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Il mistero del cartoncino di Twin Peaks stagione 3: il nostro valore non serve per la Gloria, neanche per la Laur(e)a


27 Apr

 

Ecco, non l’avevo ancora aperta sino a poche ore fa. Sto parlando della confezione in cofanetto di Twin Peaks 3. Che vidi su Sky Atlantic e di cui registrai, mi pare ovvio, ogni singola puntata.

Per godermela nelle mie notti da uomo di Atlantide. Sì, in un mondo sommerso tutto mio da Joker Marino.

Purtroppo, Sky esige un abbonamento annuale abbastanza consistente e io non posso pagare un canone di questa portata ove il servizio clienti si limita appunto a qualche lynchiata. Il palinsesto ripropone sempre gli stessi film a cicli continui. Con extra di partite di uomini in mutande e il collaterale canale a luci rosse improponibile anche all’uomo delle nevi.

Così come tu, d’altronde, cambi umore un tanto al mese ma poi ritorni sintonizzato sulle stesse frequenze mentali, in un noioso, oserei dire ad libitum e allibente stato depressivo talmente monotono e monolitico da renderti un must assoluto. Più che farti santo, in tuo onore non erigeranno nessun monumento. Peraltro, non susciti nessun interesse, arrechi solo stress e dunque non ti dedicheranno neppure un attimo di tempo, un brevissimo, impercettibile momento. Ah, che godimento!

Sei già marmoreo di tuo. L’estasi vivente. Forse il buddista più deficiente. Tu non vieni scalfito non solo dallo scalpello ma neppure da una che vorrebbe s… telo.

Sei un uomo imperdibile, un appuntamento irrinunciabile per chi, ipnotizzato dal tuo stato poco catodico ma catatonico, sa che buchi lo schermo dei nervi ottici e solo quello con la tua espressione immutabile nel tempo come una Gioconda eterna, oserei dire eterea. Sì, il tuo nome echeggia nell’etere mentre gli altri fanno l’amore in prati fioriti di edere, tu rimani come eri, il domani per te non esiste e ti sei pietrificato in un’era ove forse c’eri una volta e invece ora sei di cera come il volto levigato, stolido e d’argilla indurita del grande Kyle.

L’unico uomo capace di mantenere lo stesso carisma pur interpretando tre personaggi assai diversi fra loro, ovvero l’agente Dale Cooper, uomo sempre pettinatissimo, coi capelli corti e il fascino di colui che usa solo dopobarba di qualità senza ulteriori aggiunte di emollienti, profumi e additivi chimici, un serious man dalla moralità invincibile, quindi Dougie Jones, l’uomo più sexy del mondo pur essendo ancora più tonto di Forrest Gump, l’unico capace di essere a letto più dolcemente animalesco di King Kong per Naomi Watts, e la specie d’Innominato-uomo nero delle favole, un Doppelgänger posseduto dal fantasma di Bob col bulbo di una rockstar fuori tempo massimo e un po’ di piacente pancetta da colui che forse ascolta pure Vasco Rossi. Sì, uno col pelo allo stomaco, un lupo che non perde un solo capello ma ha il vizio di essere terribilmente aggressivo e spacca a braccio di ferro i tendini dei suoi avversari come Jeff Goldblum de La mosca.

Un Popeye che divelle vertebre e bicipiti, dunque, come se nulla fosse, col giubbotto di pelle cammina a mo’ di rettile viscidissimo fra covi segreti nel suo look da Brandon Lee sui generis de Il corvo, innestato su movenze robotiche da cyborg e una faccia da culo magnifica.

Sì, un attore poliedrico, un camaleonte il nostro signor Kyle MacLachlan. In Showgirls è un guardone a pagamento, in Twin Peaks suscita, anche negli uomini più eterosessuali, immani e contagiose ammirazioni da voyeur.

Un uomo irresistibile che fa il piacione senza però dare nell’occhio. Conservando intatta la sua integerrima classe esagerata da investigatore finissimo in pulitissima giacca e cravatta ultra-stirata.

Praticamente sono io, non fosse che i miei capi d’abbigliamento non sono gli stessi indossati da Kyle. Uno che, grazie a Lynch, si può avvalere d’una costumista coi fiocchi. Sì, una sarta che saprebbe impettirlo anche regalandogli un modesto, poco vistoso papillon.

Di mio, sono cupo nel vestire, vale a dire tinta unita tendente al blu su occhi castani quasi corvini e un pizzico di alopecia androgenetica su stempiatura curata con shampoo della Coop, senza coloranti e balsami.

Jeans casual presi a caso dall’armadio, scarpe da ginnastica da meccanico dell’officina a te più vicina.

Sono spesso però imbalsamato. Un’anguilla maniaca della pulizia intima e igienica.

Sì, non ho più Sky e quindi ho dovuto dare indietro pure il decoder con tutte le puntate archiviate di Twin Peaks 3.

Così, dalla mensola ho rinvenuto il cimelio da me precedentemente acquistato della suddetta stagione.

Sin ad ora mai scartata, conservata e sigillata in un’impenetrabile, ermetica teca di plastica come un’intoccabile reliquia di San Gennaro.

Al che strappo delicatamente il cellophane e mi si para dinanzi l’abisso e ancora oltre.

Questo non è uno Steelbook e nemmeno un consueto Blu-ray.

Trattasi di un cofanetto intarsiato stra-pregiato e deluxe con tanto di tasto speciale e “proibito” per accedere alla red room misteriosa.

Con cartoncino prelibato e scotchato da rimuovere come se tu avessi svolto praticantato per vent’anni presso il miglior chirurgo del mondo. Quello più navigato.

Sì, basta una minima mossa falsa dei polpastrelli e si rovina irreversibilmente la magia. Devi avere un sangue freddo da salamandra e non devi, nella maniera più assoluta, lasciarti cogliere dal panico di una fretta cattiva consigliera.

Altrimenti, poi, il cartoncino pregevole potrebbe lacerarsi e le alette potrebbero non più ricongiungersi alla perfetta simmetria di tale cubo rettangolare con tanto di arabesco intaglio da mosaico bizantino di Ravenna.

Alla fine, ce la faccio. Adesso però mi occorre un cardiologo. La pressione è scesa al minimo storico.

Il cartoncino è rimasto, cazzo, leggermente segnato e ammaccato da tale manesca, oserei dire poco maneggevole, non tanto leggiadra mia palpata su dita appena lavate col sapone detergente anche il demone sotto la pelle di Kyle.

