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In tempi di COVID-19 angosciante, vogliamo vedere CRY MACHO di Clint Eastwood e ascoltare, su Audible, BOLOGNA INSANGUINATA, poliziesco e thriller di grande suspense


15 Feb

eastwood million dollar babySì, ho una venerazione particolare per Clint Eastwood. Tant’è che, alle volte, dinanzi alla sua forza non solo cinematografica, temo di essere gay e di essermi compenetrato nella sua Settima Arte in modo così amoroso da venir… ammalato di malattia venerea.

C’è un film che, a prescindere dal disagio devastante indotto dalla situazione pandemica attuale, alquanto angosciante, aspetto con trepidazione immane, sì, con incommensurabile ansia. Ovvero Cry Macho, firmato da colui che, per antonomasia, incarna la mia moral guidance, ribadisco, par excellence. Vale a dire ovviamente l’immenso Eastwood, Clint Eastwood. Per dirla à la Michael J. Fox del terzo capitolo della saga, se preferite chiamarlo/a franchise, di Ritorno al futuro.

Be’, Back to the Future di Bobby Zemeckis è uno dei film della mia vita. No, non posseggo la macchina del tempo e, al massimo, al posto della DeLorean super-accessoriata con tanto di flusso canalizzatore inventato da Doc Christopher Lloyd, debbo ammettere che in passato assomigliai al Lloyd di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, non fui funestato dal Covid, detto altresì Coronavirus, bensì dal d.o.c. di purissima origine controllata e certificata. Sì, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, essendo stato considerato anaffettivo, affettato e artefatto, no, affetto da un innocuo disturbo ossessivo-compulsivo di matrice ritualistica e relative manie igieniche da mentale igiene… assolutamente inutile da vostro asilo nido.

Ecco, oggi ne sono ammalati tutti. Se entri in un bar, per esempio, e prima di bere un caffè non ti pulisci le mani col gel igienizzante, è capace che il gestore del locale chiami la polizia. Dunque, vieni preso per il culo e poi per il collo, quindi picchiato e imbracato con la camicia di forza, spedito a un TSO atto a sedare, con misure restrittive di quarantene a mo’ di governo Conte e Draghi, ogni tuo ministro Speranza. No, scusate, volevo dire, atto a inibire ogni tua “aggressività” figlia dell’essere stato estenuato, castigato, murato vivo dai vari lockdown veramente ammorbanti e castranti. Tristissimi e deprimenti. Basta con le reprimende. Sì, sono tremendo.

Stiamo perdendo le speranze, ci stanno chiudendo forse metaforicamente all’Ottonello di Bologna, celeberrimo nosocomio ove chi, esasperato da una vita stressante e strozzante ogni impulso per l’appunto istintivamente, sanamente vitalistico dei più umanamente inneggianti alla libertà non coartata né maltrattata in modo arbitrariamente coatto, accusa scompensi psicologici acuti dei più gravi e allarmanti. E, in quanto urlante come i coatti alla fontana di Trevi della capitale italiana, viene multato in modo salato. Anzi, mi correggo. Viene reso muto solo perché rivendicò che, senza un sostegno non farmacologico, bensì prettamente economico, detto anche indennizzo, non soltanto non potrà pagarsi il mutuo ma sarà pure presto sepolto vivo e suicidato.

Sì, davvero. Non se ne può più. Ci mancava Walter Ricciardi. Non bastarono le Brigate Rosse a fare del terrorismo? Adesso, questo medico dei muti che stiamo diventando noi, no, della mutua, propone violentemente e propugna brutalmente gli arresti domiciliari a briglia sciolta, sì, le catene, cioè la totale quarantena.

La gente, distrutta e sempre più disoccupata, nelle zone erogene spappolata, angariata e martoriata, dopo aver passato le pseudo-vacanze natalizie in cui festeggiò, per modo di dire, la nascita del Cristo, colui che passò un osceno martirio, a rivedere I ponti di Madison County e Gli spietati su Netflix Italia, nell’utopia che il romanticismo di Eastwood alleviasse ogni ferita non solo del cuore, si sente ora irrimediabilmente sfregiata, più che altro fregata e fottuta come Anna Levine Thomson dello stesso Unforgiven.

Al che le persone, arrugginite come William Munny, si persero nella nebbia dei loro fantasmi. Ma vogliono ugualmente combattere ostinatamente, saviamente più che altro, ogni malasanità e falso diritto poco egualitario. E, anziché fare irruzione nel saloon ove spadroneggia e detta legge il vile e laido, corrotto sceriffo impunito e poco pulito, Gene Hackman, ubicato nella spettrale Big Whiskey, in tale era del Proibizionismo emesso da privilegiati pavidi, a mo’ di Kevin Costner del western metropolitano Gli intoccabili, anela solamente a poter bere del sano whisky in un normale pub.  Che sarà mai un bicchierino? Basta con Lucia Azzolina. A cui canterei una bella canzoncina: rose, no, zone rosse per te, ho comprato stasera e il tuo cuore lo sa.

Ah ah.

Eppure i locali chiudono alle 18 e, solo per due ore, fanno da asporto. Asportando ogni chimera anche di chi non è un alcolista cronico o anonimo, bensì una semplice vecchietta non cocainomane ma umilmente amante solamente, più che altro solissima, del caffè da brava signora della notte… come Frances Fisher.

Ebbene, in un mondo e in un Belpaese ove la demenza impazza a Montecitorio, stanno esagerando, no, esigiamo tutti assieme appassionatamente, a suffragio universale imprescindibile e insindacabile, una ribellione popolare? No, vogliamo almeno andare, semmai anche in modo ameno altrimenti tutti vi meno, dal tabaccaio anche alle 23 se siamo sprovvisti d’un pacchetto di sigarette Chesterfield. Le sigarette del cowboy dei poveri, abitante anche nella Pianura Padana. Grande fruitore, peraltro, di piadine romagnole e dotato all’occorrenza non della 44 Magnum da Callaghan fra le gambe, bensì della celebre, sebbene non finissima, espressione sorbole!

Così anche i laureati alla Sorbona, pure le laureate più bone invero raccomandatissime dal professore universitario corruttore e “promoter” delle bonazzone di “bocca buona”, eh già, sono sul piede di guerra e decretano l’insurrezione. In questo mondo crocifisso, vi sarà una catartica resurrezione?

