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Sarebbe finalmente ora di glorificare il grande Michael Douglas: attore rapace, sexy beast dal fascino immarcescibile, il man per antonomasia del suo stesso incarnare il vivente thriller più avvincente


08 Jan

Michael+Douglas+26th+Annual+Screen+Actors+VGhtfMxj5o_l

 

Michael+Douglas+BAFTA+Los+Angeles+BBC+America+Xgl3Sjha5tQl

Ecco, pezzo super falotico, prettamente adattato al mio modo unico e inimitabile di vedere il mondo e filtrarlo attraverso la beltà fascinosa dei registi, delle attrici e degli attori più carismaticamente portentosi.

Ora, se proverete ad andare in giro, domandando a chicchessia che incontrerete lungo la strada, non so se della via o della vostra tortuosa vita, quale sia/è il suo attore preferito, praticamente nessuno vi risponderà fermamente Michael Douglas.

Anche il cinefilo più incallito o presunto tale, invero forse un esaltato ignorantissimo in materia, vi fornirà banali risposte a glorificazione dei mostri sacri dati per assodati.

Al che, vi sentirete rispondere De Niro, Pacino, Dustin Hoffman, forse perfino Philip Seymour Hoffman dallo snob che ama gli ottimi interpreti trapassati, riempiendosi la bocca d’una necrofilia dotta, ah ah, Jack Nicholson, se il vostro interlocutore almeno una volta durante la sua esistenza si beccò un TSO che fa sempre “uomo problematico dal torbido sex appeal dall’occhio malandrino del lupo di mare che esperì la sofferenza dell’anima, restaurandosi o forse deturpandosi sensualmente da Joker di Tim Burton”, ah ah, probabilmente Marlon Brando ché è luogo comune definirlo il più grande… qualcuno opterà anche su Daniel Day-Lewis perché è il solo ad aver vinto tre Oscar come miglior performer protagonista.

Sì, Daniel, lui no. Al massimo tale mentecatto, il quale parla per frasi fatte e attori strafatti e ripetitivi, monotematici e melodrammatici, avrà recitato la filastrocca di Natale davanti allo specchio, solo come un cane dinanzi a una foto ricordo della sua prima comunione nel mentre di questo Covid-19 ammattente anche lo spirito più clemente.

Basta con le ciance. Io, fra i primissimi posti della mia personalissima classifica, ficco Michael.

Attore di allure estrema, figlio d’arte di cotanto padre che morì ultracentenario, marito d’una donna bellissima, ovvero Catherine Zeta-Jones, la quale ora fa la Lorella Cuccarini di Beverly Hills da casalinga della sua Scavolini losangelina.

Catherine, interprete di Prima ti sposo poi ti rovino. Una delle poche, peraltro, a non essere state a letto con George Clooney. Ah ah.

Catherine recitò con Antonio Banderas ne La maschera di Zorro ma pare che non fu attratta da Antonio e, finite le riprese del film di Martin Campbell, andò in bagno e fu una Piscina à la Romy Schneider mentre, sul water, a mo’ di catalogo PostalMarker per signore altoborghesi e non per ragazzini degli anni novanta, sfogliò l’album delle foto di scena di Zorro di Duccio Tessari con Alain Delon.

Arrivata alla terza pagina, ipnotizzata e arrapata dal tenebroso Delon dei tempi d’oro con tanto di spada affilata, la casa di Catherine assomigliò alla Diga delle Tre Gole, da non confondere col Triangolo delle (sue) Bermude.

Catherine conobbe Michael sul set di Traffic. E Michael avrebbe meritato l’Oscar al posto di Benicio Del Toro.

Ora, rividi Delitto perfettoremake di Andrew Davis con Douglas, per l’appunto. Certo, film mediocre, scialbo ed affrettato, efferato nel finale davvero tirato via e con un Viggo Mortensen che, prima di Cronenberg, assomigliava a Navarino, bidello del liceo Sabin di Bologna con velleitarie ambizioni da cubista-fancazzista in zona perennemente “succursale” del suo credersi un pittore d’alta scuola, semmai un giorno recensito da Sgarbi Vittorio, in verità vi dico… identico anche al Viggo di Lupo solitario.

E ho detto tutto…

Federico Frusciante considera il rifacimento di Davis una schifezza. Poiché, a suo avviso, Hitchcock non si tocca.

Sicuramente. Però io ho questo dubbio. Gwyneth Paltrow, dopo essere stata con Brad Pitt e Chris Martin, perché non fa più l’attrice? È proprio tocca. Che fa ora? Si tocca su Michael Douglas de La guerra dei Roses?

Infoiandosi nel pensare che Douglas sia invero l’idealizzato, invero mai soddisfacente, Ben Affleck? Col quale lei non andò d’accordissimo caratterialmente e con cui giocò al tiro al piattello, no, ai piatti dopo una cena a base d’inferocite urla non piccanti come il Tobasco più “caliente?”. Michael ebbe la fortuna di superare il Cancro. Il suo compagno Val Kilmer, sì, di Spiriti nelle tenebre, purtroppo invece sembra spiccicato a Patrick Swayze. Quest’ultimo protagonista de La città della gioia…

Sì, adoro Michael Douglas perché è come me.

Nei miei momenti di rabbia acuta, lo idolatrai in Un giorno di ordinaria follia. Dopo che mi sverginai, invece, rividi Basic Instinct e, in un attimo di auto-venerazione, pensai che arrivato io all’età in cui Mike fece all’amore, per finta, con Sharon Stone, io avrei avuto una donna più bella di Demi Moore di Rivelazioni.

Purtroppo, sono deluso e mi sbagliai di grosso.

La mia lei è molto più bella di Demi Moore.

Inoltre, pensai sempre che gli uomini affascinanti come Douglas, sì, sposino una come la Zeta-Jones, molto più giovane di lui, perché hanno i soldi. Non è vero.

In Last Vegas, Robert De Niro, capì subito che uno come Douglas non poteva sposarsi con una ragazzina ma doveva stare con Mary Steenburgen.

Be’, avrei da raccontarvene tante sulla mia vita. Mi ricordo che, ai tempi delle scuole medie, un mio compagno di classe, tale Alessandro Gravina, biondo, alto un metro e novanta e con gli occhi azzurri, mi prendeva sempre in giro, definendomi nano. Le ragazze andavano matte per Alessandro. E lo seguivano a ruota… libera. Dandogli manforte.

Durante una lezione di Educazione Fisica, Gravina mi disse a mo’ di sfottò:

– Nano, vediamo se riesci a segnare?

 

Sì, giocammo a Calcio e lui militava nella squadra avversaria. Ebbi fortuna e riuscii a segnare.

Mi sono però dimenticato di narrarvi un particolare. Se può interessarvi. Dribblai Alessandro e segnai? No, avete presente Maradona? Non era molto falloso, in campo. Però era davvero stronzo. Quando si adirava, faceva davvero piangere tutti.

Credo che Alessandro, quel giorno, non lo dimenticherà mai.

Non lo dimentica ancora in quanto lo umiliai? No, perché gli chiesi, già all’epoca, se gli piacesse Michael Douglas e lui mi rispose:

– A me piacciono solo le ragazze. Non me ne può fregar di meno degli attori.

 

Sì, oggi come oggi, Alessandro è sempre alto, biondo e con gli occhi azzurri. Però è sposato forse con una di nome Giuseppina Cannavello.

