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PULP FICTION – Ora vi racconto una storia da C’era una volta a… Hollywood


21 Feb

pitt una volta hollywood

 

Capitolo1
L’adolescenza per molti non finisce mai poiché giammai iniziò

Su uno di questi giornaletti del cazzo, uscì un articolo celebrativo di Cobain, Kurt Cobain. Da molti della mia (ex) generazione, denominata x, forse i greca, insomma quella che anticipò il millennio e ora, spaesata, delusa dalle aspettative utopistiche propugnate falsamente dai loro genitori ipocriti, post-sessantottini, adoratori del Cinema mieloso e retorico di Muccino, quei vecchietti passatisti che elevarono in gloria Fellini, coloro che venerarono i cosiddetti maestri ma, invero, amarono solamente addolcire le loro amarezze con le peggiori schifezze nostalgiche e fintamente ciniche di quel tenerone di Pupi Avati, ecco, per molti figli di questi papà, Cobain divenne un’ancora di salvataggio millenaristica. Perfino quando Kurt si suicidò, lo beatificarono e ancora di più santificarono. Proiettando in lui, da terragni amanti della new age dell’aldilà, le loro aspirazioni fustigate, i loro desideri castigati da genitoriali dettami castranti.

Sì, anziché pregare l’Onnipotente, riascoltarono continuamente perfino le canzoni di Kurt più tremende.

In preda al Giubileo, no, in grida di giubilo da schizofrenici forse pure ebefrenici, s’identificarono in questo santone non più vivente. A lui affidandosi nel momento del bisogno.

Sì, molti di questa generazione di merda/e, anziché passare delle estatiche estati a ballare in riva al mare, selezionando dal jukebox un tormentone di Bob Marley, si (di)strussero nel curare i loro mal di pancia, pari a quelli di Kurt, sofferente infatti spesso di forti crampi allo stomaco e al basso addome, stuprandosi le meningi e le trombe di Eustachio con musica senza ritmo. Alcuni, col mustacchio, tanto per darsi un tono da pirati Barbanera, anziché pensare allo sticchio, leccarono solo il gelato al pistacchio.

Di mio, posso dirvi che L’ultima volta che mi sono suicidato… è un buon film.

Se Cobain, il frontman dei Nirvana, idolatrato più di Buddha, fosse ancora in vita, mi dedicherebbe la copertina dell’album rimasterizzato Nevermind. Sì, il bebè che fluttua nei fondali marini, in mezzo al plancton, ancora puro e senza (rim)pianti, altri non è che il JOKER MARINO, ovvero il sottoscritto.

Ovvero, un feto, non so se fetido o semplicemente fetente, che galleggia in mezzo a una realtà annacquata ferma a una visione da cavernicoli. Sì, degli ominidi monolitici che, come nell’incipit parodia di 2001: Odissea nello spazio, vale a dire La pazza storia del mondo di Mel Brooks, cazzeggiano a tutto spiano di pollici opponibili. Uso un’espressione, diciamo, meno animalesca per essere eufemistico. Se vogliamo invece essere volgari, in una prosaica parola sinceri, si fanno le seghe. Comunque, sono preferibili i trogloditi agli effeminati. Fidatevi.

Di mio, sono un uomo che, riciclando una pessima, vecchia battuta da spogliatoi calcistici, lesse soltanto Ventimila seghe sotto i mari.

Sì, precocemente m’inabissai in una follia da Christopher Lloyd sia di Qualcuno solò sul nido del cuculo che di Ritorno al futuro. Infatti, amante dello splendido romanzo d’avventura e di formazione di Jules Verne, detto italianamente Giulio, Un capitano di quindici anni, andai matto pure per Il giro del mondo in 80 giorni, malgrado conducessi una vita molto appartata, anzi, dentro il mio appartamento-stagno compartimento, da Leggenda del pianista sull’oceano.

Lloyd, in Back to the Future di Zemeckis, viene chiamato simpaticamente Doc dal personaggio interpretato da Michael J. Fox. Il quale, da molti anni, è malato del morbo di Parkinson. Ho detto tutto…

Di mio, per molto tempo soffrii del d.o.c., acronimo, cioè sigla del disturbo ossessivo-compulsivo.

La mia vita emotiva si fermo lì. Vari psichiatri tentarono di farmi girare dei sequel, persino apocrifi, della mia storia assai originale.

Sì, molte persone cercarono addirittura d’imitarmi ma sono tutte versione non autorizzate dal sottoscritto.

Sì, io sono il capostipite invincibile della mia vita invivibile, sono peggiore dei più noiosi film invedibili, non commercialmente vendibili, non adatti alla massa formata da uomini e donne imbevibili.

Comunque, vi bevete anche il fatto che C’era una volta a… Hollywood sia un capolavoro.

Idioti come voi sono facilmente, alla pari di Harvey Keitel de Le iene, fottibili.

Sì, sono uguale a Tim Roth/Mr. Orange. La mia vita fu un’Arancia meccanica. Molti ragazzi, per allentare la noia dell’adolescenza, ecco, ascoltarono Cobain. Altri, come Alex/Malcolm McDowell, Beethoven.

Molti si credettero delle rockstar. Di mio, alla stessa maniera di Franco Battiato di Bandiera bianca, fui l’incarnazione del ritornello… a Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata.

