Archive for April, 2018

Loro… gli spettatori idioti e ricchi solo di cazzate


24 Apr
Set del film "Loro" di Paolo Sorrentino. Nella foto Toni Servillo.Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Set del film “Loro” di Paolo Sorrentino. Nella foto Toni Servillo.Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d’autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Si stanno ingenerando discussioni in merito a Loro. Sì, perché Loro non è suddivisibile se non per pura logistica distributiva. Perché, se un tempo potevano proiettare C’era una volta in America integralmente, tutto d’un fiato, e la gente, piacevolmente, adorò ammirare sconfinatamente le 4h leoniane, oggi, in tempi di Instagram e format televisivi, la gente si è talmente impigrita che un film di quattro ore non ha il “tempo” di vederlo. Invece ha tempo per stare su Facebook tutto il giorno nell’esporre al pubblico ludibrio le sue infedeltà coniugali, i suoi mal di pancia, i suoi pensieri lascivi e sfacciatamente edonisti, per 15 minuti peraltro di celebrità futile, anzi, “utile” a un ammasso d’imbecilli che la segue. In un reciproco “baciamano” di leccate di culo e servizievoli omaggi che pendono dalle labbra del più “bravo” leader della sua personalità abietta ma tanto appariscente da confonderla per forte, distintiva soggettività affascinante. Cosa ci sia di affascinante in qualcheduno che mercifica la sua anima per qualche like in più, me lo dovete dire.

Allora, Sorrentino, messo alle strette probabilmente dalla Universal, è stato costretto a “spaccare” il suo film in due tronconi. E dico io… come vi permettete di recensire un film a metà?

Ma si sa, impazza la mania dei tuttologi, di quelli che vogliono arrivare primi sul pezzo. Allorché, anche Mereghetti, in barba alla sua serietà, in tempistica da record, ieri pomeriggio, subito dopo la proiezione per la stampa, ha scritto la sua recensione sul Corriere della Sera. Ma io son uomo occhiuto e raramente mi sfuggono i particolari… nessuno ha notato che, nel corso della serata di ieri, Mereghetti ha più e più volte modificato la sua recensione, correggendola “online” e aggiustando il tiro. Sì, prima l’ha inserita battendo e sbaragliando la concorrenza, tanto per far sì che il suo articolo sbancasse e primeggiasse, ottenendo migliaia di visualizzazioni in una manciata di minuti, quindi, ben conscio di essere stato troppo radicale e cattivo con Sorrentino, l’ha cambiata “in corso d’opera”, riservandosi il diritto di aspettare la seconda parte e, attendendo, come fa sovente, gli altri giudizi critici, per farsi un’idea più obiettiva, meno personale e probabilmente più meditata, coscienziosa e lucida, senza farsi assalire dagli umori superficiali di una sbrigatività che potrebbe costargli la reputazione “intonsa”.

Eh sì, siamo ossessionati dalla sveltezza, dall’efficienza immediata, e tutti si affannano per tagliare il traguardo prima degli altri. Sì, per vincere il premio del più “in gamba”. I grandi film abbisognano di lentezza… per goderli con calma, per amarli e metabolizzarli, non vi corre dietro nessuno. Altrimenti rischiate di prendere delle cantonate incredibili. E poi applicate lo stesso metro di giudizio nel giudicare il prossimo con questo parametro fallacissimo, geriatrico, psichiatrico, “diagnostico” assai poco speculativo e invece tanto volgarmente affrettato e, dico io, anche affettato.

Il problema è che quasi tutti vogliono vedere il film che avrebbero voluto vedere. E io insisto a urlare… ma se nessun film vi piace e quasi tutto ciò che vedete lo liquidate in maniera odiosamente sprezzante e programmaticamente cinica, perché il film non lo fate voi? Ah, capisco, perché non ne siete capaci e, alibi ancor peggiore che avallate a vostra discolpa, perché non avete “tempo”. Siete presi da cose più importanti. Allora, non andate al cinema! E non ci ammorbate!

Oggi va di moda la teoria del “secondo me è così, non si discute, scusa, adesso devo guardare quell’altro film”…

Sì, un impazzimento di massa che è iniziato molto prima del berlusconismo, molto prima della comunicazione globale, molto prima dell’involgarimento del gusto, molto prima dell’uomo, oserei dire.

E avete smarrito il concetto di bellezza in chissà quale anfratto del vostro rinnegato, sepolto e mai disseppellito inconscio. Ognuno vede la bellezza a modo suo, non esistono più canoni, sebbene resista quello di “regime” della RAI.

Al che, abbondano come sempre le frasi fatte e le più mediocri “sveltezze”… il Cinema di Sorrentino è velleitario, ridondante, barocco, ed ESTETIZZANTE.

Anche il Cinema di Zack Snyder è estetizzante. Ma che significa estetizzante? Ogni autore estetizza la sua visione come meglio crede. Davvero credete che le immagini “rozze” e “spoglie” di Garrone siano meno estetizzanti di quelle di Sorrentino? Davvero siete fermamente convinti di un’idiozia ciclopica del genere? Davvero pensate che il Cinema “verità” di Andy Warhol sia “oggettivo?”.

Ma quando è partito tutto questo? Da quando, sui b(r)anchetti di scuola, vi hanno insegnato che Leopardi è un romantico pessimista e Foscolo un “ermetico?”.

La dovete finire con queste classificazioni generiche. E poi smettetela di “interconnettere” gli artisti. Leggo cose come… la prima mezz’ora di Loro è à la Scorsese. Mentre l’inizio delirante assomiglia quasi a Lynch.

Dovete rispettare gli artisti, e anche le persone, per la loro unicità. Se uno è così, è così. Non tutti hanno scopato la prima volta a 13 anni, alcuni venivano picchiati dal padre, altri avevano una madre maniaca religiosa, altri son figli di Silvio… Capisc’? Dalla diversità delle nostre storie nasce la grandiosa eterogeneità del Cinema e della vita.

