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Sono morti Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo, Panta Rei: io sono rinato e son sempre più duro, che storia…


18 Jul

mde

Be’, devo esservi sincero. Di Andrea Camilleri non ho letto quasi niente. Solo un libricino. Peraltro scritto, come Andrea ha sempre fatto, in dialetto siciliano molto stretto. Perlomeno, con molti termini arcaici. Il dialetto della sua generazione…

Non mi ricordo in quale mensola impolverata sia andato a finire. L’ho cercato, mezz’ora fa, ma non lo trovo. Si sarà disperso nel marasma dei miei ricordi.

Io spesso sono una cianfrusaglia vivente, lo ammetto, son un caravanserraglio di contraddizioni disumane.

Ho pure visto poche puntate del Commisario Montalbano. Per due principali ragioni: la RAI, appunto, dato che le opere di Camilleri sono scritte quasi, come detto, integralmente in siciliano, ha addolcito tutte le traduzioni dei suoi libri, italianizzandole. E dunque quella fragranza splendidamente genuina del dialetto siciliano, quelle atmosfere rusticamente autentiche di quel mondo bellissimamente antico, son state centrifugate nell’omologazione culturale partita già secoli fa con Dante Alighieri e il Dolce Stil Novo del cazzo.

La seconda ragione è che lo Zingarelli, dizionario della lingua italiana, no, Luca Zingaretti mi stava simpaticissimo.

Da quando è però sposato con Luisa Ranieri, dunque se la scopa, minchia, mi sta un po’ sul cazzo.

Sì, sono gelosissimo come un vero siciliano di origine controllata. Divento Al Pacino di Scarface e anche de Il padrino.

Luisa Ranieri la scopai io, ah ah, magari, la scoprii molti anni or sono.

Quando, in edicola, adocchiai di sfuggita un numero speciale di Max.

Lei era bellissima, dolcissima. Esponeva un seno voluttuoso e rotondamente avvolse ogni mio Eros da Michelangelo Antonioni nella simmetria procace delle sue forme prosperose come una moderna dea greca. Sì, Giunone.

Ah, Luisa, a quei tempi, ovvero prima della gravidanza, giunonica turbò le mie notti insonni da coglione epico. Morfeo non riuscì a placare la mia voglia ciclopica.

Ammirandola, contemplandola, eccitandomene a sangue, in quegli istanti mi sentii posseduto da una virilità forzuta assai sovrumana, sì, come Ercole e le sue fiche, no, fatiche.

Luisa Ranieri è di Napoli ed è poco più grande di me.

A proposito di sempiterni poeti deceduti, musicalmente romantici, appena vedevo Luisa, mi andava di cantare a squarciagola l’imperitura canzone celeberrima di Pino Daniele, Che dio ti benedica… che fica…

Ah ah.

Anche Luciano De Crescenzo era di Napoli.

Ho molti suoi libri, Il dubbio, da non confondere con la pellicola omonima interpretata da Meryl Streep, Amy Adams e da un altro mito, ahinoi, morto, vale a dire Philip Seymour Hoffman, Ordine & disordine e soprattutto Panta Rei.

Li comprai ai tempi delle mie scuole medie. Perché un mio ex amico super secchione, Andrea Torre, mi faceva una capa tanta con De Crescenzo durante la ricreazione. Quando, mangiando la crescenza, anziché crescere, nell’ammirare le gambe d’una nostra compagna di classe molto precoce, se la tirava… da filosofo del cazzo. Dunque palloso.

Mi feci coinvolgere da questa sua passione focosa. E, tornato da scuola, anziché rifarmi gli occhi con le stra-gnocche di Non è la rai, appunto, mi davo al cul… tural, registrando Così parlo Bellavista e ascoltando i programmi sui miti greci, illustrati da Luciano.

Comunque, fra uno Zeus e un’Atena, fra un Apollo e un Dioniso, talvolta ci scappava un onanismo mitologico su quelle di Non è la Rai.

Avevo varie Afrodite preferite che qui elencherò in maniera poco elegantemente ellenica, diciamo.

Ora, scartiamo subito Angiolini Ambra, in quanto civettuola e smorfiosa.

Andavo matto per Maria Teresa, per Antonella, però meno bella di Gabriella, la quale a sua volta comunque era ed è ancora meglio di tua sorella.

La mia Venere però, eh sì, la veneravo, era Cristina Quaranta.

Io non mento mai.

Tant’è vero che, neanche a farlo apposta, un paio di nottate fa, ho scritto su Instagram a Cristina un commento poetico davvero immane. Non so però se da vero man.

Dichiarandole il mio amore inconfessato:

Cristina, complimenti: foto meravigliosa, forse la tua migliore in assoluto. Da pre-adolescente ti seguivo appassionatamente, poi mi smarrii nelle mie meandriche notti silenziose e ora mi riappari più in forma che mai, dolcissima e ancora stupendamente armoniosa. Sei poco più grande di me, io sono del ‘79, tu del 1972. Io sono un folle, visionario scrittore clownesco, burlesco ma anche malinconico. Autore di molti libri e saggi. Chissà. Un giorno potremmo bere un caffè e smalterò le labbra dei miei occhi nella rifrangenza dei tuoi occhi morbidissimi come la tua pelle piacevolmente liscia.

C’è un refuso nel testo mio mandatole su Instagram. Fra Chissà e un giorno v’è il punto ma Un necessitava della maiuscola. Ah, testone!

Comunque, con Cristina sarei maiuscolo di gran muscolo. Da cui il film, He-Man e Cristina col suo imene se le danno in maniera universale e poco universitaria.

Tu te la meriti o te la/o meni?

V’è pure una ripetizione della parola occhi, miei allocchi. Cristina è ancora stupenda. Apriteli, apritele.

Ci sta…

Ma sì, che cazzo me ne fotte?

Vado a trovarla a Roma. Lei mi umilierà a morte. Mi darà in pasto alle bestie selvagge.

Basta comunque con una vita da fifa e arena, miei polli.

Eh già, signore e signori, sono ancora un gigante, un colosso. Al Colosseo, Russell Crowe de Il gladiatore mi fa un baffo.

Per molto tempo, luridi traditori, infingardi che non foste altro, mi chiedeste di togliermi la maschera. Siete voi che indossa(s)te le maschere. Io sono nudo e crudo. Buono e caro, anche piuttosto bono.

No, suvvia. Non ho intenzioni vendicative.

State tranquilli.

Devo leccare solo un altro gelato e qualcos’altro, mica spaccarvi le vostre teste di cono, miei cornuti.

Eh già, tutto scorre. A voi no.

Ve la fate al massimo, non Decimo Meridio, sempre soltanto sotto.

Guardate che, farsela solo sopra, è una missionaria ma non è male.

Ah ah.

 

Ma voglio lasciarvi con un pezzo serio. Come dice Rust Cohle di True Detective, io non dormo, sogno soltanto.

A parte le burle, le torte in faccia, gli scherzi cattivi e volgarmente troppo goliardici, vorrei che nessun uomo e nessuna donna morisse, nemmeno i miei peggiori nemici.
E ne ho ancora tanti.
Oramai non credo più alle Ave Maria e penso che non esista nessun Ade.
Quando si muore, non vi sarà nessun paradiso e nessun inferno ad attendere le nostre anime.

Il nostro mondo odierno ha perso perché ha distrutto, cinicamente, anche gli ultimi baluardi dei sogni, cioè i cinematografici miti.

Ne resterà soltanto uno, forse Highlander.

lambert highlander

Directed By: Michaelangelo Antonioni, Steven Soderbergh & Wong Kar Wai.

Directed By: Michaelangelo Antonioni, Steven Soderbergh & Wong Kar Wai.

fifa e arena totò lou ferrigno hercules andreacamilleri

di Stefano Falotico

cristina quaranta luisa ranieri figa luisa ranieri

Se tanto mi dà tanto, JOKER sarà il film di apertura del Festival di Venezia


14 Jul

joker phoenix

Permettetemi quest’introduzione goliardica per poi passare a una disamina sociale triste, sì, perché questo mondo è triste e si sta/mi sta intristendo sempre di più

Eh sì, Annibale fu denominato il Temporeggiatore. No, scusate, il Temporeggiatore fu l’altro, il suo rivale, ovvero Fabio Massimo. Attenzione, non confondetelo con Massimo Decimo Meridio, vale a dire Russell Crowe de Il gladiatore.

