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UNA STORIA VERA (The Straight Story) – Vi presento un grande Genius(pop): cioè DAVID LYNCH? No, un ratto agonadico originario di Pomarico


24 Jun

20220624_172613Ora, non so se coglierete tutte le eccitazioni che (non) provoco? No, ogni cinefila citazione, miei cani e uomini cinofili, oramai da bocciofila. Mi riferisco, a un certo punto del seguente filmato mostratovi, ovviamente da me realizzato à la Falò delirante in adamantino stile lynchiano, al cosiddetto uomo misterioso di Strade perdute (Lost Highway)? No, a Shelley Duvall del Popeye di Robert Attman con Robin Williams. Sì, miei nani da Twin Peaks e da pessime, italiote, scontate e volgari battute alla Massimo Boldi. Eh già, uomini monchi che fraintendeste anche la famosa sigla di Mork & Mindy. Sì, quella che faceva: nano nano, la mia mano!

Forse, non sapete neppure che il compianto David Bowie, amico di Lynch, era amante di Lucio Battisti. Anzi, specifico meglio. Nutriva una sconfinata ammirazione per il deceduto, appena succitato nostrano cantante. Informatevi e scoprirete, poveri ignoranti, che non mento. Voi, invece, mi foste mentitori, oltre che schifosi e criminosi traditori vergognosi. Vi perdono e vi sarò mentore, io tutto rammento e ogni vostra top(p)a rammendo. Non siete stanchi di commentare quel pazzo che, frusciante nelle sue frustrazioni da ratto del serraglio, non esce mai da una personale Videodrome alla Cronenberg dei poveri e da due vongole livornesi + caciucco, no, più ciuco d’un mulo di Pomarico, ed è soffocato, giocoforza, nel suo pensiero confinato più di un cinghiale nella riserva degli ungulati, accontentando una plebaglia di frustrati, inappagati e disadattati nerd col ciuccio in bocca e facendo (s)contenti vecchietti passatisti, tristemente nostalgici oramai dappertutto impotenti e andati, non solo nel cervello, miserabilmente? Ora, se volete vedere Shery Lee, alias Laura Palmer, ignuda, guardate Vampires del Carpenter e quasi tutti i suoi film dell’ano, no, degli anni novanta, come attrice. Eh eh. Se volete vedere Sherilyn Fenn scoperta, noleggiate Boxing Helena. Ve lo indurirà, indurrà a togliervi i boxer e a smanettar’. Se invece volete vedere Il silenzio degli innocenti, no, Il silenzio dei prosciutti, no, un altro film con Julian Sands e Joanna Pacula, visionate La villa del venerdì. Se pensate che la regista di Boxing Helena sia la figlia di Lynch, avete ragione. Se pensate che la donna ignuda, a prescindere da Sherilyn Fenn (ex di Johnny Depp), che lo riceve in quel posto da Sands, si chiama/i Nicolette Scorsese, avete ragione. Ma avete torto se credete che sia figlia del regista di Toro scatenato. Cioè Martin, il quale, è da Circolo Arci come voi, no, arcinoto che stava con Isabella Rossellini. La quale, poi, lo lasciò per David Bowie, no, per Lynch, girando Velluto Blu. Dunque, poveri idioti, prima di attaccare senza motivo un “demente” come me, c’avrei pensato su due volte.  Così come dicono in meridione: vi auguro tante belle coooseee. Anzi, vi lascio con un piccolo quiz, nanetti e inetti. Per molti anni, Mulholland Drive fu reputato (chissà da chi, poi) il film più bello del mondo, superando Quarto potere & La donna che visse due volte (Vertigo). Ora, per quanto io stesso reputi Lynch un genio assoluto, prima che al primo posto tornasse Vertigo, com’è stato possibile che, in vetta, stesse Strade perdute? Ah no, scusate, Mulholland Drive?

Mah, comunque si sa che io sono hitchcockiano, dunque adoro Brian De Palma e Femme Fatale.

P.S.: stando ai vostri bacati ragionamenti da ariani malati di mente, Al Pacino, avendo discendenti della Sicilia e non del Regno Unito, non sarebbe, assieme a Ian McKellen e Kenneth Branagh, il più grande attore scespiriano del mondo attualmente vivente dopo Laurence Olivier e lo stesso Welles. Capisco. Il vostro discorso non fa una grinza. Ho detto tutto, zoticoni. Anzi, no. Finisco ora davvero, dicendovi questa: non credete al fantomatico e fallimentare “metodo scientifico”. Dieci dei più quotati psichiatri di Bologna, dopo avermi affrontato, stanno ancora piangendo. Se volete che ogni Spider alla Cronenberg ritorni in sé, riportatelo a casa come la Palmer/Lee nel finale di Twin Peaks: Il ritorno.

This is a straight story. Ed è dunque inutile che i miei haters si scervellino a voler darsi una spiegazione logica di quanto accadutomi e, di conseguenza, di quanto successo alle loro poveri menti microscopiche. Non esiste. Loro non sono (d)io.

 

di Stefano Falotico

Straight Story poster

I critici di Cinema non sono Clint Eastwood


15 Apr

eastwood

Le teorie cinematografiche sui critici di Cinema: tutto dipende dalla genetica? Dall’ermeneutica? Dalla cultura e dal grado (dis)informativo? Dal cosiddetto “ambientificio?”

