Posts Tagged ‘Sleepers’

ROCKY VII – Al via le riprese con SYLVESTER STALLONE? No, col Falò, man che ama anche DE NIRO! Oh oh


27 Mar

 0:01, incipit con Moneyball & Brad Pitt. L’arte di vincere? Meglio perdere, eh eh. 00:41, Rocky by John G. Avildsen. 3:48, da Stallone a De Niro e la mia nuova monografia su Bob. 5:40, la pornografia? Sean Penn & Robin Wright, etc. 11:06, De Niro di THE FAN – Il mito. Sleepers e via dicendo. 12:41, G(h)erson o Gershon/Michael Douglas di Last Vegas, da non confondere con Garrison. Tony Scott e scotta la pasta? Cado dalle nubi e Checco Zalone. 14:26, il bolognese di origine controllata, ah ah.
18:51, io non credo in dio. Sapete perché?

 

Rocky Stallone cop land stallone de niro keitel stallone de niro grudge match

Oggi parliamo di Mark Wahlberg: è lapalissiano che sia il più grande attore della storia… è vero, inutile che ridiate, siamo di fronte al sottoscritto, comunque datemele


14 Mar

mark wahlberg

Sì, non è un’iperbole ironica buttata lì. Sono profondamente convinto che Mark possieda un fascino imbattibile, più che altro appaiabile al sottoscritto.

Spesso infatti la sua espressività è statica su sguardo vitreo e un vago accenno di alzate sopraccigliari da uomo torvo, rabbuiato nel suo vuoto interiore. Catalizza, cioè, negli occhi suoi morbosamente ammalianti e, all’apparenza non emananti nessuna attrattiva sensuale, i cangevoli umori della vita che, nella sua complessità indistricabile, si rivela magicamente mutevole, dunque irresistibile.

Sguardo rigido, quello di Mark, diluito in un corpo granitico, teso allo spasmo. Che si prolunga, oserei dire si riverbera nei suoi bicipiti pronunciati, venosi. A loro volta sdilinquenti nei suoi pettorali stupefacenti che, oggi solidificatisi in un’hollywoodiana vita appagante, fanno sì che Mark stesso, di fisica possanza e scenica presenza impressionante, possa rimuovere i suoi trascorsi conclamati da delinquente non rimasto fregato.

A differenza di Mark, non ebbi mai un passato criminale da “mariuolo” come il mitico Cassano Antonio.

Calciatore divenuto tale dopo aver rubato mille motorini a Bari Vecchia, emancipatosi dalla sua condizione abietta grazie alle sue prodigiose doti calcistiche comunque indiscutibili ed estremamente lodevoli.

Maestro senza pari del dribbling e delle piroette più impari, marinò la scuola precocemente ma, da autodidatta del gioco delle palle, presto come essere ficcante, nella società, da solo imparò.

Disegnando michelangiolesche palombelle e delle parabole figlie di Giotto, forse solo da ex fortunato gianduiotto, e tocchi non solo balistici probabilmente da ballista imprendibile ma giammai davvero tocco, nella sua esistenza più adrenalinica d’un contropiede dopo il catenaccio, Antonio riuscì a farcela. Facendosene tante.

Emigrando perfino a Madrid ove, lasciatosi crescere la panza, litigò con quasi tutti i suoi compagni di squadra poiché, diciamo, tale figliol prodigo, a cornificare i suoi colleghi, fu solo prodig(i)o.

Almeno, provò a farsi le loro mogli ma, dopo averne prese tante (sì, di botte, consolandosi con qualche bottana che medicò le sue ferite da vera massaggiatrice in panchina…), dopo essere stato sgambettato, trombato eppur lo stesso trombando, fu espulso dal pan di Spagna. No, solo dalla capitale spagnola nonostante le spagnole con quelle pure della Catalogna. Altro che coglione, che zabaione!

Di mio, nacqui a Bologna e considero Messi del Barcellona molto più eccitante di ogni amante di Cassano. Mi piace la zuppa inglese.

Come sopra dettovi, poco ho da spartire pure con Wahlberg.

Allora perché mi paragono a lui?

Diciamo che, col passare del tempo, dopo essere precipitato nel mutismo e in una depressione più scura del passato di Mark, torbido e assai oscuro, ora sono un uomo che, come Sally di Vasco Rossi, cammina per strada con aria sicura.

Vasco è fissato con le vite difficili e ama i nomi femminili che finiscono con la ipsilon.

Jenny è pazza, difatti, è un altro suo must imprescindibile, probabilmente ascoltato da tutte le ragazzine di Bologna adesso emancipatesi dopo aver leccato i professori (non sono quelli e non solo i loro), riuscendo a ottenere un posto fisso. Sicuramente sistematissime.

Mica come Amy Adams di The Fighter, sfigata barista comunque bonissima.

Sì, ebbi un’adolescenza da Tony Manero della mia stanzetta da Adams. No, non Amy. Bensì Wahlberg di Boogie Nights. All’ano, no, anagrafe chiamato infatti Eddie Adams.

Nel mio albero genealogico, a nessuno della mia Famiglia Addams, stavolta con due d di Domodossola, girò bene la ruota della fortuna…

A un certo punto della mia vita, dopo che fui bullizzato per ani, no, interminabili anni da gente che ancora fatica a conoscere la differenza fra Pamela Anderson e Paul Thomas Anderson, mi ruppi i coglioni e mi girarono proprio.

La ragazza che mi sverginò, pensando di svezzare me nel lontano 2003, prese subito coscienza invece che si trovò di fronte, anche in mezzo alle cosce, Dirk Diggler.

Sì, non avrebbe mai pensato di trovarsi dirimpetto, soprattutto fra le gambe, uno degli uomini più dotati del mondo.

Nemmeno io lo seppi. A forza di praticare onanismi su Julianne Moore, non ebbi mai occasione di constatare dal vivo le mie potenzialità evidenti, alquanto ergenti anche se una donna ha il ciclo e tutto il resto dei detergenti.

Lei ebbe un passato iper-sensibile ma rimase stupefatta e fattissima malgrado mai si fece. No, non fu e non credo che sia ancora una drogata ma per lei fu e rimarrà, certamente, la più indimenticabile nottata d’una memorabile, storica super scopata.

Dunque, quando la gente ancora mi attacca, accusandomi di fobia sociale, rido come un matto. Come un cavallo imbizzarrito!

Ce la possiamo dire?