Forse Giuseppina è bella e intelligente? Secondo voi, Giuseppina ha mai visto Chorus Line? No, eh. Eh già, l’attore preferito della signora Cannavello in Gravina è Vincenzo Salemme. E ho detto tutto. Comunque, evviva anche Mario Merola ché I figli… so’ pezzi ‘e core.

Di mio, ho sempre preferito i figli di pu… na come Mike. Perché io amo Black Rain!

Quindi, se non vi piaccio, cari uomini, è meglio. Mi piace di più, rispetto a voi, Douglas ma non sono omosessuale. Se mi date del pazzo, credo che piangerete più di Gravina.

Voglio concludere con quest’ultima…

– Pensa te, questo qui. Si vanta di sc… re una tizia.

– Certamente. Non è mica tua moglie.

– Che vorresti dire?

– Tua moglie è la signora Cannavello e tu non sei l’unico, caro Gravina, che se la fa.

– Che cosa? Quindi, tu ti fai mia moglie?

– No, per carità. Se la fa il suo amante. Quindi, caro Gravina, sei pure cornuto.

E l’amante di tua moglie non è Douglas di Wall Street.

Mi spiace per te e per lei ma chi ti mette le corna assomiglia a Michael Douglas durante il Cancro. Però ha trent’anni e non ha il Cancro.

– Senti, Stefano. Andiamo a farci una partita a Calcio?

– Va bene, tanto ora sei sposato. Ti lascio vincere…

– Ehi, ora stai esagerando. Adesso ti meno! – gridò Gravina per fare il figo coi suoi amici cassaintegrati.

 

Sì, me la cavavo a giocare a Calcio. Avevo solo tredici anni.

Ma, col passare degli anni, cominciarono a piacermi pure la boxe e il kung fu.

E ho detto tutto.

La signora Cannavello ha chiesto il divorzio. Pare che, al posto di Gravina, abbia scelto Val Kilmer. Sì, povero Val, passato da Cindy Crawford e Daryl Hannah e or a non avere una girlfriend da 20 years come da sue recenti dichiarazioni. Non è vero. Val mentì. Da tempo, si consola infatti con la Cannavello. Forse anche con Carmela o la cannamela. La signora Cannavello, eh già, che, a sua volta si consola con Kilmer dopo Gravina e il suo amante non tanto bello.black rain

 

di Stefano Falotico

Golden Globe 2020: uno schifo, per fortuna vinse Joaquin Phoenix per Joker e assistemmo alle superbe, chilometriche gambe oscarizzabili subito di Renée Zellweger


06 Jan

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No, non seguii la manifestazione in diretta. Sono troppo uomo, eh, come no, per fare nottata con queste scemenze di premi.

Anche se mi piacerebbe fare notte dorata con una che interpretò molte parti da cosiddetta scema svampita ma adorabile. Ovvero, la stupenda Renée Zellweger.

No, non la cagai mai in passato. Anche perché debbo ammettere che fui abbastanza cieco. La Zellweger è dieci anni più grande di me.

Renée, più passano gli anni, eh sì, più assomiglia a Michelle Hunziker. A mio avviso, è pure la versione femminile di Val Kilmer e del compianto, mitico Patrick Swayze.

Sì, Patrick fu un ottimo attore, checché se ne dica. Va detto altresì che l’unica parte in cui stonò parecchio fu quella del medico nel film La città della gioia.

Sinceramente, un miscasting tremendo. Insomma, parliamo di un ragazzo della 56ª strada, di un uomo che riuscì a provocare orgasmi multipli a Demi Moore di Ghost, malgrado fosse già, appunto, morto e sepolto. Evaporatosi, diciamo.

Patrick comunque, dall’alto dei cieli, fu ugualmente un figo della madonna.

Sì, l’espressione figo della madonna viene da Dio. Scusate, non fu Dio a inseminare la Vergine, non so se santissima, attraverso il “vitro” della galassia lontanissima? Ah ah.

Sì, Patrick fu onnipotente col gentil sesso, un Padreterno dell’eccitamento, uno che, appena una donna lo vedeva, voleva che gli entrasse dentro da vero Duro del Road House.

D’altronde, Patrick fu l’interprete di Dirty Dancing, cioè l’emblema, l’incarnazione dell’uomo che, con un solo colpo di bacino, riuscì a sciogliere ogni donna neanche se ballasse il tango come Al Pacino.

Sì, torniamo a Scent of a Woman. Anche a Val Kilmer, sì, quello di A prima vista.

Sì, io e Val del film appena menzionatovi, eh già, fummo praticamente uguali.

Non so poi cosa successe. Val, in questo film, cambiò le cornee. Di mio, posso dirvi che la mia seconda ragazza mi rese cornuto. Fui accecato di rabbia.

A Prima vista fu tratto da un libro di Oliver Sacks. Così come RisvegliIn Risvegli, De Niro si svegliò dal coma letargico grazie a una giusta somministrazione, detta posologia, farmacologica.

A me successe il contrario. Da quando smisi di assumere quei farmaci del cazzo, fui e sono sessualmente pimpante come Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Ah ah.

Per farla breve, la Zellweger interpretò molti ruoli, diciamo, alla Falotico che fui. Eh eh, ça va sans direIl diario di Bridget Jones su tutti. Il titolo, oserei dire, più esemplificativo del mio essere sprofondato, anni or sono, nella stessa situazione sfigata pure di Goldie Hawn de La morte ti fa bella. Ah ah.

Una che, stremata dalla sua depressione, immalinconitasi in maniera atroce, passò le giornate a sognare le vite degli attori di Hollywood e delle serie televisive girate sulle sue colline. Cioè, tale e quale a Betty Love.

Be’, devo esservi onesto. Non ammirai, in quel periodo, solamente gli attori e le attrici da premio Oscar. Mi diedi anche a un’altra industria situata a Beverly Hills.

Sì, divenni fanatico sfegatato, ah ah, sventrato e onanistico eppur inesausto e ostinato, diciamocela, di Brandi Love e di Brianna Love.

Adorai ogni star, anche Rachel Starr.

Ah, che Inland Empire di notti deliranti in queste bionde molto più milf di Laura Dern di Storia di un matrimonio.

Dunque, va detta. Renée Zellweger è, oggi come oggi, una figa che non si può vedere. Ah ah.

Fidatevi, uomini. Non dovete vederla, altrimenti vi monterete la testa come Tom Cruise di Jerry Maguire.

Sì, la Zellweger è una che vi farà uscire di sen(n)o. In confronto a Joker, lupo mannaro incazzato a sangue, fuori come un cavallo o forse da quello dei pantaloni, smarrirete ogni Cold Mountain. E dire, cazzo, che un tempo viveste da Cinderella Man. No, non da Russell Crowe gladiatore/i, bensì da uomini che sognarono le favole da Cenerentola.

Ma chi pensate di essere diventati? Richard Gere di Chicago? Ah ah. Vi andrà già troppo grassa se riuscirete a reggere un’altra delusione amorosa. Altrimenti, prevedo per voi altre notti folli da Io, me & Irene.

Ora, per quanto riguarda la vittoria di Brad Pitt per C’era una volta a… Hollywood, non sono affatto soddisfatto. Chiariamoci, però. A me Brad piace, sì, certamente. Come attore, dimostrò di essere bravissimo. Vedi L’arte di vincere. Che puoi dirgli? Sottoporlo a un’Intervista col vampiro?