Sì, Cronenberg e Lynch s’intrecciano in Twin Peaks 3. Infatti, non vi è solamente la citazione di The Fly ma si va a parare anche su Starman di Carpenter.

Con tanto di “alieno” Dougie Jones che, nella scena delle slotmachine, sembra Jeff Bridges.

Sì, in casa mia è conservato uno dei capolavori più alti della Settima Arte più raffinata. Una perla impareggiabile, una bellezza ancor più magnetica della mitica G. Guida.

Sì, la Guida fu un’icona erotica delle commedie da quattro soldi un po’ pecorecce degli anni settanta.

Una Guida poco spirituale, diciamo, ah ah.

Una bionda da lasciar stecchito ogni Dorelli in tre secondi netti.

Io, nel lontano 2012, la vedevo spesso. Abita nel bolognese e, soventemente, la domenica mattina andava a far colazione alla pasticceria di Casalecchio di Reno, La Dolce Lucia.

Lei vive ancora del suo “mito”. È stata la fantasia inaudita di milioni d’italiani arrapati e ignorantissimi in quegli anni per lei d’oro…

E, per non farsi riconoscere, inforcava puntualmente, impeccabilmente occhiali da sole anche alla vigilia di Natale.

Ora, che vi posso dire?

La gente è assai suggestionabile e molto sciocca. Mi trovavo in questa pasticceria ed ecco che vidi entrare una donna. Una donna normale come tutte le altre. Non più giovanissima ma di ottimo aspetto.

Al che, udii ronzare nell’aria le voci incuriosite dei presenti… un cicaleccio di parole confuse si frastagliarono nella morbida atmosfera calorosa. Ah ah:

avete visto chi è? È la Guida.

 

Gli uomini, dall’avvocato super commendatore al buttafuori della bettola più sgarrupata, incominciarono a pasticciarla di occhiatone da leccaculo, avvicinandosi a lei in segno di riverente cortesia ruffiana da marpioni.

Porgendole baciamano che anelavano, dietro la gentilezza da cioccolatai, il mascarpone di notti ancor ribalde e gloriose con questa G… a.

Notti golose da infimi peccatori alla Se7en.

E dire che non vidi nessun uomo, fra questi, bello come Brad Pitt e nemmeno saggio come Morgan Freeman.

Uomini semmai che, dopo aver assaggiato le diplomatiche, fecero i diplomatici, sperando in una reciproca cremosità da merde diarreiche.

E poi il matto sarei io? Sarei io il Kevin Spacey di turno?

Mah, a me parve e pare una donna normalissima. Né più né meno di tante altre donne carine. Poi ha ora la sua età. Per la madonna!

Ma l’Italia è sempre stata questa. Vive di miti assurdi, ha elevato in gloria… Pozzi Moana e invece ha spellato vivo Silvio Pellico.

In Italia, se stai male, ti dicono che basta comprare un flacone di penicillina. E, che se non ce la fai, sei come Pollicino e vai di pollici giù.

Sì, a proposito di Guida e Lino Banfi, ma quale belva umena! Sono solo un cinefilo mezzo disgrazieto!

Secondo voi che dice all’orecchio la signora Laura Palmer a Kyle?

Ci sono varie opzioni:

1) Kyle, hai risolto il mistero della scatola blu di Mulholland Drive? Il tuo Dougie Jones conosce bene la Watts. Ti ha spifferato qualcosa?

2) Kyle, sono Sheryl Lee. Se non era come sempre per Lynch, vivrei come Laura Palmer dell’episodio finale. Lo sai? Stesso discorso, amico, vale per te. Se non era per David, nessuno oramai ti cagava.

3) Mi indicheresti dov’è il bagno? Non si capisce niente in questa stanza. Ci son solo tende e piastrelle. Potevano mettere un cartello, no?

4) Finita questa scena, ce la facciamo una cenetta a lume di candela? Poi mi fai tutta la ceretta, ok?

5) Con questa serie noi abbiamo ottenuto la gloria. Sinceramente però, ah, non è che ci abbiano pagato benissimo.

 

Morale della favola: nella vita è importante amare Twin Peaks.

Ma non si fanno le cose soltanto per la Gloria…

Si fanno per campare un po’ più decorosamente?

Secondo me, sì.

Insomma, che te ne fai di una Laura, no, laurea se poi non capisci non solo Twin Peaks ma nemmeno, nel 2019(!), zuccone, come ordinare tramite Internet un dvd?

 

Sì, fratelli.

Nel 2019 inoltrato, sento gente che guadagna ventimila Euro al mese e non ha mai fatto un solo acquisto tramite Amazon.

Perché non sa come si fa.

E noi vogliamo farci giudicare da gente così misera? Sono dei taccagni, avari pure nei sentimenti più gratuiti.

In verità, vi dico che sanno benissimo come si fa! Eccome! Se devono pagare una su un sito e non starò a dirvi quale, dopo tre secondi ecco che ottengono uno spogliarello in Live Webcam.

Questo per dire quante seghe, no, quanto segue.

Molta gente dice che vorrebbe comprare un mio libro, invero non ha acquistato neppure l’anteprima.

– Ah, va bene. Mica sei obbligato. Se ne sei interessato, leggilo pure. Mi farebbe piacere.

– No, lo leggerei volentieri. Non vedo l’ora. Deve essere notevole. Un’ottima lettura. Ma sono poco pratico di acquisti online.

 

 

La verità che non gliene può fregar di meno.

Ci sta. Ma poi non mi venisse a dire che Twin Peaks 3 è una boiata.

– Ti è piaciuto?

– No, non tanto.

– Ah, come mai? M’interesserebbe il tuo punto di vista.

– Guarda, in realtà non l’ho visto.

– Non avevi voglia. Ci sta.

– No, non ho tempo.

– No, non ci credo.

 

Il tempo si trova sempre.

Benvenuti cioè nel Belpaese. Ove tutti sono poeti che ambiscono a… la Gloria (come dicono a Bologna, capoluogo ameno in cui mettono l’articolo determinativo davanti ai nomi propri femminili) senza aver mai letto un libro, ove tutti sono grandi attori dopo tre buone Polaroid, dove lo sport nazionale non è il Calcio, bensì il Rugby dei pugni in faccia e delle prese per il culo.