Eh sì, sono un personaggio gladiatorio fuori da ogni tempo, da ogni tempio, talvolta mi scoppiano le tempie perché il mio carattere irascibile, dunque umorale, va in surriscaldamento. In alcune circostanze sono anche amorale ma non vi preoccupate, eh già, so amare ogni donna anche sul Monte Sinai e non soltanto in spiaggia, sulla riva del mare.

Ah, voleste farmi (de)cadere, miei matti come Joaquin Phoenix. Dandomi del puttaniere e dell’asino.

Ma son rimontato in sella come Robin Hood, ovvero Russell Crowe in uno dei film più brutti sempre di Ridley Scott. Film che vale solo per la scena in cui, questo Robin Hood con la panza, un uomo in calzamaglia, grida tonante il suo amore a Cate Blanchett perché è stanco delle notti in bianco e vuole a lei donare il suo bianchetto…

Ah, son uomo con molte frecce al suo arco. Più che altro, sono talmente sbadato che, sebbene abbia svoltato, cambiando la mia vita, mi dimenticai di accendere la freccia della macchina.

Persi molti treni nella mia vita ma preferirò tutta la vita, appunto, Italo a Frecciarossa Trenitalia. Si risparmia.

E mi viene voglia di vendicarmi di tutti i soprusi subiti, alzando la voce per farmi finalmente valere.

No, non sono imperatore di niente, nemmeno di Capri. E non sarò mai Leonardo DiCaprio.

Ma ho una voce imperiosa come Luca Ward. Sono un cantante melodico come Peppino di Capri. E ballo il twist…

Al massimo, tra qualche faraglione e un’ottima faraona, condita e ben rosolata lontano da Ramses II, amata a tradimento come dio (non) comanda, da cui il famoso “editto”… non desiderare la donna d’altri, nemmeno di Daltri, un mio amico dell’infanzia, adesso felicemente sposato e ammogliato, me la tirerò… da ribelle come Mosè. Sì, Mosè ricevette da Dio in persona I dieci comandamenti. Dio li editò per lui, puntandogli pure il dito.

Io ho sia il carisma di Charlton Heston che la follia demenziale del mitico Mel Brooks de La pazza storia del mondo.

Sì, sono un matto mai visto, infatti il mio editore, sempre Charlton Heston, però de Il seme della follia, ha appena contattato Sam Neill perché crede che io sia Sutter Cane.

Di mio, vorrei solo un po’ di pace e serenità. Non è mia intenzione fare il demiurgo lovecraftiano. Comunque, se voleste comprare qualche mio libro, sbarcherò meglio il lunatico, no, il mio lunario da essere falotico.

Detto ciò, dopo tutto questo preambolo epico-biblico, quasi da peplum, miei patrizi e miei plebei, quale sarà il film di apertura della prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia?

In queste ore sarà annunciato da Alberto Barbera. Il quale, dopo l’annuncio, guarderà pure un cartone animato di Hanna-Barbera. Di mio, bevo inconsolabilmente come La Sconsolata, ovvero appunto Anna Maria Barbera, il vino La Barbera.

Mah, di mio oggi andrò dal barbiere. Mi taglierò i capelli e la barbetta per avere un look più appetibile per tutte le Barbie.

Sono un uomo come Diego Abatantuono di Mediterraneo. Che distrugge ogni isolana come Vana Barba.

Detta anche Vanna. Una che, col fisico che ancora ha, cioè da bonazza, non avrà mai bisogno di venir imbonita da Wanna Marchi. No, Vana Barba non necessita delle creme di bellezza di Wanna.

Per la Madonna! Cioè la Ciccone che canta per me La isla bonita.

E io, sul divano, massaggio la sbarbina in quanto uomo vanitoso che sta sul vago e sul vanissimo. Forse solo sotto di lei.

Solitamente, il 15 Luglio viene comunicato il film di apertura del Festival.

Sarà il JOKER.

Se ve lo dico io…

Siamo una famiglia, una collettività senza più albero genealogico, consanguinei della nostra irreparabile perdizione non (salvi)fica

Sapete che mi dicono quando mi fermo, ponderoso e poderoso, a riflettere sul mondo?

Mi dicono che sono/sia un coglione storico, eppure stoico.

Ora, la prenderò larga. La terza stagione di Stranger Things 3 m’è piaciuta ma decisamente meno rispetto alle altre. L’ho anche scritto nella mia recensione. Nella quale, forse avrei dovuto aggiungere che quest’intera Season 3 fonda molte delle sue intuizioni su La cosa di John Carpenter.

Ma non volevo spoilerare. Qui, sì.

Dopo aver terminato di vedere il settimo episodio, pensai che i fratelli Duffer stessero scherzando riguardo al fatto, fatto loro pronunciare da Caleb McLaughlin/Lucas Sinclair, che il remake de La cosa sia più dolce e più fresco dell’originale.

Caleb fa riferimento al rifacimento del 2011 firmato, si fa per dire, da un regista dal nome e cognome talmente impronunciabili che da allora non ha più diretto un lungometraggio. Soltanto corti. Un regista dal respiro cortissimo.

Vale a dire Matthijs van Heijningen Jr.

Mi ricordo piuttosto bene, comunque, di questa pellicola. Da noi fu distribuita in sala nell’estate del 2012. Andai a vederla con un mio amico, considerato non tanto a posto, diciamo.

A entrambi non piacque molto. Se penso che nel 2012 ero ancora abbastanza allegro come essere umano, così come lo era questo mio amico, ora macellato dalla società e a pezzi mentalmente, tant’è che vive pressoché isolato e sperduto in una zona di confino dell’estrema provincia bolognese, mi viene da piangere.

Paiono infatti trascorsi mille anni e invece ne sono passati soltanto sette.

In questi anni sono cresciuto molto. Prima ero Brontolo, quello dei Sette Nani, appunto. Malgrado a Biancaneve volessi ficcarglielo con sette anali.

Forse però sono regredito del tutto. Strani e bislacchi eventi son infatti occorsi nella mia vita. Son stato anche un paio di volte in ambulanza e sono finito al pronto soccorso.

Anzi, sul finire del 2014, sfiorai davvero la morte. Che mi crediate o no. In privato, se mi contatterete, visto che io non ho nulla da nascondere, ve ne rivelerò le motivazioni.

Ammesso che v’interessi. Sennò, vi lascio alla vostra cena. Mi raccomando, spolpate bene le costolette di maiale e succhiatemi tutto il midollo spinale.

Qui, mi sono un po’ perso. Ma io mi perdo sempre. Sono un licantropo che vaga nella brughiera e mangia anche, come un topo, il gruviera.

Alcuni, anzi molti, mi considerano un personaggio talmente oltre da meritare probabilmente perfino la galera. Ah ah.

Sì, io non la mando a dire. Eh già, perché mai dovrei affidare le mie parole da scritti corsari a un’ambasciatrice che non porta pena quando invece, di pene, devo essere io colui che le prende?

Dico? Io mi assumo ogni responsabilità. In nessun posto di lavoro mi assumono ma piaccio alle donne segretarie. Mah. Vogliono da me amplessi in formato fotocopia.

Adesso, veniamo al dunque, siamo seri. Per l’amor di dio! Non lasciamoci prendere la mano!

Dov’eravamo rimasti? Ah sì, a Stranger Things 3. L’episodio sette è, nonostante questa cazzata cosmica detta da Caleb, quello migliore della stagione.

Quello finale, della durata di circa un’ora e venti insopportabili, è il peggiore. Mah, solitamente, essendo il finale, dovrebbe essere il migliore. Invece così non è, manco per il cazzo.

Innanzitutto, il personaggio di Dacre Montgomery muore. E dire che non vedevo l’ora che si trombasse quella bona di Cara Buono. Ma Netflix deve aver pensato che, sì, è un servizio streaming ma non è un VOD, ovvero un Video on Demand da siti per adulti per il download di pellicole con super tope del tipo Milf love teens e altre puttanate di sorca, no, di sorta.

Non so perché, guardando Dacre, m’è tornato alla mente un mio amico delle scuole medie, Fabio Betti.

