “senza (s)prezzo”.

Scorsese su “commissione” di Robert, l’amico che con questo capolavoro lo salvò dalla morte “imminente”. Sì, Robert lesse la biografia di Jake, voleva farci un film “sopra”. Ma Martin non sta proprio bene, sofferente d’asma e dipendente dalla cocaina. Robert vuol tirarlo su.
Martin è dubbioso, poi accetta la sfida, convinto però che sarà la sua ultima regia.

Una regia che attinge da Rashomon, dunque da Kurosawa, perché il “materiale” di partenza, originariamente, “esplodeva” in Akira.
Toro scatenato doveva, secondo le iniziali intenzioni, essere una versione con tante analoghe “versioni” del racconto, intreccio a “spezzettarsi”.
Invece, si preferisce poi una “linearità” forse ancora più “concentrica”, ove tutto (non) si chiude, appunto. Anzi, la faccia e la pancia di Jake necessiteranno d’altri “punti”, è rotto peggio che nella prima (s)Cena. Suture…

Gli incontri sono (s)truccati, “ritoccati” dal montaggio di Thelma Schoonmaker sui montanti d’un De Niro dai bicipiti atletici, scattanti, iperreali, accelerati, “ralenti-ati”, intontiti, erotti ed eruttivi.
Nervosi, allucinanti.

Come dico io, un film che (di)strugge.

(Stefano Falotico)

 

 

De Niro Screen Shots


13 Oct

Ecco, mi “giunge voce” che quest’anno lo (ri)vedremo in molte pellicole.

Signore e signori, annessi detrattori dell’ultima ora (im-parzialmente scontenti delle sue ultime prove attoriali), ecco a voi il più grande camaleonte della Storia del Cinema. E non solo.

Vi presento questo personalissimo slideshow di Mister Bob De Niro.

Qui, lo vediamo “sfilare” in una galleria di tanti suoi personaggi famosi. Che ve li cito a fare?

No, qualcuno ve lo “enumero”: Vito Corleone, Travis Bickle (già), Jake LaMotta, Harry Tuttle, Al Capone, Jack Walsh, Max Cady, Sam Rothstein, Conrad Brean, Paul Vitti.

 

Gli altri, provate voi. Sì, vi verranno in mente.

 

Giocate infatti con la memoria e accostate le sue rispettive, tante facce ai capolavori “elencati” nei vostri ricordi. Vedrete che (IMDb.com alla mano…), riuscirete a indovinarli tutti.

 

In questo video, sono comprese anche due imminenti interpretazioni, direttamente-prossimamente, appunto, da Being Flynn Red Lights.

 

Buona visione.

 

 

(Stefano Falotico)

Il Cinema di Martin Scorsese, cos’era, cos’è, forse (Dio) c’è


18 Jul

 

Rivedendo Cape Fear, si ha come l’impressione che la magia della mente “contorta”, arzigogolata, fascinosissima dei respiri magmatici del Cinema di Martin Scorsese, paragonato alle sue ultime pellicole, sia “sbiadita” in una commerciabilità (im)palpabile, eppur fastidiosa, un ronzio disturbante, un fremito che scalpita, poi (ci) raggela quando, tremolanti, asfissiati da troppa pulizia formale che non si lascia andare, veniam divorati dalle memorie indimenticabili delle sue perle.

I suoi viaggi notturni, spasmodici, a rimarcar che il dolore è insito nella Natura “brada”, istintivissima, animalesca dell’Uomo, e non si può fuggirlo.
Si deve ruggire, anzi, rugginosi dobbiamo sfamarcene, aizzarci e sguinzagliar il lupo che giace sotto coltri borghesi di retaggi moralisti, di virtù innocenti depredate dalla pubblicità e dal “platinarci”, plastificati, “pattinarci” ipocriti e lordamente zuccherosi nella zona più buia delle nostre apparenti illusioni “bianche”.
Mercificatorie, sedate, sepolte.
Vive…

Pretendiamo che si risollevi, che risorga.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Taxi Driver (1976)
    L’allucinazione è all’ordine, imperituro, della Notte (tras)lucida.
    Battiti cardiaci, “sterilizzati”, anestesia per non soffrire, “estraniazione” dalla realtà per vederla troppo bene e non soggiacerne, “deflagrare”, eruzion assassina a chi è omicida e losco nel “bosco” e prostituisce le innocenze.

