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Stop, Time, REWIND, flashback and forward! (Ana)lessi!


16 Mar

Uomini da Doom (Generation di Gregg Araki) e da Duke Nukem 3D, uomini piccini da giochini per PC, per voi Crisping Glover sarà sempre il simil-Forrest Gump (venuto dopo), al solito, di Robert Zemeckis e di Ritorno al futuro? Ah ah, cari ritardati. Rimettete indietro il nastro e fate CIS, anzi, Ciribiribi Kodak? Uomini affetti da (o)nanismo, il cinese del celebre spot pubblicitario era napoletano, alias Davide Marotta. Vi assomiglia anche se avete ottanta primavere. Non siete mai cresciuti, allocchi.

 

di Stefano Falotico

Il falco! Il Falò! Oh oh.

Blade Runner Hauer Ladyhawke HauerKE Huy QuanMarotta Kodak

 

Dopo L’amore ai tempi del colera, scriviamo L’amore ai tempi del COVID, capolavoro horror romance non di Gabriel García Márquez, bensì del Falò a mo’ di Rutger Hauer di Ladyhawke in piena collera


30 Dec

Edward+Norton+31st+Annual+Palm+Springs+International+KWku3F8Zj6Nl

Su di me incombe, da tempo immemorabile, una maledizione similmente associabile a quella che patiscono i due amanti Hauer/Michelle Pfeiffer in Ladyhawke di Richard Donner.

Dopo essere stato erroneamente scambiato per il “mostro” dei Goonies, diedi di matto come Mel Gibson di Arma letale.

Dopo un passato mio catacombale, oserei dire cimiteriale, cicatriziale da Rene Russo di Lethal Weapon 3, un passato veramente penoso e illacrimato nella nera cupezza più fantasmatica per cui divenni tutte le attrici più depresse dei film “solari” di Bergman, incarnandomi in Solaris senz’amare neppure una racchia come Mia Farrow, soprattutto di Settembre, omaggio di Woody Allen al grande Cinema del maestro svedese succitato, finalmente il mio uc… lo dischiuse le ali.

E dire che, venendo… ottenebrato in spettrali, poco spettabili e stimabili Cent’anni di solitudine, molti pensarono che fossi un traviato come Rutger Hauer. Sì, però de I falchi della notte.

Mal ne sortì al mio Stallone e mi consigliarono di leggere Memoria delle puttane tristi, altro capolavoro del premio Nobel scrittore sopra menzionatovi.

Invero, non mi prostituii mai a una vita normale, traducibile con piccolo borghese e, a causa di questo mio atteggiamento purissimo e assai nobile, oltremodo pulito, molte persone vollero punirmi e castigarmi in maniera immonda. Vissi invero da principe, anzi, da lord. E tutti desiderarono lordarmi poiché parve che non desiderassi fare all’amore con una vita moralmente abietta e corrotta. Ma da parecchio mi sono rotto e forte il mio membro, non più asociale, s’è eretto. Spiccando il volo, la mia lei s’innamorò del mio volto e fu per me la svolta. Ma il governo Conte, più bastardo del Vescovo John Wood del film di Donner, mi sta adesso proibendo di migrare nella regione ove alloggia la mia lei, la mia damigella, affinché io e lei, appassionatamente, possiamo rapirci in notti da rapaci per deliziarci di piaceri voraci da animali selvaggi vigorosamente pronti, come assatanati, a spolparci fin a insanguinarci in ardenti mezzanotti amorose, ardimentose, oserei dire assai calienti e piacevolmente irruente.

Quasi tutta l’Italia intera oramai s’è rotta le palle di questa situazione del ca… o. Gli spiriti arrabbiati si stanno infoiando in maniera bollente. La folla, distrutta da segregazioni non consensuali, svilita nella sua intimità… sensuale, è ora pronta a darvi dentro con inusitato calore smodato.

La gente, incazzata di brutto, è vicina oramai alla follia. Le persone sembrano dei maniaci sessuali.

Cosicché, se la ragazza di Robert Pattinson, per esempio, può fare quel c… o che vuole, noi invece, comuni mortali, stiamo diventando Batman. Ovvero pipistrelli come Michael Keaton, però di Birdman, costretti a riguardare Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan, al fine di non impazzire come Heath Ledger di Joker. Stiamo ansimando… come Tom Hardy.

In questo momento più delicato d’un soavissimo detergente femminile, occorre un genio come Matt Damon di Rounders. Di mio, assomiglio più a Ed Norton. Ora, se la vostra lei fosse più bella di Gretchen Mol, anche di Forever Mine, e non poteste incontrarla, non è che mi farete la fine di John Travolta di Pulp Fiction?

Sì, va detta la verità, caro Conte. Lei ci sta obbligando a vivere come Dracula e, per rompere questa Trappola di cristallo, più che altro di ghiaccio, ci vuole un duro… come Bruce Willis.

Ora, se l’Emilia-Romagna rimarrà arancione anche dopo il 6 Gennaio, per me onestamente la vedo durissima. A meno che non mi spacci per Tom Cruise del nuovo Mission: Impossible.

