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In My Letter To You, a mo’ di Bruce Springsteen, attraverso i trailer dei film con De Niro dell’ultima decade, vi racconto che (non) sono andato a letto presto


22 May

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Credo, in tutta sincerità, che l’ultimo album di Springsteen sia molto bello, mai sdolcinato, sempre ottimamente bilanciato fra sana retorica, un pizzico di rabbia da lui giammai persa, sebbene asciugata nella maturità che voi scambiate per patetica vecchiaia che v’induce a brutti, screanzati detti come ok, boomer…

Sì, credo che di Bruce ce ne sia soltanto uno, un po’ forse stagionato ma per niente obsoleto od annacquato.

Bruce Willis gira oramai, infatti, soltanto filmacci dalle trame più prevedibili dei film, per modo di dire, col pornoattore Bruce Venture.

Quest’ultimo non può rivaleggiare con me. Per purissimo pudore e contegno morale, non desidero sfidarlo nelle sue performance ma credo che, da un eventuale confronto nudo e crudo, ne uscirebbe spompato e assai ridimensionato.

Insomma, duri come Mark Wahlberg di Boogie Nights mi fanno un baffo da Tom Selleck d’annata, ah ah.

Ecco, sino a un paio di anni fa, mi misi alla ricerca di Jack Kevorkian, detto Il Dottor Morte, interpretato da Al Pacino in un omonimo (almeno nel sottotitolo italiano) biopic per la HBO.

Ma non si doveva parlare di De Niro?

Sì, scusate. Vedete, a volte il mio cervello abbisognerebbe di essere spento. Staccate la spina, per piacere, ah ah.

Detto ciò, non sono però la protagonista della canzone Janey Needs A Shooter del Boss e neppure Hilary Swank del finale di Million Dollar Baby.

Debbo riconoscere che son un vecchietto niente male, eh già, Walt Kowalski di Gran Torino se la suderebbe non poco contro di me. Ah ah.

Spesso, sapete, ho l’impressione di essere invece il ragazzo che, alla fine del succitato capolavoro ineguagliabile di Clint, malgrado ogni tragedia e tante amarezze occorse a lui e specialmente a sua sorella, memore dei film di Sergio Leone e soprattutto della battuta pronunciata da Lee Van Cleef in Per qualche dollaro in più, ecco, parafrasandolo/a… sei diventato ricco e te lo sei meritato.

Ribaltata, diciamo(la) più francamente: sei diventato povero e non te lo sei meritato, ah ah.

Ecco, nel periodo soprastante, ho volutamente tentennato in merito al perfetto italiano ma, nel periodo riguardante i miei ultimi dieci anni di vita, devo confessarvi che fui estremamente sicuro che mi sarei suicidato. Vedete come passo, con grande facilità, dal passato prossimo a quello remoto? Sono un verbo imperfetto e in me incarnato?

Procediamo con un calmante? No, con tutta calma.

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster come Henry Hill/Ray Liotta di Quei bravi ragazzi?

No, non volevo essere pazzo ma, a causa di bullismi esasperanti, mi svegliai un bel giorno, insomma, bel giorno un ca… o, eh eh, in una suite del Baglioni di Bologna, no, su uno scassato letto di ospedale.

In quel periodo in cui fui attorniato da infermieri ignoranti e da discutibili medici col camice bianco ma con l’anima poco immacolata, per compensare i miei psicologici scompensi, rividi in continuazione il trailer di Sfida senza regole. Dal primo sguardo rivolto a esso, compresi subito che non mi trovavo di fronte a Heat di Michael Mann. Ma la speranza, come si suol dire, è per l’appunto l’ultima a morire.

A meno che non vedi il suddetto film pronto e impacchettato, malamente doppiato e distribuito, in una multisala dalle parti di Faenza.

Al che, comprendi che tanta febbricitante e delirante (è il caso di dirlo) attesa, potevi risparmiartela. Risparmiando, peraltro, anche gli 8 Euro del biglietto strappato da una maschera più brutta di quella indossata da Robert Pattinson in The Batman di Matt Reeves.

A voi pare figa come una delle attrici con cui lavora Bruce Venture? No, a me pare rifatta. Insomma, è poi la stessa cosa, no? Ah ah. Sì, è tutta plastificata.

Comunque, sebbene Righteous Kill sia un film più che mediocre, lo riguardai altre mille volte per convincermi che fosse avvenente come Carla Gugino.

Be’, non si può dire che sia attraente come Carla in Sin City e in Jet.

Però, Sfida senza regole è carino, tutto sommato, come Jessica/Trilby Glover.

La Glover non è sexy come Jessica Alba di Machete, dai!

Inoltre, dalla mia situazione d’impasse, me la cavai come Ed Norton di Stone?

No, fu un periodo di ménage à trois non fra De Niro, Milla Jovovich e Norton stesso. Bensì fra me, la mia immagine allo specchio e un rendervous col prossimo film con De Niro.

Che vita, eh? Ah ah.

Per superare la mia depressione abissale, dovevo assolutamente diventare Bradley Cooper del secondo tempo di Limitless. Comunque, non mi drogai.

Potei solamente duellare virtualmente col mio acerrimo nemico e rivale storico à la Stallone de Il grande Match per illudermi di essere De Niro palestrato, non rovinato, di Toro scatenato.

Comunque, mi assunsero come stagista inaspettato per dare lezioni di vita non ad Anne Hathaway di The Intern (magari, eh), bensì a Jennifer Lawrence di Joy.

Che culo!

No, a parte gli scherzi, per molto tempo pensai di essere un ciarlatano come De Niro di Red Lights, invece, con mio sommo stupore, scoprii davvero di essere un fenomeno paranormale a cui piace Elizabeth Olsen.

Volete, per questo, rendermi cieco? Ah ah.

Sì, lo so, non sono Travis Bickle di Taxi Driver & Rupert Pupkin di Re per una notte, non sono né Bill Murray né Joker. Neanche Franklin Murray.

