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JOKER: l’estasi dopo il buio ermetico e anche eremitico – Arthur Fleck, detto anche il Falò, vi racconta e vi mostra tutte le ragazze di cui era innamorato ai tempi delle scuole medie, post epico!


24 Jan

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Sì, presto mi giungerà a casa il Blu-ray 4K in Steelbook edition di Joker.

Io non ho lo schermo 4K.

Ma lo comprerò. Mi porto avanti anche se rimasi sospeso, per molto tempo, nel limbo. E fui scambiato per un bimbo, anzi, per Bambi.

Per un cerbiatto, quasi ungulato, per un animale selvaggio che corse a perdifiato nelle tenebre torbide del suo melanconico, eterno lamento, pervaso come fui da perenni tormenti.

Salvatevi subito questo pezzo da me appena scritto, ragazzi liceali, perché vale il prezzo del biglietto o forse della promozione.

Sì, la vostra insegnante d’Italiano vi chiederà di scrivere una poesia alle Leopardi. Cioè intrisa di pessimismo cosmico misto a un morbido, carezzevole, aromatico romanticismo commovente.

La vostra insegnante è bella e sexy. Voi la fantasticate in maniera masturbatoria nel primo pomeriggio, sognando che lei si genufletta per succhiare tutto il “midollo spinale” di un memorabile attimo fuggente. Prima che vi chinerete, oberati da pressanti compiti a casa avvilenti ogni florida vostra spensieratezza, seduti davanti a una scrivania, imp(r)egnandovi diligenti amanuensi. Ah ah.

Sì, come dei monaci ottemperate con studiosa adempienza ai vostri obblighi scolastici, studiando filosofia e scienza. Soprattutto anatomia. Un giorno forse vi laureerete in Scienze delle comunicazioni, facoltà indetta da Umberto Eco, colui che scrisse Il nome della rosa…

La vostra insegnante è colei che vi sta conducendo negli abissi descritti da Eco nel suo succitato libro quando, in un pezzo eccitante, poetizza il primo, illuminante sverginamento avvenuto, non so quanto sia venuto o soltanto se sia svenuto, fra Adso da Melk e una selvatica (eh sì, la selva oscura di Dante Alighieri, ah ah) donna incontrata durante una notte molto profonda e ogni emozione slabbrante…

La vostra alta insegnante indossa sempre tailleur arrapanti su tacchi a spillo vertiginosi, molto stimolanti gli ormoni adolescenziali vostri (s)piccanti.

Dunque, servitele questo mio pezzo e lei, oltre a darvi dieci, ve la darà quando suo marito in casa non vi sarà.

Sì, so che siete come Joaquin Phoenix di Da morire e la vostra insegnante è una bionda come Nicole Kidman.

Sì, l’adolescenza è un periodo in cui si vive continuamente di turbamenti anche da River Phoenix di Belli e dannati. Si è sessualmente confusi. Infatti, assistetti a molti ragazzi innamorati dell’ascetico Keanu Reeves di Matrix. Ho detto tutto…

Ah, Innocenza infranta che non sa se del tutto sganciare la propria visione lontano dall’infanzia o già imborghesirsi in una vita adulta spesso moralmente adulterata e oramai nel porcile affondata.

Poiché, crescendo, sì, cresce qualcosa in mezzo alle gambe ma si sviluppa soventemente anche la corruzione.

I maschi, pur di tirare a campare e a qualcuna riuscire a tirarlo, si svendono, prostituendo ogni residua purezza a mercificazione di sé stessi. O meglio di sé (s)tesi.

Come molti di voi sapranno, la mia adolescenza non esistette. Ma resistetti e ancora, debbo ammetterlo, anche se poco lo metto pur essendo già un bell’ometto, mi piacciono un bel paio di tette.

Vado da molte donne e offro la mia banana, porgendola loro con umorismo alla Woody Allen ma loro mi fanno a fette in quanto son affettate e, pure affrettate, non comprendono I dolori del giovane Werther.

Sì, io le bramo ma loro amano gli uomini tedeschi più nazisti e ignoranti. Quelli che, pur abitando in Italia, tifano per il Werder Bremen.

Come giustamente sostenne Pier Paolo Pasolini, ciò non significa crescere, bensì diventare dei prodotti per il consumo di massa.

Ah, quante cose ma soprattutto quante cosce non sapete di me.

Durante i tempi delle scuole medie, ero innamorato di tutte. Sì, senz’eccezione alcuna.

Potevano, diciamocela, farmi papa poiché non ero razzista. Mi garbavano le bionde, le more, le nere, pure le magrebine, quelle magrissime e anche le grassocce. Insomma, erano tempi in cui di onanismi e fantasticherie rosolavo bene la mia salsiccia…

Oggi non sono ancora né carne né pesce. Sono un eterosessuale che stima gli omosessuali, adoro sempre Keanu Reeves, uomo bisex, cazzuto e incazzato in John Wick, non giudico le prostitute e so che il miglior film di Gianni Amelio non è questa schifezza di Hammamet, bensì Il ladro di bambini.

In particolare, andavo matto per due ragazze. Con Facebook, le rincontrai. E mi sentii come Christopher Walken de La zona morta dopo i Risvegli alla Bob De Niro.

Sì, a causa di De Niro, uomo verso cui mi trasfusi, precipitai nell’esistenziale blackout.

Volete vedere queste due ragazze? Oggi, sono entrambe sposate. Si chiamano rispettivamente Tiziana, della quale mille volte vi parlai e maggiormente innamorai, e Deborah.

Tiziana, peraltro, è sposata col mio amico delle scuole elementari. Che si chiama Pierre, non fa il PR e forse non è un poeta come Pasolini Pier…

Sono entrambe belle.

Grazie al cazzo, io scelgo sempre quelle belle. Anche a loro, a quei tempi, piacevo molto.

Che devo farci?

Mi sa che farò la fine di Mickey Rourke.

Insomma, fu una tragedia.

Ma, nonostante tutto, sono ancora Johnny il bello.

So che riderete e forse mi compatirete.

Purtroppo è la verità.

Non si può discutere in merito al mio carisma.

In merito agli altri mariti, invece, discutiamone eccome.innocenza infranta phoenix tyler83006526_10215532589490721_402458136650186752_o

1936219_122865744671_4608204_nAh ah.

Ancora mi parte la bussola ma perdonatemi. Ve lo dissi un paio di giorni fa. Quando sono innamorato, penso che i nichilisti de Il grande Lebowski vogliano tagliarmi l’uccello. Quindi, divento agitato.

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Dall’antro mesmerico del suo Principe imbattibile, soprattutto per sé stesso, Arthur Fleck/Joker dice la sua contro chi non amò il film di Todd Phillips e contro chi voleva sbatterlo al muro, cioè Maria Sharapova


20 Jan

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Sì, sono un battutista. Non lo sapevate?

Un mio amico su Facebook mi chiede se amo/i il tennis.

– Un tempo lo praticai dai dilettante. Ebbi pure i miei idoli, ovvero Pete Sampras, Boris Becker e quel matto di Andre Agassi. Comunque, in confronto ad Agassi, io sono John McEnroe. Ah ah.

Mi riesce però duro guardare le partite con le donne. Appena vedo Maria Sharapova, per esempio, ho voglia subito di arrivare al match point con la mia racchetta a colpi di dritto assai diretto e rovescio ficcante.

Non saprei però se farlo con lei a letto o sulla terra rossa come il Roland-Garros.

Comunque, il Grande Slam ci starebbe tutto con tanto di super slurp.

– Per quanto riguarda, invece, il Calcio?

– Lo praticai a livello agonistico. Adesso ne sono agnostico. Preferisco al credo calcistico, fare il Buffon con Ilaria D’Amico.

