Posts Tagged ‘Schegge di paura’

Spin doctor, psichiatra forense, critico cinematografico, scrittore estremamente valente, poeta aulico di natura stupefacente, il commissario Falò indaga sulla gente che non vale niente


23 Mar

primal fear

Sì, in tale periodo di quarantena, il condomino del settimo piano del mio palazzo, il signor Caggese, riguarda tutte le repliche registrate de Il commissario Montalbano.

Sua moglie fu la mia insegnante di matematica alle scuole medie. Ha un nome desueto, molto particolare. Che mi crediate o no, si chiama Delfina.

Mentre, uno dei miei guilty pleasure preferiti di sempre rimane Il commissario Lo Gatto col grande Lino Banfi.

Pura storia di detection nostrana con la bellissima Isabella Russinova, una sorta di Black Dahlia della riviera, no, dell’isola di Favignana. Ove tale donna misteriosa scomparve ma alla fine riapparve. Anche riapparse!

Lino prese così due piccioni con una fava e Isabella fu salva. Anche se, svestita così, fece venire caldo come se fossimo stati in una sauna. Anche in una savana, miei uomini da zoo.

Un Lino al massimo storico in una parte spassosa, nel suo stile, eppur anche drammatica. Diretto dal compianto Dino Risi.

Semi-capolavoro della commedia all’italiana mista al mystery thriller fatto in casa con Maurizio Ferrini nel ruolo dell’agente Gino Gridelli e uno strepitoso, sciancato, zoppo Maurizio Nicheli as l’inviato giornalista Vito Ragusa.

Film pieno di scene d’antologia fra bagnini burini più sexy di quelli di Baywatch, forse dell’altra sponda…, ragazzine minorenne un po’ troppo birichine e monelle, cameriere di nome Addolorata che portano a letto la cena con tanto di colazione dopo una zuccherata eiac… ne, la signora Bellugi/Licinia Lentini nei panni dell’annoiata tennista in vacanza. Licinia, specializzata nel gioco delle palle così come lo fu col centravanti di sfondamento Speroni in un altro (s)cult con Banfi, ovvero L’allenatore nel pallone.

Speroni fu interpretato da uno col mio stesso nome, cioè Davanzati Stefano. Forse un uomo procuratore non so di cosa come il mitico Andrea Roncato/Bergonzoni.

Roncato, nato a Bologna come il suo concittadino omonimo, Alessandro Bergonzoni. Interprete, Andrea, di Margheritoni nel film Mezzo destro mezzo sinistro. Sempre con la bella Isabella.

Della serie tv L’ispettore Coliandro e anche del film Ho ammazzato Berlusconi. Io, invece, potrei essere Il signor diavolo? Sì, quando la gente (s)parla a sproposito e il pettegolezzo è lo sport preferito delle persone senza talento, scende in campo un campione. Il quale ancora si piglia spesso ammonizioni ma mai più espulsioni. Per invidia, gli danno del coglione e del bambagione, in verità vi dico che è solo un bravo guaglione.

Recensisce film con sobrietà e raffinato gusto delicato, indossando un caldo maglione ben accollato, a volte gli viene ancora il magone ma certamente ha due bei “marroni”. Pensaste che fosse fregato e un disgraziato e invece non è per nulla inchiappettato. Egli svela tutte Le verità nascoste grazie al suo carisma da Harrison Ford. È un po’ selvaggio quando eccede e non accetta di essere ipocritamente addomesticato ma rimane un colto Indiana Jones ancora imbattuto. Archeologo del suo passato oscuro, riemerse come Atlantide poiché è nomen omen, Joker Marino. Egli disserta sui film con classe innata, sa sdoppiarsi come Ed Norton, è carismatico e pieno di charme come Richard Gere, è più bestiale di Andy Garcia di The Unsaid.

No, di quello di The Untouchables.

 

Finale col botto! Senza bottane ma da American Gigolo, ah ah

Sì, per molto tempo, pensai di essere mezzo matto come Norton di Schegge di paura.

Vissi inquietudini degne di Taxi Driver. Insomma, da Paul Schrader.

Col tempo, capii di non essere né Bob De Niro né Michael Keaton di Birdman.

Sì, sono Norton dell’appena citatovi film con Keaton.

Tranquillamente, sto a fumare su una terrazza e vengo provocato da un’Emma Stone di turno.

A Emma, preferisco la Sharon Stone dei tempi d’oro.