Ora, il termine ambientificio non esiste in italiano ma gli psichiatri lo usano spesso e l’hanno coniato apposta per denominare le condizioni ambientali in cui un essere umano è nato e/o cresciuto. Potremmo associarlo, con un termine più proprio della classificazione animale e figlia delle teorie di Darwin, come habitat.

Ovvero, il luogo d’origine, di provenienza, di abitazione, per meglio dire di ubicazione in cui una persona è nata, per l’appunto, è cresciuta o convisse. Oppure ancora stia convivendo, semmai vivendo pure una non vita. Semplicemente omologata all’ambiente circostante per sopravvivere.

Dunque, la persona in questione assume e introietta, spesso inconsciamente, degli stili di vita e di comportamento atti a non farsi allontanare, evitare, emarginare, estirpare, finanche evirare non solo dalla sua stirpe, bensì dalla razza ambientalistica in cui sta. Razza che, peraltro, può essere formata pure da donne animaliste oppure da uomini idealisti, addirittura ambientalisti. Oppure, una razza paradossalmente costituita da uomini e donne razzisti. O sessisti, sessuofobi, chiesastici, moralistici, ipocriti, bigotti o, di contraltare, troppo libertini, libertari, incoscienti immorali o partoriti, (in)generati e degenerati, allevati e forse già subito non alleviati da una famiglia morta dentro e fuori, quindi esistono anche gli orfani che crescono, giocoforza, in ambienti collegiali formati da suore repressive, da preti ped… li, da sagrestani con la parrucca invero più parrucconi non solo del parroco volpone, bensì di quelli che frequentano, nel proprio quartiere, la loro parrocchia. Abbiamo allora donne che vanno sempre dalla solita parrucchiera, uomini barbosi e barbuti che non si tagliano mai i peli del naso, i leziosi ed esigenti che cercano perennemente il pelo nell’uovo, abbiamo un uomo che non sa cucinarsi le uova poiché cresciuto da una madre che combinò, sin dapprincipio, a lui una frittata, facendolo impazzire anzitempo come una maionese mal mescolata, abbiamo uomini fintamente mascolini con pochi neuroni, dunque con un cervello senza muscoli. Dei coglioni? Nemmeno quello che sta in mezzo alle gambe funziona tanto cazzuto. Poiché l’eccitazione parte dall’ipofisi e, se il cervello è fottuto dalla nascita, l’uomo suddetto che n’è affetto, freddo, rimarrà al massimo un cazzone che, in palestra se la suda, in qualche balera con delle balene se la suona e se la canta ma, sinceramente, nessuno se l’incula, nemmeno sé stesso fotte poiché è talmente inconsapevole della sua stessa persona che non sa nemmanco mandarsi a fanculo da solo in masturbatori momenti autoironici.

Al che abbiamo gli esaltati innati, figli di genitori totalmente incoscienti dei propri limiti, mentali e non, che sin dai loro primissimi anni li comanderanno a bacchetta. Non saranno dei bacchettoni, anzi, peggio. Dei coglioni. Ripeto!

Poiché, credendo erroneamente di essere persone migliori delle altre, redarguiranno i figli ancora prima che da soli possano sbagliare, dunque imparare a vivere, interiorizzando da sé le emozioni, in maniera naturale e non forzata, atte a sviluppare la propria unica personalità in modo autonomamente giudizioso e critico nei confronti di una realtà perlopiù formata da idioti. Tutti assoggettati a valori che, soventemente, combaciano con la parola disvalore nell’accezione, questa sì, che va per la maggiore.

Secondo la dottrina gnostica, l’umanità si divide in tre categorie. Le conoscete? Documentatevene.

Secondo la psichiatra della minchia, che cos’è il Super-io? Stando alla generalista Wikipedia:

Con il termine Super-io (originale tedesco Über-Ich) o dalla resa in lingua latina Super-ego, secondo la teoria freudiana, si indica una delle tre istanze intrapsichiche che, insieme all’Es e all’Io, compongono il modello strutturale dell’apparato psichico ed è quella che, secondo lo stesso Freud, si origina dalla interiorizzazione dei codici di comportamento, divieti, ingiunzioni, schemi di valore (bene/male; giusto/sbagliato; buono/cattivo; gradevole/sgradevole) che il bambino attua all’interno del rapporto con la coppia dei genitori.

Inizialmente il padre della psicoanalisi aveva distinto all’interno della personalità due dimensioni: una conscia ed una inconscia; in seguito opererà una suddivisione della personalità nelle tre sfere sopra elencate.

Il Super-io è costituito da un insieme eterogeneo di modelli comportamentali, oltre che di divieti e comandi, e rappresenta un ipotetico ideale verso cui il soggetto tende con il suo comportamento. «È una sorta di censore che giudica gli atti e i desideri dell’uomo»[1].

Attraverso tale istanza si determina un meccanismo che porta alla frantumazione dell’Io ed alla sua successiva modificazione, in quanto vengono da esso assimilati modelli derivanti da imposizioni altrui. Il Super-io, infatti, scaturisce dal bagaglio culturale e formativo acquisito sin dall’infanzia dai genitori ed in seguito da altri eventuali educatori.

Se quindi, da una parte, tale sfera riveste una funzione positiva, limitando i desideri e le pulsioni umane, dall’altra, causa un senso continuo di oppressione e di non appagamento.

