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Il ritorno di Gary Oldman, un mio mediometraggio su Villa Clara e Letter to You di Bruce Springsteen, sempre più misticamente simile a Bob Dylan


23 Oct

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Ne vogliamo finalmente parlare di Gary?

Presto, lo vedremo in Mank nei panni dello sceneggiatore di Quarto potere.

Finalmente, il grande David Fincher è riuscito a realizzare il sogno che covava da tempo immemorabile.

Lavorare con Gary in un film da lui diretto. Inizialmente, al posto del primo Hannibal Lecter del grande schermo, ovvero Brian Cox di Manhunter, in Zodiac doveva esservi Oldman. Il quale però, all’ultimo momento, per ragioni ancora ignote, diciamo non del tutto appurate, all’improvviso diede sorprendentemente forfait.

Nel frattempo, negli anni intercorsi fra Mank e l’Oscar assegnato ad Oldman per L’ora più buia, Oldman recitò sfigurato in Hannibal di Ridley Scott. E Fincher accrebbe la sua fama, ottenendo inoltre un figurone con Mindhunter. Del quale diresse e dirigerà alcuni episodi…

Credo, in tutta sincerità, che Gary Oldman sia stato per molto tempo identificato erroneamente soltanto come villain con indole da Joker. Sebbene, nella trilogia nolaniana di Batman, Oldman fu un buon tenente e non quello di Harvey Keitel nel Bad Lieutenant di Abel Ferrara. Per l’appunto, appuntatevelo, appuntati, carabinieri e poliziotti della Critica superficiale. Non impuntatevi con prese di posizione limitate e fasciste. Gary è la versatilità fatta persona, incarnata, pareva morto e datato, incartapecorito e imbalsamato, invece resuscitò e ringiovanì di colpo come in Dracula di Bram Stoker.

Gary, figlio di un saldatore, giammai laureatosi e presto istradatosi da autodidatta.

Un duro, un’anima ribelle, ancora bello nonostante le sue non più freschissime primavere. Ah, incontrò da adolescente molti bulli. Lo so…

Assomiglia a qualcuno di mia conoscenza. Sì, questo qualcuno (che) io vedo allo specchio dalla mia nascita. Non credete?

Sì, come noi uomini sappiamo, non si può mentire dinanzi alla propria immagine riflessa.

Specchiandoci, infatti, cogliamo intimamente il silenzio del nostro vero, vivo, scalpitante e viscerale cuore specularmente simbiotico alla nostra coscienza più inesplorata, riaffiorata dal profondo…

Nella realtà di tutti i giorni, siamo spesso costretti, giocoforza, a indossare delle maschere. Per accontentare il gusto della medietà conformista, adattandoci alla tristizia dei compromessi più puttaneschi pur di essere stimati dal prossimo. Al fine di ostentare, esteriormente, la nostra immagine migliore possibile.

Sto parlando ovviamente di molti di voi. Di mio, non ho mai pensato che un uomo debba svendere la sua dignità per piacere agli altri pur di ottenere la patetica simpatia e un contentino come si fa coi bambini e, semmai, elemosinare piacevolezza da una donna, mostrandosi a lei con un look fintamente perfetto che trasudi impeccabilità morale, invero truccata.

Ma che film sarebbe mai questo che vi siete “sparati?”. Whore di Nicolas Roeg?

Sì, a causa del mio istrionismo personalissimo in linea con la mia autentica unicità indissolubile, i miei coetanei, durante l’adolescenza, credettero che fossi matto e mi consigliarono di vedere Mille pezzi di un delirio.

Essendo taciturno, mi dissero perfino: – Guarda pure Niente per bocca.

 

Al che, ne successero delle belle. Insomma, delle brutte più racchie delle ragazzine da Harry Potter, frequentate da chi mi accusò di essere agorafobico e più incosciente, poco previdente delle conseguenze come Lee Harvey Oswald di JFK.

Se ne fece un caso e voi non fate, per l’appunto, caso se mi va qui di sdrammatizzare sulla situazione assurda che involontariamente innescai, inducendo le persone ad addebitarmi la diagnosi di persona afflitta da disistima, da allucinante atimia affettivamente fredda, forse solo emozionalmente sofferente di tachicardia mancante d’empatia. Ma per cortesia!

C’è da rimanere senza parole. Ah ah. Speechless.

