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Il peggior Cinema erotico del cazzo


08 May

Credo che ogni mia “alterazione” erotica, da cui l’odierno esser un eroe “ieratico” a scagliarmi contro le carnalità brade e porcellesche, sia sorta per colpa di quella sorca della mia insegnante di “scienze” delle scuole medie.

 

Ma procediamo con cautela, poi verrà… il moccolo sulla “candelina”…

 

Ieri, un mio amico s’è recato a San Giovanni Valdarno a dar lezioni di Cinema.

Stamane, gli chiedo su Facebook com’è andata questa sua incursione nell’entroterra tosco-“appenninico” e lui m’ha rispondo gentilmente, ancora un po’ frastornato: “Credo bene, grazie, spero di aver fatto buona impressione”.

 

Al che, mi ritorna in mente “bella” come seiBattisti? No, quella battona… di punto G poco da greca ma quasi da Sparta, davvero “ellenica” di “classe” nostra da “medio” men… a esser indirizzati per “superiori” che non ce l’avrebbero drizzato del tutto, a causa d’altre “lezioni di anatomia” poco rispettose della nostra naturale “biologia” adolescenziale, proprio invece scelleratamente stupranti la purezza sana di quell’età che dovrebbe giustamente idealizzare l’amore senza ulteriori appesantimenti di libri castranti, da pessimi(smi) co(s)mici leopardiani, e occludenti il nostro libero volo appassionato in quanto non fecero altro che anti ossigenarceli con l’anidride carbonica da ostruite, (s)bocciate “aiuole” di botanico… “orlo” delle ragazze in fiore…

 

Ecco la “storia”, cioè l’algebra incrociata su diagonali della sua minigonna… da donnaccia… “educanda”, di “formazione” affinché crescessimo già “duri”… e ligi al righello per il goniometro dell’area del culo, ops, volevo dire del cubo in zona erogena di natura rombica, forse eravamo già (in)quadrati alla perdizione del desiderare, con la bava alla bocca più mani unte d’inchiostro e “bianchetto”, la dinamica dell’elevarci d’astrattisti-cubisti più che arraparci da vivaddio gioventù pensatrici e non pen(ant)i (ar)resi indecisi, oltreché recisi e “potati” di maldestra (stilogra)fica.

 

Insomma, un “bel” quadretto picassiano, deformità delle proporzioni muliebri e quadernetti pieni zeppi di T.V.B., acronimo di “Tanto va bagascia” che poi ci metto lo “zampillo”.

 

San Giovanni Valdarno. Il santo “be(l)ato”…

 

Ieri, ho chiesto a mia madre se conosce questo paesino. E lei mi ha risposto che lo conosce, certo, insegnava in Toscana una volta, da due anni, invece, è in pensione, prima però si è girata tutte le cittadine della regione dello sciacquar i panni sporchi in Arno. Appunto. E Vald per costa sta? Per “va a darlo?”. Sì, i santi son sempre stati presi per “froci”.

 

Ogni mattina, pensa te, prendeva il treno per andare a insegnare matematica e scienze nelle varie località… fiorentine e limitrofe, forse quella alla pizzaiola, cioè la napoletana, se ben “cotta”, è più “al sangue”. Fa più sesso vulcanico.

 

Ogni anno le assegnavano un paesino diverso. Solo negli ultimi anni è riuscita ad avere la “cittadinanza”, ah ah, emiliana, e ha insegnato vicino Bologna. Per anni, ha vissuto una rivalità immensa nei confronti della “parimenti” dottoressa-geologa Luzi Delfina, condomina del settimo piano. S’incontravano in ascensore e si chiedevano com’era andata la giornata. Mia madre:

– Bene, ho fatto al solito 100 km all’andata e 100 al ritorno.

 

La signora Luzi, invece, insegnava tranquillamente alla scuola media più vicina possibile al mio palazzo, a neanche due km di distanza. Che botta di… c… eh? Per di più, è stata la mia insegnante proprio di matematica quando frequentavo quelle scuole medie. Un’insegnante comunque bizzarra, di “razza” equivoca, anzi, una equina da cui la sua camminata da cavalla, una donna strana… per insegnare quella materia. Sinceramente, delle espressioni e del programma, non gliene fregava un cazzo. Devo ringraziarla per due cos(c)e. Mi ha fatto scoprire il Cinema erotico. Sì, durante le sue lezioni, molto sui generis, interrompeva la spiegazione, si sedeva sulla cattedra, scosciando (si vantava di essere una bellona nel suo “genere”), e appunto, da donna sexy, ci voleva “educare-imboccare”, più che alla matematica, alla prima adolescenza, dicendoci che i turbamenti che, senza dubbio, provavamo, erano normali e non dovevamo vergognarcene. Una volta, ci parlò per un’ora intera del film Prosciutto prosciutto di Bigas Luna con Bardem e la Cruz. Detto, per inciso, un filmaccio abbastanza pecoreccio che può sortire solo l’effetto contrario. Allontanare i ragazzi dalla normale sessualità e invece proprio renderli promiscui, confusissimi in porcate indigeste e da mal di panza da già svaccarli. Poi, devo ringraziarla perché fu l’unica a farci fare una gita fuori dalle mura della nostra regione. C’involammo a Roma. Se non fosse stato per lei, non avrei mai capito perché la lupa era una zoccola…

Ho detto tutto…

Poi dicono che Roma è la città “religiosa” per antonomasia. Sì, come no?

 

Ma non perdiamoci in queste puttan(at)e.

 

Ecco a voi i film più “eroticamente” brutti, quelli che non avreste mai dovuto vedere in epoca puberale perché avrebbero solo alterato la già acerba sessualità non crescente.

 

Oggi, comunque, mi ritengo un uomo gigante(sco). Sì, (a)doro Biancaneve.

 

No, non stilerò (classi)fiche, immaginateli voi. Figli di puttana!

 

Le donne con le gonne


26 Apr

Una donna mi chiede, mi supplica di dirle cosa penso di lei.
Io la prendo (alla) larga, ma non so se voglio allargagliele. Di mio, son già allagato, affogante.

Ora, prima di dirtelo, ti accenno a chi sono io. Ecco cosa si crea tramite Internet, il fraintendimento. Nelle mie foto ho gli occhi allucinati, sì, fan parte della mia tendenza sinistra a non aggrapparmi alle convenzioni, a rifuggirle, a fuggire dal chiasso che mi provoca nausea, in quanto forse son già altrove. Da anni vivo profondi conflitti, focosi e agguerriti, schierati in battaglia contro una società da cui mi trincero spesso. Non so se volentieri ma comunque mi (s)velo. A volte la afferro da sveltissimo, altre volte rallento, meditando sullo scroscio di me poco simbiotico, spesso antipatico. Pochi giorni fa, ho pubblicato questo:http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/narrativa/mister-atlantic-city.html#.U1vKu_l_vNk

Il che dovrebbe farti riflettere che la mia natura è artistica, solo creando spengo i miei tormenti. Se mi accendo con troppa propulsione incosciente nella vita cosiddetta reale, viro a evirarmi, perché castrato dalle ipocrisie a cui, per circostanza che evita il carcere, devo mentire con ripugnante sfacciataggine. Sono un pessimo attore, i miei amici scorgono lontano un miglio quando ho manie suicide pur se fingo un sorriso solare tanto sincero quanto un culo che ti vuoi scopare.