Ebbene, dopo questa mia lunga e “penosa” digressione, arriviamo al punto dell’ascensione. No, della questione. Sì, voglio l’eccitazione. Avverto, in giro, troppa preoccupazione.

In Parlamento si dibatte, in queste ore, in merito ai nuovi e orribili provvedimenti da perpetrare a danno dell’incolpevole e impotente popolazione ridotta a essere dissidente, no, vulnerabile e resiliente.

Mentre un uomo, un revenant, un tale Falotico che “non vale niente”, ecco che diventa John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male, trasformandosi nel mitico Sam Rockwell di Richard Jewell.

Egli è Steve, Steve Everett di Fino a prova contraria. Vuole vedervi sempre chiaro. Poiché, a mo’ di monco di Per qualche dollaro in più, non gli torna(va)no i conti…

Sì, finita l’era Conte, Il Falò deve far di conto. Spera anche che, con la sua lei, la quale abita in un’altra regione, possa presto consumare nuovamente vari coiti. Vediamo… uhm, tale Ricciardi deve essere molto ricco per fare lo stronzo e il figlio di put… none. Draghi è proprio un drago, come no, nell’aver rivoluzionato così tanto il governo da aver conservato non l’ordine sociale, bensì aver espresso la sua fiducia ai soliti noti di queste retrive, indelebili, cattive e impresentabili tradizioni.

Ci fu un uomo, un uomo smarritosi nella sua lunga notte da Mystic River, capace di recitare per 4h e 56 min. un audiolibro ove, alla pari di Eli Wallach de Il buono, il brutto, il cattivo, le spara grosse.

In tale Bologna insanguinata, tale “poveretto” accennò anche a Marco Dimitri. Capo dei Bambini di Satana, morto lo scorso e assai recente 13 Febbraio. Finalmente. Aveva rotto i cog… ni.

Poiché tale Falò adora La nona porta di Polanski.

Insomma, se credete al compianto (da chi?) Charles Manson, sareste capaci di massacri ignobili e di un esecrabile, immondo eccidio da Cielo Drive solo perché Rosemary’s Baby vi urtò non poco. Figli d’un demone Giuda!

Personalmente, adoro Walt Kowalski di Gran Torino, uno con le palle in mezzo a una società omertosa e collusa ai bullismi porci.

Ricordiamo inoltre a vossignoria vanagloriosa e lercia fino al midollo che, da qualche giorno, su Netflix essa può commuoversi, perlomeno una volta nella sua esistenza misera e sporca, dinanzi a Million Dollar Baby. Capolavoro assoluto! Non si discute. Chi lo discusse o lo discuterà, con me se la vedrà. Gli consiglio di vederlo oppure rivederlo, altrimenti sarà rivedibile.

Frankie non è mai più tornato. Non ha lasciato neanche un messaggio. Nessuno ha mai saputo che fine abbia fatto. Ho sperato che fosse venuto a cercare te. A chiederti per l’ennesima volta di perdonarlo… ma forse non c’era rimasto più niente nel suo cuore. Spero solo che abbia trovato un posto ove vivere in pace. Un posto in mezzo ai cedri e alle querce. Sperduto tra il nulla e l’addio. Ma forse è soltanto un’illusione. Ovunque si trovi adesso, ho pensato che fosse giusto farti sapere chi era veramente tuo padre.

Detto questo, spero di poter vedere Cry Macho al cinema come dio comanda e quanto prima.

Spero anche che Martin Scorsese si dia una mossa a girare Killers of the Flower Moon con Leo DiCaprio e Bob De Niro.

Sennò, mi gireranno.

Ricordate: un Falò incazzato è uno spettacolo che vale il prezzo del biglietto.

Comunque, non spargete la voce. La figlia di Eastwood, Alison, è gnocca.

Devo, infine ma non sfinito, dirvi la verità.

Pensai di essere debole e indifeso come uno dei McFly.

Purtroppo, sapete da dove viene il detto: non fare l’indiano? Da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In periodi da manicomio, ci vuole un tizio davvero forte. Capace di sollevare un macigno.

Ogni infermiera alla Louise Fletcher comincia a piangere. Non è colpa mia se io sono io e voi no.

Parola del Signore e non delle sceme signorine, signorotti e signorone di questo stivalone di porcelloni chiacchieroni.

Vado adesso a fumare un sigarone, poi mangerò un piatto di spaghetti western alla Sergio Leone, no, un po’ di maccheroni, miei bambagioni.

Salutatemi vostra madre. Lei gestisce il bordello. Lei è la matrona.

Chi è il padrone di questo cesso?

Un Falò nella notte, un ghost che ha, come dicono a Bologna, la cartola.

 

di Stefano Falotico

 

sean penn mystic river

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

polanski rosemary babycuculo nicholson indiano

 

stefano falotico

I novant’anni di Clint Eastwood, indubbiamente, senz’ombra di dubbio alcuno/a, il più grande regista vivente, peraltro di tutti i tempi


28 May

eastwood falotico ghiaccio

Clint+Eastwood+20th+Annual+AFI+Awards+Awards+06_BA8uDhJul

Ebbene, partiamo subito con una freddura in puro stile eastwoodiano. O forse alla Falotico.

Se siete fra coloro che adorano i francesismi, leccando un cioccolatino della Perugina oppure qualcos’altro, mie donne, famose succhiatrici di qualcosa di tosto in modo mieloso, forse anche caramelloso, diciamo che partirei subito in mood battutista à la Falò. Uomo amabile ma anche permaloso, spesso odioso. Onestamente, bravissimo in maniera mostruosa.

Ecco, la battuta storica e assai stoica, forse solamente stronza, è questa: il mio ex amico migliore credette e crede tuttora fermamente, in quanto forse malato di resipiscenza, cioè d’una sindrome per cui chi n’è affetto, eh sì, non rivede mai i propri errori “giudiziari” nei confronti del prossimo ma soprattutto di sé stesso, persona con tutta probabilità assai anaffettiva, certamente affettata e parecchio affrettata, ecco… il mio amico, forse (a)nemico, ritiene che io abbia sofferto, soffra e sempre incurabilmente soffrirò di questa patologia:

http://www.psychiatryonline.it/node/1197

Al che, appena alzo la voce e do in escandescenza, mi scrive privatamente di assumere la corretta terapia psicofarmacologica al fine che, attraverso qualche castrante neurolettico molto tranquillante, mi taccia e venga… (per niente, ah ah) inibito a livello prettamente, oserei dire coattamente, fisicamente e sessualmente contenitivo. Mah, lasciatemi borbottare…, diciamo che il mio amico è ripetitivo, prevedibile nei suoi consigli altamente offensivi la mia innata signorilità distinta e, d’istinto, come un cane arrabbiato che andrebbe invece immantinente fermato e, nei suoi slanci insultanti, prestamente raffrenato e raffreddato, mi grida addosso e sbraita peggio di un lupo affamato la sua invidia da persona gelosa a sangue del sottoscritto che, a livello propriamente contenutistico, al momento, non ha un cazzo da dire e da obiettare in merito alle mie incazzature da romantico neorealista parimenti lucido e obiettivo come uno dei Clint Eastwood maggiormente d’annata, ovvero Walt Kowalski di Gran Torino.

