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Il Full Trailer di Joy debutterà domani


20 Oct

Joy Trailer Joy Trailer 2

Eravamo in migliaia collegati su Twitter e sui siti di Cinema per aspettare la tele-mondiale diffusione internazione del trailer di Joy, dopo aver assaggiato le prime immagini a Luglio nel teaser.

Ma le pagine di Jennifer Lawrence ci han dato, alle 15 esatte di oggi pomeriggio, ora italiana in cui il filmato inedito doveva rendersi disponibile, la triste notizia che, se tutto andrà bene, il trailer, appunto, essendo stato posticipato a sorpresa di un giorno, lo potremo ammirare soltanto domani.Tomorrow never dies!

Aspetteremo lo stesso trepidanti, anzi, più infuocati e fanatici.

Personalmente, ammetto che (non) ho un debole per la Lawrence ma per lo stagionato eppur sempiterno Bob De Niro, al quale spero diano la statuetta come Miglior Attore Non Protagonista.

 

di Stefano Falotico

Sta(gis)ti (in)aspettati dei social network antiso(cia)li


29 Jul

I blocchi e i placcaggi su Facebook son sintomatici delle egoistiche persone solipsistiche che selezionano in base a simpatie umorali, non vogliono intaccare i lor (pre)giudizi e son, ahimè, abbindolati dietro una stritolante realtà limitata delle lor apatie-paratie (anti)emozionali stagnanti. Vanno stanati, son dissennati e, così comportandosi col prossimo, non porgendo la lor guancia per farsi baciare di affiliazioni e gemellaggi, son satanici, non sporgenti di cosce che, vivaddio, vanno ero(t)izzate di sana baldoria euforica del cazzo e pigliarla a culo, si reprimono in opprimenti mentalità cast(rat)e e non si lasciano andare.
Si ammaccano, non si am(m)ic(c)ano.
Che schifo!

 

di Stefano Falotico

 

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Facebook e le (a)mici(z)ie


14 Apr

Allora, basta!!!

Bisogna, ivi, cancellare un mucchio di contatti che non servono a nulla. Gente dispotica, di spocchia, maldisposta, da mal di stomaco, altezzosa, senza alcun nobiliare attes(t)a(to).
Gente di poco conto e pochi coiti, gente da colite, stronzi di colica, folle accolita, gente che beve a collo e va accoltellata.
In corso, dunque, una chiara eliminazione dal mio sis(te)ma dei file non necessari, in(f)etti, portatori di letali virus alla mia a(ni)ma.

Così sia scritto, così sian (s)fatti, van cancellati immantinenti, dopo il matt(in)o.

Mi rendono un martirio.

Stop, bloccarli!

Basta(rdi)!

Facebook mi sta sul cazzo


05 Dec

Andai tempo fa sulla bacheca di una tizia che avevo fra i contatti.

La taggai, forse “gliela toccai”, una toccat(in)a, s’, scrivendole un “Grazie bella topolina per la scopatona di ieri sera, è stata una scopata che merita la condivisione”, naturalmente non ci fu nulla fra me lei ma era per sputtanarla perché mi stava sul cazzo pur non essendo stato il mio cazzo in lei che (non) ci stette.

Ora, taggare troppo è però sbagliato.

La gente ha perso la testa con Facebook. A scopo provocatorio, amici (mal)fidati, usando il tag a mo’ di sputtanamento, ti insozzano la bacheca di calunnie, ridendo poi sadicamente sotto i baffi. Un mio contatto, di poco tatto, scrisse falsissimamente che, la sera prima, mi ero fatto una canna e poi ero andato con varie troie, dopo essermi ubriacato. Al momento, costui è ancora sotto farmaci e ricoverato in una clinica psichiatrica per malati dei cazzi altrui.

Gli (s)piace?

Amici alla falotico, nel senso del termine bizzarro


18 Aug

Agosto sta svanendo, svenevole si scioglie e io abbandono ogni remore e disancoro gli ormeggi, ai miei amici ancorandomi. Arpionato in me, ballerino in tal vita di danzatori ipocriti, porgo il mio ringraziamento a chi, appunto, ipocrita non è e invece naviga soavemente nel mare, ondulato di grazia, delle persone vere. Alle quali porgo i miei omaggi, poi sarà Settembre, mese caduco dei primi crepuscoli autunnali, dunque giungerà a noi la Primavera, stagione delle prime fertilità adult(er)e, poi Maggio e or si va di piumaggi, in quanto io son un puma che nella vita corre, inseguendo ancor affamato attimi di (in)felicità in tal giungla che è la metropoli ricattatoria e crudelmente subdola.