E tu sei una donna purtroppo bellissima, da scopare.
Questo mi fa star male perché devo combattere il mio uccello libero da nido del cuculo.

Insomma, siamo incompatibili a meno che tu non la di(c)a tutta. Solo allora, comprenderò se anche tu racconti balle e vuoi (s)fottermi.

Per il resto, prendilo in quel posto. Forza, alla svelta. Non ho un cazzo da perdere di troppe digressioni. Mi sto candidando alle elezioni e qualcuno potrebbe fotografare la mia erezione per sputtanarmi, facendomi passare per uno che va con una come te. Tu, in fondo, non sei una zoccola, invece in Parlamento lo sono. E non posso farci brutte figure.

Sex anomalo, (a)normale, abnorme, oltre, superuomo o s(u)perato


24 Mar

Una calibro “30” per lo “specialista”: sette film ove la “sana” sessualità è andata giustamente a farsi fottere…

Ho sempre adorato il Cinema mieloso perché rappresento la zanzara “pungente” che del piccante fa un tangibile erigente…, succhiando il mio sangue pompante, le donne mi “coagulano” in loro prosciuganti capezzoli dati al mio poppante “lattante” e, asciugando poi dritto e secco il mio pungiglione da marpionissimo in altre d’alveari “dolci” che ne arpiona in quel che è un sacrosanto, mica tanto, ah ah, infilante a dolorino godibilissimo ché, trivellandole, son mie risorse minerarie d’aureo dorarle e dondolante, nei preliminari, inguinale s’insinua docilmente anche anale, sì, col passare degli an(n)i, non mi sono “accomodato” né “raddrizzato”, bensì tutto rizzo è sempre più lì… accomodante, scomodando però i mariti a cornificarli col loro “latte”. La lor “colazione da campioni”, miei “coglioni”. ‘Sti cazzi…

Applauso, e che sia sc(r)osciante, “sorseggiando” la donna è in me sorgente e, tergendomelo, questa scopatona è “pura” com’una libellula libera dalle castiganti ibernazioni dell’uomo medio a cui alzo le dita media, perché la toccatina “vien”…, divina, meglio con due mani, famoso gioco dello “squash”, da cui lo squacquerone del mio pastore, eh già, la pastorizia, datosi senza remissione dei peccati da timorato come voi, gli inculati, ma includente anche la missionaria inculante delle “pecorine” di farina della mia sacca scrotale, nel guascone mio senza paura ma con molte “macchie” loro in quanto son sessuale macchina.

Da una donna di Macerata, da me maceratissima, al macinarne altre di mio (in)affondabile (ma)cigno fra nere e bianche, aizzante e attizzandole nel sempre più alzato, poi, con doviziosa letizia, più ardente tizzone per scaldar perfino le cinesine come “ciliegina”, sgranocchiandomele di mandorlato “gigante”.

Sì, non mi vergogno e agognatemi pure, mettetemi a novanta per darmi dei calci nel culo ma io, da questa prospettiva piegata, posso meglio guardar sotto le gonne senza mutande, fatemi sgolare di punizioni e rinforzerete soltanto il mio (con)ficcato.

Sì, sono come la cantante Madonna, gli an(n)i suoi suonati, e sfondati, non la scalfiscono, bensì in tanti ancor di più la ficcano. Da cui la sui voce “like a virgin” sempreverde.

Ora, per tale mio ardire e perennemente arderlo hard, non datemi della merda, datemene altre. Sì, tante “botte”, ché voglio sia moglie piena e sia quella da riempire, ubriacandola come il far l’amore in gondola su mia anaconda perfin cattivella come Golconda. Con me, le donne ridon come la Gioconda, ah ah, anche quando, onanista tutto bello, io “me lo tiro” di brutto in autoritratto masturbatorio da ridente e irredento toro solo soletto ma bello come il Sol’, poiché il “mio” mai si ritrae eppur sotto la mia baffuta, da cui la donna sempre piaciuta, da cicuta, scopando come un “ciuco” in lor ciuccianti e cuccandolo, ah che (cuc)cagne, inumidisce di blu dipinto di blu e uh, uh, uh, che ululante lupo florido come l’albero di pioppo fra pupe di poppe che me le appioppano fra le lor sode, dunque morbide chiappe.

Ieri sera, ad esempio, mi recai al bar “Il por(ti)chetto”, situato in località limitrofa di Budrio. Controllate sullo stradario, esiste, non mento. E là la barista sa come servirti il “cappuccino” con del “burro”.

Quindi, dopo essermela “bevuta” in tanti bicchieri d’acqua, oh, questa sgocciola “incontenibile”, sarà l’afa primaverile però ti sa fare nel surriscaldarti come la temperatura “posteriore” di buco… dell’ozono in sue zone “forestali”, andai a casa di un mio amico a guardar il Clasico, derby fra il Real Madrid e il Barcelona.

E, al terzo ficcar di Messi, alla faccia di quel maiale di Ancelotti, godetti come un matto.

Sì, sono un torero e io le mato.

Rendendovi, come già “esternato”, tutti cornuti.

Sì, il mio è di trenta e se qualche marito, così bellamente tradito, vorrebbe tagliarmi le “dita”, sfodero l’arma nascosta di pugni in faccia, oltre a quelli in sua f… a.

 

  1. La maschera di scimmia (2000)
  2. Ho sposato un’aliena (1988)
  3. Sessomatto (1973)
  4. Sesso & potere (1998)
  5. Parla con lei (2001)
  6. L’Esorciccio (1975)
  7. La moglie del soldato (1992)

Le gambe di Anna Tatangelo


21 Mar

Hollywood sex, Mickey Rourke


19 Feb

I miei problemi di re(l)azione non sono sorti quando non piacevo alle (ra)gazze, per vi(t)a della mia indole “refrattaria” di lui “ritirato”, bensì quando, piacendo, furono cazzi amari e gatte… da pelare, comunque “innanzitutto”… (s)tirante…

A petto in fuori e pancia dentro, vorrei scagionarmi da ogni infondata accusa d’omosessualità.

Sì, so di esercitare un fascino “accalappiante” involontario sui maschi della nostra specie bipede col “cavallo” in mezzo a “terza gamba” d’entrarti sghembo nel didietro, ma ribadisco che sono etero, non so se “inte(g)ro” e preferisco i baci alla francese al fondente dei Perugina. Ora, vi chiederete: che c’entra quella marca con le “inclinazioni?”. Mah, io so che nella mia esistenza ho visto mangiare i Perugina soltanto dai “cherubini”. Mai fidarsi delle facce d’angelo, quelli ti pappano “ingurgitandolo”.

Al che, dopo tale riflessione “serissima” come un’indigestione di mascarpone durante il pranzo di nozze del Principe d’Inghilterra, debbo anche ammettere che prima me la spassavo di più.

