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MAURO BIGLINO è veramente un GENIUS? Cosa si nasconde dietro la verità?


08 Jul

Stando alle testuali, non corrette parole di Wikipedia, che in tal caso pecca in quanto a virgole, senza stare a corregger/la, copia-incollerò qui la sua pagina dedicata a Mauro Biglino.

Personaggio controverso dalla fortissima dialettica persuasiva, estroverso e conoscitore di antichi versi? Punto interrogativo di natura ancestrale e ignota.
Cosa si nasconde al termine della notte?
Notate bene:

Mauro Biglino (Torino13 settembre 1950) è uno scrittore italiano che si occupa principalmente di storia antica e Antico Testamento sostenendo tesi ufologiche legate alla teoria degli antichi astronauti.

BIOGRAFIA

Mauro Biglino, dopo aver frequentato il liceo salesiano Valsalice di Torino, fece parte del corpo di fanteria speciale degli alpini, ricoprendo il ruolo di infermiere[1]. A seguito degli studi condotti presso la comunità ebraica di Torino, divenne successivamente traduttore di ebraico biblico all’interno di un progetto editoriale delle Edizioni San Paolo per le quali eseguì la traduzione interlineare di diciassette libri del testo masoretico della Bibbia, ovvero i dodici Profeti minori e le cinque Meghilot, traduzioni raccolte nei due volumi I profeti minori e I cinque Meghillôt. Basandosi in parte sulla sua traduzione, che definisce letterale[2][3], Biglino affronta la Bibbia da un lato attribuendole una natura di cronaca storica, dall’altro desumendone ipotesi inseribili nel filone del neoevemerismo, della paleoastronautica, del creazionismo non religioso e assimilabili a quelle di Zecharia Sitchin, altro sostenitore della teoria degli antichi astronauti.

Ha interpretato sé stesso (recitando in inglese e poi ridoppiandosi per la versione italiana[4]) in Creators – The Past (2020), film diretto da Piergiuseppe Zaia che vede la partecipazione di Gérard DepardieuWilliam Shatner e Bruce Payne[5][6]; nello stesso film è accreditato come consulente storico e biblico.

È inoltre coautore di fumetti basati sui suoi libri[7].

IPOTESI E METODOLOGIE DI TRADUZIONE

Biglino propone una disamina dell’Antico Testamento – nella fattispecie la Biblia Hebraica Stuttgartensia – utilizzando un approccio alla traduzione del testo che egli asserisce essere il più letterale possibile ed esortando, in alcuni casi, a mantenere i termini originari, non traducendoli affatto poiché ritenuti intraducibili[8][9]. In particolare, pone in risalto quelli che reputa riferimenti alle conoscenze tecnologiche degli “Elohim“, i quali avrebbero “creato” l’uomo a propria immagine e somiglianza.

Biglino presenta l’ipotesi secondo cui, nell’Antico Testamento, il termine Elohim[9] non indicherebbe una singola entità, bensì un gruppo di esseri evoluti e non meglio identificati, che avrebbero accelerato l’evoluzione del genere umano avvalendosi di tecniche avanzate di ingegneria genetica, i quali si sarebbero spostati utilizzando velivoli (identificati come velivoli alieni) – o comunque a dispositivi dotati di tecnologie ignote e incompatibili con le conoscenze dell’epoca. Da qui la possibile presenza di esseri viventi giunti da altri pianeti o appartenenti a civiltà avanzate non riconosciute dalla storiografia ufficiale[10].

Biglino, seguendo le teorie della paleoastronautica, identifica tali Elohim con gli dèi dell’antichità come quelli egizi o sumeri, i quali erano difatti un numero di individui molto ampio. Tra gli Elohim sarebbe da annoverare lo stesso Jahvè – erroneamente identificato come “Dio” nella cultura ebraica e cristiana – il quale viene quasi sempre indicato come Jahvè Elohim Israel[11][9] (Jahvè, l’Elohim di Israele). Il termine Elohim non è in sé esclusivo di Jahvè, ma da Giosuè 24:15[12] è riferito anche ai falsi idoli adorati dai nemici Amorrei e dai padri di Israele residenti oltre il fiume mesopotamico[11], quali ChemoshMilkom e numerosi altri[9], che quindi sarebbero anch’essi Elohim al pari dello stesso Jahvè ma che nella tradizione e nella mitologia vengono identificati come “divinità pagane”.

Sull’identificazione degli “Elohim” con extraterrestri o comunque esseri evoluti provenienti da altri mondi, Biglino stesso riferisce[13]:

«[…] Io ho ripetutamente detto e continuo a dire che “non so chi siano gli Elohim perché la Bibbia non lo dice” ma quando mi si pone la domanda precisa io non mi sottraggo e dico sempre che “faccio finta” che gli antichi abbiano detto il vero e i popoli di tutti i continenti della Terra definiscono “quelli là” come “figli delle stelle”, per cui io applico il mio metodo e “faccio finta” che sia vero. L’esistenza di “quelli là” è inoltre sicuramente più credibile e statisticamente più probabile che non quella di quel Dio che i teologi hanno inventato partendo da Elohim. Se si scoprirà che “quelli là” erano E.T. io dirò “bene”. Se si scoprirà che “quelli là” non erano E.T. io dirò “bene”. L’importante è capire l’inganno colossale che si cela dietro l’affermazione “Elohim uguale Dio spirituale”.»
(Mauro Biglino, Mauro Biglino chiarisce 2 temi importanti!, su maurobiglino.it)

Al di là delle teorie ufologiche, le sue traduzioni – imperniandosi su sottili differenze semantiche e interpretative – differiscono in forma e in contenuto da quelle adottate dalle maggiori confessioni religiose. Nel volume La Bibbia non è un libro sacro, ad esempio, a proposito di concetti quali[9]:

l’autore illustra la propria tesi secondo la quale non sarebbero contemplati nell’Antico Testamento, mentre sarebbero il frutto di una traduzione errata e volutamente manipolata. L’argomentazione di Biglino passa al vaglio le plausibili modifiche apportate ai testi ed ai codici dell’Antico Testamento, e il ruolo assunto, nel corso dei secoli, da determinate figure chiave[18][19][20][21].