Ebbene, fra 72 ore, Fino a prova contraria, Eastwood compirà novanta primavere. Mentre, dal prossimo 21 Giugno, sarà estate. Così come avviene dalla nascita del calendario cristiano, non so se adottato anche dagli uomini celtici di Stonehenge. Oppure dagli stolti che non sanno che, anche negli anni bisestili, Clint Eastwood uscì con un film all’anno.

Bene, dopo questa squisita, oserei dire presa in quel posto, detto anche ano, soave e delicata, perfino deliziosa nei riguardi del mio hater, il quale in cuor suo è in verità mio spregevole amante, in culo mio sicuramente no, ah ah, in verità impersonante Cacciatore bianco, cuore nero della sua ossessione hustoniana nei miei riguardi, direi di celebrare il “Monco”.

Cioè me stesso? In quanto, dal mio hater, io vengo definito un uomo con solo due espressioni?!

Cioè, parafrasando Sergio Leone nei confronti del suo Eastwood attore, una col sigaro del mio psichiatra e una col Poncho del mio non sapermi vestire come si confà a un uomo del nuovo millennio?

Mah, al mio hater, appena prova ad offendermi, rispondo puntualmente:

Al cuoreRamòn, al cuore altrimenti non riuscirai a fermarmi!

Sì, se avessi dato retta alle maldicenze del mio pusillanime ex amico infame, sarei ora in una casa di cura e non potrei vantarmi di avere avuto certamente meno donne di Eastwood ma, comunque, almeno qualcuna:

https://www.whosdatedwho.com/dating/clint-eastwood

Ecco, secondo questo sito, Eastwood ha avuto trentatré donne. Io, prima di compiere gli anni di Cristo, stetti per non usare mai la mia Magnum da Ispettore Callaghan, cazzo, con nessuna…

Eh sì, il mio amico fu più geloso di Jeff Daniels di Debito di sangue.

Mah, secondo me se io e lui ci riconciliassimo, eh già, saremmo ancora più Scemo & più scemo (Dumb and Dumber).

La mia vita fu come quella di Dumbo, diciamo più che altro da The Elephant Man, la sua fu forse solo sofferente di elefantiasi. Cioè, senza una stampella, non gliela può fare da solo, manco adesso.

Monchissimo! Moscissimo!

Per caso, soffre di artrite, è arteriosclerotico oppure è ridotto a uno stato psicofisico di semi-coma neurovegetativo, peggiore di me stesso, il Falotico, dopo che mi fu effettuata una diagnosi psichiatrica che non starebbe in piedi neanche come Gian Maria Volonté/Indio, in Per qualche dollaro in più, dopo che il Colonnello Mortimer gli sparò con prontezza di riflessi e freddezza, per l’appunto, devastante?

Poiché, guardate, non sono affatto suonato malgrado, ve lo garantisco/a, non sia effettivamente idilliaco subire una sedazione per colpa di giochetti bullisti similmente associabili allo stupro commesso alla sorella di Thao…

– Che vorresti dire?

– Quello che ho detto…

È veramente orribile essere deprivati dei propri anni migliori, sfiancati nella propria virilità come il De Niro di Flawless che volle soltanto amoreggiare con Wanda De Jesus e invece gli diedero del cuore di cane, anzi di donna Graciella Rivers… Trovandosi, perciò, a battagliare per la propria dignità come Hilary Swank in Million Dollar Baby. No, non è Un mondo perfetto. E forse alcuni dolori nel basso ventre puoi curarli, semplicemente smettendo di assumere farmaci inutili, ma non puoi rialzarti se finisci come Eluana Englaro. E che fai? Chiami Al Pacino di You Don’t Know Jack o preferisci un’eutanasia dolcissima da Frankie Dunn? Esiste anche la terza possibilità. Non gettare la spugna, fottersene e indagare alle origini di ogni ipocrisia da Mezzanotte nel giardino del bene e del male. Se non gliela farete a smascherare figli di puttana bastardi quasi quanto Gene Hackman di Potere assoluto, no, non vendicatevi del vostro “porco” Little Bill Daggett. Parliamo della vita reale. Ad Anna Thomson/Delilah Fitzgerald rimarrà sempre l’indelebile cicatrice da sfregiata in modo poco pulito, (im)punito. Ma io non sono cieco come Pacino di Scent of a Woman. Al Pacino, esattamente colui che sconfisse Eastwood come Best Actor nell’anno di Unforgiven.  Sì, esistono eccome le protesi per un’anima mozzata o soltanto smorzata e demoralizzata, assolutamente non demolita. Non date retta alla retorica di Martin Brest. Mi pare inoltre che siamo tutti oramai cresciuti per farne una tragedia come in Richard Jewell. Comunque, che film capolavoro! Se qualche terrorista attenterà alla vostra vita come in Ore 15:17 – Attacco al treno, dimostrategli che la patente di senza palle gliela ficcate ove dico io. Sì, come Eastwood, sono The Mule. Mi assunsi e ancora assumo ogni responsabilità della mia trascorsa ingenuità. Fui talmente puro che fui scambiato addirittura per uno stronzo socialmente troppo duro, dunque da “internare” e intenerire con le assurde teorie eugenetiche della mentalità poco umana da scienziati dei miei coglioni dal DNA umano veramente merdoso. I cattivi, invece, dovrebbero essere assunti in drogheria come Sean Penn di Mystic River. Poiché, a mio avviso, non sono traumatizzati come Tim Robbins. Non sono neanche tanto svegli ma soltanto drogati. Se non v’è piaciuta la “sparata”, riguardate Il texano dagli occhi di ghiaccio e comprate il libro ficcatovi sopra.

Ah, per la cronaca, non quella nera, io sono uguale sempre più a Sam Rockwell.

