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GUCCI di Ridley Scott con Lady Gaga, Jared Leto, Al Pacino, Jeremy Irons, Adam Driver e forse Stefano Falotico: ho inviato la mia candidatura come “comparsa”, vedremo…


17 Feb

lady gaga gucci

Gucci+Arrivals+Milan+Meanswear+Fashion+Week+enDtKpTYg6Fl

Sì, in passato, feci sempre la cosiddetta comparsata in mezzo al parterre de rois.

Fui una presenza immancabile in tutte le feste della crème de la crème dell’alta società felsinea in quanto molto richiesto dai signorotti frustrati ed elitari a cui offrii un po’ di sano divertimento da jolly e allegro menestrello in grado, soltanto con la mia faccia simpatica, di allietare e allettare le loro vite più imbalsamate della sagoma di Valentino. Lo stilista, non il tronista.

Gigioneggiai a mo’ di Al Pacino de Lo spaventapasseri, muovendomi con disinvoltura, invero con fottuta imbranataggine di scuola finissima però, districandomi fra persone altolocate e vicoli abbandonati.

Serpeggiando fra Corte Isolani di Bologna e via Indipendenza, giocando nel frattempo, forse in qualche frutteto e nei cespugli dei Giardini Margherita, ad essere il Mike Patton dei Faith No More della situazione o della mia situation comedy non sempre figa come Lady Gaga. Che sarà Patrizia Reggiani.

A Bologna e a Reggio Emilia, comunque, condii ogni pietanza non solo con selvatiche spezie, perfino con le mie movenze da uomo giammai di panza, bensì da bravo per l’appunto in ogni danza in quanto più magro del prosciutto crudo di Parma, sebbene gradisca non la tabaccaia di Amarcord, miei vitelloni come il Fellini che nacque a Rimini. Godo nello spargere la formaggia, no, il grattugiato formaggio, sì, il Parmigiano Reggiano su ogni trombone ed uomo maccheronico che, alla pari del dottor Balanzone, millantò di conoscere ottimamente l’inglese quando in verità vi dico che fu ed è solo un filibustiere ignorantone e gran cafone.

Sì, non sto schizzando, no, non sto scherzando, miei furboni.

Mi sono proposto, qualche ora or sono (adesso ho sonno), come comparsa per la nuova pellicola di Ridley Scott. Sarà un filmone o incontrerò un figone? Ai posteri, no, al poster l’ardua sentenza. Mi dimostrerò solamente un fifone? So per certo che, se incontrerò dal vivo la Gaga, Jared Leto, per l’appunto Al Pacino e compagnia bella, farò la figura del coglione oppure, se dio me la manderà buona, riuscirò nel behind the scenes a farmi da gigolò, un po’ gagà, la Germanotta bonazzona. Ah ah.

Non credo. Eppur non crepo, neppure mi dispero.

Un uomo deve farsi la gavetta, mie pugn… te, prima di arrivare… Non bisogna mai mollare e gettare la spugnetta.

Il fazzoletto, invece, è consigliabile usarlo se non userete le giuste precauzioni… Eh sì, miei cazzoni.

Sì, io m’intrufolo in ogni dove, so io dove. Con eleganza impari, eh sì, miei marpioni e porcelloni. Non sono mica un normale bambagione, un topo di fogna o una zoc… lona.

Sono L’omo in più e Jep Gambardella de La grande bellezza, sono Peter Sellers di Hollywood Party, sono Checco Zalone di Cado dalle nubi. A volte recito apposta la parte del bambinone ma, statene sicuri, sono davvero bellu guaglione. Sì, sono u’ saracino di Renato Carosone. Sono un uomo che non riderà mai dinanzi a battute scotte, no, scontate come quella sulla burrata nel film con Checco appena eccitato, no, succitato. Non sono omofobo, dunque non ce l’ho coi ricchioni e nemmeno mi piacciono le tamarre che vanno a Riccione e si fanno anche i bigodini, no, i più bruttoni.  Molte donne sono racchie, meglio le orecchiette. Son solo, no, so solo che non rimedierò una figuraccia. Poiché, se Dino Abbrescia, no, lo chef della mensa in cui, durante la pausa pranzo delle riprese di Gucci, mi domanderà: com’è la pasta?, ecco… a differenza di Zalone, testualmente copiandolo, gli risponderò… è cotta, è cotta, sì, se il cuoco vorrà sapere da me, buongustaio, quando potrà scolarla. Invece, gli risponderò… è buona, è buona quando Lady Gaga si toglierà lo slip, io crollerò e tutto decollerà fra suoi collant.

Al che Golden Lady, no, la Germanotta tutta cotta, se lo incollerà, me lo scrol… rà e scolerà ardente o solo al dente con tanto di Patrizia Reggiani, no, di formaggia all’acme del momento più bollente.

Scusate, volevo dire che, col sugo o senza la parmigiana, macchiata da lavatrice a 90° o pulita dopo una doccia assieme molto bagnata, speriamo che lei con me dormirà senza pigiama.

Su questa batt… na, no, battuta tremenda, detta anche freddura storica, vado ora a mangiare un gelato. Fa caldo.

Diciamoci la verità.

Io darò un tocco in più al film grazie al mio viso alla Jeremy Irons. Un viso piacevole come un pizzico di olio piccante.

Son un uomo ambiguo dal fascino torbido, un uomo che non farà la fine del pirla a mo’ dell’Adam Driver di Storia di un matrimonio.

A proposito, Jared Leto fu transgender in Dallas Buyers Club? No, no, questo ebbe e ha più palle di Matthew McConaughey, cazzo.

Insomma, farò la mia porca fig… a.

Mi pare ovvio.

Se Jared Leto, con la sua faccia enorme da culo, arrivò a Hollywood, perché io non dovrei arrivare con la protagonista di A Star Is Born?

Sì, abbiate pietà di me se spesso casco nel triviale e nel pecoreccio.

Sono un uomo che però non segue il gregge di pecorine, miei miopi.

E ama alla follia il pecorino sordo, no, sardo.

Per il resto, sì, non solo per La Repubblica e Il Corriere della Sera dell’epoca, bensì anche per Il Resto del Carlino, la Reggiani fu una mignotta. Marina Ripa di Meana, invece, amò tutti i cani, anche i carlini.

Ecco, piuttosto che essere ricco come l’ex marito assassinato e cornuto, sì, di/a Patrizia Reggiani, preferisco rimanere all’asciutto e mangiare un po’ di ricotta.

Voi, voi datevi al puttanesimo, prevedo solo pene.

Sì, pene integrale.

Lino Banfi non pronuncia pane…

Al posto della a, ficca un’altra e.

La e di Empoli e di Ehi, che vuoi? Non ti darò una beneamata…

Sì, spesso cazzeggio, va detto apertamente. Va dato anche in modo di gambe aperte.

Su tale cazzata un po’ pepata, ben rosolata e infornata, vi lascio fornicare. Me ne fotto, ah ah.

Il film di Scott, diciamocela, sarà una stronzata. Detta altresì porcata. Dai, su, suvvia! Jared Leto nei panni di Paolo Gucci? E Al Pacino as Aldo?

E Lady Gaga, all’anagrafe Stefani Joanne Angelina Germanotta, che suona un po’ come Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, che incarnerà la Reggiani? Scarnificando il marito e fottendolo a sangue?

Come disse il trio comico I Trettré, a me me pare ‘na strunzat’!

Ricordate: le stronze e gli stronzi ci sono, stanno dappertutto. Basta tirare lo sciacquone.

