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Il commissario Falò – Avventura strabiliante, lunatica e stramba per un istrionismo nonsense puro


04 Jun

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Che senso ha questa nuova peripezia di un uomo falotico, anzi, con la F maiuscola di femmina? No, di fenomeno? No, di feroce. Un uomo à la Callaghan, dalla tempra morale alla Clint Eastwood dei tempi dorati con fisico da olio di Ricino, no, da bronzo di Riace. Eh già, miei incapaci. Il Falò è un rapace e voi non avete cervelli, non solo quelli, propriamente da aquile. Mie quaglie! Nessuna quagliate, eh eh. Il Falò è come Sly de I falchi della notte. Cammina di gran falcata-“faloticate” e tu non la sfanghi, figlio di put… na dei più bastardi. Il commissario fa spesso il cretino e mangia un Cremino, miei bambini. Ma non fatelo arrabbiare, sennò presto sarete tutti da lui smascherati, acchiappati, per il collo afferrati e, nel c… lo, ficcati. Il Falò è un uomo dalla bellezza imbarazzante, intesa in senso più o meno lato b? Ah ah, no, al(a)to. Ha anche un buon alito ed è aitante. Autoironico in modo brillante e giammai arrogante. Vola altissimo grazie agli aerei Alitalia e sa che molti italiani compiono turismo sessuale dei più nefandi. Eh giù, no, eh già, furfanti, non fate gli strafottenti e i fetenti, altrimenti il commissario vi spaccherà i denti.

E questa è una filastrocca che, a prescindere… da tutto il resto, vale da sola il prezzo del biglietto.

Eh già, miei insetti in(f)etti.Clint Eastwood20220603_172904

Pensai di essere una donna dei film di Bergman, scoprii di essere Mark Wahlberg di Boogie Nights, che tragedia!


24 Oct

boogie nights

boogietravoltaAh ah, qui c’è poco da ridere. So che il titolo di questo mio scritto v’induce a sonore e profonde risate di simpatia.

È tutto atrocemente vero.

Dopo un paio di delusioni cocenti, oserei dire devastanti, la mia (non) adolescenza deambulò ectoplasmatica nelle notti insonni più cupe. Ove mi cibai di film, per l’appunto, notturni, cavalcando la mia depressione con nobiltà d’animo da principe delle tenebre assolutamente invincibile.

In confronto a me, Klaus Kinski del Nosferatu di Herzog era un novellino, un pivello. Un povero coglioncello.

Dirimpetto alla vastità immensa della mia solitudine agghiacciante, anche le protagoniste dei più angoscianti, malati film di Bergman sarebbero rimaste terrificate e al contempo incantate, trovandosi al cospetto del sottoscritto.

Un uomo che forse si auto-evirò psicologicamente e ogni minimo contatto fisico evitò. Con scrupolo e meticolosità, con soave leggerezza e inevitabile ipocondria protesasi allo sfinimento, provai invano di preservare questo mio stato psicofisico creaturale, custodendo gelosamente nella mia anima ancestrale la beltà celestiale della mia anagrafe senz’età, galleggiante nei pleniluni della mia immacolatezza lontana da ogni sguardo animale.

Al che confidai a una ragazza questa mia penosa condizione mentale.

Fui coraggioso nel riferirle per filo e per segno che, da tempo immemorabile, mi sigillai nel semi-mutismo quasi autistico.

Credetti che lei m’avrebbe apertamente umiliato. Ma, con mio sommo stupore, costei mi guardò intensamente negli occhi, osservò impavidamente con lucidissima chiarezza i bagliori apparentemente raggelati delle mie iridi nere e sepolcrali, poi accarezzò intensamente le mie labbra e mi sussurrò un delicato:

– Ecco, se è vero quello che mi dici, ovvero che tu non ami molto toccare le altre persone, se è vera la fulgida venustà del tuo viso onirico e, per fortuna mia, è vera poiché l’ho appena sfiorato tangibilmente con le mie mani tremolanti e già sudate, le possibilità sono due: o sei pazzo o non capisci un cazzo.

Vale a dire… tu sai che costa stai scatenando in me in questo momento? Tu sei sicuro di ciò che, tristemente, affermi? Cioè che sei una persona gravemente afflitta da insanabili dolori dell’anima?

Facciamo un esperimento.