Purissima, nobilissima commediaccia all’italiana con un tocco di feste e santi, anche sani, patroni molto padrini…

 

di Stefano Falotico

Cooper Laura Palmer twin peaks

SCANNERS: d’ora in poi, nessuna compassione per i dementi sia nel Cinema che nella vita reale


06 Mar

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Ebbene, giriamoci attorno per arrivare poi alla sparata micidiale. Nel mio consueto stile che oramai, giustamente, non chiede più perdono a nessuno dei suoi azzardi, anzi, con veemenza inaudita, irrefrenabile, sguaina la spada e infilza altri imbecilli. Facendo saltare per aria le loro budella marce e poi picchiando loro furentemente in testa con ancor più ampio vigore.

Fulgore!

Sì, beccatevi questa clip e ammutolitevi. Ne abbiamo le palle piene di queste borghese altezzose. Con le loro profumerie, i loro bon ton, le loro buone maniere fintissime, laccate e soprattutto leccate.

Leccate da qualche bauscia che consola i loro momenti di frustrazione, regalando a queste i soldi per shopping di altri cazzi. Sì, quelli degli amanti gigolò che, nel loro ambientino, il loro “habitat naturale” di finzioni, di lor feste orgiastiche da Eyes Wide Shut, si trastullano da scambiste obbrobriose, repellenti, anzi, di pelli puzzolenti.

E questa è pura Arancia meccanica dura, cazzo.

Sì, siamo stanchi oramai delle prese per il culo. Imperterrite, impietose, abominevoli, sfacciate, di queste plateali derisioni da imbroglioni col culo parato e la facile parlantina… ché tanto hanno sempre i soldi per altra carta da parati.

Sì, hanno attestato di carte bianche la loro presunta, oserei dire untissima superiorità altolocata solo nel comprare un altro panno sporco da biancheria Intimissimi per nuove stronze, sporcizie e volgari malizie segretamente ripulite dietro tangenti e corruzioni avvocatesche grazie a qualche lercia tresca oziosa.

Sì, questi prima peccano e sporcano, quindi si smacchiano grazie a mance che presto dimenticano i loro bassi colpi mancini.

E quell’altro panzerotto? Che fa? Guardatelo come cammina e poi sfila in macchina tutto in tiro con tanto di giacca e cravatta stirata e linda per merito della varechina di una che lo mantiene, una valchiria. Sì, è un semi-analfabeta ma ha ereditato una fortuna dal padre e ora, nonostante si presupponga che debba mantenere lui la puttana tedesca con cui sta, incassa perfino altri maritati, no, “meritati”, ammogliati guadagni da magnaccia che mangia alla nostra faccia. Ammollandoglielo di tanto in tanto grazie ai suoi contanti.

Chiariamoci molto bene, puttanieri, filibustieri e cazzoncelli vari.

Io lavoro più di voi, giorno e notte elevo il cervello e non solo l’uccello per distaccarmi da questo mondo di bei coglioncelli. Ma guadagno assai poco, caro il mio porcello.

Ma non accetterò, d’ora in poi, altre reprimende, altri pugni e che tu mi dica che non valgo un cazzo, dandomi della vile, vivente pugnetta nullafacente. Sennò, da me riceverai solamente altre salviette. E dovrai metterti in ginocchio, sì, genuflesso davanti al Muro del Pianto, mio mulo. Cosicché, anziché prendere per i fondelli gli ebrei e i diversi, caro fascistone-nazistoide dei miei stivali, col tuo infrangibile, ottuso muro di gomma, dall’alto del tuo edonistico, materialistico culto io ti piscerò nel luogo del tuo culo. In modo qualunquistico. Sì, ove piscio piscio. Senza sottilizzare in modo sofistico.

E non ti cago!

Mi dirai che sono un tipo cuculo e io te lo piazzerò ancora e ancora più a novanta. Stanne sicuro! Finché non la pianti nel dirmi che devo soltanto piangere di rimpianti.

Ora, ai tuoi neuroni predisponiamo un sofisticato impianto. Questo è quanto.

E quella troiazza? Che cazzo fa? Insegna ai bimbetti e ai pappagalli, con la sua grinzosa pappagorgia, sempre le solite pappardelle, ovvero moralistiche lezioncine leziosissime su come si sta al mondo nella scuola magistrale della sua pippa e schiappa e poi va a rinfrescarsi le chiappe “in formissima” a Ibiza?

Basta, non faccia le bizze. Ora le serviamo una bella pizza! Chiaro, pazza? Se non ti è chiaro, altra pummarola ’ncoppa e in capa a questa capra con la sua cima di rapa, una campagnola che vuol pure spacciarsi per gran signora e invece desidera, intimamente, sol che qualcuno le spazzi l’aiuola. Ecco, la vedi questa suola, falsa suora? Ora arriva in testa.

Le zoccole non meritano coccole. Essendo caccole, è tutto grasso e merda che cola.

Che cosa? Devo tornare a scuola? Ehi, troiona? È così? Allora ora ti sbatto nel sottosuolo.

E quel bambagione che fa? Ancora sfotte gli anziani e gli omosessuali? Quelli sulla sedia a rotelle? Gli manca davvero qualche rotella. E ora ha finito di far il bello con le sue ciambelle. Sfotte pure i bidelli! L’unico buco che verrà bene non sarà quello che questo farabutto si fa con le sue amichette, con la sua siringa sterilizzata dietro il titolo igienicamente pulito, bensì la voragine che ora gli si aprirà nello sfintere grazie al mio clistere.

E d’ora in poi portate rispetto e pigliatevelo ove vi siete meritati di prenderlo a causa della vostra demenza.

No, la mia non è buona creanza. È solo avervi spappolato la panza.

Senza rancore, un uomo che si è stancato di esser trattato davanti da gentile signore di gran cuore e poi, da dietro, inculato a morte.

Andate a farvi fottere e bruciate con enorme calore!

Altrimenti, vi friggo le teste di cazzo che siete e anche quel coso che avete fra le gambe esploderà. Ma non più di goduta, fottuta ilarità.

Eh già. Mi sa che proprio questo accadrà. Ah ah.

Super disturbo psichico da vostri iper-disturbati con tanto di sturbo e turbo.

 

In fede,

uno che di questa società è orgogliosamente un disadattato infedele.

Infelice no.

Gli infelici, vi ho detto, siete voi, infetti e dalla nascita insetti, miei stronzetti

 

 

di Stefano Falotico

David Cronenberg, Leone d’Oro alla carriera Venezia, quale occasione migliore per leggere il mio libro su di lui?