 

di Stefano Falotico

Richard Jewell è un grande film, mi ha commosso: Clint Eastwood è un mito, il Falò invece riuscì a fare qualcosa di impossibile


19 Jan

In realtà, Kathy Bates vinse il suo Oscar nel 1991, Al Pacino nello stesso anno in cui gareggiò contro Eastwood. Ma Kathy Bates applaudì quando vinse Al.

Voglio veramente scusarmi con tutti se, in passato, in preda a forti turbolenze emotive, vi arrecai danno. Mi successe qualcosa che la scienza non è capace di spiegare. Dovevate comprendermi.
Al che, avvenne qualcosa di molto brutto alla mia vita.
Sono enormemente costernato che abbiate sofferto voi e che abbia sofferto anche io.
Il 2019, per me, fu un anno straordinario. Grazie ai miei saggi monografici e alle mie collaborazioni giornalistiche per Daruma View Cinema, sedetti nella stessa sala ove, al Festival di Venezia, furono presenti i maggiori critici del mondo.

Trascorsi una nottata insonne. Mi sentii come Rocky Balboa alla vigilia del match con Apollo Creed.
E chiamai alcuni amici al telefono. Mi rincuorarono. Mi dissero che, sì, mi sarei trovato nella stessa sala assieme a uno, che ne so, del New York Times. Roba da farsela nelle mutande, ragazzi, credetemi. Mi disse anche:

– Sono molto bravi ma anche tu lo sei, non scordarlo. Anzi, tu scrivi con il cuore. Loro invece scrivono, spesso, solo perché pagati molto più di te.

Un anno meraviglioso. A Venezia, vidi in anteprima mondiale Joker.
Alla fine della proiezione, tutti i maggiori critici si alzarono in piedi. Dunque, se lo ritenete un film infantile, del Cinema e della vita non avete capito un cazzo.

Nella notte di San Silvestro, fui a Monaco di Baviera. Altra emozione grandissima. Marienplatz era stracolma di gente.

Perdonatemi se ancora, qualche volta, assalito dalla rabbia, vi gridi in faccia.

Ma che movide che ci sono in certi locali, fratelli e sorelle. Ce la vogliamo dire? Ci sono delle ottime fighe. Secondo me, sì.

E mi spiace, però, qui deludervi. Sono ancora molto giovane.

Secondo alcuni studiosi, io sono un genio. Una persona che arrivò laddove neppure Freud si avvicinò. Poiché lui teorizzò, io confutai ogni sua regola e la abbattei totalmente.

Non voglio dare retta a stronzate e magnificazioni di me. Io, al massimo, fumo le sigarette, neppure il sigaro.

 

Ma, come dice David Carradine di Kill Billio sono io.

Balliamo la macarena?

 

di Stefano Falotico

sullyFilm Title: The Changelingfino a prova contrariarichard jewell

CLINT EASTWOOD, alla soglia di novant’anni, con RICHARD JEWELL, dimostra che il Monco è The Man with no Name, miei monchi e mongoli


23 Nov

Clint+Eastwood+AFI+FEST+2019+Presented+Audi+RX6S-VObpm-l

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale: quindi, non potete farmi causa. Sennò, oltre ai danni per calunnia, vi posso chiedere il risarcimento e anche tutte le annesse causali con estremo senno e senza nessun segno

Di pace? No, sui vostri volti. Morirei soltanto sfiorandovi. Schifato, creperei scannato.

Ora, chiariamoci, moscerini, moncherini e minchioni vari.

Se è vero che, come disse un mio amico tanti anni fa, io assomigli a Sam Rockwell, è altresì inconfutabile che in passato io sia stato Nic Cage de Il genio della truffa.

Ovvero, una persona affetta da manie igieniche e da rituali ossessivo-compulsivi, da me avuti a causa della mia profonda inquietudine esistenziale da Stress da vampiro.

Così com’è altrettanto effettivo che mia madre sia fisicamente simile a Kathy Bates.

Invece, tornando a me, tre anni fa ingrassai parecchio. Fu colpa degli psicofarmaci che m’obbligarono ad assumere solamente perché, possedendo un’anima troppo sincera, dissi tempo or sono che dei figli di puttana vollero attentare alla mia vita. Inscenando la mia pazzia solamente perché non era un lurido verme come loro. I quali, nascostisi dietro il paravento dell’università, desiderarono coglionarmi. Inventandosi la balla secondo cui ero malato di schizofrenia in quanto, invidiosi a morte della mia superiorità intellettuale, del mio savoirfaire da libertino abissale, forse anche del mio carisma da uomo che conosce la sua Magnum dentro i pantaloni, credettero assai male che mi sarei piegato ai loro ricatti osceni da malati di mente insanabili. Al che, san(t)amente mi sfuriai come Eastwood di Gran Torino. Gli psichiatri, non avendo molte prove in mano riguardo il ridicolo eppur tragico complotto che mi fu ordito, mi predisposero delle cure assai debilitanti ma soprattutto inutili. Addivenendo alla sbrigativa, burocratica, politicamente (s)corretta conclusione che, per l’appunto, mi fossi inventato tutto in quanto socialmente disagiato e delirante. Dopo tempo immemorabile, smentirono tutto, porgendomi le doverose scuse.

Una tragedia forse senza precedenti o probabilmente pari a quella narrata, a quanto pare splendidamente, visti gli applausi alla prima mondiale, da Eastwood nel suo nuovo film, vale a dire Richard Jewell.

Sì, una bella manica di mezze calzette… Ma, per mia fortuna, da tale equivoco giudiziario dalle proporzioni disumane assai angoscianti e realisticamente devastanti, ne uscii totalmente pulito e ancora brillantemente osannato. Malgrado, come dettovi, fui ingiustamente sottoposto all’igiene mentale più deprimente.

Ora, alla mia veneranda età non ancora da vegliardo, bensì da giovane gagliardo, posso presentarmi alla platea del mondo con tantissimi libri pubblicati, con saggi monografici, con ribaldi, fulgidi e lindi saggi monografici dedicati a Martin Scorsese, Nicolas Cage stesso, John Carpenter, con un mio delicato, delizioso omaggio a Eastwood in persona, la mia saga del Cavaliere con una copertina in cui Clint, in carne e ossa, forse solo graficamente stilizzato e ringiovanito, cammina lungo le vie buie del mondo ove tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

Nella notte di San Silvestro, sarò a Monaco di Baviera assieme a un mio amico vero. Non so se mangerò lo zampone ma ho smesso di essere preso per coglione soltanto perché, come Steve Everett di Fino a prova contraria, Babbo Natale è costretto a rimanere spesso solo, eppur gli ignoranti ostinatamente mi danno dello zoticone, i gelosi del volpone, le donne vogliono succhiarmi qualcosa di unforgiven, togliendosi la gonna per un Blood Work, non suono la zampogna e i cattivi vorrebbero mettermi alla gogna.