Non mi drogai mai. La gente si bevve e ancora beve tutto. Di mio, al massimo bevo un White Russian come il grande Lebowski. Alternato a qualche aranciata.

Ma quali limonate.

E ora dovete sciropparmi. Basta pure coi succhiotti. Meglio un sano succo di frutta. Se vi scappa un rutto, ci sta. Tanto, ricordate, è meglio un rutto piuttosto che dare un bacio con la lingua e molta cannuccia a una ragazza ciuccia e assai brutta.

Sì, fui Jack Nicholson. Del menzionatovi capolavoro di Milos Forman? No, di Qualcosa è cambiato di James L. Brooks.

Vissi da misantropo capace di tenerezze da romanzetti Harmony.

Di mio, sin dalla pubertà, odiai Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni. Sì, le donne impazziscono pure adesso per Raoul Bova. Di mio, mi masturbai due/tre volte su Barbara Snellenburg di Piccolo grande amore. Nonostante vivessi da principessa. Forse sul pisello.

Ancora oggi, dopo che smentii ogni diagnosi psichiatrica, scrivendo perfino il libro Dopo la morte nel quale distrussi totalmente ogni certezza di Freud, narrando di pazzi manicomiali, no, allestendo pezzi altamente encomiabili, sì, poetici e degni delle cabale più sognanti di Jung, ancora vivo in Purgatorio. Sì, una vita da mediano e non esiste, amici, la via di mezzo. Ricordatelo. Se pensate che io porti sfiga, siete toccati. E non toccatevi. Ah ah.

A tarda notte, mi reco al Royal Bar, ubicato in uno sperduto entroterra periferico di Bologna. Ove ordino un caffè che zucchero con della canna, ridendo sulle vostre quotidiane amarezze e ingoiando un tramezzino.

Sì, molti adolescenti che si fecero molte canne, eh già, in effetti s’identificarono col leader dei Nirvana. Solamente perché non ebbero le palle per ribellarsi a un’esistenza caudina come il protagonista di Elephant di Gus Van Sant. Regista, fra l’altro, di Last Days.

Di mio, sono multiforme. Sono sia Will Hunting che Sean Connery di Scoprendo Forrester. A differenza di Robin Williams, non mi suiciderò. Se tu invece, cazzo, pensi di essere un bel novizio come Christian Slater de Il nome della rosa e stai scrivendo un libro romantico-fanciullesco, figlio del tuo amore (im)purissimo, intitolato… Scopando una selvaggia come Valentina Vargas, tagliati subito la verga, leggi I Malavoglia e fatti monaco.

Sì, la gente non mi sopporta. Ama essere leccata e presa, per l’appunto, per il culo.

Io sono un verista. E vi garantisco che Cobain non valse un cazzo.

Comunque la sua ex moglie, Courtney Love, credo che abbia preso più uccelli delle pornoattrici Brianna Love e Brandi Love.

Sì, lei prosciugò l’uccellino canterino di Kurt. Infatti, Kurt le dedicò la canzone Come as You Are.

La dedicò a lei, sbaglio? O un’altra puttana? Mah, non lo so, ah ah.

Invero, io mi ammazzai molti anni fa quando, a contatto con ragazzine amanti dei Backstreet Boys, le quali si strapparono le mutande, ascoltando nella loro cameretta l’intramontabile hit più sciocca di sempre, I Want It That Way, compresi, essendo molto avanti, che non avrei mai avuto un rapporto sessuale come quello avvenuto, venuto al top e in topona, svenevole, svenato e tutto pompato-eiaculato-ficcato fra Erik Everhard e Penny Flame nel cult per arrapati e amanti dei culi, intitolato per l’appunto Penny’s Flame Out of Control.

Altro che i Chemical Brothers!

Film ancora rinvenibile in dvd, scaricatelo subito. Ah ah.

Di mio, ce l’ho tutto sigillato, non ancora scartato. Ah ah. Sì, un “oggetto prezioso” che proteggo dai batteri di una società mefitica che pensa solo alla figa.

Ho spesso una faccia così anonima da sembrare uno spermatozoo e sono imbarazzante. Al che, m’incappuccio con un profilattico gigantesco ordinato su misura della mia enorme testa di cazzo.

Comunque, un consiglio per tutti i giovani ritardati. Non datevi al grunge. Siate come il Grinch.

Come già vi dissi, mi sverginai nel 2003. Ecco, sopra vi eccitai, no, vi citai una scena pornografica niente male.

Assolutamente però non paragonabile a quello… che lei mai avrebbe immaginato.

Sì, credo che questa ragazza, prima di morire reciterà al prete che le darà l’estrema unzione, eh sì, ho visto una cosa che lei non potrebbe mai immaginare.

Il prete le risponderà: – Ragazza, anch’io sto morendo. Non vidi mai Blade Runner. Me la faresti vedere?

– Prete, forse voleva dire… lo guardiamo assieme?

– No, voglio guardarla solo io. Tanto manco solo io alla cappella, no, all’appello.

 

Sì, appena costei si accorse che fui meglio di Mark Wahlberg di Boogie Nights, mi violentò come stette per fare Demi Moore con Michael Douglas in Rivelazioni.

Ebbene, uno dei miei film preferiti della primissima adolescenza fu il Robin Hood con Kevin Costner. In cui lo stregone Morgan Freeman, scambiato per ciarlatano, distrugge la strega cattiva.

