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Che io mi ricordi, ho sempre amato la pornografia maschilista… e il mio è sempre più uno sfacciato affronto al mercantilismo erotico e buonista di massa


04 Mar

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Quando è iniziato tutto questo?

Dapprincipio, in un tempo siderale di una galassia infantile. Già da allora mi sentivo mortificato, guardato a vista da adulti maliziosi. Con le loro richieste agghiaccianti.

Quella ronzante, oppressiva richiesta già castrante l’indole pimpante di un’infanzia che potesse volare nitida nella fantasia, come un alante tarpato nelle ali dal chiacchiericcio ammorbante di adulti lestofanti.

Sì, sin da quando siamo piccoli, non c’è speranza. E, se vi nasconderete, se fuggirete da questo mondo ipocrita, non vi lasceranno scampo. Vi tartasseranno dei peggiori epiteti, non rispettando le vostre, vivaddio sanissime, diversità, vi demoralizzeranno con coercizioni ricattatorie, obbligandovi giocoforza ad accettare i patti sociali di una società di troioni.

Se poi nascete in Italia, siete spacciati. Senza respiro, strozzeranno e asfissieranno ogni vostro vitale, puro slancio. Obliando le vostre poetiche virtù a presunta sanità farisea della lor finta sanità.

Sì, in Italia son tutti maestri, santi, poeti e navigatori dietro la retorica più tronfia e didascalica, pedagogica e demagogica. Ed è inspiegabile dunque che sia il Paese a più alto tasso di prostituzione. Se ci sono le puttane e pullulano per le strade, qualche cliente l’avranno pure, no?

Voi siete fatti così. Lo siete sempre stati e io mi sono rotto i coglioni. Non permettete alle persone di essere libere, soprattutto nella loro integrità psicologica, sessuale e dunque morale.

Impazzano dappertutto subliminali messaggi ove, guarda caso, si va sempre a parare sulla patonza, no, potenza, non solo maschile, sessuale.

Un Paese malato di sesso e al contempo talmente ipocrita ove tutti si spacciano per angioletti, per santarelline, per suorine, un Paese appunto moralistico. Di preti che poi, nella segretezza delle loro intimità inconfessabili, sbatacchiano la figa di finte monache, appunto.

Ma basta che vi sia l’abito e fai quello che vuoi. Semmai ti eleggono anche Papa e guida spirituale di queste coscienze di pecoroni. Ove instillano nell’uomo l’idea della pecorina e alle donne il cul(t)o della sottomissione.

Ma qualcuno si ribella. Il femminismo aumenta, si espande a macchia d’olio. E, di contraltare, il maschilismo si perpetua imperituro e imperterrito. In scontri sessisti davvero da manicomio.

Fate pena!

È la società che avete creato voi, impostata sulla forza dell’apparenza, mendace, bugiarda e appunto bastarda.

E, se non ti attieni a queste regole tolemaiche, a queste carnali, tacite dinamiche, ti piazzano un candelotto di dinamite nell’anima.

Sì, ho detto tolemaico, cioè al centro dell’universo di questa cultura sessualmente baricentrica, alla figa e al cazzo concentrica, lì tutta concentrata, totemica, antropocentrica degli uccelli… sedati se vanno fuori dalle fighe, no, dalle righe, seduti dietro una scrivania da impiegati a far battutine a qualche segretaria battona da prendere, appunto, per il cul.

Meglio allora essere Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Sean Penn di Milk e avere il coraggio inaudito del proprio diritto alla follia e all’alterità.

Sì, sei piccolo, ti senti Calimero e ti cantano adultamente intorno, in derisioni devastanti, Brutta di Alessandro Canino.

Azzardatevi da adolescenti a sbattere in faccia le vostre castità, la vostra purezza e vi renderanno Vincent D’Onofrio di Full Metal Jacket. Cadrete in depressione, sarete assaliti da immensi disturbi compulsivi, semplicemente perché avete avuto la forza di rivelarvi per quello che siete. E sarete robotizzati.

Siate quello che siete, in barba a tutti! Dei sognatori. Ma loro non vorranno. Dovrete studiare idiozie ottuse per far felici i genitori. Che, visto che hanno avuto vite di merda, soccombendo debolmente a questa società puttanesca e carnascialesca, adattandosi a un lavoretto per far dire al prossimo… ah, è una brava persona, vorranno irrigidirvi, indurirvi, irreggimentarvi e indirizzarvi, anche rizzarvi, alla bellezza oscena dell’ambizione più stronza.

Tutte queste credenziali, queste referenze sciocche, queste sciocchine, questi titoli, prendeteli e spazzatevi il culo se poi non sapete entrare in empatia col prossimo. E vi servono soltanto per dettare legge, per essere fascisti, per legiferare sui sentimenti altrui, per vivisezionare i cuori di chi vi sta attorno. E distruggerli se proveranno a battere, a scalpitare, a infoiarsi, ad arrabbiarsi e infuocarsi secondo i loro ritmi cardiaci, il loro sentire, il loro sputarvi in pieno volto. Poi prendete la saliva nel massaggiarvela come le vostre massaggiatrici rilassano le vostre stiratrici.

Voi non siete brave persone, non lo siete mai state. Voi siete delle merde, dei maiali che vanno dai giovani timidi e cantate addosso loro… il coccodrillo come fa… oppure convincete loro di essere Billy Elliot solo perché un ragazzo non è un porcello come voi, idioti senza cervello.

E gli piace ballare nel suo mondo colorato.

I maschi! Non fatemeli più vedere. Sempre a cazzo duro, dei leghisti delle palate e delle vostre mielose patate.

Sì, amico, dico a te. Prova a dire che scrivi una poesia dantesca e ti ficcheranno nel girone infernale dei peggiori luoghi comuni, bruciando ogni tua utopia.

 

– Che fai? Mi ascolti Elton John? Boy George? Ahahahah! Frocio, adesso ti faccio crescere io le palle!

Che fai? Sei amico di un nero? Ve lo date assieme quando nessuno vi vede? Sporcaccioni. Ora vi faccio lavorare io come dei negri.

Che fai? Mi guardi un porno? Pervertito, ora ti taglio il cazzo. Psicopatico.

 

E invece no. Nonostante mi abbiate deportato fuori di casa per un anno, mi abbiate obbligato a tutta una serie di prescrizioni imbecilli per farvi stare tranquilli, dando dei tranquillanti a me, io continuo a dire:

ANDATE A FARVI FOTTERE.

Questa è la mia vita. Dello scrittore, del pensatore, del lottatore.

Alzatevi ogni mattina e sorbitevi l’isteria, il lavoro da quattro soldi. Continuate ma lasciatemi in pace.

Perché sennò, come Rust Cohle, vi verrò a trovare nel vostro covo e vi distruggerò. Vi annienterò e vi farò davvero molto, molto male.

Poi non piangete.

E ora lasciatemi redigere il mio libro in inglese su Carpenter. Sono Edmund Kemper di Mindhunter? E quindi?

Sì, io guardo pornografia, è molto più sincera dei vostri amori da buonisti del cazzo. E io non lavorerò mai nella mia vita.

Io non lavorerò mai.

Perché io sono uno scrittore, io sono un sognatore.

E di voi non me ne sbatte un cazzo.