 

Ora, nel novanta per cento dei casi, spesso umani, in senso bonariamente dispregiativo, una persona non cambierà più, arrivata a una certa età. E anche la frase stupida di David Lynch, autore di Mulholland Dr., pellicola che manda a farsi fottere le istanze psichiche o che dir si voglia psichiatriche, agendo di nonsense da Strade perdute, ecco, fa pena.

Lynch infatti, in un momento d’infantile delirio d’onnipotenza, espresse una frase apodittica e assolutistica, non so se paradigmatica, onestamente poco utopistica e miracolistica, certamente dogmatica e onestamente stupida, ovvero:

le persone non cambiano, si rivelano.

È una frase stolta poiché, invero, le persone non cambiano anche quando si rivelano. Cioè, semmai appaiono veramente per ciò che, dapprima, non apparvero. Che è la stessa cosa, anche no.
Delirio! Sono le persone attorno a loro che, rimanendo scioccate e stupite, forse istupidite, dinanzi a quello che considerano uno stupefacente mutamento incredibile, essendo ottuse, poiché non possono cambiare in quanto oramai figlie del Super-io immutabile da loro sviluppato, della loro idea rimangono. Al che gli idioti la penseranno sempre allo stesso modo anche se, per educarli, li spedisci ai lavori forzati.

Oppure, un omosessuale, anche se obbligato ad accoppiarsi con una donna, finito che avrà di accontentare chi lo costrinse ad andare contro natura ed entrare in quella “radura”, non so se dando soddisfazione alla donna milf o immatura, tornerà omosessuale. Statene sicuri! Comunque, slacciate la cintura. E un ascetico, anche se spinto… nella società porcellesca, anziché omologarsi agli ilici, tornerà psichico. Che c’entra questo coi critici di Cinema? C’entra, eccome. Se un uomo, per esempio, non ama Silence o Il cavallo di Torino, significa che la sua vita è troppo incentrata su una quotidianità “normale” e frenetica per permettergli di riflettere sul senso dell’esistenza. Diciamo che è troppo preso dalle comuni istanze sociali e dalle bestiali stanze del porcile di massa. Attraverso questa mia teoria, potete identificare il modus operandi non solo di un critico ma anche di una persona cinematograficamente ignorante.

Comunque, al cavallo di Torino, preferisco Gran Torino e, a quello di Troia, quello dei pantaloni…

Sono un uomo che garantisce freddure a iosa. Sa anche regalare una rosa e indossa un golfino grigio pur rimanendo caloroso e roseo.

Uomini, non dovete scopare le mule, bensì amare The Mule.

 

di Stefano Falotico

La mia vita, soprattutto degli ultimi dieci anni, fu un delirio lynchiano magistrale: un video incredibile che svela perfino la perdita della mia verginità, che Falò da Fire Walk with Me!


01 Mar

fuoco cammina con me ray wiseOddio, sono mortificato nei riguardi di me stesso. Se riguardo, in forma retrospettiva, la mia vita trascorsa, debbo ammettere che Strade perdute risulta, a confronto, un film appena sufficiente quando invece tocca la vetta del capolavoro assoluto più stupefacente.

Lost Highway, un film ignobilmente declassato dal poco attendibile aggregatore di recensioni metascore.com ove ottenne e ancora ha soltanto uno scandaloso 52% di media. Gridano vendetta questa votazione e le valutazioni assolutamente non in linea con la sua grandezza.

E che dire allora delle due misere stellette assegnate da Mereghetti nel suo dizionario? Non possiedo l’ultima edizione, dunque non so se Paolo abbia rivalutato il suddetto capolavoro lynchiano oppure se sia rimasto fermo e impuntato sui suoi bacati convincimenti.

Ebbene, amici, dopo che fui indagato ingiustamente da falsi burocratici d’uno status quo demagogico che vollero appurare se davvero fossi più matto di Lynch stesso, che vollero sviscerare ogni mio pelo per constatare se delirassi più del suo Inland Empite poiché mi dichiarai L’ultimo dei romantici libertini, posso orgogliosamente attestare, con tanto di ufficiali lettere di dimissione e le doverose, sacrosante, oserei dire vergognose scuse d’ogni istituzione psichiatrica, che da due anni a questa parte il sottoscritto fu prosciolto da ogni ulteriore infamia a suo discredito.

E che, giunti a questa svolta della mia assurda, rocambolesca, grottesca e surreale storia avventurosa e spesso angosciosa, adesso posso nuovamente saltare sulle macchine per dirigermi dalla mia lei e, come il grande Sailor Ripley/Nic Cage di Cuore selvaggio, intonarle romanticamente un tenerissimo e commovente, epico Love Me Tender.

Ma quale pazzo, ma quale disturbo delirante paranoide!

Mi trovai nell’ingrata, umiliante e penosa situazione anomala e piuttosto anormale, in forma scabrosamente glaciale e morbosa, di trovarmi costretto a giustificarmi davanti a tutti solamente perché giammai amai il Cinema falso di Gabriele Muccino e, appena non fui più un bravo soldatino, un simpatico bambino, tantomeno uno scemino col cervello piccolino, la gente su di me delirò.

Ma che volete farci? La gente pretende di capire pure il finale di Mulholland Dr.

La vita, nelle sue strade impervie e sorprendenti, non è razionalmente spiegabile attraverso il nonsense di stupide, superficiali diagnosi effettuate da strizzacervelli frustrati più del fantasma di Bob.

