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Io bel(l)o da solo, e De Niro assomiglia sempre più a Bukowski


26 Sep

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Duro? No, sono fragile, mi creda. Ed è la certezza della mia fragilità che mi porta a sottrarmi ai legami. Se mi abbandono, se mi lascio catturare, sono perduto.

(Charles Bukowski)

Sì, più passa il tempo e più divento compassato. Alle scuole medie però usavo il compasso e avevo un’espressione impassibile anche quando le ragazze mi provocavano in modo impossibile. Oggi son un uomo rude, nudo e crudo, passivo, forse sorpassato ma non vivo solo di ricordi del mio remoto passato. Ancora non sono trapassato e spero di “trapanare” finché mi dura questa scorza da “duro”. A morire, come Bruce Willis, infatti il mio cranio si sta spelando e del mio lupo spelacchiato vivo in armoniche inquietudini che mi rendono gustoso come la pasta con la ricotta. Non sono ricco, anzi, campo a stento, tirando a Campari quando vado al bar. Sì, sono un uomo anomalo, d’indubbio fascino e pancia che, a vista d’occhio, sta crescendo per il numero di piadine col prosciutto che, alle prime ore del mattino, lascio che si sciolgano “tristi” nel mio stomaco già ribollente di rabbie come un cappuccino con troppa schiuma. Sì, ne schiumo e trangugio amarezze d’apatia che si lascia poi andare, repentina, a voglie “inusitate”, perché apro Facebook e scorro, di mano liscia, donne appetitose che “leccano” i miei desideri celati, gelanti, da uomo che non teme di confessare le sue masturbazioni “gioviali”, guascone, libere da chicchessia e soprattutto dalle reprimende della cattolica Chiesa. Con far così “scostumato”, profumante di un’integrità “morale” davvero “elevata” al pari del mio “elevarlo”, con purezza ambigua, di buona lena mi “accanisco” anche su Antonella Boralevi, donna attempata ma che sa “temprarlo” grazie alle parole piccanti che sciorina fra un accavallamento e l’altro. Così mi “alleno”. Invero, mento, perché da tempo la mia libido ha subito un calo parimenti proporzionale al fisico di Schwarzenegger, che un tempo era pompato “a dovere”, e adesso “cola” a picco, credo, anche di erezioni che rimpiangono l’Atto di forza che fu.

Ero, anni fa, uno Stallone italiano, come Sylvester, e invece oggi sono un gatto Silvestro che non si fa la doccia col Pino Silvestre. Da adolescente, ero campione di corsa campestre, oggi sfoglio le ginestre, “spiandole” dalla finestra. Meglio una pizza Margherita! Sì, con arditezza incommensurabile, ammetto che il mio uomo sia decaduto ma, “tenetelo” a mente, donne, che vorreste “tenermelo” anche altrove, non son ancor deceduto eppur alle facili lusinghe non cedo. Non nelle vostre lingue cado.

Preferisco la solitudine ché sa “attizzarmi” in spazi sconfinati di poesia e fantasia. Cosa me ne faccio di una donna che vorrebbe sempre farmi, e soprattutto vorrebbe che mi dessi da fare, quando posso scoparmi un libro? Ditemelo, dai dai, non datemela! E immergermi nel piacere inequivocabile, non “equino”, care cavalle, della lettura. Le parole così s’intrecciano voraci nel mio cervello insaziabile e alimentano le ore lontane dalle orge.

Annoto sul mio diario di “brodo” che De Niro è ancora gorgeous e sta assumendo la fisionomia barbuta e anche “barbonesca” di Bukowski.

Dio vi benedica, Dio, che sono io, sa…

di Stefano Faloticode niro01083206

Marauders Trailer & Poster Starring Bruce Willis & Dave Bautista


01 Jun

When a bank is hit by a brutal heist, all evidence points to the owner (Bruce Willis) and his high-powered clients. But as a group of FBI agents (Christopher Meloni, Dave Bautista and Adrian Grenier) dig deeper into the case – and the deadly heists continue – it becomes clear that a larger conspiracy is at play.

Written by Michael Cody and Chris Sivertson, Marauders is directed by Steven C. Miller (Extraction) and opens in theaters and On Demand July 1.

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The Jackal


17 Feb

JFK


03 Sep

JFK, il caso Falotico è riaperto, sparatevi il video e voi, mentecatti, in bocca!

http://www.geniuspop.com/blog/index.php/2013/09/cuore-angelico-tenere-tenebre-sanguigne-clint-eastwood-e-mattina-libraia/

Giornata sussultante quella di ieri, “attivata” verso le 12.20 inoltrate, forse perfette di lancetta sincronizzata alla scrivania, sulla quale stavo battendo i tasti in ardito altro dipanar il mio cervello trapezista. Nel bel mezzo del silenzio assordante, intervallato solo dal veloce scandir appunto la tastiera digitalmente in mio ergonomico uomo “ingobbito”, il citofono squilla devastante. Di solito, non vado a rispondere, tanto è sempre quel “negro” del cazzo coi volantini del “Vogliamoci bene, peace & love, anche se sono più razzista di te, causa il mio lavoro sottopagato”.
Comprendo istantaneamente che non può essere il negro. Continua insistentemente a suonar di brutto. Tanto che sobbalzo al terzo drin come dirmi “Apriamo o no, altrimenti le sfondo il desktop?!”. Mi decido, pigrissimo mi reco verso il campanello: “Ci son due pacchi, anzi tre, per Lei. Lei è il signor Falotico? Sì, il nome coincide con quel che credo essere l’autore dei libri. Si fidi, il mio istinto è da tartufone. Non scenda, non si scomodi, mi dia sol il tiro. Noto dal vetro che c’è l’ascensore. Salgo io, ho anche la carretta”.
Apro in maniera discreta, tenendo chiuso il cancello, pensando si tratti di uno scherzo da prete. Anche i testimoni di Geova non scherzan però, eh. Quelli a volte ti tormentano a iosa, infilandoti i loro opuscoli sotto la porta o spiaccicandoteli in fronte se t’azzardi appunto ad aprire per educazione.
Comunque, il negro non mentiva. Ma non era un negro, bensì un pelato con pancetta e vari chili di rancore asciugati in occhiolino “Lei è uno scrittore, firmi qui, addio. E non sbavi di penna, altrimenti le brucio il materiale, dicendo alle poste che la firma è stata negligente”.
Sì, come potete già constatare, dati alla mano di sito inequivocabile su foto indiscutibile, non solo ricevo in anticipo il mio “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne” ma anche il libro di lulu.com su Clint Eastwood.
A domani, cioè post di ieri, per ulteriori informazioni introduttive col supervideone già pronto eppur ancora in “YouTube” di elaborazione in corso. Work in progress.