Sì, in fondo non è difficile. Sono uguale a lui. C’è solo un problema, sono visibilmente più giovane.

 

di Stefano Falotico

 

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In tempi di coronavirus, è tempo di fare i seri e di parlarvi del compianto Rutger Hauer, uno dei più grandi attori del mondo


20 Mar

Rutger+Hauer+Beverly+Hills+Film+Festival+Opening+GCVDFTRVvk_l

https://www.imdb.com/name/nm0000442/

Parte spiritosa, anche spiritata. Oddio, comparve il mio fantasma durante una seduta spiritica da Suspiria…

Sì, incontrai uno psichiatra, uno di questi ingannatori dell’animo umano che spesso usano l’ipnosi per strizzarti il cervello e obbligarti a confessare, sotto sortilegio perpetratoti, falsità abominevoli.

Lui mi chiese:

– Falotico, crede nei fantasmi? Ha scritto pure dei libri sull’argomento.

– No, non vi credo.

– Allora perché, nei suoi libri, parla di fantasmi?

– La gente vi crede. Volli aumentare le vendite.

– Ah, bella battuta.

– Non è una battuta, è la verità. Caro dottore, la gente crede anche ai misteri di Fatima.

– Lei non vi crede?

– L’unica cosa in cui credo, onestamente, è che alla fine di tale seduta avrò 100 Euro in meno.

– Allora perché è venuto da me se doveva economizzare?

– Perché io sono il fantasma cattivo de Il racconto di Natale di Dickens. E lei è un povero taccagno come Scrooge.

 

Uomini e donne non abbiate paura di questo virus temibile che sta schiacciando l’umanità in una vita oscura da pipistrelli silenziosi, acquattati al buio delle loro abitazioni anguste. Soffocati come siamo, in clima di quarantena, da una catastrofe che eviteremo, combattendo indomitamente, superando questo male che, ahinoi, tanta gente uccise, altra sta affliggendo e per cui tanti bambini innocenti, a causa sua, stanno patendo pene dell’inferno.

Il Falò è un faro nella notte che, ribaldo, rifulge sopra ogni dolore e medica ogni ferita del corpo, dell’animo, del cuore e dello spirito santo, se credete da poveri cristi a Cristo, grazie alla forza immaginifica della sua taumaturgica forza metafisica da super uomo a volte sfigato, a volte inculato, soventemente evitato ma giammai evirato.

Mi accusano, ultimamente, di fare troppo il figo. Dunque, gufi più stronzi di quello che occhieggia malevolo, in Blade Runner, nella magione del Dr. Eldon Tyrell, il quale viene accecato da Roy Batty a mo’ di The Punisher/Jon Bernthal, vorrebbero catalizzarmi nelle loro invidie fatte, per l’appunto, di malocchio.

Varie fattucchiere, le quali sinceramente dovrebbero solamente acconciarsi meglio dalla parrucchiera, essendo parruccone, mi lanciano iettature poiché credono di detenere lo scettro della verità, celandosi da fate Morgana dietro una misera laurea in lettere. Che befane! E, non sopportando i miei poteri sensitivi da mago Merlino, vorrebbero pure suggestionarmi nel farmi credere di essere solo un merlo, cioè un cretino.

Estrassi, invero, Excalibur ancora prima di vedere l’omonimo capolavoro di John Boorman poiché, qualche anno prima, gustai La spada nella roccia della Disney ma tali donne infingarde mi diedero la patente di Superfantozzi.

Essendo io un enfant prodige, dunque un bambino “mostruoso”, fui perfino spacciato per Pietro Pacciani.

I miei coetanei mi gridarono che fossi un compagno di merende e che non sarei mai stato bello come Luc Merenda.

Io continuai a mangiare molte merendine mentre loro gustarono la marmellata, cioè la confettura di tante ragazzine che, nel loro futuro orrifico, avrebbero partorito immonde fatture poco fini e fighe. Sì, queste donne strafatte, oltre ad essere state delle streghe da adolescenti presto da qualche burino sverginate, si diplomarono a Ragioneria e si sistemarono subito. Rifilando a tutti delle pesanti bollette da pagare.

Meglio così, meglio essere bollato dapprincipio. Dio mi fulmini se m’innamorerò di tali bollite.

Tanto sanno solo tatuarsi, fingere di essere trasgressive, recitando la parte di fighe di legno un po’ dark, ché fa sempre donna misteriosa di ‘sto par de palle, ascoltando le peggiori lagne di Vasco Rossi.

Vogliono da ogni uomo la sua besciamella ma ho sempre preferito che non tutte le ciambelle, anche Clarabelle, vengano nel/col buco.

Sì, le donne hanno due buchi diametralmente opposti sotto la zona pelvica. Ma quale American Pie!

Di mio, persevero a vivere nell’inquietudine esistenziale del mio filosofeggiare con carisma magnetico da Rutger Hauer.

Fregandomene di ogni vescovo da Ladyhawke e di coloro che, gelosi della mia forza penetrativa dello sguardo che non deve chiedere mai, mi dicono che io facci, no, faccia loro tristezza.