No, al punk di Arthur Fleck, preferisco Sid e Nancy. Mentre, a Nancy Brilli, Gilda Sbrilli. Curatrice di un’edizione dei Promessi sposi.

Ah, Orson Welles ed Hayworth Rita, la leggendaria Gilda.

Mi urlarono… sei Il mai nato. Un film pessimo. Lo andai a vedere solo perché la locandina m’attizzò.

Sì, nel poster originale viene riflessa la strega di Cappuccetto rosso sangue?

No, semplicemente una che fa sesso. Il film invece fa senso e lei non soltanto non si spoglia, bensì non sa aprirsi, a differenza di Oldman, ad una recitazione sbottonata da vetusti codici di rigidità formale assai pallosa.

Adoro Gary. Quest’uomo nevrotico, imprevedibile, che recita col cuore e non a c… o.

Quando carica da matto, no, di brutto-bellissimo da matti come per il suo epocale, gigionesco Norman Stansfield di Léon, è uno spettacolo più eccitante di Monica Bellucci dei tempi d’oro.

Lo amo quando è uguale a me in A Christmas Carol.

E quando se la ride come un pazzo ne La talpa. In cui, degl’ingordi idioti pensarono di aver compreso un mistero alla Rosebud, invece rimasero con un palmo di naso.

Cantando La Mer poiché distrutti e costernati dinanzi alla loro umana miseria oceanica.

Amo anche da morire La finestra sul cortile ma non so se The Woman in the Window sarà un bel film.

Quello che so per certo è che Amy Adams è più f… a di Grace Kelly.

No, non voglio diventare il Presidente degli Stati Uniti. E non so se sia peggio Donald Trump o se sarà ancora più scemo di lui, eh sì, Biden. Per me, quasi tutti i politici sono sporchi e meriterebbero un bidet.

Non sono comunque un anarchico terrorista come Oldman in Air Force One.

So anche che Mozart fu un genio indiscutibile mentre Oldman, in Amata immortale, sembrò una caricatura di Amadeus, sì, il presentatore televisivo. Mica quello divinizzato da Alex di Arancia meccanica. O no?

Gary sbagliò tante volte nella sua vita da fuori di testa. Perse, sì, la testa per molte donne e pensò che un genio come lui potesse accontentarsi di Uma Thurman ed Isabella Rossellini.

Sì, devo dare ragione al mio amico Ottavio. Lui crede fermamente alla dottrina gnostica. Che suddivide l’umanità in tre categorie.

1) I nani, cioè gli ilici. Il 90% delle persone. Che vivono di gelosie, invidie, corna, tradimenti e oscene competizioni superflue.

2) gli psichici. Categoria nella quale Ottavio mi annette. Cioè persone a un passo da essere elette. Spero non a capo degli States. Ah ah.

La terza categoria, comunque, il mio amico pensa che io possa raggiungere fra circa un mese.

Quando pubblicherò il mio prossimo libro.

Un libro che, alla pari di Orson Welles di Citizen Kane, ribalta la concezione di tempo e lo supera a mo’ dell’Oldman del Dracula. Abbattendo ogni barriera.

Sì, Welles è un gigante del Cinema.

Comunque, penso che questo sia un bel mediometraggio mistico-spirituale, perfino ero(t)ico, e che Bruce Springsteen, col passare degli anni, sia uno splendido fantasma ancora capace di commuovere alla maniera di Bob Dylan.

Insomma, date il Nobel anche al Boss.

Date l’Oscar ad Oldman per Mank o ad Anthony Hopkins per The Father.

A me date un bacino. Mi accontento.

Tanto, qualcos’altro, è la mia lei a darmelo(a)…

Goodnight and good luck.

Presto sarà Natale.

E vi regalerò altri sogni.

Sì, sono Clint Eastwood/Babbo Natale di Fino a prova contraria.

Se non vi sta bene, non pot(r)ete amare Gary Oldman. Dividerete le persone fra sfigati e fortunati, tra fighi e cog… ni, chiamerete l’altro orfano di madre od aborto vivente, vi odierete e non amerete, in cuor vostro, l’immagine di voi stessi che si rifletterà davanti allo specchio.

Mi spiace, non vivrete bene, non amerete non solo il Cinema.

E non sarete mai Gary Oldman, Orson Welles, Bob Dylan e Bruce Springsteen.

Per quanto mi riguardi, mi riguardo sempre per migliorare. Io sono io. Va bene così.