Mi spiace per loro. Ma si chiama micidiale inculata, miei piccoli tor(d)i.

Prima di Pasqua, comunque, se lor signoria e tali omoni volessero da parte mia un ovetto Kinder, servirò loro un altro libro con una figona in copertina e le loro compagne, dopo aver visto le mie foto e letto le mie parole, credo che, ingelosendoli a morte, sfoglieranno tutte le uova…

Insomma, un duro… alla Mark Wahlberg.

Devastante.

Come il pugno di Micky Ward quando suo fratello Christian Bale/Dicky Eklund avvertì tutti.

Tutti non lo stettero a sentire.

E alla fine arrivò una mazzata col cronista che gridò… l’ha fatto di nuovo o forse io vi ho fatto nuovi come un bell’uomo, no, un Ovosodo, no, come una spremuta alle vostre misere tempie con tanto di limonata e Oran Soda.

Dunque, d’ora in poi non voglio al mio fianco ragazzi schizofrenici o le loro madri malate nel cervello.

Moralistiche, chiesastiche e ipocrite.

Anche perché, a prescindere dalle mie Boogie Nights, con queste frigide non gliela può fare manco il Wahlberg di The Departed.

Un puro stronzo. In America, lo chiamerebbero lucky bastard.

Wahlberg non fa rima con Falotico ma con Tito Andronico… eccome.

Oh, per tutta la vita mi sentii dire: ah, quello lì si curi! Non ha nessun talento.

Ora, questi nani ne sono così sicuri?

Di mio, comunque, al momento passeggio per strada con aria insicura da ottimo quarantenne ben tenuto. Anche perché posso andare solo a fare la spesa e vi è la quarantena dura.

Se scoprono che faccio il piacione, mi faranno il culo.

A dircela tutta, sì, io e Mark siamo molto diversi. Il mio attore preferito rimane Bob De Niro.

Guardate questa foto e provate a persuadermi che non possa esserlo.

La voce si alzò nella notte, detonante e furente come un estatico grido che, dapprima dolcemente mansueto, spaccò gli argini dell’ipocrita silenzio, abbattendo il rumore gracchiante in modo tremendo

Ora, secondo molti, io possiedo una bella voce. Da quali antri reconditi del mio diaframma spentosi per tempo immemorabile, ah, solo dio sa perché rispuntò.

Dopo che la silenziai nell’angoscia più melanconica, vocalizzando soltanto il me interiore e intenerendo le corde vocali così tanto da strozzarle, ansimando a stento biascicanti lamenti trattenuti in gola, pur sforzandomi di esternare la mia anima, essa stessa, contortasi e rannicchiata in un rachitismo muto, non s’effuse nelle chete giornate frivoli dell’apparenza mendace.

E io apparii quasi come Marlee Matlin di Figli di un dio minore. In quanto, malgrado già tempo addietro possedessi un carisma maturo da William Hurt precoce, mi ferii da solo, da cui la declinazione e le coniugazioni immutabili della mia esistenza umorale eppur esteriormente immodificabile: un leitmotiv procedente di ritmo triste andante-afflittivo pesante nella “tempistica” to hurt, I am hurting e present continuous del mio solito rivangare il passato in maniera estenuante e imperterrita.

Sì, fui la ripetizione di me stesso ad libitum e, per piacere, lasciate stare il latinorum. Ne ebbi ben donde di essere Don Abbondio. E mi piace da morire la scena della lettera della… Malafemmina quando Totò esagera: adbondantis, adbondantum.

A proposito, Alighieri Dante coniugato in latino come farebbe? Dantum, Dantes, mah.

Non sapete nulla. Dovete sciacquarvi la bocca col collutorio della Tantum.

Sì, molti miei libri sono pieni di periodi profondamente aulici e danteschi.

Ma, di mio, credo di amare maggiormente Alexandre Dumas e il suo Conte di Montecristo, ovvero Edmond Dantès.

Romanzo epocale che ebbe numerosissime trasposizioni e fu interpretato anche da me stesso. Come no?

Secondo voi, James Caviezel non sono io? Angel Eyes, La sottile linea rossa, Frequency e ovviamente La passione di Cristo vi bastano?

No, non sarò mai Brad Pitt e sono un santo “padre” piuttosto anomalo come Bob De Niro di Sleepers.

In verità, ho sempre conosciuto a menadito non tanto l’Holy Bible, bensì ogni girone infernale della mia patologia.

E fui sempre capace di prendermi per il culo da solo. Mi stupisce, piuttosto, che chi continua a credere che non lo sapessi, perseverando nel volermi coglionare, non sia invece consapevole della malattia di cui è affetto lui, cioè l’ignoranza.

Un mio amico, molto prima che cose tragiche avvennero, conoscendomi lui dalla primissima infanzia, mise in guardia tutti, persino le guardie, su quelle che sarebbero state le conseguenze nefaste. Non per me, però.

Fu chiarissimo.

Disse esattamente:

– Allora, vedo che non ci siamo capiti. Non è diverso in quanto diverso in senso negativo o di limitatezza psicofisica, è diverso nell’anima.

Ora, siete pronti ad affrontarlo? Perché, se non siete pronti, vi distruggerà lentamente pezzo per pezzo sino ad asfissiarmi. E morirete, biascicando un uhm, uhm, uhm, uhm, uhm.

Cioè, voi siete dei puttanieri e lui no.

 

Comunque sia, hanno riaperto le chiese. Ma la domanda che si pone è questa.

Dopo questa quarantena del cazzo, le donne hanno riaperto qualcos’altro?

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di Stefano Falotico

Veliamo la cosa? Evviva il romanticismo alla Jim Morrison, i poeti, l’esistenzialismo libero, le opinioni di un clown, i romanzi torbidi, le storie straordinarie


12 Jan

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La vita è come un ascensore.

Alcune persone non si aggiornano mai, non amano più la luce del giorno, non svoltano la loro prospettiva, rimarranno intrappolate in vetusti schemi percettivi della realtà e del prossimo a metrica del loro relativismo. Soffocando nello stagnante, claustrofobico posto nauseante della loro forma mentis abitudinaria e mai aperta.

Fra l’altro, a forza di non aprire la mente, secondo me non aprono neanche altro.

Fortunatamente, esistono ancora persone che, come Sylvester Stallone di Over the Top, cambiano la presa e ora si fa tutto un altro gioco.

Un saluto a tutti i vecchi già a trent’anni, a quelli allineati alla visione scolasticamente retriva del nozionismo più becero e deleterio, abbasso ai moralisti, ai pedagoghi, ai tromboni e ai sapientoni.