 

di Stefano Falotico

 

Spiragli di luce in mezzo alla foschia dopo le tenebrose quarantene a fosche tinte, il “grande” Cinema caloroso, da riscoprire, di Sergio Martino e non sole, no, non solo… il Mereghetti 2021


27 Nov

mereghetti 2021

martinofaloIn questo strano, strambo, variopinto mondo spesso ottenebrato, anzi, ingrigito dalla schietta e volgare arroganza degli uomini di panza, rimango sempre rimasto atterrito dinanzi all’ignoranza.

Ecco, dopo questo lungo aforisma di mia buona creanza, passiamo alla questione che attualmente ci preme con maggiore attualità, cioè alle nuove (in)disposizioni legislative, decisive affinché, con nuove istanze, possiamo tutti uscire nuovamente di casa, allegri e festanti vita-natural-durante in maniera non più deprimente, bensì ilare e brillante. Cioè stiamo onestamente aspettando con asma, no, con ansia, le news non solo dell’ANSA che verranno ufficialmente emesse nelle prossime ore fatali che c’auguriamo possano essere risolutive, in buona sostanza, riguardo i vari lockdownlight” messi in atto dal Governo al fine che non staremo più tutti segregati fra quattro mura. Anzi peggio, in un’asfittica stanza.

La vita è fatta d’imponderabili circostanze ed è fatuo credere e attenersi a un indecifrabile, scherzoso, meschino oppure generoso fato che, in passato, ci fu spesso sinceramente infausto.

Molti uomini, delusi dalla vita, non solo da questa…, vendettero l’anima al diavolo come il Faust di Goethe.

Mentre il disperato eppur dispettoso Checco Zalone di Sole a catinelle confuse volutamente Hegel con Eva Henger per far ridere la “bella” gente.

No, non ce la siamo spassata e passata, in questi mesi, tanto bene. Sebbene debba io ammettere, di tutto cuore, dal più profondo della mia anima accalorata, in passato invero assai (raf)freddata, che incontrai di nuovo l’amore…

E, dopo tanto Mare d’inverno, non so se della Berté o di Enrico Ruggeri, la mia esistenza è oggi di nuovo splendente come il Sol levante che ad oriente sorge a sua volta come un mattino che, asciugatosi da ogni rugiada intorpidente i nostri cuori appannatisi, di raggiante baldanza, festeggia illuminandoci nottetempo.

No, non sono un illuminato, non sono della scienza un luminare ma forse sono solo… innamorato splendidamente d’una mia lei più focosa di un’estate non più offuscata da decreti detergenti le nostre capricciose voglie sanamente, umanamente travolgenti ed appassionanti.

Sono estaticamente cotto o forse, dopo molte delusioni cocenti, sto rivivendo in modo rifulgente. Assai amante della mia lei eccitante… Stemmo per stingerci nel buio più scolorito di un albino non tinto, stemmo per rammaricarci per sempre nella fosca tenebra d’una eterna vita senza più luce, sì, incolore di Forza Oscura e non più fulgida. Non in volto scuriamoci, non ci oscureranno mai più. Giammai! Ne sono scuro, no, sicuro. Ah ah. Abbronziamoci.

La mia lei ha la chioma bionda o fulva, è una donna furba oppure io sono completamente fuso?

Non lo so. So che s’è fuso il mio lettore Blu-ray. Ma io non mi fido di nessun tecnico del computer e provvederò da me anche a riparare la scheda madre della mia natura informatica? No, informata di e da me stesso riformato? No, in smagliante forma lontana da ogni stolta retorica, remota da ogni demagogia bigotta.

È uscito il nuovo Mereghetti. Voglio comprarlo per arricchire nuovamente quest’uomo che ha l’ardire di assegnare pochissime stellette agli ultimi film di Tarantino. Molti cinefili vorrebbero che Paolo all’inferno, infinitamente, possa ardere infelice, imperituramente.

Io gli sono invece clemente poiché Paolo reputa The Irishman un film paradisiaco.

Anche se, soventemente, nel suo vademecum non si adatta tutt’ora al linguaggio giovanile corrente e, nei riguardi di film, da lui reputati indegni ingiustamente, non apporta alcun aggiornamento.

Lasciandosi ancora andare senilmente a commenti piuttosto ipocriti e fetenti nei riguardi di ex belle donne arrapanti.

Per esempio, nei confronti di un film imprescindibile nella formazione “culturale” di ogni bolognese d’origine controllata, ovvero l’impareggiabile, come no, Acapulco… prima spiaggia a sinistra, Mereghetti scrive testualmente… qualche fremito per le forme prosperose di Serena Grandi…

A parte il fatto che della Grandi non si vede niente, semmai la s’intravede… soltanto di cammeo molto velato…

Perdoniamo quest’uomo che, spesso e volentieri, molti falli commette, altresì chiamati refusi. Quest’uomo che continua a stroncare a tamburo battente Sergio Leone e lascia intendere che forse fu lui lo spettatore bonariamente dileggiato da Andrea Roncato nel cinemino… ci diamo nel martellino?

Che gl… de, no, che grande Sergio Martino.

Un uomo, potrei dire, transgender del Cinema di genere. Sì, un regista mutevole che sperimentò tutti i generi, girando film epocali per una generazione degenerata, film coraggiosi e avanguardistici come Giovannona Coscialunga disonorata con onore. Reinventando anche il poliziesco, anzi, il “poliziottesco” con Luc Merenda.

Consegnando a Lino Banfi ruoli più consoni alla sua “alta statura”… che attore, Lino, di levatura. Basso di altezza ma di godibile grandezza.

Sì, emancipatosi dalle commedie sexy all’italiana, scollacciate e boccaccesche, sboccate con Alvaro Vitali, glorificato da Martino in film nobilmente divertenti e non troppo sporcaccioni come Cornetti alla crema. Eh sì, miei cornuti, altro che Stanley Kubrick. Quest’ultimo, un cineasta che girava solo attorno ai soliti, pedanti temi. Un misantropo incurabile e un fanatico della forma insopportabile, forse solo delle forme di Nicole Kidman.

Sì, Stanley era solamente un esaltato, un frustrato, uno sfigato, un misogino arrapato. Dobbiamo rivitalizzare il Cinema verace anche di Ciro Ippolito, sì, evviva Arrapaho.

Mamma mia e Maremma maiala, quanto sono provocante. No, provocatorio. Forse, non mi eleggeranno a Palazzo Montecitorio. Sì, perché sono più “pazzo” di Klaus Kinski, ex storico di Debora Caprioglio. Una che, per dirla alla Roncato, secondo me va cotta non solo con del piccante olio poiché è ancora più burina, no, burrosa di Maria Schneider di Ultimo tanga, no, di Ultimo tango…

Siamo sinceri, siamo James Franco, no, franchi, sì, Franco Franchi di… a Zagarol. Sì, per molto tempo fui sottovalutato e considerato meno dotato… alla pari di Martino, cioè fui giudicato un cretino, un povero bambino. Io so solo che Spiando Marina non è del tutto da buttare nel cestino.

Sì, aspettiamo il 4 Dicembre, quattro giorni prima dell’Immacolata, per volare ancora alti, per rielevarci alla Grandi, no, alla grande. Poiché, come insegnò il Pasolini, siamo uomini liberi, dunque evviva Uccellacci e uccellini.

Se non capite la mia ironia, sfigurerete, rimedierete ignobili figuracce ed è dunque meglio che torniate a scuola come Pierino. Dinanzi a me, detta come va detta, fate tutti la figura dei disgraziati “fighettini”.

Così come dicono a Bologna, patria delle lasagne e dei tortellini, ah sì, miei uomini Fini… e amanti di donne che non sanno nuotare neppure a Rana… siete proprio una brodaglia infima e meschina. Non voglio appartenere alla vostra farisea risma, voglio conservare naturale il mio “pregiato” istinto, il mio devastante carisma. Non so se sono/sia carino, so solo che gatto Silvestro voleva papparsi Titti il canarino…

E che Lupo Ezechiele non fu in verità odiato dai tre porcellini, bensì amato alla follia in quanto uomo vero più di Wolfman.