No, sì, no, sì, abbasso gli asini e le teste di mulo.3_Tavola disegno 1 2_Tavola disegno 1 1_Tavola disegno 1

Letter To You, recensione del grande, nuovo album di Bruce Springsteenletter-you-recensione-album-bruce-springsteen-copertina

Ebbene, il Boss è tornato con Letter To You. Un’ode alla più dolce, fosca, tenera e al contempo tenebrosa, malinconica sua reminiscenza monumentale di natura mondialmente musicale, un’epica e soffice raccolta delicata, già d’antologia, incastonata e sigillata eternamente nella mirabilissima sua rocciosa eternità perpetua ed eterea. Una carezza lieve donata alle nostre anime. Alle volte spaurite, melanconiche, altre volte grintosamente auto-echeggianti l’evocativa virtù dell’infinità (u)morale delle nostre stesse accorate sensazioni traballanti, in continuo mutamento e rigenerativa freschezza persino euforica dopo tante eclissi dei nostri cuori spezzati, oscuratisi nel buio e poi, di colpo, risorti magnificamente in gloria.

Quest’uomo immarcescibile, oramai appurata ed incontestabile leggenda vivente incarnata nel suo viso oggi smagrito, nella sua ectoplasmatica sagoma avvolta da una nebbiosa atmosfera nevosa, camminando nell’asperità romantica dei suoi perenni, giammai vinti, crepuscolari e al contempo infuocati dubbi esistenziali, pare che riemerga dalle soffuse penombre di sé stesso, incorporandosi nel revenant cantore delle sue incantevoli memorie magiche. Pietrificate nello splendore dell’adamantino rammemorare il suo e nostro cammino poetico, addirittura ambiguamente ermetico. Sobrio e lucente.

Bruce Springsteen, ladies and gentlemen, che nella copertina del suo nuovo, stupendo album imprescindibile non solo per i suoi irriducibili aficionado, ormeggiando in metaforico the river sulfureo della plumbea, “accordata” mareggiata emotiva della sua carriera oceanica, ci regala un’altra perla piena di canzoni dolcemente lievi evocanti forse A Christmas Carol di Charles Dickens, soavi come un’onirica, atmosfera natalizia, per l’appunto, appaiabile a Paul Auster o, forse, alla squisita amabilità commovente del derivatone, cinematograficamente, racconto vividamente sentito di Harvey Keitel in Smoke.

Letter To You profuma di concettuale spiritualità quasi gospel, sì, di mistica ed avvolgente, allo stesso tempo sanguigna vivacità toccante. Pare, a tratti, addirittura un moderno canto gregoriano.

Dopo Western Stars, elegia dedicata alle anime spare parts dell’infinita, folle e visionaria America forse perduta eppur combattivamente resiliente, a settant’uno il Boss si restaura nel ricordarsi, nel contemplare la bellezza sfuggevole e cangevole del tempo rivisto, introiettato e cantato con la forza ancora gagliarda della sua tempestosa leggendarietà inscalfibile ed immutata.

Cosicché, recuperando dal cassetto dei suoi stessi sogni giammai arenatisi ed assopitisi, alcune canzoni incomplete ed inedite degli anni settanta, alternandole a brani del tutto nuovi, levigati nelle sue vocali corde già, puntualmente, indimenticabili, c’allieta e culla con vibrante, senziente beltà marmorea.

Rilluminando sé stesso, estasiandoci nel far sì che, ancora una volta, possiamo immergerci attraverso lui in un altrove luccicante di lucida, fortemente impalpabile voglia di vivere e rivivere. Di amare e ricordare per rinascere nuovamente intrepidi ed agguerriti. Ancorandoci al passato per rielaborarlo, assieme a lui, in forma catarticamente suadente e morbida.

Con Ghosts supera sé stesso, mormorandoci la levità della fantasia immaginativa e della mnemonica frenesia del suo rispolverare il suo e nostro excursus insuperabilmente, strenuamente agganciato alla purezza dei nostri ricordi riscaturiti vulcanicamente in esplosiva potenza vitale, inarrendevole e, nonostante tutto, ancora intatta. Ripetiamo, immutabile.

Anche se a noi è piaciuta da morire soprattutto Song for Orphans.

Sì, Letter To You non tocca certamente le vette di perfezione stilistica di Nebraska, Bruce Springsteen non è più quel ragazzo strepitosamente e meravigliosamente scalmanato di Born to Run, ma è sempre lui.