    Quando Martin azzardava, anzi, azzannava di flash, di stroboscopia nel turgido e nel torrido torbido.

  2. Toro scatenato (1980)
    Bianco e nero spettrale, una storia dall’oltretomba, un horror mascherato da “dramma” sportivo.
    Un tuffo nelle contraddizioni della follia di Jake, della sua “sacra”, animosa, affannata, affamata, irosa e lagrimosa “fame” di vittoria, nel “vincerci” come noi tutti.

    Diaframma fratturato nello specchio, Luce e dark.

  3. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
    Autoriale in tutto, remake agli antipodi negli anni tutti suoi della stagione d’oro di Martin.
    De Niro come (non) ce lo ricordavamo, vendette (mal)sane, (in)giustizie, malattia, l’ombra onnivora d’un tatuaggio ove Cristo “eresse” il veleno ai suoi cospiratori.
    Che inalò affettando la sua stessa pelle dissanguata.

A parte gli scherzi, onore a Rocky Balboa e a suo figlio


15 Jul

 

Un vecchissimo, “vetusto” proverbio è proverbiale alla mia vita: scherza coi fanti, ma lascia stare i santi

Sì, non so perché la gente mi consideri un Uomo meraviglioso, ne combino una più del Diavolo, poi mi pento dei miei “peccatucci” veniali e quasi mai “vengo”. Sì, è la Natura “genealogica” del tree of life d’araldica nobiltà principesca che si conia di Falotico nel cognome. Sono l’emblema di tutti i depalmiani rossi virenti, vibranti e pacineschi. Sono il falò delle vanità nell’anima di Jake LaMotta su poesie bukowskiane. Le donne non le reputano mai volgare, ma squisitamente sincere, buffe, divertenti, “tragicomiche”, l’incarnazione metafisica di tutte le rabbie mai sopite e del senso pessimista di fondo che “la” butta a ridere e se “lo” sbatte spesso in solitudine emarginata, che non rimarginerà neanche se mi “sodomizzassero” tutte le cheerleader dei film “Il football è lo sport preferito dai tori da monta che amano le palle dei bulls“.

Sì, mi sto orientando sempre più a Oriente, trascendendo per non “scender” in basso. Ci tengo al mio carisma, è la personalità del “pagliaccio” deluso da Heinrich Böll sulle cui reminiscenze ho allestito un racconto autobiografico: “Opinioni di un Joker“. Racconto, non mento (ho forse mai mentito sulle mie prodezze letterarie?, preparate i soldini ché fra un mese uscirà il mio “Noir Nightmare – L’ombra blu del fantasma”, peraltro da me recitato di voce “lugubre” e “nocturna“), resoconto anzi, sintetico, di pastiche citazionistico, omaggio a questo caposaldo della Letteratura mondiale con strizzatine a Heath Ledger e allo Sean Penn di This must be the place.

Con Davide Eustachio Stanzione, sto mettendo su un particolarissimo libro sul Cinema che pubblicheremo.

Ma, in veste “simbiotica” con Rocky Balboa, in fondo, sono come Lui, un clown. Non è mica un difetto, sapete?
C’è da vergognarsi d’altro. Degli stupri nei licei e degli stupidi che governano. Il clown, proprio per definizione, è un “artefatto” che non vuol “curarsi” dalla sua follia.
Ne va fiero, è l’unico modo che ha per sopravvivere all’orrore generale.

