Posts Tagged ‘Jean Reno’

Festival di Cannes: provocazioni? Il finto scandalo di quel “cretino” di Verhoeven con Benedetta, Sean Penn boomer oramai alla frutta, a Venezia vi fu Persécution di Patrice Chéreau, Charlotte Gainsbourg e ho detto tutto…


11 Jul

Sean+Penn+Flag+Day+Photocall+74th+Annual+Cannes+ao4zjmnjcG6x

Virginie+Efira+Dior+Dinner+74th+Annual+Cannes+qaauIM68kgNxA quanto pare, pur non trovandomi io alla Croisette, neppure alla montée des marches, non trovandomi però neanche alla Montagnola, famoso ritrovo serale di pusher e drogati del bolognese, pur non essendo Nick Nolte/Montagnet di Triplo gioco – The Good Thief, remake di Neil Jordan del capolavoro polar Bob il giocatore di Jean-Pierre Melville, quest’ultimo da non confondere con Herman Melville, autore letterario di Moby Dick, Triplo gioco a sua volta da non confondere con l’omonimo film di Peter Medak, in originale Romeo is Bleeding, con un Gary Oldman più strafatto del suo Norman Stansfield di Léon di Luc Besson con Jean Reno che non guida una Renault ma, in Costa Azzurra e a Parigi, in BMW girò Ronin con De Nirò (no, l’accento francese non ci sta, ah ah)… De Niro che, con Besson, filmò Cose nostre – Malavita in Normandia, più precisamente a Verneuil-sur-Avre, non molto distante da Mont Saint-Michel, film nel quale vi è Pfeiffer Michelle… oddio, a Cannes è passato Stillwater (famoso fenomeno de La Mer di Charles Trenet, no, umano e à la Il principe delle maree, ah ah) con Matt Damon e Camille Cottin, la quale forse, in House of Gucci, abiterà a Roma in una maison antica piena di pietre preziose studiate dall’ex geologo e orologiaio, no mineralogista Pierre Louis Antoine Cordie. Villa ove pedagogizzerà i figli secondo i metodi di Pierre de Coubertin, profumandosi di Chanel Preston, no, Chanel n.5 oppure sfilando tutta odorabile in passerona, no, passerella da prêt-à-porter di Jean Paul Gaultier…

Dai, basta coi baci alla francese. Date i baci Perugina anche al pan di Spagna con tanto di zuppa inglese pure alle portoghesi che amano la Marsigliese per una vera rivoluzione non francese, bensì sessuale, mai avvenuta col 69, no, col ‘68, mai attuatasi concretamente con Robespierre.

E che sono queste P.R,? Cosa? Sono esperte di pub. iche relazioni?

Ci vuole Liberté, égalité, fraternité così come insegnò Marlon Brando a Maria Schneider in The Last Tanga, no, Tango in Paris. Evviva The Dreamers di “Bernarda” Eva Green, no, di Bertolucci Bernaldo.

A Cannes stanno passando porcate a non finire.

Paul Verhoeven, dopo averci regalato RoboCop (grande film ma non un capolavoro) e Atto di forza, dopo aver visualizzato il sogno di ogni uomo virile alla Michael Douglas (un pover’uomo, comunque, stalkerizzato sia in Attrazione fatale sia in Rivelazioni), mostrandoci quella di Sharon Stone in Basic Instinct e quella di Liz Hurley, no, della Berkley in Showgirls (stronzata oggi considerata bellissima, dai, su), dopo aver usato la più bella controfigura mai vista per Jeanne Tripplehorn, dopo averci deliziato con Elle, interpretato da Isabelle Huppert, adesso c’ha ammorbato con Virginie Efira. Anche lei già presente in Elle. E da tempo immemorabile poco vergine. Ma quale Virginie e virginale! Ve lo dico subito. Se non siete stati fra quelli presenti a Cannes per l’anteprima di Benedetta, non vi siete persi nulla. Basta che noleggiate Un amour impossible e Tutti gli uomini di Victoria e capirete che Virginie è quasi Nymphomaniac come Charlotte Gainsbourg. Vera donna da Antichrist, ah ah.

Nell’appena eccitatovi, no, succitato film di quel cazzone di Lars von Trier, la Gainsbourg sembra Chanel Preston e Liza Del Sierra (oramai ritiratasi ma li tirava) nei film di blacked.com. E ho detto tutto. La Gainsbourg, alla pari della madre, Jane Birkin (birichina, eh eh), è specializzata in scene da Chloë Stevens Sevigny (è nata negli Stati Uniti) di Brown Bunny. Ove Vincent, non Cassel, fa un po’ troppo il Gallo.

La Gainsbourg, nonostante si sia data… molto, ha girato un solo capolavoro, cioè Persécution di Patrice Chéreau.

Detto questo, Sean Penn, oramai idiot savant totale, dopo averci ammaliato con le prime quattro sue opere da regista, dopo aver rovinato Jean Reno (un missionario poco pratico della missionaria) nella pellicola Il tuo ultimo sguardo, dopo essersi recentemente sposato con una ragazzina divina che ha quasi la stessa età della figlia, cioè Leila George, dopo essere stato assieme all’unica donna decente (Robin Wright) del suo curriculum da tro… ne, tombeur de femmes della Madonna (cioè, la Ciccone), cioè dopo aver avuto indicibili flirt con topone però che fanno rima con zoc… one, in Flag Day recita la parte di un padre pieno di sensi di colpa da coglione. Certamente, è credibile quasi quanto Jack Nicholson di 3 giorni per la verità quando vuole farsi perdonare da Anjelica Huston. E ho detto tutto un’altra volta.

Ora, la donna francese col più bel lato b non è Laetitia Casta, bensì Charlotte. Chi? La Gainsbourg? No, Charlotte Le Bon. Ah, per forza, a Bologna direbbero a mo’ di Stefano Accorsi: socmel se l’è bona. Maxibon! Ah ah. Comunque, Le Bon è canadese. Ah ah.