Insomma, fotografavo spensierato gli uccelli… dal terrazzo e poi scoprii di esser osservato maliziosamente dalla vicina dirimpettaia, una passera su cui non bisogna passarci sopra di troppa “facilità”. Sì, la vicina sembra timida nella stanzetta mirante la sera tramontante, ma vorrebbe che di “chiave” le sbloccassi la serra(tura) come una libellula ululante. Sì, la conosco, a me non l’ha mai raccontata giusta. Voleva darmela anche per via “telematica” con stampe in fax repellente, su formato recapito da “Capito cosa voglio?” in maxizoom lì a sua focale, ma io spingevo… solo off e non suonavo di drin drin il suo grilletto. Cercasse un altro “pistolero”, il mio pistolino deve star nella fondina per sparare solo se lo richiede la mezzanotte di fuoco.

Sì, debbo dire che la mia adolescenza fu molto “movimentata”, un (tram)busto. Tran tran, (non) tirando. Come si suol dire, trascorrevo le mie giornate a letto… perché ero depresso mentre i miei coetanei premevano quelle malinconiche al fine di ringalluzzirle e poi spedirle in manicomio appena avessero fatto pressione di spo(s)sarsi. Si sa, una volta rese (s)fatte, iniziano a chiederti giustamente soldi. E i maschi non danno più Nu(te)lla. Una volta avuta, chi si è visto e un sal(u)to… per quelle… che soffrono di manie suicide, vero?

Da quando invece, compresi il fascino mio da maledetto “intoccabile”, me lo toccai ancora di più per saturazione.

Sì, il motto è farsele a più non posso. Meglio chi fa da sé fa per tre.

Fidatevi, lo prenderete in culo. Come la metti la metti, te lo metteranno…

Adesso, vado a mangiare un cioccolatino…

Venezia 2013, “Gravity”


28 Aug

Il Festival di Venezia inizia sotto i migliori auspici: viene rinvenuta in Sala Grande la mia “salma” che “gravita” di orecchio mozzato alla Velluto blu dipinto di Modugno, e Clooney diventa Dennis Hopper asmatico:

Apertura, sbotta il clap clap e qualcuna apre la patta!

Il film Gravity riscuote applausi a scena aperta, le fan dell’attempato Georgino s’accapigliano per estorcergli un sorrisetto da incollare a mo’ di “liquidità”. Sì, attingon dal miliardario tinto di brizzolato nell’illusione “volatile”, a mo’ di sospensione incredula-fluttuante di fighine in calor ad orbitar su sogni del volar “basse-base contatta le polle in Apollo pallose”, immaginando una vita più avvenente di “quella” poco avveniristica mansarda da mostriciattole seguite dall’assistenza sociale. Son partite in quinta da puberali, poi il seno s’afflosciò nella depressione del vuoto cosmico.
Clooney elargisce loro un “Vaffanculo cretine!” studiato di “galanteria”, dietro autografi vergati ad annoiato smoking nel parterre d’“apertore” della cerimonia. Le ragazze son lì a pender dalla penna delle sue labbra, glielo vorrebbero prendere, sospirando a George un “Fra qualche anno non sarai più bon’ piacione, ti stai rammollendo nell’ingrigito ma, al momento, apriremmo ancora le cerniere delle gonnelle per te a sdrucirti e sbavar di rossetto pindarico su arcobaleno indaco”.
Colan… gli applausi, la Bullock veste in vestaglia, lunga di cosce e di seno un po’ moscio nello svolazzar’ rossiccia. Di semi-spacco visibile solo a poltroncina.
Sì, è dimagrita causa mancanza dell’ossigeno. Non solo perse il cuor di Reynolds Ryan ma adesso è protagonista di Alfonso Cuarón Orozco. Diciamola. Il suo “cinema” è aria fritta, resta bloccato in catena di “montaggio”.
Infatti, Alfonso è anche montatore del suo naso furbo a NASA ferma in pilotar le masse che io invece subito annusai.
Meglio mia nonna e Oronzo Canà a questo messicano quaquaraqua.
Salvo solo il suo Paradiso perduto. Per due ragioni. Bob De Niro vale sempre il Cape Fear e Gwyneth Paltrow era ribaltabile di “tela”. Fa bene “lì” Ethan Hawke ad “affrescarla” con pennellate ammiranti nudità non tanto “mano morta”. Ethan toccò la Thurman Uma, poi ritornò versione attimo fuggente, quale è rimasto deficiente in viso da “nababbo” cotto al baccalà. Tornasse a far il pescator’.
Oggi, gira film futuristi, ma il vero “dark” stava in mezzo alle gambe. Altro che fanghiglie e detriti da attor “sporco”. Inutile “ricrearsi” e girarci attorno. Ethan ha la faccia pulita. In versione truce, è meglio Willis Bruce.

Gravity viene molto apprezzato, ma io sono più calorosamente metafisico di primo piano a sequenze interminabili di seghe spaziali. Si chiama galattico guardarla da un’altra prospettiva, cioè sbirciar i buchi dal catodico. Nell’emissione gastrointestinale a rampa di lancio che vorrebbe spezzarlo alla sua attrice preferita, non Sandra ma Mia Sara di Timecop. Sarà tua e tu abbaierai. Sì, Mia Sara fu “spaccata” da Van Damme.
Dopo lungo cazzeggiare, mi ritrovo perduto in Sala Grande. Fra borghesi arricchiti da “giornalisti” dell’imbalsamata stampa e pompini a vicenda nelle cortesie più ruffiane tra arruffati per fotografar George e signora nell’istante topico in cui Clooney di forbita lingua pensa alla Notte veneziana dell’incunearlo stellare alla topina Stacy, raccattata fra una zoccola e l’altra.
Mah, i canali di scolo delle calli. Stacy ha il callo, ama i cavalli come le sue gambone.
Ma, nel bel mezzo del “parapiglia”, tutti lo piglian in culo. Assistendo a una visione inaspettata. Sì, c’è uno spettatore che spacca il muro delle leccate.

E appare pian piano incarnandosi per gridar poi loro “Siete incancreniti!”.

George sta per accomiatarsi dalla sala, Barbera gli regge la barbetta al cravattino eppur, fatalmente, qualcosa (ac)cade di “linguorino” ambiguo.
Un orecchio, di natura preistorica, viene calpestato da George. Che urla terrorizzato un “L’orecchio del Falotico. Mi hai spiato sin qui!”.
Il paparazzo se n’accorge, coglie i begli occhi di George nell’allucinazione più lynchiana. Immortalandolo su volto da far paura ogni regista futuro…
Al che lo ricatta, con tutta la Sala Grande a chiedere maggior riscatto e altri scatti per la foto che vale la sua intera stronzata come “uomo” (re)attivo. Finalmente, George è stato scoperto con lo sguardo “brache calate e strabuzzato impressionante”. Avete notato? Sta sempre in posa, anche quando fa la parte dello stronzo.

George dice “No!” e sviene, travolto dal Falotico intanto elevatosi sul podio in tutta carne cronenberghiana.

Effetto videodrome, velluto blu dell’imprevisto. Ora mi vedi, domani scompaio, probabilmente ti ho già scopato.
E poi spazzato. Tu, Sandra, spazzerai da pazzerella a Terra.
Torna coi piedi nella monnezza.

Sì, sono Lynch David a duo geniale.
Il resto è una cagata micidial, come Gravity.