Dissanguando e impallidendo la perfezione diafana della sua prova bellissima e divina, dionisiaca?

Ma avrebbe meritato di vincere Anthony Hopkins de I due Papi. The Irishman, scandalosamente, rimase a mani vuote.

Mentre io so che adesso, se vi mostrassi, sì, ve le mostro, queste due tre foto, le vostre mani vorranno toccare e quindi riempire il vuoto “interiore” di qualcosa che non sempre riuscite a permeare…

Ecco, altro che tragedia di Sharon Tate.

La mia vita è peggio. Vi spiego, ah ah.

Per molti anni, credetti di essere Dustin Hoffman di Rain Man.

Ora, la scorsa settimana, chiesi a un mio amico su Facebook:

– Secondo te, assomiglio a un attore di Hollywood?

– Certamente.

–  A chi? A Dustin Hoffman?

– No, a Tom Cruise.

 

Sì, c’è invero una certa rassomiglianza fra me e Tom. Nel portafoglio, no, però. Come la vedete? Balliamo? Ah ah.

Pigliatevi la Zellweger e, intanto, nell’attesa delle nomination agli Oscar, rispolveriamo una statuina niente male, Juliette Lewis. Ex di Brad Pitt ma anche colei che succhiò il dito, sì, solo quello, a Bob De Niro di Cape Fear. Eh sì, miei lupi, vi conosco. Non fate i volponi, perdeste il pelo ma non il vizio.

Dunque, buon “uva” a tutti.Juliette+Lewis+AMPAS+30th+Anniversary+Screening+iL5OTsfeWrsl

di Stefano FaloticoRenee+Zellweger+77th+Annual+Golden+Globe+Awards+_qGb4CWFPotl Renee+Zellweger+77th+Annual+Golden+Globe+Awards+8jhaysHbqBHl Renee+Zellweger+NBC+77th+Annual+Golden+Globe+uuQmXzKL4FHl

Aspetto già il Keanu Reeves Day, proverò più adrenalina del compianto Patrick Swayze di Point Break


26 Dec

point break

Sparatevi quest’invettiva, questa sanissima requisitoria imprescindibile e poi digerite, se vi riesce.

Il 21 Maggio del 2021, come sapete, Keanu Reeves uscirà in contemporanea con John Wick: Chapter 4 e il quarto capitolo di Matrix.

Roba davvero più eccitante di Lori Petty di Point Break quando, in tale film di Kathryn Bigelow, Johnny Utah/Keanu Reeves la vide, per la prima volta, in bikini quasi ignuda in riva al mare. Cosicché mentre il Sole batté cocente sull’oceano della California, in quel momento, Keanu dimenticò ogni ascetico insegnamento da Piccolo Buddha. Surriscaldandosi sessualmente d’una piccante voglia assai caliente.

Per fare con lei il surfista con la vasellina da “centromediano di merda”. Come disse infatti a Gary Busey.

Lori, in un battibaleno, proprio sulla riva oceanica d’ogni purezza da Moby Dick, la bianca balena, spogliandosi poco candidamente, provocò lo squagliamento d’ogni ormonale ghiacciaio di Keanu.

Il quale, dinanzi alla sua bellezza scostumata, cioè velata solamente dal costumino, ah ah, la desiderò da birichino e fu immediatamente di lei innamorato. Che volpino. Gemendo, mugolante, il suo essere stato da lei folgorato e dunque denudato d’ogni freno inibitorio moralistico e repressivo. Ne fu infranto. Smarrendo ogni residua sua immacolatezza infant(il)e.

Ah, un bel guaglione, Keanu. Un simpatico fante. La vide e volle esserle in mezzo (stan)tuffante.

Peccato che Keanu dovette (s)battersela con Patrick. Purtroppo, da qualche anno, morto di Cancro.

Ma all’epoca lui fu il duro del Road House, il Ghost per ogni donna alla Demi Moore da modellare nell’argilla d’un tornio da mani romanticamente sporche più di Dirty Dancing.

Comunque, se fossi stato in Keanu, avrei lasciato Lori Petty a Patrick e avrei fatto del petting a Bigelow Kathryn. Una che, a quei tempi, era più figa di Charlize Theron de L’avvocato del diavolo.

Cari amici, siamo o non siamo ragazzi giusti? Giusto? Cioè Righteous Brothers?

A volte però l’Unchained Melody va a farsi friggere per colpa di amici stronzi come Al Pacino di Righteous Kill.

Ha allora ragione Alessandro Catto.

Comunque, in questo giorno di Santo Stefano, aspettando il mio San Silvestro a Monaco di Baviera, vi lascio con la clip di uno dei film più emozionanti di tutti i tempi.

Rocky rimane, a distanza di più di quarant’anni, una delle pellicole più indimenticabili di sempre.

La storia di un underground. Di un cane bastonato a cui fu offerta una possibilità per lui impensata e incredibile.

Tutti, da Apollo il primo, credoedettero che sarebbe stata una facilissima, comoda passeggiata buttarlo giù ma Rocky, contro ogni pronostico, sì, avrebbe perduto l’incontro ma al contempo avrebbe dimostrato di essere stato più forte nell’aver saputo resistere così a lungo.

Infatti, nel secondo vinse. Rocky è come Neo/Reeves e John Wick. I cattivi lo colpiscono. Lui schiva tutti i colpi e risponde con una velocità di risposte da lasciare tutti stecchiti, scioccati, abbattuti.

O forse abbacinati.

Auguri, tanti bacini a ogni borghese col cervello piccino, con qualcos’altro ancora più minuscolo ma di panzone abnorme e presunzione giustamente punita con sacra “unzione”.

 

di Stefano Falotico

Come un GHOST à la Patrick Swayze, volteggio nell’arido mondo da risorto poeta romantico, evviva i balli proibiti


29 Oct

ghost swayze moore

Tu come stai? Vai in palestra? Sei ben tenuto? Però, ti fai ancora dai tuoi mantenere. Ma come sei ridotto? Sei penoso!

Tu invece, donna, quanto pensi? Soppesi, ti tieni in forma, fai i pesi? Ah, sei pesante! Peni? Guarda che, a forza di pen(s)are, la vita poi non si bacia più col volare e quel che io desiderio con te impennare, eh già, sta solo penando poiché, nel tormentato, resiliente mio trasognarti, fantasticarti e amplessi calorosi con te non concretizzare, sono oramai stufo e sfiancato.

Mi hai plagiato come un vado di terracotta, modellandomi nell’argilla del tuo buonismo. Lascia invece che delicatamente sfiori ogni centimetro della tua pelle e ti deflori.

Vedrai come la vita rifiorirà e tutto fuoriuscirà. Ah ah.

Baciami con ardore e tu, amico, reggimi il gioco o solo il moccolo. Che cosa? Io sarei un mongolo? Ma sì, evviva la Mongolia! Che vuole quella lì? Sta a pontificare sul mondo soltanto perché è psicologicamente monca.

Sì, se la suona e se la canta da sola da suora, ascoltando a tutto volume quella frustrata cronica di Alessandra Amoroso, la cantante delle capricciose voglie sempre ficcate nel congelatore.

Basta, non se ne può più di questa qui. È lamentosa e non ha niente di cui lamentarsi, invero.