Presto, concorrerà a Cannes anche Nanni Moretti. Il quale, dopo Caos calmo con Isabella Ferrari, è credibile nei panni di un uomo “duro” che non tradisce mai le istanze della personalità da Tre piani, eh già, quasi quanto Michael Rooker del suo odiatissimo, in Caro diario, Henry…

Che posso dirvi di me? Credo che Shannon Tweed abbia tradito Gene Simmons nel film Singapore Sling. Penso di essere, anzi sono David Wissak di Twentynine Palms per la regia di Bruno Dumont. Con l’unica differenza che la mia lei è molto più bella di Yekaterina Golubeva. Povera la Yekaterina. Russa e morta alla sola età di 44 anni a Parigi.

Comunque, la dovreste finire anche col Cinema del polacco Andrzej Żuławski. Uomo da Femme publique come Valérie Kaprisky, uomo da Sophie Marceau de Il tempo delle mele, no, di Mes nuits sont plus belles que vos jours & Amour braque – Amore balordo.

Sapete, pur non essendo io bisessuale e non soffrendo di AIDS, adoravo il film Notti selvagge (Les nuits fauves) di e con Cyril Collard e Romane Bohringer. La donna dal seno più bello di sempre.

Quindi, se l’Italia vincerà contro l’Inghilterra, non voglio nessun Margheritoni/Andrea Roncato che, a Isabel Russinova, cantò Toto Cutugno. Buongiorno Italia, buongiorno Maria con gli occhi pieni di malinconia…

Basta con gli italiani medi. Vogliamo un genius vero. Qualcosa di veramente spaventoso. Io sono un autarchico, non Moretti! Sino a qualche anno fa era impensabile poter girare un film da Lav Diaz con un cellulare Samsung di 140 Euro. Oggi, si può girare un film di 140 ore. Migliore di Femme Fatale di Brian De Palma e con un piano sequenza più spettacolare dell’incipit de Il falò delle vanità. Anche perché, a proposito di Ronin, credo di essere l’unico uomo del 2021 a sapere chi sia, cari cinefili da mercato ortofrutticolo, John Frankenheimer. Uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Vi dovete solo vergognare. E voi, voi che dite che Verhoeven è un genio come David Cronenberg. Per piacere, basta! Mi ha fatto morire Francesco Alò, Ha definito Benedetta un Giovannona Coscialunga alla Ken Russell. Detto questo, a Leos Carax, preferisco Lilli Carati. Uh uh.

Ebbene, cari gobbi di Notre Dame, no, uomini Klaus Kinski di Per qualche dollaro in più, cari pervertiti come Gian Maria Volonté in tale film, (Volonté non è francese, ah ah) ché violentate perfino donne purissime come Nastassja, oltre ad andare con bagasce come Deborah Caprioglio, se qualche stronzo vuole distruggervi, arrivo io e dico:

Sei stato poco attento, vecchio. Colonnello, prova con questa. Indio, tu il gioco lo conosci.

Mi sa che conoscete poco il Cinema, poco gli uomini e le donne, avete letto pure pochi libri e siete moscissimi.

Ricordate: sono il più grande artista del mondo, non abito a Montmartre ma sono il re dei martiri. In vita mia, fumai solo una canna. Scusate, Cannes è il plurale inglese di quella che vi fate voi? Sì, esiste Il tempo delle mele ma anche quello delle pere. Di mio, non sono un drogato e non ho il fisico a pera. Conoscete ogni unità di misura Ampere? Ah sì? Però, qualcosa sapete. Scusate, alle pere preferisco le pesche.
persecutionFlag+Day+Press+Conference+74th+Annual+Cannes+iwAYj6yxNFnl

Virginie+Efira+Mothering+Sunday+Photocall+C4EehxPPzOFx

di Stefano Falotico

UPDATE:

Monday, July 12, 2021 – Vinciamo gli Europei, Nanni Moretti presenta un nuovo capolavoro, cade la regina, le ignobili débâcle di Verhoeven e Sean Penn, aveva ragione John Lennon

Amici, son invecchiato anche io. O forse sono ringiovanito ma gli altri non possono sapere chi io sia, chi sono. Non lo so neppure io.

Per la prima volta in vita mia, ho avvertito di essere percepito in maniera giusta dal prossimo.

Sì, purtroppo o per fortuna, a Settembre compirò 42 anni.

Anche se me ne sento 16, al massimo 20. Perché, per tante circostanze avverse, mi sono mancati, mi mancarono tanti anni di vita.

In un passato oramai remoto, mi auguro superato anche se non del tutto rimosso, lo sapete, gravemente mi ammalai.

Si trattò di una patologia piuttosto pesante. Divenni un film di Bergman. Inutile stare a spiegare, perfino a me stesso, cosa (mi) successe in maniera imponderabile.

Non fui mai davvero malinconico, fui semplicemente altrove. Chissà dove. E, quando mi ripresi, la gente pensò che avessi mentito loro.

Ma non voglio condannare nessuno per i suoi errori ed orrori, tantomeno me stesso.

I miei occhi hanno riacquistato la luce della vita. E sento, dentro di me, una forza spaventosa.

Nessuno mi ha, sino ad oggi, mai visto così. Nemmeno io, ah ah.

Infatti, le possibilità sono due: o sono impazzito del tutto oppure sono stato illuminato da qualche dio miracoloso. Io, nei confronti di me stesso, non sono misericordioso.

Non mi sento triste, anzi. Mi fa solo tristezza, appunto, sentirmi giovanissimo e invece essere visto come uno di mezza età.