19 Apr

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Alberto Barbera si è espresso in questi termini…

Benché in origine Cronenberg sia stato relegato nei territori marginali del genere horror, dai suoi primi film scandalosamente sovversivi il regista ha mostrato di voler condurre i suoi spettatori ben al di là del cinema di exploitation, costruendo film dopo film un edificio originale e personalissimo. Ruotando intorno all’inscindibile relazione di corpo, sesso e morte, il suo universo è popolato di deformità grottesche e allucinanti accoppiamenti, nel cui orrore si riflette la paura per le mutazioni indotte nei corpi dalla scienza e dalla tecnologia, la malattia e il decadimento fisico, il conflitto irrisolto fra lo spirito e la carne.

La violenza, la trasgressione sessuale, la confusione di reale e virtuale, il ruolo deformante dell’immagine nella società contemporanea, sono alcuni dei temi ricorrenti, che contribuiscono a fare di lui uno dei cineasti più audaci e stimolanti di sempre, un instancabile innovatore di forme e linguaggi.

Il grande, leggendario David ha ringraziato e speriamo che questo prestigioso premio lo induca a ritornare a fare ancora Cinema.

Intanto, colgo ancora, permettetemelo, l’occasione per ricordarvi che, se amate la bella scrittura e i piccoli saggi monografici, non potete non comprare il mio David Cronenberg, poetica indagine divorante, che trovate sulle maggiori catene librarie online.

Ringrazio inoltre il sito Onesto e spietato per avermi fatto una graditissima sorpresa. Con mio grande stupore, inorgoglito infatti son stato pochi minuti fa nel sapere che nel loro post 5 libri sul suo Cinema hanno menzionato proprio questa mia “creatura”.

Eh sì, sono un uomo mosca, un esperimento vivente di mutazioni perpetue. Oggi sono questo, domani forse sono un Viggo Mortensen.

Ed evviva Antonio Gallo!

 

di Stefano Falotico

David Cronenberg, poetica indagine divorante, recensione da Cinefocus


26 Apr

Focalizzata qui.

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Cane di (p)a(gl)ia, code di ca(va)llo, (ri)torsioni dei bracci “destri” del branco non desto


11 Sep

03330522La violenza fa parte, dagli albori dei temp(l)i, della nostra società e della nostra Costituzione san(t)a e robusta, miei mezzo busti “belli” in giacca e “ovatta”. Dovreste sentire le la(cri)me di rabbia dei cani quando, deturpati della loro inviolabile eppur v(i)olata via integrità (im)morale, calpestati dall’ipocrisia menzognera e omertosa passan dalla parte del tor(t)o, perché i tor(t)i, di mille abusi, non solo facili in faccia torte, falciati vengon sempre dalla feccia che volle che “non venissero” e si sven(tr)assero.

Così si ribalta il crimine perché i belli, dopo esser stati pelati, “plagiati” e “piallati” dalle lor caudine (f)orche a base di carnascialesche or(g)e, non ci stettero, la (r)esistenza intellettuale crollò dirimpetto ai lor “for(t)i” (marchia)tori, stigmatizzanti la “debolezza” ove c’era purezza.

Stupri mentali, mobbing psicologici per le coscienze da immobilizzare tanto da renderle così (irremovi)bili dal lor poi d’ira muoversi ché le offese di darsi una mossa e “svegliarsi” attaccaron le vergini, intimandole, poiché già “timide”, al suicidio.

Argomento complesso… di colpa, di brutti colpi quello della violenza.

Quale degenerato la genera, quale “genio” la partorisce, quale scemo la semina, quale male si moltiplica al patito, giammai partito (non) d(om)a(n)i. E se non dai, principe non sei, non puoi esserlo, non devi avere perché “av(ar)o”.

Si (di)mena, cari “ameni”.

Amen(o) che…

Ammonimento!

Questa non è idiozia, è sacrosanta, “malsana” giustizia!

D-i-o!

 

di Stefano Falotico

Mio figlio si chiamerà Nikolai e non Niccolò Fabi


08 Feb

 

   Giovinezza irosa contro vecchiaia “generosa”, antico dilemma della mia veloce “flemmatica” tra le femmine vs i lemme lemme da cammelli

Sì, Niccolò è uno da Licia Colò. Sui suoi capelli, egli “shampeggia” di sapienza melensa. Infatti, lei s’è laureata alla “Sapienza”, lui si lava con le saponette.
Li vedrei bene accoppiati tali piccioncini. Licia con l’ombrello per pararsi dal lancio degli ortaggi, e Fabi con l’uccellino allo zoo ad aspettarla col “mazzolin’” da botteghe dell’antiquariato come il palmato-Panda elettrizzato delle doppie punte al pelo “garbato” e fuori moda nel rischio-recinto dell’estinzione. Sì, da civette sul comò. Lei glielo “recide” e Nic, alla Cage Nicola, urla “Taci Licia, t’accid’!”.
Lei dottoressa tutta compunta e lui coccolone delle antiche romanticherie da pistacchio più pernacchie. Licia, la racchia, Niccolò, il cantante delle varichine mentali. Egli, infatti, nella sua “musica”, “ugoleggia” di dolce scemenza, esorcizzando una vita che non va mai “là”, lei invece ammira le gambe delle altre fenicottere, visto che il suo “documentario da dromedaria” non viene mai animato fra gambe l-i-ane un po’ più animalesche della sua o(r)ca.

Questa città è una giungla! Donna, non smaltarti le unghie!

Un mio amico mi chiede, offrendomi un bicchiere:
– Stefano, se avessi un figlio, come lo chiameresti?
– Innanzitutto, non lo chiamerei. Al massimo, lo chiamerò. Non ricamarci sopra.
– Dai su.
– Nikolai, come Viggo Mortensen de La promessa dell’assassino.
– Sei un comunista?
– Sì.
– Come hai fatto a diventarlo?
– Pigliavo la Comunione, poi mi son accorto che i preti “facevan” comunella con le suore, il nostro “governo” fa il “Santo(ro)”, è un Travaglio, parla, attacca ma sta sulla difensiva e non re-agisce. Eleggeranno Grillo Beppe, solo perché ebbe una vita da cani alla Mel Brooks.
Tu, tu come la vedi?
– Rossa.
– Sì, una figa che non canti questo ritornello da obitorio:

rosso, è un vestito rosso
oggi quello che indossi
per il mio funerale
bella senza più pensieri
come sei tranquilla
nel giorno del mio funerale

Dopo aver riascoltato questo brano “sull’orlo del precipizio” all’orzo, sento che il mio intero corpo viene invaso da “ultracorpi” da Arca di Noè, uno sicuramente meglio di codesto coccodè dal nome Niccolò.