In Letter to You aleggia anche la presenza, chissà, di un altro rocker immenso, Bob Dylan.4_Tavola disegno 1

 

di Stefano Falotico

 

Mi sono trasformato in una sex machine, ve lo sareste mai aspettato?


25 Jun

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Io invece ho sempre saputo che voi non eravate come ELVIS, neppure come il BOSS.

Sono un uomo immutabile nel vento che assolutamente non patisce gli strazi delle vostre quotidianità marcescenti. Vivo fuori dal tempo, spesso solo nelle mie tempie in quanto a me non mancano le rotelle mentre voi siete, oltre che ebefrenici, anche nel cervello paraplegici. Immobilizzati in una paralisi concettuale della vostra nana, onanistica, misera vita infame.

Siete però sempre affamati. Di che? Del sesso più materiale, schiavi del soldo più bestiale per cui vi prostituite con scandalosa immoralità micidiale.

Lo so, siete degli ilici, esseri che secondo la dottrina gnostica appartengono ovviamente a una categoria inferiore alla mia. Io invece viaggio a grandi modulazioni di frequenza, in quanto pneumatico che riempie di bellezza i vostri vuoti pneumatici.

Se non basterà, vi pago anche il meccanico delle vostre vite da uomini-macchine.

Siete ossessionati da quella che definite vita reale. Per vita reale, voi intendete omologarvi al piattume generale, la coscienza mai elevare, abdicare a uno squallido gioco triviale bassamente occidentale.

E v’incidentate in pericolose diatribe da animali, in rivalse sesquipedali.

Mentre io sempre più spingo e non solo sul pedale.

Sono fatto così. In molti, tempi addietro, provarono a fottermi nel didietro, scaricandomi addosso reprimende funeste ed esiziali.

Che, su di me, sortirono soltanto l’effetto contrario. Più la gente, tuttora, mi offende e più io non mi offendo ma caccio alle persone malvagie dei diplomatici fendenti.

Sono anche io comunque un bel fetente. Che vi credete? Sempre meglio dell’uomo comune, il quale si vanta delle sue inutili onorificenze ed espone bellamente i suoi titoli in cornice. Invero, siamo schietti, donne chiatte, beviamoci pure una fiaschetta, quell’uomo non vale niente. Lo faccio schiattare.

È un parolaio dell’aria fritta e non può assolutamente competere col sottoscritto. Spericolato giocoliere della mente in un mondo ammorbante stracolmo di deficienti.

Questi qua gozzovigliano, ridono screanzatamente e oscenamente deridono chiunque, guardandolo dall’alto in basso. Sulla base di una presunta superiorità della mi… a.

Adesso vi racconto questa. Ho nuovi hater sul mio canale YouTube, Joker Marino, esseri profondamente vomitevoli, infidi, calunniatori mai visti.

Anni fa, me la prendevo se gente di questa risma si comportava vigliaccamente così, godendosela cioè da matti nell’assistere che a morte m’incazzavo quando, trafiggendomi nell’amor proprio, si sganasciavano e infoiavano a farmi bullismi da ris(s)a per affossarmi e per far sì che in qualche casino m’infognassi.

Su di me avevano cattive fisse. Dei maniaci, insomma.

Desideravano distruggermi nell’animo e spaccarlo come un sisma.

Ma io leggo Mishima, miei scemi.

Costoro, degli impostori, godevano nel nevrotizzarmi per farmi passare per scemo del villaggio. Uh uh che ridere.

Poveri beoti, il Genius-Pop è come Bradley Cooper di Limiless. Sì, quando il signor Bob De Niro/Carl Van Loon pensa di ricattarlo coi suoi giochetti da asilo nido, Bradley/Eddie Morra gli fa capire subito che aveva compreso immediatamente che il pappone l’avrebbe provocato in quel modo.

E lo zittisce con un paio di paroline da crepacuore. Tanto che al Bob prende quasi un infarto ancora prima di potersi curare la valvola aortica.

Sì, durante la mia adolescenza, essendo io già stato lontano anni luce dai miei coetanei nerd e bavosi, rivoltanti e festaioli in fase acuta di demenza galoppante, fui coglionato a sangue con prese per il popò a tutt’andare di ritmo stronzo andante di gusto come un ritmo musicale in loop inchiappettante.

Botte nel popò e mi gridavano che avevo sempre bisogno di mamma e papà. Ah, per forza. Avete mai visto uno di sedici anni che ha la vita autonoma? Manco la figlia di Elvis Presley. E dire, cazzo, che suo padre le regalò la Porsche quando ancora era minorenne.