Sì, non dovete giudicare da pervertiti, basandovi su imposizioni e retrograde supposizioni del tutto passatiste da fascistoni col piccolissimo cervellino da cog… ni.

Ci vuole un uomo, in questa società, dai grandi “marroni” come il mitico Margheritoni…

Non comprendo perché Mereghetti nutra da qualche tempo una stupida idiosincrasia per Quentin Tarantino.

Il grande Cinema non è solo The Irishman con Pacino.

Forse, va detto il vero. Bisogna essere obiettivi. Non sono e non siete Brad Pitt ma Leonardo DiCaprio non è un granché.
Gli preferisco ancora De Niro.
E, su questa battuta cinica alla Roman Polanski di annata, vi auguro che possiate incontrare, lungo la strada, la vostra Sharon Tate.
Dobbiamo tutti vivere ancora nuove estati.

Sì, sono demente come Mark Hamill, non lo sapevate?

Ne siete disgustati? Ah sì, allora andate a coltivare le cicorie e le patate.
Da me, alla prossima porcata, riceverete solo palate. Sono stanco delle ragazzine come Margaret Qualley e delle bambinate.

Sono Cliff Booth? No, Sylvester Stallone.
E, su questo cliffhanger, vi lascio alla prossima.
Godetevi la suspense, per ora ci fermiamo qui.
Sì, non dovete tenermi (in)fermo.

Sono più calmo di voi. Sono anche più caldo. Ah ah.acapulco roncato

 

di Stefano Falotico

PINOCCHIO – Cortometraggio: per il nuovo anno, regalatevi un Falò all’insegna della perpetua libertà


29 Dec

81038942_10215328982320669_3542337099862638592_o 81214617_10215329034321969_7850873219752919040_oMi sto appropinquando, amici e (a)nemici, uomini nervosi e nerboruti, uomini stupidi e uomini di YouTube, a viaggiare alla volta di Monaco di Baviera ove festeggerò l’arrivo della mezzanotte del 2020, brindando nella sera di San Silvestro e aspettando l’alba di una nuova era.

Conserverò una bella cera o sarà una serata da C’era una volta…?

Chissà se, dopo una lauta mangiata in compagnia, chissà se, dopo uno spumante lieto, sarò allegro o m’immalinconirò, ubriaco, sin al calare delle serre, no, serrande. Poiché alloggerò in albergo e, dopo i bagordi, i forti singhiozzi, i trambusti non da uomo monacale né monastico, né chiesastico né tedesco con la svastica, semmai dopo aver preso pure uno schiaffo in faccia da parte di un crucco balordo assieme alla sua valchiria spastica, mi disinfetterò in bagno la ferita con la penicillina, smacchiando il livido con la varichina. Urlando così tanto di dolore che mi sentiranno sin dall’attico.

Sono Pollicino?!

Invero, il livido rimarrà e assumerò un look da uomo trasgressivo semi-punk. Ah ah. Con venature psicofisiche, non fighe, d’apparente psicopatico in verità umanamente Falotico ma giammai meschino. Ah ah.

Sì, mi denuderò d’ogni abito casto e, prima d’immergermi sotto le lenzuola, scatterò un selfie da cui potrete evincere la mia totale simbiosi incarnata in Arthur Fleck/Joker.

Un uomo dimagrito, disintegrato, fortunatamente non cassaintegrato e, vivaddio, non comunemente inserito socialmente poiché patti sociali fa rima con ipocrisie da mentitori animali, escoriato nell’anima, il quale talvolta è ancora Antonio Rezza di Escoriandoli e ha una faccia simpatica da pagliaccio dalla carnagione poco colorita, invero molto pallida, un uomo che, a differenza di Andrea Carnevale, non scopò mai Paola Perego ma, nei momenti di tristezza e di atroce infantilismo, gioca coi Lego e, di tanto in tanto, può scapparvi una sega.

Volete che seghi Paola? Sì, è una donna che andava bocciata prima di fare l’oca. Ah ah.

E giochiamo di doppi sen(s)i, uomini senza sen(s)o. Spesso, ancora insensatamente, mi piace giocare al ruolo del demente poiché sono un Man on the Moon come Kaufman/Jim Carrey.

Le donne mi allupano, da licantropo mi alluno e bevo tutto il lupo, no, il luppolo. Poiché la bionda è gustosa ma anche una mora che mangia il mio “Belgioioso” sa rendermi un uomo giocoso e cremoso.

Ah ah.

Pochi giorni fa, uscì Pinocchio di Matteo Garrone, miei uomini da fave, no, favole della volpe e la vulva, no, l’uva. Che comunque è la stessa cosa, sì quella cosa rosa come disse Checco Zalone. Un furbacchone ma non un qualsiasi coglione. Adesso, Checco si paragona addirittura ad Alberto Sordi e chi ha orecchie per intendere, eh già, intenda. Sta costruendo pian piano il suo personaggio, sa vendere bene la propria merce. Non è mica un distributore di cine-panettoni da Christian De Sica, addirittura adesso è un fenomeno da Ladri di biciclette. Ma roba da matti. Eppur Mereghetti Paolo e Magrelli se lo tengono pure buono. Checco potrebbe tornare utile.

L’uva è viola e, appena la vedi, ti diventa rosso e lì vola. Basta che non la violi ed è amore consenziente. Non so però onestamente quante donne, in realtà, ne siano senzienti o invece fingano per rendere i loro uomini contenti. O solo cornuti. Ah ah. L’amante fa sempre più figo e trasgressione. Finta, appunto, ah ah. Anzi, due punti. Adbundatis adbundatum, come diceva Totò della Malafemmina.

Alberto Sordi, l’italiano medio, pavido, codardissimo. Capace di scrivere nefandezze lerce da leone da tastiera ma è solo Don Abbondio.

Chi s’accontenta gode, così così, cantò Ligabue, cari i miei Geppetto.

Io sono Giotto e lei dipinge tutta la mia Cappella Sistina da Michelangelo.

Lucignolo/Ceccherini lo sa. Anche sa che ogni cantante Gatto Panceri usa oggi forse la panciera poiché non ha più un fisico da bilanciere, cosicché nemmeno gli ex Gatti di Vicolo Miracoli riusciranno a miracolarlo nel far sì che possa alla Fata Turchina slacciare la cerniera.

A parte le cazzate, stamane, dopo aver visto una video-recensione, sotto di essa scrissi un commento totalmente spontaneo, tremendamente ispirato, cioè sincero. Come dicono i toscani, sicché è codesto:

lo sapevo che era uno dei titoli da te più attesi della stagione. Credo di aver compreso, scusa se pecco di superbia, un po’ la tua poetica e la tua visione del mondo. Che è molto cinica, spietata e dunque paradossalmente romantica e favolista. Poiché la realtà quotidiana, sin dapprincipio, fin da quando usciamo dall’utero, è ricattatoria e impone immediatamente parametri protervi e violenti, insindacabili da gendarmi intransigenti. Come coloro che prelevano Pinocchio e l’obbligano, giocoforza, anzi forzatamente a “crescere”. Crescere, questo verbo che risuona, anzi, detto in maniera toscana, RISONA, insiste veemente a inseguirci e perseguitarci nell’animo sin dalla più tenera età indomita. Un comandamento imposto, ineludibile e spesso inattuabile, inattingibile poiché la vita, nel suo districarsi complessa e non intelligibile, non è un percorso a tappe retorico. Teoricamente lo è ma subentrano sgambetti, interruzioni, imprevisti mutamenti. E, serpentesca, la nostra esistenza si compie invece spesso nel non essere, nell’estraniarcene, nel depistare il cammino retto o da pancia in dentro e schiena dritta, appunto, come pretende la falsa, fascista rettitudine moralistica. E da Collodi passiamo a Dante e il suo smarrire la retta via. Il precipitare nella selva oscura dei nostri patemi esistenziali più nascosti, imperscrutabili, amnesia e buio amniotico del nostro essere che quasi mai diviene un essere e un esservi in tal vita misteriosa che c’immalinconisce, ottenebra e segrega nel ballerino danzarvi agonizzanti e poi nuovamente euforici, incantevolmente disincantati. No, non vedrò Garrone. Lo guarderò in dvd. Al momento non m’interessa. Come sai, ho molti parenti che vivono in Toscana e vi son stato proprio a Natale. Certo, ricordo bene la serie-“film” di Comencini con Manfredi e la Lollobrigida. E il rimembrarla mi porta con la mente e con l’anima laddove la mia infanzia ancora c’è eppure non può più in realtà essere. Ma persiste, squilla detonante negli attimi di solitudine o proprio durante le feste quando, addolciti dall’atmosfera sognante di pace, dolciastra bontà e apparente requie, ci accasciamo nostalgici nel “memento” dei nostri ricordi o solo dei nostri vivaci, infantili cuori. Quando ci emozionammo a giocare con gli aquiloni, quando spensierati riposammo, fanciulleschi e puri, beati e incoscienti laddove mai fu, mai sarà eppure viviamo ancora. La favola di Pinocchio, invero, è questa. Un’enorme metafora della condizione umana. Ed è per questo che, come dici tu, il testo di Collodi è dark, gotico, quasi un racconto di formazione dell’orrore con molti momenti felici, pieni di colori, altri invece cupissimi, mostruosi come Manguaf(u)oco. Noi tutti siamo Pinocchio, raggirati non solo dai volponi e dalle gatte morte, ah ah, bensì dal nostro essere forse Leslie Nielsen de quando mente ai passeggeri a bordo e gli cresce spropositatamente il naso. Noi tutti, infatti, sappiamo che stiamo precipitando e schiantandoci per forse salvarci e rispiccare il volo.

Dunque, per un anno senza fascismi da Salvini, da cui si salvi chi può, propongo alle elezioni John Belushi di Animal House, ovvero il Falò. Si sa, è ovvio, acclarato, certificato e conclamato che io sia il più grande bugiardo della storia. Sono, peraltro, l’unica persona al mondo che riesce a essere Joel Edgerton, Tom Hardy e Nick Nolte di Warrior in una sola interpretazione vivente.

Insomma, si fa quel che si può se si può.

 

di Stefano Falotico

pinocchio disney

warrior joel edgertonnick nolte warriorwarrior tom hardy

 

I’ll Remember You: la situazione, diciamo, eufemisticamente romantica della nostra generazione giustamente sbandata ed Elvis sarò io


08 Jul

racconti historicaEcco, come già avevo detto e scritto, sto aspettando la copia personale del mio racconto, risultato fra i vincitori del concorso letterario RuleDesigner, edito in una raffinata, prestigiosa raccolta antologica della Historica Edizioni, intitolato Disturbo denirante.

No, non mi sono sbagliato a scrivere. Non è delirante bensì denirante.

È un piccolo racconto secondo me assai sopraffino. Anzi, finissimo. Alcuni miei amici l’hanno già letto integralmente e hanno paragonato la mia prosa a quella del miglior Edgar Allan Poe.

Ecco, se ricevo un complimento così, mi commuovo e mi scendono profonde lacrime così come perennemente m’accade quando ascolto le canzoni immortali di Elvis Presley.

Spesso, non riesco perfino ad ascoltarlo poiché reputo la maggior parte delle sue canzoni così emozionanti, malinconiche e sinceramente stupende che, a confronto, alcuni capolavori del regista Wong Kar-wai, sembrano spazzatura.

Sì, Angeli perdutiHappy Together e In the Mood for Love, film bellissimi, lievissimi, angelici e dolcissimi, dinanzi alla voce paradisiaca di Elvis, paiono la signorina Silvani/Anna Mazzamauro dirimpetto a Naomi Campbell degli anni novanta.

Ho detto tutto.

Ebbene amici, è con enorme schiettezza che vi confido di essere così triste in questo periodo che sublimo ogni melanconia in libere esibizioni canore, poi scrivo libri di tutto core, in quanto della mia anima cantore.

Non sono più un innocente ma nemmeno mi sono corrotto, a differenza di molti adulti oramai goderecci che si son dati al pecoreccio, alle battute di scarso gusto e di grana grossa. Ingrassando in maniera laida e lercia.

Eppure, malgrado le batoste devastanti da me subite in questo mio falotico, strambo percorso esistenziale, talvolta disastroso, altre volte da apatico noioso, poi romantico armonioso tendente al parsimonioso, dunque nuovamente nervoso da nevrotico spocchioso, no, della vita non mi son ancora rotto.

Ancora vi credo, come si suol dire, nonostante tutto. Nonostante i miei tanti emozionali lutti.

Insomma, questo libro arriva a casa mia o devo mandare un’epistola al Vaticano affinché il Papa Bergoglio possa intercedere perché me lo cedano?

Sì, sono un uomo che viaggia fra mille progetti ed elevazioni spirituali per sopperire al materialismo, oramai mi conosce anche Gesù Cristo.

Di me sa vita, morte ma non tutti i suoi miracoli.

Eh no.

Al signor Cristo che siede lassù alla destra del Padre, eh già, andrebbe spiegato che oggi come oggi io l’ho ampiamente superato.

Poiché, se lui moltiplicò i pani e i pesci, io morii come Lazzaro ma resuscitai senza il suo aiuto.

Eh sì, non ho mai chiesto favori a nessuno.

Non sono uno che, per salvarsi, prega la Divina Provvidenza a messa.

D’altronde, sono un ateo-agnostico dal carattere ostico che da anni non prende l’ostia eppur spesso finì come un pollo arrosto.

Devo incrementare gli introiti.

Qui io creo, produco romanzi, scrivo recensioni, allestisco sceneggiature per eventuali cortometraggi ma m’occorrono molti più soldi.

Un mio amico di Castel San Pietro Terme, amena cittadina dell’entroterra emiliano-romagnolo, a dispetto del mio dinastico retroterra meridionale forse campagnolo, m’ha suggerito di candidarmi come bibliotecario, appunto, per essere assunto in qualche comunale biblioteca di questa nostra regione ove la nebbia d’inverno obnubila la vista.

Così, davanti a te, può passare la donna più bella del mondo ma, trovandoti in una situazione da Fog di John Carpenter, pensi di aver visto Jena Pliskken.

Da cui il famoso detto: ma che hai la benda sugli occhi?

Ah ah.

Ecco, questa è stata la mia lettera di presentazione. Redatta con piglio, intraprendente voglia di cimentarsi in qualcosa di economicamente soddisfacente, posta e soprattutto interposta con la congenita classe che, distintamente, mi contraddistingue innatamente a prescindere dalle mie depressioni spesso auto-inculanti e in particolar modo cazzeggianti.

Salve,
Laura…

Mi presento. Mi chiamo Stefano Falotico.

Probabilmente, si stupirà di questa mia mail.

Le spiego subito.

Sono da parecchi anni uno scrittore, dal 2013 selfpublishing. Le mie pubblicazioni sono tutte dotate di codice ISBN, di deposito legale e sono regolarmente in vendita nei vari formati cartaceo e digitale sulle maggiori catene librarie come Amazon e IBS.

E al mio saggio monografico sul regista John Carpenter è stato dedicato un ampio servizio alla pagina Spettacoli de Il Giornale:

http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/john-carpenter-genio-discusso-destinato-rinascere-1581202.html

Oltre dunque a scrivere romanzi, poesie, racconti e saggi sui cineasti, sono infatti un grande appassionato della Settima Arte.  E sto collaborando con due riviste online del settore.