Buoni solo a dispensare regole agli altri quando, invero, di loro non produssero mai niente se non stilare citazioni a uso e consumo dei propri umori.

Ed evviva anche Kevin Bacon di Footloose.

Abbasso Kevin Bacon, invece, di Sleepers, evviva Bob De Niro!

Sleepers non è un grande film ma la scena in cui dal nulla appare Bob De Niro e sistema tutti gli stronzi è ancora devastante.

 

di Stefano Falotico

Il JOKER Marino riparte alla volta di Roma per conquistare la platea di THE IRISHMAN: che fantastica storia è la mia vita da Gladiatore e Michelangelo


19 Oct

72677737_10214741908404188_9121557796993630208_nEh sì, io e te, Roma, non dovevamo vederci più?

Valentina+Lodovini+Lexus+76th+Venice+Film+jY4niwuy10GlLa prima volta che me ne recai, no, non a Recanati, la città del Leopardi, ah ah, fu tantissimi anni fa nella galassia lontana della mia post-pubertà poco in odore di santità. Quando avvertii, nel mio animo ma soprattutto nel mio cor(po), sensazioni peccaminose. Si chiamano adolescenziali turbamenti.

Ovvero, le capricciose voglie di un ragazzo che desidera una ragazza per metterglielo dentro.

Detta come va detta e dato come dio comanda e soprattutto non solo se dio vuole ma se lei è consenziente, senza poetizzare nulla.

Ero in terza media e andai nella capitale con tutta l’allegra congrega della scolaresca.

Stazionammo in un albergo fatiscente in piena periferia più degradata della Gotham City in cui abita Arthur Fleck. Uomo d’inarrivabile malinconia.

Un uomo comunque paragonabile a Michelangelo poiché in lui scoccò la scintilla divina da Adamo toccato da un’interpretazione da dio di Joaquin Phoenix Sì, Michelangelo, nonostante fosse un genio inaudito, creatore della Cappella Sistina, de La Pietà e di quasi tutta la facciata di San Pietro, visse come una merda. Riscattandosi dalle perpetue umiliazioni, lavorando per il papa che gli commissionò capolavori quasi pari, per perfezione stilistica e potenza visionaria, al Leone d’oro della scorsa Mostra del Cinema di Venezia.

Una vita tormentata quella di Michelangelo, senza troppe ricreazioni e rinfreschi. Rischiò anche d’essere sbattuto al fresco. Anche se si dice che, tra un affresco e una superba scultura monumentale, a notte inoltrata, affrescò molte donne dai corpi statuari incontrate per strada, dopo averle invitate a bere del vinello alla trattoria più vicina.

Sì, dietro le frasche, a loro offrì la sua fraschetta. Fraschetta, detto apposta, nel senso di locale romano. Non fiaschetta.

Ove forse incontrò persino quel figlio di pu… a di Jude Law di The Young Pope. Uno che… non ci crede nessuno che non stette a letto con Ludivine Sagnier. Donna di enormi tette tali d’allattarti nell’allettartene con tanto di baciarla, (s)fregandotene. Ah ah.

Nonostante il marito di lei, guardia in prima linea dei Lanzichenecchi, dopo aver partorito un figlio da Ludivine, s’illuse di non essere una checca.

Adoro Ludivine Sagnier. Lei forse non è vergine come Santa Maria ma è una figa della madonna.

Se non riuscirò a giacervi, vorrei comunque avere un figlio da costei. Semmai anche tramite l’inseminazione artificiale proveniente da un altro pianeta. Basta che poi non ne venga fuori un povero Cristo, costretto a esperire il dolore e ad espiare le colpe d’un mondo ove molta gente crede, a tutt’oggi, che dopo la morte ascenderà al cielo.

Un mondo di pazzi.

Quando morirò, voglio sedere lassù da solo, senza Gesù al mio fianco. Ah ah.

Come capitò e capita purtroppo a molti geni, Michelangelo, a parte gli scherzi e gli schizzi… sulle tele, non fu un uomo che avrebbe mai ascoltato Marco Mengoni. Quindi, fu considerato dalla società un minchione.

E venne… inculato peggio di Arthur Fleck.

That’s Life!

Poiché i geni son soventemente reputati uomini alla carlona messi alla berlina per colpa del nazismo ancora imperante malgrado la caduta del muro di Berlino.

Uomini non adatti a chi non ha una visione angelicata della vita e non riesce ad amare la paradisiaca bellezza dell’arte contemplativa il piacere anche soltanto d’un pennello impressionistico alla Vincent van Gogh da spizzicare non solo con la Sagnier ma soprattutto con Lodovini Valentina.

Un’attrice pessima ma una passerona da passerella a cui, come Michelangelo, non offrirei solo del vino, bensì tutto il mio red carpet. Con tanto di grappa e ingropparmela.

Ovviamente, fra questi geni miracola(n)ti l’orrore delle persone che vivono quotidiane esistenze mediocri e immisericordiose, (s)fatte di rivalità fratricide, d’accoppiamenti bradi da bradipi da sconci, lerci uomini e donne volgari, in questo mondo inetto pieno d’insetti, il Falotico è come Leopardi e Michelangelo.

Un uomo capace di scrivere La satanica brama del fatale languore ma che si trova in una situazione economica al cui confronto Arhur Fleck è Donald Trump.

Ah ah.

Bene, mica tanto. Dunque, ho due scelte (im)possibili.

O faccio come Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, ovvero trovo un sindacalista corrotto che mi paghi per ammazzare gli stronzi, oppure mi darò al circo.

Come Massimo Decimo Meridio, alias Russell Crowe?

È più personalmente fattibile, oggettivamente, quello Orfei.

Anche se Moira è morta, Pozzi Moana non c’è più e comunque preferisco ai fenomeni da baraccone, eh sì, Luna di Gianni Togni.

Ah ah.

Si stanno scatenando, oramai da due settimane accese, discussioni su Joker.

Fra sostenitori a spada tratta e detrattori che non vogliono piegarsi.

Spero che apprezziate sempre la mia autoironia assolutamente innocua.

Sono un satiro perché so prendere le tragedie con leggerezza. Dunque, sono sano e santo. Ah ah.
Possiedo lo stesso carisma di Padre Roberto Carillo/De Niro di Sleepers e la stessa bellezza, quasi, di Billy Crudup/Tommy Marcano.