Comunque, se continua a provocare, ci può stare lo stesso.

Vi lascio ora con un cult e con la battuta geniale di Viola Davis: è così bello, fa pensieri sconci…

Di mio, possiamo dire che, essendo ancora più battutista, se lei dice… non bisogna proprio lasciarselo scappare, io direi che non bisogna lasciarselo scopare.

Altrimenti, Birdman non torna più. Eh sì, sta con un’altra e quella se lo piglia in quel posto.

Al che, un mio amico risponde:

– Ma non scherzare. Non ci posso credere.

– Per forza, mi desti del pazzo ma non sono né matto né frocio. Però mi sa che l’hai preso in culo.

Che fai? Chiami Frances McDormand di Schegge di paura?

Bene, tanto per colpa di suo marito, il fratello Coen… se prima Frances fu brutta, a forza di stare con un intellettuale che ascolta solo Bob Dylan, avrà pure vinto due Oscar ma che cazzo se ne fa?

Ah ah.

Al che interviene un cinefilo tutto d’un pezzo:

– Ma come ti permetti? La McDormand è una grande attrice.

– Per forza, non poteva fare altro. Con quella faccia…

 

Ah ah.

Super fine! In ogni senso.

– Ma non ti vergogni? Ce l’hai un po’ di dignità?! – urla una frigida.

 

Continua…

– Dove hai messo le palle? Fammele vedere!

 

Ho detto tutto… io smaschero tutti.

di Stefano Falotico

Insomma, come lo mettiamo? No, la mettiamo…? Ah ah.

Festa del Cinema di Roma: s’inaugura col grande Ed Norton di MOTHERLESS BROOKLYN


16 Oct

edward norton motherless brooklyn

I segreti di una città…

Vai, Eddie.

Eh sì, Ed Norton, laureato a Yale, questo pezzo grosso di Hollywood dal viso spesso corrucciato, arrogantemente presuntuoso, questo bellimbusto alto quasi un metro e novanta che pare non invecchiare mai poiché forse è dotato d’una genetica cromosomica per la quale a cinquant’anni suonati, talvolta, sembra lo stesso ragazzo spaurito e fuori di zucca di Schegge di paura, presenterà a Roma, fra pochissime ore, la sua seconda prova registica dopo Tentazioni d’amore di circa un ventennio or sono.

Edward Norton è sempre stato uno dei miei attori preferiti. Sin dall’inizio o quasi. Credo che il primo film che vidi con lui protagonista fu American History X. Per la cui prova magnetica e magistrale fu giustamente candidato all’Oscar come migliore attore protagonista nell’anno in cui, a prescindere dal nostro tifo campanilistico per il piccolo diavolo nazional-popolare, fu per l’appunto battuto in maniera ingiusta da Roberto Benigni!

Un’ingiustizia. Poiché, con tutta la simpatia e la stima possibili da noi riserbate eternamente a Roberto, menestrello saltimbanco geniale e corrosivo, folle demonio ammantato d’infantile candidezza e innatamente, dannatamente dotato di gran cuore, quell’anno non avrebbe dovuto vincere lui l’Academy Award.

Bensì, Nick Nolte di Affliction. Ah ah. Sì, manco Norton.

Ora che, parafrasando l’incipit de Il nome della rosa di Umberto Eco, Nick Nolte è vegliardo e canuto, forse spesso solo in casa con una bianchissima canottiera macchiata solo da qualche goccia di caffè, bussate a tarda notte alla sua porta.

Nick è celebre per essere un misantropo. Quindi, può sicuramente darsi che, anche se busserete al suo uscio di casa con la stessa dolcezza d’un bambino nella notte di Halloween, lui non lo prenderà come uno scherzetto. E chiamerà la polizia, dopo avervi preso a sprangate ed essersi slacciato la cintura per frustarvi.

Ecco, dicevo… se riuscite a entrare nel suo ricco e lussuoso appartamento poiché, a prescindere dal fatto che Nick ami Kurt Vonnegut, profeta beat dell’antisistema, da tempo immemorabile è benissimo sistemato. Con tanto di pantofole vellutate e un variopinto, liscio foulard da Hugh Hefner.

Dicevo, se Nick vi farà accomodare, semmai servendovi pure un tè, abbiate il coraggio screanzato di fare il Michael Pitt di turno di Funny Games. Chiedendogli, proprio mentre Nick sta sorseggiando la calda bevanda, leccandosi i baffi e la barba incoltissima da uomo colto, quale sia l’uomo che odia di più sulla faccia del nostro pianeta.