Sì, il novanta cento degli psichiatri sono degli sfigati più brutti e spaventosi dell’orripilante Frank Silva.

Scomparso il 13 Settembre del 1995 alla sola età di 44 anni.

Di mio, nacqui esattamente lo stesso giorno, cioè il 13 Settembre del 1979.

Mentre questi psichiatri camperanno fino a cent’anni senza mai vedere, neppure una volta in vita loro, Fuoco cammina con me.

Dei maniaci tromboni ossessionati da Freud e dall’Eos più turpe e alla buona, infatti li potrete trovare goderecci, a Santo Stefano, a vedere un cine-panettone con Christian De Sica.

Non fatevi fottere con le loro ipnosi, loro trombano, rifilando parcelle. Ah, che porcelli.

Essi attentano alla vostra unicità, alla vostra pura bellezza da Sheryl Lee/Laura Palmer per suggestionarvi. Tirando in ballo che sei bello/a è perché sei diverso/a.

Sì, non sei un cesso come loro. Gente che, se uno guarda Twin Peaks, predispone un T.S.O. perché seppe solo imparare le pappardelle a memoria, rovinando l’arte delle anime eccentriche e giustamente non conformi a una visione schematica delle cose e anche delle cosce.

Sì, secondo me, Laura Elena Harring è indubbiamente più figa di Isabella Rossellini.

Ma guai a dirlo poiché Dorothy Vallens rappresenta, per il borghese medio, il simbolo femminile dell’eleganza dolcemente sensuale mentre la Harring ha il seno rifatto.

Smettetela con questi voti alle donne. Con queste classificazioni da troioni. Ché poi diverrete asmatici come Frank Booth/Dennis Hopper di Velvet Blue.

Sì, dall’età dei quattordici anni, su per giù, essendo io l’incarnazione dello Sturm und Drang, fui vilipeso e schifato, metaforicamente schiaffeggiato dai miei coetanei. Diciamo che fui malvisto per via delle mie scelte esistenziali trasgressive e fuori dall’ordinario rispetto a una vita per molti, ahimè, impostata su codici moralmente ipocriti da scremature più semplicistiche di un’equazione binaria.

Ma che volete saperne voi, panzoni debosciati come Anthony Sinclair/Tom Sizemore di Twin Peaks: il ritorno, delle mie amnesie da Dougie Jones/Kyle MacLachlan?

Sarete oggi dei gorilla King Kong sposati a un’ex reginetta della classe che un tempo fu davvero sexy come Naomi Watts di Atto indecente, film altresì conosciuto come Cattiva condotta.

Adesso, pur di riuscire ad arrivare a fine mese, lo dareste… no, la svendereste anche a James Caan di Mi gioco la moglie a Las Vegas. E, mentre ve la giocaste per un puttaniere del genere, semmai state pure davanti alla tv ad ammirare il fascino sempiterno di Robert Redford d’Indecent Proposal, cambiando canale e sintonizzandovi su uno Striptease.

Siete dei Ghost viventi, diciamocela. Appena vi capita una sfiga, vi rivolgete a una medium diel cazzo, cioè a svitata in abiti da suora come Whoopi Goldberg. E, se poi vi butterà di nuovo bene, nonostante la vostra lei l’abbiate nel frattempo data via altre cinquemila volte, a San Valentino le regalerete pure Unchained Melody in karaoke. Oche, state in occhio!

Che ve ne fate, inoltre, dell’abbonamento a Netflix se ancora non vedeste, non avete visto e giammai vedrete What Did Jack Do?

Sono stanco dei film già visti come The Irishman e di pacchianate come C’era una volta a… Hollywood.

Queste patetiche agiografie elegiache su vostre vite solo sognate e mai compiute.

Dovreste guardarvi allo specchio anziché comprare i libri di filosofia orientale per curarvi dal mal di pancia e dai fegati amari. Inutile anche che cerchiate alibi e ascoltiate i consigli degli imbonitori come Paolo Crepet. O facciate i moralisti pedagoghi come Vittorino Andreoli.

Non dovete più mentire a voi stessi ma essere invece spietati e onesti. La vostra vita fu una tragedia peggiore dell’omicidio di Sharon Tate. E non colpevolizzate il prossimo se non gliela faceste.

Foste voi, più idioti di Charles Manson, a stuprare la vostra innocenza, a deturpare ogni bellezza, sconsacrandovi nella demenza. Ma, per quanto possiate definire le persone che non capite come poverette, Dio c’è e ora finalmente capiste che dovreste farvi solo du’ spaghi e stappare il Prosecco.

Dunque, tontoloni, qui dalle mie parti si fa tutto un altro gioco di palle e CR7 può anche prenderselo in culo sentitamente.

 

di Stefano Falotico

 

fuoco cammina con me

roberta

Il Cinema e la nostra vita risiedono in uno sguardo, puro trip lynchiano a base di Heat


16 Apr

velluto blu rossellini

 

THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, Sissy Spacek, 1999, ©Buena Vista Pictures /

THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, Sissy Spacek, 1999, ©Buena Vista Pictures /

Una delle lezioni principali di Psicologia (se non mi credete… non mi credete e basta) è questa:

il futuro psicologo deve immediatamente, dimenticandosi del suo modo di ragionare, cancellare sé stesso e imparare a entrare in empatia col paziente.