“Onomatopeicamente”, su mossa pelvica a pelle, st(r)opp(i)o l’audio e, in play nel suo “b(l)ack”, mi lancio e “slaccio” sulla mia bell’, “registrandola” nel led incandescente.
Sì, le tolgo la cuffietta da buffetto e le “inserisco” cuffie d’un Sesso ad alto volume, con tanto di “albume” e sua “bua” che gode asina.

La società piccolo borghese mi perseguita per insederarmi, li svio, mi dan del “deviato” e insistono a voler invertire la mia rotta affinché non “rompa” nelle loro fidanzate. Le tentan tutte per “amputarmelo”, per frenarlo e ferirlo, raffreddarlo ché non sia un “dandolo” in Lei che dondolerà nel “La” maggiore su mio “allegro vivo” con picchi rock di toccar qui e ficcar in “MI FA”.

Ah, fifoni, allibiti dinanzi alla mia potenza, cercate alibi da eunuchi e, intanto, le vostre nuche si distraggon di sinfonie senza il “termosifone” della gnoccona. Non ci pensate…, e vi riempite di coriandoli, eh sì, siam quasi a Carnevale e, ove vanno i cavalli, la mia lo “assaggia” mentre voi celebrerete il corteo, sempre più celere, di mascherine color “cerino”.

Cosa ne sai tu panzone del mio tizzone se, solo di tazzine e caffettino, “troneggi” arrogantissimo da chi ha molte rughe e non più è figo?

Lo so, odi il mio fisico, e lo “sedi” per “rassodare” le tue certezze, sbraiti di “politica” da pollo e, col prosciuttello, condisci l’ultima insalata di tua moglie che, un Tempo, “incendiavi”.
Ora vedo solo aceto e poco “olio”. La massaggiavi, la schienavi, schierandoti contro le masse, eri perfin un sano massone acuto, ora sei un musone e un Mussolini.

Merdoso porco, lecca il pavimento, ci son le briciole della tua anima da cui potrai cavar un “buco”.

Sì, i ricatti degli “adulti”. Nick Nolte di Cape Fear n’è consapevole. E la sua Juliettina Lewis voleva solo “gustare” il ditino del lupone Max Cady.

Nick aveva paura che scoprisse i trucchetti troppo presto, e la proteggeva mentre “lui” si protendeva nella Lange Jessica di “Sacra Bibbia”. Tessendo il teso.

Merdaccia! Tradivi Jessica con Illeana Douglas, spacciandoti e “spaccandola” di Squash fra le sue cosc’, e volevi ficcarlo in culo al Bob. Difendesti le tue “federe” pen’-(an)ali per macchiare le fedine d’uno da “fettuccine”. Fetentone! Chi pensavi di essere, il Michael in Sharon Stone?

Nick, da giovane, giocavi a Football ma adesso hai le palle ammosciate. Compri un moscone per viaggiare nel mare, ma manca il carburante del burro. Datti ai musicarelli, suvvia! Suda ancora, Nolte!

Ah, NickChe cazzo fai?

Dammi retta, fai tanto il retto(re), ma non è più “rettilineo”, acquista Zucchero e il suo “Diamante”:

Respirerò,
l’odore dei granai
e pace per chi ci sarà
e per i fornai (
Fornaciari?)
pioggia sarò
e pioggia tu sarai
i miei occhi si chiariranno
e fioriranno i nevai

Fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono

 
Ho detto tutto.

Anzi no, di-dietro nel “frontale”.

Comunque, buon compleanno Nick, compi(ti) gli an(n)i.

Il mio “immediato” impatto sulle donne: divenire uomini è un supplizio

V’ho già raccontato, mettendomi a nudo, del mio “(ro)manzo” di “formazione”…

Una certa Cristina, rimase colpita dal mio primo libro, e desiderò incontrarmi, lanciandomi quest’approccio “porcellina”:

– Stefano, hai un grande talento. Io l’ho scovato. Se tirassi fuori il naso dalla porta, “entrerebbe-uscirebbe” anche “qualcos’altro” che potremmi “colpirmi”. Ne sono convinta. Mi scoperesti?
– Da cosa “lo” deduci?
– “Puro” istinto.

Fissò l’appuntamento alla stazione, entrò senza preavviso in macchina…

– Sei davvero tu, t’ho notato subito. Sei appariscente.
– Come no.

Aprì la portiera e, incurante della folla attorno, delle valigie, dei trolley e della sua risata “volley”, si scaraventò per “averlo” seduta troia-stante-equi-na nel posteriore sebbene fossi seduto in quella anteriore.

Piluccò, strappandomi le labbra, e non ebbi neppure il Tempo di cambiare la “frizione”.
Al che, schifosa, mi diede un pugno senza sputacchio:

– Torna a spugnettarti. Non sei cresciuto!
– Perché mai “azzardi” dopo che volevi “azzannarmelo?”.
– Un altro, al tuo “posto”, sarebbe già venuto.

Mi sganciò poi un altro colpo “basso”, strozzandomelo nella cerniera.

Prima di sverginarmi con una ragazza un po’ più delicata, “tutto” andò sempre con “enorme” cautela.

Fui io stavolta a recarmi da una che mi scrisse: “Non t’accorgi che fai sesso anche solo chattando? Capto il tuo profumo “deodorante-ascella” appena “apro” la “messaggeria”. Non vedo l’ora…

Sempre in un parcheggio, più discreto però, afferrò la mia testa e la (o)mise fra le sue tette.
“Strozzato”, starnazzai un “Basta, mi stai asfissiando, stronzona!”.

– Svegliati! Un “altro” sarebbe già passato alla passera. Goditela!

Quindi, mi usò come cruscotto in zona compact disc.

Comunque, dopo qualche “appiopparlo”, posso dichiararmi un “latin lover”.

Già. Il mio prossimo “capolavoro” letterario s’intitolerà “Cavolo col bavaglio in tavola”, storia d’una regressione “appetitosa” molto “appetibile”. Sì, il petto del gallo è meglio.

Certo…

Infoio ancora e m’infogno.

Sparandolo alla prima che capita. Non capitombolerà ma il biliardino non è per il suo budino.