Sì, ho sempre, coscientemente, amato “perdere”.
E ch su di me inveirà d’altre allusioni sessuali e offese rivoltanti, be’, non ha capito davvero un “cazzo” del sottoscritto, “glielo firmo” in calce.
Presi le distanze, oh che distacco, dalla “realtà”, non perché impaurito (sono come Obelix, temo solo che il Cielo mi possa ca-s-car addosso), ma perché nauseato sartriano, da cui la mia “celebrità” da “straniero” alla Travis Bickle.

Sì, a sedici anni, quel porcile mi disgustava e ripugnava. Puttane in ogni dove a leccar e “sbaciucchiare” e ragazzetti “tirati” che porgevan i loro occhi “affettuosi” alla bellona, sussurrandole parole “dolci” d'”amore”: “Sei divina”.
Come no, infatti poi sogghignando con l’amichetto della compagnia di “merenda”, accennavano a un “pacato”: “Dio, quanto ti vorrei scopare, gran figona. Te lo sbatterei!”.

Sì, roba da vomito.
Li ho sempre odiati. Fa parte del personaggio Falotico, l’Uomo amato eppur che dice “Ti amo” solo quando crede che di essere innamorato davvero, come da romanticismo alla Michael Mann di cui son portavoce “freddo” come un collateral.

Ah, lo so, prendete tutti in giro il Balboa, il “babbeo” gran “pollo arrosto”. Io non scherzerei troppo su un Uomo così generoso.
Sì, è come me.
Oggi, ho parlato con una ragazza da perderci la testa.
M’ha rivelato, confidenzialmente, che mi ritiene “estroverso, pazzo, incompreso, eccentrico, potenzialmente suo”.

Ora, avrei da obiettare su molti punti (“cicatriziali”). Estroverso non ci giurerei proprio. Sono “intro-versetti”, eppur solidissimo fra le quattro mura, ove “colorisco” le pareti languide d’un pennello “variopintissimo”.
In psichiatria lo definiscon “vuoto fortilizio”. Mah, a dar retta a quelli finisci talmente imbambolato che avrai bisogno di qualcuno che ti pulisca il retto e t’imbocchi a letto.
Psichiatria uguale suicidio annunciato.
Una volta che finisci a Shutter Island, stai bello che “tranquillo”. Fidatevi, lo so in quanto “lo” ho appurato per anni. Tanto che fu “resuscitato” solo da un “colpo di culo” in extremis. Dicesi “salvazione a fin di bene per il pene”.

Sì, il signor Mark Ruffalo mi ha rovesciato un secchio d’acqua gelida per “risvegliarmelo”. Guardate che non è male “dormirselo”, comunque.
La realtà ti appare lynchiana, e il delirio va che è una Bellezza. Semmai, è il Piacere ambiguo da Spider cronenberghiano che t’incula nel labirinto di Shining.

Sì, ne leggerete sul Balboa, nel nostro libro.
Oggi, è morto suo figlio. Rileggendo la mia “presa per i fondelli” e specchiandomi, ho rinvenuto la mia anima alla Stallone.
Chissà dove me l’avevano bruciata.

Stallone è come mio padre. Uno che ha compiuto enormi sacrifici, che s’è fatto da sé per fornirmi vantaggi e soddisfazioni.
Perché, ogni padre, conosce a memoria questo estratto memorabile:

La natura è molto più furba di quello che l’uomo crede, con il tempo noi perdiamo tutto, parenti amici, e tu continui e un giorno, prima o poi, ti fermi e ti chiedi “Ma che diavolo sto vivendo a fare io? Non ho una ragione per andare avanti?” Vedi figliolo, io con te ho una ragione per andare avanti!”.

Con questa, salutiamo Sage Stallone.

E ora dite al cocone che, da me, basta che “aspetti” e lo stenderò massacrandolo a dovere.
Così, i maiali che conoscevano le “pazzie” altrui con cui potevan divertirsi alle (s)palle, impareranno a stare al Mondo.

A volte, sapete, la vita ti regala un miracolo, e i malvagi le prenderanno di “santa ragione“.