Da questa vostra smania di omologare tutto, vivisezionarlo, rapportarlo ad “altro”, giocare di patenti, etichette e “prognostici” giudizi, nasce il grande problema della modernità.

Nascono i conflitti di classe, si partoriscono i fascismi, si diventa razzisti, xenofobi, omofobi, intolleranti e solipsistici. Ma cos’è questa prevenzione? Sì, siete incurabilmente prevenuti e per sanarvi non servirà neppure una pessima canzone di Mario Venuti!

– Stefano, non capisco. Mi sembri una persona tanto razionale, posata e ponderata, e non comprendo come tu faccia ad avere una vita sempre così precaria e incasinata. Sono due cose che non si “conciliano”.

– Non capisci perché sei scemo.

– Spiegami.

– Ma che vuoi che ti spieghi? Dai su.

– No, vorrei capire. Adori il Cinema di Sorrentino e ascolti la musica country. Mi pare impossibile.

– Ti pare impossibile perché forse sei un idiota?

– No, peraltro non capisco come mai uno come Berlusconi, artefatto, truccatissimo, potesse cantare canzoni napoletane con Apicella.

– Sei più idiota di quello che pensavo.

– No, è solo che vorrei inquadrare. Essere certo che sia così.

– Basta, mi hai stufato! Pigliati questo pugno in faccia.

 

 

 

di Stefano Falotico

Loro 1 di Sorrentino scontenta i critici, anzi, li fa inorridire


23 Apr

Set del film "Loro" di Paolo Sorrentino. Nella foto Roberto de Francesco. Foto di Gianni Fiorito Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Ancora troppo presto per poter fare la rassegna(ta) stampa. Ancora pochissime recensioni ufficiali dal web da parte di coloro che, dopo mesi di segretezze inspiegabili, quasi nessuna immagine, trailer ermetici e depistanti, o soltanto insignificanti, dopo che è stato escluso dal Festival di Cannes, hanno stroncato lapidariamente, sì, Loro. Sono i soliti detrattori di Sorrentino, che non amano la sua iperbolica italianità dilatata a dismisura, quella sua (s)mania estetizzante studiata a tavolino, riverberata di film in film, il suo manierismo tanto eccessivo da diventare “stile”, questi suoi vizi sfacciatamente “sputati” ad libitum? Allibiti stavolta oltremodo da quella che classificano come immonda bruttezza, come sconcezza, e che non lasciano a Sorrentino l’alibi che possa aver girato volgarmente per essersi adattato proprio allo spregevole immaginario berlusconiano con cui siamo, siete stati rincoglioniti per anni, dimenticando la grande bellezza…

Sì, era inevitabile che dopo il film premio Oscar, dopo il papa fumatore e forse tutt’altro che santo (perché quel Jude Law “ingroppò” la Sagnier, altro che miracolo piovute dal cielo…), Sorrentino si disfacesse laddove proprio dove esemplificativamente, titanicamente, politicamente di grande bellezza non v’è nulla e vi è tutto all’apparenza luccicante. E quest’orrore è stato incarnato, “eletto” a furor di popolo da Silvio, LUI… Cribbio!

Sì, Sorrentino vs Moretti, il folclore e il tripudio orgiastico delle sue suadenti immagini patinate contro la sinistra intellettualmente sobria, il Cinema che nasce dal minus habens (L’amico di famiglia docet) contro il regista di Habemus Papam. Il creatore di The Young Pope contro l’uomo da Caro diario. Jep Gambardella fattosi Paolo contro Michele Apicella, e Apicella con cui canta LUI.

Loro, quelli potenti, meschini, arrivisti che gli leccavano “amabilissimamente” il culo, per avere agi, e come LUI donne a volontà. La Smutniak, invero solo un po’ smunta, non è mai stata con Silvio, stava col “re” del Grande Fratello, era “agiata” col Taricone, e pace all’anima sua… ma Pietro era un “fenomeno da baraccone” generato da Mediaset. Qui Kasia è praticamente Sabina Began, nata Beganović, che Wikipedia dice di essere un’attrice tedesca di origine bosniaca, ma invero fu una Escort da Bagaglino, come la Yespica, e non aveva pretese “parlamentari” da Mara Carfagna. A LUI piacevano soprattutto brune, ma la moglie era bionda e meno bona di queste bonazze. Al che Bentivoglio recita la parte di colui che gli volle un “bene dell’anima” e mangia i pasticcini della crème de la crème. Della cremosità ruffiana più dolcemente ributtante. Ah, le buttane! E Scamarcio ha la faccia giusta perché, dopo essersi sciupato, prosciugato, imbolsito con Golino Valeria, ha ora assunto i tratti carnali dell’uomo di panza “ingenuo” che farebbe di tutto per fargliele fare… Pippo Franco, Emilio Fede mi dicono…

Mereghetti lo distrugge con cautela, su Facebook paragonano questo LORO 1 addirittura a Lynch e a Scorsese. Ma sono complimenti che sanno di pernacchie. E Taxidrivers.it lo annienta, massacra anche Toni Servillo.

Paolo, stavolta hai girato merda “pura?”.

Me lo aspettavo? Sì, io mi aspettavo proprio questo…

 

di Stefano Falotico

Set del film "Loro" di Paolo Sorrentino. Nella foto Toni Servillo e Giovanni Esposito. Foto di Gianni Fiorito Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Set del film “Loro” di Paolo Sorrentino.
Nella foto Toni Servillo e Giovanni Esposito.
Foto di Gianni Fiorito

Rust Cohle, l’uomo che sentenzia, ma non è come Clint Eastwood di fronte a Sentenza 


22 Apr

Treu Detective

L’altro giorno, un medico mi ha detto una cosa che di primo acchito ho preso per un’offesa, invece era un sottilissimo complimento.

– Lei assomiglia molto a Italo Calvino.

– Perché mai?

– Leggo i suoi libri e i suoi scritti e ogni volta rimango sconvolto. Poi, dal vivo, lei spiccica due parole in croce e bisogna provocarla per ottenere una conversazione che possa definirsi conversazione.