È un’imbonitrice. Sì, lecca il suo pubblico di radioascoltatrici, consolandole con le sue “hit” dolciastre.

Comunque andare, Forza e coraggio, non vale Niente!

Sì, gli stress quotidiani della donna medio-bassa, l’Amoroso rabbonisce con le sue canzonette che illudono la povera gente. E non è manco bona! Non le sarò amorevole. Non la voglio come morosa nemmeno se mi regalerà sull’altare, come futura sposa, una mimosa. Sì, perché sono un uomo romantico più delle donne e non so che farmene di scopare a terra.

Che cosa? Donna, dovrei regalarti una rosa? Innanzitutto, impara la prima declinazione al plurale latino di rosae rosarum rosis e poi potremo riparlarne. Altrimenti, se lei un po’ non si acculturerà, io non gliel’arrossirò.

Suvvia, non si scandalizzi per questa mia frase onestamente sboccata, sfacciata e arrogante. Non arrossisca!

La prego! Me la dia. Forza, uomini, mettete su intanto una buona melodia.

Voglio un lavoro migliore, non posso stare a sfacchinare e a scrivere libri che sono farina del mio sacco se poi qui saranno gli altri a mietere il grano.

Sì, questi hanno solo un’infarinatura e m’han rifilato una fregatura. Ah, questa vita si fa sempre più dura.

Donna, mi curi da questa sofferenza. Lei, sì, che è così matura, mi sfiori con la sua bocca tenera e le sarò duro.

Voglio un Cinema dalla fotografia sporca, granulosa, un film super fantascientifico di nebulose, di razzi che svolazzano, di pazzi che non più le idee degli altri scopiazzino ma che, come cavalli matti, per l’appunto scopino da dannati e, se combineranno altre porcate, dovranno ammettere la verità senza più vigliaccamente scappare.

Datemi un vino d’annata. Io più invecchio più miglioro. Sono uomo che, fra i rimbambiti troppo stagionati, adora Vivaldi e la pizza Quattro Stagioni. Anche una pazza col salame piccante. Ah ah.

Avete sentito Normale?

È una bella canzone. Peccato che lo sia solo quando canta Ermal Meta.

Francesco Renga l’ha preso in culo anche da Ambra Angiolini. Ho detto tutto.

Sì, sono un fantasma.

Mi davate tutti per morto.

Invece sono solo moro, tendente al castano.

Siamo a fine ottobre, sono buone in questo periodo le castagne.

Mi deste del cacasotto ma a me piacciono le caldarroste.

Più calde sono e più sto a posto.

Più stronze sono e più m’incazzo. Alcune non le cago, molte mi danno della merda.

She’s Like The Wind!

Di me si può dire tutto. Che sia pigro, ipocondriaco, laconico a volte, perfino spesso da manicomio.

Ma indubbiamente ho un certo fascino.

Un fascino del cazzo.

Di mio, non crescerò mai.

L’importante è che cresca…

Comunque, a parte gli scherzi, Patrick Swayze era un mito.

Sì, mi spiacque molti che morì di Cancro.

Ma non ho mai capito l’espressione… poveretto, è morto.

Ah, prima o poi moriremo tutti.

Non era tanto povero, Patrick. Era pieno di soldi e riempiva perennemente qualcos’altro.

Sì, le donne, appena lo vedevano, urlavano: cazzo, è l’attore de La città della gioia.

Sì, Patrick spingeva di adrenalina come in Point Break. Ma, nella parte del medico in mezzo ai lebbrosi, è stato credibile quanto me con Demi Moore.

Ho detto tutto.

swayze dirty dancing

 

Sì, sono diventato un comico.

Che cazzo volete?

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

I migliori film sull’amicizia e sull’amore


04 Jun

Revolutionary Road

Ebbene, da tempo volevo scrivere qualcosa di veramente centrato, scevro dei miei consueti, oserei dire fuori tematici voli pindarici, per posarmi semplicemente delicato su questi due umani sentimenti portanti.

Sì, credo che nella vita uno possa essere buddista, agnostico, miscredente, ateo oppure cristiano ma non vi possa essere nessun uomo che, in quanto essere dotato di anima pensante, sia in grado di sganciarsi da queste due colonne basali, forse basiche dell’esistenza di noi tutti.

Il Cinema, così come tutte le arti, ha campato su tali argomenti. Anzi, a dire il vero, il 90% delle storie filmate si basano su queste due principali emozioni.

E ora vi argomento, datemi un momento. Non datemi più del demente.

Anche quando la Settima Arte diventa lynchiana, quindi apparentemente dissociata di nonsense narrativo da intrecci diciamo alla Beautiful, come in Mulholland Drive per esempio, a volerci vedere chiaro, va comunque puntualmente a parare sulle relazioni interpersonali. Che siano pure, così come in quest’indiscutibile capolavoro del maestro Lynch, flirt lesbici e via dicendo.

In fondo, Mulholland Drive possiede al suo interno molte chiavi interpretative, perfino psicanalitiche. Che ve lo dico a fare? Lo sapete meglio di me.

In questi anni, per via di miei esistenziali percorsi indubbiamente alquanto forti, vanitosamente posso affermare di aver acquisito competenze psichiatriche degne di un dotto luminare della materia suddetta.

Voi sapete che cos’è, cosa sia il Super-io? Macché. Voi non sapete usare nemmeno il congiuntivo. Basta che vi congiungiate con la prima baldracca raccattata per strada e utilizzate il condizionale per suonarvela e cantarvela: vorrei ma non posso, posso ma potrebbe essere, anche no.

Ma per piacere. Andate a dar via il culo. E pulitevi i denti col collutorio. Qual è la vostra nuova ipocondria, leggasi alibi, per raccontarvela? Ah, capisco, avete la congiuntivite.

Freud sosteneva, forse giustamente, che il Super-Io sia un’istanza intrapsichica secondo la quale noi uomini, anche se nessuno fin dapprincipio c’abbia inculcato certi modi di fare, prendiamo ad esempio Christopher Lambert di Greystroke, sin dalla nascita siamo geneticamente dotati di alcuni importantissimi codici di comportamento, denominati genericamente valori secondo cui agiamo moralmente anche se, ripeto, non siamo stati educati dall’aristocrazia inglese.

Ci mancherebbe, fra l’altro. Lascio al Principe Carlo le sue orecchie a sventola. A cosa gli è servita tutta la sua sontuosa educazione raffinata se poi abbandonò la splendida Lady Diana per quella volgare villana di Camilla?

Ma sì, continuasse a bere il tè, Carlo. Anzi, le camomille. Uno che ebbe genealogicamente un culo sfacciato e che fece? La fece, appunto. Sì, con Diana l’amore fece ma fu anche fece nel senso di pezzo di merda. Permise che Diana morisse nella stessa galleria di Ronin con De Niro del Frankenheimer.

Ma dico! Oltre a non possedere l’eleganza british, questo Carlo non conosce(va) neppure i baci alla francese. Sì, se fossi stato in lui, avrei portato Diana in Costa Azzurra con tanto di maglietta sportiva ed estiva della Lacoste. Ora, invece è inutile che pianga da coccodrillo. Ah ah.

Poteva involarsi a Nizza con una donna che lo faceva diventare rizzo più di Katarina Witt, appunto, di Ronin e lui invece passò a passa tuttora le giornate a cacciare le volpi, montando il suo cavallo di razza.