Ah, per forza. Loro fanno ribrezzo. Stanno perennemente ad elemosinare amicizie false poiché si sentono soli e inscenano parti da disgraziati pur di trovare l’altra metà della mela, cioè una donna più marcia di loro che dolcifichi i loro fichi secchi.

Allora, chiariamoci subito, fringuelli. Molte donne sono ipocrite, va detto ancora e ribadito con stoica impavidità.

Leopardi scrisse… paventò la morte chi la vita abborria.

Di mio, rendendo transitivo a tiramento di culo il verbo paventare, scrivo… donne, cos’è tutto questo paventarsi di semplici avance che dichiarano la schiettezza di un uomo che forse mai lesse Cesare Pavese ma vuole con voi usare il Pavesino?

Siete forse delle bigotte moraliste figlie di qualche oscurantistico e superstizioso paesino?

Forza, campagnole. Venghino, direbbe Fantozzi, no, vengano a me le romagnole e anche le spagnole.

 

Va be’, facciamo veramente i seri. S’è fatta sera e quella ragazza, un tempo invece così spensieratamente allegra, ora è troppo seria

Di mio, per molto tempo fui serioso. Anzi, non fui un cazzo. Infatti, fui talmente invisibile che, paradossalmente, molte ragazze mi dissero che fossi un cazzone. Come poterono, anzi potessero constatare questa cazzata non lo so. Bisogna toccare con mano per sincerarsi dell’accrescitivo… Ora qui scrivo anche ma però. Ché si può dire poiché è rafforzativo. Scrivo anche… ah però, che pere poiché è vero.

L’attrice Elizabeth Olsen ha un viso da Lolita ma, in quanto a seno, ti fa arrivare subito alla frutta perché è meglio che tu sbucci un kiwi. Tanto sta ad Hollywood e non potrai offrirle la tua banana.

Leccati un tiramisù e non farti una pera per colpa della delusione.

Insomma, non fare il minchione.

 

Finalmente siamo arrivati al rutto, no, a Rutger

Esplichiamo il vero senza girarci attorno.

Nell’ultimo anno della mia vita da leggenda del santo bevitore, incontrai molti ubriaconi che pensarono di essere saggi e invece sono solo pazzi.

Sì, molte persone fanno ridere i polli. Cioè loro stessi. Poiché incapaci di confessare, dinanzi al proprio specchio, la limitatezza delle loro stesse ambizioni facete e ridicole, pagliaccesche.

Davanti alla loro immagine riflessa, scappano pure le stregone di Benevento!

Al che, abbiamo il trentacinquenne mantenuto dall’assistenza sociale poiché, essendo un fuggitivo della/dalla realtà, cioè un coniglio mai visto, nemmeno da ragazze che gli danno del cazzone, precocemente incassa i soldi della pensione. Poiché, accortosi dopo la maggiore età di non essere capace di far fronte alle asperità della vita adulta con tutte le sue annesse e connesse difficoltà, fa la parte del malato di mente. Dunque, in passato, si recò a un centro di salute mentale. E, per compassione, una psichiatra probabilmente più imbecille di lui, gli firmò un documento attestante la sua patologia da ipocondriaco incurabile.

Fin qua l’handicappato ci sta. Contento lui…

Peccato che vada in giro a pagare le Escort. Sì, quando gli tira, non è più invalido.

Inoltre, continua a dichiararsi poeta e musicista, fumettista perfino.

Spiace essere cinici o forse solo obiettivi. Costui obietta contro chi, in maniera oggettiva, lo ridimensiona.

Presentandogli il conto da pagare nella realtà quotidiana priva d’ogni fantasia da du’ soldi del mensile assegno statale.

In verità vi dico che dovrebbe ammettere che non ce la fece, non ce la fa e, al massimo, la sua vita è andata a zoccole.

Sì, a volte va con delle puttane niente male. Sì, fisicamente sono anche avvenenti. Nel cervello sono combinate peggio di lui. Sennò, a costo di morire di fame, non accetterebbero mai di fare sesso con uno che non vuole bene nemmeno a sé stesso.

Sì, in questi anni litigai con un sacco di gente.

Nel 2011, andai al cinema The Space Cinema di Bologna a vedere Il rito con Anthony Hopkins nella parte di Padre Lucas Trevant e Rutger Hauer nella parte di Istvan Kovak.

Fui accompagnato da un mio amico dell’epoca. Anzi, fui io ad accompagnare lui. Ora vi spiego perché.

Gli telefonai:

– Che ne pensi di andare a vedere questo film? – gli domandai io.

– Di che parla?

– I film non parlano. Comunque, è incentrato sull’esorcismo.

– Davvero? Grandioso. Sì, andiamo a vederlo.

 

Già scrissi qualcosa di simile, tempo addietro. Ecco, numerose volte mi recai a casa di questo qui. Spesso si sintonizzava sui programmi, a tarda sera, di Rai Tre. Molti di essi, vista l’ora proibitiva, parlavano… degli esorcismi di Padre Amorth. Peraltro, ora morto.

Quindi, gli chiesi:

– Sono curioso. Potresti gentilmente farmi leggere la diagnosi effettuatati dalla tua psichiatra?