Italo Calvino era un genio.

– Cosa vorrebbe dire con questo?

– Lo sa benissimo cosa volevo dire, anzi, cosa ho detto.

 

Eh sì, l’atimia mi ha incasinato la vita. Taciturno al massimo, immobile, con sguardo alla Ryan Gosling nei suoi momenti di contemplazione, che non capisci se ti sta prendendo per il culo, se è autistico, o se invece sta meditando su come meglio scoparsi Eva Mendes (sta ancora con Eva, a proposito?). E la gente, guardandolo in quello stato catatonico, pensa: ah, poveretto, beato lui che non capisce…

Poi, scopre che Ryan è First Man, e ci sarà un motivo se per la parte del primo uomo sulla Luna è stato scelto lui, no?

Sì, Ryan dà spesso l’impressione che sia talmente oltre il cicaleccio mondano, le ripicche, i pettegolezzi, le maldicenze, le bigotte dicerie, i luoghi comuni, che per forza dev’essere un umanoide, un superuomo, un androide alla Blade Runner.

Ma io direi di spostare nuovamente l’attenzione su Rust Cohle. Sì, come nel magnifico incipit del Moby Dick, ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri… ecco, riguardo Rust Cohle.

E mi convinco, puntualmente, che Pizzolatto abbia centrifugato tutti i suoi studi filosofici sul pessimismo, adattandoli all’avvenenza decadentista e sciupata di McConaughey per forgiare di aura “figa” la sua stronzata. Sì, so che dissentirete, voi che non siete amanti di dissenteria, ma le merde incarnate senza bisogno mai di evacuarle.

E abboccate a ogni puttanata moraleggiante che vi rifilano. Già ti vedo, bello di mamma, distrutto da una vita di ricatti genitoriali, strozzato dalla tua adolescenza schizofrenica, a eccitarti quando Rust dice:

credo che sia da presuntuosi volersi ostinare a sottrarre un’anima alla non esistenza e relegarla nella carne, trascinare una vita dentro a questo tritatutto, e mia figlia mi ha risparmiato dal peccato di essere padre.

Sì, ti scorgo, sai? Ecco che stai avendo un orgasmo dinanzi a queste parole, dirimpetto a questa cagata cosmica. Sì, perché ti sei sempre sentito un figlio respinto, menomato, poco amato, e tua madre ti strilla che sei un ritardato e soffri, soffochi, ti strazi, e poi sudi sette camicie a sognare di volare alto, dimenticando l’orrore della tua acerba età complessata, “compressata”, implosa, repressa, depressissima.

E fra te e te ecco che motteggi un… cazzo, sì, hai ragione fratello Rust. Fanculo! Non dovevo nascere, non dovevo essere un uomo senziente, Dio boia, è mostruosa la mia sofferenza psicologica, devo fuggire, devo andare altrove, devo riflettere, guardare un film orientale, scappare in Giappone, risalire e scalare le Ande e respirare la freschezza delle querce secolari dell’Amazzonia. Questa mi sta stretta, mi tarpano le ali, tutto questo sesso vivandato, gridato, euforizzato mi dà alla testa, impazzisco, eppur freneticamente non lo resisto, perché sono vivo, perché la mia pelle si ribella, si scuoia onanistica e poi si placa, e ancora si tormenta di estasi che m’addolora le viscere.

Dai su, guardati una partita di Calcio.

E dico a te, amante di Leopardi, agnostico che non crede eppur crede, non cede, resiliente resiste, esiste, esistenzialista cazzeggia nella sua mente, credendosi Dio sceso in terra, snobbando la gentucola ché tanto non ci arriva e dorme illusa o incosciente…

Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da sé stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere… per le leggi della natura.

E io credo che la cosa più onorevole per la nostra specie sia rifiutare la programmazione, smetterla di riprodurci, procedere mano nella mano verso l’estinzione… un’ultima mezzanotte in cui fratelli e sorelle rinunciano a un trattamento iniquo.

 

Eh sì, roba tosta, roba da non dormirci la notte, roba per tonti e dormiglioni. Così capita un giorno che semmai fai un figlio e allora le possibilità sono due: o continui a pensarla così e prima o poi arrivi al suicidio, o il figlio lo devi educare alla bellezza della vita, per quel che ci è concesso vivere. E capisci che devi trasmettere a tuo figlio una visione serena dell’esistenza, lo istradi al godimento e ai divertimenti ma comprendi anche che, se esageri in questa direzione, c’è il rischio che tuo figlio diventi un troione oppure si droghi da mattina a sera, e allora potrebbe morire di overdose o rimanere offeso. E devi quindi aggiustare il tiro, calibrare gli insegnamenti, stare sul chi va là, dare e poi togliere, premiare e punire, mentire ipocritamente per il suo “bene” ma essergli schietto se tuo figlio, troppo coccolato, si perde nel mondo delle meraviglie.

Al che, comprendi che le sane goliardie de Il buono, il brutto e il cattivo sono la formula giusta della vita. Non hanno pretese filosofiche, educative, ammaestratrici, non offrono nessuna visione perché la vita non è bella, certo, ma non è neanche orribile.

Adesso, scusate, vado a preparare i cannelloni.

E soprattutto a vivere sempre, nonostante tutto, come cazzo voglio io. Diranno che sbaglio tutto, ma meglio sba(di)gliare da sé che fidarsi dei matti. Perché devo confidarvi che tutti sono matti, tranne me.

Ho capito tutto? Non lo so, la mia risposta a tutto è non lo so.

Sentenza: – Non è tre il numero perfetto?