La faccia è uguale. Spero che Fabio, ragazzo che sognava di giocare nel Bologna, infatti militò nelle sue giovanili fin circa la maggiore età, stia bene.

Dacre schiatta invece, ucciso e trafitto nel cuore dal mostro del Mind Flayer.

Così come crepa anche David Harbour/Jim Hopper.

E ora? Come potranno realizzare la quarta stagione, già annunciata, senza il mitico David?

Certo che Winona Ryder in questa serie è davvero una sfigata mai vista.

Poi, ha avuto un cambiamento, una metamorfosi kafkiana da far paura anche a Dracula di Bram Stoker.

Che io mi ricordi, era una figona. Adesso, sembra la sorella gemella di Arisa.

Arisa, sì, la cantante di Mi sento bene. Mah, Winona non è che io la veda benissimo, ora come ora. Anzi, a ogni minuto che passa, diventa sempre più racchia e minuta.

E ora, appunto, pubblico, voglio il riso. No, non le risate, bensì un risotto di patate… che si sciolgano in bocca. Ah ah.

Tornando a Winona, nella stagione 1, le sparisce il figlio Will, nella seconda il figlio, in seguito al trauma, è rimasto scioccato. L’uomo con cui sta, inoltre, Sean Astin, viene divorato sotto i suoi occhi da un demogorgone.

E, nella terza stagione, finalmente rivela il suo amore inconfessato a Jim, sebbene non glielo dichiari platealmente. Peraltro, dopo l’irruzione nel covo dei gerarchi russi, sperava che lui se la inchiappettasse e invece lo prende in culo un’altra volta. Lui le si spegne davanti agli occhi. Praticamente è lei che lo ammazza, premendo sul rosso…

Insomma, questa è una vedova inconsolabile con un figlio traumatizzato che si è salvato dal Sottosopra ma, a differenza dei suoi coetanei, i quali cominciano a “darci dentro”, desidera rimanere nel seminterrato.

Ed è pure un’omicida di quello che poteva essere il suo amante coi contro-cazzi.

Il contrario, cioè, di suo figlio Will, un fanatico di Dungeons & Dragons ma per cui prevedo un futuro poco da drago…

Winona, una donna distrutta. Per di più, il figlio con ambizioni artistiche, da fotografo alla Robert Capa, consolida la sua love story con Nancy, interpretata da Natalia Dyer. Natalia di faccia è piuttosto carina ma in quanto a seno non è che sia molto dotata. Insomma, questo Charlie Heaton/Jonathan Byers, secondo me, doveva fare solo Helmut Newton, immortalando l’immane davanzale di Roberta Capua.

Invece, m’è diventato uno da libri di Moccia.

Ah, Roberta Capua. Stava con Massimiliano Rosolino. Nuotatore fenomenale, campione dello stile rana.

Massimiliano aveva e ha ancora un gran fisico. Era insomma belloccio. Non era un rospo e, diciamoci la verità, chi non avrebbe voluto essere il principe azzurro di Roberta?

Non c’è bisogno di essere stati un campione della Nazionale Azzurra per sognare un amore acquatico e un’immersione con orgasmi in apnea, non solo al mare e in piscina, con Capua Roberta.

Chiunque vorrebbe incarnarsi nel suo Rosolino e rosolarglielo, di bagnasciuga, perbenino.

M’immagino quando Massimiliano e Roberta stavano assieme. Lui era bello, lei di più

Devono essere partite scene di gelosia da manicomio. Sì, ecco la situazione… Massimiliano e Roberta si trovavano al ristorante Guarda Omar quant’è bello, (i)spira tanto sentimento, sì, celebre battuta di Totò in Totò sceicco (Massimiliano la conosce benissimo, essendo come il Principe della risata, eh già di Napoli, così come Roberta), al che entra un concittadino partenopeo verace, appunto, che fissa insistentemente il seno della Capua, come detto assai procace. A Massimiliano va il sangue al cervello, al partenopeo nei vasi dilatatori. Deve intervenire allora il buttafuori in seguito a questo diverbio prima della sedata, possibile rissa:

– Ehi, strunz’, che cazzo guardi?

– Guardo la tua donna. Embè!? È proibito?

– Ora io ti spacco la tua Capua de cazz’, no, scusa, volevo dire la tua capa di minchia.

Ecco, Carpenter non avrebbe mai filmato un finale triste, sì, ma conciliatorio e buonista come quello di Stranger Things 3. Prendiamo per esempio La cosa. La creatura mostruosa viene ammazzata, sopravvivono il bianco e il nero. Che rimangono al freddo e al gelo, fissandosi negli occhi, come per chiedersi vicendevolmente: non è che sei tu la cosa?

Sì, è una società d’idioti. Oggigiorno, Pier Paolo Pasolini sarebbe preso per un malato di mente e finirebbe in cura come Joaquin Phoenix del Joker.

Perché?

Perché Pasolini era e sarebbe ancora un genio.

Il mondo invece è andato a troie e non avrebbe capito nulla di lui.

L’avrebbe macellato.

Avete visto la foto rilasciata da Empire di Robert De Niro nella prima immagine ufficiale di Joker?

A me è parsa davvero inquietante.

De Niro ha un’espressione inorridita e Joaquin Phoenix gli è di spalle ma non lo vediamo in volto.

Fa spavento questa foto. È terrificante.

Avevo creato una miniatura, per un mio video su YouTube, a tal proposito. Che ripropongo.

Insomma, la storia è questa.

Joaquin/Arthur Fleck è un uomo buono, forse anche un po’ tonto nel senso positivo del termine.

Capisce però che, se non si omologa ai gusti della massa, verrà presto tagliato fuori.

Al che, decide di dare spettacolo.

De Niro/Murray Franklin lo deride impietosamente davanti a tutti.

Forse, scherzando un po’ troppo sulle debolezze psicologiche di Arthur. Insistendo, come si suol dire, come un maiale.

A questo punto, Arthur diventa il più cattivo.

Stando ai rumors, Joker finirà internato.

Ma in fondo, come ho scritto nel mio libro John Carpenter – Prince of Darkness, in merito a The Ward, siamo tutti dentro un enorme manicomio figlio della nostra cultura folle.

 

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di Stefano Falotico

I migliori auguri pasquali, molto sani, non da nani e da finti santi


21 Apr

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Buona Pasqua: rifondazione risorgente! Strafottente e ridente! Da Rocky e Rust Cohle, m’avete provocato…

 

No, non è il Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov. Del quale dovreste leggere soprattutto Fondazione anno zero.

Uno dei migliori della serie. Ove svetta, arcana e illuminante, la titanica figura di Hary Seldon, l’inventore della psicostoria.

Geniale teoria sull’evoluzione dell’uomo.

Sì, non voglio apparire disfattista. Ma credo davvero che dobbiamo ripartire dalle basi per ricostruire una società oramai distrutta più dei grattacieli sgretolati d’Inception.

Un mondo che non crede più nel potere emozionale e oserei dire subliminale dei sogni, travolto com’è dall’alta marea della sua abissale tetraggine mortifera.

Siete colati a picco, lo so. E dunque daje, ah ah, giù di picconate!

Stamane, in questo ribaldo giorno pasquale, io e mio padre, detto Lino, diminutivo di Pasquale, appunto, come il mitico Banfi, abbiamo deciso, ovviamente di prima mattina, di appianare le antiche acredini fra di noi e di uscire assieme, al primo canto del gallo, a far colazione.

Ma, lungo la strada, un piccione viaggiatore s’è schiantato contro il vetro della macchina.

Ora vai di passato remoto e futuro anteriore dopo tanti colpi bassi nel posteriore.

Sì, il piccione vi sbatté la testa. Non combinando però alcun danno. Udimmo soltanto il fragoroso rumore del tonitruante impatto.

Il vetro, essendo robusto e infrangibile, neppure si lacerò. Mentre voi siete sempre più laceri infranti perché ve la suonate e ve la cantate, miei infanti, invero fate solo baccano insulso e disturbante.

Sì, miei piccini, affermate di volare alti come il suddetto piccione e, assieme a Laura Pausini e Biagio Antonacci, nei vostri dolciastri amori piccolissimi, vi consolate pateticamente, rinnegando in questo giorno cristiano le vostre mentalità nane da furfanti.