Inoltre secondo l’autore il verbo “bara”[9] non significa “creare dal nulla” ma “intervenire per modificarle una situazione”[22]:

«Abbiamo esaminato i venti passi in cui viene utilizzata la radice ברא, bara, [qui sopra] e abbiamo rilevato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che non vi si riscontra alcun rapporto diretto con il presunto atto creativo narrato secondo la tradizione nel libro della Genesi. Nessuna delle ricorrenze considerate e tradotte ha attinenza con il concetto di creazione, tantomeno nell’accezione di “creare dal nulla.”»
(Mauro Biglino, Lorena Forni, La Bibbia non l’ha mai Detto, Mondadori)

Se si accetta questa ipotesi, naturalmente decade il concetto di peccato originale in quanto gli adam, ovvero il gruppo di esseri che l’autore suppone geneticamente modificati dagli elohim, dovevano essere, sempre secondo Biglino, addestrati per servire i loro padroni, dotati di una nuova intelligenza, abili nella gestione degli animali e nell’agricoltura, a differenza dei loro simili confinati al di fuori del giardino dell’Eden – letteralmente tradotto come “giardino recintato e protetto”. Yahweh, che Biglino afferma essere stato tradotto erroneamente con “Dio”, è ipotizzato essere solo un figlio minore di uno dei capi Elohim; egli non sarebbe altro che un comandante militare a cui non fu affidato l’intero popolo ebraico, bensì il solo ramo della famiglia di Abramo, limitatamente alla stirpe Giacobbe/Israele, e che istigava a guerre fratricide per conquistare lembi di terra e piccole aree del territorio palestinese. Ben diverso era il compito degli altri Elohim più esperti che si occupavano di popoli come l’Egitto e la Grecia per i quali, ancora oggi, i sostenitori della paleoastronautica affermano di rilevare le cosiddette “tracce degli Dei”[23]; esempi ne sono i parallelismi con i poemi epici (IliadeOdisseaEpopea di Gilgamesh) per la tradizione occidentale.

Egli evidenzia l’aspetto puramente genetico dell’essere umano: unico essere vivente che non ha un habitat climatico a lui congeniale. L’essere umano, così com’è strutturato, ha sempre dovuto adattarsi al clima modificandolo e spesso adattandolo alla propria condizione. Le anomalie “genetiche” vengono segnalate in alcuni fattori congeniti, come i capelli e le unghie che, a suo dire[24] crescono costantemente. Nessun altro essere vivente sul pianeta, secondo la sua opinione[25] potrebbe vivere con queste limitazioni: un predatore avrebbe serie difficoltà a cacciare con i capelli e le unghie lunghe ma, allo stesso tempo, anche una preda sarebbe limitata nelle sue possibilità di salvezza. Facendo leva su questa personale constatazione, Biglino sostiene come tali fattori non possano derivare dalla normale evoluzione umana, ma siano tratti genetici scelti dagli Elohim durante i loro interventi sull’evoluzione umana. La sua metodologia di ricerca tanto nel campo filologico e storiografico, quanto in quello biologico evoluzionista, non presenterebbe alcun rigore metodologico scientifico. Lo scrittore si rifà ad autori dello stesso genere, citandoli come fonti autorevoli, così come ad articoli scientifici, dandone talvolta una propria rilettura divergente da quella originaria, come nel caso di Dario Bressanini[26][27][28], riportato di seguito.

VITA PRIVATA
Autore del volume Chiesa Romana Cattolica e Massoneria, ha dichiarato di essere stato membro della massoneria per una decina d’anni[29], e di esserne uscito verso metà degli anni duemila[30].

PROCEDIMENTI GIUDIZIARI

Il “crack Bersano” del 1990

All’inizio degli anni novanta, Biglino fu inquisito, assieme ad altre ventuno persone, all’interno del processo al finanziere torinese Aldo Bersano. I reati contestati agli indagati erano bancarotta fraudolenta, truffa[31], appropriazione indebita e violazione delle normative CONSOB[32], attraverso la vendita di strumenti finanziari (soprattutto a pensionati dell’area piemontese) e la realizzazione di una serie di operazioni finanziarie di facciata, volte a svuotare le varie società finanziarie. Biglino, in particolare, è stato accusato di aver ricavato, fra la fine del 1984 e l’inizio del 1988, circa un miliardo e 463 milioni di lire in provvigioni dalla vendita di strumenti finanziari[33].

Nell’ottobre del 1991 è stato condannato in primo grado a cinque anni e quattro mesi di carcere[34], ridotti in appello a due anni e quattro mesi l’anno successivo[35]. Nel marzo del 1993 in un ulteriore processo è stato condannato a due anni e due mesi dal Gip[36].

Lasciamo stare dunque le controversie e le opere, ah ah.