Biondo: – Sì, ma io ho sei colpi qui dentro…Lee Van Cleef

 

 

di Stefano Falotico

Dopo i discorsi di Rust Cohle, i discorsi di Falotico


21 Apr

Ahmed The Night Of

Stavo riguardando delle clip di True Detective. Col senno di poi, è la serie televisiva più sopravvalutata di sempre. Non parlo della seconda stagione, abbastanza impresentabile, con un finale osceno, in cui Vince Vaughn, nei momenti di rabbia incandescente, sradica cornicioni e frantuma bicchieri di cristallo come se fosse Bruce Lee culturista, e nemmeno voglio soffermarmi su Colin Farrell, l’unico che regge la parte ed è abbastanza credibile, ma il climax è ridicolo, patetico, tutta una sterminata sceneggiata hardboiled per capire che il morto ammazzato sta dietro una squallida vicenda di disagi giovanili. Tutti crepano tranne le due donne che alla fine si coalizzano neanche fossero quelle del movimento Me Too. Una pacchianata immane.

Ma nemmeno la prima stagione scherza. Il signor Pizzolatto, dopo aver studiato ogni crisma, sì, crisma del pessimismo filosofico, allestisce dei siparietti in cui McConaughey, conciato come un barbone e un Cristo in croce, disserta lapidariamente sul senso dell’esistenza. Sciorinando banalità adolescenziali degne del peggior saggio sulla montagna. Ecco, scene peraltro talmente irreali e sfacciatamente ostentate che alla fine, parossisticamente, nella loro assurdità smodata, sembrano perfino attinenti alla veridicità del reale. Sì, quando mai si è visto un detective dell’FBI che passa ore a vantarsi delle sue ispirazioni filosofiche, teoretiche, geometricamente cartesiane alla sua visione cupa e tetra della vita? Con due bambagioni che lo stanno a sentire e non gli cacciano un ceffone? A che pro quei discorsi se non per allettare le manie depressive di giovani che son andati in brodo di giuggiole per queste isterie trascendenti, per questo pus underground che rinnega la vita occidentale con la faccia di Matthew, uno che ha almeno tre ville con piscina a Beverly Hills? Sì, poi il cattivone, il maniaco omicida satanista si viene a scoprire che è un giardiniere tonto. Al che, la HBO l’ha promosso di grado e l’ha fatto diventare giudice salomonico in The Night Of. Glenn Fleschler, un uomo, un perché.

Sì, ce lo possiamo dire in tutta sincerità? Un solo fotogramma di The Night Of, soprattutto del primo episodio, tutto in una notte, vale più di ogni orpello del Fukunaga.

Di mio, sono incurabile. Sì, arrivano notizie di bullismo di questo nostro Paese casa e chiesa. E la gente si sconvolge.

Ha ragione il mio amico Emiliano Sutera… Siete ridicoli. Inorridite per un bulletto da liceo che insulta un professore. Avete delegittimato la patria potestà, demonizzato la disciplina, ridicolizzato la gerarchia; E vi stupite perché questa è la generazione che sta infestando il mondo. Fatevi due domande.

Sbaglia anche Sutera, perché dopo il punto e virgola ci vuole la minuscola e non la E maiuscola.

Ma comunque avete capito il concetto.

Al che, passo in rassegna le persone di Facebook. Una, a scadenza regolari come l’orologio svizzero, sì, quello a cucù, per dimostrare che è donna di cultura, che adora il Cinema e la Musica, ogni santissimo giorno ci “aggarba” (sì, verbo che si usa nella marina ma che io uso scorrettamente perché così mi garba, non siatemi sgarbati, non fatemi gli Sgarbi Vittorio) con suoi “selfportrait” in cui nell’identica posa mette il suo viso in primo piano, “reciso” dal prodotto artistico che vuole pubblicizzare per vantarsi che lei conosce l’artista o gli artisti che l’hanno creato. Che vita eccezionale, non c’è di che…

Un’altra invece sostiene di essere una scrittrice e afferma di essere colei che difende gli oppressi e i ribelli, poi vediamo un suo album in cui, vestita come Wanda Osiris, è su uno yacht. Ho detto tutto… Ieri, invece ho saputo che Fabrizio Corona ancora si scopa LA, sì, ci vuole l’articolo determinativo da donnette casalinghe lettrici degli “scoop”, LA Belén. E mi chiedo se Corona con la Belena, a parte fare zin zin, arare, trapanarsi, spingere, pigiare, pinciare, “verbo” veneto per esprimere l’atto del “trombamento”, guarda qualche film di Takeshi Kitano. No, non è il suo mondo. Disse che voleva girare il remake di Scarface. Prima che lo dicesse mi stava simpatico.

 

di Stefano Falotico

Non tutti hanno la fortuna di nascere Fonzarelli, molti sono tontarelli


20 Apr
JERRY MAGUIRE, Tom Cruise, 1996

JERRY MAGUIRE, Tom Cruise, 1996

BEVERLY HILLS, CA - MAY 17:  Actor Henry Winkler arrives at the premiere of HBO's 'If You're Not In The Obit, Eat Breakfast' at Samuel Goldwyn Theater on May 17, 2017 in Beverly Hills, California.  (Photo by Axelle/Bauer-Griffin/FilmMagic)

BEVERLY HILLS, CA – MAY 17: Actor Henry Winkler arrives at the premiere of HBO’s ‘If You’re Not In The Obit, Eat Breakfast’ at Samuel Goldwyn Theater on May 17, 2017 in Beverly Hills, California. (Photo by Axelle/Bauer-Griffin/FilmMagic)

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Che è una cosa diversa.

Sì, col passare del tempo fisiognomicamente sto assomigliando sempre più a Fonzie.

Miei gnomi, la fisiognomica è quella somiglianza con una faccia da culo alla Henry Winkler, l’unico attore, assieme ad Anthony Perkins, quello di Psyco, appunto, a essere relegato a un’icona. No, non è vero, Perkins fu bravissimo anche ne Il processo di Welles, ma la gente lo stesso lo prendeva per un folle col complesso d’Edipo, guardone e assassino. Uno che non gli dai una lira ma sempre gli “tira”, come si suol dire, e poi si scopre che è un maniaco.

