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La svilente natura del giornalista fake e sensazionalistico: adesso Scorsese odia i cinecomic e De Niro è accusato di violenza sessuale, che falsità!


04 Oct

scorsese

 

Mentre fervono i preparativi per il Festival di Roma, mentre trepidantemente attendo la conferma dalla Festa del Cinema per ottenere l’accredito, da me sudato grazie alle mie sempre più frequenti, puntuali e competentissime collaborazioni giornalistiche, sul web impazzano i titoli a mo’ di specchietto per le allodole.

Vi “allego” qui il video del canale YouTube L’Impero del Cinema. Sintetico, molto conciso nella sua brevità estremamente esaustiva in merito all’argomento. Oserei dire scottante, di pura attualità più delle sempre superbe gambe della telegiornalista più bella d’Italia, ovvero Tiziana Panella.

Donna dalla voce forse un po’ sgraziata, donna arrogante, faziosa e sin troppo elegante da risultare a tratti disturbante, ma eroticamente inarrivabile, sensualmente super affascinante e piccante, una donna perturbante, assai conturbante per cui mi taglierei un braccio seduta stante pur di baciarla potentemente quando la luna vien celata dalle nubi addensatesi nel vostro cervello non tanto brillante che, da tempo oramai immemorabile, ha smarrito la beltà calorosa dei piaceri più autentici e gustosamente smaniosi, cremosi e avvolgenti. O, dietro le avvolgibili, ficcanti. Permeanti.

Quei piaceri d’una volta, genuini come le gambe sfrontatamente sincere di Tiziana. Dio mio…

Questa cattiva tendenza di scrivere il titolo sensazionalistico per avere più visualizzazioni, eh già, impera da parecchio tempo.

Io stesso vi cascai e, a volte, per esigenze redazionali fui indotto a scrivere il titolo “acchiappante”.

Per esempio, il 90% dei titoli di libero.it sono esagerati, distorsivi, semi-bufale tremende.

Del tipo:

Scandalosa Susanna Messaggio! A 55 anni esibisce a Formentera un fisico da pinup e i maschi non vanno in down!

Al che, ovviamene incuriosito, non v’è niente di male nel voler ammirare subito il fisico mozzafiato d’una bella donna, non è voyeurismo malsano, neppure perversione da guardone masturbatore o da volpone coglione, apri il link e vedi soltanto la bellissima Susanna, figa immensa, sì, indubbiamente sexy, ma assieme ai figli e al marito mentre allegramente tutti assieme, in riva al mare, con paletta e secchiello son intenti ad allestire con scrupolo maniacale un castello di sabbia rigido e perfettamente allineato ai canoni geometrici della perfezione edile più esteticamente rinascimentale.

Sì, i mariti e i figli sono impegnati ad allestire il castello. Io, con la sabbia, dopo averla svestita anche dei due pezzi, sarei con lei follemente umido di calore bruciante come i raggi del sole alto a mezzogiorno su una spiaggia illuminata dal cocente ardore del mio maschio oramai senza più alcun pudore.

Ecco, questa società è un castello di sabbia. Sta crollando. Alla prima folata d’un leggero venticello, andrà a pezzi.

Già adesso, infatti, la gente sta impazzendo. Nuovi Joker spopolano per le strade e se la tirano pure da altolocati latin lover, credendosi Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio oppure Richard Gere dei tempi d’oro. Stanno freschi, anzi, li vedremo presto al fresco. Anche se, lo so, rimarranno impuniti e dietro le frasche combineranno irredenti altre porcate ardenti o “al dente”.

Prendiamo quello lì, sì, quel burino che fa tanto lo stronzino a briglia sciolta. Non paga le tasse, non sa chi sia Torquato Tasso ed è un tappo, non partecipa alle riunioni di condominio, non versa un solo Euro per la bolletta del gas ma, ogni sera, chiama la macchina blu per farsi portare a spasso per le zone più infime e losche di Bologna ove, con estrema probabilità, gestisce un sordido traffico di donne di malaffare. Donne bollite da cui riceve mensilmente il rendiconto delle loro “bollette”. Ah ah.

Eppure lui spavaldamente cammina con aria da ganzo, è un fraudolento, non fa un cazzo ma gode di brutto come un matto, fischiettando pure un motivetto musicale allegro-andante.