Per ora, vi lascio con questo:          >

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. JFK – Un caso ancora aperto (1991)
  2. The Zero Theorem (2013)
  3. Red 2 (2013)

Maybe baby


01 Sep

Il provocatore per antonomasia a esibizionismo del suo “nascosto marchingegno” erotico che, giullaresco fra le giulive, si sazia con giovialità a “infantilismi” puri come Bill Clinton, il “leccato”

Sì, sono un “erotomane” conclamato. Dati “alla mano”, non tengo il conto oramai più di quante ne passan…, poche passerine ma tutto tutto passerà di (b)rutto. Alcune, cioè tutte, sfilano il mio prepuzio in forma virtuale, “aldeica” e cioè a carbonizzarlo per fossilizzarne le vene varicose del corpo cavernoso.
Sì, di tutto cavernicolo, si spalma primigenio a “graffiti” dell’hunter più aizzante su animalesca scimmia di Neanderthal. Spasima per le feline leopardate d’agguantar a scorrazzarlo in schizzar giammai domo.

“Egli” è l’accaparramento anche sulla ca(pa)nna, caccia “solitario” per tender poi lo slanciato “agguato”. Che guaio!

Vengo “reciso” quando, topico nei miei tropici senza tope, anche il mio amico del giaguaro lo guarda per “ammirarlo” e poi mangiarsele di (dis)gusto. Come le mira lui, neppure il mio mirino. E allora divengo lacrime del Crocodile Dundee, mentre le vacche alla Serena Dandini non allisceranno il mio coltello solo (pro)teso, anche protesi, per Linda Kozlowski.
Linda fra le l(i)ane e io ne son indiano. Lei scappa sotto la Luna in tal giungla di gorilla perché troppo affascinata, tanto da temerlo, del mio serpentino sempre a Sol ardente al fin, “finissimo”, che una figa così me lo addenti da pantera nella gattina. Scappa, scappa, vuoi solo scopare! Linda biondina!

Dove scappi se io ti scoperò? Fidati, non esistono vie di fuga, la tua figa sa che gli scimpanzé non sono come me, il babbeo. Accettalo e lascia perdere i babbuini. Facciamolo sotto quel bambù. Vinciamo la Luna! Accendila!

Ella, dopo tanto fuggir via, accoglie nella sua “grotta” il mio zampillante urlo della foresta nel ruggito leonesco a pecora che s’arrende immolata in agnellina.

Poi, dopo lo spasso sudafricano, torno in città. Qui fa più afa! Non ci son selvagge di umidità!

E si fan tutte altre corse. Da cui il detto “Op, op, corsetta e guardami i corsetti, attento a rispettare però il rosso durante la manovra oculare, sii oculato altrimenti sbaverai incrociandolo di sinistro e nessuna bevuta in via del corsaro per la Notte da Sara ti brucio come il Sahara”.

Le donne non son più “al naturale”. Si dan da fare ma son rifatte. E la confettura originaria perde anche la ciliegia caramellante delle fette di torta più “opulente”. Sì, si rifan se le tette han piccole perché quelli grossi non le voglion palpare né appiccarlo di piccante, poi se ce l’hanno grosse ridimensionano il loro volo libero da uccellone del femminismo su maschio raschiartelo per ingrossarti il paio di palle, tumefatte dalla liposuzione di come non suggerai a lor mammarie suzioni. Come “sorge”.

Oggi non succhi, domani il risucchio.

Che schifo!

Sulla sommità della montagna, il saggio fa il sommario del non sommar di accoppiamenti le somare. Sudditi sudate! Suini osannatela!

Sì, occorre l’Uomo “duro”. Colui che afferra una donna e scaraventa il suo ventricolar profumo sventolante in venti odoranti del profumino…

Lui le chiede “cortesemente” se è fidanzata e lei conferma. Cosa non si sa. Se lo vuole o è già imp(r)egnata.

Insomma, un gioco a doppio taglio “forbito” che vorrebbe ma non può perché un altro è (im)potente in lei eppur desidera anche che il “corteggiatore anonimo” gliela sveli di sveltina.

Un’inculata pazzesca.

Ma lui non (de)morde e insiste per “addivenire” a quella a cui, come Tarzan, aggrappa d’ingroppate e vuol che volteggi in fresche frasche del centrarla di freccia a (s)laccio.

E provoca, ci provò ma rimase provato. Un vero “provetto”.

Un poveraccio…

“Dimmela tutta… da nuda hai un culo come sembra? Sai, fidarsi è pene, non fidarsi è male, molto male. Di mio… preferisco toccar non solo con mano. Non accecarmi, ho occhi solo per te”. Su tale “porcata” che sa il cazzo suo, vi lascio al film che danno sul canale “in esclusiva” per l’abbonamento dei “privilegiati”:

CANALE ELISABETTA CANALIS di pessimo international movie movimentato con actress davver maîtresse. Elizabeth stress!

Tale e quale alla Streisand!

Canale di scolo, di vostri sfoghi su una zoccola ch’è pure un cesso oltre a non saper scopar a terra in bagno. Da diarrea.

Son stato logorroico? Sono da galera?

No, tu sei gaio cedrone, io gallo celtico. Ella invece è grat(icol)a. Da me però non otterrà un graffio. Quali liberazioni! Emancipiamo il pulcino. Egli è il vero “uovo” non questi ometti. Esigo il mio ungulato a unghie corte. Uvette solari, alveari! Ave un cazzo! Gallina da strapazzo! Ti faccio impazzire!

Ecco la maionese! La salsa tonnata!

Come le gambe di Pinocchio son binocolo in saccoccia. Eppur si allunga. Lei mi ordina di non allargami troppo. Perché mai? Ci mancherebbe.

Non voglio (al)legartelo. Sono perpendicolare anche quando lei spalanca ogni orizzont(al)e. Insomma, sono un animale.

Dammi la tua mail e non sarai mia.

Evviva la Spagna, io amo la zuppa inglese!

Comunque, concluderei con questa: “Secondo me, l’Euro è lievitato, la pizza non tanto, deve scaldare ancora, però ogni prezzo si è alzato oggi, tranne il mio uccello”. Siete grezzi!