 

mauro biglino elohim alieni

Finalmente il Cinema sta rispiccando il volo, Cronny annuncia ufficialmente il nuovo film ed evviva Steven Spielberg, ah, che WEST SIDE STORY è la mia e vostra vita!


29 Apr

davidcronenberg

ironside scannersMi stava scoppiando la capa! Ah ah. Oh oh, Crimes of the Future. Ebbene, oramai è ufficiale: David Cronenberg tornerà prestissimo alla regia assieme al suo oramai inseparabile Viggo Mortensen. Inoltre, nel cast della sua nuova opus vi saranno Kristen Stewart & Léa Seydoux. Ovvero due attrici straordinarie e, sensualmente parlando, due fi… he sesquipedali. Insomma, due super gnocche mai viste. Sì, voglio qui essere come Roberto Benigni che, parimenti a Cronenberg, sarà omaggiato con Leone d’oro alla carriera al prossimo Festival di Venezia.  Sì, Kristen e Léa sono due sgnacchere e patonze eccezionali. Roba da far impallidire la Raffaella Carrà dei tempi dorati in cui Roberto diede spettacolo, sollevandole la gonna in diretta nazionale! Ah ah.

Ora, non lasciamoci andare a incontenibili eccitazioni ed entusiasmi rizzanti, no, imbarazzanti e fuori luogo. Non mi pare infatti la sede pertinente per asserire com’è bello far l’amore da Tieste in giù, uh uh. Sì, la mia prima ragazza fu triestina, oramai lo sanno anche le pietre. Attualmente sto con una della mia città natia, vale a dire di Bologna o sto con una donna umbra, forse calabro-lucana, siculo-sarda o soltanto toscana? Voi, invece, amanti del turismo sessuale, fate tanto i santarellini ma poi, liberi da sguardi indiscreti, andate pure con le scandinave. Non mentite, italiani brava gente per modo di dire, ah ah!

Mah, con chi sto? Innanzitutto, sto bene o sono totalmente impazzito? Non lo so. In verità vi dico che lo so… benissimo ma è meglio che voi non ne siate informati a dovere poiché la mia lei è più bella, onestamente, della Stewart. Dunque, se vi confessassi il vero assoluto, dopo mezz’ora mi bombardereste di offese con profili falsi per demoralizzarmi e indurirmi, no, indurmi alla moscezza. Eh già, abbiamo tenuto duro in questi mesi di Covid duraturo e dunque mi pare giusto che continueremo a resistere, a prescindere da ogni resilienza del c… zo, al fine di godercela tutta senza mai più inibirci.

Detto questo, spostiamo ora l’attenzione da Cronny a Steven Falotico. No, Spielberg. Be’, Spielberg mi assomiglia non poco. Viene sempre, eccome, alla pari del sottoscritto, infatti accusato ingiustamente d’infantilismo. In quanto i cinici meno romantici pensano che io non meriti una biondona come Kate Capshaw. Ah ah. Sì, sono un archeologo spericolato della mia vita riesumata. Non abbisogno del carbone e di befane né di misurare la mia età in base al metodo scientifico del Carbonio-14. Come dettovi, sono l’eterno Peter Pan/Robin Williams di Hook. Steven Spielberg, checché ne dicano i vecchietti che hanno oramai perso ogni sogno e, per l’appunto, consolano le loro frustrazioni quotidiane, recandosi ad Amsterdam o in Brasile, eh eh, non è affatto puerile. Ha sempre saputo essere coniugale e fedele con Kate, sì. Ma ha altresì saputo saggiamente coniugare il puro… entertainment più fantasioso e fantascientifico, avventuroso e immaginifico (vedi E.T.Incontri ravvicinati del terzo tipoLo squalo e la saga di Indiana Jones) a film impegnati oltre ogni dire come Il colore violaL’impero del soleSchindler’s ListSalvate il soldato RyanAmistadMunichLincoln e via dicendo… Ultimamente, forse non piacque tanto nemmeno a me ma Steven, ricordiamolo, è uno dei grandi re della New Hollywood assieme a George Lucas e alla triade italoamericana registica più importante di sempre, ovvero De Palma-Scorsese-Coppola. Be’, ragazzi, a proposito di Coppola… sono sempre stato bello e un po’ “scemo” come Tom Cruise di Minority report o de La guerra dei mondi, miei mongoli? No, non sono Tom Cruise, non credo in Scientology ma non credo neppure a dio. Anche perché dio sono io e spesso debbo ammettere di essere solamente un povero cristo. Ah ah. Eppure, questo remake del celeberrimo film storico di Robert Wise e Jerome Robbins, stando almeno alle impressioni suscitatemi dal teaser, mi ricorda tanto I ragazzi della 56ª strada.

Insomma, per farla breve, mi pare oramai ovvio e inconfutabile che Steven Falotico sia un “bambinone” e un genio come Spielberg. Se volete dire che non è così, sapete qual è la verità? Siete per l’appunto gelosi.

Se volete essere “uomini” da turismo sessuale, dite pure che nella vita non abbiamo bisogno di “idioti” come Steven. Invece ce la vogliamo dire? Steven, bando alle ciance, è forse uno dei più grandi geni della storia! Della sua e nostra West Side Story!

Io sento una forza immane in quest’uomo pazzo, no, pazzesco. Una furia, un vulcano, una bellezza impressionante, una vita di colori, di balli e canti, di sanissima fantasia e fantascienza, qualcosa al di là della mera e squallida realtà. Steven, l’incarnazione dell’adolescenza eternamente sognatrice e al contempo molto matura, ovvero ciò che dovrebbe ritrarre e rappresentare un vero uomo.