Lo ridimensionerete a breve. A mani(er)a di vostro uccello.

E ricordate: non c’è un sol cazzone che non la vede a tirarsela. Perché tu, prima o poi, uomo “serio” cadrai dalle nubi. Ma non ti sei provvisto di paracadute. Tutt’al più di un going down.

Ciao.
Anzi no, devo chiosare.
In questa vita non son mai nato eppur non m’ammaino.

Ad Armstrong preferisco l’hard dello stronger, sarà un fottuto allunaggio ma almeno le mangio di crateri. Ho un brutto carattere, eppur lo piazzo. Alzabandierina.
Tale e quale a questo “capolavoro” che apre le danze, cioè il solito festivalino, analino, di puttan(at)e.
Sì, io sono il nautico dell’esistenzialismo, ciondolo da una star all’altra nel firmamento ma non voglio nessuna famosa firma. Sono Dio sceso da lassù per ficcarti giù, quindi posso stare nello spazio. Fra una parola e l’altra… e una via crucis con un punirti di freccette e un Erode ché non rosico il Verbo. Neppure quella della bellina Bullock.
Più che un bullet, sono sballato.
Dai, Sandra, balliamo. Ti farò veder la Luna, tu sei Venere e io il “fisico”, scienziato a te (in)volante di aeroplanino che, se apri le cosciotte, planerà fortino a fornicazione. Sì, ove mi barrico sulla difensiva. Quindi attacco di action.
Meglio difendersi. La miglior figa è la fuga, la miglior fava è sfanculare. Non fa rima eppur il ritmo c’è.
Tutto dentro, spinge “ballerino”. Di “Lambada”. Sì, Sandra sei abbronzata.
Sono le tue lampade artificiali. “Pirotecniche”. Sì, guardo il tuo poster(iore) in cartolina “Polaroid” e, nella mia onanistica depressione bipolare, mi faccio… volare. Che vita “solarissima” eh? Mah, meglio Solaris.

Sono rimasto solo. Eppure, come Woody Allen, ho sempre qualche compagno che mi ama. Me stesso di autoerotismo. Più che in testa, da batoste.
Eh sì, sono tostissimo. Mi pieghi ma non mi spezzi. Si può scendere a un compromesso? Inchinati da brava bambina come a messa ti prostri. Ah, le massaie. Son tanto timorate eppure voglion (s)tirare… E te lo guardan dall’altare.
Me la dai e te lo spiego. Basta che non me lo pieghi. Ce l’ho fragile anche quando al massimo della “durezza”.
Quindi, attenta a come tocchi, altrimenti se me lo spezzi… che fa?
Non posso far nulla. C’è solo da pregar’.

Sì, ricordate: la vita è ora et labora. Di “mio”, prescindo da entrambe queste regole. Si definisce scissione e tu finisci scisso.
Ricevo molte tegole. Ma i tegami li lava lei.
Anche perché le urlo sempre “Levati. Le palle son mie e le gestisco ad astronauta delle natiche che so(g)no!”.

Se non hai capito l’antifona, sei sordo oltre che cieco. All’Amplifon amplificheranno la tua tromba da Eustachio.
Per forza… se non trombi hai perso colpi. E anche i fianchi. Oltre all’udito.

Beccati quest’ultrasuono. Sogni d’oro. Tu sudami dorata.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gravity (2013)
    Meglio Battiato. Anche quella con la permanente. Almeno te lo stabilizza di (l)acca.
  2. 2001. Odissea nello spazio (1968)
    So che siamo nel 2013 solo perché hanno deciso così.
  3. Dead Man (1995)
    Meglio Blake della Bullock e dei bellocci.
    Meglio il coyote. Si chiama Willy.
  4. Free Willy. Un amico da salvare (1993)
    Il mio delfino trilla fra le donne di onde.
  5. Morte a Venezia (1971)
    Possiamo dircela? Andate gettati in mare.
  6. Otello (1965)
    Meglio un piatto di tagliatelle.
  7. Il mercante di Venezia (2004)
    Il mio Pacino è questo.

Ferragosto e aragoste, il gusto della vita


15 Aug

Un altro Ferragosto senz’aragosta eppur sono un “fenomeno” nell’amplesso, sproporzionato per quanto riguarda le dimensioni di “cesso”, ove ti masturbi tu di “sasso”

Il malessere serpeggiante della mia “proboscide” tonante: scritto di “verga” a elefantiasi poderosa del pachiderma nella società dei “fanghi”, ove lui sta(g)na