 

Da allora, successe l’incredibile. Qualcosa di mastodontico, oserei dire immisurabile.

Sì, lei comprese che da parecchio non m’ero misurato nella realtà e me ne ero creato un’idea del tutto distorta.

Appena entrammo, diciamo, in contatto completamente intimo, misurò qualcosa che invece, tragicamente e al contempo stupendamente, non era affatto storto. Era straordinariamente ritto, (im)moralmente sanissimo.

Insomma, tutte le balle raccontate sul mio conto furono castrate in trenta centimetri netti.

Purtroppo è tutto enormemente reale.

 

di Stefano Falotico

Stefano Falotico, me stes(s)o, teso, in foto


06 Feb

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Facce da books


11 Jul

Su Facebook, la mia recensione di Mulholland Drive riscuote molte offese, e chiamo i marines per salvarmi dall’assedio. Telefono al Pentagono, ma risponde Bush nelle “veci” di Lynch…

Capitolo 1, se sei unico, devi per forza sviluppare l’unicità, anche la lunatica ambiguità, di baionette da baronetto un po’ qui e un po’ senza quaquaraqua

Recensire è difficile mestiere, specie se non ci s’attiene ai “normali” riassuntini scolastici. Tento, nel limite delle immani e disumane potenzialità, di andare oltre. Mi spingo sempre più delirante per vie impervie dell’esegesi sperimentale ma, lungo il cammino “orbitante”, perdo anche l’obolo non dell’universo spaziale ma delle retine oculari, leggi accecanti pugni in faccia a detonazione che frantuma le mie “iridescenze”.

Delle iridi o di quel che fu ieri chi mai può sapere chi fosti, forse Foscolo che diede valore ai posteri o nel posteriore d’ammaccatura al tuo “C’era una volta…” eppur da Proust sei finito fra gli stronzi di tutti i giorni?

Chissà. “Recapitandovi” in archivio qua, su “FilmTv.it”, ieri mattina la postai bella che “magna” e non di “pompa idraulica”, io che di vuoto gonfio e alzo le leve per boicottare i militari. Discretamente, il Frusciante la condivide ma presto i detrattori spuntano e, cataclismatici, mi “disgraziano” con poco grazioso “Grazie”. Un netto rifiuto da “cassonetto”.  Di rosicar perdo degli etti. Sì, la formula migliore per dimagrire… è venir attaccati e, dalla critica distruttiva, ricostruirsi anche cagando i ricostituenti.

Resisto, piango, disperato mi “strangolo” da “mouse” impazzito. Vaneggio, abbaio, urlo con furia, la vicina bussa alla porta ma ho già preso contatti con l’aldilà.

– Pronto? Lei è Dio?  Aiuto! Non sono un povero Cristo!

– Oh Signore, che succede? Gesù mio?

– Mi stanno sverginando. Solo la Madonna può miracolarmi da tali impurità. Intervenga Padre. Sia eterno. Li costerni.

– Figlio, devi cavartela da solo. Al momento, sto guardando un documentario sul Papa assieme a San Pietro.

– Ah sì? Che racconta il Pontefice?

– E chi lo sente? Serve per tener alta la nostra nomea. L’etere, ricorda figlio, non è sognar fra le nuvole ma dar alla gente dei “pezzenti” perché credano a me e a Pietro, che ora stiamo rispettivamente con Petra e un’altra “buona” figliuola nel Paradiso amar(e) loro di tanto “predicar” e poco “predicato” in donne “verbali”.

– Devo aspettare molto per anch’io meritarmele?

– Devi avere fede. E poi potrai toccar il Cielo con le dita.

– Padre, ma tu abiti al settimo piano del mio palazzo?

– No, quassù.

– A volte, mi viene il dubbio… al settimo piano del mio condominio, abita il Caggese. Lo vedo sempre in compagnia di puttane. Sicuro che non sei tu, Padre?

– No, figlio. Caggese con quante va al mese?

– Non ne tengo il conto. Più o meno, una quindicina.

– Ah, non pen(s)arci. In Paradiso, ogni “Giorno” è Notte. Migliaia di morte al secondo e, fra tante racchie, anche molte da “elevare”. Ti saluto, figlio. Altrimenti, poi avrò delle “arretrate”. Pretenderanno lo straordinario e sarò costretto a spedirle da Lucifero, il magnaccia. Ciao.