Adoro Excalibur di John Boorman e impazzisco… sempre quando Mago Merlino combatte contro Morgana.

Un mio ex amico, invece, epilettico e in passato in cura presso un medico, non scherzo, dallo stesso cognome della donna responsabile dell’omicidio di Cogne, ebbe spesso l’abitudine di trattare come femminucce chi non ascoltò, a differenza di lui, Kurt Cobain.

Per lui, furono e sono tutti malati di mente.

E diede addosso, che ne so, a Francesco che amò Ornella Vanoni e Renato Zero, a Marcella che si toccò con Lenny Kravitz.

Pure a me. Dicendomi che Robert De Niro è un coglione.

Sì, soprattutto nei panni di Vito Andolini.

Vero?

 

Capitolo 2

 

Scrivetelo voi, se vi riesce.

Anzi, c’è.

Vari idioti, capeggiati da un mitomane alla Charles Manson, pensarono di fare il festone a una bimba piagnucolosa.

Però, si trovarono di fronte un minchione. Ovvero Cliff Booth. Una sorta di Killer Joe/Matthew McConaughey. Guardone, pervertito.

Come è un uomo e non un falso.

Ora, polli miei pazzi, attaccatevi al cazzo.

La prossima volta, andate a prendere per il culo quella troia di vostra madre.

 

di Stefano Falotico

 

La semantica dell’immane disagio moderno esemplificata dalle archetipiche vite delle rockstar, scolpita nella faccia di marmo di Clint Eastwood e in quella da schiaffi di John Belushi


04 Jul

eastwood swank

 

freddura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora, questo è uno dei miei scritti più seri e argomentati degli ultimi tempi.

Però ha il finale da Scemo & più scemo.

Una volta Freud scrisse questa frase molto discutibile:

“Il momento in cui un uomo si interroga sul significato e sul valore della vita, egli è malato, dato che oggettivamente non esiste nessuna delle due cose; col porre questa domanda, uno sta semplicemente ammettendo di avere una riserva di libido insoddisfatta provocata da qualcos’altro, una specie di fermentazione che ha condotto alla tristezza e alla depressione”.

Mah, frase alquanto opinabile. Che da un analista introspettivo non mi sarei mai aspettato.

D’altronde, Freud era già morto da un pezzo quando uscì Blade Runner.

Comunque, per certi versi vera…

Ehi tu, donna, sei verissima, cala la sera e rosso di sera bel tempo fra noi si spera, ah ah.

So che vi faccio divertire con le mie smodate imitazioni falotiche dei personaggi di Mel Brooks e di John Belushi. A e me piace perché ritengo sia Mel che John dei geni assoluti.

Quindi, il mio processo d’identificazione è piacevole, empatico, oserei dire simbiotico. Godibile e goduto. Bevetelo.

D’altronde, nonostante i pochissimi film da lui interpretati, come si può confutare la frase lapidaria, irremovibilmente schietta secondo cui John Belushi sia stato un genio indiscutibile?

Basterebbe la scena di The Blues Brothers in cui, perso in un sotterraneo assieme a Dan Aykroyd, tenta di sfuggire alla caccia della polizia ma viene fermato a sorpresa dalla sua vendicativa ex, interpretata da Carrie Fisher.

Lei è convintissima di volerlo ammazzare poiché lui l’ha abbandonata a un misero, lugubre, amaro destino da donna inconsolabile. Mollandola misteriosamente proprio il giorno delle concordate nozze.

Al che lui, a passo felpato, le si avvicina dolcemente, le s’inginocchia, implorandole perdono e le recita, fingendosi colpevolmente disperato, altresì innocentemente mortificato, un pezzo storico:

non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!

Lei è già crollata, come si suol dire, si è sciolta. Ancora però ha qualche dubbio e il suo sguardo è leggermente arcigno.

Al che John le pone uno sguardo infantile con tanto di velocissima alzata sopraccigliare.

E la stende.

Insomma, in meno di trenta secondi, John è riuscito incredibilmente a esprimere una gamma emotiva così sfaccettata da premio Oscar soltanto con la sua imbattibile faccia da schiaffi impagabile.

Super Genius mai visto!

Quindi, io volontariamente mi do al demenziale perché, come c’insegnano i grandi comici, dietro anche la più spensierata e spontanea, vivandata, sbandierata ilarità esagerata, v’è un velo di profonda, incurabile malinconia infinita.

I pagliacci infatti hanno il trucco col rimmel che sgocciola come se fosse una lacrima stampigliata nella variopinta, caleidoscopica vastità imperscrutabile delle loro insondabili emozioni vulcaniche, tatuate nell’immobilità di un’espressione impassibile da Buster Keaton.

Questa è una società, insomma, che non sai come prenderla. Se la prendi in giro così come fa Belushi con la compianta Fisher, pigli per il culo forse solamente la tua vigliaccheria, non sai di conseguenza se accettarla coi suoi giochi crudeli, se buttarla in vacca, se alienartene, soffrendo però come un cane la tua mancanza di rapporti sociali, oppure se cedere arrendevolmente alle lusinghe del folle carnaio generale e diventare il prodotto robotico di un mondo basato sull’animalità più meschina, tribale e triviale.