Ringrazio, or dunque, da casa mia e (non) a cas(acci)o, Germano Dalcielo, mio editor oramai collaudato, scrupoloso e intransigente correttore delle mie bozze letterarie, indagatore dei refusi dai raggi x (im)perscrutabili a trovar ogni (s)vista ed errore di (im)possibile strafalcione, quello che io chiamo (in)volontario orrore, Anton Giulio Onofri, amante come pochi ci son rimasti, purtroppo, anche per fortuna (della serie, la classe non è acqua e il buon gusto è degli eletti), di Clint Eastwood, di cui, dovete sapere, che conosce vita, morte e non solo miracoli, bensì anche, in quale mensola, Clint ha lo spazzolino per i suoi sempre bianchissimi denti su celeberrimi, imbattibili occhi di ghiaccio da texano che non deve chiedere mai il dopobarba, Vera Qwérty, scrittrice che, indubbiamente, è più folle di me, e ce ne vuole, sappiatelo, la nostra è una amicale rivalità di pazzie prosaico-poetiche da uomini troppo fuori di testa per adattarci alle limitatezze di una triste umanità conformista, uomini veri, anche se lei è Vera di nome e di fallo, no, di fatto, una donna che parla spesso, nei suoi libri, di maschi (de)relitti, in quanto marci maniaci piccolo borghesi piccolissimi, e li sputtana mentre mangia la marmellata fra un cucchiaino non tanto dolce nei lor confronti, un frontespizio cazzuto e una visione al congelatore della nostra (r)esistenza difficile per congenita presa di coscienza che chi sente, è anche portato a raggelarsi dinanzi a tal mondo inaridito che si scalda per fanatismi e fondamentalismi cagionanti sol fegato spappolato, Valerio Vannini, intrepido cinefilo che crede fortemente in me e alla mia (in)credibile storia, insistendo nel darmi manforte, Gianluca Marzani, attore di Teatro che si contraddistingue per la sua colorita, eccentrica unicità interpretativa (im)pari solo al grande Al Pacino unito a John Belushi, insomma, un performer coi fiocchi e inimitabile, Giancarlo Buzzi, uno che deve aver capito il senso della vita a soli 15 anni, e da allora patisce (in)giustamente la grandiosità del suo essere-non essere oltre, Raffaele Costanzo, ché non ho ancor capito come fa ad amare, al contempo, sia Sylvester Stallone che Woody Allen, a leggere Stephen King e poi a farsi fotografare vicino a una croce da Madre Teresa di Calcutta, ma il suo bello rebel è questo, Davide Viganò, un uomo che è meglio di Stalin ed è durissimo amante di von Trier mentre accarezza il suo gatto, ascoltando musica rock.

Il caso Selvaggia Lucarelli, una montata, in senso (a)lato b e lattea/o di una spaventosa ignoranza di massa(ia), forse (una) massaggiatrice


30 Jun

di Stefano Falotico

Ebbene, il cazzo, ops, volevo dire il caso “duole”, no vuole, e quanti cazzi vuole a volontà, eccome, che si vada a parar su quella “culona”, cafona tettonabarona (sei un mito da personaggi alla 883) di Selvaggia che, dietro questa finta aria “microfonata” da brava ragazza a far la figa per il filo dei maschietti che arrapa dalla cintola della pubertà sin all’andropausa che non si gonfia sotto la cinturina, continua a mieter s(ucc)esso, mettendo bocc(on)a (eh, è laureata alla Bocconi) da tuttologa secondo me solo dell’“articolo” intitolato: “Sbattila in prima panna”. Eppur tutti mette “incinti” e anche delle donne s’accattiva le simpatie, prendendone tanti dunque, quelli “dentro” degli uomini, virtualmente e/o non a lei scamiciati in tifi “bollenti”, soprattutto bolliti, e quelle delle casalinghe che aman la sua lingua, cioè delle lesbiche che mai ammetteranno, e non ci sarebbe nulla di male, di volersi far allattare da Selvaggia. Non potendo sugger quel seno “esplosivo” di minchi(at)e, appunto, si ciuccian e bevon tutte le più stronze e sconcie cos(ci)e che tal montata, già, da una che si “alla(r)ga” troppo (eh sì, una topa che te li st-r-appa, straripando di straparlar da strafatta anche se non è rifatta) e si dà loro a suo “aprirsi” in cagate “sto(r)iche” come questa qui sotto (ec)citata. Tanto la Lucarelli sa che, anche se è una cazzata di proporzioni iper(bolicamente) dotate di ridondanza utile sol ai suoi dille(evol)i, fedelmente andran in brodo di giuggiole sia le oche e sia le giulive in questo fine Giugno:

Nella vita abbiamo tutti il sacrosanto diritto di lasciare, mollare, rifarci una vita. Ovviamente, non possiamo evitare che l’altro soffra, non possiamo proteggerlo dal dolore che le nostre decisioni e il nostro voltare pagina gli arrecheranno. Però qualche piccola delicatezza, quella sì, si può avere. Non si tratta di mentire, si tratta di non affondare il coltello. Ecco, i social, da questo punto di vista, sono una bella cartina di tornasole: hanno portato a galla uno stuolo di esibizionisti sadici che, dopo aver mollato mogli, mariti, fidanzati e fidanzate, due giorni dopo, non esitano a passare con la ruspa sulla loro sensibilità, postando foto in cui limonano con la nuova fiamma, in cui scrivono pubblicamente dichiarazioni d’amore, frasi con allusioni alla loro scoppiettante vita sessuale e ributtanti, sdolcinati cinguettii che hanno un solo effetto: quello di arrecare ulteriore dolore a chi, magari prima di rifarsi una vita, ha bisogno di tempo e una delicata ricostruzione emotiva. Ecco, io questa roba qui la trovo ignobile e mi spiace davvero per tutti quelli che ci sono passati o ci stanno passando (io no, ma ho visto cose che voi umani…). Ma porca vacca. Vi siete rifatti una vita alla velocità di un bosone e siete felici come una Pasqua? Godetevela senza bisogno di schiaffare la vostra felicità e l’occhio languido su una bacheca Facebook o su Instagram con i filtri soffusi e i cuoricini da bimbominkia. Il tatto è l’unica cosa dovuta a chi soffre per amore. E, alla fine di tutto, volevo dire a questi sfigati sadici esibizionisti che la ruota gira. E che i prossimi a sentire le budella, che si attorcigliano dopo un giretto su una bacheca altrui, potreste essere voi. Ve lo auguro di cuore.

Ora, augurandomi che non abbiate vomitato dopo sua questa ennesima puttan(at)a, vi dico che ho anche corretto il testo perché la nostra Selvaggia ha fatto la solita p(i)azza(ta), sì, ma pazziando, anzi piazzando le virgole “a cazzo”.

Non avevo dubbi, lei usa la lingua italiana da “brillantona” in testa su spermatica “donna con le palle”. Donna di grandi testi(coli). Che pennona, come sciacqua i panni sporchi, la porca, che pezzo!

Eh già, mi par ora, fratelli della congrega, di abbatter questa battona. E la finisca di far battutine!

Ah, ammetto che è tastabile, sì, quel seno fa “senso”, ma è donna davvero di cattivo gusto, in inglese taste, nonostante si profumi di tanti clap clap a chiappe vostre che prende per il culo su tastiera ergonomica a ove tira… il vento. Io spero che il vento, di sua (raf)fica, “spifferi” un giorno d’uccellini “a balconcino” che la sputtanino a dovere e le lascino solo le briciole della “dura” sua gallina ad abbindolar voi, i galli cedroni spennati dal suo “pelo”, e voi che strapazzate le uova della vostra fritta(ta) di maionese, mie pazze.

Fa specie infatti (dis)umana che codesta, da coccodè, sfacciatamente faccia l’intellettuale “bella” sullo sgabello polemista. Vada a preparar la polenta e che balli un lento in balera, mia balenottera.

Il lupo, che sono io, mangia eccome Cappuccetto Rosso, eppur non mi “scappello” dinanzi a una che fa soldi proprio coi social network, sputando poi nel piatto in cui magna.

Che schifo, zoccola! Ora, scopa a terra!

Mi denuncerà? Non se po’ fa’! E sai perché Selvaggi(o)na? Perché sei tu la prima a parlare male di tutti.

E io, non essendo uno qualsiasi e neppure un qualunquista, ti fotto!

Ma porca vacca! 

Il Cinema e Facebook


20 Mar

In memoria del Cinema, nobile arte, prima dell’avvento orrendo di Facebook, che ne estirpò il mito, soggiogandolo a base di esibizionismi da attori dei po(ve)ri

 
Dal Vangelo secondo Stefano Falotico, atto apostolico delle sue costole rotte dopo essersi scassato i “marroni” di tutti questi perdigiorno che, su tal innominabile social network, risiedono da mattina a sera nel girarsi i “Mi piace” su far da cazzoni


Dopo appurate analisi, anche gastroscopicamente dall’ano, e numerosi attacchi, anche con post “frontali”, il qui presente, vivo e vegeto, più vero del “tuo”, puoi scommetterci… sulle palle, dato che quello non c’è, fidati, asserisce di tutta boria che il Cinema è stato oramai spazzato via e seppellito dagli immondi 15 minutes degli iscritti su Facebook, a cui, inculato, egli stesso se n’annette solo per curiosità e ribaldo gioco di (r)esistere.

L’iscritto medio alza le dita medie in segno di urlar al mondo che lui “vince”, con tanto di primo piano su occhi strabuzzati a rammemorarci, frattanto, in espressione sbilenca e di smorfia raccapricciante, che in verità è uno dei suoi tanti sfoghi quotidiani.