Sì, sono un pagliaccio.

Una volta, nel paese natio dei miei genitori, scommisi con una combriccola del paese che sarei riuscito a compiere mille palleggi in mezzo alla strada con la gente di passaggio che m’intralciò l’impresa.

Se avessi perso e la palla fosse cascata prima dei mille palleggi, avrei pagato loro la cena al ristorante.

Se avessi vinto io, per una settimana intera, loro mi avrebbero pagato la cena ogni sera.

Vinsi io e a loro cascarono le palle.

Tutto vero, non vi dico balle.

 

Ora, Joker è un capolavoro e Richard Jewell un gran bel film.

Arthur Fleck, quest’uomo macerato dalla solitudine, sprofondato nella melma dei suoi pensieri angosciosi, quest’uomo che vive angustiato da mille dubbi amletici e abita in una casa angusta.

Un uomo che sa che la società è ingiusta e non si sa se la nera sua vicina davvero se la gusti. Un uomo che spinge, che crepita nel livore delle sue ansietà profumate di candore. Poi esplode di tutto calore, dopo tanto esistenziale pallore, ma ancora una volta s’incula a causa del suo esagerato fervore.

Un uomo poco di sé sicuro che un po’ fa pena e molta paura, in verità è un mezzo genio a cui vollero rifilare una grossa, irrisarcibile, impagabile fregatura ma se lui ne fotte degli sgambetti e degli stronzi abietti.

Tirandosela falsamente da cazzone quando in verità ha un cervellone e anche qualcos’altro più dotato di tanti impotenti ignorantoni. Ah ah.

In questa società infetta ove impazzano gli inetti, ha ora solo da pensare che le uova, un tanto all’etto, costano sempre di più di anno in annetto.

Le donne lo cercano per via del suo fascino affascinante da uomo melanconico aitante eppur sanamente inquietante, gli uomini vorrebbero smascherarlo ma, di suo, Joker gigioneggia a tutt’andare con far brillante e occhio languido assai ammiccante.

A dirla tutta, questa vita fu una stronzata. Tanto vale allora trovare un blues brother e fare del casino sino a notte tarda.

Adesso, si è fatto tardi mentre tu, tardo, al solito non fai un cazzo e odi gli altri, lanciando loro solo offese innocue come un bambino coi petardi.

Per quanto mi riguarda, puoi anche fartene tante.

Ma, se ancora insulterai in maniera gratuita e arrogante, ricorda anche che altrettante ne prenderai e, solo davanti a me al buio, te la farai subito nelle mutande.

Sono infatti stanco dei dementi, degli psicopatici e di quelli che dicono agli altri come si sta al mondo con prosopopea da rincoglioniti fintamente sapidi e, invero, ridicoli solo a guardarli.Maria+Sharapova+Previews+Championships+Wimbledon+8jzO2wQf3zUl

 

 

 

di Stefano Falotico

 

JOKER sbaraglia tutti alle nomination(s) Oscar ma Murray Franklin è ora arrabbiato


13 Jan

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Sì, De Niro è stato escluso sia per Joker che per The Irishman, i film più nominati per la nuova edizione degli Oscar.

Comunque, è stato candidato come produttore… ah, bella presa per il culo. Leonardo DiCaprio di Titanic manco per quello fu…

Fatto sta che è stata un’ottima annata per Bob. A giorni, vedremo il trailer italiano di Nonno, questa volta è guerra!

Le sue fortissime dichiarazioni contro Trump devono aver pregiudicato la sua mancata nomination?

No, sennò pure Joker, film anti-trumpiano per eccellenza, sarebbe rimasto fuori.

Pioggia di candidature anche per la stronzata di Tarantino. Sono felice per Anthony Hopkins ma vincerà Brad Pitt. Insomma, stanotte ho una stella da spolverare meglio di voi, brutte statuine. Da cui il detto, dalle stelle alle stalle e dunque allo stallone, poi di nuovo coglione con faccia da bambagione su barbetta incolta da volpone, cari papponi. Poiché il Falò ringiovanisce come Benjamin Button e ha il suo perché come “controfigura” del cazzo nei riguardi di tutti i suoi ignobili assalitori.

E, con fascino poliedrico da Colin Farrell di Miami Vice della periferia bolognese, il Falò ammicca e ammalia con sopracciglia che sanno ballare il ritmo romantico del dolce (t)rombarvi. Il Falò, uomo fumettistico, imparagonabile a ogni supereroe in quanto i supereroi sono finti e lui invece è vero, in carne e ossa. Donne, toccate per credere. Uomini miscredenti, eh sì, il Falò spinge. A volte è incurabile, talvolta inculabile, altre volte se ne fotte. Tornando a Bob De Niro. La sua ultima nomination, prima di morire, come Best Actor, rimarrà forse quella per Cape Fear. Presto, girerà un altro film di Scorsese con DiCaprio, ovvero Killers of the Flower Moon. Ma avrà un ruolo da co-protagonista. Pensiamo, per esempio, a C’era una volta in America. Per colpa di quel testa di cazzo del produttore Arnon Milchian (che comunque poi si rifece con Heat, capolavoro senz’alcuna candidatura, bello schifo…), il quale ebbe la folle pensata di tagliarlo per la versione americana, l’opera magna di Leone fu totalmente snobbata. Io avrei candidato De Niro agli Oscar come non protagonista per Mean StreetsAngel Heart e The Untouchables. In questo caso, fu Sean Connery a cuccarsi la statuetta. Altro scandalo! Sean Connery, un solo Oscar come non protagonista! E nessun’altra candidatura?! Manco di striscio mai lo cagarono.

Sto scherzando? No, andate a controllare. Avrei inoltre candidato De Niro per Mission, per Casinò, per Re per una notte. E torniamo dunque a Joker. Sì, gli Oscar, per lo stesso discorso appena fattovi in merito alle assurde esclusioni di De Niro, non dicono, alla fin fine, nulla. Rimane però il fatto che molta gente parla di Cinema senza saperne una beneamata minchia. Dissero, per esempio, che Joker ha una brutta colonna sonora, una fotografia di merda e un montaggio orribile. Abbiamo visto… I soliti snob diranno che Joker ha ottenuto così tante candidature perché gli Oscar sono commerciali. È soltanto parzialmente vero. Avengers: Endgame? Una sola nomination… ah ah.

Stimo tantissimo Todd Phillips, infine. La sua dichiarazione in merito alla mental illness fu di un coraggio assoluto. Disse che, se una persona soffre di una malattia fisica, la gente capisce. Se invece una persona soffre di un disturbo di natura psichica, la gente, oltre a emarginarla, la ricatta pure.

Finché non arriva qualcosa d’inaspettato che lascia tutti tramortiti, di una potenza immane come la prova di Phoenix. Joker, capolavoro! Joker non è Cinema puerile, non è un film per ragazzini, è semplicemente tutto ciò che andava detto, filmato, sbattuto in faccia. Contro l’ipocrisia, contro una società di rimbambiti, di giovani già vecchi, bulli e fascisti. Il Principe della notte balla al plenilunio, morbidamente avvolto dal suo magnetismo poiché non è più ora per fare i simpatici e raccontarsi barzellette.

di Stefano Falotico

Dopo le nomination agli Screen Actors Guild Awards, abbiamo assistito a un altro ribaltone per la gara agli Oscar come miglior attore


11 Dec

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Ancora una volta, dopo la mancata candidatura ai Golden Globe, Robert De Niro di The Irishman, è stato spaventosamente escluso.

Alquanto raccapricciante. Sebbene forse, in questo caso, ricevendo il premio alla carriera, i votanti degli Screen… avranno optato per un altro nome da inserire nella cinquina dei candidati.