Insomma, il contrario di me, cultore della bellezza femminile ma galante e culone come Gastone della Disney. Alla faccia del paperino…

Winkler, da non confondere con Irwin, il produttore di Rocky, è il classico uomo alla Falotico, uomo che vive la vita a modo suo, lontano dal trambusto e si auto-educa da sé, senza bisogno di demagogie scolastiche e pedagogie inculanti solo l’uomo che indossa il giubbotto di pelle, quella pelle carismatica “profumata” di nero, di fascino e mistero. Un uomo che probabilmente è un genio e dispensa pillole di saggezza da Mr. Wolf. Egli fa il meccanico e non ha una vita meccanica, quindi non farà mai la fine di Alex di A Clockwork Orange perché conosce bene la linea di demarcazione fra godimento lecito e immorale porcata. Per non patire pene! Le donne vanno matte per un “matto” come il Fonzie, conosce il Cinema meglio di Tarantino e le donne, appunto, come sanguisughe e tarantole, se “lo” succhiano mentre lui, vellutatamente, le accarezza così come morbido alliscia il suo ciuffo “sgargiante”, muovendosi con far mai da lestofante in mezzo a un’umanità di uomini-elefante. Egli era già cresciuto quando aveva 8 anni e infatti s’identificava con Baby Herman, miei conigli. So che vi masturbate ancora pensando a Jessica Rabbit. Mentre i suoi coetanei avrebbero scoperto le gioie del sesso solo più tardi, lui “poppava” da vero onanista pimpante. A metà strada fra Jack Nicholson e un film rude degli anni Settanta.

Egli è il coniatore di frasi lapidarie ma vere come questa: voi donne siete così, mettete le foto per essere ammirate, se uno vi lusinga con apprezzamenti schietti, rispondete per le rime…

Sì, le donne, anche le più zoccole, gradiscono sempre la poesia, e poi il giorno dopo vanno a pulir le scale, fra una canzone di Annalisa e un amante tamarro che le porta a vedere un film con Dwayne Johnson.  Anche se il prossimo film di Johnson, Jungle Cruise, non deve essere affatto male. Il regista “spinge”, Jaume Collet-Serra, e ci sarà anche Jesse Plemons, un vero stronzo con la faccia d’angelo.

Mi stavo guardando allo specchio poco fa. Sono uguale al Plemons, sì, ho preso dei chili e ho i capelli rossi, sono un Malpelo. Insomma, che vi piaccia o meno, siamo tutti dei Fonzie, non solo io. Nella vita si viene etichettati e da quel “marchio di fabbrica” non sfugge nessuno. Anche gli interpreti… del palcoscenico umano più versatili, come Robert De Niro, stringi stringi, come si suol dire, tornano a fare i bravi ragazziThe Irishman docet. Meditate gente… l’apparenza inganna. Non tutti i miliardari sono dei vincenti, pensate a Tom Cruise. Un ebefrenico. Sì, Cruise era già scemo agli inizi di carriera. Riguardate i suoi film, gesticola come un minorato e si contorce in mille smorfie incontenibili. Col passare degli anni è digredito mentalmente, ma rimane uno degli attori più richiesti del mondo. A parte gli scherzi, non è malaccio, in Eyes Wide Shut fa la sua porca figura. Tarantino lo voleva per Once Upon a Time in Hollywood, ma Tom non vuole crescere. Da piccolo non sapevo mai se Tom era il gatto e Jerry il topo. Io pensai per molto tempo che Jerry fosse il gatto, invece era Cruise. Sì, Cruise è un gatto antropomorfo, anche se gli piacciono le topine… Sono un uomo spiazzante. La gente pensa una cosa di me e io invece pensavo solo a una coscia. Di pollo, come te.

Insomma, che se ne fa il Falotico, in fondo in fondo, delle fighette? Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Le ore liete di un amante gattesco alla Tarantino


20 Apr
Pictured: Uma Thurman and David Carrdaine in Quentin Tarantino's KILL BILL VOLUME 2. Use is authorized for print publications only. Interhet use requires additional approval Distributed by Buena Vista Internatioal.

Pictured: Uma Thurman and David Carrdaine in Quentin Tarantino’s KILL BILL VOLUME 2.
Use is authorized for print publications only. Interhet use requires additional approval Distributed by Buena Vista Internatioal.

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Sì, da piccolo mangiavo sempre i biscotti Ore Liete.

Mia madre è sempre stata una che amava il francese, infatti pronunciava liete come leitmotiv, che invero è tedesco e la cui pronuncia corretta è ’’laitmoti:f.

Diffidate da chi pronuncia sempre in maniera sbagliata.

Biscotti “light”, da vero uomo right. Eppur dopo vennero le nights… plurale inglese di notti.

Sì, mi ricordo che stavo assistendo alla pubblicità prima del film We Were Soldiers e, dopo anni di buio ormonale, ricordai quando ero un vero combattente del mio ometto, senza elmetto ma mi arrapavo sempre per Madeleine Stowe. Per lei mai lo “omettevo”. Sì, scorsero immagini rallegranti di modelle discinte e il mio “membretto” qualcosa “sparò” fra le mutande di polluzione serale, sì, era la proiezione delle 21 e 30 eppur già venni “mitragliante” di notte in bianco…

Sulla signora Madeleine, adesso attempata e rifatta, va fatto un discorso a parte. Anche se andava, nei suoi glory days, solo strafatta.

Donna da abuso di potere del suo culo imperiale, e infatti nel film con Kurt Russell quelle natiche in primo piano sono state unlawful entry al mio puberale. Sì, entrarono in scena, più che altro uscì dalla cerniera, in maniera “illegittima”.

La Stowe adesso è appassita ma a quei tempi si mostrava in tutta la sua avvenenza, accalorandomi in modo blink. Sì, “lampeggiavo”, sbattevo gli occhi nelle tenebre nel volermela sbattere. Ed era “Neve tropicale” di un corpo mio esoticamente selvaggio.

Il top della sua topa la Stowe l’ha raggiunto in Revenge, pessimo film del compiano Tony Scott in cui forse il fondoschiena che mostra non è neppure il suo, ma di una controfigura.