Al che, ordino un caffè al bancone e il barista dice alla barista: – Che cosa aspetti? Servi il signore.
Il signore sarei io. Poi ordina alla stessa ragazza: – Quel ragazzo aspetta la sua ordinazione da quindici minuti. Servilo. E fai in fretta. Ah, hai servito o no questo signore?
Il signore, ripeto, sarei io.

Non ho rimpianti. Perché le parole mi escono dalla bocca con una semplicità disarmante. Sì, ho letto molti libri ma certamente meno rispetto a gente che sa parlare peggio di me. Ah ah.

Abbiamo vinto gli Europei? No, hanno vinto. Oramai è trascorsa qualche ora da questa vittoria storica. E, stamane, inizierà per me e per molti di voi una nuova giornata senza miliardi da calciatori pieni di oro.

Voglio fluttuare, navigare nella mia anima come un impavido pirata delle mie emozioni sprigionate, del tutto liberatesi dei tormenti esistenziali del mio ignoto tempo senza vita e senza spazio. Non ho voglia di pensare al domani. Gioirò di tutto, morendo nel mio cuore a ogni ora per poi rinascere allo spuntare di un nuovo giorno pieno di calore e colore.

Sono in fase oramai calante? Forse sì. Dietro di me vi sono grandi libri da me scritti. Sì, lo sono. E forse un dì, quando sarò io morto da un millennio, qualche ragazzo li leggerà e vivrà, attraverso le mie parole, quel che io vissi quando li scrissi. Sentendosi, come me, allegro e scanzonato, poi arrabbiato e disperato, depresso e tormentato, sfigato e poi fortunato, amato e ripudiato, odiato e invidiato, vilipeso e oltraggiato, ferito e poi resuscitato. Ma è la vita.

Il resto è sovrastruttura che la gente, attraverso libri inutili di scuola e di Storia scritta dai vincitori, impara a menadito. Ripetendo cioè la pappardella a memoria per far contenti amici e parenti.

La mia vita fu sbagliata, sbiadita, clamorosamente inaudita. Da me stesso non concepita, negata e poi riabbracciata.
Sto scrivendo un altro romanzo, provvisoriamente intitolato Bologna POLAR.

Forse farà schifo, forse sarà bellissimo, forse non lo finirò, ah ah. Oppure, poche ore prima di dare il visto si stampi per la pubblicazione, per strada incontrerò un assassino e questo qui mi ammazzerà. Poi la mia casa brucerà e il libro non più esisterà, ah ah.

Voglio prenderla con Filosofia, con armonia, perché no, anche con Biologia. Ah ah.

Credo di conoscere molto bene il Cinema, gli uomini e le donne.

Una volta John Lennon cantò… immagina un mondo senza religione…

Senza bigotti moralismi e oscurantismi, aggiungo io.

Voglio ora divertirvi, giocare, giocare con le parole.

Perché son un menestrello, sono brutto o forse bello, son un porcello o solo un cesso.

Non voglio il successo e non so cosa mi sia successo.

 

 

I migliori film sull’amicizia e sull’amore


04 Jun

Revolutionary Road

Ebbene, da tempo volevo scrivere qualcosa di veramente centrato, scevro dei miei consueti, oserei dire fuori tematici voli pindarici, per posarmi semplicemente delicato su questi due umani sentimenti portanti.

Sì, credo che nella vita uno possa essere buddista, agnostico, miscredente, ateo oppure cristiano ma non vi possa essere nessun uomo che, in quanto essere dotato di anima pensante, sia in grado di sganciarsi da queste due colonne basali, forse basiche dell’esistenza di noi tutti.

Il Cinema, così come tutte le arti, ha campato su tali argomenti. Anzi, a dire il vero, il 90% delle storie filmate si basano su queste due principali emozioni.

E ora vi argomento, datemi un momento. Non datemi più del demente.

Anche quando la Settima Arte diventa lynchiana, quindi apparentemente dissociata di nonsense narrativo da intrecci diciamo alla Beautiful, come in Mulholland Drive per esempio, a volerci vedere chiaro, va comunque puntualmente a parare sulle relazioni interpersonali. Che siano pure, così come in quest’indiscutibile capolavoro del maestro Lynch, flirt lesbici e via dicendo.

In fondo, Mulholland Drive possiede al suo interno molte chiavi interpretative, perfino psicanalitiche. Che ve lo dico a fare? Lo sapete meglio di me.

In questi anni, per via di miei esistenziali percorsi indubbiamente alquanto forti, vanitosamente posso affermare di aver acquisito competenze psichiatriche degne di un dotto luminare della materia suddetta.

Voi sapete che cos’è, cosa sia il Super-io? Macché. Voi non sapete usare nemmeno il congiuntivo. Basta che vi congiungiate con la prima baldracca raccattata per strada e utilizzate il condizionale per suonarvela e cantarvela: vorrei ma non posso, posso ma potrebbe essere, anche no.

Ma per piacere. Andate a dar via il culo. E pulitevi i denti col collutorio. Qual è la vostra nuova ipocondria, leggasi alibi, per raccontarvela? Ah, capisco, avete la congiuntivite.

Freud sosteneva, forse giustamente, che il Super-Io sia un’istanza intrapsichica secondo la quale noi uomini, anche se nessuno fin dapprincipio c’abbia inculcato certi modi di fare, prendiamo ad esempio Christopher Lambert di Greystroke, sin dalla nascita siamo geneticamente dotati di alcuni importantissimi codici di comportamento, denominati genericamente valori secondo cui agiamo moralmente anche se, ripeto, non siamo stati educati dall’aristocrazia inglese.

Ci mancherebbe, fra l’altro. Lascio al Principe Carlo le sue orecchie a sventola. A cosa gli è servita tutta la sua sontuosa educazione raffinata se poi abbandonò la splendida Lady Diana per quella volgare villana di Camilla?