Sì, io e Tommy Marcano siamo molto simili. Per colpa di una bravata, a causa della nostra inesperienza, passammo un calvario terrificante. Poi ancora sbagliammo, la seconda volta, per troppa rabbia. Sleepers non è un grande film ma, quando Brad Pitt chiama in tribunale Bob, è un colpo di scena micidiale.
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Tutti rimangono agghiacciati, pietrificati e al contempo esterrefatti.

Invero, Brad mi conosce molto bene. In tempi non sospetti, mise tutti in guardia.

Dicendo: – Credo che non abbiate capito. Sapete per caso chi state prendendo per il culo, poveri ritardati?sleepers de niro tommy marcano sleepers

 

di Stefano Falotico

THE FAN – IL MITO: chiedete al JOKER chi sia/è ROBERT DE NIRO e diventerà Gil Renard, ah ah


24 Sep

sleepers de niro the fan de niro

Sì, io gelosamente ancora conservo l’edizione in VHS della Cecchi Gori di tale semi-capolavoro di Tony Scott.

Sì, lo è. Chiariamoci, bambagioni e coglioni vari. The Fan è il miglior film di Tony Scott, lo dissi recentemente anche in un mio video su YouTube, assieme a L’ultimo boy scout e a Miriam si sveglia a mezzanotte.

Anche se potremmo discutere per ore riguardo la valenza, oserei dire la cinematografica validità della tarantinata Una vita al massimo, soffermandoci soprattutto su Patricia Arquette e sul valore, diciamo, erogeno delle sue superbe natiche da Allarme rosso, ah ah, insomma da Man on Fire, uh uh, e infoiarci in una virile Top Gun sperticata.

Avete letto che rima baciata? Ah ah. E so io ove Patricia andrebbe onestamente leccata. Come no?

Ci furono ani, no, anni…, mio amico-(a)nemico, fratelli e sorelle, nei quali fui vilmente accusato di essere un Nemico pubblico. No, non John Dillinger/Johnny Depp dell’omonimo film di Michael Mann, in originale intitolato Public Enemies, cioè nemici pubblici, bensì Will Smith. Sì, pensarono che me la spassassi da principe di Bel Air. Al che mi spiarono, additandomi poi come mezzo matto complottista. A proposito di Gene Hackman e de La conversazione, vero?

Furono Giorni di tuono nei quali, anziché pensare a come scopare meglio la mia Nicole Kidman, fui indagato e malvisto come John Travolta di Pelham 1 2 3 – Ostaggi in metropolitana.

Sì, fui scambiato per un uomo socialmente pericoloso, quasi un terrorista soltanto perché m’incazzai, rasato e con la faccia da duro, similmente al personaggio interpretato dal Travolta. Sì, dalle peggiori infamie fui (s)travolto e, per scagionarmi da tali vigliacche calunnie, dovetti intraprendere un Déjà vu – Corsa contro il tempo, assumendo le sembianze di Marcel Proust e cercando di rincorrere il mio passato devastato, spingendo sull’acceleratore come l’ex pilota della Formula Uno, Prost. Intanto, De Niro s’ammalò di Cancro alla prostata. Si curò e si salvò mentre io fui, dagli psichiatri, frainteso e, più che curato, inculato. Ah ah. Mi sedarono perché persi la bussola, insomma divenni Unstoppable – Fuori controllo. Mi chiesero, in continuazione, se m’immedesimassi in Anthony Quinn di Revenge col Costner e quell’altra super patonza di Madeleine Stowe.

Sia chiaro, non ebbi né giammai avrò voglie vendicative. Quindi, tranquilli. Accetto, a malincuore, ogni sfiga e il fatto che, per colpa delle mie alzate di testa, tutti si fissarono sul sottoscritto come in uno Spy Game raccapricciante, agghiacciante, mostruoso e terrificante. Non sono bello come Brad Pitt, lo so, ne sono consapevole. Mentre Brad Pitt, basti vederlo in C’era una volta a… Hollywood, la dovrebbe smettere di voler somigliare a Robert Redford.

Tanto, non sarà mai come l’altro Robert. De Niro, appunto. Sebbene in Sleepers, padre Robert, anzi Father Bobby, sia l’unico prete nella storia, non solo del Cinema, a commettere falsa testimonianza, giurando da mentitore geniale poiché seppe che quei due ragazzi andavano salvati. A prescindere!

Ora, in attesa del trailer integrale di The Irishman, voi sapete che Bob De Niro fu uno dei produttori di Nemico pubblico e che inizialmente doveva essere il protagonista, al posto di Denzel Washington, di Man on Fire?

No, voi non sapete proprio nu cazz’! Ah ah.

Dunque, non voglio più ricevere prescrizioni, intimidazioni, reprimende, ammende tremende, punizioni e stolti castighi, ottusi fascismi, da parte di chi poco sa della mia anima e del mio vissuto.

Anche perché ho appena ordinato la copia limited edition in Blu-ray della CG Entertainment.

Ovviamente di The Fan – Il mito.

Detto questo, scambiatevi un segno di pace e buona vita a tutti.

Sì, sono un mezzo santo, un Bob De Niro di Sleepers.

Un prete che fuma…

Oramai nessuno più nutre dubbi in merito alla mia corretta, mentale sanità.

Ma, se fossi in voi, non metterei la mano sul fuoco riguardo la mia alterità, riguardo la mia cosiddetta santità.

No, non faccio il pornoattore ma, fra il dire e il fare, c’è qualche volta di mezzo il mare.

Oceani di donne…

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Chi è invidiosone e forse anche un po’ ricchione, ecco, non faccia con me più lo stronzone, cercando d’incularmi a ripetizione.

Altrimenti, lo stendo e abbasso la cresta di tale gallo cedrone.

Sono un Genius-Pop, un Joker iellato o forse giocherellone, a volte un po’ cazzone, ancora spesso coglione ma il mio carisma non si discute per nessuna ragione.

Chi lo mette in discussione, merita la crocifissione e io non perdonerò il suo ladrone.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Reaction: A HIDDEN LIFE di Terrence Malick – Official Trailer: siamo sicuri che Terence Hill di Don Camillo non sia meglio?


18 Aug

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Capitolo 1: analisi del trailer nel mix della mia anima umorale e cangevole, goliardica, ancestrale, pindarico-cazzeggiante, vulnerabile e amabile…

Questa sarà una lunga riflessione molto ponderosa e assai ponderata. Sì, basta cambiare qualche consonante e sistemare i vocali su Messenger per ottenere sfumature tonali che possano combaciare con la nostra anima gemella.