– Ah, ma sono cazzate. Comunque, eccola qua. Non credere però a quello che v’è scritto.

– Bene bene. Qui c’è scritto… disturbo maniacale religioso, sintomatico di una depressione iniziata verso i vent’anni, aggravatasi in seguito al divorzio dei tuoi genitori. Sublimata in un fanatismo che, in maniera incosciente e autocompiaciuta, venera e idolatra la sua parte spirituale poiché non è sviluppata l’area cerebrale. Il soggetto, castano, virginale e dunque casto, non ha mai scopato e, a mo’ di compensazione-compenetrazione psicologica, ha somatizzato, nel suo essere somaro a livello sessuale condiviso, il suo essere a sé stesso in viso.

Sai, amico? Credo che la diagnosi sia esatta e che tu non abbia capito un cazzo del film con Hopkins e Hauer?

– Perché mai?

– Semplicemente perché lo leggesti e interpretasti a immagine e somiglianza, cioè in forma solipsistica, della tua turba mentale. E delle tue mancanze sociali e interpersonali.

– Ne sei sicuro?

– Sì.

– Perciò che dovrei fare per curarmi? I farmaci, a quanto pare, non bastano. Devo sottopormi a un esorcismo?

 

C.v.d., ovvero come volevasi dimostrare… costui, oltre a essere inconsapevole della sua malattia, non va neanche compatito. Poiché non è pazzo e non è neppure ritardato. Non è demente, nel senso di persona affetta da demenza, è solo scemo.

Edward James Olmos/Gaff, nel prefinale di Blade Runner, dice testualmente a Rick Deckard/Harrison Ford:

– Hai fatto un gran lavoro, signore. Ora hai finito, eh? Peccato però che lei non vivrà.

 

In originale è it’s too bad she won’t live. Dice dunque esattamente she.

Come sapete, il lei in inglese non esiste. Si usa sempre you anche in caso di terza persona maschile. Quindi Gaff fa riferimento a Rachael/Sean Young?

Guardate il final cut del film e poi ne riparliamo. Com’è che dei film e delle persone non capite mai nulla?

Ah, di me che posso dirvi? Sogno spesso non un unicorno, bensì me cornuto.

Avrei bisogno di un esorcista poiché sono il diavolo?

Oppure qualcuno m’impiantò non dei ricordi artificiali bensì due corna nei suoi sogni sulla mia persona?

E su quest’altro colpo di genio e, ovviamente, presa per il culo a ogni idiota che delira sul mio conto, vi lascio. Tanto siamo in “quarantena”.

State già impazzendo. Senza le vostre ruffianerie e i vostri sabati sera a far casino, cazzo, non gliela fate.

Siete dei nani. Vi capisco.

Avete sempre bisogno d’incularvi a vicenda.

Leggete di più, tonti.

Questo è un pezzo che usa vari tempi a genius mio, participio remoto e passato, presente, imperfetto sicuramente meno di te.

 

di Stefano Falotico

Omaggio al grande Rutger Hauer, la mia vita da replicante ricorda la Total Recall delle mie origini da Paul Verhoeven


24 Jul

ladyhawke blade runner sean young hauer blade runner

Sono specializzato, d’altronde, nelle freddure.

Ebbene, lo sappiamo. Se n’è andato anche un altro maledetto per antonomasia.

Ovvero, il grande Rutger Hauer, protagonista di tante pellicole memorabili, altresì onnivoro, cinematograficamente parlando, d’innumerevoli schifezze.

Born:

January 23, 1944 in Breukelen, Utrecht, Netherlands

Died:

July 19, 2019 (age 75) in Netherlands

Ora, nato a Breukelen, vale a dire in Olanda, cioè i Paesi Bassi ove purtroppo abitano a tutt’oggi molti italiani che, semmai, stazionano fisicamente a Milano ma nel cervello sono poco statuari, diciamo.

Breukelen, da non confondere dunque con Brooklyn, chiamata a sua volta da quelli di Little Italy as Broccolino.

Voi siete sempre brocchi e poi, umiliati da voi stes(s)i, sbroccate. Dando voce al peggio delle vostre bocche sboccate.

Abbisognate di più bocciature.

Di mio, sono bassino, solo uno e 68, portabile al metro e settanta se indosso scarpe da ginnastica coi tacchetti e potabile a uno e sessanta dopo una giornata di merda per cui ho la schiena a pezzi.

Sì, m’ingobbisco, mi rannicchio e soffro tutte le osteoporosi possibili.

A me furono fatte peraltro varie diagnosi totalmente erronee e ora erro, anti-eroe, in una zona di prognosi riservata, in uno spazio-tempo melanconico simile al celeberrimo monologo finale di Blade Runner.

Per cui s’utilizzarono molte scene di Shining. E ho detto tutto…

Sì, vago da Lupo solitario come il primo film da regista di Sean Penn, ricordando che fui young e ora sono un Indiana Jones solo delle mie tempie maledette, distrutte da emicranie che mi donano, si fa per dire, una semi-paresi facciale da Ryan Gosling di Blade Runner 2049.