Ecco, vidi quel film con Gibson a Rastignano, cittadina dell’entroterra bolognese e una volta andai lì a guardare un film con una terragna. Andammo a vedere Kill Bill vol. 1, io mi emozionavo per quella Thurman così sexy e androgina, mentre lei sbuffava, aspettando che rincasassimo, sognando già di esser la mia sposa.

Non successe niente. Aprì la porta di casa, abitava coi genitori, ma loro dormivano.

 

– Fai piano, ma ci siamo… Non ci sentiranno. Dai, cosa aspetti?

– Aspetto il caffè bollente. Ho sete.

 

Nonostante questo mio vile e spregevolmente “virile” affronto senza “affondo”, lei non desistette e qualche mese dopo andammo a vedere la seconda parte del film di Tarantino.

Anche quella volta io tranquillamente la snobbai, e lei a quel punto esplose, urlando: – Mio duro del cazzo, adesso ti faccio il culo!

Sì, mi aveva scambiato per David Carradine. Devo dirvi la verità, non fui un gran cavaliere, ma nella vita c’è di peggio. C’è chi, guardando I cavalieri dalle lunghe ombre, fa confusione con i tre Carradine, Keith, Robert e David, appunto.

 

 

di Stefano Falotico

David Cronenberg, Leone d’Oro alla carriera Venezia, quale occasione migliore per leggere il mio libro su di lui?


19 Apr

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Alberto Barbera si è espresso in questi termini…

Benché in origine Cronenberg sia stato relegato nei territori marginali del genere horror, dai suoi primi film scandalosamente sovversivi il regista ha mostrato di voler condurre i suoi spettatori ben al di là del cinema di exploitation, costruendo film dopo film un edificio originale e personalissimo. Ruotando intorno all’inscindibile relazione di corpo, sesso e morte, il suo universo è popolato di deformità grottesche e allucinanti accoppiamenti, nel cui orrore si riflette la paura per le mutazioni indotte nei corpi dalla scienza e dalla tecnologia, la malattia e il decadimento fisico, il conflitto irrisolto fra lo spirito e la carne.

La violenza, la trasgressione sessuale, la confusione di reale e virtuale, il ruolo deformante dell’immagine nella società contemporanea, sono alcuni dei temi ricorrenti, che contribuiscono a fare di lui uno dei cineasti più audaci e stimolanti di sempre, un instancabile innovatore di forme e linguaggi.

Il grande, leggendario David ha ringraziato e speriamo che questo prestigioso premio lo induca a ritornare a fare ancora Cinema.

Intanto, colgo ancora, permettetemelo, l’occasione per ricordarvi che, se amate la bella scrittura e i piccoli saggi monografici, non potete non comprare il mio David Cronenberg, poetica indagine divorante, che trovate sulle maggiori catene librarie online.

Ringrazio inoltre il sito Onesto e spietato per avermi fatto una graditissima sorpresa. Con mio grande stupore, inorgoglito infatti son stato pochi minuti fa nel sapere che nel loro post 5 libri sul suo Cinema hanno menzionato proprio questa mia “creatura”.

Eh sì, sono un uomo mosca, un esperimento vivente di mutazioni perpetue. Oggi sono questo, domani forse sono un Viggo Mortensen.

Ed evviva Antonio Gallo!

 

di Stefano Falotico

L’amore e l’amicizia sono due stronzate, meglio un film di Almodóvar, ah ah


19 Apr

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Sì, il grande Pedro ha annunciato il suo nuovo film, Dolor y gloria, storia come al solito di passioni tremende, virulente, di corna, di amori impossibili, di lutti, castighi, tormenti, viscere che si straziano, di uomini soli che strisciano e poi si strusciano, di donne avvenenti tristissime, di fatalità, di sentimenti che fanno della futilità un motivo di castità, di verginità e quindi di trombate, in ogni senso, anche con ogni seno, senza senno, in quantità. Chi più ne ha più ne metta. Sì, già me lo vedo il Banderas che, libero dalle grinfie della Griffith, fa la parte di Mastroianni nel suo otto e mezzo da uomo tutto d’un pezzo. Ma io ho mai visto ? Non lo so, e non voglio rivelarlo, so solo che Polly Walker di Otto donne e ½ ha un culo da dieci e lode. Un culo che lo vedi e rimani stecchito, colto da un infarto. Un culo perfetto, tondo e giocoso, che induce alla letizia, che attizza, che te lo strizza e te li strabuzza. Un culo monumentale.

Lo so, questa vita c’incula spesso. Pensi di averla fottuta e invece lo prendi ancora nel didietro, come Pedro, che però sempre ti frega ma non se sia un omosessuale passivo, un uomo sessualmente “intransitivo”, nel senso che le sue azioni passano direttamente dal suo soggetto all’oggetto dei desideri, quindi potrebbe essere attivo ma, meditando sulla sua carriera in forma retroattiva, potremmo considerarlo un genio matto probabilmente ficcante…

Un uomo pieno di fantasia, un flamboyant, frizzante come l’acqua Ferrarelle e caliente come il Sole del medio oriente. Nei suoi film le donne soffrono, penano, alcune sono in caccia di pene, altre sono lesbiche, film di abbracci spezzati, di uomini sudati, di crisi di nervi, perfino di esseri umani sedati.

Film travolgenti, pazzi, esoterici, colorati poi bui, notturni e fatti, strafatti di misfatti alla luce del Sole.

Sì, amate, fratelli. Ed evviva l’amicizia, sentimento alla pari anche fra persone diversissime. Il tuo miglior amico è un troione e tu invece sei un prete vero, tu sei un santo e il tuo amico sempre le passerotte canta e scalda. Tu hai il “raffreddore”, mentre un pornoattore se le scopa a tutte le or(g)e.

E in questo “cantico delle creature” ci sono i cani. Ricordatevelo quando la vostra amante vi racconterà una bugia per non farvi abbaiare. Siamo tutti degli alani, ma solo qualcuno è bello come Delon Alain, molti lo prendono nell’ano, anche tutto l’anno.