Partiamo dal titolo di questa nuova pellicola di Malick. Malick fu un combattente, un portavoce dell’Easy Riderlife style, un ribelle, un sognatore, un propulsivo cuore insanguinato nella sua anima profondamente arrabbiata, schierata a favore della gagliardia delle giovinezze immacolate e pure che, dopo aver danzato nel limbo magnifico della spensieratezza, forse utopistica, si schiantarono dinanzi alle atroci verità di un mondo ottuso, fascista, forse pure peggio… nazista.

Sì, A HIDDEN LIFE è la storia di un pastore (protestante?) disertore. Anzi, obiettore di coscienza. Come me. Nei giorni di leva, mi chiesero se volessi arruolarmi nell’esercito e mi posero un quiz con delle crocette da riempire.

Si tratta di questionari che vorrebbero molto superficialmente inquadrare, in poche tue risposte, la tua tendenza o no a essere e divenire un uomo violento e facinoroso. Per appurare addirittura se hai delle strane tendenze… Dunque, dei miserissimi, agghiaccianti, anzi raccapriccianti test attitudinali, figli appunto d’un vetusto, insopprimibile, retrivo e pericoloso codice fascista secondo cui l’uomo è tale soltanto se in sé cova un’indole guerrafondaia per ficcarlo in culo al prossimo suo e (s)fotterlo. Per misurare… se è disposto cioè a sacrificare lo splendore gioioso e giocondo, allegro e parsimonioso del sacro dono vitale infusoci imperscrutabilmente chissà da chi per rinunciare alla bellezza del creato, anche di sé stesso e della sua morale integrità naturale, nel suo mutare multiforme della sua creaturale essenza atta a maturarsi, a esperire gioie e dolori, al solo scopo minatorio d’inibire la sua sana e robusta costituzione fisica, deviandone i sinceri moti del cuore nell’indirizzarli forzatamente a un preposto, costituito ordine precostituito, attraverso il drastico strumento del ricatto emotivo più tosto. Piuttosto, di conseguenza anche anti-vitalistico a fartelo a strisce in maniera imposta.

Cioè, dettando la propria legge di vivere a conformità dell’uniforme socio-economica, costituzionale-istituzionale di ciò che il pensiero nazistico ha prescritto.

Altrimenti, chi si rifiuterà di aderire a quest’uniformità aggressivamente brutale e anti-democratica, non più vivrà e bruciato sarà. Tagliato fuori e messo perfino dentro. Incarcerato, stigmatizzato nel crematorio forno delle radicali scremature stronze.

Essere uomo, invece, non significa abdicare alle religioni che non appartengono ai nostri credo interiori.

Da cui Silence di Scorsese, chiarissima metafora di come l’uomo, dinanzi ai ricatti impostigli, appunto, coattamente dagli impostori con le proibizioni, i castighi, le terrificanti torture, non solo fisiche, giocoforza è stato sempre obbligato, pur di sopravvivere, a soccombere al pensiero comune, perlomeno a quello che va e andava per la maggiore-caporale, ah ah, nel luogo in cui abita, vive e vegeta(va).

Sennò, se si fosse ribellato, se avesse strenuamente opposto resistenza implacabilmente, non piegandosi a niente, per quanto lodevole sarebbe stata questa sua nobile, fiera, ferrea idea libertaria di vita assoluta, irrinunciabilmente legata connaturatamente al proprio senziente battito cardiaco umanamente sincero e spontaneamente battente, dunque meravigliosamente, intattamente legato al suo vedere la vita coi suoi occhi fervidi e con le sue vivaci emozioni scalpitanti, secondo il suo percepirla, filtrarla, viverla e, perché no, anche respingerla, intristendosi poiché semmai non la sentiva e respirava affine nell’abito e all’habitat psicofisico in lui albergante, ecco, se avesse combattuto energicamente per mantenere salda e incorrotta la sua anima squillante e appassionatamente tonitruante, sarebbe stato lentamente distrutto fisicamente e anche interiormente, progressivamente lacerato ininterrottamente. Prima interrotto, poi sfibrato e corrotto, avrebbe prima o poi abiurato squallidamente a questa visione del mondo così brutta. Arrendendosi, vinto e da troppe violenze nell’animo e nel coraggio, seppur intraprendente, mortificato e trafitto, inchinandosi di fronte all’ideologia predominante che, in quel preciso momento storico, etico, perfino etnico, stava arbitrariamente monopolizzando le coscienze di massa a indottrinamento capzioso e squadrista.

No, non è previsto nessun tentennamento, non è permesso fare dietrofront se ti vogliono al fronte e invece tu, fronteggiando questa richiesta assurda col tuo pacifismo fuori moda, sfrontatamente avessi addotto che alla guerra non saresti mai stato pronto. Poiché tu la aborri!

Un tempo, i ribelli più immarcescibili divennero loro stessi dei criminali, affiliandosi al brigantaggio, al banditismo, addirittura al terrorismo pur di lottare per dei valori che la società di quel periodo stava sopprimendo col massiccio uso della violenza a dosi pesantissime, utilizzando dapprima l’arma ricattatoria dell’omertà e del silenzio, dunque attuando “trattamenti sanitari obbligatori” sulla pelle dei più inarrendevoli, frenando ogni lor istinto ribelle, arrestandoli semplicemente bellamente con la filosofia, appunto, nazistica più punitiva. Diciamo così, eufemisticamente, più comoda…

Ah ah.

Ora, non so come sarà questo A HIDDEN LIFE.

Da tempo, ho un cattivo rapporto col signor Malick. Penso che sia diventato un troll, cazzeggia a tutto spiano di grandangoli e inquadrature paesaggistiche che realizzerei meglio io con un Android, sì, sono un androide io stesso come Rutger Hauer di Blade Runner, un cellulare umanizzatosi per 500 Euro, superdotato di una fotocamera digitale più figa di questa qui.

Ora, ve la mostro.

Vanessa

Che gran donna. Mi sono innamorato di lei all’istante. Che gnocca della madonna. Che classe raffinata davvero inarrivabile. Che sguardo finemente intagliato a basamento della vertiginosa sua armonica, eccitante, svenevole minigonna provocante. Che caviglie intarsiate nella morbidezza elevata di gambe sue dolcemente calde. Probabilmente inarrivabili, inattingibili per quanto io la brami in modo inestinguibile. E ne sogni il suo inguine per invitarla a mangiare, allo scoglio, le linguine.