In una società di vacche, bisogna sputare fuori il “rospo”, non saremo dei principi, ma almeno ce l’avevamo sul gozzo. Cosa? Il lazzo

Chi sei? Molte mi evitano ed, evitandomi, m’avvito in una Co(o)pLand mia stalloniana da “sordo” di un orecchio senzientissimo per la sentenza finale. Abrogo gli aborti se non c’è stupro, innalzo gli imbroglioni a impalarli, e stimolo la diuresi di chi non è massimo ma solo da copertine di “Max”. La gente m’osanna, il Cielo mi subissa per un’affissione non da incorniciare come Pacino di Quel pomeriggio di un giorno da cani. Ancora lievito d’autismo che bara per non finire nella tomba di chi non prova più nulla, guido l’auto e suono i flauti, anzi sono il programma elettorale di Paperopoli e poi “cagneggio” nel mio onomastico sul mastice “Mastinello, il fustino ululante a 80 gradi”, spingo la lavatrice dei pensieri e l’attrice de France mi solletica mentre le mie notti son angeliche senza Angie Everhart. Intanto, Erik Everhard fotte AJ Applegate e “trolleggia” nel mandare “twittate” alle tette di Dani Daniels.
Io, agnellino, osservo queste “infil-z-ate”, spengo il “bulbo” oculare e sollevo i pesi, insomma so’ peso.
Tu mi peserai nella tua Bilancia? Il tuo segno è quello, 
Zodiac è me in terzetto.

Non hai capito un cazzo tu che leggi fra le righe?
Ci sono anche gli spazi, eh?

E lo spazzolino dov’è?
Lo spazzolino fa come lavoro lo spazzacamino.

Detto come va detto, il mio è gigantesco, anzi gargantuesco.
Donna, andiamo a Gardaland.

Sono il Dragone russo!

E ricordate: a proposito di roba “enorme”, secondo voi, mi ri-volgo al sesso gentiluzzo, è meglio una cena con Bailey Bill, dotato d’un pescione pornoattorone, oppure l’irish cream del Baileys?

E su questa stronzata volo ove Lei vorrà.

Sì, Rosso di sera, è solo un tramonto.
Montatele!

Scatenate l’Uomo ch’è in voi, non “surrogatevi” nell’idiozia farfallona del frivolo piccolo borghese, che fa rima con scemo palese e da palate. Mangia i Pavesini, e Pavese?


Pettinato “a iosa”, scomposto e “maleodorante”, infesto suggendo seni “a raffica”, spossandomi senza sposarne una, poi sposto il “gancio” mio giocherellone e regalo un Joker a una cocca che farloccherà poi con un “fenomeno”, rallegrandolo di porgergli la “sporgenza” con tanto di sottiletta “impaninata”.

Codesta categoria, che si sfama, iettando e sputtanando il prossimo, dall’alto “eminente” della fiera e delle pose nella prosopea, non conoscerà mai la Mesopotamia. In quel luogo orientale, gli ippopotami orientan la proboscide nel “triangolo isoscele” di gazzelle che scosciano, senza “scocciare” ma scoccando il pachiderma interiore nelle epidermidi delle paludi. Gli uccelli sollevano il becco e non s’arrabbiano, sbeccando il posacenere se le loro sigarette son amarognole di Marlboro nel Camel Trophy. Sì, son fuoristrada e vivono, aggrappati alla foresta di Tarzan, che dà ordini e le cui urine non soffrono di sifilide. La sua Jane è a Lui amantissima nei “malti” di serate cobalto, egli la sodomizza con Cheeta ad applaudire, stimolando le scimmie a “scaldarsi” di tifo sotto i temporali “termali” delle escursioni termiche, con i selvaggi a idolatrare King Kong, e urlando che sbatta Naomi Watts, a differenza di Liev Schreiber, con Lei solo x-man senza la “Z” di Zorro nella zanna “bianca”. Ci vuole Wolverine, troglodita Hugh per goderla di “Ah ah”.
Hugh, il “miserabile”, condannato alle prigionie per colpa del fascismo “insindacabile” delle polizie che, invero, fan piazza pulita solo per fumare canne in quella di nome Verdi, famoso ritrovo di drogati, vicino ai portici di Bologna, ove i dottori attentano alle virtù delle suore, rabbonendole di “farmaci” con tanto di sacra “unzione” dopo esserselo “sciacquato” da “missionari”.

Panzoni che castigano le giovinezze, figli d’una generazione di dementi, “certificati” con tanto di “laureetta” e “lode a sbrodolarsi” a vicenda.

Ribellatevi a questa feccia di fessi.

Afferratene uno, chiudetegli la bocca e “melodierete” un suo “ridondar” nello strangolato con tanto d’inculata da suonato.

Sono Nikolai, e il tuo caz’ non genererà la tua stirpe, fecondando ovuli che son affare mio.

Parola di Stalin, Uomo che sale e ti spreme il pomodoro.
Di che colore è?

Color sangue!

A parte le minchi(at)e, è grosso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

    1. Jim della giungla (1948)
    2. Nicola, lì dove sorge il sole (2006)
    3. Baciami cavernicola (1996)
    4. Velvet Underground and Nico (1966)
    5. Nicolau – A Espada E a Rosa (2010)
    6. Nicholas Nickleby (2002)
    7. Caruso Pascoski (di padre polacco) (1988)

Vote Obama, votate “moi”, l’Uomo che usa il dopobarba solo quando va a pescar nel laghetto


06 Nov

Nel mio appartamento “confortevole”, m’appartai per anni, poi “(ri)partii in quinta”, nello stupor generale di chi mi fu “caporale”

Quest’inversione di rotta, dopo le mie “interruzioni”, fu ritenuta ancora interdetta da un tifoso della squadra nerazzurra, nel Moratti sullo “Stramaccioni” che spera oggi di militare ancora in zona “Champions” con tanto di Freddie Mercury nella “Coppa” e Milito a spronar la carica di nuovo “capocannoniere” per stramazzar tutti gli avversari al suolo.
Una vita ch’è, “senza dubbio”, una “cannonata”, da chi ha “cannato” tutto pur possedendo un’indole canina. Sì, i denti aguzzi marcirono nel tartaro cariato del “cattivo regime” delle “reti” nazionali. Fidatevi, meglio i cannelloni con la “besciamella”.
Eh sì.