L’idiota che ancora mi spergiura, eh sì, ha fatto la figura della merda pura, oh sì, ve lo giuro.

Continua, tramite profili falsi, a dirmi che dovrei andare a lavorare nei campi.

Gli rispondo:

– Perché no? Sai bene che sono Il texano dagli occhi di ghiaccio.

 

Al che, arrabbiato come non mai, mi dice che chiamerà la neuro.

E io, puntualmente, a tale mezzo uomo oramai terminato, replico in questi termini:

– Non ti avevano già internato? Devono esservi stati dei ritardi. Se gentilmente volessi passarmi il numero del tuo psichiatra, gli dico che sarebbe conveniente che comunicasse agli infermieri di venirti a prendere quanto prima.

Sai, lo faccio per te. Per la tua salute. Ma soprattutto per la mia.

Non prendertela, mio Jeff Daniels. Bevici su. In carcere o in manicomio, posso venire comunque a trovarti. Vuoi che ti porti anche del Jack Daniel’s?

Dicono che quando brucia, sai, l’alcol può servire da anestetizzante.

Sì, ti garantisco. Al mio mulo non piace la gente che ride e gente come te non merita neppure di essere trattata da asino.

All’asino, sai, puoi lavare la testa col sapone ma continua, ottuso come una capra, ad andare avanti per la sua strada.

Come facesti tu. Senza rinnegare un solo tuo passo falso.

Peccato che, sulla tua strada, stavolta tu abbia incontrato un tizio un po’ come Eastwood di The Mule.

Sì, che film, ragazzi. Eastwood ammette di non essere mai stato rincoglionito e, per via della sua ingenuità “criminosa”, di essersi meritato la punizione.

Però ora dobbiamo avere il seguito, intitolato Un mondo perfetto 2.

Con protagonista il reale scemo del villaggio, ovvero colui che, se a un uomo piace I ponti di Madison County, a suo avviso è un uomo che, sempre secondo sue testuali parole, mette tristezza…

Ah ah ah.

Una lezione di vita immane, cattivissima, mostruosa, sacrosanta.

Indimenticabile.

Poiché io andrò avanti e odio le vendette ma solo un bambino o uno col cervello piccolo potrebbe perdonare una cosa del genere.

Fra l’altro, che film, Gunny. La storia di uno che è duro perché, bando alle ciance e alla retorica, fratelli e amici, uomini e donne, la vita è una guerra. Dobbiamo essere duri come le merde secche se vogliamo distruggere i tosti stronzi. Dunque, donne femministe che odiate i maschilisti, afferrate la pistola e premete sul grilletto. E voi, uomini maschilisti, fate meno i fascisti, altrimenti vi mando in Libia. I droni vi fotteranno.

Ehi tu, lesbica, sarai la donna di quel gay. Ho deciso io. Sarete una coppia ben assortita. Si dice che gli opposti si attraggano e se lo sbattano. Tu, omosessuale, fai sesso col tuo uomo e non rompere il cazzo a quella donna.

 

di Stefano Falotico

 

Blood Work di Eastwood è un capolavoro, The Night Of è superiore a True Detective, Fino a prova contraria, super video


16 Feb

Blood Work

Iniziamo così, poi arriviamo a Clint.

Ribadisco e non me ne frega un cazzo.

Bohemian Rhapsody è un bel film, anzi, un gran bel film.

Io ne sottolineato i difetti. Che sono tanti, madornali. Ma mi spiace contestare la bischerata che ha detto Frusciante. Definendo questa pellicola una ciofeca imbarazzante con un Malek ridicolo e macchiettistico.

No, il caro Fede ha pigliato, come si suol dire, una cantonata tremenda. La sceneggiatura è, sì, in effetti, molto puerile. Sino a un certo punto, però. Ci sono molte scene sentite, vere e commoventi. E Malek mi ha indotto a trattenere le lacrime più di una volta durante la visione. È stato magnifico. Vulnerabile, fragilissimo quanto invincibile.

Grandioso, larger than life come quando, prima di morire, prende finalmente consapevolezza che la sua linea del tempo è giunta pressoché alla fine. E allora regala a tutti un concerto straordinario.

Perché Freddie Mercury non è nato per avere una vita “normale”. È nato per soffrire come un animale, per combattere ora dopo ora la sua diversità, lottando perennemente contro un mondo ostinato e testardo che avrebbe preferito che lui si adattasse ai dettami burocratici e impiegatizi di una vita “tranquilla”. Senza troppe inquietudini, soprattutto dell’anima/o.

E allora tutta la gente come lui, disperata e sconfitta si riunisce a Wembley e si esalta dinanzi a quest’uomo che, contro tutto e tutti, soprattutto sempre in conflitto con sé stesso, con le proprie contraddizioni, prende su il microfono, nonostante la sua malattia sia già in stato piuttosto avanzato, e ricorda a tutti cos’è la vita.

La storia è stata scritta, peraltro, da Peter Morgan. Che non è il primo scemo del villaggio.

E sul mio profilo Instagram ho inserito due scene tratte da Bohemian Rhapsody che mi hanno molto emozionato. Quella in cui Freddie, dopo la festona, capisce che è un uomo terribilmente solo. E non saranno i soldi e il sesso a consolarlo. E allora bacia Jim Hutton in bocca. Jim Hutton ricambia passionalmente ma poi gli dice che sarà davvero il suo amante soltanto quando Freddie Mercury, cioè LUI, avrà capito chi è e soprattutto quando Freddie amerà sé stesso. E non farà le cose per compiacere soltanto gli altri di cui forse di lui non importa molto. Trovando la forza delle sue scelte.

Alla gente interessa la maschera, il divo, la star. Ma non sa…

E la scena quando Freddie si trova nel suo appartamento di lusso, già perduto nella sua solitudine immensa. Come un Nosferatu di Herzog. E Roger Taylor/Ben Hardy va a fargli visita.

E rifiuta di cenare con lui perché ora il nostro Roger non ha più tempo da “perdere”. Ha famiglia e figli.