Altrimenti, vi picchio, vi frantumo il cranio e vi strappo anche le palle.

E che questo vi piaccia o no. Io davvero assomiglio a Robert De Niro. E probabilmente sono il più grande scrittore italiano.

Che questo vi faccia incazzare o meno.

Ho vinto io!

Ah, dimenticavo: ritardati e babbei, non sono tanto a posto. Ma io voglio esserlo. Solo quando sono così, mi elevo dalle media del porcile.

E continuo a vivere come dice la mia anima.

Andate a denunciarmi e, come dice Joe Pesci di Casinò, vi spaccherò un’altra volta la testa.

Mi sederete un’altra volta. E io vi rispaccherò quelle teste di cazzo. Be’, qui ho un po’ esagerato, ma ci sta il folclorismo. Forza, allegoria, goliardia, ingordigia, basta con le alterigie, evviva le malizie!

E anche il culo magnifico di Amy Adams. Immane, rotondo, perfetto, basculante per esserle tutto colante.

Ah ah.

Ce la vogliamo dire senza ipocrisie? AMY deve essere una succhia-cazzi strepitosa.

La sua faccia non mente, i suoi movimenti non mentono. Sì, questa deve essere una puttana mondiale.

Amy è veramente bona da fare schifo. Ma non si può, cazzo!

E io dico sempre la verità. Questa è una super figa mai vista!

Quindi, ipocriti maschi falsissimi, guardatela in questo video e ditemi se volete cantarle Elisa invece che leccarle tutto il seno in modo liscio e liso.

Se optate per la prima possibilità, vi sbatto alla neuro, subito. Perché non amo i bugiardi.

 

In fede,

un uomo senza maschere che la dice nuda e cruda. E non bada a spese.

Sì, un uomo che non paga nessuna zoccola ma si è appena comprato tutti i Blu-ray con questa gnocca mostruosa. Per almeno i prossimi tre mesi, il mio uccello è sistemato. Ah, che arnese! Un uomo alla Tim Burton. Infatti Tim ama le favole ma si è scopato delle fighe bestiali. Tim, un uomo molto fantasioso ma che deve avere, fra le gambe, una proboscide abbastanza svolazzante! Barcollante, lunga e ficcante!

Ah ah, sono proprio un glande, no, volevo dire un grande.

 

 

 

di Stefano Falotico

Finalmente è finito Sanremo. A Ligabue preferisco sempre Bruce Springsteen, a Bradley Cooper sempre Sean Penn nonostante Sean abbia leccato Bradley


10 Feb

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Queste lobbies son peggiori dei miei hobbies

Sì, voi non sapere l’inglese. Io l’ho imparato da autodidatta e conosco a memoria, virgole comprese, il libro The Grammar You Need. Il libro migliore, scolasticamente parlando, sulla lingua anglosassone. Con tanto di genitivo annesso e tuoi genitali spappolati se non lo studierai bene. Non sei stato ammesso!

Una parola al singolare che termina con la Y, i greca di tua sorella che ha studiato troppo Achille ma ha il tallone da invalida sociale e ama Ettore, metalmeccanico che sa come sbullonare le sue indigestioni da minchiona, oliandola e dandole carburante di pistone, ecco, al plurale non prende solo la s, s di Stefano, s di soccia, s di tua sorella, appunto, ma assume la forma es. L’es non è l’istanza psichiatrica coniata da quell’impotente di Freud, comunque. E Mulholland Drive, così come La morte corre sul fiume e il libro Il diavolo è un giocattolaio, sono opere talmente grandiose che non possono essere parcellizzate in diagnosi psichiatriche.

Opere scese dal cielo di grazia divina.

Questo mondo fa schifo. Tutti si leccano il culo a vicenda. In una leccata che è decisamente meno elegante delle mie. Sì, le mie leccate alle passerine delle donne sono distillate con estremo garbo, in quanto, e ci riagganciamo al discorso poliglotta mio iniziale, so modulare la lingua da vero uomo di Babele, con tanto di salivare e preliminare per qualcosa che molto sale, e queste donzelle passano da vagiti in do maggiore a urla da soprano in re minore sul mio principe maggiore.

A Bologna, per definire la figona par excellence, si usa il termine penna. Che sta a significare pezzo di vulva da primo posto.

Sì, le mie penne sono le migliori in assoluto. In quanto letterato romantico, come il Leopardi, uso fighe argentee e stilografiche placcate diciotto carati. Mica come voi, cariatidi, che avete appunto le carie curate con placche in metallo grezzo, con tanto di protesi e non solo in bocca.

Sì, Sean Penn è impazzito. Troppe gnocchine devono avergli dato alla testa e ai testicoli. E da fanatico di Bruce Springsteen ora m’è diventato un melenso adoratore di Bradley Cooper.

 

Queste le sue parole:

«Uno dei miei film preferiti di tutti i tempi». «In un mondo giusto, A Star Is Born conquisterebbe tutti i premi. È come un dono. Chi ha una mente e un cuore sensibile non può negarlo. Sarebbe un dovere. È senza dubbio uno dei miei film preferiti di tutti i tempi. Rappresenta un ritorno alla cinematografia essenziale di Hal Ahsby.

È stato un trionfo. Questo è ciò che ispira e incoraggia gli attori a ricordare cosa voglia dire operare nei panni di un personaggio nella vita reale. A caratterizzarlo senza fumi e senza specchi. E nel riuscire a commuovere il pubblico con un’esperienza umana e con un cast e un team di assoluta eccellenza.

Cooper, Gaga e Sam Elliott dovrebbero vincere i premi di Migliori Attori, mentre la pellicola andrebbe premiata come Miglior Film.

Forse rimarrò deluso, ma io brindo in anticipo per Bradley Cooper e A Star Is Born. A Star Is Born è semplicemente tutto quello che un film dovrebbe essere».

Se A Star Is Born è paragonabile a un film di Hal Ashby, io sono davvero Forrest Gump.

Io sono uguale a tutti i personaggi di Ashby. Prendete L’ultima corvé e Oltre il giardino.

Sì, sto assistendo a ruffianerie inaudite, da denuncia.

Uno gira un cortometraggio indubbiamente impresentabile e tutti i suoi amici, per non inimicarselo, appunto, gli dicono che è bellissimo.

Quindi, vi stupisce l’atteggiamento di Penn? Io lecco il culo a te, Bradley, e tu, Bradley, semmai mi darai la parte da protagonista nel tuo prossimo film.

A Star Is Born è un film mediocre con attimi indubbiamente emozionanti. Ma sono bagliori in mezzo a una pacchianata commerciale. C’è una sola scena che mi ha veramente commosso.

Ed è questa.

 

di Stefano Falotico

Il professore e il pazzo, in arrivo la nuova bischerata targata dalla premiata ditta Gibson & Penn, io amo le storie vere


02 Feb

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Non ne avevamo a sufficienza delle banalità fasulle e retoriche di A Beautiful Mind, di van Gogh e sulle soglie dell’eternità che (s)semplificano la follia con la facile dicotomia genio e sregolatezza? Quante altre volte dovremo sorbirci queste mistificazioni romanzate della realtà? E per quanto tempo, soprattutto, dovrò sentire pronunciare, perfino da psichiatri e persone che presupponevo essere dotte ed erudite, davvero sensibili e dunque umanisticamente profonde (anche se poi la psichiatria è una scienza assai poco umanistica e umana), la sciocchezza secondo la quale il genio va di pari passo con la pazzia? E viceversa? Non se ne può più di una madornale, colossale stupidaggine del genere.