Ciao, vorrei davvero conoscerti. Emani voglia di vita e io ne son la nemesi malinconica.
In me traspirano odi mansuete ai calori raffreddati e la tua castigliana svenevolmente svestirò in spagnola e ruffiano arruffarti per goder di tante parsimoniose e fruttifere vette a seno che amo già? Ti bacio, lo sai ed è già avvenuto, qui brandisco la scimitarra del valoroso invalido per temprarmi ad armonie di te svolazzante in costumino via. Ardisco, eccome se guaisci, e son il guaritore di tutti i malincuori. Vesto impermeabile abbronzato in caduco fondermi con autunnal umore quando il Cuore non mi è amore. Cioè mai. Amami e udirai, auscultale, brezze spossanti di colui che mai si sposerà.
Prendimi per amico e ammicca a uno che sa come spossartela. Non credo alle fedi, io sono infedeltà fatta carne, dunque non tradisco il patto onanista che, dai primi e puberali squittirmi, volan solo per notti senza rotture di palle. Io impallino ancor oggi il mio e unico, inimitabile boyscout del taglialegna russo che non si svezza ma senza sveltezza gode di mia inturgidita sbronza.

Bronzeo a ronzar in ormoni pindarici, guasconi e scevri dalle flatulenze del borbottio sociale.

La società obbliga a regole che non trasgrediscan eppur tutti gradiscono, nonostante il fegato sia lor già grattugiato. Ora, son poeta e domani di pessime ore romanziere nell’era tutta mia… Adesso non lo è. Appartiene a uno geloso di come ti guardo virtualmente E godi con costui, perché io e te sappiamo quanto non godetti con lui. Ciao. Scapperemo? Scopa, dai!

Dal frigo, tira fuori la gelatina.

Firmato il Genius, scusate volevo “ardere” e cioè dare, no dir Baby Herman, impertinente! Quasi un cattivo tenente sempre sull’attenti di “pistola”.

(Stefano Falotico)

  1. L’ultimo boyscout. Missione: sopravvivere (1991)
  2. JFK – Un caso ancora aperto (1991)
  3. Killing Season (2013)

Tania Cagnotto è bona!


25 Jul

 

© Piergiorgio Pirrone - LaPresse 16-09-2014 Roma Ritratti esclusivi di Tania Cagnotto per Arena nella foto:  Tania Cagnotto

© Piergiorgio Pirrone – LaPresse
16-09-2014 Roma
Ritratti esclusivi di Tania Cagnotto per Arena
nella foto: Tania Cagnotto

 

Cari drughi pretendo sincerità e durezza di clockwork lemon. Tania Cagnotto è bona! Keanu Reeves lo fu!

La profetica rivelazione del “pasoliniano” Stanley Kubrick s’è avverata, e vivete nello scontento un tanto al “culo”. Ché io smaltisco chili e non m’appesantisco di vostra pedante etic(hett)a

Sì, per essere “accettati” da questa società di bestie, incominciamo a utilizzare la stessa strategia “carnale”, ché a viver carnascialeschi se le (s)passan tutte. Sì, uccidiamo ogni sen(s)o fiabesco e imbarbariamoci per le “barboncine”, utilizziamo la stessa p(r)osa volgare e otterremo una “fornace” senza “lavaggi mentali”. Andiam in giro a cantar come Biancaneve col “nano” più pornografico, viviamo “felici e contenti”, ché la vita è una e di fighe ce ne son a iosa. Non far lo sfigato e il permaloso, fai il lecchino e di smancerie sii maniaco.
Ché se non sei maniaco, ti sciacqueran con ammoniaca, prima l’ammonimento, poi l’espulsione con tanto di “rosso” a timbro della radiazione anche al PH puro per dissanguarti a viscere delle loro brame.
Puttanieri e zoccole, chi è fra voi il più bel “tipo” del reame? Quello che non sbaglia un “colpo”, va “dritto” e sa come farsi… valere. Se una donna toppa, la prendete per il popò, se un topolino “sba(di)glia” lo imbalsamate e lo tappate, appunto, di vostra bava imbavagliante.

Io son genio paperin e ti fotto sempre, mio strafottente. Stavolta, hai incontrato chi (te lo) sfonda. Dammi un’altra offesa e ti strappo la festa, quaquaraqua. Basta con Nonna Papera!

Sì, scriviamo come loro, (s)parliamo allo stesso finto “manierismo”. Di cerebrolesi saremo allegri nei muscoli aridi ma massaggianti all’olio.
Di “flessioni” non rifletteremo mai ma carnivori affetteremo chi è da “compatire” per le sue fitte.

Io ti servo la “frittata”, mio cervello impanato in pantalon da mascalzoni miei impantanati. Tu, Balanzone hai sposato una coi pantacollant ma sei sicuro che la tua vita non sia già andata nel viavai?
Di mio, posso dire con sfrontatezza che vollero punirmi di “frontale” perché ero, sono e sarò il Principe per (sua) ec-cellenza. Attentarono anche al mio uccello.
Ma come potete toccare… ah ah, continuo a tamponarli. E a (s)fregarmele.

Se vi disturbo, tu continua a stuprare e riceverai la bisc(i)a “clandestina” del mio Cobra. Sono nato serpente, non mi attengo ai “comandanti”, a sonagli ti appendo al “chiodo”.

Se vi fosse sfuggito, annotatelo sul taccuino, per il prossimo acquisto. Io son aquilotto e non m’adatterò mai a questa lattante società analfabeta di poppanti, in quanto bevo latte “galoppante” di mio stronzo in farneticazioni “offerte” a vostro stuprarmi, ché vi stiro e sturerò sempre le orecchie. Io sono l’elefante e, di fanfara, fenomeno per chi mi giudica minuscolo ma di muscolone t’entro nelle mutande

Io addento, vi sventro e mai bandiera bianca sventolo in quanto s’avventarono e io sventai tal “vanitosi” col mio ancor più schiumoso e carnoso ventaglio.
Se non stai buono, ti lego coi bavagli e ti spedisco a calci in culo tramite postale vaglia. Ogni sera, “fornico”, avvolgendola di “tagli” e macchio tutte le “tovaglie”. In quanto vettore contro i dottori, civetta sul comò formato gigolò per le figliole, ché bocca di rosa mette l’amore nei miei sudori.
Siete indietro, non capite ad oggi De André, come potete pretender di capir come vi penetro nel didietro?
Comprare e bevete tutti, questo è il mio nettare a segno di “pece”: http://www.amazon.it/Arancia-meccanica-ebook/dp/B00E3CZX9Y/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1374755748&sr=1-1&keywords=arancia+meccanica

Ascoltate la voce del Signore, che vi guida funambolico per prati sereni, ove germogliar di nuovo e, dopo esservi di Cuore auscultati in me “ungulato”, osservate le unghie smaltate di Tania Cagnotto, campionessa non di nuoto come la Pellegrini ma abbiate fede… è una figa plurima per sesso nel piumino, per notti immerse d’arsure a bruciarglielo in sue acquoline.