Son ubicato in Via della Ca’Bianca n.3/3, tradotto il numero “civico” e poco civile della Trinità “candida”. “Incassato” e incasinato in una periferia “malsana” di “spifferi” e di “Me l’ha detto l’usignolo”.
La mia vicina di casa, Angela, è sposata con Cecchini. Pare che, da giovane, il marito fosse un cecchino “impiegato” in Cecoslovacchia a combattere i serbi col suo ormone “sebaceo”.
Poi, rincasato, coltivò l'”or(t)o”, prodigandosi per l’educazione (s)corretta della figlia. Adolescente che ascoltò Baglioni Claudio di camicia “fina“. Cristina, tal il suo(nato) nome “altisonante”, appunto di musichette “leggere” alla Cecchetto (eh eh…), s’impiegò come “commessa”-ragioniere ammaritando il “maritozzo” d’un saldatore a me omonimo, Stefano. Stefano adorava Cuccarini Lorella e, ogni Domenica, mangiava a sbafo dalla suocera nella cucina Scavolini. Esorcizzando le scalogne lavorative con delle scaloppine “al limone”, dopo primi piatti abbondanti “all’arrabbiata”. Infatti, si lasciò turlupinare dalle promesse-“gatto con lo Stivale” di Berlusconi Silvio, abbindolato dal suo “nuovo miracolo italiano“.
Al grido “Forza Italia!”, la sua mente, un po’ minorata, rimase in zona Mino Reitano. Ma il “tanga” di Cristina “lo” attizzava di balli col “liscio” alla Antonacci Biagio.

Di mio, sono umido, tendente alle previsioni sospette del “Meteo”, apatico e abulico come le nubi che si schiariranno, forse, nel sereno “precipitevolissimevol…(n)ubile”.
Di Sguardo “celibe”, già, mi sverginai con Roberta.
Ma scoprii che s’accoppiò col sottoscritto solo perché m’aveva scambiato per una “proiezione” olografica di Depp Johnny, il “figo”. Scoperto l'(auto)inganno, mi rispedì nel poster-iore.
Quindi, approdai su un’altra “gallina” ma, anch’ella, mi spennò dopo avermi “spillato” tutti i soldi “grazie” al movimento dei suoi fianchi. “Infilai” la mano, ma il danno fu immane.
Malfermo, mi ricoverarono per troppi calci nelle “palle”, così rischiai di ricascare nello stato “statuario” da catatonia-“daltonica”.
All’Ottonello di Bologna, “ramo” del Maggiore (sì, il lago più grande del nostro Paese non è questo, ma il Garda-land), la dottoressa Martelli “martellò” per aggiustar le “cervella”.
Mi ficcò in bocca varie pillole alla “Mary Poppins“, a cui ovviai rintanandomi nello “stanzino” condiviso con un flatulentissimo essere molto demente. Prima di prender “sonnifero”, leggevo molti libri, come “Kitchen” di Banana Yoshimoto. Sì, fra quegli scimmiotti e scemotti, l’unico sano ero io che pensava a come arredare la sua “casa” del Futuro.
Quindi, mio padre, durante una visita pomeridiana, mi riconsegnò (a) Umberto Eco, e mi confuse le idee perché restai indeciso se ingollarmi “Il nome della rosa” oppure “L’isola del giorno prima”. Nel dubbio, optai per “Il pendolo di Foucault”.
Dopo innumerevoli passaggi “ostici”, impazzii davvero nel “Vaffanculo!” molto “focoso”. Tanto che la Martelli spense il “brucior di stomaco”, “porgendomi” altri sedativi per ammortizzar il fegato.
Non morii, e sono di nuovo qua.
Eccoci qui.

Ho, al momento, vari romanzi all’attivo e un uccello spesso “disattivato”.

Ora, chi salirà al “potere” in quel degli USA?
Secondo me, Charlie Sheen sarebbe la scelta più “ponderata” nel “democratico-repubblicano” Chris Walken de La zona morta.

Ho detto tutto…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. La mosca (1986)
    Metamorfosi kafkiana da processo alla Orson Welles.
  2. Red Lights (2012)
    Sigourney Weaver mi s’avvicina “felpata”:- Signor Falotico, Lei come fa a vedere oltre? Ha vissuto da semieremita per un’eternità? Ma, certamente, è un sensitivo.
    Se tocco “qui”, che succede?
    – Qualcosa di “paranormale”…
  3. Il nome della rosa (1986)
    Il fraterello infilò l'”alberello” nella “monachicchia”.
    Umberto e tal regista, di “bacio alla francese”, c’ammorbarono con “riassunti”-soliloqui un po’ “perversi” d’amplesso nell””iperbole”.
    Ecco, caro il mio Eco, dinanzi a Valentina Vargas, te “lo” dice senza bisogno d’ulteriori spiegazioni “descrittive” da “voce narrante”.
    Valentina è una “arrapante”. Punto e basta.

I miei film personali


27 Sep

Il vizio aleggiò in quella “rettitudine” di moralisti tanto da smembrarli d’ombelico onanistico

Un evento imprevisto, una reazione fortemente inaspettata, detonante. A scardinar ogni chiacchiera e a “infognar” le bugie nell’acquedotto di putrida “festa” da vermi.

Così, un Uomo, d’intrepido mai abbassar la guardia, fu “accecato” dalle suggestioni di gente “adulta” che non ne tollerò la “lasciva” dolcezza con la quale s’era protetto dalle violenze e dai turpi assalti frivoli del giornaliero, generalissimo “infangarvi” e infranger sempre le dignità altrui, con quella posa boriosa e “saccente” da “ammaestratori” vigili quanto, invero, vili. Poi, villicissimi se si toccan, “sciaguratamente” o apposta per mettervi la “testa” al solito posto, cioè sul collo di quelle tavole (im)bandite, gli stolti “militarismi forzuti”.

Stalking, diffamazioni, reati alle giovinezze del prossimo con quelle funeste urla da cornacchia d’una madre (di)sgraziata, penosa, “buffa” e impacciata, cronica di depressione latente che camuffò dietro sorrisi “accondiscenti” a leccar il mattino di solita “lezioncina” forse per calmar, “saggiamentissima”, le ire d’una sessualità sempre tanto “accavallata” quanto “pudica” per “rispetto” a vetusti codici d’una “religione” pagana davvero poco “appagante”, vero? Eppure, lo stipendietto si guadagnò di “tozzi di pane” d’una f(oc)accia “in bella vista”, ma nelle interiora già macerata da ferite incicatrizzabili, lì a mordere quando un attore di “presenza scenica” t'”adocchiava” dal grande schermo a stuzzicar le linguette d’un marito, invece, poco bollente, indaffarato con la “bolletta” e nella bolla di sapone dei suoi sogni ancorati a un “Non mai fu”… focoso, al massimo “arrostito” con piselli e “stufato di patate” per un contorno “azzimato” di rosmarino assieme alla sua prole “somarina(va)”.

La vendetta fu fredda ma caldissima, cauta e spietata, “congelata” in sale d’attesa ove ne blandiron l'”immobile lentezza”, tanto che appianò i torti, planando all’improvviso con altrettata potenza sferrata ed efferatissima, ferrea e “piombata”.