Be’, devo esservi sincero. Per molto tempo fui scambiato per Forrest Gump. Infatti non è un caso che Robert Zemeckis sia grande amico di Steven e che Forrest Gump sia Tom Hanks, grandissimo fratello artistico di Steven. Fra l’altro, non so voi ma io adoro Ritorno al futuro e vado matto per Contact. E sapete perché? Perché io non posso accontentarmi di avere a disposizione una sola vita e sprecarla in porcate. Inoltre, in Contact vi è Matthew McConaughey. Anche in Interstellar di Christopher Nolan. Sì, dovete sapere che mille psichiatri mi diedero per morto come McConaughey di Dallas Buyers Club. A un certo punto, Stephen Hawking/Eddie Redmayne de La teoria del lutto, no, del tutto, divenne Eddie Redmayne de Il processo ai Chicago 7. Dunque, quaranta psichiatri con tre lauree a testa, piansero non poco, ah, piovve a dirotto. Perché di fronte ebbero Steven. Al che, improvvisamente tutte le loro teorie andarono a farsi fottere alla velocità della luce dei nani che furono? No, in un nanosecondo.

Poiché, come disse Ellen Burstyn in Interstellarma non mi volevano credere, pensavano che avessi fatto tutto da sola ma io sapevo chi era. Nessuno voleva credermi ma sapevo che saresti tornato.

– Come?

– Perché il mio papà me l’aveva promesso.

 

C’è bisogno di conoscere Einstein? No, non abbiamo bisogno della Scienza inutile. Abbiamo bisogno di grandi menti e grandi sogni. Dopo un periodo così buio come quello del COVID-19, abbiamo quanto mai bisogno di Cronenberg e di Spielberg. Forse anche di un fantasma…

Per esempio, F. Frusciante, “critico” youtuber sostiene che, se amate E.T. oltre i trent’anni, siete dei dementi. Mi permetto di obiettare e puntualizzare un pochino. Diciamo che, se si hanno quasi cinquanta primavere come lui e non si ama E.T., non è affatto vero che si è cresciuti… La verità è che si è divenuti cinici poiché fa più “figo” sparare cazzate per pagarsi le bollette. O no? La cosiddetta maturità che giudica tutto ma, invero, non produce poesia e fantasia, non dando nulla all’immaginazione e limitandosi a lapidarie mini-recensioni qualunquistiche del tipo… non esiste più la mezza stagione, mi rende molto triste. Che schifo, una vita intera a magnificare i capolavori dati per assodati e a essere un guru per ragazzini sovreccitati che non sanno neanche, oggigiorno, chi sia stato ed è ancora Steven. Diciamo anche che John Carpenter, amatissimo dal Fruscio, per Grosso guaio a Chinatown s’ispirò molto a Steven. Citando dunque Jack Burton: basta, adesso!

Quindi, se vogliamo affermare che Essi vivono è un capolavoro, è verissimo. Se altresì vogliamo donare un paio di occhiali da Roddy Piper al Fruscio affinché possa vedere il suo zombi “alien(at)o” da George Romero, no, da uomo antiquato, da reliquiario, da sua abusata espressione “troiaio” per far ridere i cretini, per quest’estate io stesso gli regalerò superbe lenti Ray-Ban. La dovrebbe anche finire coi Blu-ray. Ah, di mio sono Michael J. Fox di Back to the Future. Io amo i blue jeans, anche i Bee Gees.stevenspielberg

di Stefano Faloticospielberg west side story

La figura del “gran pagliaccio” nel Cinema: strambi parallelismi da Joker a Sean Penn/Cheyenne, alias Robert Smith, certamente non amante, come Jack Nicholson, di Amber Smith…


01 Jan

sean penn cheyenne

La figura del clown è ricorrente nella mia vita spesso controcorrente. Anzi, quasi sempre “in barca a vela contromano”, citando il titolo di un film con Valerio Mastandrea.

Ovviamente, ho ascendenze deniriane, affiliate a the greatest actor alive, ovvero Bob De Niro.

Nel mio prossimo libro, intitolato Bologna insanguinata, romanzo atipico, folle, violento e al contempo satirico-goliardico del quale io e il mio editor abbiamo da pochissimo terminato il complesso lavoro di correzione bozza, non ho risparmiato colpi bassi nei riguardi di alcun personaggio realmente esistente, vissuto o defunto, del capoluogo emiliano in cui i suoi cittadini vanno fieri delle loro natie, per l’appunto, origini felsinee.

In particolar modo, c’è un personaggio su cui m’accanisco in modo impietoso e severo a mo’ di De Niro di Toro scatenato, sadomasochista nato.

Ovvero, che ve lo dico fare, due più due fa quattro e la matematica non è un’opinione. Neppure la psichiatria. Dunque, mi pare ovvio che in tal “caso” io alluda non poco a me stesso quando in tale libro maledetto mi riferisco a una persona, nata all’ospedale Sant’Orsola nel giorno 13 Settembre del 1979, che spesso mi spaventa vedere riflessa allo specchio, vale a dire il sottoscritto.

Poiché, a differenza delle persone cieche e ipocrite, resipiscenti e poco reminiscenti nei confronti della loro anima passata ed assente, presente o solo evanescente, deficiente o da tempo immemorabile senescente, in quanto si ritengono cresciute sanamente, ah, che orrore, so specchiarmi nelle viscere ventricolari del mio profondo cuore e, a costo di sanguinare di lacrime amare o solo catartiche, a costo di soffrire come un cane picchiato a morte, so estrapolarvi flussi mnemonici profumati di pulsante, rimembrante, vivo ardore.