Questo Ryan, cazzo, non muove un muscolo facciale ma riesce a essere più carismatico di Takeshi Kitano.

Kitano soffre, per caso, della paralisi di Bell? E allora come mai non è bello come Gosling?

Sì, l’ho già detto ma lo ripeto. In Drive, Gosling ha recitato invero il remake di Hana-bi – Fiori di fuoco.

In realtà, la storia è molto diversa. Ma le atmosfere di Nicolas Winding Refn ricordano molto quelle malinconiche del capolavoro kitaniano par excellence.

Insomma, se proprio vogliamo sintetizzare, alla buona, la trama di Drive:

un uomo che, a prima vista, potrebbe sembrare Kurt Russell di A prova di morte, si dimostrerà esattamente il contrario. Laddove Kurt fu misogino e testa di cazzo sfasciacarrozze, Gosling sogna invece con Carey Mulligan solo un amore pirotecnico da fuochi passionali assai poco artificiali, dei fiori di figa per farla breve, ma fanno fuori il suo unico amico, quello sposato con la sua prediletta con cui non finì mai a letto e scoppiò un bordello.

Sì, su per giù, questa è la trama.

Abbiamo anche quel brutto uomo di Hellboy, Ron Perlman. Ancora una volta nella parte dell’uomo a cui nessuna donna assennata, di sesso assetata, direbbe… ehi, sei un playboy, di nome Nino.

Mentre ne Il nome della rosa fu Salvatore di nome ma non di fatto per sé stesso. Tant’è che lo bruciarono vivo.

Ah ah.

Di mio, per anni m’hanno ridicolizzato, trattandomi da bambino quando invero avevo già un ottimo cosino, mi sfottevano, urlandomi:

– Ehi, Stefanino, anche oggi l’hai pigliato nel c… ino?

 

Sì, guardate, uno schifo. Una vita piena di botte…, mie mezzeseghe.

Ma andiamo con calma. Sempre meglio comunque che finire come quei minchioni esaltati che vanno soltanto, da mattina a sera, a mignotte.

Vado dallo psicanalista e mi sdraio sul lettino. Lo psicanalista è un uomo, non è dunque Lorraine Bracco dei Soprano…

– Allora, qual è la diagnosi del cazzo, dottorino?

– Falotico, lei non soffre di nulla.

– Ah no?

– No, ma se continuerà per la sua strada, farà la fine di Ray Liotta di Quei bravi ragazzi.

– Non è un grosso problema. Sempre meglio che finire come Joe Pesci.

Guardi, le sarò franco. Se io fossi davvero un gangster come James Gandolfini, lei sarebbe la mia Lorraine. Potrei pure innamorarmi di lei. Ha delle gambe stupende. Ma Lorraine è una gatta da pelare. Ottima figa, per carità, ma l’ha mai visto Tracce di rosso? In quel film, Lorraine tocca l’apice della gnocca, ma che zoccola…

– Dunque, che vuole fare nella vita?

– Non lo so. Canterò Luna di Gianni Togni e Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. Anche Gianna!

– Un po’ pochino, Stefanino.

– Sì, ma vale la pena elevarsi? Ci si brucia presto. Pensi a Roy Batty…

Io ne ho viste cose…

– Ah sì? Mi racconti. Sono interessato. Mi tolga anche una curiosità. Ha visto anche molte cosce?

– Sì, gliel’ho detto, Lorraine Bracco ha un paio di cosce, almeno le aveva, da guinness dei primati. Sì, vai da Lorraine, lei è mora sebbene spesso si tinga di biondo, le offri una bionda, lei ci sta e diventi un primate.

Forse, sei talmente eccitato, da battere pure ogni primato.

– Cioè? Questa non l’ho capita.

– Ah, lei non ha di questi problemi. Con quella faccia… sembra Billy Crystal di Terapia e pallottole, lo sa?

– Ecco, a parte gli scherzi, mi dica. Lei mi ricorda la ragazzina di Ecce Bombo…

– Sì, faccio cos(c)evedo gente…

– Sostanzialmente, non fa niente.

– Diciamo che mi arrangio. Non sono un Soldato d’Orange.

Che poi, caro mio, uno crede all’amore e a dio ma è capace che un vescovo gli lanciai una maledizione da Ladyhawke.

Sì, ad Aguillon, preferisco gli aquiloni.

Comunque, è un casino essere un uomo, sa? Ci sono dappertutto degli attentatori dei nostri volatili…

Per dirla alla Lino Banfi, sono volatili per diabetici, cioè cazzi amari.

In Ladyhawke, Hauer è un falco, in Nighthawks è uno psicopatico che ammazza quelle più bone come Michelle Pfeiffer.

Al che interviene lo Stallone en travesti.

Cioè, per ammazzare questo porco che uccide come ne Il silenzio degli innocenti, indossa i panni di Buffalo Bill.

Il silenzio degli innocenti è un film reazionario, peggiore di Cobra.

Scusi, lei è uno psicanalista, giusto?

Mi spieghi il finale.

Allora, questa Clarice Starling va in manicomio… da Hannibal Lecter. L’unico che può aiutarla a capire la mente di Buffalo.