Ovvero Daruma View e Ciao Cinema.

Questo, ad esempio, il mio archivio di recensioni, news e quant’altro pubblicati sin ad ora per Daruma:
http://darumaview.it/author/stefano-falotico

Detto ciò, arrivo al punto.

Sto cercando sinceramente un lavoro maggiormente retribuito perché, come saprà meglio di me, non si può vivere, almeno in Italia, di soli libri e piccole collaborazioni giornalistiche.

Parlando con un mio amico di Castel San Pietro Terme, lui mi ha detto che esistono molte biblioteche di rilievo, fra cui la sua della quale è responsabile, che sono sempre in cerca di nuovi bibliotecari o di persone addette al data entry dei libri. Ora, non penso che il mio amico mi abbia mentito. Non so se sia vero ma io le allego qui anche il mio c.v. nel caso aveste bisogno di qualcuno.

Se non fosse così e non v’interessasse la mia candidatura, nessun problema.

Grazie comunque.

Distinti saluti

 

Ho trepidato per una settimana, al che, poche ore fa ho ricevuto la risposta:

Gentile Dott. Falotico,

la ringrazio per l’invio del suo interessante curriculum.

Purtroppo al momento non abbiamo la necessità di attivare una collaborazione esterna nell’area di sua competenza.

Cordialmente,
Laura…

 

Il cognome ovviamente non posso rivelarvelo.

Quello che posso, senza peli sulla lingua, esplicitarvi con chiarezza inequivocabile è questo…

Ecco, tutti dicono che abbia una voce magnifica, che sappia perfino ballare e che sia piacevolmente pagliaccesco.

Dunque, la mia scelta definitiva è la seguente:

mi esibirò in qualche balera del bolognese, frequentata da delle donne balene, gironzolando fra il modenese e poi spostandomi al nord, amoreggiando semmai pure con una tirolese,
regalando gioie a gogò in pub ove impazzano le patatine con la maionese.

Sono o non sono il Genius-Pop?

Ovvio, no?

Comunque, l’esimia, oserei dire egregia capo-bibliotecaria di nome Laura, eh, non ha mica letto il mio curriculum vitae molto attentamente.

Essendo io uomo onesto, non ho scritto da nessuna parte che sono dottore.

Dottore di che?

Eh sì, so che questo può apparire incredibile, trovandovi al cospetto di colui ch’è, senz’ombra di alcun dubbio, uno dei più grandi geni di tutti i temp(l)i.

Eh sì, nella mia vita si è creata una condizione alquanto ambigua. Sono più intelligente e colto di Serena Dandini, la quale non è laureata, ma guadagno molto, molto meno di Checco Zalone. Non va bene. Eh no, eh?

Comunque, se volete il mio autografo, ve lo do subito.

Il libro comunque, dopo tanta spasmodica attesa, come si suol dire, è arrivato.

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 di Stefano Falotico

Femmine vs ma(s)chi: date la Palma d’oro ad Alain Delon, anche il traditore Tommaso Buscetta/Favino, in fondo, come Checco Zalone, voleva solo amare Barbara Bouchet


15 May

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Ah ah.

Sì, non è che mi fate la fine di Marco Messeri nella sua famosa scena del pazzo di Ricomincio da tre?

Quando, rinchiuso nell’asilo manicomiale, sta così male che delira e rivendica la sua vita sempre sognata e mai avuta? Chiedendo insistentemente a Massimo Troisi perché non possa essere ricco come Gianni Agnelli e bello come Alain Delon? Perché? Si guardasse allo specchio e si desse una risposta. Ecco, simpaticissimo attore il Messeri, un brav’uomo a differenza della famiglia del delitto di Vetrana, i Misseri, gente veramente pazza.

Altro che questo povero cristo soltanto disperato in quanto, nonostante mille curriculum vitae inviati a ogni ufficio di collocamento, gli avevano trovato soltanto un posto da matto. Ah, bella collocazione, non c’è molto da dire. Ah ah.

No, forse il suo personaggio, chiamato semplicemente “malato mentale”, desiderava invero sola-mente (scritto apposta così) un amico vero con cui andare a bere una birra e forse un po’ più di serenità. Non ambiva a detenere l’impero finanziario dell’avvocato Agnelli ed era ben conscio di non possedere lo stesso sguardo magnetico di Delon. Eh no, gli occhi erano quelli appunto di uno da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In fondo, a uno come il Messeri sarebbe solo interessata una vita il più normale possibile. Senza troppe responsabilità da padrone della Fiat ed ex presidente-patron della Juventus.

Già, un uomo sanissimo. Mica un maschilista come Agnelli, uno che corrompeva tutte le segretarie da volpone lunghissimo fra un brevetto della Cinquecento e un nuovo assegno con tanto di miliardario libretto.

Agnelli, un riccone poco ricchione, come dicono in meridione, che però andava con tutte le donne bone e magre come i più stuzzicanti grissini torinesi e assumeva, per un lavoro duro, nella sua fabbrica ogni terrone che se lo faceva non di burro bensì di brutto…

Eh già, gli emigrati al nord del Mezzogiorno, nei loro paesi originari non trovavano lavoro, a meno che non facessero i baristi o i gestori di qualche video-club privato per spettacoli con quattro gatte…

Allora, gli uomini onesti salivano nelle grandi metropoli nordiste. Anche se questi qua erano laureati, i capi delle aziende pure ragionieristiche e fantozziane raramente li assumevano. Oppure, li prendevano, in particolar modo per il culo, soprattutto le derisioni arrivavano dai colleghi altoatesini che li sfottevano con classe della minchia. Perché erano considerati appartenenti a una razza inferiore.

Insomma, potevi essere bello con gli occhi azzurri come Alain Delon ma, se eri nato in Basilicata, ti sarebbe comunque aspettata una vita poco viscontiana ma da Rocco e i suoi fratelli.

Cazzo, che scalognato colui che aveva la sfiga di essere nato in terronia. Poteva essere insomma più geniale di Einstein, più sexy di Alain ma, al di là delle sue frontiere, l’avrebbero trattato come un cane alano. No, agli alani va grassa, come un cagnaccio senza Elena e neppure Maddalena.

Questa regola oserei dire aurea, ah ah, valeva anche per gli Stati Uniti. Voi ad esempio vi siete mai chiesti perché il Cinema americano abbia sfornato sempre attori e registi italoamericani di grosso calibro e cilindrata pari all’Atlantic Jeep Chrysler e cavalli di razza più cazzuti di Rocco?

No, non Alain Delon, in questo cazzo, no caso, ovviamente mi riferisco all’uomo italico meno freddo del mondo, il Siffredi. Uno che, anche quando beve da solo un caffè della Segafredo, sa che ce l’ha così bollente e schiumoso da zuccherare cremoso tutte le sue cameriere, mica come voi, mezze-seghe.

Ah, un uomo macchiato caldo, il Rocco. Vuoi mettere lui con un integerrimo terrone qualsiasi? Lui sì che non si è piegato mai a novanta al sistema.

E non ha dovuto accettare un lavoro da impiegatino. Lui, sì, che ha tirato fuori le palle!

Praticamente come quell’altro Rocco, Rocco Barbaro: me ne fotto!

Ah ah.

Nato a Ortona, in Abruzzo, quindi centro-meridionale ma comunque un uomo che sta sempre su soprattutto quando lei sta giù.

Vi pare giusto?

Ah ah.

Torniamo al Cinema americano, non perdiamoci in quello pornografico.

Ecco, Coppola, Scorsese, De Palma, De Niro, Pacino, pure Ray Liotta non erano mica degli stronzi da quattro soldi e delle mignottone.