Stenditi Tania, attingi alla mia sete, assatanata sei dietro quel visino d’angelicata, so che vergine non sei da tantissimi… e sfido chiunque eterosessuale a non volerti di “trampolino” a tuoi quadricipiti femorali e mio “fegato” così a te “lustrato” d’ossa “dorsali”.
Sì, sono l’orso, sono come Bud Spencer, pseudonimo di Carlo Pedersoli e appunto ex nuotatore “metrista” del suo merl(uzz)o.
Bud ne ha per tutti, non va fatto incazzar’. Altrimenti si arrabbia con Terence Hill e non saranno teneri di Trinità. Vale a diredi spaccarti in tre e “a spaccata” di Tania che, quatta quatta, desidera invero non il podio ma il mio… podismo ad acquattarsi nei sollazzanti “schizzi”.
Ah, equatoriale ha gambe equine, cavalla del mio in mezzo al cavallo, purosangue campionessa per “bastoncini” del Capitan Findus, spezzatino al mio “filetto” di Platessa, famoso “sottomarino” di manina che è di 50 cm ma, se stimolato da Tania, può “allungarsi” a doppie proporzioni per altra calda, ustionante razione.
Tania Cagnotto è la mia Uma Thurman, sono Carradine di Kill Bill.
Dio ti benedica e si tuffi da “povero” Cristo nel Giordano di Cagnotto Tania, atleta dalle pose plastiche con tanto di mie bollicine alla Pulp Fiction.
Sì Tania è tanta, e affogo in questa figona “scostumata”, ah che costumino, in slanciato fiondarmi di giravolte e capogiri(ni) sguazzanti, aderenti al suo bikini “water” nel senso “acquatico” del mio che sprizza gioia e del fazzoletto da “sciacquone”.
Tania asciuga le mie lagrime, le “confeziona” in questo misto di carta igienica, “finemente” ricucita per aprirla su densa cremosità. Quando il ralenti cadenza le sue imprese, salto dentro il (WC?) Net di tutti i suoi più attizzanti video scaricabili. E la imprimo, anche se arriva seconda. Vengo in tre secondi.
E son mondiale nell’Eurosport. Con tanto di “Yahoo” e soprattutto “Wow!” su urletti incontenibili nel divanetto a mio divaricato Sky di gran finale da meritarmi la medaglia d’oro. Ah, in quella piscina c’è il mio pesciolino come la piovra e Lei, prima di risalir in superficie, superfichissima, da me è “provata” sul delfino d’amplessi affannosi e d’apnea cardiaca per l’orgasmo del sommozzatore. Siamo sommergibili, e la vostra bile è da buo(n)i. Io sono l’anaconda, il serpente bo(i)a per un altro giro in vasca. Esca ed esce tutto.
Sì, Tania è per i cazzoni veri, come John Travolta, Samuel L. Jackson e Bruce Willis del Tarantino. Io tendo la tela, sfoglio il suo telaio e la ribalto con tanto di tirato e Lei aspirante ad attillata “dialogica” monster su uccello per la cura medioevale, e diventa una nerona alla mobster Wallace Marcellus. La palpeggio, non finge mai, gode davvero “appieno”. Con i suoi polpacci pienotti avvinghia a modo di conchiglie a tenaglia del salivar fra le cosciotte, queste caviglie ad abluzione d’altre instancabili erezioni. Volteggia in tutte le posizioni, mi provoca e io m’eccito dinanzi a questo bocconcino per salsa d’hamburger. Che ketchup, che sco(r)pa(ccia)ta!
Talvolta, mi ri-fiuta per farmi impazzire coma la maionese.
Al che, le urlo: “Volevi fottermi? Dì un’altra volta, cazzo, ti sfido. Cazzo!”.
La mia esplosione blaxploitation non gradisce ma stuzzica per altre furenti eccitazioni. Fa la puttanella biondina da spiaggia, appunto, come Bridget Fonda di Jackie Brown nel suo ammiccante “Vuoi scopare?”.
A “maestrale” entro in poppa nella sua pru(gn)a polposissima ma la ritenzione idrica causa l’eiaculazione precoce. Ah, colpa delle astinenze.
Da allora, è Lei che mi prende per il culo… sono il suo Gara Louisss… fa la “dottoressa” con la “r” moscia e fuma la mia “sigaretta”, tatuandomi la “s” minuscola poco da Superman.
Ma io son bastardo senza gloria e Stuntman Mike. Bono come Brad Pitt e misogino alla Kurt Russell Jena Plissken.
Tania è solo una pischella e ha bisogno d’una che la spinga di pistoni e pisellone, ché  acceleri di “pistola” e la schianti, tamponandola per il suo squirt da Tampax.
Insomma, Tania va messa a novanta e premiata d’orgoglio patriottico, come ogni italiano che (non) si rispetti.
Tania è tonica e io, senza bon ton, tuono. Quando gliele suono, Lei “stona” senza cellulite perché non sa da che parte sta arrivando la chitarrina a volume alto.
Ma melodiosa me la dà e io son radioso.
Sono il t(r)uffatore!

Tania, voglio tuffarmi e affumicarti! Tu Cagnotto, io al largo ad allargartele sul mio “pneumatico” canotto con tanto di canottiera e bagnino da Chinotto, in quanto sono il cane con la bava e tu, umida, sii amido di burro m(ed)usa.
Ah, senti questo mare in burrasca. Proteggiti dalla tempesta nella grotta della scrotale sacca.
Sii marsupiale, sii “buia” per mie palle (s)comparse.

Ah, la costellazione di Orione. Ah, ecco la “solare” protezione.
Ecco ove metto il “becco”.
Beccatelo, batti il ferro finché è rovente. Poi, t’ingravideranno e solo chiatta salterai senza il mio boato ma in baita come tutte le rimbambite sulle spiagge.