Scegliendo proprio Leo DiCaprio del film di Tarantino. Leo, a sua volta, consegnerà a De Niro stesso l’achievement award.

Le esclusioni “note” stavolta sono veramente imbarazzanti. Oltre a De Niro, è rimasto fuori dai giochi anche Antonio Banderas di Dolor y gloria.

Cioè, l’ha preso in quel posto.

A farcela a piazzarsi, eh già, è stato Taron Egerton di Rocketman.

Una risalita pazzesca. Nessuno avrebbe immaginato che potesse arrivare a tanto.

A quanto pare, gli americani sono andati giù di testa per la performance di Christian Bale di Le Mans ‘66.

Solamente Peter Travers e pochi altri son ancora convinti che Bob possa essere nominato alla statuetta degli Academy.

Mentre tutti sembrano oramai sicuri che a vincere l’Oscar come miglior attore sarà Adam Driver.

Incredibile anche questo. Negli ultimi giorni, il magnifico, irraggiungibile Joaquin Phoenix di Joker è stato infatti paurosamente scalzato, in “graduatoria”, da Driver.

Veramente assurdo.

Gli Oscar, si sa, sono spesso politicizzati.

Non devono essere affatto piaciute le dichiarazioni, sempre più potenti e cattive, di De Niro riguardo Donald Trump. E, ovviamente, Joker è un film scomodo per i capitalisti-edonisti del cazzo.

Molti statunitensi sono repubblicani. Di conseguenza anche i membri delle varie e più importanti associazioni cinematografiche adibite a nominare e ad assegnare i premi stessi.

Nel frattempo, finalmente qualcuno s’è deciso a distribuire Nonno, questa volta è guerra.

Il film di Tim Hill, con De Niro, sarà diffuso nei cinema italiani a partire dai primi di Marzo del prossimo anno, per merito della Notorious Pictures.

E questo è quanto, insomma, uno schifo.

di Stefano Falotico

Non criticate a priori i cinecomic, Joker e The Punisher sono dei capolavori


18 Nov

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Sì, copio-incollo qui l’opinione dell’utente Antisistema di FilmTv.it che rispose in merito a un mio post sulle splendide gambe accarezzabili di Saoirse Ronan. Donna dolcissima che sa come allupare perfino Hugh Jackman. Uno che, con un fisico così, fa finta di non degnare Saoirse, troppo “bimba” per lui.

Ma lei, per l’appunto, scoscia e Logan, a quel punto, perde forse il pelo (sullo stomaco, no, è glabro) ma non il vizio e giocosamente la infilza, prima offrendole una pizza Margherita e poi condendola con delle olive oleose con tanto di salame piccante.

«Essendo esseri umani, ognuno di noi percepisce la realtà attraverso i propri sensi e da un punto di vista differente da quello altrui, senza contare che, una volta percepiti gli stimoli esterni, ognuno di noi li elabora attraverso il proprio vissuto, cultura, estrazione sociale, sensibilità personale, ideologia etc

Alla cosiddetta oggettività credo poco, infatti nelle mie recensioni non troverai mai tale parola. Reputo impossibile, per l’essere umano, estraniarsi totalmente da sé stesso. I registi che sono considerati grandi, è perché ci sono stati alcuni critici che grazie alla loro autorevolezza motivazionale hanno coagulato, intorno a loro stessi, molte soggettività concordi, grazie alle loro argomentazioni.
Dire che un film è capolavoro perché lo dice la “massa” mi sembra un’argomentazione debole e che non tiene conto della propria persona.

Con Scorsese noto che c’è astio da parte di certa Critica per il suo giudizio sul genere cinefumetto.

Lì ha sparato una scemenza perché pretende di sostenere, in base a non so cosa, che il cinefumetto è un genere di serie B e non è artistico, non concordo.

Non è il genere che fa l’artista, ma la sua politica, cioè l’insieme del suo stile, contenuti, temi e vezzi registici ripetuti film dopo film.

Scorsese e Coppola avrebbero dovuto attaccare il sistema produttivo che impedisce qualsiasi libertà ai registi, il cinefumetto con la formula Marvel, preconfezionata e televisiva, non potrà mai ambire a qualcosa di più».

 

Ecco, nonostante una certa acredine fra me e questo utente, credo che lui concordi su questo: Hugh Jackman e Saoirse Ronan sarebbero una coppia bellissima.

Poi su Radio Deejay, oggi pomeriggio, un’esperta di animali… ha sfatato il detto secondo cui il lupo solitario sia feroce e sbrani gli uomini.

Di solito, lo fa in branco. Anzi a detta di lei, il lupo, anche in gruppo, rarissimamente attacca l’uomo.

Secondo infatti i suoi dati statistici, il lupo affamato di carne umana non è mai davvero esistito.

Quindi, il film The Grey con Liam Neeson è una stronzata.

Sì, la leggenda del lupo mannaro, secondo l’esimio parere di quest’eminente studiosa dei lupi, deriva erroneamente dalla favola nera di Cappuccetto Rosso.

Anzi, come ben so io e sanno anche gli amanti delle favole, non so se le amanti pure delle fave, la fiaba di Cappuccetto Rosso è una metafora ove il lupo incarna semplicemente il maniaco sessuale che attenta alla verginità delle ragazze indifese.

Lo insegna perfino lo stesso Scorsese col suo Max Cady7De Niro di Cape Fear nella scena della finta audizione a Juliette Lewis.

Secondo l’esperta del comportamento lupesco, i lupi sarebbero addirittura più docili dei pastori tedeschi.

Detti, per l’appunto, cani lupo in maniera del tutto sbagliata.

Sì, è più facile che un pastore tedesco, cioè un nazista delle valli germaniche, sbrani un uomo, piuttosto che un lupo d.o.c. metta a pecora una ragazza ancora d’immacolata lana pura.

Il lupo è di per sé un coglione. Per modo di dire…

Si trascura, si lascia crescere la barba e forse, anziché unirsi al gregge di pecoroni, detto altresì branco di bulli, fa il Joker della situazione.

È un bell’uomo come Joaquin Phoenix ma, a causa delle sue inguaribili melanconie e della sua atavica depressione bestiale, cammina tutto gobbo per una città piovosa e spettrale come Gotham City.

Un tempo, quand’era piccolo, faceva ridere gli adulti poiché pareva Sbirulino.

Oggi invece lo deridono perché non neanche più apparire come un cretino.

No, è infatti troppo intelligente per credere alla balla secondo cui sarebbe schizofrenico quando si trova con una mente così e con questo bel faccino.

Insomma, è praticamente Sylvester Stallone di Sorvegliato speciale.

– Stefano, cosa vorresti dire con questo?

– Quello che ho detto.

 

Fra l’altro, Stallone in questo succitato film si chiama Frank Leone. E non è certamente quello di Cop Land.

Cioè, morale della favola, non so se nera, ad alcune persone, i direttori sadici del sistema non vogliono permettere che esse volino liberi.

Perché sono troppo forti e invece è meglio che i leoni rimangano in gabbia.

Altrimenti, l’invidia potrebbe essere troppo alta verso persone con qualità superiori alla media.

Dinanzi però alla verità, solo il villain più scemo continuerebbe nei giochi (in)castranti assai infantili.

Purtroppo, “cattivi” così imbecilli esistono ma, parimenti, esistono anche stronzi ancora peggiori di tali idioti.

Sì, a me piace di più un altro Frank, Frank Castle.

Comunque, a differenza di Jon Bernthal, non ho intenti vendicativi nei confronti del mio Billy Russo di turno. È sufficientemente ebete da essere già morto, soprattutto nell’anima, da solo.