Oh, la stalla e gli stalloni della fattoria degli animali.
Qui, Falotico l’intrepido, unicorno che scortica e incorna le vostre cieche cornee, a cavalcarle di peli bianchi per albeggiar “albino” ma eppur volpino dopo notti ululanti e quasi quasi latranti anche di Sesso animalesco nella latrina, “letargico”, mai spossato delle s-posate ma fraudolente nel mio “lento” che  incita le muliebri horses con “orzo” di amari cavallerizzi nel ritto aggrovigliato, poi abbandonar le sverginate a strofinarsi in nervosi (ah, la nevrosi) dolori di pelli ancor innamorate, eppur dello scudisciarlo-sciacquarla per altro scuoiar’ fra cuoi capelluti in nuovi capezzoli drizzissimi, roventi e “asciugacapelli” al sapor balsamico d’un profumato “inondare” d’“affogato” lindor, di fighe vellutate come pantaloni a caval Donato che non si guarda in bocca ma si pompa. Totoiano, affondo di ani annuali nel bisestile allungarlo e, quando Febbraio è quattro stagioni di “birra” prolungata, mi par giusto tirarmela con una di s(i)esta. Estiva? Tirami su, dessert!
Sì, l’incito ma non metto incinta, causa Estathé finito, immettendolo con furia del West, di cintura di castità son la chiave campestre, d’estro sblocco la timida e d’uva premo di “vendemmia”. A zoccoli di cowgirl fra puledre “mordaci” e insaziabili, salandole nel salir di salive e “disboscando” il frutto prelibato. D’appetito ingordo fra voi porci mischiati alle zoccole. Sono la salsiccia in questa “ciocca”. Anche nelle sciocche. Buona albicocca. Basta che sia gnocca.
Sprona la castigata a “castigo” del mai castrarsi perché in vena sua so che, sebben frigida, vuol venire, lo intuisco dai suoi occhi svenevoli e tanto desiderosi d’acchiapparmelo fra libidinose, liquide già chiappe. Lo stappo, gliela strappo, mi “sventra” e lo sventola. Ma domani altre sventole. A novanta e anche ad “alimento”.
Oh, son il cavalleggero dei venti leggeri, leggiadro la defloro in parsimonie di Lei smaniosa che corteggio prima di mimose e poi ad “arrossirla” di spine fragorose. Che fragolina da coglier in “fallo”, quando il languido tramonto s’eleva… a gaudio di me il Gallo l’alla(r)gante e di lingua nell’inguine aleatoria. Sì, bretone come i racconti medioevali di Artù, sfodero la spada fra i delinquenti, smalto le unghie d’avvinghiarle su girandola in ormonal ghiandola, e la forgio tergente nel detergerla acquosa con effervescenza di metallo pesante a pesce sgusciato. Premendo anche alla santa, che m’inquisirà ma, maledetto, altre inietterò da “Lancillotto”. Amante imbattibile che ruba Ginevra al suo miglior amico, scevro d’ogni fedeltà coniugale per mirar di “tiro” appunt(it)o su Ginevra d’arco sfrecciante. Ficcantissimo di bersaglio con Lei che, godendo tra la foresta di sveltina e il suo sbrogliato cespuglio, si spoglia di tutti i bavagli mentre l’arciere la cinge, lo intinge, l’abbraccia di bracieri caldi e lo “estingue” quando nitrisce sempre Ginevra di culo fatto a strisce nel ragliar’ come la Fata Morgana che si china a mo’ di Turchina nelle storie tese d’inchini a Lancillotto, figlio di puttana traditore e gran di nason da Pinocchio inculato alle ottiche di Balanzone. Ché Lancillotto è uccello picchio, orologio a cucù t’incul’.
Elio, Dio del vento, preferisco le Eolie, isole felici ove le spiaggianti puoi spalmare d’olio, ergendo il tuo Bronzo di Riace nel Ricino rancoroso dei fegati fottuti d’ancore (eh sì, quanti rancori) att(r)accate e daglielo ancora. Io pretendo… l’oro e non gli argenti. Berlusconi è passato da Arcore ai ferri corti.
All’Argentario schizza  il “bagnino” che nuota come un gabbiano a salutar i vostri frustrati dromedari “sollazzati”.
Io do aria di scirocco anche fra l’Antartide su eschimesi donne “a mandorla” che di glup dentro l’iglù aizzan la mia “gru” d’orso polare nel riscaldarle dai raffreddori e dai mariti “surgelati” mentre sgranocchio culi di mandolino fra i vostri spergiuri da mandarmi a fanculo.  Eh sì, mandarini. Ove infatti sto. Benissimo di pene.
Infernale t’infiammo, mentre tu ti lamenti da tanta carne senz’arrosto e già fosti nel fumo dei tutti infornati furono sul mio fornicante. Ah, rosichi di formicolio. Pigliatevi i formaggi, miei topolini, io lo sforno e Lei gode a lievitarmelo di “sformato”. Ecco la formica che scopa anche Vera Farmiga, ribaltandola  di scrivania e divano sul Departed del mio cazzo “partito” a razzo fra gli spari. Di ruzzole son lazo nei rodei rotanti del mio matto cavallin’ appunto matador anche di corrida incornante.
Tutte io domo, tranne le vecchiette scaramantiche che m’ammoniscon di cornetti e “coroncine”. Son acide e non più aromatiche. Bestemmiano Dio e la Madonna! Eh, si sa, se nessun uomo te lo dona, allora sii pentita e dalle labbra pendi del Papa.
Di tutto Cor’ scorrazzerò a incoraggiarlo d’amido e “ammoniaca”, Demonio e anche “cagnolino” sguinzagliato a Crudelia De Monattrazione fatale d’una Glenn Close niente male. Sì, molto buona ancora di atipica femminilità cattiva da invero gattona.
Glenn sembra un Uomo eppur le tette son sempre state il suo pezzo di figa anomala.
Androgina vaginona un po’ milf e un po’ cagna d’attrice sopravvalutata e soprattutto deve stare dentro con Lei sotto.
Perché penetrando entra appunt(it)o nell’antro e avanti un’altra.

Un Ferragosto come un altro, né più né meno, manco un pompino, sono chiuse anche le pompe di benzina

Giro per la città, rincaso e son ancora le undici di mattina quando a Rimini stan tutti di culo all’aria nel “nudismo” dopo un’an(n)o davvero “duro” e “lavorativo”. Sì, non fanno un cazzo eppur guadagnano.
Prendi quel “direttore”. Sta lì nell’ufficio del (tele)comando, controlla di monitor gli impiegati mentre passa il Tempo fra uno spiegazzar i quotidiani e una sotto il tavolo che glielo morde ma non lo piega, perché chi sta su è sempre a inferiore che “spacca”.
Poi, feroce aggredisce gli impiegati al mobbing del “Se non tornano i conti, licenziamento in tronco… comunque quell’inserviente potrebbe tornar all’utile del modello 740 su 90-60-90 con dichiarazione senza redditi su suo reggipetto formato va rifatta di fotocopia sul desk al(la) top(a)”.
Già, il direttore del cazzo non indossa mai pantaloni con le toppe. Se la macchiolin cade lì, poi è “evidenziatore”. il bianchetto?
Meglio il velluto, è nato con la camicia. Vai tu quadro inquadrato a righe! Attento alla ruga!
Verso Mezzogiorno, come “alti” son orientati quelli… a Riccione fra le riccissime umide in calore, “spellate” di protezione “solare” nel dopobarba del “topo” da spiaggia, appunto, il mio telefono squilla.
No, nessuna squillo floreale. Un depresso come me che vorrebbe lo aiutassi a pubblicare un libro sulla fauna e sulle “farfalle”.
Provo a spingerlo… ma la butta sul paesaggistico. Già, lo sfondo aiuta se non (la) sfondi.
Comunque, in questo Ferragosto “che caldo fa e la Luna è un girarrosto”…, più che altro né Domenica né mica tanto di minchia, solo du’ palle (s)gonfiate a “materassino” di “menarmelo” annoiato-annodatissimo-loffio e di “cuffiette” casalinghe, meditai su come far l’amore con una “tedesca” buttandola sull’approccio da trecce bionde. Musichetta. Sono oca!
Ottenni una “tresca”, una mora che mi uccise solo con la morra cinese di sfottò sulla mia mano morta, ma il quiz è “ammorbidente”, tendente al sereno variabile previo “precipitazioni”. Sì, prevedo grandine e nessuna “granita” intesa in lato “seno” e neppur B ma solo “a sfera” di BIC. Caz’.
1) Un ragazzo, dinanzi a te, scoppia e la voglia di assonanze del verbo “orale” fan presto a sboccar di volgarità “sicula”. Che limoni? Vedo solo che monti uno che spruzza sui tuoi pompelmi. Mah, solita merda. Meglio la mia melma. Almeno, la marmellata “fatta in casa” è scontata e non devi pagarle l’aranciata.
2) Insicuro lo fui, adesso fumo per affievolire le infamie delle mie (s)fighe. Talvolta, ho fame per secchezza di bocca(le). E poco appunto sbocco. Scopo a terra come metodo rilassante del misurarla nei miei centimetri non andati a taglia di una da baciar di pizzetto al mio trancio. Mi pulisco i baffetti. Dammi un buffetto. Sono buffo per pasticcini da buffet?
3) Tranciami, se vuoi questo. Oggi son bontà a te apparecchiata di gourmet da gatto, domani sparviero e con le forbici per recidere il polsino da tennista sballato, gasato e completamente di fusa ad affusolato solo per un “rovescio vincente”. Quindi, il piatto scotta, i piselli non son cotti al prosciutto, potrei raffreddarmi e tu non sei da brodini, bavette, pappette e amanti col pannolino d’imboccarli nel liofilizzato. Aizza la forchetta nella panna, sii dolce e delicata, punta dritto al Cuore e mangialo a voluttà. Chi più ci dà, chi più è assetato. Speriamo in tovaglioli di seta.
4) Davanti a una bionda come te, dimentico le birre nel frigo e ti offro un vino del Chianti, famoso luogo ove Depardieu è chef alla francesina. Sì, quello francese è meglio. Più elegante nonostante il Bergerac e la panza. Gli italiani non sanno corteggiare. In Francia, c’è più Spagna di zuppa inglese. Fidati. Anche se i liquori, a malincuore del languor da guru troppo bagnato di mio ghiro, sanno che lo zabaione è scaduto. Facciamo un altro gir(in)o come Richard Gere. Tu sei, come dico io, una che, prima di gustartela, vuoi i panegirici e i ghirigori.
Sei da Giorgio Gori. Meglio Cecchi Pa(v)one. Se devi scegliere un idiota, meglio optare per uno più scemo. Che aquile di aquiloni!
5) Qual è il tuo attore preferito? Dimmi che sono io e muterò camaleontico come De Niro per interpretare la parte che più si confà all’adattamento. Bussa alla mia porticina, lasciami lasciva il copione. Senti che scie di “ripassatina”. Che passerino…
6) Sono Woody Allen? Sì, ho sempre preferito l’originale Zelig ai cabaret con Vanessa Incontrada. Anche se m’eclisserei sul suo seno vulcanico. Pentendomi di essere stato timido e non averlo mostrato per ciò che avrebbe voluto sapere ma non osai chiederla di osé. Forza, fai come Vanessa. Acqua e sapone. Il rossetto ci sta però. Sbavo per le tue pere.
7) Amo le donne, ma tu sei molto di più. Quindi, passo ora dall’amore all’odiarmi.
8) Otto più uno quanto fa? La prova del nove? Meglio sette per sette fa 69? No, fa venti in meno, quelli che dimostro anche se il mio cervello è pari ad Einstein nei 33 da povero Cristo. Come la vedi? Saranno cazzi.
Come i trentini che andarono a Trento trotterellando e sotto la panca la capra crepa.
9) Hai figli? Sì. Mi faranno il culo.
Ho imparato a giocare alla Playstation da quattro anni, loro saran più avanti di me a piazzarmelo. Fidati. Le nuove generazioni sono nel nostro didietro. La vita è un videogame. Se non la programmi subito, come puoi chiedere un lavoro da programmatore? Oggi, se non sai programmare, diventa un ologramma. E il genital organo dove cazzo va? In televisione, assieme alle ochette nel balletto che tutti applaudono.
Sì, la Tv condiziona ma poi si fan quelli loro. Meglio se “reali” nel Garko di fiction.
10) Sei bellissima. Tutto qua. Il resto è una cazzata. Ma dovevo dirtela.
Anche se dartelo mi pare bruttissimo. Suona diretto, suonerebbe magnifico se sfilassi la tua gonna attillatissima. Faccio schifo? No, solo da quando sono nato.
Bacio. Andiamo in gelateria?
Io lecco quello crema e nocciola, tu quello dello yogurtiere. Sì, fa più “stracciatella”.
Comunque, secondo me quel cioccolato è un merdoso. E poi non è neanche nero.
Poteva venir buono alle “bone”. Come Denzel Washington. Recita ottimamente, soprattutto con Eva Mendes di Training Day. Salutami tua sorella.
Sì, un altro Ferragosto in pantofole. A guardare un film del cazzo.