Forse sono però davvero il protagonista di The Comedian.

Sì, la mia lei è come Leslie Mann.

Quindi, andate a dire a John Travolta di Killing Season che la guerra è finita e non deve portarmi rancore se lui non capisce Il lato positivo di David O. Russell e io dunque severamente lo sgrido.

Presto, uscirò col libro Bologna Hard Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Secondo il mio editor, ho detto editor e non tutor, questo mio libro è qualcosa d’immane. Invero, per far sì che non mi montassi la testa, ho detto testa, mi disse “solo” che è l’opera di un genio.

Sì, credo che sia un grande libro. Io sono però realista… venderà dieci copie.  Dunque, se qualcuno non mi reggerà il gioco, cioè la mia lei o un vero amico, vi scriverò una lettera d’addio…

 

di Stefano Falotico

RILEY KEOUGH: dopo la mia lei, modestamente parlando, è la donna, attrice e modella più del mondo, a prescindere da VANESSA KIRBY ed ELIZABETH OLSEN


20 Sep

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rileykeoughSettimana nuova, buon lunedì a tutti, post dunque nuovo. E Falotico nuovissimo. Diciamo, rinato e rinnovato, forse solo riamato, ritornato. Chissà.

Speriamo, inoltre, che questo terribile incubo del Covid-19 finisca completamente e che si possa tornare in sala regolarmente senza mascherine e mascherate varie. Ma dove siamo? In Eyes Wide Shut? Il Carnevale di Venezia è a Febbraio e il Festival della kermesse veneziana è finito oramai da un pezzo.

Quindi, cerchiamo di tornare alla normalità quanto prima. Io sono tornato normalissimo. Anzi, al momento sono fin troppo normale, dunque imborghesito in modo confacente alla cosiddetta realtà sociale. Che può essere disturbante poiché la vita vera può presto annoiare e bisogna, appunto, presto ritornare a sognare, dunque andare nuovamente al cinema.

Sessualmente parlando, ho appurato di essere eterosessuale. Tranne quando vedo, anzi, rivedo Riley Keough e, come si suol dire, non vi sto dentro. Riley è stupenda e se la può battere con la mia lei. Perde solo ai punti. La mia donna, lo dico senza falsa modestia, è veramente bellissima. Secondo lei, a prescindere dalla mia stempiatura abbastanza evidente, anche io posseggo una bellezza fuori dal comune.

Ecco, detto ciò, inserita/o che ho la mia lei al primo posto assoluto e inarrivabile, parliamo delle tre donne e attrici, a mio avviso, più belle e sexy del mondo.

Ora, chiariamoci molto bene prima di incorrere in fraintendimenti. La mia attrice preferita, in senso prettamente recitativo e/o attoriale, è Jodie Foster. Jodie è di una bravura immane, è mostruosa. Su questo, non si discute. Non mi metto neanche con(tro) una così, una donna veramente cazzuta.
Jodie, anche se mai sia dovessi un giorno conoscerla dal vivo, non potrebbe comunque venire con me.

Sì, è lesbica e dunque preferisce i rapporti saffici.

Di mio, a 13 anni fui perdutamente innamorato di una ragazza della mia classe terza media, ovvero T. Laffi. Poi mi persi per strada e, qualche volta, qui a Bologna gironzolai pure per via Saffi.

Quando dal resto del mondo mi oscuro, purtroppo, significa che sono nuovamente ricaduto in nero stato depressivo. Al che, divento un tipo schivo e poco di me sicuro. Ma, statene sicuri, dinanzi alla mia lei mi riaccendo, per lei non più mi trascuro e sono duro.

Rimanendo però magnificamente un puro.

Non mi do più agli atti impuri e, da qualche giorno, ho visto Le strade del male di Antonio Campos.

In questo film che, a dircela tutta, non è bello come Robert Pattinson, c’è l’ex di quest’ultimo, vale a dire Riley Keough, per l’appunto.

Al Festival di Venezia vidi (qui cambiamo in passato remoto) The World to Come con Vanessa Kirby. Ma non vidi Vanessa dal vivo. Mentre Tom Cruise del succitato Eyes Wide Shut vide quella di Shaw Vinessa.

Considero, dopo la mia lei, Vanessa Kirby la donna più bona della storia. Altro che Nicole Kidman.

Dunque, Vanessa, in quale posizione la mettiamo? Naturalmente, al primo posto del podio. Al secondo, piazzo Elizabeth Olsen. Come già vi dissi, la vidi in Red Lights e forse fui cieco poiché, a quei tempi, non mi piacque. Anzi, la considerai racchia.

In Red Lights, vi è il mio attore preferito. Chi è? Lo sanno pure le pietre e i bambini di 5 anni, suvvia, bambagioni, è ovviamente Bob De Niro.

In questo film, vuole dare a bere a tutti di essere sensitivo e super dotato… di poteri paranormali. Si finge pure cieco.

Invero, il sensitivo si scopre essere Cillian Murphy (spoiler) e Simon Silver/De Niro rimediò una figura da coglione peggiore di Tom Cruise nel capolavoro del Kubrick sopra menzionatovi.

Sì, ero cieco, ora ved(ev)o come Bradley Cooper di Limitless.

Nella mia vita, persi di vista le ragazze, persi quasi tutto a essere sinceri, adesso ho riacquistato la vi(s)ta e non solo quella.

Col senno di poi, debbo ammetterlo. Elizabeth Olsen è una così f… a che, come si suol dire, non si può vedere, ah ah.

Riley Keough non scherza, però.

Come si suol dire, che il Falotico sia un uomo normale, non vi crede nessuno.

Basta che la mia lei creda in me.

Anche perché devo dirvi la verità in tutta franchezza.

Vanessa Kirby, Elizabeth Olsen e Riley Keough sono, come detto, bellissime.

Ma anche ricchissime.

Forse, potrei anche permettermele. Ma non ho, devo esservi onesto, il carattere per stare a Hollywood.

È un posto pieno di stronzi.