Ma sì, continuasse a bere il tè, Carlo. Anzi, le camomille. Uno che ebbe genealogicamente un culo sfacciato e che fece? La fece, appunto. Sì, con Diana l’amore fece ma fu anche fece nel senso di pezzo di merda. Permise che Diana morisse nella stessa galleria di Ronin con De Niro del Frankenheimer.

Ma dico! Oltre a non possedere l’eleganza british, questo Carlo non conosce(va) neppure i baci alla francese. Sì, se fossi stato in lui, avrei portato Diana in Costa Azzurra con tanto di maglietta sportiva ed estiva della Lacoste. Ora, invece è inutile che pianga da coccodrillo. Ah ah.

Poteva involarsi a Nizza con una donna che lo faceva diventare rizzo più di Katarina Witt, appunto, di Ronin e lui invece passò a passa tuttora le giornate a cacciare le volpi, montando il suo cavallo di razza.

Ma che razza di uomo è costui? Più che una volpe e un cavallerizzo, è un ricco riccio molto coglione. Diciamocela.

Ronin è un grande film sull’amicizia. Jean Reno salva la vita di De Niro che guida le BMW. Quindi, fra macchine della Renault e atmosfere anche alla Léon di Luc Besson, De Niro s’inchiappetta Natasha McElhone da vero Lion. E sul Pacino de Lo spaventapasseri avrei da dirvene…

Voi siete solo degli spaventa-passere. Ma sì, date da mangiare ai piccioni, piccini.

Ah, Natasha, donna britannica, donna a cui offrirei subito il pan di spagna. Anche il pen di spugna… onestamente.

Spagna o Francia basta che se magna? Sì, lo so che voi, italiani magnaccia, mannaggia, non credete a nessun ideale e, secondo me, oramai non credete più né all’amicizia né all’amore.

Basta che vi facciate du’ spaghi e andiate a divertirvi coi film con Paola Cortellesi. Contenti voi, io no.

Avete perso il gusto della veracità ruspante, puttanesca, amicale oltre ogni dire del mitico Sergio di C’era una volta in America. Film di maschi mai cresciuti, di donne desiderate, bramate, persino felliniane, stuprate, di uomini violentissimi, di bestiali inculate, corna, tradimenti, pistolettate, colpi gobbi, tiri mancini, rapine a mano amata, no, armata, con un James Woods che alla fine, nonostante le porcate che rifilò a Noodles, malgrado Noodles lo servì da maiale alla loro donna, dopo eterne, reciproche rivalità con Noodles da figlio di puttana luridissimo, capì che non valeva la pena farne una tragedia.

Infatti si ammazzò. Ah ah.

Forse, è stato tutto un sogno impossibile come nel finale de La 25ª ora.

Più che un capolavoro di Sergio Leone, probabilmente Un mercoledì da leoni, uno scontro fra Keanu Reeves e Patrick Swayze da indimenticabile Point Break.

Chi è Il cacciatore e chi la preda? Chiedetelo a Christopher Walken dell’appena citato masterpiece di Michael Cimino e vi risponderà, sparandosi in testa.

La vita è un Casinò. De Niro e Pesci sono inseparabili amici dall’infanzia e fanno di tutto per incarnare invece una delle massime storiche proprio di Once Upon a Time in Americanoi siamo come il destino… chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!

I grandi film sull’amicizia sono veramente tanti, troppi. Mi sono limitato a una parentesi goliardica, eh eh.

Adesso invece andiamo a parlare, anzi a parare sull’amore.

A proposito del povero, compianto Swayze, lasciate stare subito puttanate come GhostUnchained Melody è bellissima, Demi Moore di più, Whoopi Goldberg non tanto. E il film va bene per le classiche casalinghe di Voghera, amanti degli oroscopi e della new age del cazzo.

Che ne pensate de L’età dell’innocenza? Daniel Day-Lewis ama da impazzire Michelle Pfeiffer e anche lei farebbe carte false per stare tutta la vita con Daniel. Non ha bisogno di andare da una maga che le legga i tarocchi per capire che, appena lo guarda, vorrebbe essere la sua regina di bastone/i… Bastone della vecchiaia ma soprattutto di una maturità florida, tutta deflorata, ah ah.

Ora, chiariamoci, donne. Michelle voleva stare con Daniel. Perché voi no?

Non raccontatevi stronzate. Daniel Day-Lewis vede Madeleine Stowe ne L’ultimo dei Mohicani e si scioglie come una cascata.

Pure lei però non scherza, infatti dappertutto schizza.

Sì, Day-Lewis non è mica un povero cazzone… un pesce, no, un Joe Pesci qualsiasi.

Soltanto che, tornando a L’età dell’innocenza, quel tipo di società era classista più dei falsi amici e delle tribali regole d’onore di Quei bravi ragazzi. Prendete, che ne so, Titanic ad affondamento, no, a fondamento del mio ragionamento, miei uomini annacquati.

Leo è tanto bello e anche la Winslet è bona. Ci scappa la scopata, lei è un lago ma alla fine lui affoga. Sarebbe affogato comunque. I genitori di Kate non avrebbero mai permesso che Jack Dawson potesse sposare la principessina sul pisello. A meno che non avesse avuto i soldi di The Wolf of Wall Street.

Anche così però l’avrei vista molto dura. Insomma, questa vita è una Revolutionary Road. Non si può mai stare tranquilli.

Di mio me ne fotto.

Sì, se non fosse stato per il mio genio anomalo, avrei fatto la fine di Michael Shannon di My Son, My Son, What Have Ye Done.

Oppure la fine sempre di Shannon, però di The Iceman.

Da quando invece non do più retta ai vostri piccoli cervelli…

Ho detto tutto.

Come va adesso, insomma?

Meglio che non lo sappia. Non voglio fare la fine di Rocco Siffredi. Quella di Rocco non deve essere una gran vita. Sì, sta sempre a scopare ma, a differenza di me, non crede più a niente.

Eh già. Dove la troverete una testa di minchia come la mia? Non ce sono più in giro, abbiate fede.