Un sacco bello e sacchi di merda

Qui, Verdone spacca. Aiuta l’amico culatone a prenderlo nel culo in senso metaforico a mo’ di Sorpasso perché lo spinge troppo e l’amico non impazzisce, si sfinisce perché è passato col semaforo sul verde per troppi an(n)i.

Sì, gli amici servono nel momento del bisogno. Ad esempio, un mio amico bisonte fa sempre i suoi bisogni all’aria aperta e di “aiuole” piscia in testa da sessualità pornografica. Ce la diciamo? Più che pervertito, è un invertebrato. Quelle su cui piscia sono le tartarughe dei suoi addominali palestrati in senso asimmetrico al cervello bacato, con “tendenza” all’edonismo onanista nel “marsupio” delle palle rinforzate con del cotine…
idrofilo.
Comunque infila… se stesso, ed è un gran filantropo. Viene da me e mi dice “Sei solo un figlio di puttana come tutti. Sappi che ogni madre è stata con uno come te da zucchero filato”.

Rimango di stucco, penso che sia meglio il più analfabeta muratore di tal “a cul… scultoreo”.
Acculturatissimo, quasi “fine”. Tanto che mi vuol affinare.

“Quella è una troia. Ne sei innamorato. Fidati, ti tradisce con me… nelle mie fantasie, quindi so cosa vuole dalla vita. Proprio un cazzo”.

Capisco che gli amici sono gelosi anche quando lecchi un gelato. Sì, c’è sempre qualcuno che è montato e pensa di succhiarti a immagine del suo stecchino.

Di mio, posso garantire un co(r) Algida e semmai Sammontana. Tu credo invece sia stato sormontato.

E dire che volevi fare il mio bene. Io ho fatto il tuo pene e ora siamo fottuti come tutti.

Sì, la società oggi ficca te, domani me no.

Anche perché non ci sono. Sono dietro nell’avanti-alt-o.
Ciao…
Comunque, è meglio un Ferragosto a Viareggio che una maschera che vaneggia.
Io non ho questo problema. Sono il carro funebre.
Ho perso un altro contatto su Facebook. Lo chiamavo “L’origano dell’organo un po’ indeciso se entrare o farsi penetrare”. Lui si dichiara poeta. Di mio, credo sia un pio. Anche se ama sotto i pini.
Più che gaio lo fa anche nella ghiaia.

Sì, la gente è ipocrita. E io generalizzo da comandante… Gli omosessuali fanno i raffinati ma poi sono i primi appunto a sbattertelo là, senza eccezione (di) alcuna. Hanno delle lacune da riempire. Le donne citano i poeti russi, poi tu scrivi loro una poesia da reduce della guerra in Bosnia e ti scrivono “Addio, non voglio un uomo indurito, mi bastavo uno duro”.

Al che, penso a Chris Walken de Il Cacciatore. E sparo in testa a Bob De Niro. Urlandogli: “Ecco la roulette russa. Dammi Meryl Streep e non indurmi al suicidio”.

Diciamocelo. Walken è meglio di De Niro. Anche a letto.
Basta vedere come balla. Da quelle movenze di bacino, capisci che non dà bacini alla Innamorarsi ma maledetto a uccello sfibrarsi. Che poi (si o ti) ammazzi, non son cazzi che ti (ri)guardano.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il sorpasso (1962)
  2. Ferie d’agosto (1996)
  3. Un sacco bello (1980)
  4. Agosto, donne mie non vi conosco (1959)

Christian Bale non è nessuno in confronto al Falò del mio rises in quanto le ex derisero e il risotto è amaro tuo ossobuco


09 Aug

Sono Batman da Tempo, in molte battono, abbattuto batto le mani…

“da solo”. Sì, l’umanità mi “ama”, eccetto me stesso, anche  quando “sparo” di pipistrello!