Soltanto una volta che avrà scandagliato a fondo la sua anima, dopo che il paziente gli avrà rivelato il suo inconscio, può avvenire il transfert. Che può essere istantaneo o succedere dopo cento sedute.

Se invece lo psicologo, dapprincipio, ragiona con la sua mente nel giudicare l’anima a lui esterna, cioè quella del paziente, lo psicologo è pessimo, cioè da manicomio. E necessita di un trasferimento.

Ah ah.

È così.

Tutti noi abbiamo vite diverse. Uno entra in coma, che ne so, a 25 anni e si risveglia dopo trent’anni.

La sua vita, la poca rimastagli peraltro, sarà giocoforza diversa da chi a 25 anni aveva realizzato Quarto potere. Perché Orson Welles a venticinque anni era solo all’inizio del suo rivelato prodigio. E anche del suo pancione che sarebbe cresciuto a dismisura.

E forse Orson invece ha accusato acciacchi e sintomi quasi da demenza senile a età decisamente avanzata.

Mentre tuo fratello è diventato schizofrenico a 13 anni e a cinquanta si è risvegliato dal suo torpore.

Una donna ha dieci figli e un’altra donna sua coetanea invece è lesbica. E non ha adottato nessun figlio.

Un altro non ha affittato neppure un film a noleggio.

Tu sei un operaio che ama Shakespeare mentre quel professore universitario ama Michelle Hunziker. E fa solo i cruciverba. Perché è laureato in Fisica e della Letteratura non gliene frega nulla.

Tu invece sei letterato ma non conosci Mishima.

Mishima era un genio. Questo è poco ma sicuro, assodato.

Così com’è conclamato che, parimenti a Kurt Cobain, si sia suicidato. Mishima si è ammazzato con un suicidio rituale, Cobain invece solissimo. Forse nello scantinato.

Non era uno scantinato? Allora era un uomo fortunato che però era tormentato più di uno scalognato.

La domanda che dobbiamo porci è perché si siano entrambi suicidati.

 

Maramao perché sei morto?

Pane e vino nan t’è mancate…

La ‘nzalate sté all’uerte

Ninghe Nanghe, peccé sì muerte?

 

Già, Mishima perché sei morto? Eri da tutti acclamato come un bell’uomo e soprattutto come scrittore di alto borgo.

Cobain eri belloccio, se non ti andava bene l’amor di Courtney Love, sai quante altre stronze a cui potevi “suonarle?”.

Ah ah.

Sono morti perché, arrivati a un certo punto, hanno capito che qualsiasi cosa avessero fatto e ottenuto, già, la loro vita non aveva più senso.

Avrebbero potuto vincere cinquemila premi ed essere osannati da chiunque, avendo gioie a bizzeffe, soldi a palate (che già comunque avevano) e perfino tante “patate”.

Ma la loro anima si era spenta.

E non vi è rimedio alcuno quando si giunge a questo stato o stadio. Insomma, due uomini poco ultrà! Ah ah.

Come forse non v’è soluzione per noi tutti. Solo una squallida continuazione…

La vita è una perenne illusione. Finché esiste questo sogno, trasfigurato semmai nelle arti, nella Musica e nel Cinema, esiste l’orizzonte, lo sguardo oltre il quotidiano mondo invero tanto immondo.

Finita l’illusione, spentasi l’anima, puoi avere anche tutto il mondo ma il tuo stesso mondo non ha senso di esistere.

 

Morale della favola: siamo tutti fottuti dalla nascita, siamo vivi solo perché continuamente illusi.

Illusi che domani lei s’innamorerà di noi, illusi che invece lei andrà con un altro perché non la sopportiamo più ed è meglio che s’innamori di quell’altro. E ti chieda il divorzio. Sennò è un casino.

Illusi semplicemente che la vita non sia Mulholland Drive.

O forse lo sia perché c’illudiamo appunto che sia un capolavoro indiscutibile e unanime.

E invece è solo Twin Peaks 3, un profondo, straordinario incubo pazzesco.

Ugualmente un capolavoro.

Per me lo è, per altri no.

Per te la tua vita è bellissima, per me no. Per te la mia vita è bruttissima, per me è Isabella Rossellini di Velluto blu.

Insomma, spesso deliro più di Lynch.

Ma il bello è questo. Non posso essere davvero De Niro. E nemmeno vorrei esserlo. Fra qualche giorno inizia il suo Festival. Sai che palle…

Da cui il famoso delirio denirante.

Anche pacinesco.

E, in queste dune di elucubrazioni da Strade perdute, ecco, ci sta il netto, assonante andate a…

Comunque, per farla breve, secondo voi in questo preciso istante a cosa sta pensando il signor Lynch?

Forse sta pensando che deve aprire il frigorifero e bere una Coca-Cola. Potrebbe essere…

Mentre credo che voi stiate pensando che io sia pazzo. Forse l’avete sempre pensato. Io ho pensato la stessa cosa di voi. Credo di sì.

Da cui il celeberrimo Una storia vera.

In questo scritto mi sono superato.

Se non mi danno il Nobel stavolta, vado a farmi un viaggio col trattore. Fermandomi anche a una buona trattoria.

 

 

di Stefano Falotico

Quando per caso sbagli chat, stavi corteggiando una ragazza e invece hai mandato i messaggi romantici a Bobby Peru di Cuore selvaggio


21 Feb

peru dafoe

Non vi è mai successo? La classica figura di merda?