Un mondo retto dal concetto di Eros più mortifero. Sì, in questo senso, invero in tutto il mio 6th sense, sono freudiano.

Credo che un uomo e una donna si spengano se sono carenti di Eros.

Attenzione, l’Eros non è semplicisticamente e semplicemente (eh già qui v’è una sfumatura non da poco) il sesso nella sua accezione più letteralmente burina, oserei dire, prostituzionale e mercantilistica, edonistica del significato della sua parola.

Cioè il sesso inteso come accoppiamento carnale di due corpi. Come copulazione, fornicazione o solo come attrattiva sessuale, come sex appeal, come carica erotica e sensualità a pelle, diciamo.

Bensì per Eros intendo il suo variegato, multiforme significante in senso (a)lato. L’Eros è la fame di vita, non la fame da morti di figa, attenzione. Eh eh.

La volontà vitalistica, il piacere di alzarsi la mattina e godere anche dei raggi solari dell’estate dopo una primavera tetra e piovigginosa. Il piacere di prendere la macchina, accendere l’autoradio e ascoltare le note melodiose di una canzone meravigliosa. Che, prodigiosa, sana ogni tua interiore ferita e ferma tutte le fitte, placa le piaghe, cicatrizza i dolori esistenziali dopo tante stigmate.

L’Eros non è soltanto il godimento (im)puramente, squallidamente lussurioso. Godereccio e pecoreccio, istintivamente animalesco e porcellesco.

È quel desiderio propulsivo che ci spinge a emozionarsi della vita con naturalezza fighissima. Nonostante le sue enormi, strane e tortuose complicatezze, le sue vie traverse e oserei dire perfino traviate, per cavalcare a voglia e la soddisfazione di esserci.

Anche nel bagliore di un istante fuggevole e irripetibile.

Non sono stato (dal)lo psichiatra di Kurt Cobain, ad esempio, e non abitavo neppure nella sua testa per sapere perché si uccise e come la sua testa deflagrò.

Ma da quel poco che la mia vita da “demente” può capire, comprendo intimamente le ragioni incoscientemente (il)logiche che devono averlo portato irreversibilmente a un gesto estremo così fatale e autodistruttivo.

Aveva fatto i soldi, era in quel momento celebrato come una delle più grandi rockstar sulla scena, era amato, onorato e glorificato. E non cornificato!

Sua moglie Courtney Love lo venerava come un dio e quelli della sua band pensavano davvero che lui fosse l’incarnazione umana del Nirvana…

Perciò, apparentemente cosa c’era che non andava? A prima vista, niente.

Non sono omosessuale ma ammetto addirittura, appunto, che Kurt fosse molto sexy.

Credo, in cuor mio, che niente gli dava però più piacere. Forse rimandò perfino il suicidio perché non volle abbandonare suo figlio.

Insomma, per una legge non scritta ma umanamente condivisibile, per sua stessa ammissione da lui detta espressamente in molte interviste, non provava più empatia.

Non tanto verso il prossimo quanto per la sua vita prossima. Per il suo futuro venturo.

Vide il buio totale, invincibile e, nell’oscurità, si tuffò senza sprezzo del pericolo. A capofitto. Anche a testa fritta, spappolata.

Maggiore fu in quell’attimo la gloria, maggiore fu il dolore intercostale della sua anima da lui stesso danneggiata in maniera implacabilmente esiziale e dannata.

Mick Jagger invece ancora simboleggia tutto il contrario di quel che fu Cobain.

Jagger gode proprio a vivere di sé. A dimenarsi come una scimmia alla veneranda, suonatissima età di 75 primavere. A brevissimo, settantasei. Compirà infatti 76 anni il 26 Luglio.

Elvis Presley divenne, ahinoi, invece un burattino nelle mani di squali approfittatori della sua romantica purezza. Che l’imbottirono di droghe e farmaci affinché potesse essere sempre al top. Tanto al top che purtroppo scoppiò.

Elvis è stato il più grande.

Elvis è come Clint Eastwood di Million Dollar Baby.

L’eutanasia è proibita ma è l’unico che, in piena notte, ha il coraggio mostruoso e inaudito di staccare il respiratore a Margaret/Hilary Swank, poi le inietta una dose letale per ucciderla.

Perché Clint è un romantico.

E sa che così non si poteva andare avanti.

 

Morale: il mondo è pieno di bugiardi. Prima sbagliano immondamente, scherzando sulla fiducia e i sentimenti del prossimo, storpiandolo non solo psicologicamente.

Poi, pare che siano rinsaviti dai loro sacrilegi e gli chiedono umilmente perdono. Ma è una finta, una sceneggiata, l’ennesima burla gravissima.

Certa gente non cambia. Riconosce i propri errori solo per la paura inconscia (ci ricolleghiamo a Freud) di ritorsioni e per svignarsela.

Prendiamo l’italiano medio. Ha l’indole mafiosa. Il mafioso è notissimo che, non solo a Noto in Sicilia, cerca sempre di galleggiare nel mondo, di non sprofondare economicamente e al livello di quella che lui chiama dignità e reputazione sociale. Al che, come si suol dire, si barcamena e impara il nuoto. E finché la barca va la lascia andare. Quindi, sta per annegare e se n’inventa, con la sua tristissima arte di arrangiarsi, qualcuna per riuscire, come ogni anno, ad avere i soldi per recarsi a Rimini.