Al che, ricordo tutto con impressionante lucidità come se fossi ancora un infante, semmai pure in fasce.

Allattato al seno di madre vita o di mia mamma, generato e non creato poiché mai davvero nato, resuscitato così come dicono le Scritture, quindi asceso nel Paradiso del mio amarcord pindarico che probabilmente si sposa con l’infernale idillio del mio tempo ritrovato, ancora addolorato, nuovamente malinconico, domani forse infernalmente pietrificato in un’euforia idiota… immacolata.

Le mie sono soltanto futili, per niente utili, opinioni… da Heinrich Theodor Böll.

Fuggevoli, incorporee, soprattutto innocue eppur da molti psicologi, no, psicopatici Pennywise semi-pedofili o bulli, eh sì, reputate addirittura pericolose.

Ricordo Il posto delle fragole del mio stesso essere stato un allucinato fantasma bergmaniano, essendomi ammalato di ogni patologia mentale (non) data per assodata. Sì, fui affetto da fobia sociale, da depressione bipolare, da disturbi ossessivo-compulsivi che, per fortuna mia e altrui, non degenerarono mai in follia assassina da Matt Dillon de La casa di Jack, inoltre fui afflitto da ipocondria bestiale, insomma da scarsa sanità mentale associata, altresì, ad essere Mr. Sophistication contro ogni falso buonista e ogni ignobile sofista.

Ho sempre sofferto perché già a tredici anni non ero amante delle ragazzine che andavano matte per Claudio Baglioni. Poi, “crescendo”, queste ragazze sarebbero impazzite per Raoul Bova.

Di mio, posso dire che vidi il film Piccolo grande amore perché vi notai non poco Barbara Snellenburg.

Alcune di queste ragazze, già formose come Barbara a soli sedici anni, furono (uni)formate in scuole per future segretarie comunali, frequentando istituti tecnici commerciali come il Rosa Luxemburg.

Cavolo, che peccato. Abbiamo perso tante potenziali Victoria Silvstedt e modelle da Victoria’s Secret in quanto i genitori di codeste le vollero solo sistemate, cioè frustrate, mal stipendiate, persino maritate con vigliacchi uomini che non le meritavano. Questi uomini denominano le donne di malaffare as vigliacche…

E ho detto tutto…

Sì, tutti uomini che un tempo avranno adorato Alessia Merz e ora, a quarant’anni, anziché essere depressi cronici come il cantante dei Cure, guardano alla tv Michelle Hunziker e, in silenzio, cantano lei… sei un mito, sei un mito per me…

Ecco, secondo voi feci bene a estraniarmi dai miei coetanei e vivere d’empatia con “lo straniero” Travis?

Be’, sono sempre stato un tipo da Albert Camus, non tanto da Kamut.

In Bologna insanguinata, sono rispu(n)tate le mie memorie del sottosuolo da Idiót dostoevskijano.

So solo che quasi tutti gli italiani non sanno esattamente pronunciare savant…

E dire che molti di essi sono laureati a pieni voti e si vantano di essere ammogliati a donne fisicamente da centodieci e lode.

Anche lorde…

Sì, ebbi una vita da lord, da principe della risata alla Totò. Sostenitore del motto la felicità non esiste, nessuno è niente, non siamo niente nessuno.

Uomo pirandelliano, maschera tragicomica in mezzo a tanti tonti… Antonio.

Alla pari di Chaplin, detto Charlot, sono Il monello che sbugiarda ogni ipocrisia ma non lo faccio apposta.

A mo’ di Sean Penn di This Must Be the Place, sono forse L’uomo in più sempre di Sorrentino oppure L’uomo che ride.

In mezzo a miserabili da Hugo Cabret, no, da Victor Hugo, mi piace essere “orfano di madre” e “aborto” à la Arthur Rimbaud.

Forse sono soltanto L’uomo che guarda di Tinto Brass. Non lo so, fate voi. Voi sapete tutto.

Sì, sapete tutto della vita. Certamente non di me.

Qualcosa mi ha disturbato…

Ecco, molti “adulti” pensano che E.T. e Hook siano i film più infantili di Steven Spielberg.

Infatti sono i più belli.

Lasciate perdere Schindler’s List…

 

di Stefano Falotico

Provocazione del giorno: Coppola è superiore a Scorsese, pure De Palma, Spielberg non lo prendiamo neppure in considerazione, le femme fatale, eccome, anzi, eccomi


22 Apr

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Sì, fra i grandi registi della nuova Hollywood, c’è sempre stata una rispettosa rivalità acerrima fra questi quattro: i tre italoamericani Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e Brian De Palma con l’aggiunta del quarto incomodo, lo statunitense di origine controllata più del vino del Chianti, Steven Spielberg.

Infatti, in questa tavolata di mangia spaghetti, che ci fa questo WASP di origini ebree sposatosi con Kate Capshaw?

E perché c’è anche George Lucas? Per stupire il cameriere con effetti speciali della Industrial Light & Magic a base di antipasti a forma di UFO?

Sì, George, fra una portata e l’altra, intratteneva tutti gli ospiti della trattoria, stimolandoli all’appetito:

– Non ce la facciamo più. Abbiamo le panze piene – urlavano tutti.

George: – Che la forza sia con voi. Siete solo al primo! Quando arriverete al dessert, sarete grassi quanto Francis e Brian.