Sì, apri cinquemila finestrelle su Facebook, stai parlando con una che ti sta coinvolgendo, diciamo, s’impalla Internet, ecco che riparte, ma confondi le chat e ti dichiari con sfacciato, impudico amore alla persona sbagliata.

Sì, attenti al lupo! Dalla docet.

 

C’è una casetta piccola così

Con tante finestrelle colorate

E una donnina piccola così

Con due occhi grandi per guardare

 

Sì, stavo parlando con una tipa di nome Giulia. Nel frattempo, fra l’altro, stavo anche chattando con Silvia, Monica e Sabrina. Oh, non si sa mai. Se va male con una…

Ma non mi addentrerei… in privacy che son cazzi miei e spero loro.

Ah ah.

Fatto sta che, nel mentre, un tizio mi manda l’amicizia. Sono talmente preso da queste qui che, tosto, sbaglio tasto e, anziché eliminare il tipo (come si suol dire, la faccia del profilo non mi convinceva), accetto indiscriminatamente.

Ma allo stesso tempo questo mi manda la manina per salutarmi. Io gli rispondo:

– Aspetta, sono impegnato con una e mi auguro di essere ancora più impegnato, anzi, impregnato con lei nelle prossime ore.

Ok, buona giornata e speriamo, per te, che sia anche una buona scopata.

– Sì, sì. Ciao, a presto.

 

E intanto penso… che scassa-minchia.

Ma mi dimentico di chiudere la sua finestra e al contempo immagino che stanotte con questa qui chiuderemo tutte le finestre…

E le scrivo:

– Sì, sei di una bellezza immensa. L’immensità fattasi donna in ogni sua dolce, abbagliante infinità. Sai, domani potremmo noi tutti morire. E dunque dobbiamo profittare dell’attimo fuggente per essere ruggenti. Sì, fra me e te, Alessia, vi è stata un po’ di ruggine ma vorrei smaltarla…

– Che dici?

– Ci sei stasera?

– Molto sul tardi.

– Meglio. La notte è lunga e io voglio allungartelo.

– Non capisco. Comunque, allungami semmai venti Euro su PayPal. Sono a corto di liquidi.

Uhm, vediamo. Ma poi accetterai, verso le tre di notte, liquidità mie meno telematiche? Io non ho mai pagato nessuna puttana. E mai andrò con una meretrice. Ma voglio illiquidirmi con te, illanguidirmi, donna salubre, nell’inguine sdilinquirlo e dimenticare che sono spesso un uomo lugubre. Con te voglio essere ludro a te ignuda. Non liquidarmi, suvvia, voglio che stanotte mi sarai liquidissima.

 

Al che entrambi, sia io che l’interlocutore che io pensavo fosse Alessia, a cui esserle di buon sudore e odore, realizziamo il qui pro quo e in me scende un forte malumore.

– Scusi, Falotico. Ma lei con chi pensa di parlare?

– Mi dai del lei? Dai, so che ancora non me l’hai data ma dobbiamo partire, fin dapprincipio, con toni confidenziali. Accorciare le distanze.

– Va bene. Ti mando subito una mia foto.

 

Il tizio mi manda una foto di lui coi denti cariati e giallissimi.

– Ebbene, ti piaccio?

 

Bloccato subito.

Trattavasi di Mario Piscopello, famoso omosessuale malavitoso dei quartieri bassi che voleva rapinarmelo.

Detto Bobby Peru per la sua sconvolgente somiglianza con Dafoe.

Poteva andare peggio.

Potevo mandare un messaggio infuocato a questo qui sotto.

Sì, miei culatoni e culoni.

L’inculata è sempre dietro l’angolo. Ricordatelo.

La vita è come una scatola di cioccolatini e non sai mai quello che ti capita?

Io spero che sia una scatola blu come in Mulholland Drive. Se mi capitano due cioccolatini come Naomi Watts e Laura Harring, sì, sì, ce li gustiamo, sciogliendolo in bocca…

Va detta, vi faccio sempre ridere. Anche voi mi fate ridere. E in questa risata collettiva è un deriso, no, delirio. Una goliardia. Una di nome Pia e un’altra di nome Rosalia. E via.

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di Stefano Falotico

Le riprese del Joker con Phoenix sono terminate: ecco l’ultima foto dal set di effetto blu notte


04 Dec

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Sì, le riprese di Joker sono finite così come sono finite, per fortuna, molte delle vostre vite. Finalmente, dopo un’intera vostra esistenza passata a lamentarvi, avete compreso in un attimo di lucidità imbarazzante che siete giunti al capolinea.

Giunti che siete a tale conclusione, per un attimo pensaste di non suicidarvi. Semmai noleggiandovi un film scacciapensieri con un’ottima passerona che, per trenta secondi, sì, tanto non durate di più, vi ha rallegrato di una masturbazione lievissima. Tale che, in quel mezzo minuto da uomini minutissimi, credeste davvero che la vita è bella e la vostra condizione umana fosse migliorabile. No, è stato solo uno zampillo, un’esplosione… momentanea, un istante abbastanza breve di gioia e fazzoletto sporcato.

Invero, dopo esservi puliti in bagno, vi siete specchiati, ancor più consapevoli della vostra pochezza.