Non avrai altro dio all’infuori di me…

Ecco che diventa, per Rolling Stone Italia, così.

 

 

Insomma, ragazzi o pazzi, sceme o idioti, non date più retta ai bulli e a Bull Harley.

Vi diranno faccia di porco per demoralizzarvi, intristirvi, immalinconirvi e in viso scoreggiarvi.

Perché, in cuor loro, hanno paura di perdere.

Infatti hanno perso e hanno rimediato una figura di merda/e.

Morale, forse immorale, ma comunque fa davvero male.

È un mondo di animali assai amorali, ognuno fa quel che cazzo che gli pare.

Non fatevi dunque più fregare e sfregiare.

Incominciate a dare meno e più a darne.

Siete senza danari?

Ma sì, che vi frega?

Non è da un dio De Niro, no, dal dio denaro o da Murray Franklin che possiamo farci prendere per il culo.

Molte persone sono ciniche e sentimentalmente avare.

Vogliono che tu vada solo ad arare. Che ti spacchi il culo a lavorare.

Sennò, ti mandano a cagare.

Ebbene, da me, pusillanimi e cretini ottusi, avrete d’ora in poi non braccia rubate all’agricoltura ma un po’ di cultura e un braccino spezzato se nuovamente arderete ad ardermi nell’animo.

In fede,

Falco?

No, il Falò.

 

P.S.: se non ti sta bene, chiama la neuro. Non per me, però.

di Stefano Faloticofalotico giornalista 2 falotico giornalista

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Con le donne funziona così, sì, come quel bravo ragazzo di Ray Liotta con Lorraine


17 May

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Eh già, funziona sempre così. Henry Hill/Liotta, a inizio di Goodfellas, subito dopo i titoli di testa, dice: che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster.

Un incipit fenomenale che da solo varrebbe già il prezzo del biglietto. Per non parlare di tutto il resto. Ma che te lo dico a fare? Sì, Donnie Brasco ha copiato da Quei bravi ragazzi. Film, quest’ultimo, epocale.

Le scene cult qui si sprecano.

E a circa mezz’ora dall’inizio, il signor Scorsese in pochi minuti ci fa capire che l’amore non è bello se non è litigarello. Ah, Ray è un bullo ma è certamente un bell’uomo.

E Lorraine Bracco, sì, inizialmente appunto non lo sopporta. Lui fa il bambinone perché è un timidone ma entrambi, a dirla tutta, sono dei bei marpioni.

Ray è un volpone e Lorraine uno sticchione. Come dicono i “mafiosi”.

Un bel pezzo di passerona, niente da dire. E anche lui però non scherza. Col ciuffo da bananone, un po’ bambagione ma non certo un ricchione.

Ecco, va proprio come vedete in questo film. Non date retta alla De Filippi, i ragazzi e le ragazze di Uomini e donne vengono pagati per far finta di essere innamorati. E fra loro non vengono per niente.

Una vera e propria sceneggiata napoletana.

Mica come a Little Italy. Ove la gente si faceva le corna, gli amici si scornavano e i bastardi, cioè i pentiti, tradivano e di te si scordavano.

Gente di “buon” cuore gli italoamericani. Sempre a mangiare spaghetti e a preparare polpette.

E Ray aveva fascino, cazzo. Altro che Corona Fabrizio. Lei va su tutte le furie, scende a gran velocità nel suo quartiere basso e l’insulta, strillandogli in faccia che non se la merita.

Infatti, poi se lo marita. Ah ah. Sì, io sono esperto di queste crisi di gelosia.

Una volta, arrivai con un’ora di ritardo al ristorante cinese ove io e lei avevamo prenotato. Al mio arrivo, trovai solo il cameriere che mi disse:

– Mi spiace. Era stufa di aspettare.

– E ora dov’è andata?

– Non lo so. So solo che l’ho vista uscire con un altro.

– Che cosa? E con chi?

– Non lo so. È la prima volta che l’ho visto nel mio locale.

– Porca puttana! Senti, dammi qualche indicazione, forniscimi qualche generalità. È alto, come porta i capelli?

– Guarda che sono soltanto un cameriere, mica un profiler.

– Senti, garçon, non fare il coglion’. Quanto vuoi?

– No, io non voglio nessuna mancia. Non siamo ne Le iene. E comunque garcon significa ragazzo, non fare il Tim Roth di Pulp Fiction.