Sì, è deciso, Facebook è un ritrovo di cazzoni, e così sarà. Ho sentenziato, io battezzo il male che qui alberga e non se ne vuol andare. Il male pervade le vostre anime e io sarò il suo albero a piantarvi radici inestirpabili, inestinguibile come le altre serpi che nei suoi rami strisciano.

Se non posso battere questo “forum” di malati, allora ne diverrò il primo gerarca affinché soggiacciano agghiacciati dall’essermi posto nei loro posteriori sul piedistallo. Applauso!

Ora, citerò quei film per cui ogni guerriero del Cinema, distrutto dall’imbecillità latente di tal postaccio malfamato, ove eppur tutti voglion rendersi “famosi”, potrà dormire sogni tranquilli, perché è nato, così come i film da me sotto (ec)citati, prima di questo cataclisma oramai irreparabile.
Film ove il tipo solitario si rompe il c… e fa piazza pulita.

  1. Léon (1994)
  2. John Rambo (2008)
  3. Gli spietati (1992)
  4. Lo straniero senza nome (1973)
  5. Gran Torino (2008)
  6. L’anno del dragone (1985)
  7. Bastardi senza gloria (2009)

Facebook è Michael Douglas


03 Oct

Ci vogliamo dire la verità? Facebook è come Michael Douglas, ti salvi dal Cancro se non chatti con chi cita a pappardella

Sì, Facebook è la nuova malattia del secolo e della sega.

Chi non è iscritto? Tua sorella?
Certo, non ne ha bisogno. Gli amici sa come trovarli sui viali.
E non voglion solo seghe mentali. Desiderano una pompa.
Non possono accontentarsi del seguire perversamente i cazzi altrui.

Di mio, posso dire che Facebook serve per quattro/cinque contatti. Uno è contratto, una è ratta, tu sei un conato?
Mah, secondo me nascesti male.
La maggior parte degli altri postano solo Gandhi, banali e retorici proclami per far bella figura con leccaculo pronti al Mi piace di Rito, in cui si improvvisano Anthony Hopkins esorcisti dei lor malesseri indiavolati su fegato rosicante nel prender simil Lecter Hannibal ogni stronzata alla lettera (da cui il duplicato non originale del fac-simile e del vaffanculo eppur mi somigli), neanche sentito e neppur letto, sebben si dilettano e tanto dileggiano questo e quello.

Sono suddivisi per categorie: le bone con foto di lor al mare e piedi peperini stimolanti nausea da bagnino spompato, gli intellettuali copia-incolla delle frasi (in)colte, rubacchiate dal sito del pennivendolo laureato però alla Bocconi dei miei coglioni, e gli inutili. Gente che prima andava dallo psicanalista e adesso piscia chiedendo amicizie scambia-depressioni fra un pompino a vicenda e un amante vicino eppur condivisa.
Un bisex? No, un bidet.
Intanto, il bidello viene trattato come un cesso.

Sì, Facebook è come Michael Douglas, è passato di moda.
Si sta rincoglionendo, anche se penso sia sempre stato amato dai conigli.
Sì, Michael almeno scopa.

Questi si rifugiano su FB per non mostrar la faccia ma esibiscono fighe loro. Finte.

Ho detto tutto.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Last Vegas (2013)
    Con questo, abbiamo mandato a puttane del tutto quattro grandi.
  2. Basic Instinct (1992)
    Diciamocela. Sharon Stone non ha mostrato proprio nulla.
    Era una controfig(ur)a.
  3. Dietro i candelabri (2013)
    Dietro il candelabro, potresti vedere un altro culo.

 

Facce da books


11 Jul

Su Facebook, la mia recensione di Mulholland Drive riscuote molte offese, e chiamo i marines per salvarmi dall’assedio. Telefono al Pentagono, ma risponde Bush nelle “veci” di Lynch…

Capitolo 1, se sei unico, devi per forza sviluppare l’unicità, anche la lunatica ambiguità, di baionette da baronetto un po’ qui e un po’ senza quaquaraqua

Recensire è difficile mestiere, specie se non ci s’attiene ai “normali” riassuntini scolastici. Tento, nel limite delle immani e disumane potenzialità, di andare oltre. Mi spingo sempre più delirante per vie impervie dell’esegesi sperimentale ma, lungo il cammino “orbitante”, perdo anche l’obolo non dell’universo spaziale ma delle retine oculari, leggi accecanti pugni in faccia a detonazione che frantuma le mie “iridescenze”.

Delle iridi o di quel che fu ieri chi mai può sapere chi fosti, forse Foscolo che diede valore ai posteri o nel posteriore d’ammaccatura al tuo “C’era una volta…” eppur da Proust sei finito fra gli stronzi di tutti i giorni?