Siete come i mafiosi, miei picciotti. Durante tutto l’anno, combinate porcate da plebei e poi, in questo dì di letizia, dite di amare il mondo come buoniste colombe, come dei gentili patrizi.

Prima offendete e ammazzate il prossimo, poi andate a messa, scagionandovi da ogni imperdonabile peccato inconfessabile eppur da voi assolto grazie a una misera confessione falsa, dunque il mattino dopo ancora uccidete fratricidi e fradici ogni fragrante, leggiadra speranza del vostro prossimo, in maniera costernante. Picchiandolo anche sul costato. Trucidandolo di offese ed emarginazioni a raffica con far meschino e insultante.

Sì, prima adorate il Cristo, colui che miracolante stava fra i lebbrosi, poi schivate razzisticamente e bigottamente coloro che considerate malati di lebbra. Pigliandolo/i a pesci in faccia.

Cristo moltiplicò i pesci e io non abbocco più alle vostre esche. Restituendovi pan per focaccia.

Sì, non porgerò mai più l’altra guancia dinanzi alle vostre oscenità da uomini di panza!

Voi, donne, vi rifate le labbra ma nell’anima siete putrefatte.

Voi, uomini, siete oramai di plastica. E impazza sempre più il nuovo, orrendo fascismo innalzante in gloria quella puttanata della svastica.

Sono Santo Stefano? No, quello è solo il mio onomastico, cioè il 26 di Dicembre.

Dovreste rivedere le vostre autocratiche mentalità follemente meritocratiche, dimenticando una volta per tutte quel traditore di Craxi e scendendo fra la gente comune come Travis Bickle col suo taxi! Ah ah!

Sì, sono stanco.

In Italia tutti si professano, appunto, santi ma è il Paese con più alto tasso di prostituzione.

Quindi, se esistono tante donne come Maddalena, non mi pigliate più per fesso. Pigliatevi la vostra fessa… solo lei può credere che non la tradiate, spacciandovi per uomini fedeli e romantici quando, in verità, vi dico che siete… avete capito. Ah ah.

Sì, l’italiano medio è così.

Un grande oratore a parole. Retorico, amante dei comizi elettorali oserei dire ecumenici e pontifica su tutto.

Poiché, dall’alto del suo ideologico papato, vuole scomunicare coloro che, più veri e meno ipocriti, non si attengono ai vostri dogmi.

L’uomo di Sinistra ecco allora che predica benissimo, santificandosi dietro la parlantina forbita e appunto buonista, tirandosela da educatore che vorrebbe sanificarci. Poi è più fascista di quel mio vicino di casa che disprezza il nero nostro coinquilino.

Dite che siete artisti ma non avete le palle per compiere scelte davvero coraggiose come quella di San Francesco.

Sbandierate e millantate talenti che io non vedo poiché, come il grande Roddy Piper di Essi vivono, ora la mia vista è imbattibile.

Voleste farmi credere di essere un personaggio da Cristicchi, io non vi regalerò una rosa, bensì molte spine.

Con me tutte arrossiscono. Sì, sono bello ma sono talmente timido che le metto in imbarazzo.

Quindi, non fatemi credere di essere cieco perché ho il vizietto di Checco Zalone di A me mi piace quella, ah ah.

…dicono che a lungo possono essere dannose. Ma sinceramente a me non m’hanno fatto niente: ci vedo perfettamente.

 

Poiché, come Lazzaro e come il Cristo, una volta resuscitato, vidi la vita reale, non le chiacchiere e i distintivi, i mille pregiudizi.

Smettetela di cantarmi, a mo’ di presa per il culo, l’immortale hit di Cocciante col ritornello… rinascerò cervo a primavera.

Sono Chris Walken de La zona morta, non quello de Il cacciatore.

Più che Cocciante, sono proprio cocciuto, un mule come Clint Eastwood.

E le donne in Italia si dividono fra mule e asine.

Sono poche quelle come Santa Chiara. Al massimo, inconsolabili, cantano con Vasco Rossi…

Sapete perché? Perché Helena Bonham Carter è proprio bona.

E voi non siete Mickey Rourke.

E neppure Matthew McConaughey di True Detective.

Ecco, io non sono ateo. Sono agnostico. Ci sono dei momenti nei quali non credo più a nulla. Ne ho viste troppe.

E perciò non voglio farvi la morale.

A differenza, ripeto, di molti di voi. Bravi a predicare ma bravissimi, soprattutto, a combinare assai poco eppur a combinarne tante.

Siete proprio eccezionali in questo sport nazional-popolare a base di cretinate. Ah ah.

Di mio, non sentenzio con faciloneria, non emetto mai affrettati giudizi, so solo che si festeggia Pasqua per ricordarci che dobbiamo essere tutti fratelli, eternamente. Non soltanto oggi. Tutti fratelli, senza eccezione alcuna, come si suol dire.

Quindi, cari zii, dovete stare zitti.

Al demente che fa il maestrino e tratta tutti come dei babbei, rifilategli un ceffone subito. Vediamo se, stordendolo, diventa più tonto di quello che credevamo.

Che fa? Dalla rabbia scalcia come un dannato? Allora, come Terence Hill de Lo chiamavano Trinità, dobbiamo suonargliele ancora. Vediamo se ci arriva.

Qua la mano, invece, figliolo.

rocky stallone francesco

di Stefano Falotico

TOP TEN Gene Hackman


09 Nov
MISUNDERSTOOD, Gene Hackman, 1984. ©MGM

MISUNDERSTOOD, Gene Hackman, 1984. ©MGM

Sì, l’altra sera ho rivisto Lo spaventapasseri, film di una potenza immane. Tanto che ne sono ancora stordito. Poi, ieri notte, ho riguardato su Netflix Il gladiatore. Solo l’ultima mezz’ora. Io già lo dissi all’epoca ma, come sempre, mi prendeste per matto.

Il gladiatore è veramente uno dei film più sopravvalutati del mondo. È davvero una cagata. Lasciate perdere i miei scritti in cui, in frangenti in cui odo rimbombare nelle mie vene delle insane voglie vendicatrici e recrimino sulle mie sfighe, attingo al furioso Massimo Decimo Meridio per cinque minuti d’incazzatura da uomo pugnace e verace. Sono solo attimi fugaci delle mie ingiurie incazzose da uomo tanto capace che potrebbe essere sterminato a Capaci perché dice la verità, e i mafiosi non ci stanno, e anche incapace perché ho a volte la febbre e non mi tira neppure con la donna più rapace… Eh sì, Falcone!

Ma Il gladiatore, a prescindere dall’impatto subliminale che può avere su una persona, se si sente tradita o fottuta da qualche demente come Joaquin Phoenix, fa proprio schifo al cazzo.

Diciamocelo! Il finale, poi, è di una sconcezza immonda. Con tanto di computer graphics a iosa, Giannina Facio, l’ex di Fiorello, una popolana da spagnolone, messasi assieme a Ridley Scott per ravvivarlo quando non gira film malinconici come Blade Runner, e Giorgio Cantarini, sì, il bambinello de La vita è bella, che nei Campi Elisi aspettano il bellimbusto Crowe per girare assieme la nuova pubblicità della Barilla. Sì, tanto granturco e un Crowe derelitto-delirante che si è cuccato l’Oscar prima che ingrassasse come un elefante a botte di pastasciutta e vinelli francesi. E, secondo me, anche per colpa di troppe zoccole tailandesi.

Sì, a me puoi dirlo, Russell. Ti piaceva divertirti. Lo so… non fare il boy erased.

Un film tronfio, pomposo, romanesco, e intanto Isoardi Elisa lascia Salvini e quell’altra depressa incurabile di Elisa canta Se piovesse il tuo nome…

In tutto il mondo, Il gladiatore ha avuto successo e ciò dovrebbe dirla lunga sull’imbarbarimento dei gusti degli occidentali. Ancora ancorati a visioni della vita solenni da peplum semi-biblici. A inneggiare nazional-popolari agli stadi all’urlo di SPACCAGLI IL CULO! E poi la domenica a messa da santarellini.

Ah, Elena di Troia. Vieni a me, Elena Santarelli, e sarà tutta una Ferrarelle! Ah no, era quella della Rocchetta. Sì, sono un’ottima forchetta. Ecco il forcone, non darmi del troione, ti farò a polpette! Dopo il sugo, voglio fare la scarpetta. Ma come? Non ti sei neanche tolta le scarpe e già dici che puzzo? PUSSA via!