– Senti, tu sai benissimo dove sono andati.

– Certo che lo so.

– E dove sono andati?

– Sono andati a scopare, ecco dove sono andati.

– A scopare? Senti, scopa a terra prima che te le suoni. Non mi prendere per il culo. Lei non è la tipa d’andare col primo che capita.

– Invece lo è eccome. È venuta pure con me.

– Che cosa?

– Sì, me la son fottuta. Adesso, vedi di fotterti.

 

Scattò la rissa.

A parte gli scherzi, se non volete andare a puttane, l’amore è gioia ma anche dolore.

Un continuo tira e molla.

Ad esempio, lei mi chiese che facevo nella vita:

– Scrivo libri.

– E riesci a camparci?

– No, ma se vuoi ti recito una mia poesia d’amore. Dopo mi passi 30 Euro su PayPal?

– Ma che modi sono? Comunque, ok. Grazie. Ne sono lusingata. Poi ti mando i soldini. Forza, sparala.

– Ecco, la poesia è questa. Aspetta solo un secondo. Non mi sovviene. Lasciamici pensare.

– Dai su, mi sto squagliando.

– Ecco, la poesia è: sei bella e buona come una ciambella, sei arrapante come l’uomo più ficcante, fra poco faremo l’amore in maniera tonante.

Ti piace? È una bella poesia, non credi?

 

Partì lo schiaffo in faccia e un calcio nelle palle abbastanza spappolante.

Dopo essere stato tre settimane al traumatologico, lei venne a trovarmi con far incazzoso ma dolcemente ammaliante.

Di solito sono gli uomini che regalano le rose alle donne.

Lei infatti mi regalò un crisantemo.

Dicendomi:

– Ti chiedo scusa. Quando ti dimetteranno, comunque questo è il mio numero di cellulare. Chiamami.

– Perfetto. Appena mi tolgono le fasciature, posso mettertelo, quindi?

– Allora sei proprio una merda. Beccati questa!

 

Le tre settimane preventivate dal medico, ecco, divennero tre mesi.

Lei, nel frattempo, andò pure con l’infermiere.

Presto io e lei ci sposeremo.

Non so se però ancora se scoperemo.

Una volta sposati, infatti, sono altri cazzi…

 

di Stefano Falotico


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Funziona così #queibraviragazzi #goodfellas #rayliotta #corteggiare #corteggiamento #lorrainebracco

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Consigli per giovani scrittori intraprendenti e cinematografari di grandi speranze che non vogliono finire come il Pennywise Tim Curry


12 May

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Ebbene, partiamo dalla scrittura. Da cui si spesso si origina un film. Poiché un film, ovviamente, necessita pressoché sempre di una sceneggiatura di partenza.

Charles Bukowski, ad esempio, come sappiamo, è stato uno scrittore involontariamente innovativo. Cioè, la sua prosa cinica, irruenta, goliardica, perfino burlesca e dissacrante, incentrata sul quotidiano e sulle sue alterne sfortune, sui suoi disagi esistenziali di ogni giorno, ha avuto enorme successo e mietuto fan, generando proseliti d’imitatori a iosa, a dismisura.

Perché la gente comune, nelle sue autobiografie bizzarre e spassose, tragicomiche e irriverenti, in un modo o nell’altro si riconosceva e si riconosce tuttora. Basti pensare alle citazioni, tratte dalle sue piccole o grandi opere che impazzano, incorniciate, su Facebook sugli sfondi colorati.

Pillole folli di saggezza distillate con acume e gusto del sano sberleffo alla vita porca e miserabile.

Dunque, anche se non sei un barbone ma un commendatore di un’azienda con diecimila dipendenti, che ne so, sulla tazza del cesso leggi Bukowski e defechi con più scioltezza. Liberandoti di tutte le scorie, evacuando lo stress nell’immedesimarti, quasi corporeo, negli sfoghi di Charles. Stronzeggiando con più aplomb, diciamo.

Ma Bukowski, così come molti scrittori anche odierni, sì, scriveva i suoi testi con la macchina da scrivere.

Ma, va detto, che non era un correttore di bozze. Lui inviava i suoi manoscritti nella forma migliore possibile ma non credo che conoscesse le tecniche dell’editing.

A impaginare, allineare i suoi testi, a ripulirli dagli eventuali refusi ci pensavano i redattori della sua casa editrice.