Tutti andavano a dire che io era un diverso. Certo, lo sono anche adesso.

Sicuramente diverso da quattro pirla che non avranno mai il mio carisma.

Sì, devo esservi sincero.

Gli altri, per andare a letto con una di nome Laura, devono prima prendersi tre lauree.

Io non abbisogno di troppi pezzi di carta.

Al pezzo di carta ci pensa lei, dopo quel che s’è firmato in calce…

E poi anche Silvana mi rilascia la quietanza.

Mi spiace per voi, uomini di panza e poca sostanza.

Non siete dei geni.

Io sì. Sono il re di tutti i letti e di tutte le stanze. Soprattutto quando sogno. Voi comunque ve la dormite di brutto. Su questo, anche gli zombi di Romero vi diranno che io non ho torto.

Quindi, ora fate i bravi bambini e andate a ficcarvi sotto le lenzuola.

Sì, sono come Maradona.

Mentre gli altri si fanno il culo per migliorare, allenandosi sul campo, io posso stare tutta la vita a cazzeggiare.

Tanto, quando scendo in campo, sono sempre il più bravo.

Mi date un libro di biologia e, mentre tu hai sbadatamente messo incinta una, la quale a sua volta sarà per 9 mesi ossessionata, prima del concepimento del neonato che fu dapprincipio nascituro, dall’amletico, polanskiano dubbio da Rosemary’s Baby, se il figlio (de)generato gli nascerà storpio come il novanta per cento dell’umanità, leggendo libri sulla mitosi e la meiosi, io frego il ragazzo di donne come Milena Miconi con far diabolico. Su una come Milena non sono mai dubbioso.

Sì, il suo uomo aveva la mucosa. E con me Milena è più rosea.

Dunque, miei minchioni, d’ora in poi non fate più gli stronzoni.

Io ve le suono come un clacson su tonanti cazzotti.

E queste sono grandi canzoni, miei cazzoni.

Sì, sono come Bradley.

Gli passa davanti una bella donna e lui guarda oltre…

Che buffone che sono, che gigione.

Invero, io amo una sola donna dalla pregiata carrozzeria. Di nome Christine. Con lei mi accoppio in Crash alla Cronenberg su movimento pelvico da James Spader con Deborah Kara Unger.

Sono un romantico-futurista. Che potete farmi? Aumentare il prezzo della benzina?

Sì, me la suono e me la canto. Mentre voi, attenzione, a forza di esaltarvi, non fatemi questa fine, eh?

 

di Stefano Faloticocrash james spader

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L’idiotismo romantico di un uomo poetico e cinematografico, di una balena bianca nell’oceano degli ingordi e degli invidiosi, evviva il Boss


21 Jun

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jokerspringsteenSì, gli anni sono passati.

Ma Bruce Springsteen rimane il mio cantante preferito. Posso stimare il compianto David Bowie ma il Duca Bianco era anche un cazzone troppo esuberante e damerino per far sì che io possa lodarlo più di quanto, spesso, riascoltando i suoi hit, mortalmente mi annoi e mi abbia sinceramente in passato annoiato, rotto le palle a morte, diciamo.

Tom Waits è sempre stato un gigante ma anche lui sovente m’induce a un’eccessiva ruvidezza che, in fondo, mi scontenta.

Non (ne) parliamo poi di quel frocio di Eddie Vedder. Le sue canzoni fintamente grunge in verità sono piagnistei per ragazzine col ciuccio in bocca, per sessantenni frustrate che sognano scopate selvagge nell’America che hanno visto col binocolo, sono adatte, calzano a pennello per quei vomitevoli bifolchi fighetti che se la tirano da anticonformisti rozzamente affascinanti.

Merda pura, passabile solo perché Sean Penn seppe suonargliele per Into the Wild. Contenendone gli eccessi insopportabilmente melodrammatici.

In tanti hanno cercato di dissuadermi dal perseverare a cavalcare la mia strada, spesso solitaria, innervata nella malinconia che voi, superficiali e avari, reputa(s)te amara e invece io ritengo l’unico attracco cheto per la mia anima diversa e non ancora (s)consacrata al puttanesimo sempre modaiolo e soprattutto civettuolo.