 

Francis e Brian abbozzarono l’offesa riguardante la loro obesità, mentre Scorsese e Spielberg, da vecchie volpi, ridacchiarono, leccandosi i baffi.

Sì, fra questi quattro vi è stata enorme amicizia ma anche una competizione da ludri.

Avevano sempre fame di gloria. Appunto, la famosa fame da lupi. Rispettivamente volevano primeggiare sull’altro per mangiarselo vivo.

Steven Spielberg risolse subito la questione, girando Duel e Lo squalo. Ho detto tutto…

Rincoglionendosi poi col Cinema didascalico per vincere gli Oscar. Schindler’s List? Capolavoro, certo.

Ma il sopravvalutato Munich, no.

Sì, credo che, dopo Schindler, Spielberg si sia preso troppo sul serio. Dimenticò il sincretismo culturale del suo Cinema sognante a favore di un palloso Cinema impegnato più retorico della Costituzione redatta da Daniel Day-Lewis, cioè da Lincoln.

De Palma, poveretto, genio inaudito, è l’unico di questi che non solo non ha mai vinto un Oscar bensì non n’è stato neppure candidato.

Uno di questi giorni, di quest’oltraggio immondo, si vendicherà come ne Il fantasma del palcoscenico.

Perché, ad esempio, Coppola ha vinto per i primi due Padrini, Scorsese per il rifacimento in chiave Mean Streets proprio di The Godfather, in variazione sul tema a mo’ di poliziesco di Quei bravi ragazzi, con The Departed, uno dei suoi film più brutti, e invece De Palma per ScarfaceCarlito’s Way e Gli intoccabili l’ha preso in quel posto?

Brian Russell De Palma, il più grande voyeur di tutti i tempi. Vero man, ah ah, altro che Antonio Banderas di Femme Fatale. Comunque, fra Brian e il bell’Antonio (che non è Cabrini, nemmeno Mastroianni del film di Bolognini), io preferisco Rebecca Romijn.

Credo anche voi. Se dite che non è così, vi consiglio SilenceKundun e L’ultima tentazione di Cristo.

Sì, più che uomini timidi come Griffin Dunne di Fuori orario, voi siete dei buddisti radicalizzati nel cristianesimo più castrante.

Eh sì, eh. Se non vi piace Rebecca Romijn, le possibilità sono solo due: o siete detrattori del film Un’altra giovinezza e siete contenti di essere invecchiati, oppure siete attualmente ricoverati presso il manicomio diretto dallo psichiatra Ben Kingsley di Shutter Island.

Sì, sto riflettendo. Si dice che non ci sia due senza tre. Vi chiedo gentilmente di pazientare. Datemi cinque minuti. Sto cercando la terza spiegazione plausibile.

Ah eccola. Scusate se vi ho fatto aspettare. Avete avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo. Da allora, non siete più molto umani.

Adesso, a parte gli scherzi, questi quattro sono degli alieni, degli extraterrestri. Altro che E.T. Pure extra-terroni come diceva Lino Banfi di Al bar dello sport. Sì, hanno origini siculo-lucano-calabresi. Qui la Terronia c’è tutta.

Però, mi spiace deludervi e deluderli.

Io sono più bravo di loro.

Ridete da matti e non mi credete?

E allora la vedremo! Sì, io quella di Rebecca vidi.

Se vi dico che è così, oh, è così.

Guardate che non è fantascienza e non è neppure un trip da Ready Player One. In quasi tutti i suoi film come attrice, Rebecca è ignuda.

Non era difficilissimo vedergliela.

Ora capisco la presenza di George Lucas.

Mise in guardia come Obi-Wan Kenobi il suo amico Brian dalle possibili tentazioni delle donne concupiscenti:

– Brian, attento che quella ti renderà come Chewbacca.

 

Di mio, sono spesso un uomo Solo, un vero Han.

Uomini soli, lanciamoci alla volta dell’impero del sole. Speriamo almeno che, dopo quella bomba da crepacuore di Rebecca, non ci scopi, no, non ci scoppi un’atomica da Hiroshima e Nagasaki per troppe emozioni terremotanti come un sisma devastante. Dicasi anche più semplicemente cataclismatico infarto spappolante.

Rebecca, diciamocelo, è bona. Ma è scema.

Di mio, ora vado a far merenda.

Ah, vorrei ordinare anche un ciuffo-banana come quello di Antonio Banderas oltre alle fragoline.

Si può?

di Stefano Falotico

Monica Bellucci, sì, mon(a)co belloccio, no


24 Jan

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Felicemente drop out, sì, forse solo outsider, uno spaventapasseri in mezzo a spaventa-passerine, un passero solitario, oggi un dromedario e domani un lampadario, è tutto un sudario, altre che sussidiari.

Emarginato volontario; chi rifiuta schemi e convenzioni della società, ponendosene ai margini.

Sì, io vivo al confino, nell’interzona.

Anziché inserirmi socialmente, sempre più solitamente lo inserisco solidamente, sì, le donne, sode che rassodano tutto e dunque assai solidali, vanno in brodo giuggiole col mio gingillo, da loro ribattezzato Ciccillo, fra napoletane che mescolano la besciamella del mio ragù caldo e bresciane che tifano per la puttanesca. Fra atalantine e juventine, son fendenti micidiali di parabole balistiche entusiasmanti.