Ma che razza di uomo è costui? Più che una volpe e un cavallerizzo, è un ricco riccio molto coglione. Diciamocela.

Ronin è un grande film sull’amicizia. Jean Reno salva la vita di De Niro che guida le BMW. Quindi, fra macchine della Renault e atmosfere anche alla Léon di Luc Besson, De Niro s’inchiappetta Natasha McElhone da vero Lion. E sul Pacino de Lo spaventapasseri avrei da dirvene…

Voi siete solo degli spaventa-passere. Ma sì, date da mangiare ai piccioni, piccini.

Ah, Natasha, donna britannica, donna a cui offrirei subito il pan di spagna. Anche il pen di spugna… onestamente.

Spagna o Francia basta che se magna? Sì, lo so che voi, italiani magnaccia, mannaggia, non credete a nessun ideale e, secondo me, oramai non credete più né all’amicizia né all’amore.

Basta che vi facciate du’ spaghi e andiate a divertirvi coi film con Paola Cortellesi. Contenti voi, io no.

Avete perso il gusto della veracità ruspante, puttanesca, amicale oltre ogni dire del mitico Sergio di C’era una volta in America. Film di maschi mai cresciuti, di donne desiderate, bramate, persino felliniane, stuprate, di uomini violentissimi, di bestiali inculate, corna, tradimenti, pistolettate, colpi gobbi, tiri mancini, rapine a mano amata, no, armata, con un James Woods che alla fine, nonostante le porcate che rifilò a Noodles, malgrado Noodles lo servì da maiale alla loro donna, dopo eterne, reciproche rivalità con Noodles da figlio di puttana luridissimo, capì che non valeva la pena farne una tragedia.

Infatti si ammazzò. Ah ah.

Forse, è stato tutto un sogno impossibile come nel finale de La 25ª ora.

Più che un capolavoro di Sergio Leone, probabilmente Un mercoledì da leoni, uno scontro fra Keanu Reeves e Patrick Swayze da indimenticabile Point Break.

Chi è Il cacciatore e chi la preda? Chiedetelo a Christopher Walken dell’appena citato masterpiece di Michael Cimino e vi risponderà, sparandosi in testa.

La vita è un Casinò. De Niro e Pesci sono inseparabili amici dall’infanzia e fanno di tutto per incarnare invece una delle massime storiche proprio di Once Upon a Time in Americanoi siamo come il destino… chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!

I grandi film sull’amicizia sono veramente tanti, troppi. Mi sono limitato a una parentesi goliardica, eh eh.

Adesso invece andiamo a parlare, anzi a parare sull’amore.

A proposito del povero, compianto Swayze, lasciate stare subito puttanate come GhostUnchained Melody è bellissima, Demi Moore di più, Whoopi Goldberg non tanto. E il film va bene per le classiche casalinghe di Voghera, amanti degli oroscopi e della new age del cazzo.

Che ne pensate de L’età dell’innocenza? Daniel Day-Lewis ama da impazzire Michelle Pfeiffer e anche lei farebbe carte false per stare tutta la vita con Daniel. Non ha bisogno di andare da una maga che le legga i tarocchi per capire che, appena lo guarda, vorrebbe essere la sua regina di bastone/i… Bastone della vecchiaia ma soprattutto di una maturità florida, tutta deflorata, ah ah.

Ora, chiariamoci, donne. Michelle voleva stare con Daniel. Perché voi no?

Non raccontatevi stronzate. Daniel Day-Lewis vede Madeleine Stowe ne L’ultimo dei Mohicani e si scioglie come una cascata.

Pure lei però non scherza, infatti dappertutto schizza.

Sì, Day-Lewis non è mica un povero cazzone… un pesce, no, un Joe Pesci qualsiasi.

Soltanto che, tornando a L’età dell’innocenza, quel tipo di società era classista più dei falsi amici e delle tribali regole d’onore di Quei bravi ragazzi. Prendete, che ne so, Titanic ad affondamento, no, a fondamento del mio ragionamento, miei uomini annacquati.

Leo è tanto bello e anche la Winslet è bona. Ci scappa la scopata, lei è un lago ma alla fine lui affoga. Sarebbe affogato comunque. I genitori di Kate non avrebbero mai permesso che Jack Dawson potesse sposare la principessina sul pisello. A meno che non avesse avuto i soldi di The Wolf of Wall Street.

Anche così però l’avrei vista molto dura. Insomma, questa vita è una Revolutionary Road. Non si può mai stare tranquilli.

Di mio me ne fotto.

Sì, se non fosse stato per il mio genio anomalo, avrei fatto la fine di Michael Shannon di My Son, My Son, What Have Ye Done.

Oppure la fine sempre di Shannon, però di The Iceman.

Da quando invece non do più retta ai vostri piccoli cervelli…

Ho detto tutto.

Come va adesso, insomma?

Meglio che non lo sappia. Non voglio fare la fine di Rocco Siffredi. Quella di Rocco non deve essere una gran vita. Sì, sta sempre a scopare ma, a differenza di me, non crede più a niente.

Eh già. Dove la troverete una testa di minchia come la mia? Non ce sono più in giro, abbiate fede.

Guardatevi attorno, sì, è un mondo andato a zoccole.

 

di Stefano Falotico

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Quando sono malinconico, cioè sempre, la gente che mi vuole bene non si preoccupa. Quando sono allegro, chiama l’ambulanza. Ah ah!


04 May

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Sì, c’è poco da ridere, non sto scherzando. Sembra come la storia di al lupo, al lupo invertita.

In quel caso, l’uomo chiedeva soccorso, allertando i suoi amici e gridando loro che stava per essere sbranato da un lupo affamato.

Tutti accorrevano per salvarlo dalle grinfie del terribile animale, salvo poi scoprire che lui era appunto già salvo, vivo e vegeto. E che nei dintorni non v’era nessun lupo.

Poi, quando il lupo ci fu davvero, l’uomo urlò nuovamente al lupo, al lupo ma tutti pensarono che si trattasse del solito scherzetto e l’uomo fu divorato dalla bestia feroce.

Sì, traslando appunto questa storia e capovolgendola, prendendola come metafora dei miei stati mentali finalmente col mondo più riappacificati, alla gente che m’ha conosciuto o, perlomeno, presumeva di conoscermi bene, questa mia metamorfosi in un uomo ridente, spingente, gioviale, piacente e molto piacevole soprattutto alle donne, sta molto dispiacendo.

Ma roba da matti!

Sì, a questa gente appare incredibile che io sia nuovamente florido come una rosa e che ogni donna voglia venire a letto con me senza che neppure fatichi a corteggiarla, regalandole bellissime rose più delicate delle sue cosce morbide e vellutate.

La gente è inorridita da questa mia fotogenia impressionante, n’è rimasta devastata, oserei dire allucinata.

E, non credendo ai propri occhi, vedendomi così visibilmente homo eroticus, prima pensa che io abbia fatto un trapianto di cornee, poi malevolmente desidera accecarmi, perfino incendiarmi più di come le loro donne, essendo da me questi qua resi perfino cornuti, m’infuocano ed esse stesse di calore bruciano arrossate. Ché, appena mi vedono, arrossiscono e quindi, gemendo, gioiscono.

Sì, dovreste vedere invece i loro uomini. Posseduti da rabbie inaudite da manicomio, s’accendono e urlano indemoniati.