Luoghi comuni veramente insopportabili, verità che di vero non hanno nulla, apoditticamente sacramentate e snocciolate con una faciloneria da lasciarmi esterrefatto. Basito, sconvolto, luttuosamente afflitto. Ah ah.

Sono proprio stufo, asfissiato da queste idiozie, da queste plebiscitarie, amene puttanate sesquipedali a cui solo oramai la vostra inguaribile, immedicabile dabbenaggine può ancora abboccare.

Ieri, ad esempio, sono tornato al cinema. Da tempo appunto immemorabile non me ne recavo. Non perché non mi piaccia assistere a un grande film sul grande schermo e ascoltar dunque ogni vibrazione sonora d’un meraviglioso audio perfettamente calibrato di casse gigantesche, bensì perché sono intollerante alla massa. Ciarliera. Il loro chiacchiericcio, durante la proiezione, mi avvelena le arterie, queste persone sono vomitevoli quando parlano ad alta voce durante, semmai, la scena topica d’una pellicola, e rovinano la magica atmosfera sacra di un film, appunto, visto al cinema, sgranocchiando patatine e non solo quelle piluccate col ketchup, ma leccando e sbaciucchiando le loro topine donzelle ignorantissime che vanno a vedere un film vestite come se battessero sui viali e forse, durante il trailer di Un’avventura con la scema ma “bona” Laura Chiatti, hanno rimembrato il loro piccolo (borghese) grande amore. Passando da Mogol e Battisti a Claudio Baglioni in un nanosecondo. O sol in un nano, il loro ragazzo. Ricordando quando incontrarono Michele, soprannominato Michael nel loro puzzolente ambiente camionistico di porchette e salamini arrosto, di calze a rete e unghie laccate fuxia coi cuoricini fluorescenti sul mignolo sinistro e anellato, e furono sensazioni a pelle, soprattutto a palle, a palla. Sì, Michael, un vero “duro”. Un tosto, un bellimbusto tronista alla De Filippi che ha sempre il ciuffo che non deve chiedere mai e una barbetta “sexy” su rasatura Gillette con tanto di basette e cultura, soprattutto, bassissima. E in autoradio ficca puntualmente Marco Mengoni! Ed è anche un “fine” culturista, cazzo, mica un minchione che suona Chopin. Sì, dopo aver imparato a memoria le trigonometrie per pigliarsi la laurea da ingegnere edile (dal quale non mi farei costruire neppure la casa di Barbie, a proposito di sue bamboline dalla mente assai de-strutturabile, plagiabile e condizionabile, spesso franabile in lamentose crisi isteriche) coi punti di sutura delle sue leccate di culo a docenti più trogloditi di lui (infatti questi qua ascoltano Laura Pausini che canta in coppia con Antonacci perché, sì, sanno eseguire la planimetria di un grattacielo ma non hanno saputo nelle fondamenta allestire la loro vita, oramai crollata senz’alcun basico piano regolatore, e non sanno neppure riallacciarsi le scarpe) va in palestra ove solleva pesi mentre su occhio marpione s’infoia già (s)pompato sulle forme scolpite d’una ragazza che fa pilates su e giù di glutei marmorei mescolata a una “storia in diretta” d’Instagram e sa rafforzare la tempra di un “bravo” ragazzo, già da codesta colpito, modellato e tornito, adoratore delle donne coi coglioni. Donne con forte personalità da marmittoni e, più che da esercito disciplinato, da amplessi indisciplinatamente schifosissimi dentro caseggiati abusivi con vista sul cemento armato e murales più brutti dei loro tatuaggi. Godendosela da matti nel bilanciere dell’ipocrisia guardona da futuro dottorino ex geometra-calcolatore di una bellezza giovanile da lui edonisticamente mal soppesata. E sentita.

Poi, è passato il “provino” de Il primo re. Col bell’uomo Alessandro Borghi. Che non voleva sporcarsi troppo la faccia con Stefano Cucchi ma far capire che, malgrado la finzione veristica d’una tragedia orribile, conserva il fascino macho di uno che ancora cucca, mostrando bicipiti e tartaruga tra boschi non piliferi ma cosparsi di fango da Niccolò Ammaniti.

Sì, ero nella multisala The Space Cinema, vicino zona Rovere qui a Bologna e ho visto il filmato “muscoloso” di tal pacchiano regista imitatore nostrano del Mel Gibson di Apocalypto.

E mi sono chiesto: perché a quel razzista di Salvini non regaliamo il volantino Green Book? Così, anziché essere un moderno duce, capirà cosa significa, anzi significhi, la segregazione e sapere che, in una sua seratina da illuso morto non di fame ma di figa della ex Isoardi, è invece un immigrato sui barconi che fortunatamente s’è salvato ed è riuscito a sbarcare a stento e di stenti nella nostra penisola, però morirà lo stesso perché nessun ristorante “mafioso” della Sicilia ospiterebbe mai a cena uno di colore.

Ma non perché i siciliani siano cattivi e “padrini” con chi è un saraceno bensì perché anche un popolo “arabo” (e Dennis Hopper di Una vita al massimo docet) ha subito oggigiorno il lavaggio del cervello di un porcellino con la panza piena. Che adora senza dubbio Barbarossa di Renzo Martinelli!

Ma non perdiamoci in Salvini e persone non salvate per colpa di gente che ha travisato a sua immagine e somiglianza fascista le parole del Salvatore!

Non basteranno mille salviette per salvarci da questo scempio d’imbarbarimento culturale ai limiti del cannibalismo più oscenamente “progressista”.

No, saranno lacrime amare, anzi, solo lacrime in mare…

Le calotte polari si stanno sghiacciando per colpa del riscaldamento termico dovuto al buco dell’ozono del cervello annacquato di Salvini? Qual è il problema. Questa nostra Waterworld deve tornare coi piedi per terra e non illudersi nemmeno che i 5 Stelle potranno risolvere la siccità dando il reddito di dignità a chi, ahinoi, soffre davvero di cecità, abbisogna di un assistenzialistico sostentamento a differenza invece di chi è così paraculo, stolto e miope che si fa prendere bellamente incosciente per minorato mentale e “diversamente abile”. Quando invero vuole soltanto riscuotere l’assegno di mantenimento e far la bella vitarella coi soldi di chi si fa il culo, anche intellettualmente, e non è disposto a farsi inculare come un “negro” da questi demagoghi screanzati e moralmente ripugnanti.

Con le loro bugie e artificiali terre promesse… tese e sottese a (s)fotterci.

Basta con questi (ter)ragni, non mi farò intrappolare nella loro rete. Lungi da me abdicare a queste fregature, non mi farò mangiare vivo.

Ho una mia integrità da portare avanti a costo che mi sbudellino.

Ma non perdiamoci nel nazional-popolare e soprattutto nel loro populismo d’accatto(ni).