Ieri Notte fu assai indigesta, forse colpa del maggiordomo, un Caine proprio cane in quanto a culinaria.

Mi servì due pollastrelle Pfeiffer Hathaway col contorno di Gordon.

Insomma, una brodaglia e, di bava alla bocca, sboccai nella turbolenta fame chimica del mio “arrostito”. Le nuvole ridacchiarono nella prima striatura del cielo già da molto tramontato come me imbrunito e con una “burrata” al posto degli antichi ruggiti. Quando m’involavo per Gotham e il mio uccello era svolazzante, schi(ama)zzante nei vicoli “ciechi”, ove catturavo quelli da gattabuia e rabbonivo le gatte nere al buio.

Sì, tempi che ricordo ora che il piatto piange. Il cazzo è inconsolabile. Al che, nella mia grotta bussan alla porta.

Tre sgherri che avran ucciso l’uomo ragno assieme a Max con Ascella Pezzata del compagno “ballerino”, la voce fuori dal cor(t)o, licenziato in tronco.

88 Croce Rossa della chiamata “3 per due, scont(r)o previsto nel traffico salvo il salvabile per un saldo al volante, il dolor monta e soffro di polmoni non respirando sulle bionde trecce nella cantina di Battisti Lucio”.

Intermittenze d’un Cuor rosato, divin allora e or a mille al minuto su ambulanza lampeggiante, previo passaggio a livello “tagliente” a sobbalzo cardiaco. Giungo in ospedale alle 4 spaccate, un dottorino si spaccia per primario dopo averlo spiaccicato, drogato, con l’infermierina del bagnetto “sniffante” su miscela “tiepida” della doccia dorata nell’acculturarla di “tubo idraulico”.

Mah, poi dicono che i dottori son meglio dei meccanici. Secondo me, no.

The Mechanic ha il suo Charles Bronson e non una che brontola d’unghie “smaltate” sotto il giustiziere pu(ni)sher.

Sì, come stantuffa quell’inferiore di pus neanche le siringhe “anestetiche” al Maggiore, ubicato in quel di Bologna fra bar scalcinati dirimpetto e barboni alla Lou Reed odierno, assiepati nel parchetto dei derelitti vicino ai bidoni dell’immondizia.

Comunque, il dottorino sapeva anch’egli il “fallo” suo. Infatti, si consulta di manualetto assieme ai braccialetti della giovane “mignotta”, e mi urla: “Marmocchietto, tagliamo la testa al toro. Non va chiuso un occhio.

Vai evirato subito per evitare controindicazioni d’effetto collaterale.

Se non fermiamo subito l’emorragia, la commozione dell’infermiera sarà incontenibile quanto il suo. Lei è molto dotato, ma questa è mia e ha occhi solo per il paraculo!”.

Al che afferra una “sega” per l’amputazione ma lo blocco nel “servosterzo” al grido di “Non ti sganascerai più con la bagascia, ecco il gancio sfiancante, altro che fondoschiena!”.

Ficcato a sterno nella costernazione della sua schiavetta negra (sì, una magrebina mingherlina eppur come spompina…), la pupilla, protetta, che tette, e molto di dipendenza “costretta”.

Nessuno mi mette alle strette, io dilago. Compresa l’infermiera bagnata col fazzoletto…

Un “laghetto”.

Detergendo il corpo del “ratto”, salgo sulla mobile di lucidata carrozzeria dopo aver dato a lei. Detta fra noi, m’è rimasta sullo stomaco come una cozza.
Cazzo. Già.

Giro per la città, la gente ulula “Lui è Batman, battete le mani al lupo notturno, Lui è il Salvatore”.

Io abbasso il finestrino, strizzo alla vecchia in carrozzina e ringrazio col cazzo aizzato come ogni pelo rizzo non ancor sputtanato. I puttanieri scopro, le puttane mai scopo ma, soprattutto, scoppiai a motorino. Insomma, un torello, una pipì da raggi x.

Detti occhiali “macroscopici” per vederla a bianche strisce. Con questa, miei merdosi, vi lascio alle lascive.

Io sempre scierò nello sputarvi.

Comunque sia, come dico io, la (s)”puto”-puah! Meglio di te, scimmia puta.

Sta arrivando l’alba ma, prima che il Sole sorga, guardo uno scolaro e lo incito al “Vaffanculo!” di secco, accidioso abbecedario. Lui mi prende alla lettera e mi dice: “Piuttosto che laurearmi in Lettere con la lode ed essere il nuovo Christopher Nolan, credo sia cento volt meglio l’alano nel fotter tutti analmente alla Joker. Voglio una vita elettrizzante, sbraitando pagliaccesco e non latrine da latrate nelle gattine sul cagnolino impagliato”.

Gli rispondo:

“Bravo bambin’, eppur quella tua ragazzina bimbetta va imbavagliata di Bim Bum Bam come Bane.

Deve smetterla di ragliare.

Dev’essere, sì di sedere, sedata per benino. Benignescamente di pene!”.

Fidatevi. La vita è come la serie di Batman. Se la prendi per una stronzata consumista, finirai a far le pubblicità dopo Economia e Commercio, se la prendi per il verso giusto, finisci in Parlamento.

E significa che hai rubato, leccato e a prostitute andato.

La vedo così. La vedo per quello che è. Quindi, abbaio.

Evviva l’abatjour! Spegnete le lucciole. Qui, esigo la Luce.

Bale, belate!

Sono piatto d’addome, quasi pelato! A palate ti do io la liscina patatina!

Ecco il brillante, altro che brillantina! Beccati Cristiano!

Cazzo! Il Cristianesimo!

American Hustle

Questa vita è stata Led Zeppelin.

Meglio dei zoppi.

Perdo i capelli, riporto? No, non me ne importa.

Out of the Furnace

Risolviamo con una focaccia al forn(ell)o.

Knight of Cups

Cosa sarebbe questo Malick? Doppie coppe di caffetino al CUP?

Ridatemi il cupo e anche la cappella.

Troppa metafisica rende astemio e ci scappa la bestemmia se Chastain Jessica si toglie il reggiseno.

Applauso!

E che sia scrosciante!

Che cosce!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. American Hustle (2013)
    Questa vita è stata Led Zeppelin. Meglio dei zoppi.
    Perdo i capelli, riporto? No, non me ne importa.
  2. Out of the Furnace (2013)
    Risolviamo con una focaccia al forn(ell)o.
  3. Knight of Cups (2013)
    Cosa sarebbe questo Malick? Doppie coppe di caffetino al CUP?
    Ridatemi il cupo e anche la cappella. Troppa metafisica rende astemio e ci scappa la bestemmia se Chastain Jessica si toglie il reggiseno. Applauso! E che sia scrosciante! Che cosce!
  4. Il mostro (1994)

Evviva la France! E Cécile!


31 Jul

Ah ah!

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Tre scene “spinte” per il prossimo an(n)o cinematografico: tre fighe che valgono il p(r)ezzo!