Sì, è Benigni.

Nick, in modo poco benigno, se negli Stati Uniti danno in tv la replica di Daunbailò, urla inacidito e indiavolato come Giuliano Ferrara, augurando a Roberto la galera! Ah ah.

Vuole riempirlo di botte poiché da quella notte delle stelle, cazzo, Nick canta con Eduardo De Crescenzo:

perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te.

Il te è rivolto all’Oscar rubatogli.

No, non voglio dire che da allora Nick non scopi, ci mancherebbe. Però, quando tromba sua moglie, finito l’atto sessuale, così come accade a molti uomini malinconici con forti rimpianti, estrae una sigaretta dal cassetto del comodino e, nel silenzio del buio profondo, bestemmia.

La stessa cosa che, con ogni probabilità, fa Edward Norton dopo aver amoreggiato caldamente con la sua attuale consorte, ovvero Shauna Robertson. In quanto Ed lo prese tre volte in culo agli Oscar.

Sì, fu candidato per i già succitati Schegge di paura e American History X. Entrambe le volte perse.

E, come dice il detto, non c’è due senza tre. Infatti, venne sconfitto anche per Birdman.

Comunque, non ha molto da lamentarsi il signor Ed. Prima di Shauna, un mezzo cesso, diciamocela, trascorse non solo un Dal tramonto all’alba con Salma Hayek, alias Satanico Pandemonium.

Corre voce anche che sia stato con Cameron Diaz, Drew Barrymore, Courtney Love ed Evan Rachel Bell.

Qui ci sta proprio l’espressione alla faccia dù caz’. Ah ah.

A differenza del suo personaggio in Motherless Brooklyn, non sono affatto affetto dalla sindrome di Tourette.

Sebbene debba ammettere che durante l’adolescenza soffrii di fobia sociale, di disturbo ossessivo compulsivo, di semi-schizofrenia con auto-idolatria e auto-inculata incorporata, soffrii di nevrosi, nevralgia, ipocondria e può anche essere di letargia con un sovrappiù d’afasica bulimia mista a pessima anoressia su stress che può distruggere ogni uomo sano di chiesa e chicchessia.

Qui qualcuno ha fatto lo stronzo.

Io so chi è ma me ne fotto.

Insomma…

 

di Stefano Falotico

Scusate se persi il cervello, lo ritrovai qualche mese fa, stava su una mensola del ripostiglio e quest’anno sarò al Festival di Venezia da critico con tanto di papillon


15 Jul

papillon

Ovviamente, burini e bovini, suine e malandrini, avete visto il film Papillon con Dustin Hoffman e Steve McQueen? Macché. Voi non solo non vedeste mai questa pellicola di Franklin J. Schaffner ma nemmeno il remake di due anni fa con Rami Malek. Avete fatto bene, fa cagare.

Chi invece sostiene che il rifacimento sia meglio dell’originale, ecco, lo andiamo a prelevare da casa subito, lo carichiamo in macchina, lo leghiamo al sedile con tre cinture di sicurezza e cinque camicie di forza, dunque arriviamo tutti insieme appassionatamente a Riccione e lo gettiamo, senza sciogliergli nessun nodo, in aperto mare.

Sì, tale malfattore stroncò l’originale e noi lo lasciamo affogare col peso delle sue stronzate micidiali. Si dice che gli stronzi galleggino. Certo, ma lui no. Lui appartiene a una categoria rara, speriamo in via d’estinzione. Ovvero lo stronzus deficientis, catalogabile anche al genere, degenerato qual è, dei Phylum Plathelminthes, cioè ai vermi piatti.

I vermi si distinguono in due categorie: i vermi innocui, la cui vita libera, sebbene da imbecilli, ci risulta innocua, e i vermi parassiti. Quei vermi solitari che attentano al nostro fegato poiché malati d’invidia. E divorano ogni felicità altrui in quanto esseri profondamente infelici. I quali sono talmente poveretti che, augurandosi con le loro cattiverie di farti male, esultano poi del mal comune mezzo gaudio.

Ah, sai che allegria.