No, se eri italoamericano, a New York e dintorni non ti assumevano come giornalista. A meno che qualcuno nel grosso giornale non t’inserisse grazie alla mafia…

Sì, pure Scorsese l’ha sempre sostenuto. Nell’incipit di The Departed lo dice platealmente.

Ah, uno come lui, cazzo, poteva solo fare il prete oppure aveva altre due scelte. Fare il gangster o il poliziotto.

No, a ben pen(sa)rci, vi era la quarta possibilità. La più difficile ma da perseguire se volevi far valere le tue dimensioni. No, non quelle di Siffredi, quelle artistiche.

Un nano, Scorsese, altissimo però a livello di cervello e forse non molto dotato di quello…

Però uno davvero che ha firmato capolavori e gioielli…

Ecco, siamo stati invasi da attori e registi italoamericani perché gli uomini che non volevano svendersi (anche se circola voce che, prima del successo, Pacino facesse il gigolò), non trovando un beneamato cazzo, potevano darsi solo all’arte. C’è chi sfondava in maniera molto più nobile di Siffredi, chi rimaneva nei circuiti amatoriali e parrocchiali, chi sarebbe diventato, appunto, il regista di Mean Streets Quei bravi ragazzi. Sì, Il traditore di Marco Bellocchio altri non è che il remake di Goodfellas. Ah ah. Come no? Che posso dirvi di me? Sono alle volte, non sempre, sennò sai che du’ coglioni, affascinante come Alain Delon. E molte femministe mi dicono che sia omofobo e misogino. Perché mi vorrebbero ma non possono. Che malafemmine… Ah, è per colpa di queste ipocrite e di questi maschioni molto meno bravi e fini di Alain se, non avendo mai tradito gli amici e non facendo il puttaniere, mi tocco, no, mi tocca essere scambiato per un cieco pazzo da canzone Ti regalerò una rosa nella versione parodistica di Checco Zalone.

… andiamo, chi è che sopra Barbara Buscetta non si è fatto una pugnetta?

Dunque, basta con le invidie. Date questa Palma ad Alain Delon. È stato un grandissimo attore e un gran figo.

Donne e uomini, se siete gelosi, fottetevi.

Sì, mi par ovvio che io sia un tipo da Cinema di Bellocchio.

Come dice Checco, io ci vedo perfettamente… 

Sono il ritratto di uno dei più grandi coglioni del mondo? Sì. Sono un genio? Non lo so ma potrebbe essere e, in questo caso, sarebbe una tragedia. Togliamo il condizionale. Purtroppo. Comunque, prendiamola come viene. Se non viene, questa qui dirà che sono impotente.

Robe da matti, adesso anche le donne frigide ce l’hanno con Delon e con me!

Secondo me, in questo mondo andato a puttane, andate quasi tutti schiaffeggiati.

Datevi una calmata.

Altrimenti, vi sbattiamo… ove stava Messeri.

Messieurs et dames, mie damigelle e cari porcelli non tanto belli, diciamocela, ciucciatemi l’uccello.

 

di Stefano Falotico

The Judge giudica i critici, non solo di Cinema, e decreta qui la più grande provocazione di tutti i temp(l)i


03 May

thornton judge

Quando pensi di avere a che fare con un personaggio pasoliniano e invece ti trovi di fronte il nuovo Pasolini che ti risveglia dal letargo del tuo tristissimo pisolino e…

Sì, non per essere disfattista ma questa società è giunta al suo collasso psico-emotivo.

Strozzata, violentata, angosciata, anestetizzata dal perpetuo buonismo di facciata che, indefessamente, si perpetua ostinato a portare avanti valori falsamente democristiani, invero professanti solo quella cattedratica, noiosa cultura appunto da professori asmatici.

Frustrati. Poiché, respirando oramai soltanto nelle ammorbanti pillole di saggezza dei loro libri vetusti privi di ogni vitale venustà, tali invertebrati sanno soltanto dire che i giovani senza spina dorsale odiano il mondo e andrebbero educati con ferrei, castranti, pragmatici trattamenti stupidamente demagogici.

I professori, ah ah, gentaglia che si dichiara superiore rispetto a chi insegna nelle scuole inferiori ma della sua superiorità è insipiente nella sua stessa sapienza ben teorizzata ma soventemente mal applicata.

Ché accusano di demenza il prossimo, gridandogli che alla nascita gli hanno asportato i testicoli ma in verità son loro quelli che ragionano innatamente senza testa. Che siano dannati e perciò condannati!

Povera questa giovane generazione combattuta se essere come i genitori, appunto, universitari docenti delle regole piccolo-borghesi di come si dovrebbe stare al mondo, oppure se intraprendere quella loro vivaddio capricciosa voglia libertaria desiderosa di una società più livellata ed egualitaria.

Sì, questa gente ha soltanto, con la sua retorica spicciola, con le sue sinistroidi manifestazioni sterili, alimentato il disfacimento odierno, ha solo aumentato il visibile disagio sociale che loro stessi poi reiterano dietro sconce bugie, ché essi stessi, agendo ipocritamente, anneriscono la vita tutta, nascondendosi nelle barricate dei privilegi acquisiti, con la pedissequa frase moralmente pedagogica:

vedete di crescere!

Growing Up, sbandierato ai quattro venti è il motto di chi, spesso trovandosi di fronte a malesseri e rabbie giovani troppo ingestibili poiché sinceramente talmente veritiere da essere rinnegate dalla mentalità culturalmente più fascista, farisea e biecamente obliante la realtà evidente, in maniera coatta attiva schizofrenici atteggiamenti figli della falsità più bigotta e oserei dire psicotica.

L’emarginazione è la prima mossa compiuta da questa gente autistica e incompiuta che non vuole sentire ragioni e, dunque, si dimostra pure sorda. Tacendosi nel mutismo del silenzio chiamato omertosa indifferenza mesta. Tornassero queste persone a fare i compiti. A chi la raccontano? Io non ho da dar loro conto.

Non vi offenderete, vero, miei cinefili se ribadisco che il Cinema di Kubrick m’ha stancato. Kubrick era un uomo che soffriva di molte fobie. E, a solipsismo del suo monumentale ego fanaticamente mentitore dei suoi limiti, allestiva film nei quali sfacciatamente voleva far credere che la sua misantropia fosse sinonimo di genio assoluto. A teorema del suo suprematismo mentale.

Sì, fra lui e von Trier, non so chi possa essere più antipatico. Salvo Kubrick perché von Trier non girerà mai un film davvero sanamente cattivo e non provocatoriamente cretino come il suo Cinema d’aria fritta, ovvero Arancia meccanica. L’unico capolavoro di Stanley. Gli altri suoi film, non me ne voglia dalla sua pietra tombale, sono formalmente magnifici ma sostanzialmente, anzi, sostanziosamente freddissimi, sono le creature mostruose simili ai Gremlins appunto partorite da un uomo e da un regista che disprezzava gli altri uomini. E odiava a morte il loro potere spermatozoico appunto vitalistico.

Anziché accontentarsi però della sua vita appartata in Inghilterra e della sua villa da gabbia dorata con lui murato vivo, di tanto in tanto usciva di casa e, per la Warner Bros, realizzava scorbutiche pellicole da istruttore giudice asociale.

Abbiamo e avevamo davvero bisogno di Orizzonti di gloria e di Full Metal Jacket per sapere che la guerra è un orrore da Apocalypse Now? Questo, sì, un grande capolavoro poiché immaginifico, lisergico, passionale. Sentito, bruciato dentro, esplosivo, dinamitardo!

Non una compilation di bellissimi discorsi da maestrino tardissimo.