Sono di “bronzeo”, ripeto sono uno stronzo. Ma anche tu, col tuo sorrisetto, non scherzi.
E dunque, prima di divenir una cozza, liscia sii UVA di vulvetta a mio prepuzio violetto.
Basta con l’orgoglio da tricolore. La voglio olimpica di calore. Odoralo. Altro che iridato.
Dai, la tua a me va data. E subito. Prima che cali il tramonto.

Quest’anno comunque, Tania Cagnotto d’Argento a parte (e che posteriori), segnerà il ritorno “in grande stile” di Keanu Reeves, dopo anni trascorsi a gigioneggiare da scemo in vacanza sabbatica.
Promette “faville”. Non solo un film “sognato” da dieci anni, una tamarrata sesquipedale che “assume” il peggio del Cinema “chiappa” (sì, nessune cappe ma molto d’accopparlo di “fioretto”, altra specialità olimpionica su cui “sforbicerei” nella Vezzali) e spada, ma anche l’esordio come “regista”.

Mah. Ecco perché Wolverine viene considerato un capolavoro. In mancanza del Keanu bello e dannato che fu, accontentiamoci men-o (e ci va grassa) del grosso Hugh Jackman.
Secondo me, se James Mangold continuava a girare film intimisti ne avrebbe giovato il Cinema umanista.
Qui, abbiamo uno Hugh Jackman allupato e a cazzo duro.
Mah, il dubbio rimane.

Comunque, in memoria del Keanu oramai defunto, citerò per voi tre Reeves che, volenti o nolenti, son ottimi.
Indovinateli.

Sì, Keanu ha lavorato con Bertolucci prima di rendersi un ebetuccio. A quei tempi, era un adolescente cresciutello da Hermann Hesse, un Siddharta.
Poi, gli diedero i soldi e imbolsì. Da cui la recitazione da stallone della Florida de L’avvocato del diavolo. Altro pastrocchio da salvare solo per un Pacino mostruoso, letteralmente goethiano e non, e per le “gote” di Charlize Theron a cui comunque preferirò sempre la rossa Connie Nielsen.

Utah oggi è andato. Sarò cinico ma, se devi concludere in “bellezza”, meglio un ultimo mercoledì da leoni alla Swayze. Che ora è ghost dopo il Cancro. R.I.P.
E pace all’anima nostra. Il Keanu figo di questo film s’è fottuto, travolto dall’onda anomala della rottura alle nostre palle.
A Selvaggia Lucarelli continua a piacere. Sì, fra imputtaniti ci s’intende. Da me, solo che pugni. Sono il surfista ai porci con le tavole imbandite.

Ho sempre considerato questa saga una Sega. Meglio il Mega Drive. Ci vuole il “trattino” fra Alfa e Omega? E la regola del menga? Bonalè, come scrive un barista bolognese con tanto di cartello e “avviso”: “Non si fa credito ai comunisti, perché sono un nazista e da me bevon solo le troie di bicchierini, sbirri piedoni dei più fascisti, e ariane di buon vino nell’ano, la mia è osteria numero vincente a chi più tira di birra tremenda”.
Almeno, se devi giocare, gioca con Carrie anche alla De Palma. La tua prossima Moss qual è?
Che cosa? Annalisa? Ma quella è losca. Da me, solo una Xbox alla Kickboxer di Van Damme.

Fra l’altro, proprio di Vandamme, oltre a questo, è in lavorazione il remake di Bloodsport.

Già. I tempi son peggiorati. Un Tempo, appunto, avevamo Jean, oggi abbiamo Claudio Baglioni rifatto.
E su tale stronzata, v’inculo.
Si sa, il canarino sta nelle tane e salta addosso a Tania Cagnotto. Non c’è la rima ma attento alla gatta.
Ah ah!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Al Pacino e i suoi “No” ad “Apocalypse Now”, “Die Hard”, “Star Wars”


04 Jun

He may be 73 now, and all his best-loved film performances are from the last century, but there’s no denying Al Pacino’s drawing power. He packed out the London Palladium last night for An Evening With Pacino – a curious one-off event in which he was interviewed by Emma Freud as clips from his best-known movies were shown, and genially answered questions from an adoring audience.

Most people left the theatre buzzing, seemingly happy they’d got their money’s worth. Not a negligible achievement, given that tickets ranged from £60 to £250. But for this event, which felt like a fan convention at times, Pacino was halfway home merely by having shown up.

In baggy all-black clothes, he ambled onstage and ran both hands through his hair all night as he talked. Emma Freud lobbed easy questions for Pacino to hit out of the park, and set the tone with her first comment: “Would it be all right if I said I wanted to lick your face?” Friendly grilling, then, rather than Freudian analysis.

Still, Pacino had interesting anecdotes. He’d enjoyed making Scarface (clearly the favourite film of many in the crowd), but found the Godfather trilogy “a long, awful, tiring story.” The studio was apparently poised to dump him from the first one, his first major film, in which he played Michael Corleone, because he seemed to be contributing little. Then director Francis Ford Coppola shuffled the shooting schedule, moving forward a scene in which Michael shoots rival mobsters in a restaurant. The studio suits saw the rushes and concluded Pacino was OK.

There were some decent revelations when he disclosed film roles he had turned down: Richard Gere’s in Pretty Woman (now that would have made it a different movie); Lenny (the role of Lenny Bruce went to Dustin Hoffman); Harrison Ford’s in Star Wars (“it was mine for the taking but I didn’t understand the script,” he quipped); and both Marlon Brando’s and Martin Sheen’s parts in Apocalypse Now.

The clips were exemplary: The Godfather and Scarface, of course, but also the great Dog Day Afternoon and his deliciously over-the-top crescendo of a monologue in Any Given Sunday, with Pacino as a football coach. We also saw a snatch of Scent of a Woman – far from his best movie, but the one that finally won him an Oscar for playing a blind, retired military officer. Asked by an audience member to say his character’s recurring phrase, Pacino obliged: “Whoo-yah.” The crowd went wild.

 

Still, they stayed politely attentive even when Pacino turned precious, discussing the theory of his craft and talking about an actor’s “instrument.” This was a crowd-pleasing evening, yet there was a cerebral edge to it: Pacino aired his grievances about why Americans find Shakespeare hard to get their heads around; he introduced a clip from his latest film, the art-house Wilde Salome, in which he stars with Jessica Chastain; and he concluded the night by reading an ee cummings poem and reciting part of Oscar Wilde’s The Ballad of Reading Gaol.