Guardatevi attorno, sì, è un mondo andato a zoccole.

 

di Stefano Falotico

michael shannon revolutionary

Hard to Be a God, è davvero dura e difficile essere un Dio ma forse solo un uomo


10 Nov

MV5BZGE0NWM0YmQtMzY0YS00NzFhLThkNzQtZGI2MzVhODc1NDEwXkEyXkFqcGdeQXVyMTY4Mjk3MzE@._V1_SY1000_SX750_AL_45364225_10212389835043824_106066927499083776_n

Ecco, vorrei mostrarvi questa mia video-recensione. Ché credo sia uno dei miei video migliori in assoluto della mia folle production.

Il mio canale YouTube, che ora si chiama Joker Marino, perché io nutro davvero grosse aspettative per questo film con Phoenix e De Niro, è partito tanti anni fa, oramai, con delle cazzate pazzesche. Io che facevo parlare le caffettiere. E ha proseguito, in quest’excursus, secondo me da studiare nelle scuole, un character study, con le mie scorribande squinternate, deliranti, pazzoidi. Tra strafalcioni e anche pezzi notevoli.

E solo ora si sta davvero definendo.

È più centrato e davvero parlo con estrema chiarezza di quello che in realtà mi piace sul serio.

Vedete, ve lo posso confidare, gli ultimi anni per me son stati terribili, oserei dire agghiaccianti. E spesso, lo ammetto e un po’ me ne vergogno, ho dato in escandescenza più e più volte. Sparandole grosse.

Dopo appurate auto-indagini alla mia anima, ho capito essenzialmente questo. Perché devo cambiare? In tantissimi, nel corso della mia vita, hanno provato anche violentemente a cambiarmi.

Credo che ciò sia stato delittuoso e criminoso. Uno che adorava Taxi Driver a quattordici anni non credo possa cambiare molto. Può semmai adattarsi per sbarcare il lunario e divertirsi un po’ di più.

Ma i fallaci, miseri tentativi di volermi indottrinare a stili di vita più comuni, le lezioni moralizzatrici e moralistiche squallidamente punitive, penso che siano un oltraggio al pudore.

Sapete, negli ultimi anni, ho provato, sbagliando ancora esageratamente, a pigliar la vita, come si suol dire, a culo. E a non adombrarmi più, a fingere un finto sorriso di cortesia, soventemente recitando di essere felicissimo.

No, io mi prendo tutte le mie amarezze, le mie batoste, i miei tragicomici errori. E non chiedo più venia se qualcuno non mi sopporta. Compiacere il prossimo, perché così l’altro possa sentirsi più tranquillo nel vederti “normalizzato”, è quanto di più osceno una persona possa fare a sé stessa. Una violenza immane.

Perché snaturarsi?

Sapete, sino a un anno fa, mi ero lasciato di nuovo trascinare nel calderone e seguivo ogni partita di Calcio, anche di Premier League.

Non che non mi piaccia il Calcio, io son sempre stato abbastanza sportivo. Lo denota il fatto che nella mia camera c’è ancora quella panca per gli addominali che m’irrobustisce il busto dopo un bel paio di fettuccine.

Ma sopra la panca la capra campa e sotto la panca la capra crepa. Come sostiene il detto. E inscenare la parte dell’ignorantone che si diverte, schiamazza, tromba e fa baldoria, non poteva durare poi molto.

No, il sesso tribale e porcellesco posso apprezzarlo in film demenziali come Porky’s e anch’io, come De Sica, esasperato dalla quotidianità piccina, posso urlare… ah buzzicona, ma perché non vedi d’annà a pigliartelo inter-culo?

Ma un amante dei noir quanto può reggere in questa farsa? No, può sudare solo “freddo” come il mitico pilota de L’aereo più pazzo del mondo quando l’aereo sta per precipitare e lui, travolto da una doccia di sudore per il terrore dell’immediato, possibile impatto devastante, dice a tutti che è tutto ok.

No, non andava bene per niente. E infatti io ho ripreso a essere quello che sono sempre stato e per cui probabilmente sono nato. Un tipo ombroso, cupo, socialmente molto taciturno, pudico, ritroso e adoratore della Settima Arte totale e avviluppante. Ma anche istrionico quasi alla John Belushi. Che cazzo me ne frega se la gente, che ha letto solo due libri in vita sua, magna e scopa come scimmie?

L’idiozia e il puttanesimo non fanno parte del mio codice genetico.

È molto dura essere un “dio” in questo mondo. Si rischia di fare la fine di King Kong. Tutti i selvaggi ti adorano perché sei un bestione “speciale”. Intanto i selvaggi cazzeggiano e primitivi si accoppiano, godendosela. E tu te ne stai murato vivo e diventi un “mostro…”.

Sognando la tua bionda bellissima ma in realtà con una pinta di birra formato gigante da Homer Simpson.

Insomma, alla mia età cosa voglio dalla vita?

È veramente difficile sapere cosa si vuole. È molto più facile, ma anche più triste, omologarsi per non dispiacere nessuno. Conformarsi per essere accettati.

Lo reputo vergognoso.

Se Bergman è Bergman, se Scorsese è Scorsese, se Tarantino è Tarantino, se German ha girato Hard to Be a God, perché Falotico non può essere Falotico?

Ma un comune stronzo?

Come dice il grande Jean Reno in Ronin: niente domande, niente risposte. Questo è il nostro lavoro. Forse, questa è la lezione numero tre?

– Comunque sia hai capito?

– Che cosa dovrei capire?

– Il codice guerriero. Il gusto della battaglia, l’hai capito questo, sì? Però c’è qualcosa di più. Ti rendi conto che esiste qualcosa oltre a te stesso che tu hai bisogno di servire. Se questa necessità scompare, se la fede viene a mancare, che cosa sei? Un uomo senza padrone?