Dicevo…

Green Book è davvero molto bello. Sparatevi… la mia recensione e non confondete i film sentimentalmente pregiati per pellicole retoriche. Fatemi il piacere! Aiuto, mi ci vuole un paciere, anche un posacenere, vogliono bruciarmi e aspirarmi nelle loro vite già arse. Vogliono incattivirmi, spronandomi a cedere alla loro “poetica” cinica, belligerante e stronza. No, giammai.

Non affogherò nonostante, appunto, l’alta marea.

Prima, ho citato Mel Gibson. Sì, un uomo che non ho mai capito se è un bovaro, un titano della Settima Arte, un cazzaro, un alcolista manesco con le sue ex donne, un uomo di sana passione cristologica, un repubblicano o un democratico, un puttaniere assurdo o un genio assoluto.

Ma è tornato in pompa… magna, sta girando film come se fossero noccioline e sta preparando il remake de Il mucchio selvaggio.

Sì, costui è indubbiamente pazzo. Ci vuole la camicia di forza! Non sta fermo un attimo. Ma cos’è? Uno stacanovista, un ebefrenico, un epilettico, uno schizofrenico o semplicemente uno a cui piace vanitosamente essere al centro dell’attenzione?

Nella sua carriera d’attore, parallelamente a quella di controverso regista cazzuto, ha fatto un po’ di tutto. Ma mai avrei potuto pensare che Mad Max e mister Lethal Weapon potesse un giorno interpretare la parte di un professore universitario.

Sì, non so se avete mai letto lo splendido fumetto Il grande Blek. Mel Gibson, in questo film, The Professor and the Madman, è una sorta di Professor Occultis barbone e barbuto.

Che vuole aiutare e salvare la vita di Sean Penn. Uno che, fisiognomicamente, assomiglia al sottoscritto, il quale ne ha passate delle belle, per modo di dire, per essere eufemistici, ma a differenza del personaggio interpretato da Penn non ha ammazzato, sino a prova contraria, nessuno ma solo il suo uccello per molto tempo. E ho detto tutto.

Il Falotico, al di là di qualche alzata di testa da incazzato, è sostanzialmente un database vivente, enciclopedico, di attori e registi.

Conosce vita, morte e miracoli di tutti, tranne della sua vita. Ah ah. È consapevole di essere mortale, a differenza di chi vive nell’inconsapevolezza della sua finitezza e scherza sulle vite altrui con ignobile sfacciataggine, tanto da definirsi immortale, fa miracoli agli altri ed è un miracolato lui stesso con tanto di certificato psichiatrico che attesta non solo la sua recuperata, totale sanità mentale, con tutta probabilità solo turbata precedentemente da degli idioti, bensì anche la follia altrui che ha generato un casino della madonna di proporzioni bibliche.

Insomma, è il Genius.

Patente che si è auto-appioppato della quale vorrebbe disconoscere la sua paternità. Ma, ritornando nel mondo reale, ha capito che davvero è un genius. Un gigante in mezzo a dei pappagalli e a degli automi.

Perché non ha i soldi né di Mel Gibson né di Sean Penn. Ma è molto più bravo di codesti. Vorreste forse smentirlo?

Direi che, ah ah, possiamo per oggi fermarci qua.

Alla prossima, figlioli. Anzi, no…

Sì, Falotico è l’uomo che può rivaleggiare, in fatto di libri pubblicati, con Stephen King ma non può permettersi una villa nel Maine.

E mi sa che, assai presto, dovrà trovarsi un lavoro da Jack Torrance di Shining.

Impazzirà ancora? Ne dubito.

Vi racconto questa.

Il novantanove per cento della gente sulla faccia della Terra è pazza. Solamente che non lo sa. Perché non è mai stata esposta a situazioni davvero gravi o sfortunate tali che sia riuscita a prendere coscienza della sua malattia. Si chiama ipocrisia. E ignoranza.

Che culo. Non mi credete?

Prendete Rocco Siffredi. Lui scopa ragazzine e mamme da mattina a sera e la gente lo rende ancora più ricco, noleggiandosi i suoi filmetti. O guardandoseli in streaming. Poi, appunto, va al cinema mano nella mano con la figlioletta a cui fa vedere cose “sane e giuste” come Harry Potter.

Invece, Giuseppe, uno del mio rione, solo per aver detto troia alla sua collega di lavoro poiché lei gli ha fregato l’ufficio, succhiandolo al direttore, è adesso in clinica psichiatrica e credo che ci rimarrà per molti anni.

Questo non è moralismo né maieutica, non è pedagogia né retorica sinistroide. È la sconcertante verità.

E vi chiedo, per favore, di svegliarvi.

Non sono The Punisher.

Sono e non sono, oggi sì e domani no.

Come tutti.

Dunque, finiamola con le stronzate, cinematografiche, psichiatriche e non.

Non fanno bene a me, non fanno bene a te, non fanno bene in fondo a nessuno.

E come dice il proverbio, appunto verissimo: lo scherzo è bello quando dura poco.

Quando dura troppo è una mostruosità, un omicidio bianco e anche uno scandalo terrificante.

Per quel che ho imparato, in ogni storia di “follia”, vi è sempre di mezzo un vigliacco psicopatico che si diverte appunto da morire a coglionare il prossimo, giocando sulle suggestioni e il potere ricattatorio di un vantaggio psicologico. Ci sono molte lampanti verità che, per quieto vivere, si preferisce zittire.

E ci sono situazioni “incontrollabili” che, anziché chiarire con coraggio, si preferisce seppellire nell’omertà più “candida” e politicamente corretta. Pronunciando al massimo… mi rincresce, buona vita, auguri…

Per non inquietare nessuno, soprattutto il diretto interessato della storia di follia.

Esiste un termine per definire quest’atteggiamento scioccante e orrendo. Filisteo.

Essendo lessicografo, filisteo deriva dalla leggenda di Sansone.

Crolla lui ma fa crollare anche tutti gli stronzi.

Qualcuno ha ancora dei dubbi?

Se sì, alzi la mano e scagli la prima pietra.

 

Come dice Mahershala Ali: non si combatte un’ingiustizia con la stessa violenza, psicologica o fisica. Non si vince con la rabbia mal dosata e neppure con le urla o appunto con le “follie”. Bensì col talento, la dignità. Con questa forza.

È con questo che li distruggi.

E se vi sentirete dire che siete penosi, non siete cresciuti e continuate a credere nei sogni come degli adolescenti viziati, mandateli a farselo dare nel culo.

Sebbene sia un film mercantile, la vita è davvero come Rocky 4. Quando il “nano” Stallone le prende di brutto e poi all’improvviso sferra un colpo devastante a Ivan Drago. E Drago comincia ad aver paura.

In quel momento, Drago capisce che, sì, è fisicamente superiore a Balboa ma è più lento, meno geniale, meno imprevedibile, e di fronte ha uno che sa combattere come una furia e può davvero annientarlo.

E trema.

Davide contro Golia.

 

Lezioni di vita numero uno.

È con questo che li distruggi.

 

di Stefano Falotico

Questo mio weekend alla Frantic in quel di Torino, vi terrò aggiornati, sì, aggiornatevi sempre sennò, senza giorno, è notte fonda in cui non sfondi


28 Dec

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Ebbene, so che delle mie peripezie ve ne siete sempre altamente fregati. E se a Torino, nei prossimi due giorni, qualche donna me lo sfregherà, cosa alquanto improbabile, ve ne fregherete altre, in tutti i sensi. Ah ah.