Trattasi di verme da strapazzo, di spaventapasseri, anzi di “spaventa passere”. Personaggio alquanto ignobile che continua ad affibbiarmi, per puro sfregio, la patente di matto e demente.

Sì, secondo lui, io sono Alex di Arancia meccanica, sì, il signor Malcolm McDowell. Quando è però in vena di complimenti, sostiene semplicemente che io sia Tyler Mine/Michael Myers del remake di Halloween, firmato da Rob Zombie. Affermando però che sarei curabile se m’affidassi allo psichiatra di questo film.

È sempre McDowell? Bravi, vedo che ancora non siete degli zombi viventi e, se vedete Sheri Moon, possedete nei vostri ormoni l’istinto ululante da Wolfman.

Bene, continuiamo così.

Sì, il mio Billy Russo in verità ha grande stima di me. Gli piace prendermi per il culo, tutto qui.

Cosicché, sin da quando avevo 14 anni, va a dire in giro che io soffra, per l’appunto, di demenza.

E che, se guardo il film Brivido, unica regia di Stephen King, a suo avviso, io non capisca nulla di questa pellicola e non possa nemmeno apprezzare la musica degli AC/DC perché sono diventato il leader di tale band, un altro Malcolm, però (non) Young, nei suoi ultimi anni di vita.

Secondo Wikipedia, la demenza è sinteticamente così stata definita: la demenza è un disturbo acquisito su base organica delle funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite: memoria (a breve e a lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità criticalinguaggio, orientamento spazio-temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile.

 

Sì, in effetti mi riconosco nella diagnosi. Essendo già molto oltre rispetto ai miei coetanei, i quali, anziché ammirare Marliece Andrada di Baywatch, giocavano a Doom e a Duke Nukem 3D, per non apparire il “bagnino” della situazione, mi accodai ai suddetti imbecilli. Fanatici di puttanate come Indipendence Day e Fuoco assassino. Che cazzo potevo fare? Soldi non li avevo per andare in California e, anche se li avessi avuti, Marliece non me l’avrebbe data. All’epoca io ero minorenne, lei no. La legge statunitense è molto chiara riguardo la pedofilia. Costoro, compreso ovviamente il nerd per antonomasia a capo della congrega di handicappati, cioè Billy Russo, reputarono me stupido poiché, ribadisco, anziché sognare Nicole Kidman, sì, giocando a Broken Sword, ah ah, fui molto onesto con me stesso e mi ritirai a vita privata, tirandomene tante. Peccato che loro questo non l’abbiano mai saputo e si trattò dunque di un equivoco di proporzioni tragicomiche mai viste. Per farla breve, Billy Russo continua ora a stupirsi di me, scioccato, quando mi vede o ascolta nei miei video su YouTube. Della serie: ah, ma allora questo Russo se la russa proprio, è più tonto di quello che credevo. Ora scusate, devo ordinare il nuovo film con Karla Kush da adultdvdempire.com.

– Cosa? Cosa? Cosa? Ma non ti vergogni? Alla tua età?

– No, assolutamente. Tu piuttosto dovresti vergognarti. Alle soglie del 2020, credi ancora nel matrimonio.

– Che vorresti dire?

– Che sei un demente, ecco cosa voglio dire.

– Perché mai?

– Scusa, il mondo è formato da miliardi di donne. Che senso ha una vita passata solo con una che insegna Latino e Greco ma, sostanzialmente, sa cucinare solo le linguine allo scoglio? Una vita di mer.

– Sì, ci può stare. Ma non capisco. Allora perché compri i film pornografici anziché andare con le donne vere?

– Le donne vere non esistono. Esiste solo l’invenzione della Madonna. Che la Madonna v’accumpagni.

 

Insomma, io non mi smentisco. Buona vita Italia e, mi raccomando, chi vincerà lo Scudetto quest’anno? La GIUVENTUS? Chi ha fatto goal contro l’Armenia? CHIESA? Che Belpaese Immobile.

 

 

di Stefano Falotico

JOKER: la sua plusvalenza nella società odierna e l’ignoranza del retropensiero degli uomini di panza


15 Nov

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Ora, chiariamoci, bambagioni e leggeri sempliciotti, detti gianduiotti. Dovete avere la pancia assai pienotta per pensare che, alla soglia del 2020, possa esistere ancora un inconfutabile status quo.

No, non usai a sproposito il termine plusvalenza. Di solito, dicesi, no, dicasi e trattasi di termine utilizzato in linguaggio economico e non cinematografico.

Secondo i titoli di Borsa, la plusvalenza è l’incremento di valore.

Dunque, in modo falotico e metaforico, adotto altresì questo termine, miei uomini abietti e bigotti, pieni forse di lingotti e il cui unico divertimento è mangiare panzerotti e prendere a botte quelle che considerate delle mignotte, per affermare in totale orgoglio che Joker è un capolavoro dai molteplici valori che cresceranno smisuratamente nel corso del tempo e accresceranno giustamente la sua nomea di film insignito, in modo sacrosanto, del Leone d’oro.

In Italia, dopo l’iniziale clamore e le sperticate lodi riservategli post-Festival di Venezia, Joker, a livello prettamente critico, precipitò nelle quotazioni dell’intellighenzia, a mio avviso assai poco accorta, avveduta e intelligente.

Sì, dopo l’esplosione di apprezzamenti a iosa, in Italia, molti sedicenti intellettuali d’infima categoria retriva, aderendo alle critiche poco lusinghiere ricevute da Joker oltreoceano da parte della Destra formata dai repubblicani conservatori, s’allinearono a questo stupido, poco innovativo pensiero comune da untori.

Pericoloso e fallace. Poiché, come sappiamo, Joker dice, anzi urla in maniera irosa e senza fronzoli molte verità che molta gente ancora, peccando di miserabile indifferenza e stantia ipocrisia atta, per l’appunto, a mantenere saldi i finti valori di un’insana, agiata, pigramente adattata borghesia, non vuole assolutamente sentire.

Michael Moore, nella sua disamina invereconda e tosta, fu molto chiaro invece riguardo i reali meriti di Joker, azzardando perfino nel paragonarlo a un capodopera che non ha nulla da invidiare alle opere di Stanley Kubrick. Soprattutto, facendo implicito eppur al contempo ineludibile riferimento ad Arancia meccanica.

Sì, Michael ebbe e ha ragione. Non voglio altrimenti ascoltare pareri discordi, quindi contrastanti e oserei dire guastanti l’unicità di tale masterpiece a sé stante, riguardo tale sua affermazione apodittica, miei catto-borghesi ancora legati a vetusti stili di vita falliti e stanchi.

Francesco Alò stroncò, con immonda superficialità, The Irishman e io lo licenzierei in tronco per tale sua video-recensione immediatamente da mettere al rogo in modo fulmineamente bruciante.

Ma su Joker fu lungimirante e illuminato come un Falò. Ah ah.

Andando a par(l)are sanamente, nella sua lunga esegesi, addirittura sul welfare.

Sì, come dico io, chi ha i soldi e dunque vive nel Paese dei Balocchi, eh già, si scompiscia di risate nel prendere per il popò, di sfottò, chi possiede invece saggi occhi ed è perciò un mitico Pinocchio.

Pinocchio seppe, fin dapprincipio, che si può essere principi nell’anima ma, senza una lira, si finisce nel ventre della balena e poi non riesci a pagarti nemmeno una scatoletta di tonno.

Ah ah.

Sì, è per colpa di te, moralista vecchietto, oh, mio italiano medio-basso come Geppetto, se i giovani sono nella mer(da).