Ci sono. Impazzano. Si chiamano stalker. Sono coloro che, se tu ti rassereni un po’, vivi semmai solo estemporaneamente un istante felice di leggero successo o di normale sesso, cazzo, ti ricordano che loro sono nascosti nel vapore della nuvoletta di Fantozzi, pronti a rovinare te, appunto, che ti stai facendo il viaggio. Cosicché, ogni sogno evapora e ascolti poi Fiorella Mannoia, I treni a vapore, cavallo di battaglia anche di Ivano Fossati. Insomma, questo losco individuo vuol farti credere che tu sia solo un sognatore che cade dalle nubi. E desidera la tua mente annuvolare. Ah, fuori è nuvolo. Evviva Lucio Dalla e Nuvolari!

Ora, Malek invece a mio avviso, come ampiamente da me già scritto, ha meritato l’Oscar. Bohemian Rhapsody è un film dichiaratamente agiografico, un biopic all’acqua di rose, innestato sul buonismo e l’elegia poetica più caramellosa, ma Malek ha saputo ricreare Freddie Mercury con originalità e affascinante personalità.

Ecco, ci sono poi le persone che, distrutte da una vita che bruciò ogni loro speranza melodiosa, adesso s’identificano nel babau Freddy Krueger e attentano alle giovinezze altrui poiché ingorde delle loro purezze.

Ci sono anche quegli adulti tromboni che però, al posto degli artigli di Freddy/Robert Englund, hanno solamente le unghie lunghe poiché, non essendo amati oramai più nemmeno dalla loro donna, hanno trascurato perfino la manicure. Sbatteteli in cura.

Costoro, possiamo senza dubbio annetterli invece al folclorismo della loro rabbia verde. Sì, essendo incazzati a morte in quanto, appunto, hanno la panza piena e sono sovrappeso, si sono trasformati nella versione negativa dell’Incredibile Hulk.

Vogliamo bene a trogloditi così. Uomini che oramai non tanto chiavano ma usano la clava contro le gioventù da loro mal sopportate.

A me invece, in questa vita da rinato, da ex meno(a)mato, menomale è successa la metamorfosi inversa. Prima ero timido, ora sono Lou Ferrigno.

L’altra sera, ad esempio, m’ha contattato anche Chiara Ferragni. Donna che però mi fa venire… il latte alle ginocchia, emblema incarnato della scema arricchita senza un grammo di cervello e, secondo me, senza neppure un milligrammo di qualcos’altro. Visto che suo marito, Fedez, non vale un cazzo.

Ah ah.

Sì, il mondo si divide fra uomini con le palle come Steve McQueen e gente che preferisce isolarsi come Hoffman.

Fra uomini che sono illusoriamente contenti e felici nel loro porto apparentemente cheto, uomini che si proteggono negli alibi e nelle scuse perché hanno paura di prendere il largo, uomini cioè che si barricano nelle consolazioni utopistiche delle loro esistenze da nudisti, in quanto hanno perso tutto ma non vogliono rivestirsi, preferendo sbandierare pateticamente ai quattro venti le loro sfighe, cercando dunque solidarietà miserevole e pietistica, e uomini che l’hanno preso in culo come più non potevano, appartenenti, possiamo dirlo, al sottoscritto.

Cioè un uomo che non ama molto i cinecomic ma, al Lido di Venezia, famosa isola dell’unica, vera città sul mare, in quanto Amsterdam invece ha solo i canali e le canne fumarie dei libertini drogati bestiali, senza dimenticare ovviamente Comacchio, località peraltro piena di donne racchie più disgustose delle alghe, ecco… al Lido sarò forse pure incravattato. Con tanto di abito firmato, griffato in tua sorella.

Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi.

L’ultima volta che andai al Festival fu qualche anno fa. Vidi Birdman.

La storia della mia (non) vita.

Da quando ebbi il mio colpo di Genius, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza, sì, molti mi spaccarono il setto nasale, mi suicidai molte volte ma continuo a volare alto.

Perché, sostanzialmente, sono sia Michael Keaton, ovvero Batman, che Edward Norton, Hulk.

Mi spiace per gli stronzi farabutti che continuano ad accusarmi di doppia personalità. No, non sono schizofrenico, quello lo è Norton di Schegge di paura.

Sono, diciamocela, solamente un coglione cazzoncello dal fascino pagliaccesco che mette i brividi. Soprattutto alle donne. Brividi di calore. Perché, appena mi vedono, allagano tutta Venezia.

Guardate, sì, non è colpa dello scioglimento delle calotte polari se Venezia soffre dell’alta marea.

È colpa mia. Mi assumo ogni responsabilità di quest’inondazione alluvionale e vi penso, orsù, sempre io a riscaldare l’ambiente.