Sì, fra poche ore, esattamente alle 14 e 38 di questo pomeriggio di fine anno, piglierò la Frecciarossa in direzione di Torino, culla della magia satanista e di Dario Argento. In verità, Argento è di Roma ma mi piace pensare che sia di Torino. Ha ambientato vari suoi film qui, no?

Non importa, fatto sta che, fermatosi il treno con me a carico a Torino, prenderò il taxi, forse guidato da Travis Bickle o da una bella donzella dalla minigonna stimolante, e risiederò all’Hotel Cristallo. Sì, Argento fa il paio con il cristallo. E forse, nella camera d’albergo, dal frigobar tirerò fuori una Coca-Cola, versandomela su un liscio bicchiere di vetro di finissima fattura come le gambe slanciate di Natasha McElhone, una donna con cui converserei per ore, ammirando i suoi occhi profondi e incavati come i mari di Marte. Sì, Natasha dev’essere una donna che, dietro le sue pose ciniche da finta inaridita, nelle profondità del suo tailleur elegantissimo, ha dei solchi ove rigogliosa fiorisce una folta vegetazione incontaminata.

Sì, secondo me, Natasha McElhone è vergine. Quella sua aria stizzita da donna spaziale, in ogni senso, mi dà l’idea di una che se la tira, a me lo tira eccome ma non ha mai conosciuto davvero la tettonica di una trivellazione nel suo inesplorato Pianeta Rosso. Ah ah.

Sì, sarò a Torino e, pensando a Natasha, mangerò al ristorante i grissini torinesi, lunghi e morbidamente stuzzicanti come il suo viso magro e provocante.

Non so se state guardando la serie The First. La recensirò ma a me sta profondamente annoiando. Perlomeno, ho visto solo per ora i primi due episodi ma mi è venuta la Lattea, no, il latte alle ginocchia. Non fosse per il colpo di scena iniziale con tanto di lancio della monetina disastrosa e i minuti commoventi di quei due genitori anziani dell’astronauta perito, sì, perito nel senso letterale del termine, e non solo perito astronautico, a cui Penn fa capire che la vita di loro figlio, sì, sulla nostra Terra è finita ed è sottoterra ma che devono andare fieri di averla messa al mondo. Perché come ogni vita donata è stata comunque una vita importante. E loro non hanno sbagliato e non devono essere tristi per la scomparsa del loro caro. Perché lui non voleva fare l’avvocato ma l’astronauta e soprattutto ha vissuto sempre nella dimensione magnifica di un sogno luccicante. Attimo bellissimo, attimo fuggente.

Bellissimo invece non è Sean Penn che, per tutta la serie, non fa altro che indossare impresentabili infradito, più che capitano aerospaziale sembra un metalmeccanico di Bari vecchia, ha un taglio di capelli da trentenne quando invece di anni ne ha quasi sessanta e se li porta malissimo. Con rughe enormi, occhiaie da uno che, durante il giorno, si è masturbato almeno cinque volte e un fisico scolpito non solo di culturismo ma dei culi che si è fatto in questi anni, soprattutto quello cosmico di Charlize Theron. Un culo di Venere che manderebbe in orbita di Saturno qualsiasi uomo che vorrebbe allunarsene, allupandosi nello stellare amplesso da Giove, sì, con Charlize diventi un dio greco e Plutone. Sì, l’accrescitivo di Pluto, il cane della Disney che, dinanzi a Charlize, diviene anche volpone e lo allunga più del naso lunghissimo di Sean Penn. Charlize Theron, sì, davanti a costei ignuda, non ce n’è per Nettuno!

Charlize sapeva far vedere attimi di luce a quel lunatico e ombroso di Sean ma la loro relazione durò quanto la massa per l’accelerazione di gravità, cioè un nanosecondo, e Sean, adesso, dopo essersi fatto il viaggio, girando attorno ai suoi crateri la sua lingua atomicamente solare, è di nuovo sprofondato nell’angoscia più abissale. Prosciugato e sterilizzato di ogni potenza virilmente elevata… Con Charlize, quello di Sean volava alto ma in men che non si di(c)a Sean, invece, è precipitato in basso e lo fotografano con bagasce di scarso peso quantistico. Sean scopa sempre a volontà ma non vi è più quella figona esorbitante che lo rendeva un uomo aitante.

Sean è ora solo un polpettone peggiore di The First che, nella solitudine più metafisica, si prepara polpette, ascoltando la puzza dei suoi piedi e delle sue ansie.

Sì, a Torino ci son già stato varie volte. Ma ogni volta per me è come la prima volta. Che, detta fra noi, fu una schifezza. Lei volle che le entrassi e invece io, dopo esserle venuto, svenni e persi la testa.

Impazzendo perché non ero pronto ancora a lanciare il mio missile nello spazio del suo buco nero.

E, a Torino, mi sentirò perso come Harrison Ford di Frantic.

Molti non sanno nulla della mia vita privata come in Quello che non so di lei.

Meglio così, ai miei thriller psicologici è preferibile tifare per la Juventus.

La Juve vince sempre. Io invece son spesso in zona retrocessione. Non vado mai in B e mi salvo per il rotto della cuffia ma è una vita, fidatevi, in cui devi perennemente sperare che quelli che stanno davanti perdano per superarli.

A fine anno, mi sono salvato ma è al solito una lotta.

Non ho i soldi di Agnelli e al massimo posso permettermi una Fiat Punto.

Comunque, questa vacanza di due giorni me la sparo. E chissà… ci potrebbe scappare anche finalmente una botta di culo. E, come Lino Banfi di Al bar dello sport, potrò ammirare dall’alto della Mole Antonelliana, il montepremi.

Mah, in verità, al ristorante ordinerò un Montebianco.

Ricordate: io non mi son mai fatto i film. Io conosco molto bene la realtà. E io guardo una donna con questa faccia. Di cazzo.

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di Stefano Falotico

First Man e la serie The First con Penn sono la dimostrazione che l’uomo che vola “alto” si è rotto il cazzo dei piccolo borghesi


30 Aug

Rosemary

Sì, stamattina, ero in macchina e in radio passava ancora la canzone di Noemi di qualche anno fa, Vuoto a perdere, una delle più grandi cagate che una donna possa partorire nella sua vita.

Una che alla terza, forse quarta, anche quinta strofa inserisce il termine cellulite. Una delle fisse delle donne assieme al ciclo. Sì, le donne sono ossessionate dalla cellulite. Ecco che allora fanno pilates, si tonificano e comprano cremine rassodanti. Sperando di piacere di più a un tipo alla Sean Penn, abbastanza tosto, che userà con loro “pura” crema di uccello.

Sì, sono cinico all’ennesima potenza. E queste cantanti da De Filippi non le sopporto più. Già il mondo è una merda di suo, ci mancano anche le lagnose frustratissime.

E la dovremmo smettere anche con Laura Pausini, con la sua melensaggine da reietta, con Elisa e le sue tristezze da adolescente che ha superato i quarant’anni. Sì, la Pausini, uno dei grandi misteri di Fatima. Una donna che, nonostante si curi, io spedirei in cura. Sì, per una bella lobotomia frontale

Io canto… sì, lei, piena di miliardi canta fra i ruscelli, così come faceva Riccardo Cocciante, un uomo scocciante.