Sì, tutti si professano intellettuali al giorno d’oggi ma sono, come dico io, dei zacquari. Zacquaro, lo ribadisco, è un uomo radicalchic che si finge istruito, citando le pappardelle a memoria, così come faceva a scuola quando recitava alla maestra le guerre puniche, ma è invero un ignorantone terrificante.

Non basta saper tradurre in latino e greco per essere degli ellenici. E neppure per elevarvi al cielo. Ecco, levatevi dai coglioni e anche dagli spaghetti. Me li magno io, miei americani a Roma.

Ora, che c’entra tutto ciò con Gene Hackman? Ecco, Russell Crowe si è sempre creduto Marlon Brando. E invece è un burino da osteria dei proci, sì, proci, non porci, e ha interpretato spesso parti alla Gene Hackman. Parti da duro litigioso, arrogante, sprezzante, un tipo tosto, per la Madonna di Cristo santissimo!

E invece non ha niente della classe di Gene. Gene è uno stronzo, uno che sa il fatto suo e ridacchia come ne Lo spaventapasseri, un donnaiolo, uno che va dritto al sodo… senza panegirici. Ride, poi piange, muove alla commozione.

Di mio, sono Come Lion/Pacino, ma è un’altra storia.

Sì, è strepitoso Gene. Un compagnone, uno che, se un pederasta ti vuol fare… e ti spacca la faccia, arriva lui e gliele suona. Con uno così, ti senti protetto. Gene entra in un bar e sa come porgere l’occhiolino a quella super figa che prepara il caffè, mischiando già la schiuma del suo volerglielo shakerare senza ghiaccio. Gene ammicca con dovuta sfrontatezza, a costo di pigliarsi una sberla e un calcio nelle palle. Ma se ne fotte. Perché sa che una gli ha servito il due di picche e ad altre dieci invece regalerà il suo “picc(i)one”.

Gene è troppo forte. Lo adoro. Un uomo tenerissimo nel remake di Incompreso e un bastardo figlio di puttana ne Gli spietati. Un pezzo di merda mai visto nei vari Superman. E poi un cazzone in Frankenstein Junior. Un dio ne Il braccio violento della legge, 1 e 2, ne La conversazione, in Bersaglio di notte.

Il Presidente degli Stati Uniti più puttaniere e sadico della Storia in Potere assoluto, altro che Trump, capace di saltare da capolavori assoluti a film indegni del suo nome come Boxe. Capace di passare da Sam Raimi a Walter Hill nel giro di un colpo di pistola come Wyatt Earp. Sì, dopo Unforgiven, gli hanno offerto cinquemila ruoli da villain nei western.

E lui: – Ma non è che poi la gente dirà che interpreto sempre lo stesso ruolo? E che cazzo me ne frega? Tanto mi pagano. Poi ho già vinto due Oscar, quindi non devo dimostrare una minchia.

 

Sì, non mi va di dirvi quali sono le sue dieci migliori performance. Guardate i suoi film, fatevi la vostra idea e la vostra donna. Soprattutto fatevi mandare in quel posto.

Guardate qui… come, con charme da Oscar, appunto, lo mette nel culo ad Al Pacino e Jack Nicholson senza battere ciglio.

Comunque, ad Al Pacino non sbatté. Dopo poco avrebbe vinto come Protagonista.

Eh sì, due grandissimi amici.

Sì, Gene ha un che di Falotico.

Come no?

– Senti, Stefano, hai il tuo perché. Ma non mi piaci, lecchi troppo… – dice lei, già totalmente presa ma che altezzosamente fa finta di niente…

– Non è meglio? – rispondo io con una faccia da culo incredibile.

– Stefano?! Ma cos’è questa porcata che ho letto? Non è da te.

– Questa porcata sa il “fallo” suo.

 

Ah ah.
Insomma, dal 2008, questo Gene, nato a San Bernardino, che fa nella vita?

Vive del suo carisma.

O no?

 

di Stefano Falotico

Russell Crowe, da tormentato Jeffrey Wigand di Insider a burino panzone, il gladiatore dei bucatini all’amatriciana


06 Jun

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Eh sì, mi ha lasciato basito l’apparizione di Russell Crowe che, stasera, celebrerà Il gladiatore, il film che gli diede l’Oscar, nell’arena più famosa del mondo.

Adesso che stiamo a Milano, finalmente, vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?

Ah ah.

(Totò, Peppino e la… malafemmina)

Con la barba grigia, l’occhio ubriaco, una tshirt stretta e ombelico fuori, in “bella” vista di un addome da far invidia alle Tartarughe Ninja, ah ah, è arrivato a Roma Russell Crowe, l’idolo!

Che, su suggerimento della tifoseria romanista, da vero “lupo” ha innalzato la sciarpa della MAGGGICA Roma!

Ora, sia chiaro, Il gladiatore è un film orrendo. Un manifesto fascista-reazionario da Altare della Patria, pieno d’incongruenze storiche, che fa uso smodato di CGI e, secondo me, è uno dei film più sopravvalutati della Storia, non solo romana, romanica o romanaccia che dir si voglia. Qualche giorno fa è uscito il Blu-ray di questa robaccia e quelli della mia generazione ne andavano matti.

Infoiandosi come bestie da circo all’udire tonitruante della frase… al mio segnale, scatenate l’inferno!

Poi, nella versione appunto doppiata in italiano, è pure peggio. Perché lo storico doppiatore di Russell Crowe è Luca Ward, uno la cui voce da stallone del Road House va benissimo per Samuel L. Jackson dei film di Tarantino, ma che incarna, gutturalmente, tutto ciò che odio di un maschio. Tronfio, vanaglorioso, che se ti chiede un bicchiere d’acqua pare che voglia sodomizzarti con la tirannia dell’uomo malvagio.

’Sto qua sta con Giada Desideri, una biondona che soddisfa ogni suo desiderio. Luca è il suo Robin Hood e Giada la sua Cate Blanchett. E Giada lo aspetta, dopo una provante giornata in sala prove, nella lor casina, ove Giada lo avvinghia fra le sue cosce calde e vellutate come una piovra. E, dopo l’amplesso scalmanato, Luca va in bagno, si guarda allo specchio e sa che ha domato virilmente la sua concubina.

Sì, Luca Ward, con questo codino da cavallone, appunto, mi ha dato sempre l’impressione di essere un omone, uno coi testosteroni a mille, non vorrei dirlo ma lo dico… un troione da tra(ie)ttorie malfamate.

Uno col vocione da orco e da Mangiafoco che mangia i bambini a colazione, ridendo poi a crepapelle, come Samuel L. Jackson di The Hateful Eight.

Sì, genitori cari, non raccontate più ai vostri figli la favola nera dell’uomo nero che, se non fanno i bravi, li rapisce e se li magna di notte. Nel caso i vostri pargoletti siano troppo discoli, invitate a casa vostra Luca Ward e, quando spalancherà le fauci, ingurgitandosi in gola delle lasagne con besciamella fumante, emettendo suoni potentemente intimidenti su roco, pastoso rutto libero, i vostri bambini andranno a letto presto, urlando di terrore. Comunque, nel caso vogliate spaventarli ancora di più, oltre a Ward, chiamate anche Mario Biondi! Le donne dicono che Mario abbia una bella voce. Ma bella voce de che? 

Ma torniamo al Gladiatore. Massimo Decimo Meridio! Un nome che incute paura! Come no! Un uomo revenant che vuole la sua vendetta. Solo perché la figona popolana di sua moglie defunta, la vera moglie di Ridley Scott, Gianina Facio, detta anche Giannina, una che capì subito che recitare con Teo Teocoli e farsi sbattere da Fiorello non l’avrebbe resa una “leonessa”, è meno elegante di Connie Nielsen. La Facio, donna da mercato ortofrutticolo che vende i suoi “pompelmi” rifatti da spagnola… piccante. Caliente! Una donna succhiante… che, cucinata rusticamente, è la morte sua!

Infatti, diciamocela, Ridley Scott da quando sta con questa bagascia-matrona ha perso ogni raffinata malinconia à la Blade Runner.