E Freddie accetta suo malgrado ancora di stare solo e non potersi confidare.

Peter Morgan…

Ha sceneggiato Hereafter di Clint Eastwood. E ho detto tutto.

Si è scatenata una simpatica discussione su Eastwood in zona Facebook.

Al che, all’improvviso qualcuno, sprezzante, entrando a gamba tesa, ha azzardato di offese pesanti contro il sottoscritto, del tutto gratuite e decisamente forti.

Io ho detto che chi non ama Blood Work necessita di operazioni al cuore. E lui, con villania inusitata, mi ha risposto:

– E tu necessiti di operazioni al cervello.

 

 

steele

 

Proseguendo nel vile affronto in maniera esponenzialmente invereconda. A far da paciere a tale duello infernale, ecco che sono intervenuti perfino dei luminari.

Io ho lasciato stare, preferendo glissare, in quanto la mia signorilità eastwoodiana non può scomporsi per quattro pomodori in faccia. Non siamo a Carnevale ma, da dietro un pc, diamo lo screanzato diritto a chiunque d’insultare in modo inusitato senza che costui voglia aprirsi a un confronto educato ma soprattutto reale.

Di mio, sì, sono surreale ma soprattutto irreale. Quello a cui state assistendo della mia persona ha del sovrannaturale, emana una forza sovrumana. Io sono Dio. Se non lo sapete è perché il diavolo vi ha fottuto. Ah ah.

Sì, come è stato possibile un equivoco “giudiziario” di queste proporzioni immani?

Ma è successo, purtroppo.

Io perdono ma non mi fate arrabbiare. Perché Clint sa, anche John Turturro aveva capito tutto dapprincipio.

Altro che le filosofie esistenziali di Rust. The Night Of è un capolavoro abissale. Se amate le “figate” di Pizzolatto, sì, son buone, anzi ottime. Anche la carne alla pizzaiola lo è. Soprattutto se servita da Nic, ma non Pizzolatto, Cage di Stregata dalla luna.

Ma son anche talvolta panzane sofisticate per pessimismi da quattro soldi, utili a teenager mal cresciuti con lo spirito nichilista fra vigliacche mura.

Mi stupisco davvero nel pensare a come possiate considerare The Night Of inferiore a True Detective prima stagione.

True Detective è un eccelso trip ma qui parliamo di una serie nerissima, spettrale, che ha scardinato il sistema giuridico americano dalle fondamenta, ha sbudellato lo schifo di una società marcia.

Che assolve e fa mea culpa oramai quando è davvero, davvero troppo tardi. Benvenuti, come diceva Plissken, nel mondo della razza umana.

La realtà è orrida, mostruosa, terrificante. Ed è sempre buio anche quando ci sono bagliori di splendida luce.

Ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole

ed è subito sera.

Lo scrisse Quasimodo e io non sono quello gobbo di Notre-Dame. Non lo sono mai stato. Che questo vi piaccia o meno, questa è la verità. Guardiamoci in faccia. Ed è magnificamente grandiosa nella sua tremenda, sconcertante infinità.

Il genio! Quanto avrei realmente amato essere colui che volevate immaginare che fossi.  Quanto vorrei essere amaro, invece so stare agli scherzi.

Perché giammai avrei sofferto nel vivere in un mondo d’idioti, di superficiali, di frasi fratte e luoghi comuni. Fortunatamente, (vi) sono nato. E, nel quotidiano patire, ripartire e anche talvolta poltrire, rinasco sempre con più stile.

Dunque figlioli, se pensate che la vita sia solo rose e fiori, siete davvero fuori.

Se pensate che io non crollo mai, è proprio così. Perché sono più forte?

No, perché la realtà l’ho sempre conosciuta. Ed è bellissima oggi, domani tristissima, oggi una gioia e domani un dolore atroce.

Se rifiutate ciò, c’è sempre la casa di Big Jim. La trovate dal cartolaio sotto casa mia. Assieme ai pastelli, ai righelli, ai goniometri, alla carta bianca, immacolata contro la penna stilografica noir.

Amo immensamente le sfumature.

Grigio notte, plumbee, malinconiche, tetramente stupende.

E vago di notte con le scarpe tutte rotte, poi domani è un altro giorno e vi saranno nuove rotture di coglioni. E non ci piove. Invece piove. Soprattutto sulle vostre teste. Io ho oramai ombrelli collaudati, a prova di merde di piccioni e piccini.

Scusate, ora una barretta di cioccolato mi aspetta. La gusterò. Sì, sì, sì.

Sì, Debito di sangue è un capolavoro. Ma non perché si tratta di una storia di vendetta cazzuta. Ove Clint scopre che colui che considerava il suo miglior amico è invece colui che lo ammira così tanto da volerlo, paradossalmente, rovinare.

No, il film non è questo. Il film è un film sul TEMPO. Sul cuore che batte, sulla linea d’ombra.

 

di Stefano Falotico

 

Fino a prova contraria di Clint Eastwood? Anche di Falotico


05 Jul

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Nel carcere di San Quentin (California), il giovane nero Frank (Washington) deve essere giustiziato un minuto dopo la mezzanotte per l’omicidio di una commessa bianca. Vecchio cronista di “nera” in chiusura di carriera all’“Oakland Tribune”, sobrio come un ex alcolizzato, fumatore, marito infedele, padre assente, puttaniere, Steve Everett (Eastwood) ha dodici ore di tempo per trovare la prova della sua innocenza. Da una calibratissima sceneggiatura di Larry Gross, Paul Brickman e Stephen Schiff, adattamento del romanzo The crime di Andrew Klavan, Eastwood al suo 21° film di regista-produttore (Malpaso) ha cavato un thriller a orologeria che soltanto critici e spettatori che guardano il dito invece che la luna hanno giudicato meccanico, effettistico, sentimentalmente demagogico. Oltre a divertirsi con il suo antieroico giornalista, politicamente scorretto a 360 gradi, e con i dialoghi scoppiettanti di irriverenza, gli altri apprezzano l’irridente lucidità con cui, senza mai salire sul pulpito, smonta la logica del sistema giudiziario USA, la macchina disumana della pena di morte, il latente razzismo della maggioranza silenziosa, il sistema formalistico della democrazia fittizia, il giornalismo che bada al “lato umano”, il clericalismo ipocrita e untuoso, il perbenismo familiare e persino Babbo Natale. Fedele al suo classicismo di scrittura e al suo ottimo direttore della fotografia Jack N. Green, Eastwood ha fatto un altro film minore perfetto. Gli dà voce il solito, bravo Michele Kalamera.