 

di Stefano Falotico

Anche il piccolo Buddha ama il Cinema cazzuto


16 Apr

Ronin

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La prenderò molto larga, prima di ripigliarmi o forse “riprenderlo”. Sì, finalmente ho comprato il lettore esterno Blu-ray per PC. Ma quasi subito me ne son pentito. Sì, in quei luoghi come Comet e Unieuro mi son sentito di nuovo a disagio. Con tutta quella gente che sbracciava, con padri che s’affannavano a cercare pannolini “tranquilli e asciutti”, con donne su tacchi a spillo che, monumentali, si facevano ammirare sulla scala mobile, immobilizzando gli sguardi dei maschili astanti lì, su quelle zone “ascendenti” per i loro ormoni su di giri, di occhi strabuzzati con i sacchi della spesa e lo stress di un sabato italiano “tu mi stufi”.

Sì, le casse impazzivano, mentre le commesse non vedevano l’ora che arrivasse l’orario di chiusura per tornare a casina, e spararsi su Netflix un Brad Pitt in 1080p. E io, senza dar nell’occhio, indossando modestamente il mio sfigato rinomato, acquistai tal masterizzatore che a me non serve a niente perché mi interessa solo che riproduca i film. Tanto i Blu-ray originali non può masterizzarli. Quindi, che volete masterizzare? Ma quali scuole magistrali, ma quale magistero!

No, a differenza di quello dell’Euronics, io non sono nel mio regno ma mi emozionerò appena vedrò ruggire il logo della MGM.

Sì, sono uomo ronin un po’ lion, e anche Léon del miglior Jean Reno. Uno che fu in Mission Impossible.

Sì, questa vita è impossibile, non si può sostenere.

Credo che il mio primo, enorme, sesquipedale sbaglio sia stato iscrivermi, anni or sono, al Liceo Scientifico. Mi feci fuorviare dai due miei ex compagni delle medie, tale Lombardo e Trasatto, e mi associai alle loro “iscrizioni”. Sì, vengono narrate molte leggende sulla mia vita. Malelingue insinuarono che lasciai quegli studi matematici perché presi un brutto voto in Italiano. Falsissimo, andavo benissimo in tutte le materie, perfino in Educazione Fisica. Sì, quel liceo era una succursale ubicata in Via Broccaindosso, e per far ginnastica dovevamo prendere l’autobus e recarci allo Sferisterio. Al che, un giorno il prof. decise di portarci alla Montagnola, luogo di spacciatori e di quelli che marinano le lezioni mattutine, appunto.

– Bene, io sto qua sulla panchina, col cronometro in mano. Al mio via, dovete correre per tutto il parco, insomma dovete atleticamente redigere la circonferenza perimetrica di questo parchetto un po’ porchetto a sfera. Io sbaragliai tutti già dopo pochi metri e in pochi minuti percorsi, in un arco di tempo abbastanza limitato e disumano, tutto il percorso “campestre”. Qual è il participio passato di percorrere? Chiediamolo ai 5 Stelle.

– Bravo, sei forte, ragazzo. Ti do 9.

– Perché non dieci?

– Perché comunque non sei Carl Lewis.

 

Sì, ero affetto da un surplus di abilità stratosferiche, appunto, primeggiavo in ogni campo a eccezion fatta dell’unico “fondo” su cui i ragazzi a quell’età son campioni, cioè la figa.

Sì, quello era un “terreno” assai arido per il sottoscritto da coltivare e, nonostante fossi un fondista immenso, non ero molto esperto di sessuale “latifondismo”. Al che lasciai tutto e cominciai a identificarmi con Travis Bickle, sì, De Niro di Taxi Driver. Un finto idiot savant in realtà più sveglio di tutti che ama la notte perché si sente talmente umano, senziente, essente e umanista che il mondo animale adolescenziale lo ripugna, e vive come un vampiro.

 

Al che, possiamo dirlo sinceramente, senza infingimenti, come si suol dire… divenni Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Dolce e tenero quanto misantropo e pieno di manie, rituali compulsivi, ossessioni igieniche da William Burroughs per compensazione a un’ansietà irreprimibile della vita che a me pareva un porcile.

Sì, meglio il mio Pasto nudo che quelle moine per ragazzine. Quelle smancerie disgustose, quei buonismi da frasi T.V.B. e altre sconcezze immonde, orripilanti “carinerie”. Se proprio dovevo “orgasmizzarmi”, mi sparavo una sega.

E leggevo, guardavo film, così tanto che ora la mia vita è un film immane.

Poi, mi diplomai anche se i professori risero perché pensavano fossi io il rettore della scuola.

 

– Prego, signore. Bene, adesso interroghiamo i ragazzi. Ci vorrà un po’. Gradisce una tazza di caffè?

– Sì, grazie. Posso berla prima delle domande che mi porrete?

– Scusi, quali domande dovremmo porle?

– Insomma, da cosa partiamo? Da Storia o da Scienze? Ditemi voi.

– Lei da cosa preferisce partire? Siamo al suo servizio, preside.

– Preside di che?

– Non è, scusi, il preside?

– No, credevo di essere l’interrogato.

– L’interrogato? Ma lei è uno studente?

– No, in verità, lo fui. Ma, a quanto pare, ancora lo sono.

– Che vuole dire?

– Insomma, dai dai. Cerchiamo di fare in fretta.

– Non ci corre dietro nessuno.

– A lei, forse. Ha meno anni di me ma ed è già insegnante. E prende il suo comodo stipendio. Forza, cosa vuole sapere?

– Ah, le cose le dovrebbe sapere lei, mica io.

– Io le so, volevo insegnargliele.

– Lei è normale?

– Sì, di cervello e uccello abbastanza, di parametri sociali non molto.

– Ok, guardi, qual è la capitale della Francia?

– Parigi, ove hanno girato la scena in cui il grande Frankenheimer filmò l’inseguimento automobilistico nel tunnel. E ove morì Lady Diana, esattamente sotto il Ponte de l’Alma.