A few celebrities were sprinkled throughout the crowd: Paul O’Grady; singer Beverly Knight and Linda Henry from EastEnders, both looking smart – and, incongruously, ex-Spurs legend Ossie Ardiles. Also, inevitably, a gaggle of not-quite-recognisable D-listers, there primarily to flaunt themselves before photographers. For someone of Pacino’s stature, the list of invited guests should have been more impressive.

Still, an agreeable if eccentric evening. The thought occurred afterwards that Pacino’s performance was a subtle sleight of hand – giving the impression of sharing long-withheld secrets without revealing anything inadvertently. You can call him Al, but you don’t really know him at all.

Patetica Hollywood


13 May

Il fascino patetico delle “star” di Hollywood: ove c’è un passeggino, non ci son io, Iddio!
A parte le passerelle, non me la passo sul “tappeto rosso”.

Ah, gli attori che tanto celebrate, a volte, son cerebro lesi. Amateli e disamoratevi di vita “reale”.

Io, alla regalità d’un paio di gambe mi do, offrendolo in sacrificio per gli orifizi. E le mie donne non son da “lusingare” con gioielli da orefice, ma sempre più fiche “inanello!” Brindando alle “stalle” fra dossi da “cammelle” e una mula col mulino e i cavalli!

Lo so, piagnucolando non andate pomiciando, e il selciato si fa bagnato ma non di “A” finale nel vocalizzo orgasmico. Effeminati! Notti in bianco, e poi domani c’è da imbiancare e penare senza il “pennello” colorato dell’Eros variopinto a “intingere”. Ah, abbiate pazienza, panzoni, io cadenzo un altro dipinto in una Botticelli e la lecco di seni “affrescati” con tutta franchezza che son freschi come le pesche della “tardona” Primavera.

Ah, Sharon lo era una gran figona e, quando spalancò istintivamente, al nostro basi(li)co seppe “inacidirci” per non inaridire le sue vogliettine. Sempre pimpanti in gonne svolazzanti, aperte e divaricate, oggi malandate in tuta da ginnastica sbracata. Lei beve il frappè, e nessuno l’è bignè.

Un caffettino mattutin’ e la Donna, che fu, è oggi amara, zuccherandosi talvolta con un toy boy, il quale stuzzica, attizza rizzo ove Ella leggermente arde e “la” arriccia” nel ricordare come l’erezioni accordava…

Abbiamo visto De Niro partorire “Giovannino” con Monica Bellucci, e sobbalzarle su tette co(s)miche per un baldacchino da “lettighe” archeologhe del suo professore da manuale d’amore. Poteva fargli da padre, ma Monica ha le mammelle più piccole del suo petto ingrassato. E preferì assumere il latte infantile del cinemino. Almeno, una bona cremina.
Scorrazzò di fisico senile per la Roma che fu c’era una volta in America. Ora, “Patria” di Claudia Gerini in Altare nel Sergio Castellitto sodomita fra gendarmi a “guarnire” la scudettata Ferilli prosciugata di troppo Tevere tirare-lupa, di fondoschiena per le fiaschette da buzzicone. Evviva Colosseo, l’Aristogatto! Forse, era Romeo.

Giulietta! A Venezia, alla(r)gano, con Venditti a cantar d’alta marea…

Willis, fra un’avventura e l’altra puttana, “accattata” al mercato rionale del suo hard die die dacci, sfila per Brooklyn col bambino sulle sue rotelle da cervello ammaccato e “spompato”.

Invecchiano tutti, tranne David Bowie, uno che dei bovari alla Ligabue se n’è sempre fregato.

Egli è uno e trino, Luciano invece trinca con Jasmine.

Nel “frutteto”, in quel di Bologna, un Uomo anomalo, cioè me, scherza sui delitti che avvengono nella società “fruttuosa”, in quanto sdrammatizza il crimine avvenuto a lui, causa compagnie cattive d’infingarda crudeltà.

E comunque va.

Gli altri lì.

Sì, la mia mira è infallibile, ne punto molte e loro mi puntano sulla Croce.

I punti di sutura sono esauriti, l’esaurito fu e ora ha risorse?

Mah, vedo delle ossa e poca “carne”.

Miro qualche gazzella e son “ganzo” ladro, appendendolo al chiodo, famoso giubbotto di pelle per l’Uomo che non deve chiedere mai.

Domani, sarà un altro Giorno. Speriamo di no. Continuando così, la Notte avrà gatte da pelare, nel senso “sfigato” del termine.

Nonostante “tutto” che “non ci sta”, tua sorella ci stette.

E il mio anche fu resistente.

Schwarzenegger e Stallone


31 Jan

Fra i due culturisti, scelgo il mio culo

Prefazione di cottura ai culi marmorei del marmittone, poi ci daremo a questi due o(r)moni, Schwarzy e Sly, Bruce Willis è un terzo incomodo da Church moralista


Sylvester Stallone, è Lui the last stand, non Schwarzy, nel caos d’un movie movimentato d’autore ma in confusione fra muscoli rugosi e inquadrature lisce-sgommate senza Jimmy

L’attesa del comeback di Arnold sta terminando. L’Italia, oggi, sarà “aggredita” e invasa da quest’ultimo “sopravvissuto”, ancora in piedi, sceriffo che torna dal nulla e farà piazza pulita degli insetti divoratori, nel crimine da sbudellare, dentro una cittadina polverosa, westernizzata nel Kim sbarcato a Hollywood di budget stracciaincassi. Sì, come la Kardashian. Un’esotica adesso miliardaria per sedere esposto nell’erotico-diuretico. Che culona di sederino peggiorato. Kardashian, il lassativo rassodante-ginnasta con tante can-aste.

Rientro “in stile”, già controverso, attaccato da una nostra Critica un po’ cattivella che non ha affatto risparmiato a Schwarzenegger dei colpi bassi, del tipo “Vecchietto, piglia la pensione, lascia che la banca venga assalita da ragazzi coi riflessi più pronti. Non giocar al ruolo del punisher vendicatore ex Governatore, la California è meta della bagascia Alessia Marcuzzi che, dimagrita d’anca, causa troppi addominali regularis-panche dei suoi dominatori bifidi col baffone, barcheggia sulla sdraio, abbronzata di due pezzi neri più tre neroni a spalmarle la cremina nel rassodarla dai dolor de’ panza del cattolico italiano catodico, suo Fratello Grande, la cara suorina”.