Detto ciò, a tal proposito, un mio amico mi ha inviato un suo testo. Affinché, prima della pubblicazione, possa esprimergli un mio giudizio e aiutarlo già a correggere alcuni errori.

Nel suo testo, ho subito ravvisato tre sviste piuttosto comuni.

Ovvero, se si scrive un testo in Times New Roman, poi lo si seleziona tutto e lo si conforma al carattere che va oggigiorno per la maggiore nei testi pubblicati, vale a dire il Garamond, tutti gli apostrofi rimangono comunque in Times New Roman.

Un altro errore diffuso è scrivere i puntini di sospensione così: …

Mentre vanno compressi.

È facilissimo, digitate i tre puntini, poi premete Invio.

Poi, quasi nessuno usa le virgolette giornalistiche per aprire un dialogo, bensì inserisce il semplice trattino.

Inoltre, pochi scrittori alle prime armi giustificano il testo. Nei siti in WordPress, come questo, ci sta, anche perché alcuni sono sprovvisti della giustificazione. In un libro, è buona regola giustificare.

A meno che non si voglia fare gli alternativi.

Quindi, passiamo al Cinema.

Tutti vogliono girare il loro primo film come David Lynch.

Sì, vi siete impazziti davvero?

Bisogna partire dal molto piccolo, come diceva Victor Wong in Grosso guaio a Chinatown, per arrivare alla magia immensa.

Che cosa vi siete messi in testa? In linea teorica, potreste pure essere più bravi di Lynch, anche se fortemente ne dubito, ma dovete inizialmente partire coi cortometraggi, con storie semplici.

E vedrete che commetterete già molti sbagli. Soltanto sbagliando s’impara e si diventa grandi.

Dunque, vedete di non fare gli esaltati. Sennò, per voi, prevedo bocciature, inculate, batoste e figure di merda a volontà, malgrado il vostro lodevole impegno. Vi dovete, detta volgarmente, prosaica e poco sobria, farvi il culo! Per la madonna impestata, fradicia!

Tutti dicono che sono i nuovi Christopher Nolan. A parte il fatto che a me Chris fa alquanto cagare…

Sì, e Interstellar con quali soldi me lo girate? Chi ve li dà duecento milioni di dollari?

A stento arriviamo a fine mese. E mi sa che, se continuerà così, mangeremo pasta e piselli (o erano fagioli?) come ne I soliti ignoti.

Molte donne, invece, per non avere il piatto, come si suol dire, che piange, divorano solo i piselli. Ma si sa…

Vedete perciò di moderarvi, di abbassare quelle creste da galli e siate, per piacere, modesti.

Sento pure dire che, se aveste i soldi che la Warner Bros dà a Nolan, filmereste anche voi un capolavoro, semmai pure migliore.

Forza, l’asilo nido vi sta aspettando. Stasera, c’è la recita parrocchiale intitolata Luisa vuole bene a Luigi. Con una fotocamera comprata all’Expert, sì, potrete filmare discretamente i vostri figli per le memorie Total Recall di tutta una vita in famiglia. I figli so’ pezz’ e cor’. Anche se tu, donna fedifraga, fai le corna a tuo marito mentre lui è al bar che mangia i cornetti. Da cui forse il film Strade perdute.

Infine, finisco appunto con questa: molti sedicenti cineasti falliti adesso si sono dati al porno. Sì, da falliti che sono, ora son fallici e basta.

Sì, raccattano qualche baldracca da qualche parte e, sempre col cellulare, filmano i loro accoppiamenti con tal bagascia con la cellulite. Poi, vendono il materiale “pregiatissimo” agli allupati del loro rione. Per tirare… a campare. Sì, più che strada per l’Oscar e il Nobel, sono ambizioni andate a puttane.

 

In fede,

Johnny Depp di Neverland.

Uno che scrive una storia, il suo editore comincia a leggere le prime righe e, imbarazzato, pensa che sia una bazzecola. Poi finisce il libro e rimane incantato. Non sempre ma spesso sì. Sì, funziona. A me funziona, a te no. Ecco, ultimo consiglio prima di fumarmi un’altra sigaretta. Voi vi credete uomini adulti e arrivati, invece mi sembrate sempre più Tim Curry di It. Sì, dei mezzi pedofili pervertiti che spaventano i giovani e danno loro l’appellativo di bimbi-minchia. Che pagliacci!