Chissà. “Recapitandovi” in archivio qua, su “FilmTv.it”, ieri mattina la postai bella che “magna” e non di “pompa idraulica”, io che di vuoto gonfio e alzo le leve per boicottare i militari. Discretamente, il Frusciante la condivide ma presto i detrattori spuntano e, cataclismatici, mi “disgraziano” con poco grazioso “Grazie”. Un netto rifiuto da “cassonetto”.  Di rosicar perdo degli etti. Sì, la formula migliore per dimagrire… è venir attaccati e, dalla critica distruttiva, ricostruirsi anche cagando i ricostituenti.

Resisto, piango, disperato mi “strangolo” da “mouse” impazzito. Vaneggio, abbaio, urlo con furia, la vicina bussa alla porta ma ho già preso contatti con l’aldilà.

– Pronto? Lei è Dio?  Aiuto! Non sono un povero Cristo!

– Oh Signore, che succede? Gesù mio?

– Mi stanno sverginando. Solo la Madonna può miracolarmi da tali impurità. Intervenga Padre. Sia eterno. Li costerni.

– Figlio, devi cavartela da solo. Al momento, sto guardando un documentario sul Papa assieme a San Pietro.

– Ah sì? Che racconta il Pontefice?

– E chi lo sente? Serve per tener alta la nostra nomea. L’etere, ricorda figlio, non è sognar fra le nuvole ma dar alla gente dei “pezzenti” perché credano a me e a Pietro, che ora stiamo rispettivamente con Petra e un’altra “buona” figliuola nel Paradiso amar(e) loro di tanto “predicar” e poco “predicato” in donne “verbali”.

– Devo aspettare molto per anch’io meritarmele?

– Devi avere fede. E poi potrai toccar il Cielo con le dita.

– Padre, ma tu abiti al settimo piano del mio palazzo?

– No, quassù.

– A volte, mi viene il dubbio… al settimo piano del mio condominio, abita il Caggese. Lo vedo sempre in compagnia di puttane. Sicuro che non sei tu, Padre?

– No, figlio. Caggese con quante va al mese?

– Non ne tengo il conto. Più o meno, una quindicina.

– Ah, non pen(s)arci. In Paradiso, ogni “Giorno” è Notte. Migliaia di morte al secondo e, fra tante racchie, anche molte da “elevare”. Ti saluto, figlio. Altrimenti, poi avrò delle “arretrate”. Pretenderanno lo straordinario e sarò costretto a spedirle da Lucifero, il magnaccia. Ciao.

– Salutami mammata! Volevo dire la più “Vergine”.

La questione, però, non è stata risol(u)ta. Tutta salute!

Da ogni fronte, l’attacco è devastante. Tiro fuor le trincee per non uscire. Mi barrico e provo a smorzare il piagnisteo con una di cioccolata di barra. Poi, scaldo le orecchiette baresi e spruzzo sopra della panna.  Nulla… s’appian’, scoscio come la scotta Alessandra Appiano, “soffoco” di gola nell’amputato sfumar’ e penso di darmi, all’Alessandra e al Magno, alle novelle “rosette”. Di mente surriscaldata, il grido si fa manifesto e vorrei defenestrarmi, a mo’ di una briciola per gli uccelli… nel rov(inat)o. Meglio un Magnum.

Che calibro, che colibrì.

Dopo però le orecchiette pappate d’indigesto, un piatto di minestra per la “zuppa” coi funghi della foresta. Mangio delicatamente, ingoiando le verdure ma le merde son erbe cattive da estirpare. Si chiama maligna tricologia.

Addirittura, la mia recensione ha scatenato una guerriglia che, giunta sin al giaciglio della mia abitazione, armata è già pronta d’ariete. Allarmato, non ho l’allarme, cazzo.

Sfondano di sferratissimo ed entran di striscio… infatti uno ha la siringa per drogarmi. Si chiama anestesia “locale” per l’Uomo non da frivoli locali.

Sì, abito nel loculo alla Dylan Dog.

Il capo della “banda” aizza altro mio intirizzirmi:

– Non devi stupirti se poi la gente ti prende per il popò. Se sei in un pub(e) e compare una figona mentre stai sbevazzando coi tuoi amici e tu, anziché “sussurrarle” un “Ammazza!”, sollevi il calice d’un complimento così… “Oh, sublime frangente di luce, intrappolato in un infinito giuoco di specchi, levigati dallo scorrere di innumerevoli lacrime d’argento…” , ti pigliano per scemo e di sperma non (con)vieni al “conveniente” della “socialità” amichevole d’ammiccar in quanto “amiconi” sulla troiona.

Capisco che un brainstorming baroccheggiante possa essere una forma di catarsi ma, minchia, siamo oggettivi e non prendiamocela per il parere della gente se si decide di metterla su un blog pubblico.