Al che, segretamente, cominciai a corteggiarla. Scrivendole poesie leopardiane, inviandole commenti talmente romantici che avrebbero sciolto anche una donna eschimese dell’Alaska.

Del tipo, ah, che topa: al solo tuo apparirmi in foto, capisco che molti adulti della vita non capirono un cazzo. Dissero ai figli di diventare dei poeti e dei cantori della venustà universale, obbligandoli però ad amare il Cinema catto-borghese, invero solo coatto, di Gabriele Muccino ma, al contempo, ammonendoli dall’essere come suo fratello minore, Silvio, da costoro reputato uno scemino e un mezzo ratto.

Dei falsi, insomma.

Gente che predica bene e razzola male, colpevolizza i figli migliori e più fighi solamente perché sono invidiosi delle loro assolute libertà cavalleresche. Urlando loro che sono figli di un dio minore, cioè trattandoli da minorati. Si capisce, loro sono a capo delle gerarchie e qui si va avanti di nepotismi, bullismi e nonnismi, puttane e nonnetti.

Oh, Vanessa, sii la mia leonessa, ci sbraneremo di baci come in To the Wonderrotolando nelle lenzuola al ritmo dei Negrita. Io sarò per te un negro e il tuo schiavo, tu sarai la mia aurora, sì, sei mora, offro a te la mia faccia da salame a ogni ora. Poi, al mattino, ancora che sarai cremosa e fragrante, ti porterò a letto nuovamente la mia brioche ripiena di marmellata e tu, a pranzo, non mangiare/erai solo insalata. Poiché ti amo così come sei, soda e tosta. Diciamocela, ammazza quanto sei bona.

No, non sono comunista ma non sono neppure un santo. Tanto sano neanche.

A voi pare normale uno come me? Sono uguale a Terence Hill di Don Camillo.

Sì, quando sarò morto, i posteri scriveranno del sottoscritto: Lo chiamavano Trinità.

Di me, non ci avete capito niente, vero?

Se volete ve lo rifaccio…

Tanto, qui in Italia, siete talmente lenti che il mio Salmo non servirà a mettervi a posto…

Post Scriptum:

io vi faccio divertire, ho i miei valori ma non sono un moralista.

Non sono un nazista.

Sono una faccia da culo.

Volete mettermi in croce?

Bene.

 

Capitolo 2: dalle reminiscenze della mia vita da peccatore, umano come tutti, dal patibolo delle sofferenze disumane, riamai la vita in modo inaudito… ieri poiché oggi lei ama un altro

Ebbene, so di avere molti detrattori semplicemente perché sono un uomo contemplativo come Richard Farnsworth di Una storia vera. Lui era parecchio anziano e si suicidò, non resistendo agli esiziali, super afflittivi dolori della sua fisica malattia impietosa.

Consegnando però alla memoria un personaggio straordinario, Alvin Straight.

Un uomo che, senza sprezzo del pericolo, alla sua veneranda, egregia età coi capelli già tutti bianchi, non ancora ingrigito nell’animo suo portentoso, fregandosene appunto d’ogni detrattore, viaggiò per mezza America con uno scassato trattore.

In nessuna trattoria si fermò, bensì molte serate in compagnia passò, recitando le sue pillole di saggezza ai più giovani per avviarli alla retta via. Spingendoli cioè all’azione.

Poiché l’esistenza di noi tutti è appesa a un filo, Vasco Rossi cantava… è tutto un equilibrio sopra la follia. Infatti, lungo la sua traiettoria, Alvin incrociò, non so se dopo una rotonda o un incrocio, una donna che perse la brocca, delirando soltanto perché investì un cervo.

Sì, forse questa donna era un’educatrice di comunità, una donna pia e pedagogica come la Montessori. E trascorreva le sue giornate con tutti quegl’innocenti bambini, i suoi tesori.

Ecco, dopo aver ammazzato un cervo, con che faccia poteva presentarsi al loro cospetto?

Un bambino, che ne so, le avesse chiesto di recitare alla classe la favola di Bambi e lei, risentitasene, avrebbe portato invece l’intera scolaresca a vedere il film Il cacciatore. Facendo crescere troppo in fretta queste povere creature ancora in fiore.

Ammonendo i pargoletti dai pericoli della guerra, mettendoli appunto in guardia, dicendo loro di camminare a petto in fuori, istruendoli cioè precocemente a quello che Marlon Brando, in Apocalypse Now, definisce l’orrore…

Sì, la vita è fatta solamente per i più forti. E v’è solo per i deboli la patetica costernazione.

Guarda invece come va il pensiero sull’ali dorate, evviva i(l) Pascoli! A Nabucco, miei crucchi e ciuchi, ho sempre comunque preferito Lorella Cuccarini al fine, non certamente finissimo, d’assaggiare con lei un piatto di patate nella Scavolini, la cucina più amata dalle italiane, cioè la mia.

Servo pietanze fredde agli uomini di panza e a ogni ammiraglio ignorante gli ricordo che raglia.

Sì, con me la sua donna invece vuole la quaglia e se ne sbatte delle sue stelle di latta. Mi fa bere anche il latte.

Ah sì, dalle stelle alle stalle, dall’aver avuto le mie prime esperienze masturbatorie con Ilona Staller a essere il Sylvester Stallone italiano, basta l’attimo devastante d’un altro pugno rifilato allo stomaco a quel bambagione che continua a chiamarmi fallito e coglione. Sembra Tommy Morrison di Rocky V.

Pace all’anima sua e di quell’altro ebete. Non aveva rispetto di nessuno. Pigliava a sberle chiunque. Anche chi non c’entrava niente con le sue puerili rivalità da bimbo che ancora giocava nel cortile.

Sì, offendeva le persone più anziane di lui, camminava tutto tronfio, credendosi Antonio Banderas quando in verità vi dico che era più brutto della canzone Brutta di Alessandro Canino. Suo cavallo di battaglia dell’infanzia, visto che lo prendevano tutti per quello che effettivamente era, vale a dire un ritardato esteticamente assai schifosino.

Sì, da quando la prima sciocchina gli disse che era carino, cominciò a tirarsela di brutto. Durante l’adolescenza, portò i capelli lunghi e, per via del suo strabismo di Venere, ci fu un tempo in cui persino s’identificò con Bono degli U2.