Perché oramai non credete più a nulla. Vi siete parati quello con un lavoretto, è domenica, con chi gioca il Milan? E guarda quant’è bona quella sugli spalti. Ammazza, che super patonzolona.

 

E ho detto tutto. Siete da fognature, diciamocela.

di Stefano Falotico

 

Attimi di “fastidiosa” vanità, momenti in cui l’innovazione stilistica e ideologica crea “scompensi” presso gli ottusi, e un Joe Pesci che ritorna come il mio ardore


21 Sep
MY COUSIN VINNY, Mitchell Whitfield (far left), Ralph Macchio (second from left), Joe Pesci (third from left), Marisa Tomei (far right), 1992. ©20th Century Fox

MY COUSIN VINNY, Mitchell Whitfield (far left), Ralph Macchio (second from left), Joe Pesci (third from left), Marisa Tomei (far right), 1992. ©20th Century Fox

Oggi è giornata fausta, sì, mi son svegliato baldanzoso. Non sempre mi capita. Anzi, spesso e “malvolentieri” mi alzo con la cosiddetta Luna di traverso, dopo che la sera prima ho trangugiato le apatie altrui, della solita gente che si fa bella agli occhi degli altri dietro l’arroganza di sorrisi faceti e falsi e poi ti snobba al primo colpo di vento. “Riducendoti” a un sonno in cui il disgusto che “ne” provi è parimenti movimentato al tuo mal di stomaco. Ah, nausea sociale, allev(i)ami in un mar di giusto e aristocratico, autarchico menefreghismo. Cosa deve importarmene di tali boriosi screanzati che annegano nelle ovvietà più “scostumate?”. Portami ove possa nitrir come un cavallo selvaggio fra chete transumanze della mia creatività libera da castranti schemi di tal ciarliero mormorio indigesto. Ah ah. Questi poveretti patiscono la nullità che rappresentano e vanno dunque compatiti, perché lungi da me esser loro indifferente.

Così, di tutto orgoglio, scorsi tutti i libri che ho pubblicato sino a oggi. E ne vado lietamente fiero, anche se ammetto che le vendite non sono “esagerate”, anzi, lo scarso successo m’induce, nei momenti di bassa autostima e pessimismo letale alla mia dignità, a demoralizzarmi. Ma lo spirito battagliero che da sempre m’ha contraddistinto, distintissimo e d’istinto, eh eh, nella mia vi(t)a “peccatrice” e al di sopra delle finte moralità comuni, m’ha portato a “naufragar” in un’altra ottusità!

M’imbattei, ah quanto dovetti battermi per non esser abbattuto, in una che sostiene che dovrei addirittura “vergognarmi” perché mi auto-pubblico. Ella disdegna infatti gli spiriti creativi come me, oramai disancoratisi dalle case editrici “serie” che invero pubblicano solo raccomandati e figli di tal dei tali, e mi consiglia di lasciar stare. Che dovrei, sempre secondo il suo parere “rispettabile”, abbandonare le velleità da scrittore, abbassar le ambizioni e attenermi a quella che invece, senza aver letto nulla di mio, considera folle eccentricità persino ridicola. Insomma, mi deride platealmente, col “consenso” delle sue vecchie certezze e mi sputa in faccia. Da anni insospettabili, di tutto petto, quando le mie armonie esistenziali non vengono (cor)rotte dalla barbarie del pensiero comune, tradizionalista, infidamente conservatore e maligno riguardo alle novità, mi batto invece affinché le innovazioni, come le mie, letterarie e non solo, possan trovar spazio fra mentalità fredde, barricate nel pregiudizio e figlie della falsa “cultura” meno democratica e aperta appunto al nuovo. Forse tal mia intraprendenza cadrà nel vuoto, ma “rinvengo” Joe Pesci sul set di The Irishman, e la giornata si fa di nuovo più bella. Un capolavoro.

di Stefano Falotico

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I piccoli piaceri quotidiani di essere-non essere un King, speriamo non Bacon


01 Aug

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Mentre ho trovato uno streaming come si deve di The Wizard of Lies, che mi sparerò stasera sottotitolato di traduzione esemplare, e mentre ammiro la bellezza incontrastata di McConaughey alla Premiere de La Torre Nera, su Facebook ricevo apprezzamenti disinteressati del mio modo di scrivere, e questo allieta la mia giornata e mi fornisce grinte che credevo essersi inabissate nel marasma dei miei casini…

diletto o professione che sia, scrivi fuori da schemi convenzionali, adoro le tue oscure incertezze, i giochi di parole che rimandano ad universi multipli ad incastro, che a mio modesto parere vincono sempre sulle certezze patinate di presunti grandi. Non fermarti mai.