– Salutami mammata! Volevo dire la più “Vergine”.

La questione, però, non è stata risol(u)ta. Tutta salute!

Da ogni fronte, l’attacco è devastante. Tiro fuor le trincee per non uscire. Mi barrico e provo a smorzare il piagnisteo con una di cioccolata di barra. Poi, scaldo le orecchiette baresi e spruzzo sopra della panna.  Nulla… s’appian’, scoscio come la scotta Alessandra Appiano, “soffoco” di gola nell’amputato sfumar’ e penso di darmi, all’Alessandra e al Magno, alle novelle “rosette”. Di mente surriscaldata, il grido si fa manifesto e vorrei defenestrarmi, a mo’ di una briciola per gli uccelli… nel rov(inat)o. Meglio un Magnum.

Che calibro, che colibrì.

Dopo però le orecchiette pappate d’indigesto, un piatto di minestra per la “zuppa” coi funghi della foresta. Mangio delicatamente, ingoiando le verdure ma le merde son erbe cattive da estirpare. Si chiama maligna tricologia.

Addirittura, la mia recensione ha scatenato una guerriglia che, giunta sin al giaciglio della mia abitazione, armata è già pronta d’ariete. Allarmato, non ho l’allarme, cazzo.

Sfondano di sferratissimo ed entran di striscio… infatti uno ha la siringa per drogarmi. Si chiama anestesia “locale” per l’Uomo non da frivoli locali.

Sì, abito nel loculo alla Dylan Dog.

Il capo della “banda” aizza altro mio intirizzirmi:

– Non devi stupirti se poi la gente ti prende per il popò. Se sei in un pub(e) e compare una figona mentre stai sbevazzando coi tuoi amici e tu, anziché “sussurrarle” un “Ammazza!”, sollevi il calice d’un complimento così… “Oh, sublime frangente di luce, intrappolato in un infinito giuoco di specchi, levigati dallo scorrere di innumerevoli lacrime d’argento…” , ti pigliano per scemo e di sperma non (con)vieni al “conveniente” della “socialità” amichevole d’ammiccar in quanto “amiconi” sulla troiona.

Capisco che un brainstorming baroccheggiante possa essere una forma di catarsi ma, minchia, siamo oggettivi e non prendiamocela per il parere della gente se si decide di metterla su un blog pubblico.

Risposta del Falotico in corsivo poetico:

infatti sono l’ultimo arcano romantico alla De Niro di Heat. Corteggio le donne, quand’ammiran il planar delle trasparenze a mia eclissi lunatica e fluorescente, torbidi allunaggi mai di cinismo o senescenza come una primula di (piu)Maggio. Navigo fra tempeste oniriche. e nel neo criptico me ne sbatto se vengo “colto” in fallo. Oh, nerezza, salvami ermetica da Nerone coi suoi “bruciori”.

Ché dell’ano v’è certezza se della Bellucci Monica ne sei scontato gridar di lietezze, ma del poeta sia mai che può esser più grande di Dante e del ridondar! Ah ah.

E ricordati che le fragole non tutto l’anno son polpose come il mio esser languore e di amor pomposo.

Mi ammazzano.

E ora sto con Dio.

 

Capitolo 2, se il culo è “divino”, ti castigherà all’orgasmo da equino(zio) ma perirai per troppo “perizoma” ossessionato da quelle erogene zone

Trastullandomi, anche oggi di “rapina a mano armata” dell’erotismo “magniloquente” in miei orgasmi, eh sì son camaleontici e nelle “penombre”, fra tanti tonti “spicco” e pochi spacchi (rin)vengo…

Ad avvallo dei miei “cavalli”, son senza ambiziosi vessilli ma non assillatemi coi vostri postriboli. Ché appunto, di posteriori, ne ho oramai ben (d)onde e, a tal inguinali, son subliminale ad apparirti in viso nel tuo sbattermi a muso duro. Contro la parete? Sì, ma rispetta le parti… Sei Donna di cattivo part(it)o e spos(s)sarmi non m’avrai in te dissanguata. Preferisco placidamente disossarmi, “allegramente” inveire nello scorrazzare di mie corazze che tu, femmina a effeminarmi negli scherni, giochi a scherma come Vezzali Valentina. Meglio “quella” di Milo Manara. Ché è più mannara mentre la Vezzali è avvezza a vestir in tuta con la “maschera” e poi tutta a scosciar nel diguazzare sensuale su cosce del mio “accavallato” e piangente rimmel su rima “struccata”.