Mi rincorrono per gli isolati come Keanu Reeves di Point Break per fermare la mia animalesca adrenalina molto malandrina da Patrick Swayze di Ghost.

Credo che siate arrivati al vostro punto di rottura, coglioni, mentre io arrivo sempre al punto G.

Ove ogni donna si scioglie e, scolante, si scotta (s)venente.

Sono un uomo dirty dancing mentre voi, belli miei, mica tanto, state soffrendo ne La città della gioia.

Sì, appena mi scorgete tra le frasche, urlate inverecondamente al lupo, al lupo!

Ma io, mi spiace deludervi, non perdo il pelo, anzi, mi son pure ricresciuti i capelli, ma soprattutto non smarrisco il vizio.

Dunque, vizioso e capriccioso, soddisfo ogni voglia capricciosa, spruzzando a tutte il mio gel delizioso.

Soffice e granuloso, corposo e cremoso.

Dicasi potentissima inculata. Comunque, a parte gli schizzi e gli scherzi, se mi fate la fine di questo qui, sono cazzi vostri. Sapete che me ne possa fregare?

 

di Stefano Falotico

 

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Professione amatore, riceve a tutte le ore eccetto i festivi e i festini, con gli stronzi è invece solo punitore, pura Unchained Melody


21 Jan


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SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989

SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989


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Sì, la prenderei molto larga. Invero, spesso lo prendo solo in quel posto. Poche me le allargano e di conseguenza non si allagano eppur mi muovo con felino, basculante bacino, ricevo solo compassionevoli bacini ma ciò è alquanto inspiegabile perché mi pare ovvio che io possieda un fascino alla Pacino di Seduzione Pericolosa. Sì, sono un volpino di pelo bianco, forse un ermellino.

Invero, sto qui mentendo per farvi ridere.

Ora, chiariamoci molto bene. Spesso le sparo grosse e l’ira, quando mi assale in momenti di tremenda solitudine che non raccomando a nessun nemico, esce dal selciato, il mio corpo s’irrobustisce animalesco e vorrei prendere a pugni tutti, care pugnette, come il mitico Jon Bernthal di The Punisher. Adoro quest’uomo, un duro da roadhouse, altro che Patrick Swayze. Sì, son dispiaciuto che sia morto, Patrick. Ma, a parte Point Break, apogeo del suo carisma taurino da biondo con una criniera da leone, non è che valesse moltissimo come attore. La città della gioia doveva essere un capolavoro e invece mi son addormentato dopo quindici minuti. Patrick nella parte del medico è credibile quanto Rocco Siffredi nella parte della missionaria. Rocco non è da missionarie, Rocco va a zoccole, diciamocelo. Quelle non hanno missioni e lavori nobili da fare ma solo posizioni di malaffare. Che povero disgraziato. Che mentecatte queste meretrici che si prodigano per Rocco la trebbiatrice.

Io, peraltro, non ho mai capito perché alle donne è sempre piaciuto da morire Ghost. Una delle più grandi puttanate mai viste. Insomma, Demi Moore si faceva plasmare come l’argilla dal bellimbusto Patrick, lui veniva assassinato, al che lei si rivolge (adesso uso il presente in quanto Demi è ancora donna che ce l’ha tuttora benissimo presente e ancor li rende t-ergenti, poi pulisce tutto col detergente) a una medium Sister Act meno credibile di Vanna Marchi, una sorta di Mago Otelma col colore viola, quindi si fa carnalmente suora. Non trovandosi il rimpiazzo ma rimembrando il fantasmino dello Swayze nella strada notturna fiocamente illuminata dalla grazia scesa dal cielo.

Ma smettiamola con queste minchiate new age. Ché non sono né film romantici né paranormali, sono assurdità imbarazzanti. Ora capisco, essendo cresciute con questa roba dolciastra, perché siete delle maledette femministe falsissime. Ché poi, basta che appaia Brad Pitt di Vento di passioni alla tv e dovete chiamare lo spurgo. Un allagamento da Waterworld.

L’omo addà ess’ omn! Ah ah! Finitela! Adesso, se vai da una e le regali un mazzo di rose rosse, ti denuncia perché sostiene che sei stato troppo romantico e invece lei ama gli uomini che conoscono il dolore delle spine. Sì, lei ama gli uomini sanguigni, nudi e crudi, come Gesù Cristo sulla croce. Ed è per questo che siamo pieni di uomini schizofrenici. Pensano di piacere alle donne se emanano un sex appeal da uomini scarnificati che hanno patito, sofferto nello strazio di uno scannamento. Sì, le donne vanno matte per questi matti. Dicono che adorano fare le infermiere. E leccare tutto. Mah. Che macello, che mattatoio!

Salami, mortadelle, piselli, che bello il caramello!

Dico!? Ma che mondo è questo?

Peraltro, Demi Moore stava all’epoca con Bruce Willis ed era una tipa da Striptease. Non è mai stata attendibile manco per il cazzo. Neppure per quello di Ashton Kutcher.

Sì, torniamo al Bernthal. Quest’uomo con la faccia da campagnolo a cui assegnerei subito, oltre a un ottimo assegno, la parte di James Bond, sì, un Bond grezzo, con la sigaretta di traverso, permaloso, mezzo burino ma allo stesso tenero e friabile come un grissino, un muscoloso manigoldo non avvezzo alle buone maniere. Il quale, grazie soltanto al potere del suo naso tumefatto da pugile fallito di Grudge March, manda al tappeto ogni donna con tanto di occhiolino da vero figlio di puttana irresistibile. Che colpo, che montante! Colpisce! Altro che Daniel Craig, un inespressivo fantoccio da mettere sul comodino perché lo guardi, la sera tardi, e col suo viso da rincoglionito t’induce a contar le pecore. Sì, quando vedo Craig, mi s’ammoscia e mi scordo che Marisa Tomei ha ancora un culo micidiale, un’arma letale, un culo intramontabile e, come dico io, mobile e montabile. Rosso di sera, bel tempo si spera. Mora come Marisa e sorge, levante, a mezzogiorno nel darglielo potentemente ponente anche fra le pere sue prominenti.

Sarò pure un caprone ma Marisa è mia pecorina e, in Onora il padre e la madre, apre il film con un’inchiappettata da infarto. Che forma meravigliosa ha quel suo sedere focoso. Come una collina che soave digrada a valle e il toro munge il latte di tal figona mula.

Che poesia! Ah ah.

Sparatevi questo!

 

!

Anche questo.


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Cult #thepunisher #jonbernthal

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Avete visto? Cioè, questo è un picchiatore pazzesco ma guardate con quale ammiccante dolcezza provocante protegge la barista dallo zotico e poi lentamente se la cucina suadente, la persuade nonostante la sua indole taciturna a fidarsi del lupo suo incarnato in lei già ardentemente, dunque scopano come in Twentynine Palms di Bruno Dumont. Insomma, questo Jon piacevolmente si toglie il montone, no, solo il giubbotto di pelle, lascia che lei lo monti, si sfila gli anfibi e se la incula lieve con lingua da abbrustolente rettile giammai viscido che la riscalda a fuoco lento da ogni neve di un’esistenza decadente. Scivolante e sbrinante nel pomparla con tosto glande. Mica un poppante.

Sì, un serpente magnifico, altro che il Re Lucertola di Jim Morrison, ché nessuno può smontare. Altroché!