Preferisco uscire prestissimo col mio nuovo libro. La cui prefazione sarà curata da D. Stanzione, ottimo recensore e critico di Best Movie.

Non vi sto mentendo. Domani dovrei riceverne la bozza definitiva, ultimata e corretta.

Il libro s’intitola La leggenda dei lucenti temerari.

Credo, in tutta sincerità, che Stanley Kubrick fosse e sia stato un genio anche se trasse le sue sceneggiature dai libri degli altri.

Non aveva, come si suol dire, molta fantasia. La sua fantasia peggiore era diventare triste, misantropo e solo come Jack Torrance/Nicholson di Shining.

Non l’avevate capito? Allora, siete veramente più tonti di quello che pensavo.

Domani, forse risplenderà il sole, a fine mese dovrei incontrare la mia lei di nuovo e diverrò radioso, oserei dire caloroso e raggiante.

Come dicono in meridione, statem’ buon’.

Che volete farci e farmi? Sono un bello e dannato. Anzi, d’annata.

L’unica differenza fra me e Robert Pattinson, a parte qualche capello in più di Robert, è il fatto che lui fa il piacione perché è un riccone. Ho scritto… riccone. Pensate, a me non piace neanche andare a Rimini e a Riccione. Sono ambienti pieni di tamarri, preferisco rimanere sia Joker che Batman. Ora, scusatemi, s’è fatto tardi. È l’una e mezza infatti di notte. Devo dormire oppure riguardare Via col ventoDomani è un altro giorno. E ci saranno nuove gatte, sì, Catwomen da pelare. Soprattutto, se vogliamo essere realistici, non fantasticando troppo di cinecomics, la mia vita è stata tragicomica. Non s’è mai visto, difatti, uno scrittore forse più bravo di Kubrick che ha/abbia meno soldi di un analfabeta.

La prendo con filosofia. Riley+Keough+Riley+Keough+Jimmy+Kimmel+Live+vHUfQGsHcomlVoi, invece, se ce la fate, prendetevi RilRiley+Keough+Riley+Keough+Ben+Smith+Petersen+ZkSB0On81CGley.Riley+Keough+Riley+Keough+Ben+Smith+Petersen+GVH4G3bz8LPlRiley+Keough+Girlfriend+Experience+New+York+vbT3WKZ39dAlRiley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+clTh1L8_zBkl Riley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+b_zt67RjTsll Riley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+awC2-9ui-zFl

 

THE NIGHT OF THE HUNTER; in dirittura d’arrivo il remake, i miei film preferiti e le mie favourite actress insospettabili


08 Apr

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night of the hunterOra, stilo subito la lista dei miei film preferiti. Che, su per giù, sono sempre gli stessi.

La mia top ten di film monumentali, oserei dire intoccabili, senonché inarrivabili.

Anzi, meno di dieci.

Non saranno inseriti in ordine, bensì citati a caso ma non a casaccio. Film poco caserecci non adatti alle comuni, frustrate casalinghe, bensì pellicole che svettano magnificenti al di sopra perfino dell’inimmaginabile.

Da questa lista, sviscerandola a fondo, potrete comprendere anche vagamente il mio animo in maniera non so, però, se profonda.

Orbene, figlioli e fratelli della congrega.

In tale clima di quarantena tremenda, isperando noi di rivedere un pieno giorno fisiologicamente e biologicamente, oserei dire normalmente vissuto senza controlli e proibizioni, intanto possiamo soffrire d’insonnia. Dunque rimembrare e celebrare le pellicole più belle e più rinomate, magicamente sognanti.

In linea col mio spirito naturalmente sofisticato, non sempre al comune volgo allineato.

Io, essere spirituale che fui tale non ricordo nemmeno quando, quindi tramutato in uomo ancestrale dal fascino abissale malgrado ancora sia latente, fra le mie viscere e all’interno delle mie tempie, una mia inquietudine spesso incurabile.

Io, autore de Il fascino e la seduzione della solitudine, disponibile su Amazon, io che forse fui (ri)evocato tramite una seduta spiritica, io che mi persi nei meandri dei miei tanti antri eppure giammai vissi né vivrò con scheletri nell’armadio.

Avrei da raccontarvene tante di questi strani miei anni.

Ma torniamo ai miei film preferiti su cui, comunque, primeggia invincibilmente The Night of the Hunter.

Prima e unica regia di Charles Laughton. La morte corre sul fiume!

Film che, col solo potere d’immagini antesignane d’ogni stile lynchiano più squisitamente delirante, abbatté ogni teoria psichiatrica soltanto grazie alla fotografia di Stanley Cortez.

Un film misterioso, capace di trasmettere emozioni immani soltanto in virtù d’un Bobby Mitchum spettrale, predicatore invasato dal carisma compianto ma immutato.

Come il sottoscritto, d’altronde. Uomo che fu scambiato per pazzo quando, invero, riuscì a detronizzare Freud soltanto con la forza espressiva della sua arcata sopraccigliare. Poiché, così come insegnò Marlon Brando, non servono troppe parole per comunicare la propria anima. Tantomeno occorrono trattati filosofici, esegesi del cuore, disamine e bacate diagnosi.

Stesso discorso umanamente ineccepibile, ah sì, dicasi, traslandolo cinematograficamente, per Mulholland Dr. Un film sul quale ogni ermeneutica di Umberto Eco va a farsi fottere dopo tre frame.

Poiché solamente ai malati di mente, forse laureati in Scienze delle Comunicazioni, può importare del retro-pensiero che sta alla base di un capolavoro. A me non interessa la storia che originò un film oramai storico poiché non sono così presuntuoso come uno strizzacervelli.

E so benissimo che dietro uno sguardo e una poetica scalpitò e ruggisce un cuore, figlio del suo sentire, del suo emotivo vivere, del suo aver respirato il profumo indecifrabile, per l’appunto, della più nera, dunque anche illuminante e catartica notte.