Si salva sempre per il rotto della cuffia. Prima la combina sporca, poi recita l’Atto di dolore ogni domenica mattina nella sua farisea pantomima vergognosa.

Finge insomma di pentirsi ma in verità io vi dico che chi nasce stronzo rimane una merda a vita.

Le merde galleggiano.

I grandi uomini, purtroppo, conoscono il mondo in quanto lupi di mare.

Altro che lupi solitari.

C’è dunque chi, come Kurt Cobain, la chiude prima di distruggersi non solo il fegato, chi continua a rudere e ballare come Mick Jagger, comunque sia un grande, chi s’immalinconisce, chi esagera come Jim Morrison e il cielo è sempre più blu…

Rino Gateano docet. Anche i rinoceronti, miei pachidermi.

Io non ho nulla da insegnare al prossimo mio, non sono Gesù e non sono il Papa.

Il Genius-Pop non docet ma eccovi servita la mia ennesima doccia fredda.

Adesso, vi assolvo e che la Madonna vi accompagni.

Tanto so che stasera andrete a passeggiare con Maddalena, celeberrima assistente sociale delle vostre idiozie.

Leccando il gelato al limone.

 

Concluderei con questa…

una donna magnifica, praticamente miss Universo, mi ferma per strada:

– Ciao. Fermati un attimo, dammi solo dieci secondi. Avvicinati. Voglio vederti meglio. Sai, stavi attraversando la strada e non mi hai dato il tempo di fissarti attentamente negli occhi.

Scusa, però. Dove stai guardando? Ti sto parlando.

– Niente, lascia stare. Stavo osservando quel gatto all’angolo.

– Il gatto? Che c’entra il gatto?

Va be’. Comunque, sì, ora ti vedo chiarissimamente. Devo ammettere che… insomma, stasera sei libero? Verresti a cena con me? Offro tutto io.

– Sì, va bene, ti dico domani, ok?

E ho continuato a camminare.

Lei, anziché scoppiare a ridere fragorosamente, è rimasta immobile, scioccata. Per mezz’ora è restata impalata con lo sguardo vuoto, chiedendosi fra sé e sé:

ma questo è cretino, frocio o pazzo?

 

Sì, sono fatto così.

Io non appartengo a nessuna categoria. Ci sono gli sfigati che trepidano per attimi sessualmente roventi, i machi deficienti, i maniaci sessuali e basta, i guardoni, le ninfomani e le frigide, gli idioti e i geni, i cantanti che riempiono gli stadi e i begli uomini che riempiono qualcos’altro. Io ogni giorno spero di morire ma trovo sempre una ragione per continuare a vivere.

Anche solo per inventare questa barzelletta da me creata in codesto dì.

Una di queste agghiaccianti baby squillo, apparentate con Jodie Foster di Taxi Driver, mi contatta su Instagram:

– Ehi, guaglione. Questa sono io. Se ti piaccio, mandami anche tu foto hot. Piccantine, diciamo.

 

Gliele mando subito. Lei le riceve, poi euforica mi scrive:

– Che coglione che sei! Ora ti sputtano e ti ricatto. Le mostrerò a tutti. Se non vuoi rimediare una figura da puttaniere, devi mandarmi ora 100 Euro su PayPal all’indirizzo coccobella@libero.it. Anzi, mandale al mio pappone. È lui che gestisce gli affari. Io prendo poi una percentuale. La sua mail PayPal è piglialaconfilosofia@libero.it.

Forza.

– Scusa, ma tu che hai in mano per chiedermi cento euro? Hai in mano un cazzo. Mi sbaglio?

– Sì, appunto.

– Il cellulare però da cui ti ho mandato queste foto non è il mio.

– E di chi è?

– Della polizia. Dunque, abbiamo scoperto che sei una prostituta minorenne sfruttata da un criminale.

Tu non finirai in carcere. Sei appunto minorenne. Il tuo capo, sì, invece.

– Con questo che vorresti dire?

– Sai, com’è. Oggi va di moda dire che dagli psichiatri vadano solo quelli che non hanno altri cazzi per la testa.

Se lavorassero e trombassero, la smetterebbero di avere paturnie. Questo è il luogo comune di questo popolo italico di analfabeti.

Insomma, è diventata una società di troie.

– E quindi?

– Quindi, ragazza, cambia lavoro subito. Non sono un moralista ma ti troverai a 45 anni drogata marcia.

Ti guarderai indietro e vedrai solo il vuoto.

. Che bacchettone che sei. Evviva il sesso! Godere, suvvia!

– Il sesso non è brutto. È l’anima che va a farsi fottere.

– Ma smettila, idiota!

– Va bene… Ci sto. Ti scrivo fra trent’anni. Sei sicura che però sarai ancora viva?

– Certo, fallito di merda! Ma sparati, va!

– Posso farti una domanda.

– Ok, ma che sia l’ultima. D’accordo?!

– Che fai stasera?

– Ah, che vuoi che faccia= La solita vita.

– Cioè lo prendi in culo. Andrà sempre così? Opto per il sì. Tu che dici? Buonanotte.

– Ehi, io ti denuncio! Che volevi dire?

– Quello che ho detto.