– Ah, dunque lei è un cinefilo? Anch’io amo molto quel film, come si chiama, pure? Ah, tanti cazzotti e mitragliatrici, tosto. Sa, quando mio marito non mi scopa, mi eccitano quelle sparatorie, e me le risparo. “Spingono”.

– Si chiama Ronin, con l’ultimo, vero grande Bob De Niro di sempre.

– Le piace De Niro? Anche a me. Ma non come uomo.

– Sì, lei è una da Brad Pitt.

– Come fa a saperlo?

– Guardi, le donne che guardano film si dividono in due categorie: quelle che amano il Cinema di Kieślowski e quelle che sognano l’uomo di tutte, cioè Brad Pitt.

– Dice?

– Lezione numero uno di Cinema e anche della vita. Se una donna, anche bruttissima, non ama Brad Pitt, è irrecuperabile. Puoi avere tanti soldi e avere una vita apparentemente stabile, essere sposata col capo di Confindustria ma quel languorino per il Pitt non può curartelo neanche Vento di passioni. Oh, che succede?

– Scusate, devo andare in bagno.

– Cazzo, appena le ho ricordato Vento di passioni, è venuta “seduta” stante.

 

Ecco, fratelli della congrega, riguardate il Piccolo Buddha del Bertolucci. Io ho sempre aspettato che dei monaci tibetani suonassero alla mia porta per identificarmi nel Dalai Lama, invece mi tocca sublimare le inculate, facendo l’ascetico zen.

 

Insomma, le potenzialità c’erano tutte, la volontà di “potenza” non molto, e sono rimasto un esistenzialista.

Comunque sia, se avete una vita “segreta”, non confidatelo mai a una donna. Le donne amano i retropensieri più schifosi e poi si fanno delle cattive idee sul tuo conto.

 

Ronin, inoltre, è un film che può piacere solo a noi maschietti. Non è roba per donnette.

Un film sull’amicizia virile del tu salvi la vita a me e io paro il culo a te.

Roba tipo The Killer e Windtalkers alla John Woo.

Per concludere, auspico buone stronze a tutti. Il vecchio leone ruggisce ancora.

Prima, credevo che essere felici significasse essere poco intelligenti. A essere onesti, bisogna accettare la vita per quello che siamo. Tanto, nemmeno Einstein aveva tutto. Invero, aveva quasi niente. Una moglie mezza racchia e fu dichiarato genio quando era già decrepito. Quindi, la dovete finire di lamentarvi e pensare che siete infelici perché geniali. No, siete solo degli scontenti e degli eterni frustrati. Ora, ficchiamoci questo film, e godiamocelo. Lezione numero due: non si diventa saggi se non si ha vissuto davvero. Si diventa solo dei moralisti, delle persone che psicologizzano (che si può dire come psicanalizzano) gli altri per non “semiotizzare” sé stessi. E degli idioti. Insomma, voi ve lo vedete il Bickle sposato, mano nella mano a guardare filmetti, aspettando di morire? Dai su.

 

di Stefano Falotico

Ricordo i tempi in cui ero sexy “slabbrato” come Colin Farrell, e invece sono diventato ancor più Crazy Heart


16 Apr

Colin Farrell

 

Sì, tempi lebowskiani, miei drughi, quando con un po’ di pancetta da birra alla Jeff Bridges mi muovevo da cantante country delle mie ansie nel firmamento di donne grulle e forse “brulle” che, salvandomi dai bulli, mi concupivano per la mia voce roca e per il mio occhio malandrino che profumava di barba ispidamente solleticante… insomma, ero già sbullonato.

Ma quei tempi sono finiti e annaspo, mentre la gente gozzoviglia io sto a fumare una sigaretta Chesterfield nella cantilena dei miei ritornelli che han oramai perso lo “stornello” che fui. Non “inforno” molto, ma questa vita è una fornace, e non so come fuggirne. Diverrò Christian Bale dell’altro film del Cooper, sì, Out of the Furnace, e nel frattempo metto a bollire le patate sui fornelli. Ma quale fuoco della vendetta, qui comincia a fare di nuovo caldo. Sì, Bologna in questo periodo è afosa. E già rimpiango, non solo il bell’omo che fui, ma anche lo scorso inverno, ove mi accoccolavo sotto le lenzuola e ronfavo, sognando di morire nel sonno come un elephant man.

Sì, il futuro che oggi mi si prospetta non è dei più prospettici. Provo a vederla da diversi punti di vista ma sostanzialmente non ne vedo una. Sono tutte maritate con degli stronzi e io continuo a mangiare maritozzi con la panna, addolcendo il ribollio delle batoste cuocendomi un toast.

Sì, uomini veri, tostatevi nella musica scacciapensieri, ove con la mente puoi andare dove vuoi da pianista sull’oceano.

Sì, non ho mai indossato i jeans strappati, ma portavo sempre la camicia alla Colin Farrell, blu sul noir, forse sul melanconico con occhio dolce, inducente alla carezza. E un po’ cazzone.

Insomma, beccatevi questa foto. Una foto in cui la faccia mia smunta era “emaciata” solo di sex appeal da Pacino Al degli anni settanta.

Comunque sia, prevedo per pranzo un bel bocconcino…

Ce la possiamo dire, senza infingimenti, come si suol dire? Sono spesso un cesso ma, in mezzo agli stronzi, sono un cesso che non fa cagare ma stimola al bel canto fra i cani.

Sì, una bella faccia da culo. Ah ah.
E me ne fotto.

 

– Ehi, vecchio… cos’hai pescato?

– Una sogliola e una trota? Tu invece?

– Una zoccola.

– Le zoccole stanno nei seminterrati e nelle cantine.

– No, le zoccole stanno soprattutto al mare e al fiume. Sarà per questo che preferisco la collina.

– Comunque, questa sogliola me la cucinerò fritta in padella. Tu invece?

– Stasera mangerò al Burger King. Devo cucinarmi la cameriera.

 

di Stefano Falotico

 

 

Falotico

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