Adoro anche Rusty il selvaggio di Francis Ford Coppola. Poiché la vita è un sogno e non bisogna sperperarla, cercando d’interpretare i propri stessi sogni. Per questo vi è la Smorfia napoletana, per l’ermetica rielaborazione inconscia delle nostre quotidiane memorie filtrate durante la fase non diurna, ripeto, v’è solo il subconscio.

Un bianco e nero elegantissimo, memore a sua volta della beltà pura dell’innocenza perduta.

Forse smarritasi nell’insonnia di Taxi Driver.

Oppure nelle hitchcockiane (re)visioni di Brian De Palma coi suoi vertiginosi piani sequenza magistrali.

Culminati nella perfezione rammemorante, d’omaggi citazionistici stratosferici, i voli pindarici di Vertigo in Femme Fatale. Notti di vendette letali, di traumi risvegliatisi, d’ingiustizie atroci punite ne Gli spietati.

Un film di ombre, di fantasmi, di spettri, di chi la fa l’aspetti, un film su cui aleggia il più grande revenant di sempre. In quel saloon, al volteggiare dei corvi lassù, fa timida irruzione uno straniero senza nome…

Resuscitato dalla cupezza delle sue colpe mai da sé stesso peraltro perdonate, giunto a tarda notte come un ladro a ripristinare l’antico torto, farà piazza pulita d’ogni porco in pochi secondi netti, miei inetti ed esseri più infetti dei vermi che strisciano sulla terra. Titanico, devastante, più cattivo del villain.

Bene, finiamo qua, per ora… Passiamo alle mie attrici preferite. Sono solo due, ah ah.

Una è Elizabeth Olsen. Io sono del ‘79, lei del 1989, ci starebbe benissimo un 69 e non fate finta di non vederla per come appare straordinariamente bella, sennò siete Bob De Niro di Red Lights.

La seconda è Shannon Tweed. Ancora attuale moglie di Gene Simmons. Attrice pessima, dunque non un’attrice. Bensì un’ex playmate, detta anche coniglietta, della quale collezionai quasi tutti i suoi film da regina dei softcore moltissimo tempo fa.

Quando, verso le mie venti primavere, tutti pensarono che fossi scemo come la Zellweger Betty Love ma io, già all’epoca, compresi che in futuro, cioè oggi come oggi, sarei stato un amante anche della pornostar Brandi Love. Invero, già nel 2003 divenni sfegatato fan di Rhiannon Bray. Oserei dire ammiratore sconfinato, sventrato, forse eiac… o. Di cui vi consiglio un “suo” film con Mr. Biggz e un altro film con Mick Blue.

Tornando invece a Shannon… Le sue scene migliori, sessualmente più arrapanti, sono presenti in quasi tutti i suoi b movies. Anche se, nonostante molti miei dubbi persistenti e duraturi, durevoli più di Siffredi, credo che nel film Singapore Sling non simuli l’amplesso. Sebbene, a rallentatore, l’attore forse indossi un calzino. No, è scalzo, intendo il calzino che si usa quando si filmano scene di sesso in un film non per adulti (diciamo pure così…).

Ora, gigioneggiando ancora un po’, cazzeggiando senza dare nell’occhio, con estremo decoro, nuovamente mi tuffo nel mio oceano di perdizioni senza coloranti né asettici c(l)ori. Annegherò sempre nel mio pianto, non vivendo di rimpianti e, lontano dagli squali, mangerò il plancton e anche forse gli omogeneizzati Plasmon. In quanto uomo che non si plasma né si omologa alle dittature adulte, uomo che non sarà mai adulto e dunque non sposerà, giustamente, mai una donna adultera.

Sono un uomshannontweedo tenero, duro all’occorrenza quando serve…

 

di Stefano Falotico

 

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ELIZABETH OLSEN: attualmente è a mio avviso la donna più bella del mondo


03 Sep

Elizabeth+Olsen+Wind+River+Photocall+70th+ijmIzzwVoIDlEbbene, ci sono uomini e donne che, nel corso del tempo, subiscono positivamente dei cambiamenti straordinari.

Basti pensare a me. Da piccolo fui molto carino, poi trasmutai in Calimero. Diciamo che un certo fascino di natura amletica, cioè scisso fra il piacevole, l’amabile e il non vivente odioso, sempre lo possedetti. Sebbene tardò a svolazzare e a evolvere a cigno nero.

Anzi, io sono celeberrimo per aver incarnato la parola arcigno. Sì, un ragazzo cupo, ottenebrato dalla scarsa autostima che s’eclissò nelle notti fosche ove, denutrito di emozioni vere, perse il senno ma soprattutto molti seni.

Ah, i seni delle donne poco li amai e ancora poco li amo. Delle donne preferisco le gambe, l’intarsio aggraziato delle simmetrie geometriche, forse solamente stimolanti la mia eccitazione chilometrica, ah ah, delle donne prediligo le natiche perfettamente rassodate.

Sì, una donna per piacermi non importa che sia di seno abbondante. La prima cosa che capta la mia attenzione sono i suoi occhi. In verità vi dico che lo sguardo si posa innanzitutto su qualcosa di posteriore su cui poggiarlo in maniera rosea, focosa, probabilmente durante una notte terribilmente afosa e abbrustolente. Mi auguro anche che possa essere durevole e penetrante. Cioè calorosa!

Vado matto per le caviglie femminili, ancor di più se soavemente tatuate per far sì che io possa subito graficamente graffiarle in baci feticistici nel gustoso odorarle. Versandovi il mio inchiostro macchiante anche se densamente bianco e molto colante una volta che alla mia bella sfilerò i collant, infilandoglielo nel buco della ciambella. Semmai prima offrendole una caramella per poi zuccherarci in orgasmi di cannamele.

Ecco, ci sono donne bruttine che hanno avuto una metamorfosi pazzesca.

Da racchie piuttosto insignificanti, in pochi, impalpabili istanti impressionanti d’un batter di ciglia travolgente, sono diventate delle fighe immani. Devastanti.