Risposta del Falotico in corsivo poetico:

infatti sono l’ultimo arcano romantico alla De Niro di Heat. Corteggio le donne, quand’ammiran il planar delle trasparenze a mia eclissi lunatica e fluorescente, torbidi allunaggi mai di cinismo o senescenza come una primula di (piu)Maggio. Navigo fra tempeste oniriche. e nel neo criptico me ne sbatto se vengo “colto” in fallo. Oh, nerezza, salvami ermetica da Nerone coi suoi “bruciori”.

Ché dell’ano v’è certezza se della Bellucci Monica ne sei scontato gridar di lietezze, ma del poeta sia mai che può esser più grande di Dante e del ridondar! Ah ah.

E ricordati che le fragole non tutto l’anno son polpose come il mio esser languore e di amor pomposo.

Mi ammazzano.

E ora sto con Dio.

 

Capitolo 2, se il culo è “divino”, ti castigherà all’orgasmo da equino(zio) ma perirai per troppo “perizoma” ossessionato da quelle erogene zone

Trastullandomi, anche oggi di “rapina a mano armata” dell’erotismo “magniloquente” in miei orgasmi, eh sì son camaleontici e nelle “penombre”, fra tanti tonti “spicco” e pochi spacchi (rin)vengo…

Ad avvallo dei miei “cavalli”, son senza ambiziosi vessilli ma non assillatemi coi vostri postriboli. Ché appunto, di posteriori, ne ho oramai ben (d)onde e, a tal inguinali, son subliminale ad apparirti in viso nel tuo sbattermi a muso duro. Contro la parete? Sì, ma rispetta le parti… Sei Donna di cattivo part(it)o e spos(s)sarmi non m’avrai in te dissanguata. Preferisco placidamente disossarmi, “allegramente” inveire nello scorrazzare di mie corazze che tu, femmina a effeminarmi negli scherni, giochi a scherma come Vezzali Valentina. Meglio “quella” di Milo Manara. Ché è più mannara mentre la Vezzali è avvezza a vestir in tuta con la “maschera” e poi tutta a scosciar nel diguazzare sensuale su cosce del mio “accavallato” e piangente rimmel su rima “struccata”.

Oh Vezzali, sei la mia ebbrezza e “rigidezze” d’erezioni cotte “a puntino” su mio decadentismo da “spadaccino”. Tanti m’odiano e poche donne massaggio d’olio, ma Vezzali mia sei più brutta di come ti “penai” attillata senza trucchi. Oh, la mia sciabola scudisciò tanto quando tu d’anca eri a mio “moschettiere” una D’Artagnan, una Donna da gnam gnam. Oh, mia regina, donami delle regge come quelle principesse sul “pisello” del Sole a Versailles. Altrimenti, solo poesie verserò nell’impoverimento ma tanto arricchirmi sia interiormente che sbudellato di fegato e interiora.

Ognuno, in tal vita combattiva, è a mo(n)do suo diverso e inespugnabile. Asciugami e poi getta le “pugnette”. Tergi il mio sudore detergente ché, cristallino, sia ancor duellante in tua vagina di “botta” inflitta sul mio fendente.

Il mio nerbo vitale è come Totò, da molti “contemporanei” disprezzato e di filmografia recisa nella derisione. Han perso il gusto delle nobili buffonerie, e si son tutti adattati a questi tristi crocevia. La gente oramai vive di rebus e indovinelli per “vincere” da belli e le signore belano come pecorelle, illudendosi dive che aman farsi corteggiare da pagliacci e poi mendicare un posto a tavola rotonda…

Oh, Ginevra, accogli il Lancillotto di tal gi(n)ostra. Oh, sono un Artù velenoso e anche un po’ Cagliostro. Ché siam tumefatti da chi le regole civili ha ribaltato, tutti “inquadrati” e impostati. Di me, posso elargirti, speriamo che tu le “allargherai”, la mia timida compostezza e le mie “erette” destrezze.

Amami Ginevra, e la vita ti sarà davvero figa e scevra da questi zotici e pedestri.

Oh, guarda che (di)stacco da podista, ho anche un emporio a differenza di chi sta in Parlamento ed è un demente “imperatore”. Son giocattolaio “matto”, prendimi così… e non “lasciarlo” più. Imbrigliato nelle tue re(di)ni, cavalca con me la Notte.

Fondila e io “dentro” sprofonderò. Affonda pur un altro colpetto, mio cacciatore di lepre da volpone. Donna, mostrami quel che c’è in mezzo alla “gondola”. Senti come l’acqua struscia, come fibrilla e rompe gli argini delle mie “fibbie”. Sai, la mia fibra però più di tanto non “dura”. Adesso è durissimo, coglilo prima che mi “afflosci”.

Son Uomo e domani non lo so se sarai mia Donna. Dunque, dominami e smettila di giocar a Risiko, stai solo rosicando nell’entroterr(on)a. Conquista il mio territorio e si sbriciolerà come un torroncino. Piantandolo torreggiante in te supina e ancor torrida, umida e ignudissima.