Barry Lindon? Sì, ottima la fotografia pittorica ma, onestamente, oltre alla luce naturalistica dei candelabri a olio e dei lumicini fievolmente cangianti su flash seralmente dardeggianti, questo film è soltanto uno spudorato manifesto da ingenuo neolaureato in Scienze della Formazione.

Quasi quasi, nella sua ruspante veracità toscana, è quasi meglio Genitori & figli – Agitare bene prima dell’usodi Giovanni Veronesi.

Autore di un trittico sentimentale-erotico peraltro decisamente una spanna sopra Eyes Wide Shut, ovvero l’indimenticabile trilogia Manuale d’amore con tanto di Bob De Niro, nel capitolo 3 finale, che si fa prendere per il culo da Michele Placido! L’insegnante di Mery per sempre.

Sì, con quest’opera oserei dire magna, il Veronesi ha creato davvero una tragedia greca perfino shakespeariana a base di corna e cornetti con la crema, a base di cantucci alle mandorle degna dell’Arena di Verona.

Con Laura Chiatti che si strugge per il Riccardone Scamarcio sulle note di Morgan. Manco in Beautiful abbiamo sfiorato una tale intensità drammatica.

Vetta davvero sublime, inarrivabile della nostra italianità più nietzschiana da 2001! Da campioni del mondo di Calcio, solo di quello, con tanto di grido isterico di Tardelli e applauso commosso di Pertini.

Anche se il primo film di questa sega, no, saga iniziò nel 2004.

Sì, Veronesi aveva visto oltre lo spazio-tempo come il bambino di Shining!

Ah ah.

Sì, ho guardato The Judge.

Non un capolavoro, certamente, ma un signor film. Poi, ho acceso la tv e ho visto il trailer de Il grande spirito con la “crème de la crème”, col fiore all’occhiello, oserei dire, dei nostri fenomeni di razza: Sergio Rubini, Rocco Papaleo e, last but not least della lista, Bianca Guaccero!

Dunque, stamattina ho letto la notizia secondo cui il nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, avrà l’uscita posticipata ma rimane il film più atteso di tutti i listini.

Ho detto tutto…

Sì, io sono il più grande critico della storia.

Le persone si criticano a vicenda e tutti vogliono dire la loro sull’Arte e sul Cinema tutto.

Solo io posso, in quanto non giudicabile, poiché incarnazione del penalista severissimo Billy Bob Thornton, appunto, di The Judge. Sadico ma soprattutto nei miei confronti masochista.

Molte persone su di me hanno sbagliato e, per quanto possa discendere alle ragioni che le hanno indotte a un omicidio involontario così clamoroso, penso che nessuno sia al di sopra della legge.

Nemmeno me stesso poiché io sono Dio e quindi così è, la seduta è tolta.

Ah ah!

Io vi assolvo, vi benedico e adesso, come Billy Bob, vedo se riesco a riconciliarmi con quella figona di Angelina Jolie. Visto che Brad Pitt, fortunatamente, si è tolto dalle palle.

No, ci ho ripensato. Ora Angelina è più anoressica di me in The Judge.

Ah ah.

Deve, prima di poter avere il privilegio di baciare le mie labbra, rimpolparsi perché sono oggi questo e domani quest’altro:

 

 

thornton u turnbabbo bastardo thornton

In veritas vi dico che rimango, nonostante tutto, l’unico avvocato che non è riuscito, malgrado il bene che vi voglio, a difendervi adeguatamente.

In molte cose ho sbagliato nella mia arringa arrabbiata ma la vostra versione non regge. Mi spiace.

Ed evviva colui, cioè sempre io, che è lontano dal gregge e dai b(r)anchi di ogni scuola moralistica!

Dunque, se qualcuno in aula ha fatto finta di non sentirmi perché pregustava già il divertimento nell’aiuola là fuori, io non giudico nessuno ma comunque giudico tutti.

Sono un uomo che ha giudizio.

Questa è la Legge del Signore. Ma, per piacere, non chiamatemi signore.

Sono ancora molto giovane.

Ho una vera figa, no, volevo dire una Vera Farmiga che mi aspetta, mie formiche.

Sua figlia però è meglio.

Perché, come diceva Totò, la serva serve…

di Stefano Falotico

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thornton jolie

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I migliori auguri pasquali, molto sani, non da nani e da finti santi


21 Apr

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Buona Pasqua: rifondazione risorgente! Strafottente e ridente! Da Rocky e Rust Cohle, m’avete provocato…

 

No, non è il Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov. Del quale dovreste leggere soprattutto Fondazione anno zero.

Uno dei migliori della serie. Ove svetta, arcana e illuminante, la titanica figura di Hary Seldon, l’inventore della psicostoria.

Geniale teoria sull’evoluzione dell’uomo.

Sì, non voglio apparire disfattista. Ma credo davvero che dobbiamo ripartire dalle basi per ricostruire una società oramai distrutta più dei grattacieli sgretolati d’Inception.

Un mondo che non crede più nel potere emozionale e oserei dire subliminale dei sogni, travolto com’è dall’alta marea della sua abissale tetraggine mortifera.

Siete colati a picco, lo so. E dunque daje, ah ah, giù di picconate!

Stamane, in questo ribaldo giorno pasquale, io e mio padre, detto Lino, diminutivo di Pasquale, appunto, come il mitico Banfi, abbiamo deciso, ovviamente di prima mattina, di appianare le antiche acredini fra di noi e di uscire assieme, al primo canto del gallo, a far colazione.

Ma, lungo la strada, un piccione viaggiatore s’è schiantato contro il vetro della macchina.

Ora vai di passato remoto e futuro anteriore dopo tanti colpi bassi nel posteriore.

Sì, il piccione vi sbatté la testa. Non combinando però alcun danno. Udimmo soltanto il fragoroso rumore del tonitruante impatto.

Il vetro, essendo robusto e infrangibile, neppure si lacerò. Mentre voi siete sempre più laceri infranti perché ve la suonate e ve la cantate, miei infanti, invero fate solo baccano insulso e disturbante.

Sì, miei piccini, affermate di volare alti come il suddetto piccione e, assieme a Laura Pausini e Biagio Antonacci, nei vostri dolciastri amori piccolissimi, vi consolate pateticamente, rinnegando in questo giorno cristiano le vostre mentalità nane da furfanti.

Siete come i mafiosi, miei picciotti. Durante tutto l’anno, combinate porcate da plebei e poi, in questo dì di letizia, dite di amare il mondo come buoniste colombe, come dei gentili patrizi.

Prima offendete e ammazzate il prossimo, poi andate a messa, scagionandovi da ogni imperdonabile peccato inconfessabile eppur da voi assolto grazie a una misera confessione falsa, dunque il mattino dopo ancora uccidete fratricidi e fradici ogni fragrante, leggiadra speranza del vostro prossimo, in maniera costernante. Picchiandolo anche sul costato. Trucidandolo di offese ed emarginazioni a raffica con far meschino e insultante.

Sì, prima adorate il Cristo, colui che miracolante stava fra i lebbrosi, poi schivate razzisticamente e bigottamente coloro che considerate malati di lebbra. Pigliandolo/i a pesci in faccia.

Cristo moltiplicò i pesci e io non abbocco più alle vostre esche. Restituendovi pan per focaccia.

Sì, non porgerò mai più l’altra guancia dinanzi alle vostre oscenità da uomini di panza!

Voi, donne, vi rifate le labbra ma nell’anima siete putrefatte.

Voi, uomini, siete oramai di plastica. E impazza sempre più il nuovo, orrendo fascismo innalzante in gloria quella puttanata della svastica.

Sono Santo Stefano? No, quello è solo il mio onomastico, cioè il 26 di Dicembre.

Dovreste rivedere le vostre autocratiche mentalità follemente meritocratiche, dimenticando una volta per tutte quel traditore di Craxi e scendendo fra la gente comune come Travis Bickle col suo taxi! Ah ah!