Pensiamo a Emma Watson. A differenza di Emily Watson, bruttina era e ora ancor di più, Emma è adesso, va (am)messo, un’ottima passerina.

Ma la donna che m’ha più sconvolto è Elizabeth Olsen.

Nel 2012, assieme a Bob De Niro e Cillian Murphy, interpretò Red Lights. La sua presenza non avvertii, non toccai con mano, ah ah, anzi pensai… ma che ragazzina stupidina e insulsa.

Ho cambiato idea. Ma che le è successo?

Non si può davvero vedere da quanto è bella.

Datemi un calmante!

Sì, finalmente ho trovato, dopo lunghissimo penare, ah ah, la mia attrice e donna ideale.

Dolcissima, con delle cosce liscissime, con un viso angelico eppur diabolicamente intenso da cerbiatta ammiccante, stimolante.

Insomma, Elizabeth è stupenda. Se dite di no, vi consiglio una visita dall’oculista e anche dall’analista.

Dai, scopate come conigli. Non auto-inculatevi, raccontando balle. Dicendo che Elizabeth non è il vostro tipo. Infatti è una topona.

Sì, andate dall’analista che, in modo anale, possa amarvi in quanto siete palesemente, inconfutabilmente omosessuali incurabili e inculabili.

Non sono omofobo, rispetto i vostri gusti sessuali.

Ed Elizabeth sa che anche se foste eterosessuali, eh già, a voi non la darà.

Quindi, non cagate il cazzo.

di Stefano Falotico

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Il ritratto Falotico della nemesi di Dorian Gray eppure senz’età, il fascino bestiale di un uomo/Cillian Murphy in mezzo ai matti e ai finti ciechi


12 May

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Sì, io non ho età. Questa sta all’anagrafe per i comuni mortali. Ove risiede anche il mio secondo nome mai ufficializzato, Piero.

Sì, secondo tradizione di famiglia, essendo io il primogenito, dovevo chiamarmi come mio nonno, ovvero Pietro. Ma Pietro a mia madre non piaceva e, oltre a non mettermi questo nome, bensì ficcandomi appunto Stefano, al padre di mio padre fece anche lo sberleffo del secondo nome senza la t.

Ah ah.

Anch’io ovviamente risulto all’anagrafe. Anzi, lì il mio nome sta ubicato e ben conservato per i burocrati di ogni essere umano, regolarmente registrato.

Malgrado, come è oramai ovvio e acclarato, io sia superiore a Cristo. Ah ah.

L’anagrafe andrebbe comunque abolita. Oggi c’è Facebook. Il signor Zuckerberg possiede tutti i dati di voi, uomini e donne di questa terra. E, nel caso di hackeraggi, si spera che vi preservi da qualcuno che, rubando i profili altrui, possa attentare alla vostra incolumità, deturpando la vostra identità. Con foto di preservativi al posto dei vostri ca(p)pelli, rovinando la vostra faccia(t)a di qualità.

In realtà, oggigiorno non avremmo più bisogno neppure del cimitero. Tanto, appunto, c’è sempre Facebook.

Se muore un caro o un parente a cui eravamo assai affezionati, perché prendere la macchina, fare chilometri, parcheggiare e addentrarsi in questo dormitorio adibito alla sepoltura di grandi anime oramai estintesi in questa terra non so se consacrata da dio?

Basta aprire i loro profili e scorrere nei loro diari, commuovendoci con le loro foto.

Ma quali ritratti cimiteriali, pietre tombali e decorazioni appunto sepolcrali.

Devo dirvi la verità, necessito ora di esservi lapidario.

Molti di voi sono già morti dalla nascita, vagano sconsolati su questa terra, maledetti dalle loro bassezze, afflitti visceralmente dalle loro nefande azioni spregevoli.

Coloro, i più appunto, che la cultura gnostica (attenzione, non agnostica) definisce ilici, i cosiddetti terragni. Persone che vivranno tutta la vita tormentate dalle loro invidie, dalle loro gelosie, attaccate ai soldi, ossessionate dal sesso più becero e barbarico, capaci di commettere infinite, imperdonabili crudeltà, persone miserabili a cui non va la mia misericordia. Molti ne ho incontrati e di alcuni non ho ricordo ma non voglio pensarvi e ora vado a comprarmi un cd allegro da Ricordi.

Ci sono quindi quelli come me, i Cillian Murphy di Red Lights.

Sì, come l’efebico, psichico Cillian di questo film, per molto tempo ho voluto indagare sulla mia presunta malattia psichica. Essendo io evidentemente troppo diverso rispetto a gran parte di voi, gli ilici.

E dunque io stesso avevo creduto di essere malato di mente.

Alla fine, ho scoperto che, al pari del ciarlatano De Niro/Simon Silver di questa pellicola sottovalutata di Rodrigo Cortés, i matti siete voi.

 

Insomma, se pensate di cavarvela come Ryan Reynolds di Buried – Sepolto, no, per voi non vi sarà nessuna salvazione, nessuna luce del giorno. Tanto, anche se riuscirete a scappare dalla prigionia delle vostre tombe, avrete sempre una vita di merda, cioè da tombini. Siete da tempo immemorabile affogati nel liquame, nella melma.

Distrutti dalla claustrofobia dei vostri vuoti pneumatici.

Sì, sempre stando allo gnosticismo, mi manca poco per ascendere al ruolo di Maestro come George Romero.

Cioè per diventare uno pneumatico, per essere divinizzato in antropomorfica forma diabolicamente angelica. Decisamente, mi manca poco per essere al settimo cielo.

Sarò il primo uomo non solo su Marte ma anche uguale a Plutone, accrescitivo di Pluto, cane imbranato della Disney.

Non mi credete?

Guardate queste foto.

Voi ci credereste che a Settembre compirò quarant’anni?

Eh già, voi invecchiate, soprattutto nell’anima e siete sempre più lerci, corrotti e putridi.