Io ho cercato ostinatamente, zigzagando alla meno peggio nel frastuono, nel ciarliero cicaleccio dei vostri malvagi pettegolezzi lerci, di disancorarmi e disarticolarmi, perfino disamorarmi, dunque innamorarmi, disconoscendo la mia autostima, dell’immagine di diverso che mi appioppaste in tempi non sospetti quando la mia emozionale alterità poteva essere scambiata per patetica timidezza, per fobia sociale da in(s)etto, per carenza di palle da allev(i)are a botte di machismi fascisti, per ritrosia vigliacca incapace di accettare le responsabilità di un mondo che, giustamente, tuttora perlopiù disgusto con sentita visceralità menefreghista. Sì, dal ventre caldo delle mie profonde vene oserei dire arcane, non voglio più stare ad ascoltare il vostro abbaio codardo, ché voleste sempre la vostra visione del mondo inculcarmi coi ricatti e la più capziosa suggestione falsamente pedagogica, invero ampollosa e figlia delle vostre pecche psicofisiche, bensì desidero, a tamburo battente e a spron battuto, inseguire l’onda del vento emotivo del mio ventriloquo e interiore, impercepibile monologo da apparente sordomuto. Sì, dal rombante silenzio mortifero, dal frastuono iper-spettrale delle vostre giornate anonime, vi odio, mi perdoni iddio, e odo riemergere in gloria il mio fantasmatico essere lunatico che s’incanta ad auscultare il cardiaco battito del mio taciturno bisbiglio, il mio crescente, esplosivo latrato repentinamente innalzatosi a melodia cangevole dei miei mille umori immutabili, alcuni sostengono che si possa dire anche immutevoli, incastonati nella mia anima oggi piangente eppur senza rimpianti, a differenza di voi, ritardati immutabilmente deficienti ché sublima(s)te le perdite con la retorica nostalgica più alla buona, in quanto nessuna scelta rinnego, anzi erigo a monumentale basamento granitico del mio spirito intimamente adamantino, immacolatamente felino in mezzo alle cattiverie permanentemente vostre da tristi volponi senza coglioni. Eppure rimanete, in parole povere, degli emeriti coglionazzoni.

Se non vi piaccio, a me il Boss piace.

Se non ti sta bene, ti asfalto.

 

di Stefano Falotico, uomo che non cambia manco se Patti Scialfa gliela dà.


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BRUCE SPRINGSTEEN – WESTERN STARS (Unofficial video)


14 Jun

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Mickey Rourke è un grande, Western Stars di Springsteen è un album splendido splendente come la Rettore e Vincent Cassel non è solo l’ex marito di Monica Bellucci


14 Jun

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Finalmente è arrivato il 14 Giugno e ho comprato il cd del Boss, Western Stars.

Sì, io ho visto Bruce Springsteen dal video. No, dal vivo, molti anni fa. Quando allo stadio di Firenze, ove gioca appunto la Fiorentina, il Franchi, in una serena serata fresca del 2003, la gente cominciò lentamente ad assieparsi sul prato, riempiendo anche le tribune. Vi sarò franco. Prima dell’esibizione del Boss, molti non mangiarono delle succulente fiorentine ma, essendo venuti anche da Napoli, addentarono pizze più capricciose delle loro fidanzate di nome Margherita.

Calò lievemente il tramonto e pareva di essere a Piazza San Pietro. Prima del concerto, v’era appunto un magico silenzio religioso.

Quindi vertiginosamente il cielo, da imbrunito e rossastro, malinconico ch’era, s’oscurò nel buio sopraggiunto, frastagliato da nuvole turbolente. D’improvviso le luci del palco s’accesero di brutto, bellissimamente.

Ma non era un concerto dei Metallica, dei Guns N’ Roses o di Marilyn Manson. Uno che non si sa ancora che cazzo voglia dalla vita. È passato dal maledettismo appunto di Charles Manson ad Asia Argento, ha scopato Rose McGowan ma non sapeva che, nel frattempo, lei veniva trombata da Harvey Weinstein.

Sì, lui ammazzava i gatti “in diretta” e Rose elargiva la sua gattina al volpone nella segreta cameretta. Per poi denunciarlo parimenti ad Asia in un gioco scabroso d’ipocrisie da Ingannevole è il cuore più di ogni coscia.