– Per adesso sono un uomo senza stipendio.

– I rōnin potevano lavorare per un nuovo padrone, o potevano lottare per sé stessi. Ma hanno scelto l’onore, hanno scelto il mito.

– Hanno scelto male.

 

De Niro risponde così a Michael Lonsdale ma sapeva benissimo che invece avevano scelto bene.

AdvancedGorgeousIndianskimmer-small

di Stefano Falotico

Molte ragioni falotiche per cui dovete comprare il Blu-ray di Ronin


03 Feb

Ronin

 

Dovete sapere ma voi, lupi di mare, lo sapete benissimo, che la vita di molte persone è come la filmografia di Tony Scott. C’è qualche picco inaspettato, ma perlopiù è fatta di stronzate.

Sì, molti amano i film retoricamente falsi, la poesia d’accatto, le romanticherie becere, le raffinatezze artefatte, e disdegnano dunque questo capolavoro di Frankenheimer. Perché secondo loro è troppo amaramente vero, quindi “disdicevole”, perché secondo questi qua la vita è una sfilata carnascialesca di burle frivole, scopate maialesche e frasi “amorevoli” di convenienza per sgraffignare un po’ di dolcezza. Secondo me possono andare a prenderselo nel culo.

La mia filosofia di vita è fatta di battute ficcanti e cinicamente pure come quelle di David Mamet.

Ve ne do qualche esempio:

 

Harvey Weinstein, sino allo scorso Ottobre, appariva come un produttore intoccabile da Oscar. Adesso è considerato al pari di un disgustoso pornoattore.

Catherine Zeta-Jones poteva avere tutti gli uomini che voleva. Scelse lo stagionato, rimbambito Michael Douglas e da anni non gira più un cazzo. Contenta lei… però ha fatto ancora più soldi.

Molte donne “emancipate” attaccano Berlusconi. Berlusconi invece sapeva che le donne attraenti sono l’incarnazione del capitalismo. Sono creature che ambiscono a un uomo potente, sotto ogni punto di vista, ricco da morire, che possa sistemarle di ottima “posizione”.

Ho conosciuto molti uomini che si dichiaravano romantici. Sì, quando scrivevano poesie da baci Perugina, nella realtà giornaliera invece davano l’appellativo di zoccola a ogni donna che non gliela dava.

Non è vero che i comunisti sono persone che avendo perso combattono per una società egualitaria. Sono spesso fascisti di sinistra. Di mio, mi prendono sempre in mezzo-centro.

Non mi son mai interessato granché di politica, perché anche se morissi di fame non voterei dei magnoni.

Renzi non vuole concedere il reddito di cittadinanza perché l’Italia si basa sul lavoro. Sì, lui il lavoro ce l’ha e non fa un cazzo se non raccontare bugie. Stimabile… onorevole.

Non voterò 5 stelle, io ho sempre saputo usare i congiuntivi e non vorrei che al Governo accedesse uno che non conosce il participio passato di accedere.

Nella vita non ho mai scelto la mediocrità, ho sempre ammirato i geni, salvo poi scoprire che l’unico genio della faccia della Terra sono io e quindi il mondo non può capirmi. Non è vittimismo, è geniale pessimismo e cosmico, scatologico realismo. Presa di coscienza che sono fottuto.

La maggior parte degli iscritti su Facebook ha foto del profilo in cui fa le linguacce. Sono persone che pensano di essere simpatiche e invece non sanno usare la lingua italiana. Be’, almeno avremo un cimitero virtuale “strafottente”.

Non è vero che gli insegnanti sono persone di cultura. Sono persone che hanno imparato le solite nozioncine e le ripetono a memoria anno dopo anno. Si scopre che poi vanno a vedere un film con Van Damme per “rilassarsi”.

Se non mi darò una mossa farò la fine dei personaggi di Ciprì e Maresco. Comunque, ho una Punto comprata alla Maresca e Fiorentino, ma presto è da rottamare. Nel frattempo viaggio… e sono uno schianto!

Gli omosessuali sono sin troppo esigenti. Vogliono metterlo nel culo anche agli eterosessuali. Mi pare che stiano esagerando di “orgoglio”.

Io ero molto romantico prima di sverginarmi. Dopo che la trombai, lei si addormentò e trombò dal sedere delle scoregge davvero “sentimentali”.

Uma Thurman ha rivelato le “cose sporche” e pulp che Weinstein la obbligava a fare. Ma non capisco perché abbia girato allora con Tarantino…

Woody Allen, in seguito alle rivelazioni scandalose della figlia, rischia di non girare più film. Vabbe’, ha diretto 54 film e ha 83 anni, conosco persone che sono morte a 7 anni e i loro genitori non hanno potuto girare neanche il filmino della prima comunione.

 

Sono tutti amici finché non arriva il conto da pagare… mah, ti dirò, l’altra sera ero solo come un cane e ho ordinato una pizza da asporto. Ho dovuto pagare anche la mancia.

Oggi, una donna di malaffare mi ha chiesto l’amicizia su Facebook… poi me l’ha tolta perché ha capito che non vado a zoccole. Mi dicono che sono asociale… e non scendo a patti…

Conosco molti matti che stanno meglio dei sani di mente. Sì, grazie alla loro invalidità psichica, non devono alzare il culo la mattina… e prendono tutto come “viene”. Di mio, non sono né matto né sano. Infatti, non ho più soldi…

Mio padre volle presto allontanarsi dal suo paese natio, perché non condivideva la mentalità pigra, retrograda e appunto paesana, fatta di pettegolezzi e provincialismi agghiaccianti. Ogni tanto però torna alle origini… sì, quando qualche suo parente muore, è costretto ad andare ai funerali.

I critici di Cinema sono come quelli che vanno in bianco. Visto che non sono riusciti a “sfondare”, criticano ciò che avrebbero invero voluto “fare”.