Sì, vi lascio con una battuta da clown:

– Ah, secondo me, Falotico ha un solo problema. Non crede al suo cervello.

– No, non è vero. Non crede invero a quello suo che fa rima con ottimo cervello. E, da questo scollegamento, parte tutto il resto.

– Dici che sia così? Come fai a saperlo?

– Ho appurato ieri notte la mia teoria. In pratica, io e Falotico abbiamo trombato.

– E quindi?

– Mettiamola così. Birdman è un brutto film in confronto al Fallo…

 

Morale della fav(ol)a: sono un uccello libero come un gabbiano su Venezia. Nessuno mai più riuscirà a ingabbiarmi. Forse a farmi incavolare, questo sì. Ci sta. E io, incazzato, dimenticherò ancora il cervello nel credermi un supereroe.

Ora, scusate, devo pulire il tinello.birdman keaton invito veneziabirdman

di Stefano Falotico

Sì, Richard Gere non si tocca. So che voi donne l’avreste voluto toccare eccome, ma è un grande untouchable, ah ah


13 Apr

gere motherfatherson

Io l’ho già detto. L’ho già scritto più e più volte. Come scriveva il Morandini, Richard Gere ha il “sessappiglio”. Ah ah.

Sì, è indubitabile. È un uomo dal fascino caliente.

No, sfatiamo per l’ennesima volta quest’immonda diceria sul mio conto. Al mio co… to ci penserà qualche donna cotta. Ah ah.

No, non sono omosessuale. Ma adoro molti attori bellissimi. Io sono un adoratore della bellezza totale. Che sia maschile, femminile, di ogni t… a, tipa, che sia la bellezza dei quadri del Caravaggio, un dribbling di Roberto Baggio, una sensuale ninfea che posa (s)velata nei primaverili giorni inoltrati d’un dolce Maggio, amo come ogni topo il formaggio, ottimo…

Pecorino ma forse meglio pecorina. Ma, come Gere, non sono mai pecoreccio.

No, nonostante io emani un fascino a pelle, diciamo, odio la volgarità, conservo intatta l’eleganza dell’uomo che facilmente non si dà. Che ammicca silente, gioca taciturno di sguardi complici finto-acquiescenti, sguardi bollenti eppur freddi che vorrebbero qualcosa di più di un rapporto amichevole e stucchevole, mi becco spesso degli schiaffi disdicevoli eppur conservo una faccia da c… o, come si suol dire, indiscutibile. In una parola, estremamente piacevole.

La faccia di un uomo che non si vende eppur le donne con me (s)vengono.

Sì, ne ho a bizzeffe. Ah, son sventole. Sì, mi dan delle pizze con tanto di olive. Mi contattano sempre. E ciò, amici maschi, sapete bene che fa venir du’ palle tremende.

A parte gli schizzi, gli schiaffi e gli scherzi, Richard Gere è stato penalizzato, sì, famoso participio passato derivato da pene, ah ah, per il fallo, no, il fatto di esser troppo bello.

Quando si dice… ah, ma quello lì buca lo schermo. E anche qualcos’altro.

Sì, Richard è uno dei massimi bucanieri. Non piace solo alle bianche. È un uomo talmente sensuale che non ha sesso. Lo fa alle rosse, alle svedesi, alle portoricane, alle thailandesi, alle giapponesi, alle nere e perfino alle eschimesi. Ogni mese, a ogni ora del giorno e della notte, questo ci dà eccome di “botte”.

Spinge, insomma. Ah ah.

È uno dei più grandi glandi viventi della storia. Sì, no, perdonatemi.

Un grande col sex appeal piccante.

Fu scambiato solo per un bellimbusto aitante. Ma io vi dico che in Cotton Club fa la sua porca… figura anche di recitazione pura e sfavillante.

Lui dà fiato alla trombetta, Diane Lane si tromba ed è tutto un sassofono da duro di marmo.

Sì, col tempo il Gere si è tolto molti sassolini dalla scarpa.

Negli ultimi suoi film è stato proprio superbo.

E ora voglio spararmelo di brutto in questo.

Ricordate: Richard non perde il pelo, no, i capelli ci sono ancora tutti, il vizio ovviamente no.

E indossa giacca e cravatta da piacione di razza.

Su capigliatura albina che fa sempre molto volpino. Oggi, più che da Cotton Club, da cotton fioc. Miei finocchi.