Oggi è Agosto, domani la Luna gira nel Motel con De Niro e John Cusack, su capello all’aragosta di De Niro cotonato nel coast to coast con Rebecca Da Costa.
Bob non indossa la LACOSTE, ma è lacustre boss da strozzin d’anaconda e “Facciamoci du’ spaghi, poi t’impiccherò Cusack con lo spago”. Insomma, ti faccio arrost’ perché il debito scotta. Mi costò anticiparteli, ecco l’anticipo di “costolette”. Si chiama secondo, il terzo è dolcissimo! Ah ah!
Capelli bianchi, soffici al tatto, non di buon “taste” ma Bob tasta Rebecca meglio della “scimmia” Chewbecca. Chi se le becca?
Saran botte da orbi(tali) a tal vile nel mio Guerre stellari.

A tal puttanata sesquipedale, meglio tre donne della Madonna!

Annotate perché le vedrete nude a “breve”. Miei ludri, ce l’abbiamo “lungo”.

Cecilia… ah ah De France sta con Jean a letto. Compa’ Giuan’ la tocca di “bugiardino” e c’è il terzo “incomodo” vicino al comodino di Tim Roth, anche lui un “nasone”.
Ma con un culo di tal bionda, basta che si tromba. Sì, all’osteria numero tre, trovate questo terzetto di filmaccio.

Spoiler: Jean e Cécile ci dan come dannati ma il regista vuol rendere elegante la scena “porno”. Al che, ficca la cinepresa nella “diretta” De France che geme tutta bella e riempita nella cupa dissolvenza.
Un film erotico quanto un cupio dissolvi.
Comunque, essendo lupacchiotto, mi berrei Cecilia nella sua “foresta” al mio alberello.
Sì, aveva ragione San Paolo nella lettera ai Filippesi. Le donne son tutte delle “filippine”: Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d’altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne.

Laetitia non è mai stata casta. Ella castra, ella di culo pretende le “svastiche”.
Sì, intanto Accorsi mastica il Maxibon e la Laetitia è bona di culo in vacca.

Pare che qui l’Arterton sia proprio una Gemma. Insomma, mica roba da Giuliano… omonimo e omino. Parliam d’un fondoschiena che lustra gli uccelli meglio delle varichine.
Lei si china, bascula e il “tuo” non oscilla, molto presto (s)viene, in cul’ arcuato, bizantino di “frizzante” precipitoso per tropp’Arterton d’arti mobili. Anche di tette è tonica.
Sì, vicino al mobilio del lettino, se vai con Gemma, assicurati che ci sia il “tampone” per la respirazione bocca a bocca, previo fazzolettino Tampax… Ah ah!

Il film dovete indovinare mentre io desino con tali asine, cioè mule. Ah ah!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Cécile De France
  2. Laetitia Casta
  3. Gemma Arterton
  4. Robert De Niro 

De Niro sta bene? E i sessuali “stanno tutti bene?”


09 Jun

 In questo Mondo ossessionato dal sex, ci vuole la “bomba” del mio aplomb!

Eh sì, io non vado coi piedi di piombo, bensì lo appioppo! Alle beauties!

L’intolleranza abissale di tal Mondo indigesto mi rende ancor più diverso e, nell’ebefrenia di questo full retard lor mentale, esagito il mio corpo a Lune voraci di sciropparmele al galoppo

Vengo subissato di messaggi poco equivoci che vorrebbero scalfire il mio scaltro trottar da equ(in)o.
Sì, poi muto e sgattaiolo, cagnaccio mordo e ammorbidisco il liscio pelo d’una gatta, sfilandole il reggicalze a “retto” del “subentrarle” non tanto casto, bensì doggy nell’ “incastrarlo”. Un castrato che le fa a polpette.

Di Sesso ne son cornamusa ai musini, adocchio altre ballonzolanti per succhiar un’albicocca e inasprire il marito di gelosia su miei colpetti incalzanti e “propedeutici” nello stordirla di potenti mosse alla mortadella, di mio “frastuono” spalmarle l’intonato amplesso su salsa tonnata e di mio “ballato” in basculante senza bon ton, sbottonato-“cotonato”-inondante e “sbrodolato”, per sempre più veemente gravitarle d’orgasmi incontenibili e cotanti schizzi con scatenato mai ingravidarla previo profilassi dello “strizzarlo” nell’estrazione “mineraria” quasi da “laccio emostatico” per il “prelievo” sanguigno. Che quindi, un po’ “delinquente”, mentre la bacio delicatamente “colla” lingua, e di saliva, dopo che “rizzato” ad affissione in Lei salì, eh sì il “Redentore”, pacioso con lentezza lo “smonto” su paonazzo viso esangue e sfamato da stronzo. E di nuovo è montante… in altre piccanti.

Av-venuto… il “fallaccio”, seppellisco le prove della mia “piovra” provetta nel cancellare ogni macchia di quell’oramai pioggia dorata e di zampilli euforica in goduto ingoiarla a tergere, eretto-ammosciandolo (de)cadente però a(l)itante, per poi “precipitar” in altre gole e ardentemente prima sfiorarle, di forza fornicarle, in foga sfondar ogni “forum”. Sì, la mia cappella è da Corte d’Appello, perché inguaia tantissimi mariti che m’accusano d’atti troppo impuri nel mio darci, av-venente nelle di lor sporgenze. Ma non mi “afflosceranno”.

Vorrebbero “gettarlo” nella fossa dei leoni ma gladiatore sbrana punitore, e di “pungiglione”, ogni imperator’ azzanno nell’ammirazione di sua moglie che ambisce alla mia lama da corridor’.

Il toro ammazza il matador, e la corrida è mio circo ad “accerchiarle”.

Perfino la Sharon Stone dei bei tempi, dinanzi a tal Manzotin genuino, torna ad accavallare con tenera “bontà”, mostrando l’ambaradan per  la ricca insalata del mio “insaccato” duro e di ghiaccio, punteruolo, nell’istinto al “basilico” sull’ imboccata di vegetale… gelatina, magra e avvolgente.

In questo carnaio di tonti, io “ritardo” il coitus per amplificare la botta finale.

Gli ebeti, di fronte a me, belano e il mio “abete” abita germogliante tra le frasche, di palle colorate intermittente, di stella fosforescente lassù… e poi su e giù nella stalla del bue.

Cari asinelli, io sono lo stallone purosangue alla Steve McQueen del vostro rodervi, poiché le imbriglio sussultandole, e-saltato, che “brillante” rodeo.

Donna, amami e il Patrick Swayze di Ghost capirai ch’è uno sdolcinato eunuco a paragone del mio…

Con me ascenderai in Ciel, trattasi di grand’ uccell’ “fantasmino”  ché “eclissato” dentro la melody a mela di mio pomo d’Adamo sgolato del dopo-cena.

Però, ricordati che adoro l’igiene intima e, prima di “tingerla-modellarlo in “tornio” d’argilla, ah che anguilla…, devi farti… la ceretta, mai ancella, affinché sia lubrificato nella tua luculliana lucciola.

La voglio già lucida prima di spolverarla… col mio “uncino”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Stanno tutti bene (2009)
    Anche il pipino del pap(p)ne.
  2. American Hustle (2013)
    Azz.
  3. Escape Plan – Fuga dall’inferno (2013)
    Una trappola per topi in cerca del Paradiso della figa.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)