 

 

di Stefano Falotico

 

Mickey Rourke è un grande, Western Stars di Springsteen è un album splendido splendente come la Rettore e Vincent Cassel non è solo l’ex marito di Monica Bellucci


14 Jun

wrestler rourke cassel black tide

Finalmente è arrivato il 14 Giugno e ho comprato il cd del Boss, Western Stars.

Sì, io ho visto Bruce Springsteen dal video. No, dal vivo, molti anni fa. Quando allo stadio di Firenze, ove gioca appunto la Fiorentina, il Franchi, in una serena serata fresca del 2003, la gente cominciò lentamente ad assieparsi sul prato, riempiendo anche le tribune. Vi sarò franco. Prima dell’esibizione del Boss, molti non mangiarono delle succulente fiorentine ma, essendo venuti anche da Napoli, addentarono pizze più capricciose delle loro fidanzate di nome Margherita.

Calò lievemente il tramonto e pareva di essere a Piazza San Pietro. Prima del concerto, v’era appunto un magico silenzio religioso.

Quindi vertiginosamente il cielo, da imbrunito e rossastro, malinconico ch’era, s’oscurò nel buio sopraggiunto, frastagliato da nuvole turbolente. D’improvviso le luci del palco s’accesero di brutto, bellissimamente.

Ma non era un concerto dei Metallica, dei Guns N’ Roses o di Marilyn Manson. Uno che non si sa ancora che cazzo voglia dalla vita. È passato dal maledettismo appunto di Charles Manson ad Asia Argento, ha scopato Rose McGowan ma non sapeva che, nel frattempo, lei veniva trombata da Harvey Weinstein.

Sì, lui ammazzava i gatti “in diretta” e Rose elargiva la sua gattina al volpone nella segreta cameretta. Per poi denunciarlo parimenti ad Asia in un gioco scabroso d’ipocrisie da Ingannevole è il cuore più di ogni coscia.

Ho scritto coscia, non cosa. E la figlia del compianto Giuliano Gemma, il mitico Montgomery Wood di un Dollaro bucato, è davvero una femminile Vera Gemma secondo me ancora bucata e bona, comunque bucabile. Sì, è un po’ rifatta ma, bando alle ciance e alle balle, io me la farei. Qui parliamo di una donna dal fondoschiena profondamente amabile, liscio, sodo, pneumaticamente gonfiabile…

Mica una Scarlet Diva qualsiasi. Eh.

Non è una volgarità. D’altronde Anche gli angeli mangiano fagioli.

Le vere porcate sono altre. Come romanzare la vita di J.T. Leroy in un film per Melissa P. Al fine di guadagnare i soldi per poi tirarsela da intellettuale come Luca Guadagnino. Luca fu furbo, diede al popolo la puttanata per poi avere il potere di valorizzare, nel remake di Suspiria, la bella Dakota Johnson.

La protagonista della sega, no, saga più mercantilistica di sempre, quella delle sfumature di grigio…

Asia, ce la possiamo dire la verità? Questo tuo film è peggiore della Sindrome di Stendhal.

Secondo me, tuo padre, il leggendario Dario, ha cominciato a rimbambirsi da quando tu sei nata. Degenerando del tutto quando tu le confidasti delle tue nottate selvagge con Morgan.

Ma chi è questo Morgan? Per anni si è spacciato come il David Bowie de no’ a(l)tri ma poi è stato pure con Lucarelli Selvaggia.

Insomma, Selvaggia ha onestamente un paio di bocce che non si possono bocciare ma è l’incarnazione, appunto, di Joan Bennett del Suspiria originale di Dario.

Sì, di notte pratica fatture stregonesche in un collegio di marchettari e casi umani, relegati in una magione di Friburgo ove sono obbligati a leggere i suoi libri di merda.

Sì, se un suo allievo non impara a memoria ogni passo di danza della sua prosa sboccata, da autrice col calamaio strafottente che attacca ogni Calimero da costei ritenuto deficiente, lei gli appare in modo subliminale come la viscida Marta di Profondo rosso, sì, Clara Calamai.

Questa vuole sempre ascendere e aprire bocca. Facciamo subito una cosa. Tagliamo la testa alla t… a, al toro. Parimenti a David Hemmings, la decolliamo in ascensore con la sua collana… della Rizzoli.

Ma torniamo al Boss. Non perdiamoci in stronz(at)e e troniste. Sì, a quest’ultima parola potremmo togliere la parte di mezzo e il significato del valore, per modo di dire, di Selvaggia rimarrebbe immutato.

Come sostiene la matematica legge basica dell’algebra, cambiando gli ordini delle fatture, no, dei fattori, la somma delle sue minchiate non cambia.

Insomma, se 3 più 4 fa sette, 4 più 3 fa sempre sette ma lei, svendendosi, in quattro e quattr’otto esponenzialmente sale in classifica grazie alla sua f… ga nel letto di qualche editore corrotto che la mette a novanta.

È un’equazione lapalissiana. O no?

Avete letto la recensione di Western Stars su Rockol?

Sì, Bruce Springsteen, che vi piaccia o no, e se non vi piace ve lo faccio piacere a colpi di mazzate, ah ah, rimane il più grande cantante del mondo.

A proposito, che ci faceva Asia Argento in Last Daysbiopic sui generis di Gus Van Sant su Kurt Cobain?

Questo è un mistero di Fatima da Terza madre…

Come diceva l’imbattibile Antonio Di Pietro, detto Tonino: ma che c’azzecca?