 

– Stefano, ma tu credi all’amore?

– Sì, ogni sera, prima di andare a letto, canto con Fausto Leali, Io amo! Non lo sapevi?

 

Ma vedete d’anna a fanculo, con la vostra retorica catto-borghese, i vostri lamenti, il vostro LAVORO, che vi ha solo ingrigito, inaridito, spento.

 

 

Spero finisca l’estate, questi vicini di casa hanno rotto le palle

Sì, con l’avvento dell’estate, cioè da fine Giugno a Settembre inoltrato, i vecchi condomini del mio palazzo si appostano sotto al portone dello stabile. Vi garantisco che è una rottura di coglioni tremenda.

Sì, dalle 18 di sera a mezzanotte piena, questi qua, arzilli marpioni e signore altezzose e pettegole, stanno sotto casa. E spiano ogni movimento. Così, sanno benissimo quando esci e rincasi. Se malauguratamente inciampi, cercano di trattenere le risate ma mal dissimulano la presa per il culo plateale. Poi, lo sapete, non tutti i giorni sono uguali. Semmai, sei in serata no, hai la faccia incazzata e pure incazzosa, hai insomma i cazzi tuoi per la testa. E loro scrutano. Manco fossero la congrega di rincoglioniti del finale di Rosemary’s Baby.

Peraltro, non stanno proprio sotto al portone. Ma si posizionano in una zona strategica, semi-laterale, per avere la visuale completa e panoramica di tutta la proprietà privata. Per scrutare meglio e far zizzania.

E via di maldicenze a tutt’andare.

Fortunatamente, non rientro mai accompagnato da una prostituta, altrimenti lo direbbero all’amministratore. Che poi non è vero. Vi ho già parlato di Cuomo, quello del terzo piano. Un essere schifosissimo, un mariuolo irredento che, un mese sì e uno no, si becca gli arresti domiciliari. Combina sempre malefatte, sì, un mezzo gangster. Nel mese libero, praticamente ogni sera si fa accompagnare da un mignottone diverso. Ma i vicini lo conoscono, non ci danno peso. Anzi, quello del primo piano, il signor Rosselli, ogni volta che Cuomo rincasa con tali “gentili signore”, gli sussurra:

– Be’, stasera vai alla grande, ragazzo. Ieri, ti eri scelto un cesso, una rachitica con le gambe storte, stasera devo dire che la passerona c’è tutta…, complimenti.

– Signor Rosselli, la signorina al mio fianco accetta anche i triangoli. Che ne dice di salire assieme a noi?

– Be’, si può fare. Mia moglie tanto dorme, dopo aver ascoltato Loredana Bertè.

 

Mamma mia… quel terzo piano lì dev’essere un covo di viziosità.

Ah ah.

Tanto per smentire invece Salvini, c’è invece un nero simpaticissimo nel mio palazzo. Anche lui, come me, è spesso solo come un cane. E ogni giorno mette su Is This Love del Bob Marley.

Anche se io gli dico che la canzone più bella di Bob è Could You Be Loved.

 

First Man. La storia di uno che, annoiato, decise di cantare con Domenico Modugno… nel blu dipinto di blu. E pensò: finalmente ’sta Claire Foy finisce per un po’ di scassa’ u caz’.

 

di Stefano Falotico

The First con Sean Penn m’induce a riflettere sulla natura scimmiesca dell’umanità


18 Jul

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– Ciao, hai poi letto il libro che ti ho regalato? Cosa ne pensi della storia d’amore che ho scritto?

– Sì, piacevole, mi ha messo voglia di leccarti di più la figa.

– Ehi! Sei impazzito? Che sono queste porcate? Non siamo fidanzati, come ti permetti?

– Scusa. Tu perché avresti scritto un libro sull’amore, fantomatico, immaginato, poetizzato, romanticizzato? Se non perché brami, in cuor tuo, una scopata galoppante come Dio comanda? Io credo che, nel tuo denudare le tue emozioni, impudicamente snocciolate, volevi aprirti al prossimo. Fargli sentire il tuo cuore. Quindi, il succo è quello. E mi par giusto e doveroso che adesso me lo succhi. Tu l’hai scritto perché ti senti incompresa, con tutto un tuo vissuto interiore spasmodico che sta cercando di esternarsi al prossimo e soprattutto all’altro sesso. Sbaglio? Altrimenti che senso avrebbe scrivere una storia d’amore smancerosa e piena di ruffianerie, carina e sciocchina, stronzina e leccaculo?

– Abbiamo una concezione della Letteratura diversa.

– No, proprio della vita. Che piacere si può introiettare nello spiattellare i propri femminili, pruriginosi stati d’animo al lettore, se non per il fine, che io reputo comunque dignitosissimo, di rivelare il proprio cuore e anche la sessualità spesso taciuta, per reprimende e pudori indotti dalle convenzioni sociali, per aderire al costume repressivo di massa, moralista e infingardo, puttanesco nella sua ipocrisia che tanto predica l’amore e poi, come fai tu, ha paura dell’amore vero, se non quello di sperare che qualcuno, attratta dalle tue interiorità bellamente, semmai anche finemente esposte, possa dirti… sì, mi è piaciuto, mi ha stimolato, adesso apri le gambe, sdraiati e lasciami fare…?

– Ma che maiale! Basta, con te non parlo più. Hai travisato tutto.

– No, qui hai travisato tu. E ti dirò di più Sei una traviata! Uè bella, prima che ti dia una sberla che ti farà ruzzolare giù dalle scale, abbi rispetto della tua sessualità e assecondala con voluttà. Scusa, prima la enunci con totale sfacciataggine, la sbatti proprio in faccia, prostituisci la tua anima per vendere, e poi ti scandalizzi e rabbrividisci se uno ti dice la verità? Cioè che il libro è eccitante, tu sei una bella figliuola e gradirei un po’ di reciproca “comprensione?”. Sentimi, troia, adesso hai rotto il cazzo. Non mi far più leggere questa robaccia melensa che sembra un libro cantato da Giorgia, e vedi di andar a dar via il culo a qualche figlio di puttana che incontrerai nella tua vita zuccherosa e frustrata. Via dalle palle! Rotta nell’ano!

Sì, ero in macchina stamattina e, mentre su un cartellone pubblicitario campeggiava la moto della Ducati, in radio passava una delle canzoni più imbecilli della storia.

Cancellerò il passato per non tornare indietro

Mentre riguardo in uno specchio i segni di chi ero

È il tempo del risveglio, risalgo dal profondo

E credo nelle lacrime che sciolgono le maschere

Credo nella luce delle idee

Che il vento non può spegnere

Io credo in questa vita, credo in me

Io credo in una vita, credo in te


Io credo in questa vita, credo in me

Ma basta, la dovremmo finire con questa merda. Che poi anche gli uomini più rudi, ed è sano che lo siano, belli cafoni e cazzoni, s’innamorano di queste oche, che poi si riveleranno delle orche, e regalano loro dei fiori. Ma che vogliono queste qui? Prima, le loro emozioni deflorano, poi sbandierano le loro frustrazioni in qualche foro, sì, le più impegnate “attivamente” sono conduttrici di programmi politici e tribune elettorali, le più “fallite” vanno a raccogliere la mattina fragole e lamponi per far la marmellata, e non vogliono che la “pagnotta” entri nel forno?