Ci dà! Eccome. Questo è uno che spinge!

In questa seconda stagione, viene perseguitato dal Pilgrim. Un prete frustrato, sì, una specie di mezzo psichiatra più deficiente di Javier Bardem di Non è un paese per vecchi. Un miserabile alla Javert.

E, secondo me, tal Pilgrim piglierà tante mazzate in quella capa di cazzo che si ritrova.

Sì, io esercito un fascino da specialista alla Stallone sulle belle guaglione.

Su Facebook, ad esempio, oramai ho capito, grazie a Salvatore Aranzulla, come inviare allegati speciali. Sì, dei sedativi formato megabyte a quelle troppo accalorate che mi cercano anche quando sto guardando True Detective 3. Alle corteggiatrici, smoderatamente affamate, invio una gif.

Cioè questa.

 

giphy

 

 

Sì, scusate, ho anche altro da fare. Stasera, cara, non posso accontentarti. Voglio godermi un Pizzolatto.

Dai, suvvia. Troverai qualcun altro che ti rosolerà la “pizzaiola” nelle mutande e ti darà qualche pizzicotto.

Anzi, quasi quasi, adesso ordino una buona pizzetta.

Insomma, la faccenda è così.

Pensate che vi racconti sempre stronzate? Sì, alcune lo sono. Lo ammetto. Come quella per cui vi dissi che durai quattro ore, venendo tredici volte. Sì, era una balla enorme. Durai cinque ore e venni solo una volta. Che palle immani. Ammazza. Ah ah.

Ma altre no, non sono bugie, affatto. E, in questo casino totale, io sono il principe!

In primavera, tornerò di nuovo a Torino per girare, se tutto va bene, un cortometraggio, da me scritto, sì, la sceneggiatura è mia.

E ho detto tutto.

Insomma, figlioli, il Falotico.

Un uomo che, di primo impatto, potrebbe sembrare Viggo Mortensen di Green Book e non avreste mai sospettato invece che avesse la classe di Mahershala Ali.

Avete sbagliato. Può succedere. Mi spiace. Come si suol dire, siete cascati molto male.

Ahia, ahia, ahia.

Vedete di fare i bravi bambini. Non disturbate più il mio uccellino… sennò vi faccio neri.

E saranno cazzi molto, molto amari.

Cioè, come dice Lino Banfi, volatili per diabetici. Altro che Fracchia, pigliatevi voi le racchie. Sì, voleranno botte e calci a tutt’andare, così vi farò passar la voglia di fare gli educatori dei miei coglioni. Altro che zuccherini, miei zucconi.

Sono un grandissimo amatore, non un armatore, talvolta anche un pollo Amadori. Eppur tutte, impanate, me lo dorano con tanto di limone. Cazzo, ancora incontro però una che ha poca fiducia in me.

– No, non mi hai convinto. Io continuo a non darti una lira. Sei solo un pagliaccio che se la tira.

– E che me ne fotte? Basta che ti suoni, col flauto, la lira nella tua bella signorina. In tutto tiro, sai che chitarrina. Evviva la lirica, le donne con me diventano soprano, vengono sottosopra nonostante il mio basso tenore. Di vita? No, di corde vocali. A forza di fumare, sto perdendo la voce. Basta fare un respiro e i polmoni si dilatano. Basta invece che le donne inspirino, me lo aspirino, ed ecco che non serve più l’aspirina ma il flusso cardiovascolare va ch’è una bellezza nell’ingrossamento dei vasi dilatatori. Ah ah.

 

Ricordate: un cazzone di questo livello come me non lo trovate facilmente. Bisogna essere donne senza cazzi per la testa per amarmi.

 

 

di Stefano Falotico

Storie di Ghost(buster)s, è meglio l’acchiappafantasmi Bill Murray o Patrick Swayze? Forse, son meglio io, appaio-scompaio, al buio acchiappo e te lo ficco nelle chiappe


13 Dec

Murray Ghostbusters

In tal mattinata solare-plumbea-quasi piovigginosa-uggiosa sull’ermetico pen(sier)oso, ho afferrato il volante per il mio cornuto e, con qualche “cirro” pazzo, nonostante la rasatura pressoché a zero su cranio di “rapa”, da “caprone” mi son in(dia)volato, ascoltando l’autoradio sparata a tutto volume, fra omaggianti dediche dell’etere in deejay “svolazzanti” le canzoni sto(r)iche del da poco morto Pino Mango, un “moro” da “Mediterraneo”, classici degli anni ottanta e sognar un sabato ser(r)a di metter a novanta una ma, (sin)cera(mente), credo che finirà in bianco, sciolto, cagato male, sullo “storpi(at)o” in “stropicciarmelo” e al solito “beccarmelo” in quel posto. Notar, nel video, “sottostante”, voi, statele sopra, i sedili posteriori su cintura di sicurezza, attenti, (t)rombatori, al “toro”, al guida-tore, potrebbe accelerar di brut(t)o e farvi “partire” quella che vi state sbattendo su “sbandata” del “venirle” senza “airbag”, leggasi profilattico sal(t)ato in mio gridarti che dovevi “tirar” il freno “a mano”, cioè “alzarlo” ma riparar di (d)an(n)o perché, “schizzato” in “botta” precoce, sarà/fu/è un sinistro figlio, previo aborto.

Sei venuto dritto in diretta!

Questa si chiama testa di cazzo, stronza(ta) sesquipedale, “spinge”.

Son un uomo che se ne fotte, s(i)curo di me, non uso le sicure, a te piace quella scura? Fattela da negro, basta che non mi rompi i timpani in lei che “urla”, altrimenti ti tampono e saran cazzi tuoi, trombone.

“Cazzi tuoi” uguale inculate…

Ora, son un “duro”, miei vuoti a perdere, pneumatici.

Non son una donnetta da Ghost, insomma, il regista de L’aereo più pazzo del mondoah ah, voleva girare un film romantico? A me, quella storia strappalacrime, ove il (non) “moro”, biondo-castano-muscoloso Patrick, torna dall’aldilà per “darle” una lacrima sul viso da Bobby Solo, m’è sempre parsa una melassa di grana grossa. Comunque, Swayze, prima del Cancro, ce l’aveva grosso, da cui Point Break… “punto” e la rottura di palle, come accennai poc’anzi. Ricordate, uomini, ché siate d’oroscopo Vergine o tori in “gemelli”, state attenti all’ariete se non volete involontariamente ingravidarla con un figlio che poi vi chiederà l’aumento, ficcandovi nel didietro. Da cui il portabagagli di Pulp Fiction. Se il figlio scassa e non potete sbatterlo fuor di cas(s)a, ammazzatelo e buttatelo nel baule. Troverete una strada nel vostro “vicolo cieco”, lo potrete poi lanciare nel cassonetto e poi ammazzarvi, di sen(s)i di colpa in qualche zoccola dei cessi peggiori ché, “pen” che vada, una “pompa” allev(i)erà la (di)partita persa. Da cui l’IVA, “fiscale” fu quel figlio a ca(u)sa della mal calcolata “uva”. Fai benzina e non pen(s)arci.

Sapete la verità?

Alle unchained melody, ho sempre preferito Bill Murray.

Una faccia da culo come la mia.

Un uomo magico, your touch…

Entro in un bar, la barista pensa che io, per quanto riguardi i miei sentimenti, bari.