Che cazzo se n’è fatta di tutte quelle splendide delucidazioni, se poi, anziché aiutare Buffalo e curarlo, lo ammazza come una Furia cieca neanche avesse di fronte il protagonista di The Hitcher?

Buffalo non era un matto incurabile come John Ryder, era un uomo con dei problemi. Lei doveva salvarlo.

Peraltro, Jodie Foster è pure lesbica… sa com’è? Poteva addirittura sposarsi Buffalo. Avrebbero vissuto felici e contenti.

– Secondo me, Falotico, di lei nessuno ha capito chi sia davvero.

Lei è forse Andreas Kartack de La leggenda del santo bevitore.

Ma non voglio santificarla. Lei è un peccatore come tutti.

Sa che Anthony Hopkins, prima di vincere l’Oscar per il menzionato film di Jonathan Demme, era come lei, in questo momento?

Sì, pensava sempre al suicidio. Era perfino alcolizzato. Lei non è alcolizzato ma tabagista, questo sì.

Ora, il nostro colloquio è finito. Alla prossima.

Ma, prima di salutarla, mi dica… le piace ancora Cristina Quaranta?

– Certo. Come fa a saperlo?

– Ho appena visto il suo video su YouTube. Quali sono le sue bionde preferite?

Anche Katarina Vasilissa de L’uomo che guarda è stata un mio must per an(n)i.

Gliela faccio io, ora, una domanda.

Che ha da guardarmi?

– Lei mi piace, sa?

– Ah, ora capisco il significato del termine psic-ANAL-ista.

Non mi rilascia neanche la ricevuta fiscale.

Morale della favola:

mai pensare di avere a che fare con un agnellino quando invece hai dinanzi uno con una mente che ti sbrana.

 

di Stefano Falotico

Caro diario à la Moretti, Ladyhawke


12 May

Ladyhawke Hauer

Sì, la mia vita è sempre stata segnata impunemente da una maledizione. Come Rutger Hauer in questo film bellissimo, in questa favola senza tempo, appena scocca qualcosa di luccicante e rifulgente nella mia vita, ecco che vengo intrappolato e obliato dal mio stesso buio esistenziale, e allora divento dark, scrivendo libri noir, e accomodandomi a una malinconia imperitura, duratura, ferente e affliggente. E mi sfuggono le bionde suadenti alla Michelle Pfeiffer in questa spettrale rifrangenza, cosicché addebito la colpa sempre a sfortunate circostanze, a lapidari, estemporanei brutti frangenti.

E mi perdo nella dimenticanza dei miei stessi abbandoni, lascivo lascio trafiggermi dalle asce di un tempo sfuggente e, come Hauer in Blade Runner, quasi ogni sera prima di prender sonno rammemoro il famoso, finale suo monologo, dissipandomi nella sconsolazione, e osservando la colomba bianca dell’aquilotto che sono in mezzo a un mondo di tontoloni e pecoroni. Poi, al mattino dopo, mi risveglio perché ancor non son morto, e faccio lauta colazione, deglutendo un morbido cappuccino che è cremoso quanto un bacio pugnace alla Pfeiffer da me sempre bramata, perché solo nella fantasticheria più romantica l’uomo è davvero grande e respira l’odore della vita pura e dorata, non ancor intorpidita dalle corruzioni adulte, dai tradimenti adulteri, dalle invidie e dai pettegolezzi, da quest’imperioso obbligo che è il borghese, impiegatizio lavoro. Sì, son sempre stato io quello grande, in mezzo a un’umanità ruffiana di leccaculo, di donnette che trascorrono otto ore in ufficio, sette delle quali le occupano a bere caffè, a leggere riviste “scandalistiche”, a girarsi i pollici, smaltandosi le unghie, ad accavallar con malizia le gambe per ottenere promozioni, a chattare su Facebook, a sognare un divo di Hollywood che le porti via dall’orrenda lor esistenza pigra e putrescente.

Nella mia vita per la mia radicalità, per non esser mai sceso a compromessi con nessuno, mi son beccato le patenti più abbruttenti, infamanti e calunniose. Da adolescente, un idiota mi apostrofò con impertinenti allusioni davvero riprovevoli.

 

– Sai che assomigli a Erasmo da Rotterdam? Mente fervida e fantasiosa, ma fu diagnosticato pazzo.

 

Ah ah, che ridere, quante bazzecole e immonde maldicenze ho dovuto sopportare, oh, che tedio e che angoscia resistere alle crudeli congetture falsissime sulla mia persona, grazie alla mia elevata signorilità smentirle. Quando si è troppo signori, si vien presi per coglioni o peggio per buffoni, ma che altro puoi fare dirimpetto a tanta superficiale arroganza se non sbuffare, fumare e aspettar che ogni lercia bugia, allo sciogliersi della verità della tua anima autenticamente sincera, sfumi e si sghiacci come neve al Sole?