Questa è la verità, fratelli della congrega. Stringetemi e voi Donne “stingetelo”. Vi cingo senza vostro marito, violento di cinghia(le). Ne godrete e tutto tutto sarà “irretito”. Ben “nascosto” di pene “losco” fra i “boschi”.

 

Capitolo 3, non ci son pazzi senza pinzimoni, vai cauta con le pinze e donami la tua capricciosa pi(a)zza, basta che non sia uno schiaffo in faccia

Voi ignoranti, “laureati” alla Bocconi e dunque creduloni che, dall’oratoria “bocca”, otterrete lingue nelle bocche, posso solo dire che dovete “aizzare”. Troppo azzimati, finirete zittiti. Altro che Professor Zichichi! Siete delle zingare come la Zanicchi!

Altro che Zanichelli! Indossa lo zaino, torna a scuola e non azzannare!

Troppo agghindati, marcirete zoppi.

Non fa rima, ma ti fa il culo.

  1. W. (2008)
  2. Wolverine – L’immortale (2013)
  3. Pain & Gain – Muscoli e denaro (2013)

Facebook non “Ci piace”


04 Jun

Introduzione vera come pretendo quando lo tendo!


La mia guerra, non freno il morso ché mai demorderò contro una borghesia “altolocata” sol nei loculi senza più solarità, da me inculata

Da anni, odio con irriguardosa malevolenza, tutta questa schiera indaffarata e “severa” d’umanoidi arresisi ai più anodini e ricattatori “buoni” costumi. Transumanza d’un gregge impecorito, issante sventolati “pettorali” da “forti” guerriglieri con sacche scrotali formato atomiche “bombe(tte)”. Flatulenze e trombanti. Granate macellanti, oh sì, sgranan gli “occhiolini”, illanguidendoli dinanzi a una fighettina “bellina belante” ch’asservisca il lor “divino culo sfiancante e ficcandolo”, prostrati alla “crostata” ogni Notte per appunto insaccare altre anali “scimitarre”, eredi della scimmia mai domata del lor tanto inveito istinto bradi(pi)ssimo. Congetture a stremar chi non s’adatta a tal “allattati”, professan la casta per (in)castrar quelli che han (non ano) l’intrepidezza di non attenuarsi a queste “fredde tiepidezze”. Pavoneggiano, saccheggiano nel “d-i-ritto” elevato in “gloria” d’orali retoriche. Ossessionati dal lavoro, che inver ripudiano ma mantengono, per celebrarsi nel celar il vero animale che (non) possa insospettire “simili” impettiti. Che (i)denti(ci). Inappuntabili, quanti appuntamenti con le Escort per poi “scoreggiarci”. Che “coraggiosi”. Presentan cere “intonse” della tosta aderenza a quel che “adorano” come “aurea” nomea delle arie (fritte) e dell’aure a cui, intonati (di stonar gracchianti, i “presenti-de-menti d’arte, eh arredano ammantati questi lampadari-allampanati”), ne son intonaco per un “pulito” affresco che non sveli le macchioline di sangue delle loro sveltine, assai caudine e carnali, che invece il mio Sguardo indagatorio scova nel tanto porcile di “scopare”.

Attribuiscono, nel secondo decennio di questo nuovo Millennio, ancora “valore” ad ameni, a mano armata, pezzi di carta (lauree, specializzazioni, sì, altri “alti” gradi militari da “not-a-i”, da sceriffi di Nottingham), a giudizio plebiscitario del prossimo, appunto “valutato” second(in)o metriche di tal vetustissimi, nazi-fascisti “suffragi universali”. Non mi asseconderò, verecondo sarò fecondità!
Quindi, invalidato se di stesso “cazzo” non “vaglia”. Imbavagliano!

Come se quest’“igienica garanzia” della scaletta “gerarchica” li  rassicurasse. Eh sì, un’assicurazione da “parati”.
Addobbati per ingobbire e maltrattare coloro che, per scelte, circostanze, rinunzie, superamento di tal aberrazione da catalogo della “biancheria intima”, non s’attiene, mai ne sarà “atterrato”, a questa base di “cacciatorpedinieri”, già, scacciano, demonizzano, a esorcismo demoralizzante che “tranquillizza” la lor coscienza “(e)retta”. Diciamocela, puzzolente.
Asservita a vecchissime regole “sociali” che a me paiono soltanto poco di solidarietà. Classismo lo definisco, e con questa gente mai la finirò. Li sbatterò nelle lor da morti “casse”.