Arnold, dopo esser stato tempestato da questi infami, “pompò” d’olio ai loro testoni, spezzandone col piombo i testicoli su graffio “sdradica-braccino e braccialetti nelle dita malsane di zoccolette a cui donaron stilografiche per addobbarle col figo che non s’ingroppano, sebbene l’inchiostro sia mostruoso d’offese in fila nelle mutande lor rifiutate”.

E resusciterà da the tomb, proprio con Sly, icona marcia e anche immarcescibile che, sulla sua antica icona, sta ora plasmando il mito expendable di chi sa ben spendere le cartucce prima d’espirar il colpo fatale.

Av-verrà in  Grudge Match, fra una Kim Basinger sfatta però ancor d’accalorare per stenderla al tappeto. Infoiato nella foga, Lei ora monachina, delle cosce da settimane e mezzo metro di manzo da pochi centimetri presto “annoverandole” ché ancor provoca per il sessanta-nove.
Sessanta, pressappoco la sua età, 9 sta per “tombola-tombale-tombino ché il pisellone è ora poco trombante” di Mickey Rourke (mercenario che non le cena più di fame, il posacenere) coetaneo da capricci “plastici” su chirurgia “viver sani e belli-sempreverdi” nonostante mangiamo solo verdura per non ingrassare, colpa che non confezionamo più “confetture” a letto a base dei tal “denti-gengive”-tali ingredienti, ex ricostituenti: fettuccine al sangue con fornicate inforchettanti, forbici “taglierine” nel triangolino e aromatiche per il sesso “amorevole” dei cazzi non più durevoli ma “sformati, di palle esplose, dai microonde scop(pi)ati, patonza ora solo appiattita senza neanche un gonzo da lavare”.

La Basinger è come il regista di The Last Stand. Prima c’illuse con dei capolavori “aerobici”, coreografie snodate da “urlo” eccitato, adesso s’è ammosciata nel p(i)attume.

Ora, ripeto: lanciatemi e slacciate una stallona e lo prenderà Rocky. Di pen’-igirici e prese al suo culo.
Che sono questi film che ci girano “intorno?”. Accade di tutto, poliziotti che son “manganellati” da teppisti senza pistola, bar scalcinati con calcio al frigorifero dei gelati, Peter Stormare pelato più di Bruce Willis, bravo a esserne parodia quando Peter fa il serio, strade assalite, inseguimenti nei campi di grano con l’ombra-scia dell’emulo di M. Nyght Syamalan che scatta foto signs, segnaletiche senz’etica, violenza senza briciolo d’autoironia e automobili troppo comiche.

Ridatemi Conan. Egli sapeva essere Terminator senza ammiccare, cinefilo, con occhiettino a mandorla.

Questa non è l’opinione d’un italiano che suona il mandolino, ma d’un BalboaBobo che “strimpella” la chitarrina di tua moglie. Curala dal catarro, rendila anche tamarra.
Vedrai che ti amerà senza Cancro al fegato.

Il resto sono delle stronze.

Questo Schwarzy fa lo stronzo ma ci pare una stronzata.

Last Action Hero formato Arnold, quello del telefilm

Dovete sapere che uso i pannolini, spesso piangono i miei “assorbenti” neuroni frastagliati nel tragicomico dei manicomi sociali, fra il mio being che mi torna indietro al boomerang e vari splash dei fumetti mentali su viaggio tortuoso di vicoli “ciechi” illuminati dai miei sensi nel senza senno, soprattutto quando non ho sonno, cioè sempre col sorriso sgranato

Sì, di Notte, mi catapulto in cucina e acciuffo i biscotti della nonna, inferocito di fame “sessuale” inappagabile nel wafer che poi vomiterà la cioccolata “calda” nel water per indigestione bollentissima da “bollito”. Sì, mi son stufato di tutto quanto, anche delle tuffatrici che, di caviglie sinuose al placido “sciacquarmele” del Tempo-ral-anal-itico mio amato di mano, strangolavano nelle strabuzzate erezioni per rassodare i malumori dopo tante perniciose malelingue. Che ricordi, da “giradischi” inton(n)ato di volume “altissimo”. Quando Cagnotto Tania s’aggiustava il costume e io, scostumato, mi strappavo la “lampo” e poi, con calma moderata nell’andamento lento, coglievo il fotogramma mio più “sviluppato” da medaglia d’oro di “spruzzo”. Ah, come al mare, sul divano in pelle color giallo-oc(r)a, ecco che avviluppai tante donzelle per la mia, lì in mezzo, gazzella abbronzante di spiagge paradisiache ma salsedine.
La famosa “gazza ladra” del mio rossore alla Gioacchino Rossini, compositore incomparabile eppur così descritto, “buongustaio” da “Wikipedia”:  ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant.

Più che altro “vivendomele” tutte bone nel “bonaccione”. Più che Gioacchino, direi fiacco ma di fianchi come Lui avvinnazzato.
“Sgozzato”, ad “aizzarmelo” nel rizzarlo, fra more, rossettine, corvine, nere e biondine, una merendina, un’altra “maialatina”, “Li mortacci tua quanto m’è diventato duro!”, i muri insonorizzati ché i vicini non potessero ascoltare i “potenti” miei godimenti ululanti (già, il fringuello volava bell’ bell’, sognando che codeste, a pecorina, belassero nella “bestia” voluttuosa), la stiratrice del piano di sopra che voleva “sturarmelo”, e i tiranti delle corde elastiche dei pantaloni Everlast.
Infatti, “insormontabilissimo” come l’Everest, orientato fra sudafricane, nordiche e svestite a Ovest del mio in “festa”, infestante, “fastoso” e, dopo l’apice dell’orgasmo, di nuovo stizzito e poco tozzo sotto il livello dell’acqua.
Altitudini prominenti d’una mente che, alla vista di tali svettanti donne dinanzi al mio sventolarlo, subivano scosse “tettoniche” nel terremoto ormonale del poi finale “detonare”. Abbassando la cresta da gallo sotto le mie croste senza vera “crostatina di mele”.
Un cocco all’albicocca, a-dorando gnocche da sgranocchiare con “gocce” delle mie adocchiate per il piccante, sempre su e poi afflosciato nel “Vai col liscio”. Che musica per le mie orecchie.
Però, l’onanismo alla “lunga” fa venire… due palle.
E, a furia di toccare, c’è il rischio di non “raschiarle”. E diventare solo un uomo che fischietta, “pigliandola” così come viene, non tanto “pene”.