Al che, accendeste Facebook in cerca di quelle frasi consolatorie che vanno tanto di moda, del tipo: se pensi di essere stato sminuito, tirati su, tira fuori le palle, fottitene, è il momento di essere Mel Gibson di Braveheart.

Oppure, sì, nella vita hai subito batoste devastanti ma ricorda che a fine del prossimo anno uscirà nei cinema Rambo 5. No, non è ancora arrivato il tempo di morire. Venderemo cara la pelle e le palle.

O frasi da donnette del circolo del cucito: ricorda che lui tornerà da te perché solo tu sapevi farlo ridere e gli preparavi un buon risotto con le patate…

Sì, tutti sanno che Babbo Natale viene solo una volta all’anno. Cazzo, per gli altri 364 giorni, con l’eccezione del bisestile, manco si tira una sega. Roba che il Dalai Lama, in confronto, è un pervertito.

Sì, nella mia vita, fratelli e sorelle, ne ho viste tante… ragazzi che studiavano al Classico e resero ricco Valerio Massimo Manfredi. Perché erano convinti che sarebbero passati alla Storia.

Oggi, coscienti che non saranno mai Alessandro Magno, sono depressi e bulimici. Magnano come dei porci di Roma con tanto di macedonia!

Mezz’ora fa, son stato al bar. Sono entrati una nonna tanto simpatica e suo nipote di forse dodici anni.

E ho pensato: beati loro, questa ha già un piede nella fossa, il ragazzino invece ha ancora cinque sei anni per poter essere spensierato. Poi capirà che dovrà andare dal gastroenterologo.

Eh sì, il mio condominio è pieno di fegati amari.

Oggi, hanno recapitato a ogni singolo condomino le tasse appunto condominiali. È stato un delirio. Il signor Lucchi, uno dei miei vicini di casa, quello che nel mio video su Basic Instinct bussa contro il muro, chiedendomi di abbassare il “volume” della registrazione, ha avuto un mezzo infarto quando, aprendo la ricevuta, ha letto la cifra da pagare.

Ora, vi racconto questa. Sì, non sono un grande appassionato della Serie A. Ma non ho bisogno di essere abbonato a Sky per sapere quando il Bologna ha fatto goal. Se il sabato, in caso dell’anticipo, o la domenica il signor Lucchi urla come un dannato, significa che il Bologna sta vincendo. Se poi l’urlo diventa come quello di Tarzan, capisco che la partita è finita e il Bologna ha vinto.

Sì, sua figlia non stava messa molto meglio. Mi ricordo che, moltissimi anni fa, saranno state le tre di notte… ero lì che mi stavo dolcemente masturbando su Patricia Arquette di Strade perdute. Quando, al culmine della mia eccitazione, nella scena in cui Patriciona, di tette abnormi nel deserto, si mostra totalmente ignuda con tanto di effetto lynchiano, sono tremate le pareti. No, non fu il terremoto ma il peto ciclopico della figlia del Lucchi. Che, durante la dormita, l’aveva mollata di brutto.

Sì, non riuscii a reprimere l’eiaculazione galoppante e, per lo smottamento dovuto alla flatulenza frastornante, mi tagliai la cappella con l’unghia del pollice tutta spappolante. Ah, che orgasmo. Da film horror demenziale.

Nonostante il dolore tremendo, roba da Ben Stiller di Tutti pazzi per Mary, tutto tornò al suo posto. E il mio glande si riparò in un paio di giorni con tanto di pene alla penicillina.

Invece la figlia del Lucchi è passata dalle scoregge alle lavande gastriche. Eh sì, fa le seratine…

Insomma, la faccia di culo è questa: o l’accettate com’è o son cazzi vostri.

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di Stefano Falotico

Della libera visione del Cinema e della vita


10 Nov

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Allibito, noto che qualcuno spia il mio profilo Facebook e si è risentito che abbia scritto che ognuno, anche da “profano”, in un mondo libero e democratico, deve poter parlare di Cinema anche se non ha il pezzo di carta che “attesti” la sua “conoscenza” in materia. Come se il Cinema lo volessimo poi ridurre a tristi manualetti “pedagogici” e “istruttivi” su un’Arte maestosa che è la pura espressione della poetica di mille e più sguardi, un’Arte suprema che non conosce regole e non può essere ascritta a questi squallidi “indici” di “cultura”. Ove la parola cultura puzza di retrogrado accademismo, di sapientona, cattedratica scuola d’infanti così affamati di celluloide tanto da poi voler giocare alle bieche classificazioni, alle etichettature più didattiche. Come se il sapere consistesse davvero nell’elenco pedissequo di nozioncine teoriche inutili che con la bellezza, il sacrificio della pratica hanno poco a che vedere. E, peraltro, mi fa specie questo idealismo volgarmente sognatore che poco si cimenta con la realtà, ove realtà fa rima col sudore e il sangue dell’errare, dello sbattere la testa, del vivo e diretto confronto. Davvero certa gente, ah, povera illusa, crede che una laureetta al Dams possa dar loro l’accesso alla grandezza del Cinema, alle sue più pure, viscerali, eterogenee emozioni? Non è che, invece, come purtroppo accade in molti casi, coincide soltanto con una “gamma” informativa atta soltanto a istituzionalizzare il patrimonio sconfinato della cultura? Cultura non è una parola da vocabolario. Il vocabolario c’insegna straccamente che significa semplicemente “patrimonio” intellettuale, erudizione, che sa di vetusto e poco d’avanguardia, anche se poi annovera la “voce” esperienze spirituali. Ecco, è nell’anima della cultura che la cultura stessa si esprime, nella varietà della creazione, nel pindarico specchio immaginativo della fantasia più poetica, qualità superiori che non certo si apprendono da libretti noiosi e soporiferi. Ma io parlo al vento. Il Cinema l’ho amato nelle mie solitudini, quando diventava flusso cangevole e immensamente variegato delle emozioni fatte metafisica, quando i deliri in me regnavano sovrani e apprezzavo, così come ancor oggi eleggo in gloria, gente come Lynch che scardina(va) appunto le false regole di quest’Arte sinergica, lisergica e giammai scolasticamente letargica, per infondere cuore selvaggio alla natura affascinante del mio io imbizzarrito. Le strade perdute dell’infinitezza impalpabile, dello splendidamente seducente e ammaliante, trascendente e coloratamente onirico che si faceva cupezza, poi alata malinconia, quindi euforica vetustà. E il mio sguardo s’incendiava in questo lago di sogni però aderenti all’intima realtà che deflorava, “violentava”, esplorava. Oggi, invece, siamo ammorbati da gente che parla di Cinema come se fosse una fredda scienza, che gioca di voti e pagelle, che appiattisce il gusto nell’omologazione “culturale” che tanto mi spaventa.