E gira puttanate. Gli unici due film davvero apprezzabili di Ridley, fra i cinquemila che ha girato negli ultimi vent’anni, sono Il genio della truffa e American Gangster. Per il resto solo porcherie.

Eh sì, Russell Crowe è ora uomo da porchetta, uno che se viveva in Italia avrebbe apprezzato il “compianto” Gianfranco Funari!

Dai, Russell, vai nell’osteria n.1 in casin non c’è nessuno, ci son solo preti e frati che si inculano!

Alcuni, come gli ottimi vini pregiati e dunque come me, invecchiando migliorano e son più saporiti. Russell, invece, invecchiando è diventato solo un panzone!

Avanti popolo, alla riscossa!

di Stefano Falotico

Maggica Roma, remontada gladiatoria


11 Apr

Roma Barcelona

Ora, ieri sera, come sovente mi accade, pensavo di buttarmi giù dalla finestra un po’ come Morgan Freeman di Last Vegas… Ah ah. Sì, anche se abito al quarto piano… e la caduta sarebbe stata abbastanza fragorosa, diciamo poco “fragolosa” e mi sarei squagliato come panna montata ben diluita…

Al che, dopo una cenetta sfiziosa, a base di passato di verdura, ah ah, ecco che gironzolai sul Tubo e rinvenni una clip di Carlo Verdone in Grand Hotel Excelsior, quando burino al massimo se la tira da boxeur fan di Cassius Clay, per concupire la bella Maria timorata di Dio.

Eh sì, come recentissimamente da me detto, Verdone attore in quel periodo era al top. Poi si rincoglionì. Era ruspante, il ritratto dell’imbranato che non gliela po’ fa manco a spingerlo, e faceva sbracare.

Al che ecco che mi sovvenne che su Canale 5 trasmettevano la partita di ritorno di Champions League…

Ah, ma che la guardo a fa’? Tanto prenderà altre quattro pappine. Vabbe’, non ho di meglio da fare, le cose che oggi dovevo fare le ho fatte, ci vuole un po’ di relax. Mi collegai al decimo, quando Džeko aveva già segnato l’uno a zero, e pensai: me la guardo tutta, chissà che non ci scappi il miracolo.

Il mister Di Francesco mi parve caricatissimo. E mi galvanizzò. Daje!        

E, insospettabilmente, ieri sera divenni tifoso sfegatato della Roma, roba simile a Vittorio Gassman da I mostri…

Oddio, me vie’ lo sturbo! Forza lupi!

All’intervallo, ecco che eccitatissimo vado in cucina a mangiarmi un bel gelatino con fumatina incorporata. E, fra una leccata e l’altra, il mio stomaco in subbuglio si agitò accalorato…

Dai, che inizia il secondo tempo. Famogliela vede’ a ’stri stronzi di Messi e Iniesta.

Su su, arbitro fischia. È rigore, Dio di un Giuda ladro! Oh cazzo, chi lo batte? Capitan Fururo? Ah, il fratello di Barbara De Rossi, ah no, non sono parenti. Vai, Daniele.

Madonna, Dio mio l’ha messa! L’ha messa, fanculo a Messi!

Ah, qui i minuti passano, cambia quel gallo cedrone del Nainggolan, è tutta cresta, qui serve il Faraone!

Calcio d’angolo. Mancano 8 minuti! Gooaal!

Manōlas alla Tardelli. Mi sta prendendo un infarto!

No, no, Messi, ah ah, ha lisciato!

Quattro minuti di recupero, e saranno quattro minuti coi controcazzi!

È finita! È finita!

Che è ’sta caciara? Mi affaccio alla finestra. Ionata, quello del terzo piano, afferra il suo cagnaccio per la gola, stava sbranano un passante.

Andiamo a letto!

Barbara De RossiManolas Barcelona

di Stefano Falotico

Domani, primo appuntamento su Sky, canale 879, del Falotico


05 Feb

A volte, puoi diventare un mito dal nulla.
Quando vieni oscurato, e trai forza ed energia dalla fantasia, dalla mente e dalla tua anima. Questo, fedeli, è un attimo da Blade Runner alla Patrick Swayze di Ghost.

La commozione spero la tratterrete.

seScrivendo, Mercoledì 6 Febbraio ore 19.00, cioè domani.

Intanto, beccatevi questo ricordino:

Tears in the Rain, sono Rutger Hauer e rutto in faccia a chi investiga nel mio Cuore. Oggi androide, domani anatroccolo, ieri a coccolarla, nel Futuro un Ford furbo e volpe

 

Il capolavoro di Ridley Scott filtrato dalla mia ottica oltre, posizionata nel virtuoso mio “Falotico” mutar, parafrasandoMontale, di montaggio genialoide, possibilmente pioggia e stima a chi m’appoggia.

Stefano Falotico, il maudit per antonomasia, in quanto eccellenza, senza clemenze per i cattivi e cinefilo “ossessivo”. Egli scava fra le rovine della società, ne estrae ancor le miniere mnemoniche, vi ricorda Total Recall i film memorabili ed è il superbo essere anche quando scompare, poi di botto compie miracoli e bacia le fronti dei suoi figli delle stelle, spaziali, anche di “balle” alla Mel Brooks oppure alla Star Wars di lucasiana memoria.

Falotico incarna l’emblema dell’imprevisto di vista lunga, egli annusa il marcio e marcia per la sua strada, tutt’ora imbattuta mentre gli altri s’arrabattano e son, a trent’anni, già pigrissimi in ciabatte, persi fra rimpianti patetici, che non han neanche la poesia di Roy Batty.

Insomma, chi si vuol battere con me? Tu, battona, sarai subita sbattuta da uno che ti “merita”, ti mentirà coi soldi, lo sposerai per interessi e lo tormenterai di stress.

Fidatevi, conosco le donne. Di molte fui amante in notti luccicanti ma pretesero la bigiotteria e gli abiti di Laura Biagiotti. Ecco, a queste gianduiotte, consiglio di “fare” un viaggio allo zoo. Lì, troveranno pane per i denti del “domatore” e arachidi da racchie appaiate al teddy bear.

Di mio, la mia barba non è da Barbie, anche se Nicole Aniston la vedrei bene in zona Rick Deckard, detective delle zone “nere” e “turgido” della malinconia robotica solo dentro di Lei Shining.
Alludo forse a Kubrick “usato” da Scott? No, sono solo un lupo che si scottò, tu sconterai questa punizione: dopo averlo “ricevuto”, ti lascerò solo una ricevuta senza scontrino.

D’altronde, mi chiamano “Il saldatore”.
A volte, me la tiro da salvatore. Ma mancano i soldi nel salvadanaio, però, non è che farò la fine di Bobby Peru/Willem Dafoe di Cuore selvaggio? No, sono lynchiano, quindi mi districherò anche in mezzo agl’incubi delvelluto blu dipinto di blu. Quindi, chi mi darà un divano per giochi anali? Nessuno/a, meglio così.

Ripeto, come Blade Runner, son virtù eccelsa avanti mille anni, la cinesina sullo schermo gigante ammicca affinché la ficchi, insomma assomiglia alla pornostar Katsumi, alias alle volte Katsuni, “detta” come va data una suina per il “Telecazz’”.

Preferisco la mia macchinina gironzolante “fra le nuvole” e, nel caso ne avessi bisogno, opterò per un “bisognino”. Abito a Bologna, ciità degli Asinelli sempre tra-ballanti come la Garisenda. Butto tutti giù dalla torre, essendo torrido mentre una mi lecca il “torroncino”, eh sì, sono un Toro non solo zodiacale, e mescolo la panna nel crudo “tortellino”. Lo so, tendo alle “porcatelle”, sempre meglio degli sporchi. Io, almeno, son piccante e spicco. Fra l’altro, vanno imbavagliati e, se non basterà il “collare” alle loro emozioni liofilizzate, vaglieremo anche un Valium atraverso il loro tubo digerente dentro le loro vertebre invertite, direi evirate se vibreranno d’altre offese a un intoccabile come me.

Son io che tocco, senza “tangenti” e raccomandazioni, sono l’Uomo che non si crogiola né dorme sugli allori, per questo m’adorano.

Uh uh, che odorino mia Sean Young. Profumo d’un seno giovanissimo, m’è gioviale. Anche se questa Daryl Hannahè, come si dice in gergo, “d’annata buona”. Molto buona, buonissima.