A parte gli scherzi, sì, non sono mai gli altri a escludermi. Sono io che escludo loro. È sempre stato così. Gli altri gradiscono la mia compagnia ma io gradisco invece le loro compagne, ah ah, al che si creano imbarazzanti disagi. Al mio amico sto simpatico, a sua moglie sul culo, in ogni senso. E non è mai conveniente per un’amicizia duratura avere di mezzo la donna svenevole del tuo amico a cui piace molto che io sia duro. Non solo caratterialmente.

No, no, no. Un po’ va bene ma poi mi rendono fiacco, più che altro ti ficcano… nella causa di divorzio e devi fotterti anche il mantenimento dei figli del cornuto.

A parte le cazzate, per cui sono oramai famoso anche presso le formiche dei marciapiedi di Via Bernazza, vicolo cieco ove è piazzata la tua vita da tempo, mi sta piacendo molto questo The Punisher 2.

Superiore perfino alla prima stagione, pura violenza nella sua migliore, estetizzante figata ficcante.

Sì, a volte pare manichea e prevedibile, i personaggi son tagliati con l’accetta e ci sono troppi morti ammazzati e sbudellati. Ma poi si riprende come nello splendido finale dell’episodio 4, Tessuto cicatriziale.

Che pathos, che emozioni. E ora che succederà? Billy Russo ammazzerà la poveretta che continua a sperare in una sua redenzione salvifica o non espierà nessuna colpa e se l’ingropperà, scassinandole la cassaforte?

E da quale chirurgo plastica andrà dopo aver perso la faccia? Dalla visagista delle dive, come dicevano Elio e le storie tese?

Sì, spinge.

Amber Rose Revah, nella parte di Madani, dopo circa venti episodi non ho ancora capito se è gnocca o no. È come Lady Gaga. E l’ex pornostar Rhiannon Bray. Tutte queste tre hanno culi magnifici, soprattutto la Bray. Big white ass. Ma non sai se sono degli uomini o è se proprio la loro ambiguità androgina a renderle arrapanti.

A volte, mentre guardo la Revah, mi diventa di marmo, poi la osservo meglio e mi pare strabica. O forse lo strabico sono io. Sì, ecco. Se non sbaglio, c’era anche quell’altra pornoattrice, Amber Rose. Altro culo superbo. Non deve avere un gran cervello questa Amber ma sicuramente viene bene… per l’uccello.

Tale Madani mi ricorda una certa mia amica delle elementari. M’incuteva paura quella bambina. Soggezione! Di cognome faceva Sapienza. Sì, non sto scherzando. Era una secchiona molto ambiziosa, adesso forse sarà un’avvocatessa o, come Madani, comanderà ai vertici della polizia. Insomma, non è una delle pulizie, è lei che li ripulisce tutti.

Sì, i crismi della futura donna in gamba c’erano già all’epoca. Cazzuta, un mostro, una che prende il tuo “manganello” e se lo suona con tanto di distintivo che fa sesso perverso al top. Alla Blue Steel. Soprattutto abbrustolit’!

Alle scuole elementari, venivo… paragonato al Lukas Haas di Scarlatti.

Fui anche associato fisiognomicamente a Henry Thomas di E.T. Be’, guardate che non era un’offesa. Avendo io avuto dodici anni, era un paragone di tutto rispetto. Son passato dalle orecchie a sventola alle sventole. Anche se talvolta solo bandiera bianca sventolo. Anzi, quasi sempre.

Fu dopo che avvenne il peggio. Sì, mi dissero che ero un alieno buono. Ho detto tutto.

Non era una situazione piacevolissima.

A vent’anni, non guardavo quelle della mia età ma mi eccitava da morire Shannon Tweed che ne aveva il doppio. Sì, la moglie di Gene Simmons. Un pezzo di passerona per cui mi diventava ritto all’istante e i miei ormoni tremavano come il massimo grado della scala Richter. Mia nonna invece era molto religiosa, pudica, è un miracolo che sia nato io da sua figlia. No, quando guardava un uomo non provava alcun movimento tettonico da Scala Mercalli ma comunque sapeva come leccare al mercato per avere le banane gratis.

Comunque, possiedo un dono che altri alla mia età non hanno. Si dice di solito che, una volta diventati grandi, non ci si ricorda più niente di quando si era bambini. Perché si diventa tutti dei porcellini. Le donne poi si fissano solo con le piastrelle di porcellana.

Invece io mi ricordo tutto. Mi ricordo de La storia infinita e di quelli che lo guardavano, ed è per questo che alcuni, leggendo i miei libri, mi paragonano a Stephen King. Anche lui ha questo dono.

È un uomo Stand By Me fatto e strafatto ma scrive di ricordi infantili come se avesse otto anni. Un vero cuore in Atlantide.

Sì, il Falotico non è un King, egli è The Prince. Non il cantante deceduto ma il Will Smith Bel Air.

E dunque è un suo diritto vivere “fuori dal mondo” e dentro quello/e che sapete benissimo. Quando viene troppo… responsabilizzato, cade in acuta depressione. Invece, libero, ragiona e scrive da Dio. E sapete la verità?

Senza cazzi per la testa, il cazzo va che è una meraviglia e sta benissimo in una “zona franca”. Senza schemi, senza stereotipi, senza obblighi formali, nudo e crudo, oggi a guardarsi The Punisher, domani a metterlo ancora in culo.

Fidatevi, io non mento mai. Al massimo, me la tiro.

E passeggio senza passeggini. No, non avrò mai figli. Non so educare me stesso, figurarsi se voglio educare i miei figli alla società di oggi.

E ho detto tutto.

Finalmente, The Punisher. Altro che Salemme e troiate italiane. Una bella serie che spacca.