La stessa gente che fraintende il senso della vita e dà alla vita un senso distorto, fatto di gerarchie, ove le persone sono numerini, in cui enumera il suo “sapere” attraverso sciocche, false credenziali.

Poi, tutti “sognano” e si divertono. Non si capisce cosa intendano per divertimento. Che per molti deficienti significa adeguarsi a un gruppo di stolti come loro, a un “credo” spesso ingenuamente giovanilistico, nell’accezione più patetica del termine, fatto di prese per il culo, sberleffi, provocazioni “imbevute” di chiacchiere da donnette e uscitelle nel pub a sfogar la noia di vite che, semmai, vanno al cinema e non capiscono un cazzo di quello che vedono, perché non sono senzienti del loro sincero inconscio, e si fuorviano e condizionano a vicenda in questo “termosifone” sempre mosciamente moderato, politicamente corretto, orrendamente “sano”.

La solita domanda che tutti mi fanno. Ma lei esattamente, con precisione, cosa vuole dalla vita? Se lo sapessi con “esattezza”, non continuerei a vivere.

di Stefano Falotico

Siamo stanchi dei “critici” scolastici e degli “informatori” odierni


19 Jun

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In tempi di assoluta “compostezza” formale, ove pare che per scrivere qualcosa ed esprimere le proprie idee bisogna essere “educati” da qualche pedagogo della “giustezza”, ricevetti molti attacchi riguardo un mio recente scritto su Avildsen, che ironizzò/ai sulla sua morte con goliardico spirito, non “pio”, dissacrante. Alcuni ne furono infastiditi e mi consiglia(ro)no di essere più moderato e “informativo”. Ah che barbosa noia sarebbe mi adattassi alle “regoline” delle “scienze delle comunicazioni”, ribadisco con orgoglio una “facoltà” che andrebbe abolita perché portatrice di mediocrità, di quella che Burroughs parafrasava come burocrazia peggiore del Cancro. Io son cuore selvaggio e le mie sortite “lynchiane” non piacciono e vengon prese per guazzabugli linguistici cervellotici di scontata imitazione del Carmelo Bene.

Replico di tutto mio (ar)dire, dando fiato alla mia libertà non (puni)bile e non tacciabile di “educazioni” di qualsiasi natura “costrittiva” e limitante. Se voleste che mi “allattassi” alla “spiegazione” della trama, be’, compratevi un Bignami della “Critica” perbenista, e lasciatemi perdere. Sì, più si perde più si diventi agguerriti e circensi nella creatività, nel libero sfogo anche “pleonastico” e poco tollerato di sconfinare in territori di espressione e immaginazione selvatici e oserei dire “creaturali”. Che bellezza, questo/a lo è!

Ciao, caro “amico”, una lunga disamina la tua e parzialmente condivido. Il mio stile è abbastanza particolare e, a prima vista, può apparire scontato e privo di contenuti, ma odio le noiosità scolastica e l’esser troppo seriosi, quindi volteggio in un mare di parole, in un profluvio oserei dire orgiastico, ognuno le (in)tenda come vuole. Se altri mi reputeranno un imbecille che sciorina cazzate, li lascio nella loro limitatezza, spazio in cui credo tu non sia incluso perché, nel tuo consiglio, sei stato molto educato e ciò denota che non appartieni a coloro che, senza conoscendo una persona, si son lanciati in offese perentorie e attacchi ai limiti della denuncia. Non me la tiro da Carmelo Bene, ma è sicuramente un modello ispiratore e non vi rinuncio a emularlo con esiti alle volte ridicoli o grossolani. Ma chi vuol leggermi mi legga, altrimenti se non gli piaccio si astenga. Non è obbligato e non glielo ha prescritto il medico, può rivolgersi a qualcosa per lui più immediato, didattico e comprensibile. Ciao.

di Stefano Falotico

SOMETHING WILD, Ray Liotta, 1986

SOMETHING WILD, Ray Liotta, 1986

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