Poiché i PD-idioti garantirono ai giovani la Terra Promessa ma seppero solo realizzare programmi politici con Tiziana Panella.

Una che di cosce è indubbiamente molto bella ma che, ogni pomeriggio, al di là delle sue fenomenali scosciate, ci propone e propina le solite litanie, sempre le stesse nenie, puntualmente la stessa retorica liturgia, intervallata solamente dalla sua gamba Sinistra che incrocia la caviglia destrorsa da cavallona che, con tutta probabilità, essendo faziosa a morte, adora pure Fabio Fazio e quest’Italietta rimasta ferma a Eros Ramazzotti e all’amaro Montenegro.

Ah ah.

L’altra sera, Salvini fu in Piazza Maggiore a Bologna. E i bolognesi, finto-comunisti, anziché recarsi in piazza per urlargli che è un incosciente pazzo, salirono su palazzo Re Enzo per scattarsi selfie con tanto di panorama della folla gremita.

Questa gente, insomma, si professa di Sinistra ma vuole, per l’appunto ipocritamente, solamente sindacare e stare lassù, nei piani alti, come il sindaco.

Qui a Bologna siamo pieni di maschere finte, parimenti bugiarde come il dottor Balanzone.

Uno che si spaccia per erudito, raffinato, coltissimo e sapiente ma, in verità, non soltanto non conosce Roma e dunque La Sapienza, ma non fece mai l’amore nemmeno con Giulia Sapienti.

Io sì, Giulia lo sa e io, come Gianni Togni, rimango un personaggio da circo perché mi piace pure la figlia di Moira Orfei.

Sì, in passato vissi di fantasie e fui considerato un lebbroso come Arthur Fleck, fui talmente depresso che la gente pensò che soffrissi di qualche distrofia muscolare come Elephant Man.

Fui considerato un meno(a)amato come Sly Stallone di Cop Land, ovvero un pachiderma sordo, tonto e sognatore che, come dice Harvey Keitel lo stronzo, credette che davvero la canzone We Are the World fosse un’ode ecumenicamente realistica.

Sì, infatti lo è, ah ah. Ma se io non andai mai a letto con la mia Annabella Sciorra è solo, solo come un cane perché sapevo che lei, apparentemente così dolce, in verità vi dico che se la fece, che fece, non soltanto con Peter Berg, bensì persino col produttore, ovvero Harvey Weinstein.

Ah ah.

Su Joker, fratelli della congrega, sentii stronzate micidiali.

Mi toccò, no, Annabella non mi toccò ma, guardandomi così derelitto, se le toccò perché si dimostrò, in tale occasione, donna con le palle, anziché un’ipocrita, bastarda vigliacca, ah ah… dicevo, se la toccò, ohibò, no, sto cercando lavoro sul celeberrimo, felsineo Mercatino di Annunci Gratuiti, Il Bo, no…

Dicevo, mi toccò pur udire che Joker è un film senza stile, dunque pure brutto, cioè una merdata, a livello tecnico.

Quest’oscenità non fu cagata da gente del liceo, bensì dai più imbecilli degli istituti tecnici.

Ho detto tutto.

Ebbene, Joker verrà candidato all’Oscar, oltre che per l’interpretazione da Magistrale, no, magistrale e basta, oltre un livello puramente (da) professionale, ah ah, di Joaquin Phoenix, in particolar modo per le categorie tecniche, vale a dire montaggio, fotografia, sonoro e chi più ne ha più ne metta.

Sì, amici, mettetele tutte qua sul letto e io penserò a (s)truccarle. Ah ah. Con me si sciolgono e ogni loro imbroglio da professoresse falsamente crocerossine, eh sì, io disinfetterò, smacchiandole con l’alcool e poi macchiandole in cul’. Ubriacandole di amore così tanto che impazziranno e dovranno ricoverarle per colpa della loro febbre a 90°.

Basta, infermieri, tenetemi fermo, voglio restare infermo. Facciamo tutti del casino. Che avvenga in casina, in cascina o in cantina, non c’importa che si chiami Tina ma basta che si chini.

Sì, siamo stufi della varechina. Vogliamo anche una valchiria.

Ecco, ora sto esagerando. Sì, adesso potete darmi un calmante.

Preferisco, se voleste essere così cortesi d’accordarmelo, un Valium. Non ficcatemi in bocca dei neurolettici, sennò chiamerò io la neuro e vi legheranno al letto.

Ah ah.

Ecco, questo mio scritto all’apparenza potrà sembrare una stronzata, la classica faloticata. Quindi, penserete che io sia impazzito nuovamente.

No, siete in malafede. Voi pensate malissimo, il vostro pensiero riposto crede che io non stia composto e vada ancora ristrutturato. Impostori!

È una società destrutturata, scomposta, insomma, ora vanno messi tutti ai loro posti.

Non esiste più il posto fisso, fissa di una generazione andata a puttane.

Vogliamo essere salariati e non più angariati, non vogliamo più pen(s)arla come le cariatidi, bensì la pellaccia venderemo cara.

Eh sì, mi sa che, continuando con questa società (s)fatta d’iniquità, dovremo darlo via, esattamente sui viali.

E dire che c’è gente che mangia il caviale e che, per l’appunto, Tiziana Panella è così figa e vogliosa che non sarebbe soddisfatta neppure da un cavallo.

Oddio, che cazzo ho detto?!

Oddio, chiedo perdono. Ma almeno prima, dall’alto dei cieli, il Padreterno mi dia per borghesia, no, per cortesia, un edilizio condono.

Dammi, iddio, anche un Condom perché chiesi al mio vicino di casa, un normale condomino, di darmelo ma è da an(n)i che se lo fa e non ha mai tempo nemmeno per ficcarlo in quel posto alla moglie.

Insomma, siamo fottuti.

Dapprima a sangue sfottuti, quindi cornuti, mazziati ed evviva Anna Mazzamauro.

È sempre stata un cesso ma almeno, a differenza di queste attricette tanto belline ma incapaci, non recitò con attori water come Nudo Walter.

Recitò con Paolo Villaggio. Uno a cui non avresti dato nulla perché, a prima vista, poteva sembrare lo scemo di The Village.

Cioè Adrien Brody, invero Il pianista.

W la follia, il folle incita la folla. W Don Chisciotte, amico, dammi un altro Chinotto. Non ho però bisogno di un braccio destro leccaculo come Sancho Panza, bensì di uomini senza braccini corti.

Sì, il Falò è un uomo puro e lo dimostra questo post che scrissi precisamente un anno fa.

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di Stefano Falotico

HALLOWEEN: Venezia, la città del JOKER – Un racconto di Stefano Falotico e tutti a vedere THE IRISHMAN


01 Nov

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Dopo la parte divertente, ladies and gentlemen, dopo la mia brevissima esegesi su The Irishman, il pezzo forte.

Ovvero, un racconto di sublime fattura e melanconia pura.

Poiché, bambagioni, ricordate:

il Falotico sa essere battutista, grande autista e a volte nichilista, nei giorni no è un fancazzista, quando è triste diventa semi-autistico e sfodera espressioni da ebete come Ryan Gosling, ma è uomo nonostante tutto di carisma.

E scrittore trasformista. Che può servirvi una barzelletta da lui riscritta, recitata con far da poliedrico artista, ma anche un racconto gotico e al contempo barocco.

Il Falò non è un uomo ricco e, a differenza di quando fu infante, non è più riccio.

Eppure vive al di sopra di ogni squallido moralista, è un uomo iper-sensitivo che non ha bisogno di parlare come un qualsiasi deficiente logorroico e triste, sa porsi a un concettuale livello della realtà da lasciare annichiliti tutti col solo potere dei suoi denti ingialliti e del suo fascino da uomo giammai finto né ancora coi capelli tinti.