Sì, Richard è uno che lo guardi e capisci che in certe cos(c)e sei ancora all’abc.

Mentre lui, cazzo, recita pure per la BBC.

Richard, un uomo delicato e sensibile come lo shampoo Neutro Roberts.

E infatti Pretty Woman ne sa qualcosa…

O no?

 

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Edward Norton?


23 Oct

Un perenne enigma?

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Eh sì, cataloghiamo pure Edward Norton in questa categoria da noi ribattezzata Attori Rinati. Ma nel titolo abbiamo usato il punto interrogativo, a mo’ d’incognita.

Perché costui, considerato fin da subito una delle più promesse più rigogliose del Cinema, uno dei talenti più bravi messisi in luce a metà anni novanta, con una serpentina d’interpretazioni fenomenali da lasciarci incantati e di stucco, inspiegabilmente, si è parecchio perso per strada e incomprensibilmente, al momento, gira pochissimi film.

Edward Norton, nome completo all’anagrafe Edward Harrison Norton, nato a Boston il 18 Agosto 1969.

Il maggiore di tre figli nati da Edward Mower Norton Jr., avvocato ambientalista, e da Lydia Rouse, insegnante d’inglese.

Laureatosi a Yale in Storie e Cultura Orientale.

Poliglotta, Edward espatria a Osaka in Giappone, ove per tre anni svolge con forte dedizione attività di volontariato.

Edward però abbandona questo lavoro e torna a New York per inseguire il suo grande sogno dell’infanzia. Diventare un rinomato attore di Cinema.

E ciò, grazie alla sua bravura e alla sua forza espressiva, avviene e si concretizza magicamente.

Esordisce, pensate, a fianco di Richard Gere in Schegge di paura di Gregory Hoblit, nel 1996. E, nei panni del chierichetto dalla dubbia personalità, non solo dimostra di poter competere col navigato Gere, ma sfodera una performance magnetica, da tramortirci in segno di nostra allibita, estrema ammirazione, tanto che si aggiudica il Golden Globe e una meritatissima candidatura agli Oscar come Migliore Attore non Protagonista.

Affianca quindi Woody Harrelson in Larry Flynt – Oltre lo scandalo di Miloš Forman e Matt Damon in Rounders di John Dahl, nel ruolo dell’irresistibile pokerista gaglioffo Worm.

Dunque, trova un altro ruolo straordinario che lo consacra del tutto fra i talenti più eccezionali della sua generazioni. Quello di Derek Vinyard in American History X. Una prova attoriale da mettere i brividi. I paragoni si sprecano e Edward Norton viene paragonato al De Niro dei tempi d’oro.

Riceve la nomination come Miglior Attore, stavolta, ma viene sconfitto un po’ scandalosamente dal nostro Roberto Benigni de La vita è bella. In una cinquina di prodigiosi candidati, a mio avviso, tutti meritevoli quell’anno della massima statuetta, ovvero Nick Nolte di Affliction, Tom Hanks di Salvate il soldato Ryan e Ian McKellen di Demoni e dei, oltre naturalmente al nostro già citato e trionfatore “piccolo diavolo”.

Poi è la volta del controverso Fight Club di David Fincher con Brad Pitt. Un film a suo modo epocale che spacca la Critica, ove Edward ancora una volta interpreta la parte di un uomo sull’orlo della crisi di nervi, afflitto da forte, insanabile schizofrenia.

Esordisce alla regia, dirigendosi in Tentazioni d’amore con Ben Stiller ma il film si rivela un mezzo fiasco.

Nel 2001, invece, incontra Marlon Brando e Robert De Niro per The Score di Frank Oz. Una bella sfida da Actor’s Studio. E nuovamente Edward incarna una sorta di doppio ruolo.

Seguono Frida con la sua ex compagna nella vita reale, Salma Hayek, e il super flop Eliminate Smoochy di Danny DeVito con Robin Williams.

Per Brett Ratner è Will Graham in Red Dragon. Una delle ultime pellicole prodotte da Dino De Laurentiis, che deteneva i diritti dei romanzi su Hannibal Lecter di Thomas Harris e infatti aveva già prodotto il ben superiore Manhunter di Michael Mann con William Petersen, sempre tratto, come Red Dragon, dal romanzo Il delitto della terza luna. Il film non convince appieno, nonostante il cast altisonante. Ove, oltre ovviamente ad Anthony Hopkins, compaiono la bella Julianne Moore, Ralph Fiennes, Harvey Keitel e Philip Seymour Hoffman. Eppure l’interpretazione di Norton, con tanto di look da biondino scipito, risulta fiacca e monocorde.