Tratto dal dizionario dei film Morandini…

 

Pensieri alla rinfusa, ecco, sono molto stanco in questo periodo per me eterna-mente acerbo e fischietto nella natura mia creaturale come un “cieco”, no, un cervo. Quanti coacervi di presunzione e di “dotte” inquisizioni che debbo patire “a ragion (il)logica” d’una mia indole protesa all’illanguidimento lascivo, all’apatia stagna, all’apoteosi d’una danza ormonale quasi spenta, perché oggi ho tentato di masturbarmi, con esiti incerti, su una famosa pornoattrice americana, e quel che “n’è venuto” è stata spermatica, maggiore ansietà d’un uccello che (non) va. Quindi, lessi il giornale, cercando notizie più tristi di me, dunque di contraltare m’affannai a farmi riprendere al salir dell’umore e di un ormone appiattitosi, affievolito, “cereo” e sbiadito. Poco ne “venne” e pensai che molte donne “dabbene” son invero puttane e quindi Eastwood, nel film suddetto, (le) faceva bene a darsi da “fare” con alcune di “malaffare”. Tanto, ne prendi una “buona” ed è solo una racchia intellettuale che t’ammorberà con le sue mestizie pigre e genuflesse a una (r)esistenza ove per lei il lavoro “duro” è tutto e giudica gli uomini in base alla “cravatta”. Anche all’ovatta di vite “sterili”. Ha però il desiderio di farne tanti… di figli. Di mio, credo che passi le giornate nella tristizia, una tristizia tanto “matta” da “degenerare” nell’allegria sconsiderata, nell’euforia van(itos)a, nel girarmi i pollici per non far rotear di noia le pal(l)e… del vent(ilat)o(re), delle notti in cui insonne non piglio il mio “sommo”, giorni abulici (s)fatti di sigarette stiracchiate, sdrucite come una donna che non ha più da “dare” eppur, appunto, vuole solo ruffiani danari, di cappuccini cremosi in bomboloni alla crema e la mia panza che, (de)crescendo, borbotta nella fanfaronaggine che sa il “fallo” suo.

In verità vi dico che, per il mio stile di vita “pensionabile”, molti m’addebitano (in)giuste diagnosi di malattia mentale, ma il ver(b)o è che son lucido come un Clint d’ottima stagionatura e splendido come un bel film d’annata.

Di “ano” in anno, rimango così, nel dubbio che gli altri di me non abbian capito un cazzo. E me ne convinco da “pazzo”. Pubblicando un altro lib(e)ro…

di Stefano Falotico

Un’altra domenica, Juventus-Bologna: tempo previsto per oggi, Tempesta di Malika Ayane e di goal


04 Oct

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Stamane, al primo scoccar del mio scioccato, stavo sul cesso a far “di me” una cagata, un’evacuazione di quelle “mordaci”, quando l’escrement(izi)o non esce e spingi, sul chi va là e “appeso”.

Al che, per aiutare lo stimolo, sfogliai il “Dizionario dei film”, firmato Mereghetti, trovandolo nella recensione del chapliniano Luci della città. E, godendo, cagai, liberandomi e apprestandomi alla dura giornata.

Innanzitutto, ricordai che, oggi, si gioca Juventus-Bologna, e prevedo per i miei felsinei l’ennesima, triste sconfitta, a meno che Destro non si svegli, appunto, e contrasti lo strapotere, al momento non uscito del tutto, delle zebre agnelliane.

Ma io son leone e vi credo, a costo di scommettere sull’impossibile 1-2 di vittoria esaltante, quotata a molto. Quindi, con soli 2 Euro ne guadagnerei circa 70. Mi pagherei la benzina per almeno una settimana.

Eppur la compagine bianco-nera è tosta, noi ci presenteremo con uno schieramento “azzerato”, di Giaccherini mancante, infortunato, e d’un attacco poco temibile, sul moscio, di poche palle…

Mi rendo un rasoterra e, di quest’apatia gravosa, faccio di me un riposino, solleticando il pisellino, no, il pisolino. In fondo, la vita è tutta qua, du’ calci al baloon e fumarsela come se fossi Clint Eastwood al saloon. Il resto è Fino a prova contraria, ottimo film, sottovalutato da Paolo.

Due stellette e basta? Ma questo giornalista non è uno sceriffo di molta latta.

Ora, bevo il latte.

Sì, lo so, questa è una stronzata. Apro la patta e la “combatto” con una pisciata.

 

di Stefano Falotico

Clint Eastwood, basta il nome per il titolo di grande, insomma lo siamo


29 Jul

 di Stefano Falotico

Se c’è un attore-regista per cui da anni vado matto, ecco, costui è Clint Eastwood.

Ah, so che questa mia spudorata dichiarazione d’amore, vi fa scompisciare dalle risate. Eh sì, oggi viviamo nell’epoca di Zack Snyder che, con la sua “parentela” di leccate fenomenali di culo a Nolan Christopher, eh già, “Superman”, gira blockbuster che a voi eccitano mentre a me fan venir il mal di mare, anzi, la voglia proprio di tuffarmi dagli scogli più “insidiosi”, (a)sino giù negli abissi insondabili da mia “cattiva” bile, non sfidando la forza di gravità ma nel librar suicida così “libero” come un gabbiano, ingabbiato da una società cinica, “fumettistica” e superficiale, prima del fatal schianto di me “sciolto” nell’affogarmi di (rim)pianti “incontinenti”, sì, incontinenti perché oramai, da un (in)continente all’altro, l’incontenibilissima idiozia sovrana regna in tal mondo bugiardo ove imperan le menzogne oceaniche. “Aperto”, sprofonderò (in)felice, morendo da nessuno ma forse rispu(n)tando, con l’acqua alla gola d’un orgoglio non espiato ma ancor respirante vita pura, come Nettuno, un Dio della letteratura greca che non cagano più, tranne i picc(i)oni della piazza omonima di Bologna, ove “campeggia” la sua Fontana, titanica ma cagata appunto di “striscio” anche dai teppisti che la raschiano nei “lineamenti ellenici” su “falce e martello” da naziskin felsinei di svastica, con tanto dell’adiacente, là sotto, immarcescibile “culturista” Beppe Maniglia, idolo cittadino, tanto “ignorante” che un tempo volle candidarsi come sindaco, presentando “in prima linea”, nel suo “programma elettorale”, lo spaccio impunito della marijuana nella piazzetta “universitaria” più tristemente famosa, Verdi, bazzicata da studenti molto “vogliosi” nel “tirarsele” a vicenda da figli di papà alla faccia dei poveri in canna…

Perse alle “(e)lezioni” solo perché lo “spaccio” non aveva bisogno di essere “alimentato” dai gradi militareschi dei poliziotti, “uomini” di grandi “aspirazioni” e “fiuto” dal “sensibile” olfatto, tanto che chiudono sempre un occhio, tranne quando sono in caserma e picchiano i “tossici”, cioè gli allergici alla vita da “duri”, drogandosi di nepotismo sodomizzante ogni regola della buona e sana “Costituzione”.