Sì, l’umanità è stata rovinata dal genere femminile. Hanno femminilizzato tutto.

Invece, prendete Sean Penn. Guardate che faccia da scimmia che ha! A voi non pare una scimmia? A me sì. Una scimmia in giacca che interpreta una serie televisiva su un astronauta “marziano”.

E che guarda le stelle, ripensando a quando girò La sottile linea rossa di quell’altro trasognante “idiot” di Terrence Malick.

E poi, fra una stella e l’altra, anche di Hollywood, fra una Scarlett Johansson che gli ha dato tutta la sua “black widow” e una Charlize Theron con lui più “sudafricana di sempre”, caldissima e rovente, Sean Penn torna nella sua casa, mangia una banana, solleva i pesi, e pensa… va be’, ho scopato quasi tutte le zoccole di Hollywood e “dintorni”, in primis quella vacca di Madonna, ho vinto due Oscar, interpretando prima un uomo a cui hanno macellato la figlia che spara al suo miglior amico, che non c’entra un cazzo, poi incarnando un frocio, tutto ciò che io non sono, e per questa mia falsissima adesione al ruolo ho ottenuto il plauso dell’Academy, perché metà dei “membri” sono dell’altra sponda e hanno simpatizzato per me, quindi me la son tirata da ecologista che ha aiutato i terremotati, assurgendo a “intellettuale sociale”, ora interpreto uno che vuole andare su Marte. Tanto questa vita terrena e terragna me la son fottuta tutta e, dopo tante biondine peperine, more amorose e rosse in calore, pianterò le radici sul Pianeta Rosso, trascendendo e ammirando l’universo.

Ho detto tutto…

Per voi, invece, prevedo un’altra giornata coi piedi piantati per Terra. Quindi, un lavoro sfiancante, qualche psicologo che vi racconta balle per consolarvi, un po’ di musica rock così vi sentirete meno scemi e più “fighi”, e la solita vostra “pregevole” ammirazione dei lati b su Instagram.

Che vita “straordinaria” che avete.

Io sono il vero The First, un uomo che ha sempre vissuto come cazzo gli pareva, e ha superato ogni confine delle vostre piccolezze.

Se non ti sto bene, vai a frequentare quella mignotta di tua sorella.

– Guarda che l’accoppiamento tra fratelli e sorelle, figli dello stesso sangue, può partorire un bambino con malattie genetiche.

– Ah sì? Perché quest’umanità schifosa, invece, di tanto perfetto cos’ha partorito?

Senti, ti racconterò una storia.

C’erano una volta le scimmie, poi alcune scimmie acquisirono maggiore coscienza e accesero il fuoco. Ma erano ancora inconsapevoli che quello o quella dell’altro sesso, che gli stava accanto, potesse essere suo fratello o sua sorella. Il concetto di famiglia non ce l’avevano. Così, le scimmie, già in pubertà, appena vedevano un bel culo, si piombavano addosso. Dall’unione animalesca nascevano altre scimmie.

Dopo moltissime generazioni, le scimmie si annoiarono e cominciarono a riflettere sul senso della vita. Al che posarono gli occhi al cielo, sperando in un mondo migliore, più equo ed equilibrato, paradisiaco insomma. E pensarono male, secondo me, di crearsi un Dio. Un essere immaginario superiore che stava sopra di loro e li guardava, giudicandoli. Sentendosi giudicati, cominciarono a “evolversi” e nacque involontariamente l’educazione civica.

Fine della storia.

Ma concluderei con un’altra frecciata devastante.

Su Facebook, impazza la signorina Marietta.

Una che, durante l’adolescenza, veniva sfottuta a sangue, perché era racchia e passava il tempo a sublimare le sue “carenze” sessuali col Cinema metafisico di Tarkovskij e studiando tutta la filosofia di Aristotele.

Marietta, dopo tanti studi serissimi, ha trovato un lavoro da ricercatrice astronomica, per cui guadagna quaranta milioni di Euro al mese. Da quando svolge questo lavoro, si cura di più, va in palestra e adesso è una gran bella gnocca.

Così, dopo il lavoro, torna a casa, si fotografa in lingerie, controlla tutti i Mi Piace che ha ricevuto, e visiona quale sia il maschio più appetibile che le ha messo mi piace. Insomma, fa una selezione “accurata”.

Se quel maschio è uno con lo yacht, lo contatta in chat, le dice dove abita, e quello se la tromba.

In cambio dell’inculata, Marietta, oltre ai soldoni che già ha, riceve altri “favori”.

E ha sempre il sorriso sulla bocca, dalla mattina alla sera.

Bisogna aggiungere altro per dire che quest’umanità fa schifo?

 

di Stefano Falotico

Molte persone s’incazzano quando si sentono prese in giro, io non m’incazzo mai, nemmeno quando mi girano


02 Jul

Questa è una delle perle del Falotico. Tenetela a mente quando capirete che avevate creduto di diventare presidenti degli Stati Uniti e scoprirete che vi hanno “bocciato” anche per fare gli scrutinatori al seggio della frazioncina con quattro gatti.

Ora, facciamo il punto della situazione…

1) Molte persone s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono dei premi Nobel.

2) Molte donne s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono Monica Bellucci.

3) Molte persone s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono Brad Pitt.

 

Al che interviene la solita “rompicazzi”…

– Nemmeno tu sei Brad Pitt.

 

Risposta bruciante del Falotico con faccia da culo imbattibile.

– Infatti, sono meglio.

 

Ah ah.

 

Ora, molte persone che mi conoscono pensano che io le prenda in giro quando dico loro che sono il più grande attore della Storia.

Suvvia, non si devono incazzare. È palese, come si suol dire.

Ecco la posa da intellettuale maudit un po’ sognatore e un po’ coglione.

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Ecco la posa da Mickey Rourke che ha bevuto 500 gocce di Valium.

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Ecco la posa da miglior imitatore di Robert De Niro. Anzi, ve ne offro due al prezzo di una.

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Ecco la posa da pirla. Un pirla che sa…

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Ecco la posa da piacione simil-Matthew McConaughey.

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Ecco la posa da clown di Pennywise, incrocio fra Tim Curry e Bill Skarsgård.

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Ecco invece la posa, appunto, da presa per il culo sia beffarda che plateale.

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Ecco la posa da uomo assonnato, probabilmente rintronato.

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Ecco la posa da uomo che possiede il fascino del cazzone, il sex appeal del lupo di mare, la testa di uno che sembra poco sveglio ma ha un uccello micidiale.

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Ecco la posa da occhialuto.

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Ecco la posa da scaricatore di porto un po’ alla Claudio Amendola.

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Ecco una posa intelligente, nonostante il “profilo basso” della testa all’ingiù.

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Ecco la posa di uno che pare dica fra sé e sé: sì, ma che cazzo vuoi?

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Ecco la posa da genio.