D’altronde, dalla prima volta in cui si sverginò in poi, cominciò a fare lo stronzo con tutti.

Sì, pensò che tutti gli altri fossero tonti, lenti e deficienti. E si pose loro alla stessa maniera di quelli che, ne I Simpson, facevano gli scherzetti telefonici a Boe Szyslak.

Se poi, foste state fra quelli che compirono scelte diverse dalla rigida, classica e classistica visione del mondo impartitagli da sua madre, v’avrebbe dato dello schizofrenico.

Ah, quella donna sua genitrice, povera donna, mi spiace, perennemente infelice.

Leccò il culo ai preti per farsi assumere di ruolo. Poi, anziché trascorrere un bel pomeriggio allegro con gli amici, con gli stessi si vantò di avere un figlio superiore. Sì, piuttosto che lodare i monumenti figli della cultura greco-romana da lei insegnata a scuola, chiamò a sé, guarda un po’, suo figlio, affinché davanti a tutti leggesse le iscrizioni latine affisse sui medesimi, a dimostrazione che era la Persefone d’un Dioniso di cotanta risma.

E non dico altro… potrei dire che è una strega e, come Persefone, la regina della morte?

No, non lo dico, l’ho già detto. Ah ah.

Vincono sempre i potenti che irreggimentano le coscienze, annichilendo ogni agguerrita Resistenza, opacizzando le anime più pure e splendenti, annerendo ogni loro sentita poesia del cuore, insomma, distruggendo ogni speranza con le loro lotte (ig)nobili e le loro rivalse stupide di puzza sotto il naso, detta altresì fetore.

Ho visto molti film sulla guerra. La natura bellicosa non si addice, però, alla mia anima bella di tutto cor.

No, non sono nessuno, non mi professo genio, malgrado molti che mi conoscono davvero sostengano che lo sia realmente.

Per me, essere investito d’una carica così importante e onerosa è quasi un oltraggio al mio pudore. No, vi prego in ginocchio, vi supplico, non ho alcuna intenzione di caricarmi di questa responsabilità così vanagloriosa.

È capace che domani realizzerò un film metafisico senza dialoghi e, la sera stessa, mi vedrete in compagnia di una che non è propriamente una dottoressa, forse è solo Vanessa.

Mi fareste un culo spesso. Soltanto per colpa di questo mio peccatuccio ven(i)ale e per un po’ di sano sesso.

Poiché, una volta che sarò dagli altri visto come un genio, farò la fine di Alessandro Magno. Il quale, come sapete, constatando che non aveva più regni da conquistare, inconsolabilmente pianse.

E si dedicò solo alla cura delle piante.

No, non la pianto. Giammai m’arrenderò alla falsità dette alla mia persona. Accusata da tempo immemorabile di vigliaccheria e mancanza di palle.

Orsù, miei orsi, state attenti al genere di leader che state creando con le vostre folli istituzioni, come ben arguì Al Pacino in Scent of a Woman, argomentando con una forza sovrumana ogni tragico errore, dunque orrore, dovuto alla fretta, alla subdola intimidazione, dettato dalla più manichea, fascistica presunzione.

Non è coi colpi bassi, le bocciature e le espulsioni che alleverete alla sanità mentale le future generazioni. Alleviandole dietro la retorica del corretto politicamente più bieco e mentitore.

Voi non siete dei mentori!

Non è con le semi-castrazioni, le demoralizzazioni e le stolte punizioni che fermerete la rabbia giovane.

Castigandola nel comune porcile volgare di voi, uomini oramai stanchi ché, non credendo più a nulla, vi siete dati solo al sesso più ruffiano e all’alcol come quell’altro panzone che, per anni, si spacciò per giornalista, in quanto questa fu questa la sua giovanile ambizione ma non ebbe mai il coraggio di dire nemmeno ai figli che, in verità, svolse semplicemente l’onesto lavoretto di portalettere.

Pigliava tutti a balli e canti.

No, non più m’incantate. Potete urlarmi di essere un cane e solo come un lupo, state mentendo e voi lo sapete.

Avrei tante da raccontarvene. Di gendarmi come nella fiaba di Pinocchio che mi trascinarono nei nuovi nazistici lager, ovvero degli abominevoli centri psichiatrici, solo perché ebbi la temeraria, coscienziosa virtù di ribellarmi a degli abusi scriteriati e a delle oscene provocazioni immeritate, soltanto perché gridai il mio urlo munchiano dinanzi alla condizione vostra umana così avvilente e deprimente.

Ove impazza l’indifferenza e, se ti arrabbi e t’infervori, ti danno altre botte, ti etichettano come “pericoloso” paziente, additandoti da malato di mente e, una volta che sarà finita la tragedia, cristo signore, insabbieranno ogni mostruosità nell’ardere la verità per difendere l’onore della patria e la loro intoccabile rispettabilità puttana.

Sì, non voglio far ammenda delle mie distrazioni, dei miei ingenui sensi, più che addormentai, precipitati nel limbo d’un adolescenziale, inesperto dormiveglia.

Sì, ci fu un tempo in cui, senza vergogna alcuna, ve lo confesso, sì, m’ammalai di depressione.

La depressione, in Italia, viene malvista. Se soffri di cancro, tutti ti compatiscono e ti stanno accanto sin alla fine, se sei depresso, ti dicono solamente che non vali un cazzo e ti vogliono far credere che sei finito.

Evitai il contatto anche fisico, preservandomi candidamente da ogni esperienza per il timore tremendo di provare troppi sentimenti.

Come un figlio partorito dai film di Bergman o da quelli ancora più religiosamente deliranti come in una pellicola di Carl Theodor Dreyer.

Scivolai nelle voragini della sensibile incoscienza, giocando con gli arcobaleni della mia anima nottambula.

Mi dissero che la psicologica scienza avrebbe potuto aiutarmi a uscire da quella che tali malfattori credettero che fosse addirittura demenza.

Poi, come il capitano Benjamin L. Willard/Martin Sheen del capolavoro coppoliano succitato, sì, mi arrivò la lettera di San Paolo, no, di Stato. Per cui avrei dovuto svolgere servizievolmente il civile servizio e i normali, comuni apprendistati.

Fui ubicato, come già vi scrissi, in Cineteca. Lì vissi inizialmente momenti molto tristi. Dopo tanto vuoto, entrai infatti nuovamente a contatto, appunto, duramente con gente viva ma soprattutto assai più di me adulta, quindi anche parecchio cinica e stronza.