Sono uno stronzo? Lo sono sempre fieramente stato e credo di non appartenere all’italiano “Stadio”, infatti sono “instabile” a differenza di voi (s)pos(s)a(n)ti di questo statuto ideologico ove il nazional-popolare pensa a come arricchire Balotelli, “incitandolo” a fottere tutte le veline più sventole, su suo “negro” poi “sventolato” razzisticamente quando ritorna la caudina, bifronte mentalità fascista che lo vuol mal trattare da “senza palle”, mentre la gente muore di fame al “grido” di “Forza Italia” nella “rete” sociale, con tanto di “punizioni” da “foglia morta” dei “fichi” che siete solo quando state dietro le trincee ma poi “bravi”-fighetti quando non avete il coraggio neppur di cacciar una piazzata da arrabbiati “pazzi” nelle ribelli piazze e ve la fate sotto davanti a uno che vi presenta un “titolo di studio” per suggestionarvi in modo tale da potervi ficcar sempre in culo a piacimento… delle Escort che lui s’incula di tanta carta “bianca”… “pulitissima”. Tanto, può fare… è “intoccabile”. Che società “toccante”.

Ciò per dire che Fino a prova contraria è un capolavoro.

E, come Clint Eastwood, invento una battuta, cari battoni, a mo’ di suo “stile” freddissimo…

I giornalisti in gamba devon star zitti perché son alle dipendenze del padronato che li sfrutta, pagando i loro articoli un cazzo, mentre i tizi, che non sanno leggere e scrivere, vanno con le tizie “più nelle gambe”. Così è sempre andato il mondo e sempre purtroppo andrà, cioè a puttane. Al “popolo” interessa la faccia(ta). Punto e finiamola qua.

Sono un fottuto liberale? No, bensì uno fra i pochi che non vi racconta balle ma vi racconta “questa”.
Da giorni, ci sto provando con una che non ci sta, fa la cameriera e gioca di carte a scopo(ne) di lucro coi ludri, affaristi ipocriti che cazzeggiano proprio nel senso allungato del cazzo in ano fra mani sporche.
Lei preferisce stare col padrone del locale, sempre “mantenuto/a” in perfetto “ordine”.
Sì, il padrone è il suo pappone. La paga affinché lei, la serva, serva (due volte servissima) i “clienti” più “seri”. Finito che ha di servirli, di giocarci, terminato che hanno loro di “ripulirsi”, il padrone la fa… pure appunto scopare “a terra”.
Sembra una battuta tratta da Ronin di Frankenheimer?
No, nessun David Mamet. È mia, essendo io un samurai senza padroni.
E soprattutto “matto”.
Ma me vanto nel vento!
Quella donna sa che io non la userei come battona. Ma è stata abituata a lavare solo i piatti e mi spaccherebbe la faccia perché vorrei si emancipasse, provocandola di “botte” per farla davvero godere.

 

Eastwood – Fino a prova contraria sono il bastian, bastardissimo, contrario e “ingrato”


28 Jul

 

Guerra!

Sì, voi ebeti col ciuccin in bocca e il capezzolin del vostro capezzale da “cappellino” e visiera cieca, non contagerete, non mi contrariete più, da me contrarrete, “contriti”, il mio attrito.
Questa è la Legge! E dovete obbedire!

Piuttosto che essere il vostro servo della gleba, preferisco sputarvi addosso di “lebbra”, voi e le vostre donnacce labbrose, “carnali” e materialiste, peggio o come voi, “fancazzisti!”.
Voleranno asce sventranti!

Ne vogliam parlar di quella radio che sarà presa d’assedio e “filmata” in ogni spostamento con cui insudicia la “rete” con porcate musicali “firmate” da “cantautori” di gran “uccello?”.
Sì, tagliate quella “frequenza”. Alzate il volume, tambureggiate, forza, più forte! Che “basso!”. Che riff! Come li “definiamo” nel “nitido”, che “stecche!”.

Il “cronista” è un povero terronazzo nel senso più dispregiativo del termine dei suoi terminali già terminati nell'”Intona che, intanto, la tua ragazza fila(rmonica) e suona, con l’ocarina”.

Sì, quando “studiava” al “Classico”, si manteneva la sua musica sciocca da Bon Jovi come “cameriere” del Mcdonald’s, ove serviva le patatine rosicando la patatona che scosciava per hamburger ben più saporiti. It’s My Life…
Sì, era già cotto, ora dopo tanta “istruzione” è divenuto la mascotte dei ritardati di Bologna, quando di mattina sciorina la sua “parlantina” semisudata di panzetta “allietando” i felsinei “svegli” con cavernicolo “eloquio” da “porchetta” sui dischi.
Sì, mentre mette “su”, fa la “scarpetta” con la saliva dell’impiegatina, molto piegata…

Sì, una radio che potete trovare nella “discoteca” d’una tangenziale ove si scopano le scemine “rifilando” loro le “tangentine”. In quei bagnetti, si bagnano…

Ecco, questo letame, questi mangiaschifezze hanno incontrato stavolta uno che li farà roteare nelle loro stesse “palle”.

Questa è vendetta “a sfera”, sferica, che vi mangia vivi.

Chiaro, merdosi?

Contatto il mio avvocato.
– Sì, quell’eunuco che ha fatto la segnalazione, dovrà subito cercarsi un bidone della spazzatura, per dormire al freddo e al gelo…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Le belve (2012)
  2. Gangs of New York (2002)
  3. Cosmopolis (2012)
  4. Fino a prova contraria (1999)

 

Sì, come Rambo che torna a casa, nella serenità, dopo aver fatto piazza pulita delle merdissime!

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)