Per concludere: se sei uno stronzo che m’accusa di dementia praecox nei suoi deliri in-castranti da Minority Report, io amplifico la mia percezione ipersensoriale da precog, e prega che ti strappi solo il ciuffo. Rimarrai col “riporto”.

Ora, faccia di merda, levati dal cazzo, perché sono anche Django ed esigo di rimanere un romantico anche sognatore.

Unchained Melody!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Blade Runner (1982)
  2. Shining (1980)
  3. Il gladiatore (2000)
  4. Ghost. Fantasma (1990)
  5. Rocky II (1979)
  6. I predatori dell’Arca perduta (1981)
  7. Furia cieca (1989)

Un turbinio accecante di guerra, “spacc(i)ato” negli occhi del folle


20 Nov

Il ringhio

Viviamo in tempi opachi, ove s’obnubilano i reati, camuffandoli dietro leguleie burocrazie a metter “ordine” con perentori ricatti ad abusare di “vantaggi” psicologici spesso accumulati grazie a tangenti, prevaricazioni morali, arrivismi mafiosi, collutazioni “politiche” alle s-palle dei “polli” da raggirare, prima di privilegi acquisiti da padri tradizionalisti nel perpetrare le irragionevoli ragioni “fondatrici” d’una società livellata su appiattimenti stantii, con la “forza” d’economia “encomiabile” della discendenza “nobiliare” e “rispettosa”, poi, “migliorati” di pezzi di carta “bianchissima” profumo puzza (sotto il naso e anche “sotto… b-i-anchetti”) “color” cioccolato “lattiginoso”, a peggiorare chi era partito “male”, a partorire “diagnosi”, perché semplicemente non si vuole che chi partì, appunto, “debole”, possa ribaltare le regole, soverchiandole di “sovversivi” atti giusti, presto liquidati ad etichettarle passibili di “pericolosità”. Il “detersivo” di pulizia “mentale”. Ah, si sa, la reattività, la reazione, la ribellione è da sedare, da “insederare” e da ammainare, ché non “degeneri” dalle “basi” solidissime (sì, infrangibili come sabbia tersa nel Sol marino di tal somari bambini “adultizzati” del “tosto” aspetto-pettoral’ “oral” in fuori… le palle e i “cannoli”) d’equilibri “avvalorati” da non leder con scosse elettriche da spegnere, irrigidendole nella radiografia a “celofanar” l’encefalogramma nei (dia)grammi su(ine) chimiche spicciole da reparto biologico delle cavie da laboratorio. Ove solo i più “indefessi” e conformisti “lavoratori”, ligi al dovere più falso, fascista e meschino, avran il permesso alla gioia del “Godo” e, chi s’eleva, è da “spappolar” per pazzo, “fuori di testa” o addirittura “criminale” perché ha solo avuto il coraggio, immancabile ai suoi geni valorosi, di non prostrarsi e prostituirsi a queste “torte di mele”, a queste creste che ti sbatteran in faccia solo la crostatin’ di marmellata. Allattati alle mammelle della suzione materialista, delle soluzioni d’azione “contraccettiva” a prevenire, minority report, il potenziale elemento “pericolante”. Che potrebbe far proprio crollare e ridurre al macero e in briciole le assolute, assurde convenzioni, oggi assunte per vere e indiscutibili. Ove la carnascialesca frivolezza è stata innalzata a “brillante”, incontrovertibile, unico modello di vita. Ove, chi non se n’attiene, è uno d’“attenuare”, da tener d’occhio, da “tenerezze” ad “addolcir” l’urlo rabbioso degli ululati suoi combattenti. Ah, meglio barricarsi nell’“invincibilità” dell’ottusa “civiltà” piuttosto che prender coscienza e mollar la presa e confessare, che fessi e soprattutto da fossa son loro, i “leoni”, meglio inveire d’altra subdola violenza, meglio tacere prima che deflagri l’averli colti in flagrante.
Ma vocine “dispettose” non ci stanno, perché sventolare bandiera bianca e “affrescarci”, appunto, in questa “fresca” tanto “ironica” presa per il culo?
I coglioni van addormentati, picchiati se “sganceranno” le bombe, abbindolati se non vorranno “abbottonarsi”, accerchiati se l’“oltraggio al pudore” fuoriuscirà dai ranghi della cernita vile, delle cerniere, del maiale col cavial’, che apparecchia la sua cenetta da “buona forchetta”. Ah, chi tira il forcone è da forca in tal nostra, di massa, “fornicazione”. Certo…
Seviziato perché denunciò i viziosi, strizzato perché stava aizzando.
Amputato perché non puttaniere da festini, non festeggiato perché da conciar “a festa” e impagliato da pagliaccetto da “bacetti”, ché non amò la “mondanità” di tali anali nei tavoli (s)quadra(n)ti im-banditi d’argenteria di “lusso”.
Smussati e smidollati nell’osso, ché non son “ossigenati” ma pensatori meno appariscenti della gran “maggior” parte della gente, i dementi.
E dunque io vado avanti, di stessa legalità, visto che i giustizieri “solitari” furon “ammutoliti”, bisogna alzare la voce di stessi pugni massacranti di (a)r(r)ing(a).

Buone le vostre aringhe?

Dopo tante sparatorie di sangue sparso, posso cospargervi di salsina sopra la vostra “salsiccia?”.
Proprio farsi un film, da Oscar.

Proprio a Roma, il 7 Dicembre, quando il mio calunniatore vedrà la faccia in Tv, una lagrima color sono nella merda, colerà dal suo dittatore.

Avvertii che il Principe sarebbe tornato. Per ammazzarlo nel modo più cattivo possibile.

Un grande Uomo, destinato a un Futuro luminoso, fu invidiato a morte da suo fratello.
E scontò una pena crudelissima per la sua scellerata vigliaccheria.

Il Gladiatore torna in sua arena, si cela con una maschera, se la toglie delicatamente e fissa il suo omicida.

Non solo non è morto, morirà qualcun altro. Con la folla a osannarlo.

Questa si chiama vendetta!

Firmato il Genius

(Stefano Falotico)

    1. Gran Torino (2008)
    2. I duellanti (1977)
    3. Il gladiatore (2000)

Amarcord, sì, son’ ‘nù(tella-nullatenente) terrùn di “carboni ardenti-neri” che s’ record’ di Scott(ato) Ridley


07 Nov

La vita è anche un negozio “Ricordi”

Stia zitta lei, pennuta! Lei, di Cinema, sep’ propr’ nudd’, cioè un bel niente. Inutile che s’addobbi dietro laureette, sempre mezza calzetta è, mia cara “tonna“. Dunque, vada d’uncinetto nel suo “piccolo mondo antico, cioè la cucina, veda di stirare e “tirarlo” un po’ a quel mosciarello del “pinguino” di suo maritin-“maritozzo” e, soprattutto, rammendi la calza.
Son qui, Io, Duca e Principe, a rammentare! Ora, pettini il suo cagnolino, e porti rispetto!

Lei di Cinema, mia micina da cinemino col “cremino” in bocca, sa quanto mio cognato Calogero, che passa le sue giornate a giocar di bile a biliardo, “sbullonandosi” per estrapolar un “ragno dal buco” della sua catapecchia formato “tugurio” e testa dura come il cocomero. Ah, Calogero amaro è, e si consola guardando il mare. Sperando nella sua “sirena”. Anche se quella dell’ambulanza presto suonerà “alla carica” di “soccorso” per prevenire il suo imminente suicidio. Fidati Calogero. Lo “scaldabagno” va riempito non solo di “bolle di sapone”, ma anche di donne in “calore”.