Sì, cosa ne può sapere Asia del Trauma di Kurt, della sua vita da Inferno?

Asia, per caso, faceva colazione coi cavoli a merenda di Kurt?

Basta! Quest’Asia è una falsa come Marilyn Manson, appunto.

Che presto vedremo in The New Pope. Ho detto tutto…

Springsteen, autore della magnifica colonna sonora di The Wrestler.

Avete mai visto l’intervista di Fabio Fazio a Mickey Rourke a Che tempo che fa di circa dieci anni fa?

Sicuramente un’intervista studiata per emozionare e commuovere lo spettatore, un po’ retorica, ma Mickey mi è comunque parso sincero in più di una risposta. Da mettere i brividi.

Dopo The Wrestler, invero, non ne ha azzeccata, come sempre, quasi più una. A parte il suo ruolo folle in Iron Man 2 e il suo Re Iperione in Immortals.

Ma ciò fa parte del personaggio. Uno amico di Springsteen, amico di Liliana Cavani e uno dei migliori amici di Michael Cimino.

Ma è un grande. Indiscutibile!

Così come è un grande Vincent Cassel. L’ho visto ieri sera in Black Tide. Film che presto recensirò.

Che attore, ragazzi!

Voi invece, invidiosi a morte, quando stava con Monica Bellucci, faceste perfino fatica a cagarlo.

Ora che se n’è separato, gli date pure dell’impotente.

Se dunque viviamo in una società di hater come ne L’odio è perché spesso stimate gli idioti e le sceme e, se invece c’è qualcuno che merita di stare dove sta, lo schifate e gliene dite peste e corna.

Non va bene, sapete?

Sì, siete fatti così. Io non sono invece invidioso e geloso di nessuno.

Di mio, se un amico mi dice che s’è scopato Monica Bellucci, non gli stringo la mano perché non è vero e se l’è appena tirata. Invero, se la sta ancora tirando.

Poi devo sciacquarmi le mani pulite…

Come già scrissi, farò la fine di Elvis Presley.

E questo è quanto.

Sculettando, ballo.

 

di Stefano Falotico

profondo rosso calamai suspiria

 

La cattiveria sardonica di un genio immacolato che odia le falsità buoniste ed è un rocker, nel senso di Joe? No, nel senso di cane Spaniel Inglese col pan di Spagna del cock maggiorato


17 Feb

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Io mi sto facendo delle risate che nemmeno il diavolo sa.

Ma non è da ieri, nemmeno da un mese, sono anni immemorabili che la risata sta assumendo contorni infinitamente strepitosi. Perfettamente allineati alla mia visione cinicamente romantica. Che per molto tempo imbecilli con poco sale in zucca vollero addolcire, ammantandomi di etichette affibbiatemi per puro diletto sadico.

Loro pensavano di conoscere tutto di me, io invece io ho sempre saputo di loro, non dando nell’occhio. Infatti, m’avevano scambiato per cieco. Io ci vedo benissimo. E, senza battere ciglio, sotto i baffi mi sparavo un divertimento immenso. Sì, son baffuto come l’ex frontman dei Queen.

Dio salvi la regina? Sì, lo sceneggiatore di The Queen, firmato Stephen Frears, è Peter Morgan. Lo stesso che, assieme ad Anthony McCarten, ha scritto Bohemian Rhapsody.

Ho detto tutto.

Credo che gli inglesi siano proprio delle teste di cazzo.

La signora Elizabeth Alexandra Mary, più comunemente nota come Elisabetta II, è uguale a mia nonna. Entrambe, nella vita, non hanno mai lavorato. Ed entrambe campano ancora.

Soltanto che la prima è arci-miliardaria, si fa servire e riverire dal maggiordomo della minchia, i disoccupati da film di Ken Loach muoiono di fame ma l’acclamano, distraendosi nel tifare Manchester City mentre la loro moglie ha il Cancro. Invece mia nonna ha sempre vissuto in un tugurio da farti venire il tumore ai polmoni. E suo marito, cioè il mio ex nonno, allevava le galline. Poi, vendeva le uova scadute al mercato.

Entrambe fan buono brodo? No, solo mia nonna che almeno, a differenza della Regina, sa cucinare. I suoi tortellini sono ottimi. La Regina non usa nemmeno la carta igienica omonima. Sì, la Regina non è una donna normale. Lei non caga come tutti/e. Lei è dinasticamente una pulitissima merda e basta.

Una stronzata di donna.

Insomma, noi italiani staremo messi male. Abbiamo al governo degli analfabeti e dei puttanoni.

Ma in Gran Bretagna, e non mi fate bestemmiare contro la Brexit, stanno a pecora. Sì, come le pecorine che pascolano nelle verdi valli della Nazione limitrofa, l’Irlanda.

The Commitments, comunque, è un bel film. So già che adorerò The Irishman e mi piace da morire Liam Neeson. Ma non fatemi vedere quel Bono Vox!

Fa l’umanitario con gli anelloni placcati oro al dito. Ho detto tutto. Mister ipocrisia per antonomasia.

Infatti, gli U2 son sempre stati molto amati dalla gente ricca che, per discolparsi un po’ dai loro privilegi spesso immeritati, di tanto in tanto vanno a manifestare in stile Sunday Bloody Sunday.