Ogni mattina, mi son “prefisso” questi numeri… di telefono per contattarle al fin di tastarle, non di cavo, ma “strillando”-castrato prossimo: quello della dottoressa Levante Luisa, una a cui levar la Laurea per spingerla d’aureo, Ponente Sonia, donnetta che però sprona al tramonto, e Ghezzi Enrica, omonima di cognome del fuori orario al femminile, meno cervellotico ma più per l’uccello.

In fin dei conti, il coito è affar nostro.

Io sono il Conte, quindi nessuno sconto. Come dico io.
Mi sa che non ci sarà neanche un colloDracula morì di sete.
Meglio comunque di te, che hai le corna.

A masturbarsi si perdono le cornee. Può darsi, ricorda zoccola: “Non darmela”.

Sì, si professano tutte vergini queste professorelle. So io, invece, come sborsano…

Invero, sono un patito delle donne, collezionista, come pochi altri, delle ossa mie che un po’ rosicano, talora arrostiscono. Insomma, così è per tutti, a volte va, a volte non “entra”.
Pazienza, ci scapperà la sega, senza scopata, appunto, del John Travolta di Pulp Fiction, detto l’Eric Clapton delle sue “corde vocali” quando “stecca”.
Ne vado matto. Credo che il mio non “essere sociale” alla Jimmy Bobo, derivi proprio da un’alterata percezione che i miei coetanei ebbero di me. Quindi, per un certo periodo, si bloccò, insomma fu boicottato e nessuna “imboccai”. Non cresceva neppure, in zona “bavaglino” del tinello con la Nutella ad addolcire e poco “cucchiaino” a “smaltare” di glassa e di “grosso”.
Fu per colpa anche proprio delle piccioncine che “rimpicciolì”. Sì, loro andavano coi picciotti e io mi davo ai pasticcini mignon. Che mignotte!
E dire che la “cariatide” del Mickey Rourke, tornando a questo qui, “in erba” c’era “tutto”. Per la mia Carré Otis mi sarei tagliato il mignolo con tanto d’anulare sinistro per ambidestri amplessi anche solo per sfiorarle il mignolo.
Più che Otis, fu un Hostel. Già, tanti sogni a castello e molti nel cassetto ma, per di più, incassavo e il mio “bottino” scassinavo. Molti adolescenti si recavano al casino, sempre feste, Notte e dì di pe(pe)rine, di mio incasinai nel Sam Rothstein di Casinò. Sì, colui che vede lungo, pronostica le scommesse altrui, ma finì, per un po’, a far il messo, mentre le messaline, di Domenica “intingevano” e poi di “permanente” nelle mèche del “mescolarseli” ben n’eran “tinte”.
Tutti dentro alle liceali con ambizioni formato “conigli”.
Sì, la prima educazione “puritana” partì per colpa di Don Giuliano, parroco troppo parruccone.
Provocai la figlia della Rosselli, una già col rossetto a otto anni, oggi l’usignolo m’ha detto che sta con un nano da “Cappuccetto”. Ero già Max Cady, ma Giuliano volle rendermi candido.
Sì, bagnai di “bianchetto” una da “macchiare”, e le imbrattai il quaderno di tal “scarabocchio”. Solo perché imparasse a chinarsi in adorazione del mio “Altissimo”.
Giuliano mi portò in sagrestia, e mi costrinse a leggere il Vangelo.
Lo lessi da cima a fondo, ripetendo i passi più equivoci, come quando non si capisce se Gesù stava con Maddalena o davvero pensava solo all’Alleluja, predicando sulle altalene agli uccelli.
La “tensione” s’allentò, ma Giuliano mi cacciò un ceffone:

– Lurido porcellino, non fare l’Ezechiele se ancor prima non hai affondato nel miele. Altrimenti, sprofonderai all’Inferno, e saran, come disse Lino Banfi, volatili per diabetici, cioè cazzi amari.

In tutto stile, senza battere ciglio, gli posi una domanda che lo raggelò:

– Giuliamo, siamo uomini o no? Lei e suor Aquilina, quando “cala il sipario delle recite”, recitate sull’altare?

Giuliano bevve l’amaro Giuliani. E scoppiò a piangere perché avevo pronunciato quella frase d’intuizione che non pontificò ma rabbonì il suo nasino da “sorelline”.
Din don dan, suonan le campane!

In poche parole, credettero fossi fermo alla Cresima, invece ho sempre amato Roberto Da Crema, l’imbonitore televisivo che t’incita, urlatore, a scartare le “bomboniere”.

Oggi, una squinzia desiderò “deliziarmi”, e “sbandò” in chat. Fui colto alla sprovvista, era appena alba, ancora in ciabatte.

Le ho replicato così: “Ciao, sbandi per me? Questa storia delle sbandate è un’emerita puttanata, ma fa Piacere eccome, stimola l’autostima per alzare.

Sei molto carina, a giudicare dalle foto non mi sembri il tipo per un altro, eppur, scavando a fondo, nella tua minigonna pantacollante, i miei occhi incollano e subito ti vorrei chiedere una “cortese” amicizia, ambendo nella speranza di baciare le tue calze, permettendomi qualcosa che s’innamorerà.
Possibilmente potrebbe incalzare. Tu scalza, “lui” incazzato.
Ci stai? Se non ci stai, statt’ bon’.

Fra i due litiganti, il terzo gode?
Chi è il terzo?
Willis Bruce? No, Bruciato Luciano, uno lucano.
Eppur cucca.

Guarda la gente e s-fotte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Last Stand (2000)
  2. Last Action Hero – L’ultimo grande eroe (1993)
  3. The Tomb (2013)
  4. Jimmy Bobo – Bullet to the Head (2012)
  5. I guerrieri della notte (1979)
  6. True Lies (1994)
  7. Ancora vivo (1996)

“Red 2”, il Teaser Trailer


20 Jan

Dopo lo straordinario successo del primo, la banda capeggiata da Bruce Willis, con ai suoi “servigi” i prodigiosi John Malkovich ed Helen Mirren, fra gli altri, sta tornando.

 

Cambio di regia, stavolta affidata a Dean Parisot.

 

E una graditissima new entry, il grande Anthony Hopkins.

 

 

Gustatevelo!

 
(Stefano Falotico)

 

Genius-Pop

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