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di Stefano Falotico

Ho sempre sognato un film di Sean Penn su Bukowski con Robert De Niro


03 Oct

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WE'RE NO ANGELS, Sean Penn, Robert DeNiro, 1989, (c)Paramount

WE’RE NO ANGELS, Sean Penn, Robert DeNiro, 1989, (c)Paramount

Ecco, non so se avete visto qualche film diretto da Sean. Ma certo che li avete visti. Visti e rivisti, non sono però film che guadagnano la copertina di commerciali riviste. Sono film duri, realistici, poetici, spesso tetri, “forgiati” su storie intimiste di rabbie, di delusioni (s)covate, di rancori, di sudori, di passioni sfrenate e anche iper-romantiche ed esagerate. Infatti, il suo ultimo film con Charlize Theron e Bardem ha sbandato, tutto ha sbagliato, ha peccato di melodrammatico eccesso. E quindi è stato sonoramente bocciato e nel limbo del dimenticatoio abbandonato. Come saprete, Sean, negli ultimi anni di vita del grande Bukowski, gli fu stretto amico e gli dedicò anche Tre giorni per la verità in versione “postuma”.

Ecco, già non molto tempo addietro, notai e vi feci notare, cari “notai” e cari uomini mediocri da banali notiziari, che De Niro, essendo oggi attore sgualcito, “sdrucito” e però sempre con lo sguardo un po’ “trucido”, a Charles assomiglia parecchio. E mi garberebbe non poco che Penn dirigesse e scrivesse un biopic col Bob. Si sa, Sean e Bob son grandi amici e non mancano occasione per “impalmarsi” a vicenda, leccandosi anche parecchio il culo. Furono protagonisti dello sbagliato Non siamo angeli, forse un film che andrebbe comunque un po’ rivalutato, nonostante le smorfie troppo caricate del Bob, e Penn compare anche in Disastro a Hollywood. Altre volte “dovettero” incontrarsi, ma a loro sfuggirono The Yards e Monster’s Ball. Documentatevi in quest’Internet che archivia tutto e lo verrete a sapere come già io so. Io sembra che non sappia, eppur nella mia vita da seppia so(no).

Voglio raccontarvi un aneddoto bukowskiano. Mi trovavo al bar e, mentre gustavo un lauto cornettino, vidi passare una di buon culo, da gustare saporitamente, e al suo compagno volli mettere il cornetto, bagnandolo della mia “crema”. Ma non rischiai e un altro cappuccino di “cucchiaino” schiumai dolce nello zucchero che si sciolse nelle mie amarezze come una relazione sognata eppur non bevuta.

di Stefano Falotico305

Nov 05, 2001; Los Angeles, CA, USA; Monster's Ball movie stills starring HALLE BERRY (R) as Leticia Musgrove and BILLY BOB THORTON (L) as Hank Grotowski. Directed by Marc Forster. Mandatory Credit: Photo by Lions Gate Films/ZUMA Press. (©) Copyright 2001 by Courtesy of Lions Gate Films

Nov 05, 2001; Los Angeles, CA, USA; Monster’s Ball movie stills starring HALLE BERRY (R) as Leticia Musgrove and BILLY BOB THORTON (L) as Hank Grotowski. Directed by Marc Forster.
Mandatory Credit: Photo by Lions Gate Films/ZUMA Press.
(©) Copyright 2001 by Courtesy of Lions Gate Films

Il tuo ultimo sguardo di Sean Penn, un film che non merita nemmeno la prima “face”


26 May

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Uscirà a fine Giugno questa boiata pazzesca, distrutta allo scorso Festival di Cannes, un polpettone melò d’indubbia “forza” retorica, che segna una macchia indelebile nella carriera registica di Sean Penn, uno che fino a questa cagata non aveva, personalmente parlando, mai sbagliato una pellicola. Il film non l’ho ancora visto e credo non lo vedrò mai ma, a fidarsi dei giudizi di Metacritic, dovremmo starne tutti alla larga, un film disastroso secondo pareri importanti, un vero buco nell’acqua, con un Jean Reno a quanto pare oltre ogni soglia del ridicolo, per una storia di banalità assortite che sembra uno spot allungato dell’8 per mille. La Theron si è “colata” nel personaggio con abnegazione e sen(s)o stoico senza vergogna e Penn ha fatto naufragare in tal frittatona anche il grande Bardem, “bardandolo” di un ruolo spaventosamente banale, per una trama di ralenti, riprese zoomanti e un’atmosfera ipocrita come poche.

Insomma, Penn, rimani un umanitario senza ammorbarci con la tua “umanità”.

 

di Stefano Falotico

Cannes 2016: che i “critici” critichino le opere migliori a (s)favore della qualità (s)oggettiva?


22 May

 

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Solita storia, solita solfa. Il film di Sean venne totalmente, inopinatamente eppur di molte sfavorevoli opinioni, stroncato, bistrattato, deriso, “ucciso”, “oscurato”, cancellato immediatamente dal concetto di beltà. E a spadroneggiare son “solo” Jarmusch con la sua “leccata” sofisticatezza “minimale”, ché fa tanto figo e “delicato”, e la sorpresa Verhoeven con un film spiazzante eppur forse, a tavolino, di pr(ogr)ammatica…, “studiato”  a tavola…, stavolta per far felici coloro che avevano (in)giustamente macellato il suo Basic Instinct.

Chi vince(rà)? La giuria, spesso, non si fa “compare” né corrompere dai giudizi della “critica” e alle volte ci stupisce, regalando i premi maggiori a film appunto dalla “critica” massacrati. In verità, ciò accade di rado. Rarissimamente, infatti, film distrutti dalla stampa vengono poi omaggiati della Palma e delle “specialità”, peraltro “contentini” per non far incazzare chi (non) meritava.

La cosiddetta critica. Ah, il discorso va fatto a monte. Bisogna soffermarsi, dunque tornare indietro, appunto alla parola “bellezza”. Cosa loro… ritengono e reputano degno di bellezza, tanto da volerlo insignire di “onorificenze?”.

Mi par strano che il film di Penn sia così brutto come, di luoghi comuni e “coste azzurre”, si dice in quel di Cannes. Qualcuno, addirittura, proprio d’oltralpe, l’ha definito un masterpiece. Questione di gusti, di piace ciò che va a genio. E in questo caso Penn non è andato nel “piacere” di quelli a cui, molti, non è piaciuto. Film senza garbo, han proferito, film “hollywoodiano”, come se poi fosse un difetto infarcir la pellicola di qualche spruzzata retorica. È un mondo in(f)etto e Penn forse lo guarda con lucido (s)gua(r)do. In fondo, è meglio il vicino di casa “ubriacone” e puzzolentissimo, oppure un compagno di lavoro incipriato e in ghingheri che, sotto la facciata perbenista, nasconde scheletri nell’armadio più orripilanti di Penn con la sua “aprezza” e i suoi “insopportabili” zoom e ralenti?

Rallentiamo i giudizi, pen(s)iamo. E, nel frattempo, ricordiamoci che (non) tutti i premi sono delle stronzate.

A buon rendere…

E uno stupro di Verhoeven con la Huppert, attrice “alta”, è logico che “vinca”.

 

Insomma, personalmente, dopo mille “vittorie” e delusioni “patite” nella mia (r)esistenza, posso orgogliosamente dichiarare che un culo eccita sempre anche chi è, in cor(po) suo, un “eunuco”, e che i soldi van dietro ai “Soli”.
Il resto son le cazzate.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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