Ho scritto coscia, non cosa. E la figlia del compianto Giuliano Gemma, il mitico Montgomery Wood di un Dollaro bucato, è davvero una femminile Vera Gemma secondo me ancora bucata e bona, comunque bucabile. Sì, è un po’ rifatta ma, bando alle ciance e alle balle, io me la farei. Qui parliamo di una donna dal fondoschiena profondamente amabile, liscio, sodo, pneumaticamente gonfiabile…

Mica una Scarlet Diva qualsiasi. Eh.

Non è una volgarità. D’altronde Anche gli angeli mangiano fagioli.

Le vere porcate sono altre. Come romanzare la vita di J.T. Leroy in un film per Melissa P. Al fine di guadagnare i soldi per poi tirarsela da intellettuale come Luca Guadagnino. Luca fu furbo, diede al popolo la puttanata per poi avere il potere di valorizzare, nel remake di Suspiria, la bella Dakota Johnson.

La protagonista della sega, no, saga più mercantilistica di sempre, quella delle sfumature di grigio…

Asia, ce la possiamo dire la verità? Questo tuo film è peggiore della Sindrome di Stendhal.

Secondo me, tuo padre, il leggendario Dario, ha cominciato a rimbambirsi da quando tu sei nata. Degenerando del tutto quando tu le confidasti delle tue nottate selvagge con Morgan.

Ma chi è questo Morgan? Per anni si è spacciato come il David Bowie de no’ a(l)tri ma poi è stato pure con Lucarelli Selvaggia.

Insomma, Selvaggia ha onestamente un paio di bocce che non si possono bocciare ma è l’incarnazione, appunto, di Joan Bennett del Suspiria originale di Dario.

Sì, di notte pratica fatture stregonesche in un collegio di marchettari e casi umani, relegati in una magione di Friburgo ove sono obbligati a leggere i suoi libri di merda.

Sì, se un suo allievo non impara a memoria ogni passo di danza della sua prosa sboccata, da autrice col calamaio strafottente che attacca ogni Calimero da costei ritenuto deficiente, lei gli appare in modo subliminale come la viscida Marta di Profondo rosso, sì, Clara Calamai.

Questa vuole sempre ascendere e aprire bocca. Facciamo subito una cosa. Tagliamo la testa alla t… a, al toro. Parimenti a David Hemmings, la decolliamo in ascensore con la sua collana… della Rizzoli.

Ma torniamo al Boss. Non perdiamoci in stronz(at)e e troniste. Sì, a quest’ultima parola potremmo togliere la parte di mezzo e il significato del valore, per modo di dire, di Selvaggia rimarrebbe immutato.

Come sostiene la matematica legge basica dell’algebra, cambiando gli ordini delle fatture, no, dei fattori, la somma delle sue minchiate non cambia.

Insomma, se 3 più 4 fa sette, 4 più 3 fa sempre sette ma lei, svendendosi, in quattro e quattr’otto esponenzialmente sale in classifica grazie alla sua f… ga nel letto di qualche editore corrotto che la mette a novanta.

È un’equazione lapalissiana. O no?

Avete letto la recensione di Western Stars su Rockol?

Sì, Bruce Springsteen, che vi piaccia o no, e se non vi piace ve lo faccio piacere a colpi di mazzate, ah ah, rimane il più grande cantante del mondo.

A proposito, che ci faceva Asia Argento in Last Daysbiopic sui generis di Gus Van Sant su Kurt Cobain?

Questo è un mistero di Fatima da Terza madre…

Come diceva l’imbattibile Antonio Di Pietro, detto Tonino: ma che c’azzecca?

Sì, cosa ne può sapere Asia del Trauma di Kurt, della sua vita da Inferno?

Asia, per caso, faceva colazione coi cavoli a merenda di Kurt?

Basta! Quest’Asia è una falsa come Marilyn Manson, appunto.

Che presto vedremo in The New Pope. Ho detto tutto…

Springsteen, autore della magnifica colonna sonora di The Wrestler.

Avete mai visto l’intervista di Fabio Fazio a Mickey Rourke a Che tempo che fa di circa dieci anni fa?

Sicuramente un’intervista studiata per emozionare e commuovere lo spettatore, un po’ retorica, ma Mickey mi è comunque parso sincero in più di una risposta. Da mettere i brividi.

Dopo The Wrestler, invero, non ne ha azzeccata, come sempre, quasi più una. A parte il suo ruolo folle in Iron Man 2 e il suo Re Iperione in Immortals.

Ma ciò fa parte del personaggio. Uno amico di Springsteen, amico di Liliana Cavani e uno dei migliori amici di Michael Cimino.