Oh Vezzali, sei la mia ebbrezza e “rigidezze” d’erezioni cotte “a puntino” su mio decadentismo da “spadaccino”. Tanti m’odiano e poche donne massaggio d’olio, ma Vezzali mia sei più brutta di come ti “penai” attillata senza trucchi. Oh, la mia sciabola scudisciò tanto quando tu d’anca eri a mio “moschettiere” una D’Artagnan, una Donna da gnam gnam. Oh, mia regina, donami delle regge come quelle principesse sul “pisello” del Sole a Versailles. Altrimenti, solo poesie verserò nell’impoverimento ma tanto arricchirmi sia interiormente che sbudellato di fegato e interiora.

Ognuno, in tal vita combattiva, è a mo(n)do suo diverso e inespugnabile. Asciugami e poi getta le “pugnette”. Tergi il mio sudore detergente ché, cristallino, sia ancor duellante in tua vagina di “botta” inflitta sul mio fendente.

Il mio nerbo vitale è come Totò, da molti “contemporanei” disprezzato e di filmografia recisa nella derisione. Han perso il gusto delle nobili buffonerie, e si son tutti adattati a questi tristi crocevia. La gente oramai vive di rebus e indovinelli per “vincere” da belli e le signore belano come pecorelle, illudendosi dive che aman farsi corteggiare da pagliacci e poi mendicare un posto a tavola rotonda…

Oh, Ginevra, accogli il Lancillotto di tal gi(n)ostra. Oh, sono un Artù velenoso e anche un po’ Cagliostro. Ché siam tumefatti da chi le regole civili ha ribaltato, tutti “inquadrati” e impostati. Di me, posso elargirti, speriamo che tu le “allargherai”, la mia timida compostezza e le mie “erette” destrezze.

Amami Ginevra, e la vita ti sarà davvero figa e scevra da questi zotici e pedestri.

Oh, guarda che (di)stacco da podista, ho anche un emporio a differenza di chi sta in Parlamento ed è un demente “imperatore”. Son giocattolaio “matto”, prendimi così… e non “lasciarlo” più. Imbrigliato nelle tue re(di)ni, cavalca con me la Notte.

Fondila e io “dentro” sprofonderò. Affonda pur un altro colpetto, mio cacciatore di lepre da volpone. Donna, mostrami quel che c’è in mezzo alla “gondola”. Senti come l’acqua struscia, come fibrilla e rompe gli argini delle mie “fibbie”. Sai, la mia fibra però più di tanto non “dura”. Adesso è durissimo, coglilo prima che mi “afflosci”.

Son Uomo e domani non lo so se sarai mia Donna. Dunque, dominami e smettila di giocar a Risiko, stai solo rosicando nell’entroterr(on)a. Conquista il mio territorio e si sbriciolerà come un torroncino. Piantandolo torreggiante in te supina e ancor torrida, umida e ignudissima.

Questa è la verità, fratelli della congrega. Stringetemi e voi Donne “stingetelo”. Vi cingo senza vostro marito, violento di cinghia(le). Ne godrete e tutto tutto sarà “irretito”. Ben “nascosto” di pene “losco” fra i “boschi”.

 

Capitolo 3, non ci son pazzi senza pinzimoni, vai cauta con le pinze e donami la tua capricciosa pi(a)zza, basta che non sia uno schiaffo in faccia

Voi ignoranti, “laureati” alla Bocconi e dunque creduloni che, dall’oratoria “bocca”, otterrete lingue nelle bocche, posso solo dire che dovete “aizzare”. Troppo azzimati, finirete zittiti. Altro che Professor Zichichi! Siete delle zingare come la Zanicchi!

Altro che Zanichelli! Indossa lo zaino, torna a scuola e non azzannare!

Troppo agghindati, marcirete zoppi.

Non fa rima, ma ti fa il culo.

  1. W. (2008)
  2. Wolverine – L’immortale (2013)
  3. Pain & Gain – Muscoli e denaro (2013)

Genius-Pop

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