Io invece sono la donna che visse due volte, sono hitchcockiano, eccome, ho scritto il libro Dopo la morte e credo che Isabella Rossellini di Death Becomes Her mi scoperebbe a sangue.

D’altronde, Zemeckis, Scorsese e Lynch sono tra i miei registi preferiti.

Adesso Isabella è vecchia ma nel suddetto film di Zemeckis incita a masturbazioni potenti e sudate.

Ce la vogliamo dire senza infingimenti e cattiverie?

Sono forse il più grande Genius della storia.

Ah ah.

Non dovete ridere, so che non mi credete.

D’altra parte, voi mi credete pazzo e non credete a un cazzo.

E ricordate: se pensate, appunto, di non valere un cazzo, forse non avete incontrato ancora la donna giusta.

Trovate quella che vi sappia tirar su e vedrete come sarà tutta in discesa, prima sotto, poi sopra.

 

 

di Stefano Falotico

 

rossellini la morte ti fa bella

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Il Morandini 2013/2014, alcuni voti inaspettati


21 Mar

Alcune delle sue votazioni più o meno discutibili.

Gli amanti passeggeri

Los amantes pasajeros

Sp. 2013

GENERE: Comm.  DURATA:90′  VISIONE CONSIGLIATA: T

CRITICA: 3 PUBBLICO: 3

REGIA: Pedro Almodóvar

ATTORI: Javier Cámara, Pepa Charro, Cecilia Roth, Antonio de la Torre, Antonio Banderas, Penélope Cruz, Paz Vega

 

Opus n. 20 di Almodóvar, prodotto dal fratello. Sul volo 2549 della Compagnia Península da Barajas a Città del Messico un guasto tecnico mette a rischio la vita dei passeggeri. Dopo 90′ quelli in Economy sono tutti addormentati (drogati con ansiolitici), mentre quelli in Business, molto tesi, intuiscono che sta succedendo qualcosa, ma l’equipaggio ha l’ordine di tacere. In questa commedia irrealista e metaforica, che è anche una commedia morale, succede di tutto. Almodóvar recupera il suo strambo umorismo degli ’80, aggiornandolo in vari modi con la Spagna del primo 2000. I personaggi non cambiano, rimangono uguali a loro stessi. Fotografia di José Luis Alcaine. Musica di Alberto Iglesias. Da non perdere i titoli di testa.

Gangster Squad

USA 2013

GENERE: Gang.  DURATA:113′  VISIONE CONSIGLIATA: G

CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 3

REGIA: Ruben Fleischer

ATTORI: Josh Brolin, Ryan Gosling, Sean Penn, Nick Nolte, Emma Stone, Giovanni Ribisi

 

Prodotto e distribuito da Warner Bros, il film era già pronto all’inizio del 2012, ma ne fu rimandata l’uscita al 2013 (tagliando una scena di violenza in una sala cinematografica in seguito alla strage avvenuta alla prima di Il cavaliere oscuro – Il ritorno). Mickey Cohen – personaggio realmente esistito –, nato a Brooklyn nel 1913 con il nome di Meyer Harris Cohen, di famiglia ebrea ortodossa di Kiev, pugile in combattimenti illegali, fa carriera nei primi anni ’30 con i mafiosi italiani, a Chicago con Al Capone, infine a Las Vegas. Sfuggito a diversi attentati, a Los Angeles con la violenza e la corruzione trasforma la città nella metropoli più mafiosa e redditizia degli USA. 6 agenti del Los Angeles Police Department, al comando del sergente O’Mara, valoroso reduce di guerra con moglie “di carattere” e incinta, sono indotti ad agire come criminali per ristabilire la legge. Il film è basato sull’omonimo libro di Paul Lieberman, giornalista del Los Angeles Times, e abilmente sceneggiato dall’ex detective Will Beal: uno dei più dinamici e divertenti gangster/polizieschi dei 2000.

Red Lights

USA-Sp. 2012

GENERE: Thrill.  DURATA:113′  VISIONE CONSIGLIATA: G

CRITICA: 2,5 PUBBLICO: 2

REGIA: Rodrigo Cortés

ATTORI: Robert De Niro, Toby Jones, Cillian Murphy, Sigourney Weaver, Elizabeth Olsen

 

Le luci rosse del titolo sono gli indizi più o meno evidenti che possono razionalmente spiegare i cosiddetti eventi soprannaturali. Margaret Matheson e il suo aiuto Tom Buckley sono investigatori di questi fenomeni. Il loro lavoro consiste nello smascherare coloro che fingono di possederli. Tra questi ultimi c’è Simon Silver che da anni campa sulle sue finzioni. Scritto dal regista spagnolo che già si era distinto con Buried – Sepolto (2010), il film si affida esplicitamente alla dicotomia illusione/realtà che è, in fondo, uno dei princìpi fondatori degli audiovisivi, cinema e televisione. A livello tecnico-narrativo, il film è ingegnoso quanto e forse più di Buried. Manca però di spessore sociologico e perde di credibilità se si tiene conto in quale misura sia diffusa tra la popolazione degli USA la ricerca, o la speranza, di un nuovo messia. Distribuisce 01.



				
				

Soffro di poteri paranormali


01 Apr

Issati a gemito e poderose membra nella dilaniata brace, a solfeggio di vigorie abissali ove l’alba, promiscua, piove ai docili profumi e odori neri

Indefinita è proprio la vaghezza, polmonare striscia aromatica e di romantiche guglie, assapora vette inarcate di ciglia mie tinte, e se n’estingue con disinvolti ghirigori ad aereo matto, flemma che luccica e, ammantata nell’armonioso drappeggio, grappolo d’uva a labbra mia color dissolvenza, con futile squittio s’affligge sinergica alle chiese morenti dal “cipiglio” oscurato in grotte ove s’attenta a incolumi innocenze, filastrocca ripugnante di rughe già assassinate di questa tenebra “mansueta”, omertà che scricchiola, bacia lembi sol lambiti e poi guasconi di risa e irto odore, nell’orrore che spegne le iridi e, ipnotico, così come si nutre d’essenza vanesia, n’opprime l’alcolico nostro gioire non più e già ocra di giallo svanire.