Vent’anni fa, dei folli volevano sbattermi a Castiglione delle Stiviere assieme ai matti.

Di mio, sono solo un Castiglione. Probabilmente, anche coglione. E mi piace ancora molto quella nata a Città di Castello, sì, Monica Bellucci. Ottimo mignottone.

Non una grande attrice, siamo obiettivi, ma una che può servire eccome il tiramisù.

Sì, con Monica vorrei essere davvero alla frutta. Perché, si sa, dopo la frutta viene il liquore. Ed è buono sorseggiarlo di gran sapore. Anche se poi devi lavare tutto col sapone.

Tutto in bocca. Tutto al bagnoschiuma… con tanto di borotalco!


 

di Stefano Falotico

La verità è che siamo in estinzione, alcuni però sono tinti, da essi non attingo, e gli alieni sono dei cinesi


20 Jun

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Una verità inconfutabile, gli alieni sono fra noi da millenni e appartengono alla razza cinese. Infatti, l’iconografia che li descrive con gli occhi sottili e allungati non mente, e presto si sveleranno nei bar che possiedono e gestiscono, sprigionando quel che sono davvero, extraterrestri con una cultura orientata proprio a Oriente, fatta di tramonti suggestivi, lunghe carezze alle cosce delle lor calme (con)sorti, letture piacevoli nella contemplazione di una natura che invece l’uomo occidentale rigetta e inquina, creando il caos entropico a cui siamo arrivati, ove quasi tutti, disperati, s’inventano lavori insulsi per affermare che esistono, “spopolano” su YouTube, affibbiando giudizi critici a film che forse nemmeno amano, ove la musica, laddove rifulgeva classica e nelle stagioni vivaldiane, è oggi rumore asettico che incita solo all’accoppiamento brado, alla sessualità animalesca, alla frenesia che impazza, che pazzia.

Allorché, medito, cantando un ritornello invogliante al risveglio, m’incoraggio fra maree strazianti di poesia sfrecciante fra grovigli di emozioni.

La musica italiana io detesto, ma questa assomiglia alle balboiane scalate a Philadelphia.

Comunque, Sylvester Stallone si tinge i capelli, e io divento sempre più stinto, ingrigito eppur colorato, nell’arcobaleno spensierato lirico. Senza una lira, ma qualcuno là fuori regala delle lire. Sì, col bemolle.

E io sono il RE e non DO un cazzo. E De Niro, qui da me fotografato alla taverna SALUTAMI MAMMATA, è al naturale.

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Sono John Rambo, ma anche Carlo Rambaldi, che è morto oggi nel mio E.T. alla King Kong, alla faccia dei cretini a cui suono il gong…


11 Aug

 

Sì, credo che The Master “scientologyzzato” di Paul Thomas Anderson “phoenixato” su Amy Adams scollacciata, sia una delle ragioni per cui io vivo, poiché disdegno gli indignitosi uomini semplici senza fantasia, e soprattutto quelle “facili” che te “lo” falciano

Sì, io sono come Daniel Day-Lewis di suo “oro nero” un tanto ogni cinque anni, dunque come Joaquin che si “ritira” e poi gli tira ancora, senza il doppio mento per cui esordì in zona “bruttino ma sbarbato”, ma di deniriani strilli con pausa metafisica sulla nave delle burrasche, con del burro talvolta, “placido” e poi “arrestato”, di cravatta solitaria fra una barca ove andrà e una che ti “tocca” aizzando quel che va “alzato”  lontano dagli sguardi indiscreti. Sì, crepo e poi rinasco, qualche volta casco, qualche volta incasso, spesso spacco.

Nella mia vita, ho mandato quasi tutti a cagare, me ne pento, salvo poi ricredermi perché rivaluto solo me stesso, salendo sempre su e buttandoli con lo “sciacquone”.
Sì, la mia faccia “al sapone”, dolce e aggressiva di occhio “leporino” e labbra da leprotto, ama il “galoppo” e il grande Cinema.
Tu, “datti” all’ippica e alle filippiche che mi sputi addosso, sperando di “sbavarmi”.
Per cortesia, fotografatelo nudo in vasca e “idromassaggiatelo” di “paparazzo” che lo sputtanerà del tutto.

Io sono fuori dalle righe e perdo i gangheri, perché tanto prenderanno solo un granchio. Tu, non sei del mio rango. E se rompi diverrò Rambo.
Sì, arranca.

Da piccolo, assieme a una famigliola “rinomata” di Bologna, tanto amica fraterna che mi accusò di pazzia con tanto di cause an(n)ali protrattesi oltre le “prescrizioni” (il)lecite, tanto per buttar entrambe dei soldi al vento, mi recai in quel di Ferrara.
C’era una mostra su Carlo Rambaldi, il padre degli effetti speciali, oggi morto “ottuagenario”.
Ecco, io sono la creatura che racchiude tutte quelle che Lui ha inventato.

Sono l’extraterrestre che non ti aspetti si spupazzerebbe tua sorella quando è finita la Nutella, e incula tuo fratello denunciandolo al fin che si trovi un lavoro migliore di quello che, i suoi genitori, degli ottusi “duri”, gli piazzarono nelle mutande.

Applauso!

E ricordate: se una bionda come Jessica Lange indossa i pants, il “bestione” la vede colorata, dunque al “paint“.
E i pantaloni non stanno più nei “maroni” della giungla.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Master (2012)
  2. E.T. L’extraterrestre (1982)
  3. Alien (1979)
  4. King Kong (1976)
  5. Il petroliere (2007)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)