Non lo fate incazzare, pensando che sia un coglione perché, altrimenti, da apparente quasi handicappato, diventa qualcosa che nessuno aveva previsto.

Venezia, la città del Joker

Come molti di voi, cinefili appassionati e amanti della più roboante, fulgida Settima Arte smagliante, sapranno, alla 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, fu presentato Joker con Joaquin Phoenix.

Ecco, io fui tra i fortunati ad assistere all’anteprima stampa di tale magnifica pellicola giustamente incensata dalla critica, già amatissima dal pubblico e in vivida, squillante rampa di lancio per sbaragliare la concorrenza alla prossima edizione degli Oscar.

Poiché, dopo una fila interminabile, dopo un’attesa spasmodica di proporzioni disumane poiché, febbricitante ed eccitato, elettrizzato e ammantato dal sole furentemente abbacinante dell’ultimo cocente giorno d’agosto atmosfericamente assai rovente nel quale, di première mondiale molto eccitante, Joker fu proiettato, sudai accaldato e d’anima piacevolmente accalorata fra la calca degli spettatori allineati dietro le transenne ad aspettare che le maschere strappassero i nostri biglietti, fremendo nervosamente esaltato nell’essere già incoscientemente consapevole che avrei visionato un film immediatamente annettibile alla storia del cinema più emozionalmente sfolgorante e indimenticabilmente eterna, radiosamente conturbante.

Tanta mia infinita, sudata attesa non fu affatto delusa. E, a proiezione terminata, di Joker rimasi ipnoticamente estasiato.

Un capolavoro sostenuto da una superlativa prova attoriale di un Joaquin Phoenix monstre, spaventosamente bravo e, in ogni senso, paurosamente magnetico.

Capace d’infondere al suo personaggio tutte le imbattibili, malate afflizioni di cui innatamente soffrì imperituramente, capace di trasfondergli tutta l’esiziale sua dannazione tremenda, tutta la sua lancinante flagellazione atroce e la commovente disperazione di un uomo che, dopo un’immane solitudine sin troppo dolorosa, dopo tanti suoi romantici e al contempo disperati patimenti strazianti, risorse feroce, erigendosi nella gloria apoteotica d’una vendicativa rinascenza stupenda, furibonda, ambiguamente armonica e spietatamente catartica.

Finita la proiezione, dopo la standing ovation sacrosanta tributata a quest’epocale pellicola già storica, dopo il doveroso tributo riservato a questo fortissimo instant classic oramai già considerabile come un’indelebile pietra miliare meravigliosa, passeggiai in lungo e in largo per il Lido veneziano.

Dunque, ancora avvolto dall’alone del magico incanto trasmessomi nell’anima da tale pellicola straordinariamente romantica e vigorosamente stupefacente, a passo felpato, discretamente ritornai nella mia camera d’albergo.

M’assopii per molto tempo e, al mio risveglio, con mio sommo stupore m’accorsi che il tramonto già declinò nella cupezza spettrale della notte più fonda e ancestrale.

Al che, dopo essermi sciacquato il viso, dopo essermi adeguatamente pettinato e rassettato, con enorme compostezza ed energica spavalderia, uscii dalla mia camera per immergermi nuovamente tra le fioche luci intermittenti e sottili d’una notte veneziana misteriosamente tenebrosa. Che illuminò il mio cuore di nuovi, impennati, inaspettati, emozionali bagliori e onirici, esistenziali turbamenti imprevisti, accarezzandomi di soavi, tetri torpori e di delicatissimi, emotivi languori bellissimi.

La strada era assolutamente deserta. Come se fossi precipitato in un film di zombi ambientato in laguna.

Mi fermai a una fontanella e bevvi ogni goccia zampillante d’acqua limpidamente sgorgante, sorseggiandola fra le mie labbra insecchite dall’afa di quest’arida notte dai lineamenti mortiferi e poco raggianti.

Quindi, mi sedetti a una panchina. Situata nel mezzo di un parco desolato, avvolto dalle rifrangenze rarefatte dei raggi lunari mescolati alla flebile illuminazione di antichi, rustici fari.

Sprofondai nella più mistica contemplazione, rimembrando i miei inquietanti trascorsi. Rivivificandoli nel fulgore melanconico d’una sopravvenuta, mnemonica rinascenza fervida.

Poiché, nella leggera rievocazione del mio ondivago, turbinoso passato enigmatico, sentii accendersi dal profondo della mia anima fremente lo scalpitio e il potente vibrare d’ogni mio apparentemente appannato, dimenticato ricordo che credetti d’aver nel mio inconscio per sempre seppellito, d’aver sigillato e inconsapevolmente rimosso, d’aver segregato nel mio cuore inabissatosi nella più nera dimenticanza torpida. Imprigionato come fui tra gli anfratti ingannevoli dell’amnesia più criptica, obliante ogni mia addolorante ansia che però pensai d’aver definitivamente vinto nel mio spensierato presente sereno, poco rischioso e non più meschino, in verità ancora poco lindo.

Risentii, con vigore e vivissimo dolore, le emozioni persesi fra i meandri felici della mia apparente, attuale, immacolata lindezza cristallina, rivivendo immantinente, nel ricordo più a me ferente, i tempi assai bui in cui, invece, prima di evolvermi a ritrovata, sfavillante vita rigeneratasi, mi smarrii e angosciai come il personaggio di Joker, eclissandomi tristemente nel perpetuo, ectoplasmatico, mortificante tormento.

Oh sì, m’assonnai nel disincanto e nell’amarezza, trafitto da perenni, estenuanti dubbi amletici e avvinghiato da paure permanentemente preoccupanti.

Celandomi nel silenzio più terrificante, triste e agghiacciante.

Come Joker, son qui adesso a Venezia. Una Venezia deserta in cui non passa anima viva, rischiarata da un plenilunio fluorescente e luminosamente flebile, ai piedi d’una luna piena che coi suoi teneri, morbidi riflessi, ogni mia trascorsa sofferenza illanguidisce e coccola come un bambino allegro che ride, giocando col dondolo.

Infatti, alzando gli occhi al cielo, da lassù, questa luna gioconda vedo brillare e mi sembra che il suo volto ovale sia stranamente truccato dalla cosmesi decorativa dei suoi indistinguibili, luciferini, indistinti eppur profondi crateri che l’umanizzano in una parvenza da sinistro viso demoniaco simile a quello d’un pagliaccio scuramente ridente.

Qui, solo a Venezia, mi sento come il clown Joker, impallidito dall’era mia trascorsa in cui giacqui nella brace della mia insanabile ira primordiale che, dalle tenebre del mio passato a me stesso ignoto, sta forse armoniosamente corroborandosi e intonandosi alla maschera più vera del mio innato ribelle dannatamente sincero, sta dipingendomi nella svelata bellezza pindarica della mia anima colorita, pregna e intrisa di tante contradditorie, giuste emozioni variopinte, un’anima che, per troppo tempo, ingiustamente punendosi e colpevolizzandosi senz’alcuna ragione concreta, si dissipò nella tetraggine per colpa di tanti miei incontri sbagliati e a causa della viltà crudele di tanti amici infingardi e assurdamente maligni.

Qui, nello scroscio pacato della mia riagguantata acquiescenza, sulle rive della mia perennemente tormentata, mai terminata fanciullezza assai poco moderata, invero spesso molto opaca e da mille dubbi nella spensieratezza, da me dilapidata, amaramente obnubilatasi, rifletto sulla mia adolescenza oramai andata, soventemente dai bulli e dagli invidiosi scalfita e sbudellata, da me stesso bistrattata, destrutturata, oscurata, vilipesa e odiata, auto-ingannata o soltanto vigliaccamente stigmatizzata a causa solo della mia troppo verace, vivace e vorace, nevrotica ilarità smodata.