Ma è un grande. Indiscutibile!

Così come è un grande Vincent Cassel. L’ho visto ieri sera in Black Tide. Film che presto recensirò.

Che attore, ragazzi!

Voi invece, invidiosi a morte, quando stava con Monica Bellucci, faceste perfino fatica a cagarlo.

Ora che se n’è separato, gli date pure dell’impotente.

Se dunque viviamo in una società di hater come ne L’odio è perché spesso stimate gli idioti e le sceme e, se invece c’è qualcuno che merita di stare dove sta, lo schifate e gliene dite peste e corna.

Non va bene, sapete?

Sì, siete fatti così. Io non sono invece invidioso e geloso di nessuno.

Di mio, se un amico mi dice che s’è scopato Monica Bellucci, non gli stringo la mano perché non è vero e se l’è appena tirata. Invero, se la sta ancora tirando.

Poi devo sciacquarmi le mani pulite…

Come già scrissi, farò la fine di Elvis Presley.

E questo è quanto.

Sculettando, ballo.

 

di Stefano Falotico

profondo rosso calamai suspiria

 

Siamo tutti Western Stars in questa luce del sole springsteeniana


30 Apr

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Sì, io son sempre stato un fanatico del Boss. Perché lui è il Boss.

So che voi di questa generazione poco cazzuta ma di cazzoni, ah sì, lo so, andate matti per l’Acqua su Marte di J-Ax.

Mah, più che da Tormento, voi non siete manco tormentati. Siete semplicemente da voi stessi trombati.

Basta, canzonetta simpatica, ma siamo stanchi di questa musichetta italiana fighetta, figlia della cultura alla De Filippi.

Di giovinastri che rivendicano con banali filippiche le loro giovinezze perdute. Almeno, Max Pezzali degli 883 aveva ed ha una bella voce.

L’Italia, ah, Paese di moine, di mona come dicono a Padova. Di catene di Sant’Antonio, di cantilene, di vite mediocrissime che ciclicamente, dopo qualche sparuto battito di Sole, ritornano appunto a tormentarsi da sole… ah ah.

Siete solo delle sòle! Diciamocela! Delle sogliole. Degl’imbroglioni. E volete pure mangiare la mozzarella di bufala.

Ah, m’imbufalisco! Ah ah.

L’unico che salvo è Ermal Meta. Degno di note e di nota, anzi dignitoso. Sì, va denotato che è bravo.

Dite invece a quella Mariangela Fantozzi di Elisa che sconcentrare non esiste in italiano. Si dice deconcentrare. Ma questa, con le sue fragilità da riccona viziatissima, perché non l’hanno ancora assunta come lavapiatti della lavanderia Lava, stira e ammira ma sinceramente poco tira, sta giù, a novanta, e spera sempre di tirarsi su?

Ma questa non può aiutarla neanche Daniele Silvestri con la sua epocale Salirò.

Peraltro, come detto, Elisa è solo acida, salata, non gliela può fare neanche Andrea Roncato/Loris Batacchi.

No, con questa non sale. E non è neppure dolce. È una stronza.

Sì, Anche Fragile? Anche racchia da competizione, appunto, no?

Comunque fra lei, Laura Pausini e Alessandra Amoroso è una bella gara di frustrate.

Questa Elisa, più che sconcentrare, con le sue canzoni lagnose mi ha ricordato il verbo, assai desueto, sconcertare. Andate pure a vedere i suoi concerti? Eh sì, siete proprio sconcertanti.

Di mio, sono un uomo ombroso. Rinasco e poi ricasco. L’altro giorno ero a Castel San Pietro Terme. A fotografare fontane e chiese. Mentre voi zampillate e siete potabili come l’acqua pura e non indigesta? No, come la gramigna più funesta. Forza, un salto giù dalla finestra, basta con le vostre riscaldate minestre.

Ah, occorre una bella abluzione. Tuffatevi nel Giordano e stantuffate Giordana. Giordana è donna che, dopo tanti esistenziali tormenti, dopo tanto buio cosmico e anche tragicomico, desidera un uomo profondo che in lei sprofondi e le infonda solarità al crepuscolo. Con cui screpolarsi di amore e vivere di calore maggiore d’una scottatura a mezzogiorno a 45 gradi all’ombra.

Sì, Bruce Springsteen rimane il più grande, bambagioni.

di Stefano Falotico

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