Occhi in vista, la prossima volta, e al prossimo “angolo”.

Che razza di storia, eh? Cristo di Dio. Da scriverci un altro romanzo.
Per questo noi amiamo Falotico.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Rocky V (1990)
  2.  Heat La sfida (1995)
  3.  Toro scatenato (1980)

A tutto Bob!


03 Jun

 

Gli anni passano anche per le leggende ma, nonostante lo smalto un po’ “arrugginito” che non è più “lucido” come una volta, la malattia, vinta-“trafitta”, al Cancro, Robert De Niro è attivo come non mai.

La lista di film, già belli che “impacchettati”, confezionati extralusso, in fase di “filming” o annunciati, è da lasciar a bocca aperta.

Con buona pace di chi, negli ultimi anni l’ha screditato e ha poi preferito “darsi” ad attorucoli che han azzeccato solo un paio di “filmoni”.

Qualche “esempio?”

Uscirà domani nelle sale italiane, ma alcuni cinema lo proietteranno stasera.

Parliamo di Killer Elite, solido “actionissimo” con tre attori machissimi.

Oh, ma ne abbiam già parlato negli scorsi post. E allora? Riparliamone ancora. Parlando, parlando va l’amandolo…

 

Qui, un ampio riepilogo di tutti gli altri post.

Ah, ma questo è solo il “principio” del nostro Principe.

Il 13 Luglio debutta, anche in “America”, Red Lights, di cui è, da oggi, disponibile il trailer targato Millennium.

Identico a quello spagnolo, con l’aggiunta di poche ma significative varianti.

 

 

 

Delle scorse ore è la notizia che, la straordinaria Michelle Pfeiffer, sarà sua moglie in Malavita di Luc Besson.

Vi ricordate, inoltre, il rumor “persistente” del 2010 (addirittura), che pareva uno scherzo di qualche buontempone? De Niro & Stallone, riuniti sul ring per un incontro da toro scatenato contro Rocky?

Be’, c’è poco da ridere, perché l’attendibilissimo “The Wrap”, stamane, ne dà la conferma in esclusiva.

 

 

Che dire?

 

In bocca al lupo!

 

(Stefano Falotico)

Agguanterò l’Oscar, perché son sempiterno nel mio guanto di sfida


12 Dec

 

Be’, qualcuno dirà “sfiga”, ma è meglio che “pelucchiarsi”, dunque spelacchiarsi nelle “spelonche”, la figa tanto agognata.
Ah, come di quella sorseggiano, sorridendola.

Mah, ho sempre creduto che gli Oscar siano una festa ove un bell’Uomo, cioè me, se ne sta stravaccato sul divano a vaneggiar, e aspetta che colui, per cui tifa, vincerà.

Non tutti son meritati, già. Ma è meglio che metter il dito fra moglie & marito.
Ah, quanti appuntati ci sono, e quante donne appuntine che non si fan cocer a puntino.
Io, invece, scommetto sul più “simpatico”, spesso quello che nessuna ragazzetta vedrà mai con la statuetta.
Sebben, si chiami, semmai Vanessa, e di sua nudità statuaria è “le(on)essa”.

Suvvia, è un via-vai di attori che si scambian falsi complimenti e dalla mente spesso poco fervida, ma avida.

Fatto sta che, questa Notte, almeno, non prendo le botte, e il mio “borbottio” guida sull'”ottovolante”.

Voglio ricordar per voi due momenti per cui valga la pena di vivere.
Sì, “Lui” s’impenna quasi sempre, nonostante gli anni passano e le passere passeggiano.

Ma, oltre quell'”alzarlo”, io m’alzo in gloria, quando questi qui, “lì” a tutti lo misero.

 

ll Bob scatenato…

 

E, il Clint, indimenticabile…

Il caro canale degli Oscar(s), non ci permette d’incorporarli, peccato…

 

 

 

Firmato il Genius

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)