Meticolosamente studiata, identica ai ricatti maligni che ne “bruciaron” gli occhi dell’anima per macchiarli di calunnie e “raccontarci sopra” un delirio…

Ma, lezione importante, figlioli:
se si vuol sconfiggere i mostri, bisogna imparare a ragionare alla stessa “maniera(ta)” e, contro il loro manesco punire e “castigar'”, offrire la stessa “merce(ria)”, di macellerie, che blandiva per la “berlina”, la “carezzina” e la mercè.

No, non guidavano la Mercedes, ma usavano la stessa “marca” per “seminare” e impressionare…

Al che, Tom Stall placò irriguardoso tutta quella scelleratezza e quel raptus omicida, la loro pelle si strappò dal loro “assassinio” e, assunta forma umana, urlò del loro vomito.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986)
  2. The Hunted – La preda (2003)
  3. Killer Joe (2011)
  4. A History of Violence (2005)

Il mistero di Batman è nella sua lampadina, poiché Aladino suona il “campanellin'”


23 Sep

 

L’emento incondivisibile è la “scissione” nella realtà, perdizione totale delle proprie morali e dell’amor che serbi nel “sebo” più androgenetico agli ormoni

Da che ho memoria, sono amnesia, per volontà incoercibile di ammanettarmi a una società che ripudio, in quanto vivo sul podio, lastricata-mente di polluzioni “rosa” su scroscio di applausi che mi porgo in segno di totale menefreghismo.
Mentre i miei coetanei, in quell’epoca adolescenziale di “pompini” e cannette, si “baloccavan” festaioli, saltando di orgia in foglie di “fighe” ipocrite, con i loro genitori a regger le anoressie della loro scheletrica amante nell’armadio, da celar a sguardi “indiscreti” per giudizi che sarebbero stati lapidari e poco “incensanti”, io non cessai un istante d’esser me stesso, viaggiando a tutta velocità spesso stiracchiato a letto col bacio mansueto del mio “cane” immaginario, mentre i pedofili s’accanivan in esegesi “cinefile” sullo zucchero filato di qualche “lupa” mocciosa che potesse rizzar il loro pelo moscio.

Sì, in un Mondo ove le macchine han sostituito i cervelli più coscienziosi, asfaltandoli nell’indole cronenberghiana più incarnatamente malata, ove lo status symbol è sinonimo di telefonino per le “mele” e non solo (BigApple, di mia carta di credito screditerò tutte le vigliaccherie, strozzando come un’anaconda chi, falsamente “giocondo”, se “lo” racconta.

E poi, di montaggi per accordare le scene più “fastidiose”, incenerirò i fotogrammi più “mielosi”, “incattivendoli” per una sana esibizione anche “onanista” del fuori orario “sgradevole”.
(Parola dell’Uomo che sostituì Cristo).

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
  2. The Master (2012)
  3. Iron Man (2008)
  4. Cosmopolis (2012)

Il Butcher, nel porcile, impone la guerra! A colpi di machete e d’aguzzo azzannar gli angusti e il falso “gusto”


01 Aug

 

L’Uomo irrequieto mai s’accheta, poiché alla chetinella i maiali s’i”imbestialiscon” con gli asini, in un “tripudio” ossessivo di teste (s)lavate e “saponi” palestrati nel lavabo

Da anni nella mia New York notturna, combatto a muso duro, “recidivo”, l’ottusità imperante di queste strade malfamate, ove i “carabinieri” picchiano i barboni sputando loro offese rivoltanti per “invogliarli” a “testicoli” piegati a miseri posti “impiegatizi” per una “facciata” di “dignità”.

Sì, qui vige la “rettitudine morale” fascista del “Sei come ti vesti”, la maschera dietro cui tutti si nascondono, che ripudiano, sconfessandosi però, autoingannando se stessi dietro (s)pose che “coccolano” di servigi al “Sindaco”.
Un marchettaro che vi “multa” soltanto, vi “mutila” e intatto se lo fa leccar dalla “badante” mulatta!

No, moralisti!
Io me ne sto qui, e farnetico finché voglio, “insuperbisco” i miei addominali per dominarvi tutti, dall’alto della mia arroganza che non punirete mai coi vostri ricatti, con le vostre prevaricazioni e con la “fornicazione” a cui vi siete prostiituiti nel “conforme” imputtanirvi, salvo poi andare dal prete Liam Neeson da Domenica in chiesa e Lunedìall’inferno.

Provengo da Johnny Boy, col mio neo pittato, “asceta” di mio enigma solitario alla Neil McCauley, e, se mi farete arrabbiare, la “bambagia” del mio collo vi decollerà da Vito Corleone!

Max Cady, in confronto a me, è un ebete che riceverà solo dei calci in culo.
Qui, il russo sono io, sono la promessa dell’assassino del mio Cronenberg geniale che non si fa metter i piedi in testa da quattro stronzetti con le bavette alla bocca, il bavaglino per le ragazzine e i loro “carini” bacetti.

Gnè gnè, che cosa frignate?
Da me non avrete proprio niente! Sono il “nulla” osta, cari osti.
E faccio quello che voglio!

Che sono queste ostriche? Stai attento alla cozza! Brava solo a “cucirti” la bocca di “centrini” col “bigodino!”.
Che sono questi manicaretti? Fai la sguattera come si “deve!”.

Oggi ho incontrato una vera Donna che me l’ha “tirato” su, questo mio umore che non vi amerà mai. Perché siete solo dei frivoletti con le frittelle, questa è la mia rivolta di rivoltelle!
Vi scaravento per aria come fuscelli e bevo acqua dal ruscello!
Come i lupi della steppa, cara “teppaglia!”.

Lei ha detto la verità.
Che le fa schifo il suo lavoro, è solo un compromesso per gente che va a messa.

Sì, ma quale “onore”. Lavorare uguale sfruttamento, in senso “pappone” da Harvey Keitel di Taxi Driver.

L’unica cosa bella è essere un Principe.
E io lo nacqui.

Quindi, dite a quella gente di barricarsi in casa e chiamare il Presidente degli Stati Uniti.

Perché guerra vollero, e bombe saranno!

Arcieri e balestrieri, puntate dritto verso quella finestra!
Mirate a quella famigliola “mirabile!”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gangs of New York (2002)
  2. Over the Top (1987)
  3. Con Air (1997)
  4. Mean Streets (1972)
  5. A History of Violence (2005)
  6. Signori si nasce (1960)
  7. Robin Hood principe dei ladri (1991)

Genius-Pop

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