La maggior parte degli scrittori sono come Fabio Volo. Ma io non mi svendo e infatti la gente non mi prende seriamente…

Oggi, una mia ex amica delle elementari mi ha contattato su Facebook, chiedendomi di uscire con lei. All’epoca era carina, adesso mi sembrava Morticia della Famiglia Addams. Sapete, ci sono delle donne che t’inducono a rimanere uno Zio Fester.

Nella vita ci sono due tipi di persone, gli onesti e i criminali. Di mio, amerò The Irishman di Scorsese, sapendo che il Presidente degli Stati Uniti è peggiore di Frank Sheeran.

Prima ero un agnellino, poi le iene mi fecero diventare un Plissken.

Dicono che crescendo cambierai. È una stronzata. Ronin mi piace più di prima. Sì, leggermente sono cambiato, in meglio.

 

di Stefano Falotico

Ronin | John Frankenheimer di Stefano Falotico su Superba di recensione superba/o Cinema


06 Mar

Ronin Falotico

Luc Besson, Bresson o tesor?


05 Jun

>

 

Sette anni in Tibet per cui non so se sono un “Orso” o Sean Connery de “Il nome della rosa”.
Comunque sia, preferisco Luc Besson ad Annaud, anche Antonia ad Anna dei miracoli

 

Oggi, è uscito il trailer di The Family, firmato Luc Besson.
Ah, questo Luc è da Tempo che non gira film come si deve. Cioè film che devono mettere la testa al solito posto, cioè sul colloTotò docet, a posto non sarà Lei, tutto il suo ipotizzare sulle vite altrui la renderà uno che pontifica o andrà a vivere in una casa senza portone? Lei favella ma di fava non entra in nessuna bella e farà la fine del brutto. Si fidi, sono il suo confidente. Non mi con-ficchi. Non sono un vampiro né svampito, bensì un peto se tu, donna, non mi lasci succhiare il sangue con tanto di “paletto d’avorio”. Non confonda! Non sono omosessuale! Ehi, ci stai fichi fichi con me? Quel Gianni Drudi non è un Drugo, ma deve andare finalmente a pigliassero in cul’!

Sotto il ponte, i portici di Bologna, questo pastiche di Besson è un delizioso potpourri. Non potatelo, ma porgetegli una rosellina. Donna, ti faccio viola!
Una perla in mezzo a tal (s)compenso, miei poveretti. Basta col prete, dateci dentro!

Ora, un mio amico di Facebook confonde Besson, dunque Léon interpretato da Jean Reno (chi più rime ha, più di “ritmo” lo metta…, evviva Gary Oldman! Olè-oh-ah ah!), con Annaud e L’amante.

Cazzo, basta inserire una “R” moscia di Cinema più alto e diventa Bresson.
Vedi? Questione di semiotica, mio ottico. L’accento “al bacio”, se alla francesina ci sta pure la linguina.

Eh sì. Annaud è il regista de Il nome della rosa, tratto da Eco Umberto.

Quel libro ebbe, appunto, grandi mediatici echi. Lo sopravvalutarono. Ho un’edizione integrale, con tanto di “latinorum”, che presenta in copertina un castello pseudo-francese fottuto da pittoreschi colpi di Sole nell’“abbronzarlo” vicino alle orecchie. Mah, secondo me è solo polvere accumulata.

Comunque, è una palla al piede. Altro che torture medioevali delle inquisizioni che descrive il nostro Umberto.

Già a partire dal protagonista, capisci subito che sarà un libro tosto, un buttafuori ad addentarti i testicoli. Il protagonista, infatti, si chiama Guglielmo da Baskerville, sì, come il mastino di Arthur Conan Doyle, l’inventore di Sherlock Holmes, uno che non è “Alle elementari, signora Emma Watson”, bensì ha il fiuto per cagne più in calore ché il lupo perde il vizio e tua zia va con Tognazzi Ugo de Il vizietto.

A prescindere dal fatto che l’ho letto un migliaio di (s)volte, perché mi “tirava” come la freccia nell’arcuarmi d’altra era o senza “pere”, “sostenerlo” è peggio del declinare l’intera Ginnasio quando di fronte hai degli asini che pensan solo a rizzarlo.

Gli altri personaggi son di contorno, di pochi conti…  in tasca e anche di poche “cotte” a rimorchio, per forza… son dei monaci.
Sì, quasi tibetani.

Ad esempio, Abbone da Fossanova era meglio se si scopava la bona Isabel Russinova (una che negli anni ’80, periodo “fertile” in cui fu girato l’omonimo…, aveva il suo ambaradan in mezzo alle gamb’… e su quest’assonanza ci sta la “trombetta”, pomposa più ricordo di come costei spompinava nei fil-m-etti alla “marinara”), Bernardo Gui, più che guru, diciamocela… era un gay, Remigio da Varagine è peggio di Remo Girone, un “attore” con limiti da voragine, e l’unico che fa la figura del figo è l’altro “iniziato”, Adso da Melk. Sembra un minchione ma poi a tutti chiude il becco.

Adso, per la versione cinematografica, nelle vesti (previo nudo che vedrete) di Christian Slater, a quanto pare ha un buon cazzo. Fra tanti “maritozzi” che intingono nella benedetta ma non “ascendono” nelle gioie paradisiache della figa, Valentina Vargas comprende le potenzialità del giovincello e, durante la Notte, gli fa urlare un orgasmo con tanto di bestemmie alla Madonna. Insomma, lo svergina in modo “stigmatizzante”.

Sì, profaniamo questo “bestseller” della “letteratura”. All’epoca, le insegnanti di Lettere ne andavan matte.
Secondo me, eran già pazze senza bisogno di ulteriori “pesantezze”.