Oh, mio Sole. Sì, adoro le donne, ne vado matto, a proposito di pazzia…

E perché mai dovrei andare a vedere il film Manuel quando posso immaginare notti d’amore succose con la Sylvia Kristel di Emmanuelle? Sì, Kristel, sono un povero Cristo, nelle tue gambe perdutamente cristallizzami, verrà… lo sgocciolio del mio duro cuore in te incarnato, incastonato, incanalato, infilato e compenetrato, ma presto ancor mi rizzerò per nuove, prelibate effusioni sanguigne nell’erigerti tutto il mio giammai spossato ardore.

Sì, vado da una psichiatra e lui ride di me come Jeremy Irons con De Niro in Mission…

– Dottore, perché ride? La sua risata è una derisione.

– Rido, perché vedo di che ridere…

 

Sì, Irons rivolge a quel De Niro inconsolabile le testuali parole, riguardate il film.

E lo psichiatra rise, rise di gusto, e poi mi disse:

– Rido perché non sai chi sei o, se lo sai, sei un mentitore della tua grandezza per far felici i mediocri. Così i mediocri potranno dire… ah, ora è contento, ha un lavoretto, una ragazza con cui “scalda” le sue tristezze momentanee, e dunque è normale. Tu non hai bisogno di essere normalizzato. Lasciamo il concetto di normalità ai poveri imbecilli. Nessuno può offrirti soluzioni curative, perché tu non soffri di niente, se non dell’immensità della tua anima che, per sua natura inquieta e tormentata, è giusto che talora, a tali ore, talvolta o anche a tavola, si spezzi, si dilani, si arrabbi e polemizzi, è giusto che viva perché sei vividamente vivo. Nessuno può offrirti garanzie pedagogiche perché l’educatore sei tu in mezzo a questi pagliacci edonistici, a queste persone doppie e ipocrite, potresti illuminarli sul Cinema, sulla poesia, sulla Letteratura che l’imbarbarimento odierno sta spazzando via, e nessuno può offrirti “sanazioni” progettuali, perché tu sei il progetto di te stesso. Lascia ai palazzinari e agli ingegneri arricchitisi i loro castelli di cartapesta. Dedicati alla tua anima, innaffiala ogni giorno, non spegnerla né irreggimentarla in basamenti fallaci dell’ego, non “sovrastrutturarla”, ma sguinzagliala con obiettiva ponderatezza, e poi con energica destrezza.

Hai capito quello che ti ho detto?

Non combinar malestri ma sii, eccome, ambidestro, sfodera colpi mancini agli stronzi e ai bugiardi, e con lesta prontezza usa un gancio destro di genialità, sferrato agli uomini di scarsa attendibilità.

 

Oh, conosco invero io la realtà più di tanti uomini di finta volontà.

E voglio raccontarvi questo. Nel 2005, se non erro, io che errante son appunto errabondo ma non cagasotto come Don Abbondio, erroneamente a una ragazza mi posi ma alla fin fine non glielo porsi. Porsi, passato remoto di porgere, non porgetti, ma quali progetti! Presi il treno e andai ancora a Roma. Lei mi aspettò alla stazione e io mi presentai indubbiamente fuori forma, con una discreta pancia e un alito da birra. Ma lei fu molto graziosa e non mi offese, anzi, mi fece entrare… in macchina, dicendomi di affrettar le cos(c)e perché doveva poi andar a goder della Notte Bianca.

Ho detto tutto.

– Scusa, tu ti sei fatto tutti questi chilometri solo per scopare?

– Sostanzialmente sì. Ma ora che t’ho visto dal vivo credo che andrò a dormire…

Perché io dormo sempre, anche quando sono più sveglio di tutti.

Sai, adesso potremmo davvero scopare. Poi tu potresti innamorarti, al che t’ingelosirai e mi perseguiterai come Glenn Close di Attrazione fatale, e questo splendido momento fatato sarà orribilmente deturpato e sciupato.

 

Sì, più i miei coetanei invecchiano e più diventano brutti, soprattutto nell’anima. Io più invecchio e più ringiovanisco, soprattutto nell’uccello. Uccello libero, un falco, non un falso, uno come Lincoln Hawk.

 

di Stefano Falotico

 

 

Stallone Over the Top

Il Cobra-Falco è tornato (Lady)Hawk(e), veste come Batman ed è un pipistrello che usa il rastrello nei testicoli dei testardi


06 Dec

Casting by Falotico: bislacchi attori in film “anomali”, salvo esser “consacrati” dall’Oscar della sagra del “Tartufone” di Denzel Washington in tenuta subacquea. Sì, il nero ama comprovare che è una piovra nel petrolio