Sì, cazzo, c’è anche quel film Domenica, maledetta domenica. Che cosa? È di Oliver Stone? Ma no, quello è Any Given Sunday. Questo è di John Schlesinger.

Esordio attoriale di Daniel Day-Lewis. Day-Lewis è un ibrido. Sì, un britannico con cittadinanza irlandese.

Nel film Nel nome del padre e The Boxer è irlandese DOC. Talmente rabbioso che appartiene all’IRA.

Anche in Gangs of New York mi pare irlandese. Sì, un macellaio dal sangue freddo.

Questo è un maiale che scanna tutti, anche Liam Neeson. Ah ah.

Sapete che vi dico? Sono meglio le islandesi. Sembrano tanto fredde, eh sì, in Islanda si gela, ma sono più calorose.

Sì, per anni sono uscito con degli idioti. Che, pensando di avere a che fare con un timidone, un imbranato patologico di natura fantozziana, con un taciturno “malato” di melanconia, mi trattavano, che ve lo dico a fare, da coglione.

Loro giocavano a Sin City e io già avevo un debole per Jessica Alba.

Sì, alla prima veneziana di Machete, ho visto Jessica Alba dal vivo. Ho conservato il suo pregiato culo in qualche mini-VHS. Se volete il filmato, datemi cinquemila Euro.

Ma comunque è una bambina, Jessica. Non fa per me. Dopo che te la sei bombata, come passi la giornata con questa qui? Aspettando di prendere sonno, facendo le boccacce su Instagram o Snapchat? Mah.

I primi giorni ci può anche stare. Al terzo giorno, diverrete schizofrenici e crederete davvero alla minchiata della Genesi.

Finito che Dio ebbe di creare il mondo, io mi sono sempre chiesto: ma come ha passato il tempo?

In questa galattica noia abissale e spaziale, ebbe solo un attimo di umanità. Inseminò la Madonna via etere. Sempre meglio che in vitro. Poi è capace che i figli vi nascano con problemi genetici. A proposito di geni e credervi onnipotenti.

Voi, uomini, siete solo dei nani partoriti male. Pieni di paure, di superstizioni, spettegolate, vivete d’invidie. E subito speculate sulle vite altrui.

Ad esempio, una ha letto il mio precedente scritto, ANGELO DEL BAVAGLIO e tale femminista, ragionando a cazzi suoi, turbata oltremodo quando ho detto che sono misogino, mi ha contattato:

– Ciao Stefano, come stai?

– Bene, grazie. Tu?

– Io sono eccitata.

– Perché? Finalmente la Mondadori ha accettato il tuo manoscritto?

– No, sono sdraiata a letto senza mutandine. Ti piace, vero? Forza, scendi dal pero. E succhiami le pere.

– Ah, però. Sei già alla frutta a trent’anni. Guarda che a settant’anni, bella mia, non so se ci arriverai. Non puoi andare avanti di dessert. Il diabete non ti darà tregua.

– Su, non fare il frocio. Sai la verità? Tu non sei misogino e nemmeno superiore. Sei un porco, una bestia ma non hai il coraggio di ammetterlo. E ti spacci per pensatore libero.

– Non ho il coraggio di mettertelo, sicuramente. Posso ora mangiare un kiwi? Grazie, buona serata.

 

Sì, sono terribili queste ragazze. Se sfoderi un po’ di sana virilità, anche solo a parole in uno scritto, appunto, s’incazzano e provocano per appurare se sei davvero elevato o solo uno che vuole elevarglielo.

Dev’essere stato quel movimento stupido del MeToo a fotterle del tutto.

Comunque, ora dico la mia sulle rockstar.

Jim Morrison era un maschione, anche un minchione. Si era dato da solo l’appellativo di Re Lucertola. Quindi, era “viscidissimo”.

Mick Jagger è una scimmia. Sì, avete presente quegli scimpanzé di Quark con Piero Angela?

Mick Jagger si differenzia da loro solo perché le donne dicono che è sexy. Sì, certamente.

Io conosco, ad esempio, Michele Iagghero, napoletano detto Mickey perché lui si crede Mickey, appunto, Rourke e invece non ha neppure i soldi per comprarsi e mangiarsi una banana.

Seppure sia povero in canna, non è il tipo a cui, come si suol dire, a vederlo non gli daresti una lira. No, no.

È alto, ha un gran fisico, sa ballare e ha una bellissima voce. E le donne, appena lo vedono, impazziscono.

Ma lui non può invitarle a cena, allora queste mettono su le canzoni dei Rolling Stone.

David Bowie? No, non era omosessuale. Era “trisessuale”. Sì, Life on Mars. Prima di scendere coi piedi per terra, David faceva l’amore con le saturnine. Uno Zeus. Un Giove. Poi è andato con la venere nera Iman.

Di mio, giocavo da piccolo a He-Man e ho giocato poco con l’imene. Ma me la meno.

Eddie Vedder non ho mai capito cosa sia e fosse. Piaceva ai ragazzi che hanno fatto la stessa fine di Emile Hirsch di Into the Wild.

Sì, quel rock malinconico da effeminati che si spacciano per duri.

 

Insomma, ce la possiamo dire?

La prossima volta andate a prendere per il culo vostra sorella.

Evviva Elvis the Pelvis!

 

di Stefano Falotico

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