Sì, sono stanco.

In Italia tutti si professano, appunto, santi ma è il Paese con più alto tasso di prostituzione.

Quindi, se esistono tante donne come Maddalena, non mi pigliate più per fesso. Pigliatevi la vostra fessa… solo lei può credere che non la tradiate, spacciandovi per uomini fedeli e romantici quando, in verità, vi dico che siete… avete capito. Ah ah.

Sì, l’italiano medio è così.

Un grande oratore a parole. Retorico, amante dei comizi elettorali oserei dire ecumenici e pontifica su tutto.

Poiché, dall’alto del suo ideologico papato, vuole scomunicare coloro che, più veri e meno ipocriti, non si attengono ai vostri dogmi.

L’uomo di Sinistra ecco allora che predica benissimo, santificandosi dietro la parlantina forbita e appunto buonista, tirandosela da educatore che vorrebbe sanificarci. Poi è più fascista di quel mio vicino di casa che disprezza il nero nostro coinquilino.

Dite che siete artisti ma non avete le palle per compiere scelte davvero coraggiose come quella di San Francesco.

Sbandierate e millantate talenti che io non vedo poiché, come il grande Roddy Piper di Essi vivono, ora la mia vista è imbattibile.

Voleste farmi credere di essere un personaggio da Cristicchi, io non vi regalerò una rosa, bensì molte spine.

Con me tutte arrossiscono. Sì, sono bello ma sono talmente timido che le metto in imbarazzo.

Quindi, non fatemi credere di essere cieco perché ho il vizietto di Checco Zalone di A me mi piace quella, ah ah.

…dicono che a lungo possono essere dannose. Ma sinceramente a me non m’hanno fatto niente: ci vedo perfettamente.

 

Poiché, come Lazzaro e come il Cristo, una volta resuscitato, vidi la vita reale, non le chiacchiere e i distintivi, i mille pregiudizi.

Smettetela di cantarmi, a mo’ di presa per il culo, l’immortale hit di Cocciante col ritornello… rinascerò cervo a primavera.

Sono Chris Walken de La zona morta, non quello de Il cacciatore.

Più che Cocciante, sono proprio cocciuto, un mule come Clint Eastwood.

E le donne in Italia si dividono fra mule e asine.

Sono poche quelle come Santa Chiara. Al massimo, inconsolabili, cantano con Vasco Rossi…

Sapete perché? Perché Helena Bonham Carter è proprio bona.

E voi non siete Mickey Rourke.

E neppure Matthew McConaughey di True Detective.

Ecco, io non sono ateo. Sono agnostico. Ci sono dei momenti nei quali non credo più a nulla. Ne ho viste troppe.

E perciò non voglio farvi la morale.

A differenza, ripeto, di molti di voi. Bravi a predicare ma bravissimi, soprattutto, a combinare assai poco eppur a combinarne tante.

Siete proprio eccezionali in questo sport nazional-popolare a base di cretinate. Ah ah.

Di mio, non sentenzio con faciloneria, non emetto mai affrettati giudizi, so solo che si festeggia Pasqua per ricordarci che dobbiamo essere tutti fratelli, eternamente. Non soltanto oggi. Tutti fratelli, senza eccezione alcuna, come si suol dire.

Quindi, cari zii, dovete stare zitti.

Al demente che fa il maestrino e tratta tutti come dei babbei, rifilategli un ceffone subito. Vediamo se, stordendolo, diventa più tonto di quello che credevamo.

Che fa? Dalla rabbia scalcia come un dannato? Allora, come Terence Hill de Lo chiamavano Trinità, dobbiamo suonargliele ancora. Vediamo se ci arriva.

Qua la mano, invece, figliolo.

rocky stallone francesco

di Stefano Falotico

Il Principe “petroliere” vs il “re-campione” di cas(s)e da morti di fame, Checco Zalone


03 Jan

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Quando ha avuto inizio tutto questo? Forse con l’omicidio di un uomo di nome Pasolini. Ma sarebbe retorica e “retrogrado” citar, a ragion veduta degli sragionati odierni, facilmente il buon “cattivo” Pier Paolo. Assisto, disfatto, (im)potente, eppur integerrimo a questa cagata d’Italia da Enterogermina, medicinale che mi disinfetterà da tal in(s)etti di “fauna” batterica che batte, in file chilometriche da “pecorine”, i biglietti e…  (si) strappa i capelli nell’accapigliamento di du’ risate dinanzi a tal Checco di cul sfondato che, volgarmente, “accende” le lor vite meste da italiani di massa e “ammazza quanto sei bono/a?”.

Qualche critico, sociologo della mutua, prova a darsi una spiegazione dell’incredibile sotto i vostri occhi, azzardando che Nunziante Gennaro è addirittura un “fine” regista che proporrebbe la “tradizione”, senza dizion(ar)i di Zalone, d’una comicità schietta, semplice, cafoncella, che non avendo pretese ha dunque successo. Mi par un discorso che fa eccome delle pieghe, inutile che vi stia io a (s)piegare il come, anche perché vorrei “picchiarvi”. Eh sì, Quo vado? “spicca” in testa alle (classi)fiche d’uno stivale da befane, di primo dell’an(n)o già milionario, da “show dei record” ove Berlusconi, an(n)i fa, con le sue vallette, portò allo scatafascio di tal “fascismo” ridanciano del “g(i)usto” nazional-popolare. E vai contro i viados!

Checco facce(tte) ride’, ché siam un popolone che non vuol più magnarsi i polpettoni…, girace (que)sto fil(m)etto e tienici felici e (s)contenti, ché da domani bisogna torna’ a lavora’! E farci il mazzo per meno soldi di te che non fai un cazzo per guadagnartelo/a.

Io, Principe, non lavoro e quindi ho sviluppato la ricchezza del petrolio pregiato di un’anima nobile, non come le vostre bili ché han bisogno di “consolarsi” con uno che li “facci” (Fantozzi, altro colpevole, docet) a crepa-“palle” ridacchiar sguaiatamente, fra spintoni, rutti liberi e panini con la mostarda debordante nelle multisale affollate di tali folli. Che foll(i)a!

In carcere, alcuni innocenti son costretti a programmi riabilitativi ove vengono obbligati, per capire e ravvedersi dai lor errori (pres)unti tali,  a studiare film come Carol, perché devono essere inculati con un lesbodrama alto e poi, una volta usciti, se mai usciranno, comprendere che ritorneranno in carcere perché si son ribellati all’ennesima zalonata.

Questa è l’Italia, dei “valor(os)i”, abbiamo l’Angelus domenicale di “volemose bene”, pane e pene per “tutte”, Renzi Matteo che vuol “appurare” il “puro” Checco, ordinando un’altra poltroncina, le spettacolarizzazioni del dolore dei pomeriggi cinque, la De Filippi e gli “Amici”, Uomini & Donne, il varietà e i Negramaro.

Se a voi sta bene, questo è per me male.

Ma a voi basta la mela di qualche battuta (s)“piccante”.

Quo vado io? Non a fanculo. E come Daniel Day-Lewis me la rido non di grana grossa ma “odiato” per aver troppo oliato la mia “raffineria”. Arrestatemi per “oltraggio” alla verità e datemi la parte dello sfigato nella prossima pellicola del Checcone, uno che piglia per il popò le checche ma fa felice la Zecca.

“Adulti”, tornate allo Zecchino.

Meglio mangiarsi la mia zucca “vuota”.

Tanti saluti, Italia dei cazzoni.

Daniel Day-Lewis in Paul Thomas Anderson's There Will Be Blood.

Daniel Day-Lewis in Paul Thomas Anderson’s There Will Be Blood.

Firmato il Genius, Stefano Falotico

 

 

Genius-Pop

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