Cosicché, al tintinnare di questo primo sole di settembre, inebriato dalle mie invitte, intatte emozioni squinternate, penso che or andrò a cercare un bar ancora aperto, nonostante l’ora assai tarda.

Per bere un liscio caffè forse macchiato caldo come la mia anima nuda e cruda e la mia carnagione cangevole, oggi bianchissima, domani scura, come il mio carattere adesso fermo e deciso, in futuro ancora ballerino e poco sicuro, come la mia stramberia da uomo ex smidollato, permeato e adombrato da umori assai mutevoli e maculati.

Son un uomo fuggevole, a tratti amabile come la gustosa, estatica leggiadria d’una donna fascinosa col suo irresistibile profumo fragrante e dolcemente avviluppante.

Mi sento un commediante, un comico fallito, un uomo rinato, forse qui a Venezia il Joker reale, persino regale, sono io.

Lasciatemi dunque ammirare il mare adesso in burrasca e, ripensando alla follia inutile del mio disordinato, giullaresco, penoso passato, fate sì che pienamente comprenda che le tormente del mio essere stato naufrago della mia buffa esistenza sono solamente, ora che è finita la tempesta, sciocche inezie a cui porgere un sorriso beffardo.

Poiché la vita di noi tutti è ridicolmente farsesca e siamo tutti dei Joker che aspettano l’onda vincente d’un grande sogno spumeggiante nell’alta marea infinita dei nostri mille, umanissimi abissi.

 

di Stefano Falotico

JOKER & THE IRISHMAN sono i due capolavori dell’anno, i film che valgono davvero tutta una vita


27 Oct

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Serata pallida, tendente al falotico e al fantasmatico, allineata al mio essere lunatico. Una serata contorta, arabesca come un racconto grottesco di Edgar Allan Poe.

Camminando per le strade di Castel San Pietro Terme, ho riflettuto sugli Oscar. Allupandomi nel prendere maggiormente coscienza che due dei miei attori preferiti in assoluto, ovvero i camaleontici e polivalenti Bob De Niro e Joaquin Phoenix, si contenderanno lo scettro di Best Actor. Rispettivamente per The Irishman Joker.

V’è però un terzo, inaspettato incomodo che, a detta degli allibratori statunitensi, potrebbe essere l’outsider numero uno, ovvero Adam Driver.

Secondo me, uno degli attori più insulsi della storia. Uno con le orecchie da Dumbo opportunamente dissimulate sotto una coltre di capelli lunghissimi, uno con la faccia anonima da ferrotranviere e autista di autobus. Paterson docet.

Invece, ci sarà Pattinson nel sequel di Joker? Mentre Zazie Beetz si riciclerà come emula di Halle Berry nei panni di Catwoman?

A proposito di De Niro/Murray Franklin, Todd Phillips lo resusciterà nel seguito, assegnandogli la parte del maggiordomo di Batman?

Sì, lo vedrei bene. Imbalsamato. A servire e riverire Robert Pattinson. Uno che, dopo Twilight, non avresti mai creduto che un giorno avrebbe lavorato con David Cronenberg e col regista della trilogia del Cavaliere oscuro, Christopher Nolan. Un regista che comunque è più sopravvalutato di Jennifer Lopez.

La Lopez, indubbiamente, è una bella donna. Ma, secondo me, le puzzano i piedi. È un mio sentore, scusate.

Poi, ve lo vedete uno come me con una tamarra di origini portoricane a ballare la salsa della maionese da lei gettatami addosso in un orgasmo allo zabaione?

Sì, J. Lo mi ha sempre dato l’impressione di essere una che fa all’amore in maniera gastronomica. Una donna dai buoni polpacci che, mentre amoreggi con lei, ti chiede di pazientare un attimo perché deve magnare, fra un bacio e l’altro, una polpetta al sugo.

Insomma, sono un esteta, un uomo di gusto che disgusta una così.

Assomiglio a Clint Eastwood di Debito di sangue. Un uomo col cuore di una donna.

Dunque, non mi vedo proprio assieme a una come la Lopez. Oltre al suo culo, che puoi avere? Le serate delle movide con gente che sbraita in un discopub con le patate in mano e sguardi arrapati da uomini sanguigni dai coloriti al ketchup poiché, tutti accalorati, ballano una danza latinoamericana con una fruttivendola raccattata al mercato delle sguattere? Il cui massimo interesse è cucinare saporitamente una pizza capricciosa c’a pummarola ’ncoppa? La cui più approfondita lettura sono i prezzi dei fagioli Borlotti sui volantini della Coop?

Ma per piacere.

Mi spiace dirlo. Più ritorno nella realtà, più divento apatico. È quando me ne estraneo che vivo al top.

La gente è noiosa e prevedibile. Se non hai un lavoro, ti tratta da nano, se invece hai un lavoro da diecimila Euro al mese, ti tratta da stronzo.

Se stai con una come Jennifer Lopez, ti tratta da burino, se stai con Robert Pattinson, pensa che tu sia suo fratello di Good Time. Vale a dire Benny Safdie. Che in questo film, per l’appunto, recita la parte del ragazzo disturbato e tonto, nella vita reale è assieme al fratello non solo il regista del bellissimo suddetto film ma anche di Uncut Gems. Una delle pellicole meglio recensite della stagione. Con protagonista un altro che recita la parte dello scemo ma è in verità un mezzo genio.

Cioè il sottoscritto, ovvero Adam Sandler. Ah ah.

Sì, da tempo immemorabile sulla mia persona è stato allestito un delirio da parte di gente certamente poco dotata.

Appena abbandonai il Liceo Scientifico, tutti pensarono che fossi affetto da qualche patologia mentale.

Semplicemente perché cominciai a innamorarmi del Cinema di Martin Scorsese. E, mentre i miei coetanei giocavano agli “sparatutto”, ascoltando gli Oasis e sognando di fare sesso con Stella Martina, io me ne stavo in casa a registrare tutti i film con Maruschka Detmers, Sophie Marceau ed Erika Anderson di Zandalee.

Ora ho fatto passi in avanti, non vi preoccupate.

Sono cresciuto. Ho la casa invasa dai dvd dei film con Kendra Lust, Brandi Love, Lena Paul, Karla Kush.

Le mie preferite comunque rimangono le quasi pensionate e stagionate sorelle Ashley e Angel Long, Sammie Rhodes e Kaylynn.

Sì, passeggiando per Castel San Pietro Terme, m’è scesa una profonda tristezza. Ho visto tante coppie sposate, mano nella mano, uscire dal cinema Jolly ove proiettavano Joker.

E mi sono chiesto: domani che sarà domenica, faranno un picnic alle pendici di un’altra città medioevale?

Con lui che, fra un toast e un panino con la “mortazza”, si ecciterà nell’ascoltare alla radiolina il campionato di serie A e lei che, annoiata dal suo comportamento menefreghista, tentando di scacciare la frustrazione nel sapere che, il mattino dopo, dovrà ricevere il mobbing dei suoi colleghi di lavoro, si “sintonizzerà” su Instagram per inserire commenti sgarbati alle attrici di Hollywood?

Del tipo: sono più bella io, troia!

 

Poi, nella lunga camminata, ho avvistato una coppietta di fidanzatini. Lui pareva un castrato da genitori che lo vogliono avvocato, lei sembrava uscita da Westworld.

Dinanzi a tale umanità agghiacciante, ho recitato ad alta voce tutti i pezzi migliori dei miei libri.