Dopo questo parziale passo falso, Norton azzecca però a sorpresa un altro film portentoso, La 25ª ora del mitico Spike Lee.

E da allora, paradossalmente, la carriera di Norton, proprio all’apice dell’assoluta maturità, subisce un’improvvisa caduta.

Tanti film ma nessuno di rilievo. L’incredibile Hulk di Louis Leterrier viene assai snobbato.

Ritrova De Niro per il sottovalutato Stone di John Curran, regista col quale aveva girato anche Il velo dipinto, e diviene amico di Wes Anderson… Moonrise KingdomGrand Budapest HotelL’isola dei cani.

Nel 2014 si cucca un’altra candidatura all’Oscar per il capolavoro Birdman di Alejandro González Iñárritu.

Ma due anni dopo è nel pasticcio Collateral Beauty.

Noi comunque crediamo che Norton, nonostante centellini sempre più le sue apparizioni sul grande schermo, abbia molte frecce al suo arco.

E senza dubbio ne avremo la dimostrazione con Motherless Brooklyn, da lui diretto e interpretato assieme a Bruce Willis, Leslie Mann, Willem Dafoe e Alec Baldwin.

Un film attesissimo quanto la sua rinascita.attori-rinati-edward-norton-02 attori-rinati-edward-norton-01

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Richard Gere, che rimonta per un sex symbol intramontabile!


20 Jul

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Oggi voglio parlarvi del mitico Richard Gere, un attore tutt’altro che bollito. Recentemente, mi sono divertito un po’ sadicamente a sbeffeggiare quegli attori che, filmografia alla mano, negli ultimi anni ci hanno deluso parecchio, e hanno arrancato in pellicole di dubbia qualità. Un discorso assolutamente inverso va fatto, appunto, per Richard Gere che, fra l’altro, tanto per ribadire il suo attuale stato di perfetta forma psico-fisica, è convolato a nozze con Alejandra Silva, donna che ha trentatré anni meno di lui.

Richard Gere è nato a Filadelfia il 31 Agosto del 1949, e quindi presto compirà sessantanove anni. Ma, alla soglia della settantina, possiamo affermare che la sua carriera cinematografica, e non solo, è rinata.

Un sex symbol intramontabile, dal fascino indiscutibile, che da giovanissimo eccelleva in ginnastica e musica e, infatti, dopo In cerca di Mr. Goodbar e I giorni del cielo di Terrence Malick, incanta attrattivamente e fisicamente ogni donna del pianeta con American Gigolò di Paul Schrader. Un ruolo talmente sensuale che, paradossalmente, lo imbriglierà per decenni nell’icona del bellissimo irresistibile. Basti pensare a pellicole come Ufficiale e gentiluomo o All’ultimo respiro, per non parlare naturalmente di Pretty Woman.

Ma, a prescindere da film notevoli come Cotton Club di Francis Ford Coppola, Gere non si stacca di dosso l’etichetta limitante di bello impossibile, non riuscendo mai davvero a far rilucere, al di là di questa maschera, il suo talento attoriale.

Infatti, Richard Gere non solo non ha mai vinto un Oscar ma è forse una delle pochissime grandi star a non aver ricevuto, pensate, nemmeno una nomination.

Varie candidature ai Golden Globe, sì, ma nessuna candidatura agli Academy Award.

Non che la grandezza di un attore si misuri esclusivamente dagli Oscar vinti, ma questo ci fa capire come Richard Gere sia stato maltrattato spesso e volentieri dai critici, soprattutto statunitensi, che raramente l’hanno preso in seria considerazione.

A torto, secondo me.

Perché come detto, tranne quando è relegato unicamente al ruolo del piacione, Gere sa recitare eccome, perfino in maniera suadente e stupenda.

Se non mi credete, riguardate che allure, che classe, che finezza interpretativa e che presenza scenica esibisce in Schegge di paura e The Mothman Prophecies.

E che dire, inoltre, delle sue interpretazioni in due dei suoi ultimi film, nel magnifico L’incredibile vita di Norman di Joseph Cedar e ne Gli invisibili di Oren Moverman?

E l’attendiamo, trepidamente, il prossimo anno nella serie televisiva MotherFatherSon.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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