 

Insomma, essere Stephen King è compito arduo se non impossibile, emularlo nuoce alla salute perché ci si sopravvaluta, ma continuare a scrivere è esplorare le zone nostre buie alla ricerca della luce.

Amici, non facciamoci schiacciare dalle salse di troppe “patatine”. Viviamo di carne metafisica, e prendiamo la vita a morsi. Non demordete.

Sì, ci sta.

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di Stefano Falotico

L’invidia, creatrice di malessere, anche (a)sociale


26 Jun

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La classica citazione condivisa…

L’invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano e, in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù. 


Attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato
.

( – Scrittore spagnolo – Da “Il gioco dell’angelo”)

 

In verità, pur condividendo appieno le frasi di Carlos, non ho bisogno di Zafon per comprovare tali verità anche perché, avendo superato certe “banalità”, mi do a letture più “nervose” e forse veritiere come Corruzione di Don Winslow.

Diciamo che, in virtù di molte mie superiorità, che mi crediate o meno, non conosco la parola invidia. In passato, gente miserabile, per sporchi giochi meschini, mi affibbiò patenti di malato di mente e, costringendomi poi a reazioni per tale lor assurdo, crudele atteggiamento, volle giustificare l’assunto, quasi arrivando a “certificare” che in effetti ne fossi “patito”.

Etichette alquanto disturbanti che, col tempo, sempre più progredendo, si stanno ritorcendo contro chi le aveva “studiate” e architettate, a ragion veduta della sua pochezza d’animo e del suo “cuore” assai pusillanime, ingeneroso, questo sì da prendere poco seriamente ed essere eccome se adducibile di disturbi psichici. Persone di rara bassezza, sulle quali è meglio non stare a sindacare, usano ogni “arma” e parola detta per altre accuse e capi di “imputazione”.

Nella vita, amici della congrega, se non starete a regole “basiche” di un viver appunto mediocre e ipocritamente “tranquillo”, se direte la vostra con estrema ingenuità e dunque purezza, sarete bistrattati, emarginati e coperti dei peggiori appellativi. Perché stili di vita “autoctoni”, indipendenti dalla macchina (a)sociale castratrice e capziosa, non vengono ben sopportati e sono oggetto di feroci critiche, in questo angosciante gioco al massacro ove tutti vogliono “trionfare” alla ricerca di un’effimera, mentitrice felicità a base di successi, sesso facile, disprezzo del prossimo, piccinerie arriviste per far carriera e, come dico io, cerniera.

Mi conservo la mia “piccola” cernita di persone che mi apprezzano e rispettano il mio Falotico senza chiedergli nulla in cambio, se non sinceri sorrisi e affetto disinteressato. In questo mio esser attaccabile, ricattabile, vilipendibile, ricevetti anche quest’offesa: essendo io lo scrittore di molti cavalieri, qualcuno “proferì” tal stronzata, cioè che anziché scrivere quello di San Pietroburgo dovrei allestire Il cavaliere di Roma Nord, offesa in cui è “implicitamente”, palesemente esplicitata l’allusione al fatto che sarei un “poveretto”, un accattone e ancor peggio un puttanone. Parole assai mendaci, figlie del fallimento mentale di certa gente, che continua, non si sa come, a strisciare nell’invidia.

D’invidia ne soffre, cioè ne è “sofferto”, anche il mitico Frusciante. Molta gente lo attacca, adesso che Federico espone con rara lucidità la sua passione per il Cinema. Gente che gli dice che, se è così bravo a capirne…, dovrebbe avere il coraggio di farlo, il Cinema, non solo di disquisirne. Ma Frusciante, come me, lascia che tali insulti via fruscino.

Insomma, tutto sommato, cari somari, quelle son squallide vitarelle.

 

di Stefano Falotico01374809

 

Paffuto o puffo, meglio dei prof.


20 Feb

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Stefano Falotico, me stes(s)o, teso, in foto


06 Feb

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Genius-Pop

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