Udii singhiozzi e brama, straziato mio svenire e baci che tingono il pallore da sublimare, da soggiogare in pitture astrali o astratto Cuore.

Feroci assalti e scoppiati nitori, a bordo d’un roseo non esserci. Non più crepuscolo.

Potenza di fuoco, rispetto all’essere sé. In un Mondo mendace e bugiardo di vanaglorie e sospetti a uccidere.

Assedio. Porte cigolanti, scardinate, divelte da una furia che sposa la vendetta più raffinata, coltelli affilati, un occhio di vetro a febbre vorace, irreprimibile da tacere il mostro, soffocarlo in ogni mossa e tentazioni sue a “scolpire” altro nervo che s’infiammerà.
Un’arsa e magniloquente virtù ch’è mitragliatrice e cenacolo delle ingiustizie, “vinto” sangue al volteggiare come “ossidrica” morte, ché diluirà gli abomini per accenderli nei vagiti della lussuria, dell’incompresa anima ora eretta a santificarsi e mordere di famelico “feretro” reciso.

Scagliata dalla tomba a resurrezione e avido asfissiarli, casa nel bosco a stritolarli nella paura, nell’orlo luciferino del rapimento e del ri-morso.

Una vendetta paurosa, nel brivido tesissimo del grido agghiacciante, sparato in gola a ghigliottina del terrore e dell’arma non genuflessa al “pittarli” con baldoria goliardica nel rosso ammazzarli.

Tutti, tutti moriranno, nel taglio inferto, distruttore!

E la punizione sarà diletto e pari atrocità!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Red Lights (2012)
  2. Il lato positivo (2012)
  3. Hugo Cabret (2011)

Sono Simon Silver… linings playbook, un buffon’ “finto cieco” di rivelazione profetica


16 Nov

Spoiler: nel film, Red Lights, che solo la redazione di “FilmTv” ha stroncato, salvo l’ammanicato Porro Maurizio, il quale, in uno dei pochi momenti illuminanti della sua via ruminante, ha indovinato il meccanismo ingegnoso del film di Cortés. Sì, compro settimanalmente la mia affezionata rivista, ma non mi “vedo” nei giudizi. Per anni, noi lettori fummo ammorbati da Bocchi Pier Maria, che tenne in auge solo Michael Mann, trascurando sua moglie che miscelava nel manico di “scopa” con uno più “ameno”. A quanto pare di “canna” più a-r-mata. Prima, avemmo Martini Emanuela ché, se il film non era triste e “propenso” in zona tragica, non lo lodava. Solipsista della sua incurabile depressione, amò Clint Eastwood solo perché fraintese le sue “monoespressioni” per la sua vita senza jazzistica session d’uno duro duro d’erezioni. Quindi, Magrelli Enrico, di “panciotto” a incensare Cameron Diaz, tanto che ora “accavalla” con Marzullo Gigi, e “distilla” recensioni da bottiglie di vino nella cantinella del cantuccio del “cinema” caruccio. Mah…, il dubbio permane: chi assunse tali suini? Tornando al Porro, gli preferisco l’omonimo Vincenzo della mia periferia “scalognata” nella Bologna più “Pescarola”. Porro era un mio compagno delle medie, a tutte le insegnanti alzava il dito medio, poi gettava il suo “pennarello” sotto il banco per “oscur” scrutare il peletto della compagna, “ridendoselo” di gusto col suo compagnon’ di “merende”, tale Bronte, già bisonte a dodici anni. Dopo molte prese nell’ano, Bronte par che viva sui monti, nel “fanculismo” da “deluso” peloso alla Vasco Rossi. Porro & Bronte, due “cuoricini”, s’incontreranno come delle “star” al Roxy Bar, cantando con Ligabue la loro piccola “stellina” senza cielo. Si bruciarono, dunque se di tanto uccello favellarono, adesso di feci ancor “fannulleggiano”. Vite da “favola”. Porro però aveva una “marcia in più”, però. Sì, quella del teppista “Carmageddon”. Una volta offesero sua sorella perché è handicappata, e “lui” li “accoppò” di tamponamento. E anche di tampone, avendoli accoltellati previo senso di colpa da “infermiere” redento. Prima spaccò tutti i lor denti, quindi, dopo il “traumatologico”, li fasciò con delle garze… Eh già, come la sepoltura dei faraoni egizi…, li mummificò in modo tale che la polizia non potesse risalire (eh, il sale “bendato” sul volto putrefatto-“balsamo-che salma”) alle impronte del Carbonio 14. Altre volte invece, stanco di quei “preparativi” asfiassianti… e “infarinanti”, prima li polverizzò e poi li carbonizzò. Andando poi a gustare, col “carbonaro” Bronte, dei fumanti spaghetti alla carbonara presso l’osteria “Il mulino bruciato”, ove assieme ad altri “spellati vivi” intonavano la “canzoncina” canzonatoria dal ritornello sei diventato nero, nero, nero, come il carbon’!“. Sì, Maurizio è un po’ più intelligente dell’altro Porro(so), ed è lui a suonargliela. Maurizio, secondo la “legge” del Darwin, crede che a (r)esister a questo Mondo, sarà solo il più “forte”, infatti è un “patito” di Alberto Fortis: Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere oh Vincenzo io ti ammazzerò perche’ perche’ non sai decidere! Comunque, facciamo i seri, chissà… Nel film di Cortés, una super racchiona cosmica, con tre chili d’occhiali, intervista De Niro da giovane, “scimmiottato” da tal Sbaraglia Leonardo. Chi ha scelto costui? Non c’assumigghià pe’ nient’! Infatti, all’intervistatrice vien da ridere, sebbene Simon Silver non stia scherzando. Lei lo definisce un pagliaccio, e Leonardo fa una smorfia deniriana-beffarda alla Carlo Verdone del rosso “qualcosa come riso, come me vien’ da ridde’…“. Ieri Notte, al solito non presi sonno, provai col sonnifero ma ripiegai, dunque piluccai, nella Nutella, appuntamento immancabile del mio scaffale formato “sarcofago” con voglia di qualcosa di buono. In mancanza d’una bonazza, il barattolino. Mentre leccavo, cantai con Lucio Battisti, in memoria di mio cugino Ivan… mi ritorni in mente bello come sei, forse… non più. Ora, poche persone si chiamano Ivan e hanno discendenza italiana. Solo i figli dei bolognesi comunisti. Suo padre infatti, deceduto e pace all’anima sua, era un fervido sindacalista, anche se non faceva, in fin dei conti, un cazzo. Ce “lo” menava con Stalin, la Russia, e anche Dolph Lundgren del quarto Rocky… All’ultima cucchiaiata di Nutella, mi son chiesto questo questo: Ivan era come Cabrini, il classico bel ragazzo con le “palle”, perché s’è sposato con un cesso? E, su questa domanda senza risposta, dopo indigestione immediata da scorpacciata, son andato in bagno e ho fatto tremare tutto l’appartamento con delle “botte” pirotecniche da “protettore” del mio culo. Quindi, dopo aver evacuato, alle tre di Notte nette, ho telefonato a una certa Elena, una che voleva fossi nel suo letto a quell’ora “tarda”. Lei, tutta gentile ed eccitata all’idea del “non è mai troppo tardi per tirartelo e bagnarmela”, ha reiterato l’offerta, e io: – Volevo sincerarmi che sei la solita troia. Hai qualcosa in bocca mentre stai parlando con me?. Un cioccolatone…, vero, tutto intero? Lei: – Pezzo di merda! Io: – No, qui casca l’asina. Sono uno stronzo “integrale” eppur integro cara la mia “Te la do gratuitamente”. Sì, non sono Simon Silver ma la tua totoiana “clausola” Murphy ché, se “qualcosa” può andar male, una così, non da clausura se “lo” farà a “prescindere“.