Al che, considerandomi un topo, vuol mettermi/mela al “tapp(et)o” e, nonostante un po’ “ci provi”, la topa non mi mette in trappola. Da ometto, glielo ho (o)messo? La domanda è d’uopo, la barista era vecchia ma fa(ceva) buon brodo, care galline. Caro uomo, vai a sbatter le uova.

 

– Falotico, lei è un sentimentale?

– Non lo so.

– Se non lo sa, lei, dovrei saperlo io?

– Io so solo che vuole che gliela st(r)appi. Mi raccomando, puttana, dopo essertelo “bevuto”, pulisci, però.

Guarda, ti offro un Euro come “anticipo” del far le pulizie. Che schifo, che popò, hai fatto anche la pipì.

 

Lei chiama la polizia, la polizia arriva in loco e i poliziotti la sbatton anche lor in cu(cu)lo.

Da cui l’ambulanza che porta la ninfomane in manicomio.

 

Cari miei, di “mio”, va da Dio.
Buonanotte.

 

Ah, scusate. Prima di prender sonno, controllate che vostra moglie non sia un fantasma.

Potrebbe sembrare lì con voi in carne e ossa ma, in verità, vi dico, che sta “cagna” con me di cane.

Comunque, vorrei davvero (s)finirla qui.

Incontro un’altra topina, una tipa, insomma, mi dice che abita perlopiù a Londra.

E mi chiede se voglio “venire” con lei nella capitale inglese.

Io, poco englishman, le d(ic)o che “vengo” anche qua.

 

Il dialogo fu questo:

 

– Vieni a Londra con me?

– No, veniamo Qui, Quo, Qua a mo’ di “lontre”. Da cui i manuali delle giovani marmotte.

Groundhog Day!

 

Lei non capisce un cazzo ma, “sostanzialmente”, lo indurisce in sua tener(ezz)a.

 

A “darla” tutta, questa vita è una mer(da).

Ma, alle maschere di Pirandello, ho sempre preferito toglierle il mascara di uccello al “mascarpone”.

 

 

di Stefano Falotico


 

 

 

 

Domani, primo appuntamento su Sky, canale 879, del Falotico


05 Feb

A volte, puoi diventare un mito dal nulla.
Quando vieni oscurato, e trai forza ed energia dalla fantasia, dalla mente e dalla tua anima. Questo, fedeli, è un attimo da Blade Runner alla Patrick Swayze di Ghost.

La commozione spero la tratterrete.

seScrivendo, Mercoledì 6 Febbraio ore 19.00, cioè domani.

Intanto, beccatevi questo ricordino:

Tears in the Rain, sono Rutger Hauer e rutto in faccia a chi investiga nel mio Cuore. Oggi androide, domani anatroccolo, ieri a coccolarla, nel Futuro un Ford furbo e volpe

 

Il capolavoro di Ridley Scott filtrato dalla mia ottica oltre, posizionata nel virtuoso mio “Falotico” mutar, parafrasandoMontale, di montaggio genialoide, possibilmente pioggia e stima a chi m’appoggia.

Stefano Falotico, il maudit per antonomasia, in quanto eccellenza, senza clemenze per i cattivi e cinefilo “ossessivo”. Egli scava fra le rovine della società, ne estrae ancor le miniere mnemoniche, vi ricorda Total Recall i film memorabili ed è il superbo essere anche quando scompare, poi di botto compie miracoli e bacia le fronti dei suoi figli delle stelle, spaziali, anche di “balle” alla Mel Brooks oppure alla Star Wars di lucasiana memoria.

Falotico incarna l’emblema dell’imprevisto di vista lunga, egli annusa il marcio e marcia per la sua strada, tutt’ora imbattuta mentre gli altri s’arrabattano e son, a trent’anni, già pigrissimi in ciabatte, persi fra rimpianti patetici, che non han neanche la poesia di Roy Batty.

Insomma, chi si vuol battere con me? Tu, battona, sarai subita sbattuta da uno che ti “merita”, ti mentirà coi soldi, lo sposerai per interessi e lo tormenterai di stress.

Fidatevi, conosco le donne. Di molte fui amante in notti luccicanti ma pretesero la bigiotteria e gli abiti di Laura Biagiotti. Ecco, a queste gianduiotte, consiglio di “fare” un viaggio allo zoo. Lì, troveranno pane per i denti del “domatore” e arachidi da racchie appaiate al teddy bear.

Di mio, la mia barba non è da Barbie, anche se Nicole Aniston la vedrei bene in zona Rick Deckard, detective delle zone “nere” e “turgido” della malinconia robotica solo dentro di Lei Shining.
Alludo forse a Kubrick “usato” da Scott? No, sono solo un lupo che si scottò, tu sconterai questa punizione: dopo averlo “ricevuto”, ti lascerò solo una ricevuta senza scontrino.

D’altronde, mi chiamano “Il saldatore”.
A volte, me la tiro da salvatore. Ma mancano i soldi nel salvadanaio, però, non è che farò la fine di Bobby Peru/Willem Dafoe di Cuore selvaggio? No, sono lynchiano, quindi mi districherò anche in mezzo agl’incubi delvelluto blu dipinto di blu. Quindi, chi mi darà un divano per giochi anali? Nessuno/a, meglio così.

Ripeto, come Blade Runner, son virtù eccelsa avanti mille anni, la cinesina sullo schermo gigante ammicca affinché la ficchi, insomma assomiglia alla pornostar Katsumi, alias alle volte Katsuni, “detta” come va data una suina per il “Telecazz’”.

Preferisco la mia macchinina gironzolante “fra le nuvole” e, nel caso ne avessi bisogno, opterò per un “bisognino”. Abito a Bologna, ciità degli Asinelli sempre tra-ballanti come la Garisenda. Butto tutti giù dalla torre, essendo torrido mentre una mi lecca il “torroncino”, eh sì, sono un Toro non solo zodiacale, e mescolo la panna nel crudo “tortellino”. Lo so, tendo alle “porcatelle”, sempre meglio degli sporchi. Io, almeno, son piccante e spicco. Fra l’altro, vanno imbavagliati e, se non basterà il “collare” alle loro emozioni liofilizzate, vaglieremo anche un Valium atraverso il loro tubo digerente dentro le loro vertebre invertite, direi evirate se vibreranno d’altre offese a un intoccabile come me.

Son io che tocco, senza “tangenti” e raccomandazioni, sono l’Uomo che non si crogiola né dorme sugli allori, per questo m’adorano.

Uh uh, che odorino mia Sean Young. Profumo d’un seno giovanissimo, m’è gioviale. Anche se questa Daryl Hannahè, come si dice in gergo, “d’annata buona”. Molto buona, buonissima.

Per concludere: se sei uno stronzo che m’accusa di dementia praecox nei suoi deliri in-castranti da Minority Report, io amplifico la mia percezione ipersensoriale da precog, e prega che ti strappi solo il ciuffo. Rimarrai col “riporto”.

Ora, faccia di merda, levati dal cazzo, perché sono anche Django ed esigo di rimanere un romantico anche sognatore.

Unchained Melody!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Blade Runner (1982)
  2. Shining (1980)
  3. Il gladiatore (2000)
  4. Ghost. Fantasma (1990)
  5. Rocky II (1979)
  6. I predatori dell’Arca perduta (1981)
  7. Furia cieca (1989)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)