La verità?
Erano come Jane March (senza trucco assomiglia a John Malkovich) in cerca del “cinesino”. Già, Yoko Ono sapeva perché “alterò”, direttamente proporzionale all’ecumenismo “esperanto”-sospirandogliela, quel gran pezzo dell’Ubalda del John Lennon. I limoni…

Lennon me lo confidò prima di morire. Sebbene osannato dalle ragazzine, era l’unico del “gruppo” a prenderlo sempre da McCartney.

Già, Curreri cantava chi erano i Beatles con gli “Stadio”, intanto Vasco Rossi riempiva San Siro (oggi son luci e non più lucciole) e anche quelle poco santarelline, lasciandolo a Carlo Verdone col borotalco.

Natasha Hovey? Era una bagascia.

Meglio l’asceta.

E, con questa stronzata, vi lascio.

Ah ah.

E ricordate: il Genius sa…

Valentina Vargas è quasi identica a Noomi Rapace. Sul “quasi”, dipende la dinamica del mio incularla.

Sono un Uomo che ama le donne. E gioca su quelle con il fuoco.

Fuochino e poi si bagnano.

Ah ah!

Mi raccomando, non perdete il video sopra. Fa schifo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Family (2013)
    Il “gentil” sesso è strano. Paragono una ad Angelina Jolie, ammiccando di “buffetto”, e vengo “maltrattato” simil Mike Douglas di Rivelazioni. Al che, irritato dalla provocazione, sfodero la grinta virile e vengo assalito da un insulto devastante. Ieri sera, il suo “amico” mi contatta per intimidirmi, minacciando di denunciarmi per stalking. Oh, cazzo, qui abbiamo ribaltato i can(n)noni della sessualità. Viviamo in un Mondo invertito, questo lo so, ma il potente, eh…,  “strozzino mi torcerà il braccio(lo)?. No, io metto le mani a posto solo nel mio studio, in quanto non tediatemi. Lasciatemi leggere ‘sto film, e non rompetemi la mascella, altrimenti il tuo malleolo sarà, mio “manigoldo”, un “manipolo” di manganelli.
  2. Quei bravi ragazzi (1990)
  1. This Must Be the Place (2011)

“Ronin” – La recensione


02 Oct

Finalmente, ne parlo da sempre, ma è la prima volta che lo recensisco.
Nella mia mente, l’opinione è “avvenuta-svenuta” più e più volte, ma mai “pubblica(ta)”.

Eccola là, dunque qui.
Ronin

Tagli crepuscolari con l’accetta

Sceneggiato da David Mamet, forse l’ultimo capolavoro di John Frankenheimer.

Con un cast stellare su malinconie d’“inseguimenti” accecanti nel “mozzafiato” senz’attimi di tregua, col Cuore in gola e la pellaccia da salvare. Costi quel che costi (lucro, missione mercenaria assoldata al “sorpassato” ma morale codice del samurai), “scavato” nei volti antichi d’uomini rocciosi e rabbiosi, amaramente “dolci” proprio nell’“acquiescenza” liquidissima d’“aforismi” dissacranti buttati lì, forse per noia, per troppe “coscienze”, per disillusioni insopprimibili come le ruvide, intagliate pietre d’asfalti imbruniti nella polvere, da spari soprattutto, e di mitragliatrici “sguinzagliate” a detonar “repentine” ma “calibrate”, come rapacissimi segugi notturni d’una Parigi “offuscata” nel sonno del dormiente caos cittadino di mattine ombrose dalla “tranquilla monotonia” borghese, mercatini e cascine intrecciate alla “topografia” del casino della nostra esistenza, ripresa dall’alto, dunque nelle sue viscere più incandescenti e “malavitose”, spiata e indagata con sottigliezza d’“irrimediabile” mestizia però vigorosa, morsa e “corsa” dentro le viuzze e i (rag)giri furbi, tortuosi, doppiogiochisti delle palpebre. Vedono, sanno, sudano, non dicono, esangui combattono.

Tutti soli e senza Dio, senza Sole forse. Agiscono perlopiù di Notte, già. Quando tutto, “tramontando”, s’accheta per istanti che aspettano solo la guerriglia urbana di chi fa lo “sporco lavoro” stipendiato per rischi “rampanti” e segretezze “annodate” sotto la patina (im)percettibile d’occhi “sinceri”.
O serpenteschi?

Un parterre di “agenti speciali”, una valigetta misteriosa…

Hitchcock coniò il termine, dunque l’“inizio” di tutta l’enfasi, il cosiddetto MacGuffin, pretesto narrativo e dunque “tramico” per imbastire l’azione nel suo punto “nevralgico” o solo a distrarci da e con un obiettivo capzioso, d’una pista che “falsifica” le vicende, è all’origine nascosta del complotto e dei destini, è lo “sfondo” fittizio d’una fitta rete di trame e inganni. Di amici, nemici, donne fatali e traditrici, di compagni bugiardi che (non) scopriranno le carte troppo presto.

Se… ironizzassimo un po’, al televisivo MacGyver “bastava” un coltellino per cavarsi dagli impacci, sopravvivendo d’ingegno “ingenuissimo”.

Frankenheimer viene da una Scuola “un po’” più realista e allestisce proprio un’intelaiatura che, di primo impatto, si coglie adrenalica e “thrillerante”, ma che ha le sue ragioni proprio in un polar più “freddo” dei gialli di Alfred.

Ne perdiamo le tracce sullo sfondo della Torre Eiffel che occhieggia birichina, sulle innumerevoli battute da tenere a memoria, di cui perderemo il conto…

Anche quando un “triste” Jean Reno stringerà la mano a De Niro, dopo una tesissima avventura in cui, forse, sono ancora “vivi”, ancora sconosciuti d’identità (mai) con-fidate.

Ti rendi conto che esiste qualcosa oltre a te stesso che tu hai bisogno di servire?

Sono tutti amici finché non arriva il conto da pagare.

(Stefano Falotico)

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)