Consapevole che, di fronte a un mondo di cerebrolesi e lobotomizzati, neanche la psichiatria potrà salvarli dalla mediocrità. Anzi, peggioreranno pure.

Assumeranno farmaci portatori di “benessere”. E passeranno la vita a urlare che Martin Scorsese è un genio quando di Scorsese hanno visto solo The Wolf of Wall Street. Che è il suo film più brutto.

Ma non perdiamoci dietro agli stupidi.

Sono sempre più convinto di essere Jude Law di The Young e The New Pope.

Anche chi sta imparando a conoscermi n’è sempre più convinto.

So che può apparire irrazionale tutto ciò e mi darete del matto.

Ma come vi spiegate che, due giorni prima della morte di Ayrton Senna al circuito di Imola, io profetizzai la sua morte?

Così come vaticinai che Joker avrebbe vinto il Leone d’oro un anno prima di vincerlo quando tutti sostenevano che sarebbe stato una stronzata, scegliendo invece come nome del mio canale YouTube proprio JOKER Marino?

Non esistono spiegazioni razionali per tutto questo.

Esistono, va ammesso, persone diverse, sensitive, forse figlie di un altro mondo.

Ciò può turbare, scioccare, scandalizzare ma non ci sono spiegazioni scientifiche che tengano.

 

di Stefano Falotico

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JOKER è stato ospite di “Live – Non è la d’Urso”, esibendosi nell’imitazione di Federico Frusciante, Andrea Roncato, Maurizio Costanzo e Max Cady/De Niro


25 Oct

juliette lewis cape fear

Come no?

Non mi credete?

L’ho visto oggi pomeriggio. No, non era al Murray Franklin Show, bensì dalla regina dei piagnistei in diretta. Ovvero la Barbarona nazionale. Donna che non vede l’ora che qualcuno perda tutto e diventi barbone per aumentare l’audience, fingendo compassione catodica.

Con tutti i maschi italici che, dopo aver ammirato, bavosi, le cosce di Tiziana Panella su Tagadà, si redimono, cambiando canale e sintonizzandosi su Canale 5.

Non ci sarebbe niente di male. Tiziana è bella, ha una voce sgraziata ma per il resto può passare in seconda serata dopo un film alla “volemose bene” di Giovanni Veronesi.

Sì, Tiziana la vedrei bene in un softcore trasmesso da qualche locale emittente televisiva. Insomma, la Shannon milf Tweed italiana.

Però io sono perdonabile, non sono sposato. Molti di voi, invece, portano l’anello sull’anulare.

Quindi, miei guardoni, non fate poi del voyeurismo moralistico, recitando la parte dei preti nel simpatizzare per i poveri derelitti e reietti, freak e sfigati vari, per i patetici, speciali casi umani e penosi, per gli involontari protagonisti di storie più inquietanti del film capolavoro di Todd Phillips, che sfilano (certamente non in passerella da Festival di Venezia) nella galleria di mostruosità che la vostra società edonistica, a causa delle immani, ingiuste iniquità socio-economiche, ha partorito.

Sì, gli ipocriti non li sopporto. Sono le classiche cosiddette brave personcine che ogni domenica intingono la manina nell’acqua benedetta e, il mattino dopo, si credono maledetti solo perché amano Joker col conto in banca di Maurizio Costanzo.

Si capisce, basta indossare la maschera e il trucco è rifilato di fregatura ficcatavi. Pensate alla salute!

Una volta, Corrado presentava Il pranzo è servito, poi avete regalato pure i funerali di Stato a mr. Allegria, Mike Bongiorno.

Quando è morto Gianni Boncompagni, tutta la Roma “bene” s’è mobilitata con tanto di sua ex storica, bellissima fiamma, oserei dire, tricolore, Isabella Ferrari.

D’altronde, chi non vuole nella vita avere un’Isabella, ascoltare Drake ed essere il commendatore di Maranello, miei cicciobelli? Ah ah.

La grande bellezza!

Ora, anni fa è morto Lucio Dalla, idolo dei bolognesi. A Bologna dicono che sia stato un grande poeta, cantore-cantante degli ultimi, dei deboli e degli indifesi.

Sì, però ogni domenica pomeriggio, quando il Bologna Football Club giocava in casa, era in tribuna allo stadio Renato Dall’Ara. Con tanto di abbonamento prepagato dal sindaco in pectore!

E, se il Bologna perdeva, assieme a Ron gridava: ride bene chi ride ultimo!

Ah ah.

 

Ah, adesso abbiamo Vincenzo Merola, sempre meglio di Mario Merola, comunque un uomo vero. Anzi verace.

Comunque, non molti lo sanno ma io sì… Scott Silver e Phillips, sceneggiatori e regista di Joker, per allestire lo script dell’appena suddetta e sudata loro pellicola, non si sono ispirati soltanto a Taxi Driver e Re per una notte.

Hanno chiesto perfino i diritti della hit di Dalla, Attenti al lupo, per trasporre il testo di questa canzonetta celeberrima in ambiti metaforicamente cinematografici.

Da cui il detto lupus in fabula. Ah ah.

Eh sì, miei lupetti, pupacchiotti, pupacchione (termine dialettale per indicare una fanciulla bona), volponi, fringuelli, marmotte e uomini in cerca sempre di ricotta, mentre voi siete oramai cotti, io faccio il tragicomico e mi faccio pure pagare a cottimo.

Cioè, non guadagno quasi un cazzo. Poiché la gente mi chiede di scrivere come un matto ma mi paga assai meno di un’ospite della d’Urso. A proposito, alcuni siti mettono la d minuscola, altri la D di Domodossola. Ah ah.

Il quale, pur di avere i suoi 15 minutes di celebrità alla Andy Warhol, pur passando per disgraziato storico, dunque uomo assai stoico ma inevitabilmente stolto, va da Barbara a raccontare che, da quando è stato lasciato da sua moglie e ha perso il lavoro, è diventato Max Cady di Cape Fear.

Era troppo ingenuo e ha reagito all’ingiustizia in modo aggressivo e violento. Non sapeva esprimersi e, quando è stato indagato, sì, in effetti ha commesso il fatto, dunque il “fallo”, ma non aveva gli strumenti intellettivi per autodeterminarsi e adeguatamente difendersi.

Così, dopo aver perduto tutto, s’è truccato per non perdere almeno la faccia.

Insomma, un genio assoluto.

Vi saluto, dementi.

Anzi no.

Vasco Rossi è appena uscito con Se ti potessi dire.

Se potessi raccontarti per davvero le abitudini di cui non vado fiero,

le malinconie, le nostalgie perfino dei rimpianti per le cose che se avessi adesso ancora

qui davanti,

le rifarei.

Eh certo, come dico io, grazie al cazzo. Tanto se Vasco piglia una denuncia, gli basta un concerto per pagare tutti gli avvocati del mondo.

Se invece a un comune mortale, come si suol dire, parte la brocca e si mette nei guai, ha due possibilità: va ospite da Barbara, così coi soldi dell’ospitata può pagare un avvocaticchio, con la clausola però che rimarrà stigmatizzato a vita, oppure per consolarsi, eh già, canterà distrutto… io sono ancora qua!

Morale: si è trattato di uno scherzo di cattivo gusto? Di sarcasmo un po’ esagerato? No, si è trattato di criminali mascherati da gente in gamba ed è stata dunque istigazione al suicidio, quindi omicidio.

Una delle più grandi tragedie che l’umanità potrà ricordare. Ecco, la notte, prima di andare a dormire sogni tranquilli, immaginando già le altre porcate dei loro impuniti e irredenti sabati sera, perché questa gente non va in cucina e apre il gas?

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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