Saranno, sì, sfiniti, annientati, massacrati, spiati, “videocamerizzati” dall’esterno per addentrarmi all’interno delle co-deste “interiora” camerette mai sazie in cui sudano come bestie.
Guardati a vista, di mio “vispo” esser vespa (p)ungentissima, scorticati, urto a loro “urla”, sorvegliati e sgridati, rastrellati e, strillando, rispetteranno. E, se non obbediranno, “pettinati” saranno, di pari “gel” spermicida, di molto “calienti”.

Ne ho visti e li combatterò a costo di venir deriso, picchiato, vilipeso, linciato e ferito fin all’ultima goccia della lotta. Oh, borbottano, da me solo in testa botte!

Frivolezza, sono la peggior incarnazione speculare delle vostre assurde, assordanti speculazioni, sono la “copulazione” action esplosiva alle vostre infide “fornicazioni” fragranti, sono il “mostro” che, lentamente, t’ucciderà. In flagrante, ecco la deflagrazione, mio fraudolento!

Prenditi Freud e fottitelo, maniaco sessuale.

Poveri stronzi.

Paragrafo 2 della punta stilografica nelle facce “comunitarie” del network “sociale”

Seppur iscritto e “dotato” di pseudo-amici, tutti dei leccaculo quando hanno bisogno di un paio di pinze per far “pinzimonio” con le loro cervella annacquate, eh sì, sono un meccanico Fonzie “salva-baracca” pur con viso da sberla, insomma un menefreghista “spingente” meglio di te che lo prendi senza saper, fra l’altro, da che parte “pendon” le labbra delle tue “dipendenti”… sulle rotelle, sostengo a iosa che tale “mezzo” è un abuso spazientente e incita alla (non) violenza.  Spazzatura di merde! Affusolando imbecilli nel “Mi piace” collettivo ruffiano, solo de­leterio e improduttivo.

Post di sfottò, di “ohibò”, di tristi da popò, frasi e citazioni da Totò, di Oscar Wilde tirato “in mezzo” ma non c’entra, di pederasti con manie “missionarie” da redenti dell’ultima ora nelle ventiquattrore che nascondon profilattici iellati e “bucati” di siringhe a lor “gemellate”, di professori esibizionisti a “linkare” l’ultimo “capolavoro” che hanno evacuato-vomitando “intelletto”, dal titolo propedeutico, “Salinger nelle saline della saliva su un’eremita da Re Mida”… sinossi: la storia di un insegnante che vuole scoparsi le sue studentesse ma rimane sdentato con sogni esterofili in quanto al “suo” non filantrope.

E questo sarebbe poco. Si spalleggiano, si lamentano perché qualcuno assecondi lo “schizzo” del non esser venuti nell’altra “chattata” figuzza in quanto merluzzo. Truzzi, citrulli, cetrioli, Rocco Siffredi che “scalda” una Lucarelli con glassa ardita da glande nel bon ton del prime time, bollino verde quando su Twitter non c’è censura, troie a (dis)misura… per il maschio “figo”… a me sembra un cesso, la mia opinione è sacrosanta, si benedica e non “impenni”, l’esorcizzo io nello strizzarglielo-“bloccandolo”, eliminatorie, competizioni, rivalse, falsi invalidi, depressi che osannano sitarelli di fondoschiena da “sciatori”, un trattore a mo’ di Mercedes, Parigi fotografata da un “mouse” spento, occhi semaforici, forum, di-battiti di applauso e una senza battiscopa a Battipaglia.

S’accaniscono contro Renzi ma io li vedrei barboni in Piazza Re Enzo, Lorenza, insomma la demenza.

Una mi provoca. L’avverto. Non mi crede.

Tre ore dopo…
Si trova al traumatologico pur non essendomi spostato dal PC.

Questo il Mondo che avete voluto, per cui avete “combattuto”.

Da me solo calci in quel posto. Ed è il minimo se non volete passare tutta la vita al cimitero.

Sono un reazionario? No, uno che spara.

Una cretina, già fottuta dalla nascita, poi “evolse” in qualche succhiare, mi ricorda che nel 1946 nacque la “democrazia” e i Savoia furon “dimessi”.

Glielo metto da boia e poi strangolo il fidanzato del suo “Savoiardo”. Savonarola? No, sangue alla pummarola.

Eh sì. Come volevasi dimostrare.

Che volete fare? Bruciarmi la casa? Non potete!

Il fuoco sono io.

Sì, m’incaponisco contro gli Al Capone e, dato che son cape toste, finiranno “tostati”.

Non prendermi sul serio, non sei la serietà?

Dunque, nel sedere!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Francesco (1989)
  2. Rispetti la scelta assurda.
  3. Quando meno te lo aspetti (2004)
    Caccio un peto.
  4. All’ultimo pugno (2013)
    Una bella scazzottata ante litteram. Vai vai!
  5. Malavita (2013)
    The Family? Domani, il trailer. Puttanazzoni, non perdetelo!

Genius-Pop

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