Ora, dopo Fellini (come da titolo), l’unico italiano a vincere l’Oscar come miglior regista fu Bertolucci Bernaldo.
Andate fratelli a vedere Io e te, portate anche del , ve lo suggerisce pure Fabio Caressa, che “intermezza” l’intercalare dell’Inter vs il Milan della pausa fra primo e secondo Tempo con tal bevanda rilassante. Suggerendo, al “braccio destro” (anche se giocò, talvolta, come “sinistro” terzino) Beppe Bergomi, il suo “Sky“.
Fabio Caressa è un “bell’uomo”, come Alessandro Gassman. Cioè, “detto” fra noi, aveva i numeri (anche “balistici”, basta misurarne la voce per calcolarne le ormonali “proporzioni” d'”insaccare” direttamente nelle “donne” da “fighi d’arte”) al fin di “sfondare”, appunto.
Ma preferì ripiegare nelle telecronache, ove finge d’esaltarsi per i goal della Juve, ma in fondo pen(s)a alle giornaliste sue “colleghe” d’occhiolino “tifoso” e “accaldato”.
Fabio è uno “in bretelle”, niente a che vedere con Floriana Bertelli. “Questa” qui avrà circa una “cinquantina” ma di quinta te “la” racconta ancora “giovanissimo”. La “scoprii” molti anni fa sul “Tre”, e me ne “sparai” multiple sul divano. Da allora, ha perso un po’ di tette ma allupa, “tenace”, di labbra-“sorbetto”.

Sì, Floriana… se non si fosse “realizzata” come “una” che legge il gobbo, sarebbe stata una tabaccaia da “Gradisca” a “sfogliartelo” di “sigaro fumante”.
Con tutti i marpioncelli del barettino a “bersela” fra una birretta e uno “scapellarlo” di “berettini”. Che gnocca!
Ieri sera, un mio amico (che abita fuori Bologna) s’è attardato. Così, per distrarre l’attesa, ho cercato disperatamente una tavola “calda” per buttar giù un caffè. A pochi chilometri di distanza, capitai nell'”antro” d’una “matrona” gran “mammona”.
In punta di piedi, aprii la porta del “saloon“, e sobbalzai strabuzzato nel suo “balconcino”. Una figona clamorosa sui quaranta, attorniata da vari manigoldi per strapparle il Golden Lady da “cortese” cameriera con una camera, non tanto singola, “disponibilissima” al piano sopra le scal(ogn)e.

– Prego, come posso servirla, mio bel “giovine?”.
– Come vuoi, come vogliono tutti.

Rimediai un ghiacciolo con la liquirizia.
E il cane lupo, molto Liuk, del suo “leccarmelo”.

La voce della luna… Della “lupa”.
Ma Benigni, assieme a Fellini (appunto) e al Bernardo, è l’unico italiano che ha vinto, oltre al “Film straniero”, proprio la statuetta come “Regia”.
Presto, da tre moschettieri saranno quattro, perché m’aggiungerò io fra due anni.
Sto preparando, infatti, un capolavoro “devastante”: Girando a zonzo, m’ingozzarono, ma li sgozzai da bue per le corna.

Trama…

Ambientato nei peggiori ambientini di Roma, un Uomo venuto dal nulla, di cui s’eran perse le tracce (anche di sangue, visto che il suo “gruppo” è PH Neutro), giunge nella capitale, col Papa che l’aspetta assieme ai lanzichenecchi, i quali al suo arrivo gridano: – Ah, sei arrivato, checca?! Com’è stato il viaggio?
– Di merda. Si son sgonfiati tutti i pneumatici per colpa della “on the road“. Quindi, vediamo di non provocare oltre, altrimenti vi meno, palloni!

Il Papa lo ospita nella sua umile dimora e, privatamente, gli mostra tutta la collezione “personalissima” dei calendari Pirelli:

– Belle, vero? Stimolano la “predica” e anche il prepuzio…
– Dall’alto della sua “posizione”, le ha conosciute “dal vivo”, “monsignore?”.
– Sì, “le” benedico ogni Domenica tali “signorinelle”.

Il film finisce con l’Uomo venuto dal nulla che ruba la tonaca del Papa e “imbandisce” l’altare della “Patria”.

Be’, amici, l’ho presa “larga”, concentriamoci sugli ultimi film di Ridley Scott.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il gladiatore (2000)
    Peplum con Russell Crowe versione “er meglio” de’ Francesco Totti, a incitar i “leoni” all’urlo: “E mò so’ botte!“.
  2. Black Hawk Down (2001)
    Ultimo film serio di Tom Sizemore.
    Spara all’impazzata. Dopo aver seviziato la moglie, se “lo” cavò grazie a cavilli legali, ma la sua reputazione andò più a puttane della prostituta che aveva sposato.
  3. American Gangster (2007)
    Un bel Giorno, Ridley guardò i film di suo fratello, il compianto, defunto e “postumo” Tony, ed ebbe l’illuminazione:

    – Chi è questo Nerone? Questo brucia tutti!
    – Denzel Washington.
    – Washington per cosa sta? Per Barack Obama?
    – No, per Man on Fire.
    – Cioè, il tuo ultimo film?
    – No, Denzel “sbianca” sua moglie la “focosa”.   

Joaquin Phoenix, anche il fratello di “River” è un grande come “Bruce Springsteen”


11 Aug

 

Sì, amo il Boss, Lui è l’Uomo paradisiaco che non guarda in faccia Patti Scialfa quando “la” sublima, e non teme le Montagne Rocciose quando, nel freddo malinconico del “Nebraska“, ascolta il dolore dei figli innocenti di “Philadelphia

Tutto ciò, a preambolo “digressivo” del nostro “Ritratto d’attore”.
Stavolta, in vista della sua “doppiona”, parleremo di Joaquin Phoenix. Sbruffone, “labbroso”, a molti antipatico, dunque “lebbroso”.

Sì, prendo carta e penna (indiana) e risalgo alle sue origini selvagge.
Classe 28 Ottobre del 1974, cinque anni dunque più vecchio di me, sebbene se “li” porti male (non “usa” però ancora il riporto, i capelli son brizzolati un po’, ma molti, li perderà quasi tutti stando a quel che intuisco dalla sua virilità ormonale), può annoverare vari capolavori all’attivo.

Innanzitutto, facciam subito chiarezza con chi, di Cinema, ne capisce quanto il fruttivendolo del rione “Gli aironi rossi del cocomero stimolano i sogni perduti dell’aeroplano”.

Sì, una ragazza, oca più delle papere che galleggiano nel laghetto “La stronzetta in cerca del galletto per il suo volatile”, mi si avvicina, con far “felpato”, e mi disturba alquanto:
– Carino codesto, come me lo…
– Senti, vai a lavare i piatti. Tu assomigli a tuo fratello.
– Che vorresti dire?
– Dai, lo sanno tutti. L’altra sera ha visto Phoenix – Delitto di polizia di Danny Cannon, e si è sparato un cannone credendosi Ray Liotta di Goodfellas.
La sua innocenza fu infranta a 8 anni, quando vide vostro padre mungere più del dovuto una vacca. Da allora, è un lattaio.
Prendi questo fazzoletto, e vedi di smammare.

Parlo con donne che meritano la mia bocca. Dunque, stai zitta e non cercar di “rizzar” quel che, da me, non avrai.
Mai! Neppure “in ginocchio”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Da morire (1995)
    Nicole Kidman è una to die for.
    Joaquin lo sapeva, e sbirciava le sue “mutandine” (?), gettando il “pennarello” sotto il tavolo, per il “vestito niente“.

    Comunque, se la scopò.

  2. Innocenza infranta (1997)
    Appunto. Quando tuo fratello è uno che si fotte Jennifer Connelly nello “scantinato”, nel ballonzolar delle tette che furon prima della sua anoressia, si perde la purezza, “masturbandosi”.
  3. Il gladiatore (2000)
    Qui, l’idiota c’è tutto.
    Mai mettersi contro Russell Crowe, soprattutto se eri ancora un attore “alle prime armi”.
  4. I padroni della notte (2007)
    Datemi un’Eva Mendes, e il frutto del Peccato combinerà dei “casini”, distruggendo un’intera famiglia.
  5. Two Lovers (2008)
    Ah, che “sfigato”, eh?
    Non sa se scegliere fra Gwyneth Paltrow o Vinessa Shaw, per la cronaca la “nudista” di Eyes Wide Shut.
    Parafrasando Al Pacino: “Joaquin, nel dubbio, fottitele nel triangolo”.
  6. The Master (2012)
    Dopo un ritiro (in)giustificato, un ruolo sto(r)ico.
    Infatti, dal suo volto scarnito, comprendiamo quanto lo stress sopportato durante le riprese, l’abbia “incarnato” in un’interpretazione “sentita”.
  7. Quando l’amore brucia l’anima (2005)
    Ecco, appunto.

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