Una “pescivendola”.

Ho detto tutto…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Red Lights (2012)
  2. L’orlo argenteo delle nuvole (2012)
  3. Totò, Peppino e la… malafemmina (1956)


Il Mondo è un posto triste?


13 Nov

No, lo è la gente che lo abita, la maggioranza perlomeno, carnale e materialista, che si livella su temperature d’adattamento stantio e dunque statici, e poi pretendono, a ignoranza elevata pregiudizievole della ragion “pura”, del proprio status non solo economico che io invece, con altrettanto menefreghismo, reputo solo un osceno orpello da bordelli in camuffa dietro abiti “intonsi”, difficilmente intaccabili perché barricati dietro il ricatto dell’abuso di potere, del “vantaggio” quindi “psicologicamente” acquisito (a mio avviso un “acquitrino” s-porco di pozzanghere spacciate per laghetti “cristallini” dal “dolce” mare scrosciante spesso applausi ruffiani quanto furfanti e di furbizie “dabben'” celate” quanto a me d’accapponar la pelle, quindi raggelanti d’autoreggenti “esigenti” d'”erezione”), della “pasta-asciuttezza” che si fa beffe della “sfiga”, dunque di “fighe” esonda in un oceano dal lascivo lasciar che tutto vada a monte e poi, se ti disperi o lecitamente ti ribelli, san solo piagnucolar da coccodrilli (vedi che la “sabbia mobile” torna, eh?…, l’anfibio, preso per “viscido”, sa sguazzare perché già sgozzato), domandandoti con ipocrisia agghiacciante (vedi quanto son teneri a “riscaldarti” e di minestra di lor piatto “appiattirti”…) a quanto ammonta il danno.
Ah, io vedo solo anni buttati via, i vostri, miei mostri.
Il mio ano non è tuo, che vuoi stronzo?
E so che vale più una particella del mio cazzo deriso piuttosto del vostro “culo” da me, com’è giusto e sacrosanto (buco…) che sia, reciso e ben co(i)nciso.

Ora, pigliate la mentecatta e spurgatela nel lavello.
Perché come dice il detto, chi più lavora più “posate” mangia.

E io, ostinato, preferisco il genio in me infuso che nessuno più confonderà da nano qual è, poiché innato e quindi per voi dannato.
Tale è il mio antologico delirio contro la vostra preistoria, tale è il mio pretendere che tutti obbediscan a rispettar tal mia giornaliera “idiozia”, tanto stupida che v’ho rimbambito.
Perché se il genio frainteso fu, lo scemo inchiappettato di pappine confabulerà non dandosi spiegazioni “razionali” del suo cervello che squadrò ma, a soqquadro, “ripiegò” sulle “rotelle”.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. A Christmas Carol (2009)
  2. Red Lights (2012)
    Truffatore, t’ho smacherato.
    So che questo dà fastidio, ma tu hai negato te stesso per sempre.
    Come il 90 per cento, che vive (in)dotta e imboccata e poi scopre che poteva godersi la vita senza cercare consensi da ricercatori che non trovaron se stessi.
  3. End of Watch – Tolleranza zero (2012)

Maurizio Porro, anche lui un estimatore di “Red Lights”


12 Nov

Leggiamolo:

 Mix parapsicologico con il sensitivo cieco

Derby tra la costanza della ragione e la paranormalità con la studiosa che, con assistente, combatte un noto sensitivo cieco e forse cialtrone. I medium intuiranno la sorpresa, ma il thriller funziona, un Figlio di Giuda (minore) con le paillettes dell’Al di là. La Weaver la prende sul serio e Cillian Murphy è bravo e si fa pestare come sempre nei bagni maschili. Nel mix parapsicologico di Rodrigo Cortés, dedito ad incubi ed eccessi, De Niro ad occhio spento fa la parodia di De Niro ad occhio acceso.
VOTO: 7

Maurizio Porro

Genius-Pop

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