Vengo contattato da un alto produttore hollywoodiano, un tycoon semi Hugh Hefner, pieno di zoccolazze che gli gravitano attorno, seminandogli il panico e anche d’inseminato nel “suo” inamidatissimo un po’ spelacchiato. Il lupo perde il pelo ma le vizia. Egli è zio.
Non è un granché, veste cashmere di sera e pagliaccio all’una di Notte. Il suo sorriso simpatico alla Bill Murray lo salva, ma possiede un’espressione, in fondo “in fondo”, assai puttanesca alla Nic Cage, interprete “di razza”, però peperone-paperon’ e pappone conclamato su denti da castoro “incastonati” nell’anellaccio “uccellante” al dito medio, dunque anulare nelle complanari del suo impianto-parrucchino di braccio muscoloso “stempiato” su volto storpio da oliva ascolana. Sì, anche ad Ascoli Piceno, Nic va di piccioncine e, nel pascolo, è onomatopeico di tal “poetica del fanciullino” mentre stantuffa le sue “pargolette”. Egli è anche stuntman che si butta a capofitto in tutte le figuzze, non badando se la carrozzeria è arrugginita o è una vecchia. Egli “ammacca” di tamarro, “imbastardendo” di performance che passan da Scorsese a un’altra passerottina drive angry. Dicesi attore di merda, parimenti “bravo” come il nostrano “fior all’occhiello”, Siffredi Rocco, il quale, mentre l’Italia si suicida, “lui” infila nella “penetteria”, fornicando di “lievito” aromatico su ogni “stufa a legno”.
Egli, sì, nel forno attizza e “spruzza”, spupazza mentre i disoccupati vengon scambiati per pazzi, e la crisi economica impazza. Rocco sempre strapazzerà. Occupando tutti i posti liberi…
Egli s’è garantito uno stipendio fisso, sempre lì, lì nel mezzo, finché ce n’è va bene, più che Ligabue è un bovaro che soffre d’avarizia con le liquirizie in bocca. Dà tanto a sé, e “gliele” danno di “buon sedere”, “miliardeggiando” nel maialando. La polizia combina un’altra porcata, arresta una professoressa di latino solo perché non sa ballare quelli latini. E, oltre alla condanna, in prigione le dan da bere del latte, pretendo che allatti i carcerati di “seno” materno istruttivo verso i minorenni da “svezzare”.

In questa schifezza generale, ove Stephen Dorff girò con la Coppola e “sfumò” la cappella con Lela Star, l’unica stella sono io.

Nel cazzeggio dei “caporali”, io mi elevo di bernoccolone e ti faccio il “paliatone”, detto anche meridionalmente “Té spacc’ la chep! Capron’, crep’!“.

E stilo queste “strane coppie” di film (st)Rambo.

1) Tua sorella è bella…  tanto belante nel prostituendosi che, annuendo, da “tutti” (di)pen-d.e… 

Trama “ridotta all’osso”: Bob De Niro in coppia accoppante con Harvey Keitel, trent’anni dopo. Fra le mean streets ove la legge che conta è quella del “Taglione”, tradotto: “Se tu inculi una ragazzina, sarai inculato dai ragazzoni goodfellas. Vai in chiesa Domenica a messa e confessati, se non vuoi esser spedito all’Inferno prima di domani, cioè Lunedì. Abbiamo la Luna di traverso, invertito. Ci giran storte e a te non tirerà”.

2) Django è maestro dell’arte d’arrangiarsi e adesso se li magna di “pummarola al dente”

Plot di botte: basta, il troppo “stroppia”, stropiccia, ti strappo.
Due neri ne han le palle piene di questo Leonardo. E, in combutta, assalgon di Waltz-er al suo “gallo”. Evviva le diligenze, basta essere diligenti di schiavitù!

3) Grudge Match acrobatico-senile di Cobretti nel LaMotta rimontante

Dubbio lecito: ma davvero le riprese di tale “masterpiece” sono imminenti?
Certo. Agli Oscar 2013, vinceranno sia Rocky che Toro scatenato.

4) Sei un fascista e ti sfascio

Cobra: Vedi di calmarti amico. Vuoi parlare… e parliamo, io vado pazzo per la conversazione.
Criminale: Non voglio parlare con te! Fa’ venire le telecamere o sparo! E guarda che non scherzo.
Cobra: Non posso farlo.
Criminale: Perché!?
Cobra: Non tratto con i maniaci… Li metto al sicuro.

5) Cop Land fra un ex Corleone coppoliano ora pentito e uno “sveglio” che non vuole perdonare:

Io non so come fa sceriffo, dico… a tenere in riga questi mercenari, tutti blu, tutti armati, tutti in una volta. Abitano uno accanto all’altro con le mogli che si prestano lo zucchero, è come essere lo sbirro di sbirrolandia.

6) Over nella topolona, previo il “felino” del marito coi canini nel tuo istinto da mammifero per le mammelle:

– Sono il Top, e tu sei mia. Si può parlare con una Donna graziosa, a cui verserei un po’ di maionese per farla impazzire?
– Mi sembri un commesso dei grandi magazzini, come Renato Pozzetto.
– Sì, c’è un cane che abbaia, io vorrei “ulularti”.
– Allora, si “accomodi”.
– Eh, ma c’è il cane, eh?
– Non si preoccupi, è castrato.
– Non ho mica paura che m’inculi.
– Ah no? E di cosa ha paura? Che morda?
– No, che tuo marito potrebbe farmelo. Il cane è lui.

Il Falò è qui, e picchia come Roberto Durán.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Over the Top (1987)
  2. Cobra (1986)
  3. Cop Land (1997)
  4. Ladyhawke (1985)

Genius-Pop

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