Eravamo quattro obiettori coetanei, su per giù.

Ci fu una sera, inoltre, nella quale c’affidarono la mansione di guardiani, a Piazza Maggiore, durante la manifestazione estiva del Cinema Ritrovato. Che, allora, era alla prima sua edizione restaurata.

Scusatemi se, a distanza di così tanti anni da allora, non ricordo il titolo di quel magnifico film in b/n che quella sera proiettarono.

Era la storia di un’umile donna i cui figli da lei partoriti, dannazione, per la guerra partirono. Non se ne salvò nessuno. In un modo o nell’altro tutti morirono. Forse uno, soltanto uno sopravvisse. Aiutatemi. Ne conoscete il titolo? So solo che quella donna non ebbe più un solo minuto di consolazione.

La mia memoria, in tal caso, non ricorda il nome di tale commovente, realistica pellicola storica. È un film, come dettovi, comunque del passato.

Sì, fu dopo il servizio civile che mi ripresi del tutto. Per anni, fui costipato in una zona ermetica fatta di rituali e puntigliose ossessioni, specie di natura igienica e ritualistica.

Ma accadde davvero qualcosa di veramente allucinante, distorsivo e, oserei dire, persecutorio.

Non v’ho mai mentito. Né ravviso ragione alcuna per cui dovrei mentirvi proprio ora.

Avete mai visto il film Verso il sole? Sì, torniamo di nuovo al mitico Michael Cimino.

Jon Seda/Brandon Monroe, in questo film, è convinto che esista un’oasi battesimale fra i monti del Colorado che possa miracolarlo dalla sua malattia incurabile.

Prende così in ostaggio un medico, Woody Harrelson, assolutamente incredulo, ovviamente, eh sì, gli uomini di scienza con tanto di testa sono sempre scettici, e lo conduce verso la sua meta radiosa e rinascente.

Nel 2003, già ve lo dissi, durante la prima romana di Gangs of New York, qualcosa di psichiatricamente impossibile da spiegare, dev’essermi successo. Non pretendo che possiate prestarmi fede. Apparirei davvero pazzo se volessi persuadervi che questa sorta di “miracolo” accadutomi, cazzo, avvenne purtroppo, sì, purtroppo, davvero.

Non dico per fortuna. No, ribadisco purtroppo. Invero, a essere sinceri, si trattò di un mezzo miracolo. I miracoli infatti non esistono. Esistono però tutta una serie di dinamiche che, così come gli eventi fortuitamente negativi provocano l’alienazione e l’estraniamento, eh già, allo stesso modo, come appena scrittovi, molti processi di ricognizione mnemonica e rimozione, quella che viene definita elaborazione del lutto e poi catartica sublimazione, erano in me già involontariamente scattati, generando eventi estremamente positivi.

Sì, la fatalità, da me stesso imprevista di quella visita a Roma, scatenò nella mia anima dei ricordi profondissimi.

Sì, fu allora che cominciai, proprio a Roma, ad avvertire i miei primi sintomi…

Credo che da allora non m’innamorai più, se non virtualmente o in maniera fantasticante, di qualcuno e qualcuna.

Quindi, dopo il miracolo accaddero cose ai confini della realtà. Ah ah.

Vi dico solamente questo.

Sono forse l’unica persona al mondo ad essere stata dimessa, per ben due volte consecutive, da un c.s.m.

Allora, le possibilità sono due: o sono Sharon Stone di Basic Instinct, cioè un uomo/donna dalla psiche maliziosa talmente geniale e fredda che coglionò, in modo furbissimo, ogni macchina della verità, ma non vedo perché sarei dovuto esserlo, visto che non ho il conto in banca né di Sharon che del suo personaggio, ovvero Catherine Tramell, oppure sono molto simile a Billy Crudup di Sleepers.

Avete letto quello che ho appena scritto con molta attenzione?

Che cosa fa Billy Crudup al suo torturatore Kevin Bacon?

Esatto.

Io non ammazzai nessuno però, dopo il gravissimo danno ricevuto ingiustamente, minacciai telematicamente qualcuno…

Sì, sono davvero diventato un prete assai ambiguo.

Come Don Camillo di Terence Hill, come De Niro di Sleepers, appunto.

D’ora in poi, se qualche adulto panzone e bastardo attenterà alle vostre verginità, dunque vi provocherà un po’ più del dovuto, mi presenterò a lui come Bob:

– La prossima volta ti batti con me. Io non sono della tua categoria ma peso un po’ di più di quaranta chili…

 

Visto? È sempre Bob De Niro il mio attore preferito.

E degli ultimi miei quindici anni di vita, eh sì, credo che questa gente assai auto-ingannevole sappia poco, pochissimo.

La vostra prossima bugia a mio danno quale sarà?

Oh, mi raccomando, non c’è fretta. Anche se ammetto che ne avete inventate così tante che, se fossi in voi, avrei un’oggettiva difficoltà a spararne un’altra dello stesso livello.

Mi sa che adesso avete poche frecce al vostro arco.

Mi diceste che vissi di riflesso. Be’, che c’è di male a essere Plutarco? Sempre meglio che passare per Pluto.

Mi rattrista avervi deluso, sì, l’avete pigliato in culo.

Foste e siete dei criminali nazi-fascisti, cioè delle merde.

E per canalizzare la diarrea di tanto vostro crimine non basterà un imbuto.

Questa è la verità.

Non è auto-inganno, poveri idioti.

So che fa molto male.

Ma questo è quanto.

Avete altro d’aggiungere?

No, meglio di no.

Sporchereste pure questo mio testo.

Sì, voi siete testardi.

Ma non avete più incisivi dardi da scagliarmi e, contro un fuoriclasse come me e il grande Boninsegna di Don Camillo, poveri diavoli, vi restano solo la falce e il martello.

Un altro sgambetto?

Good night and good luck.

 

di Stefano Falotico

76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: ne vogliamo già parlare di AD ASTRA, visto che voi, allupati e allunati come alienati, non ne parlate?


02 Aug

ad astra pittjoaquin phoenix joker

Sì, molti uomini non conosceranno la vita del loro padre manco se lo pagassero…

Parte prima, già parte in quinta! Poi ci sarà la disamina dei vari dottori Balanzoni dell’Emilia-Romagna con tanto di lasagne e forchettoni

Uno dei film da me più attesi della prossima Mostra del Cinema di Venezia è Ad Astra.

Per svariate, molteplici ragioni che qui vi esplicherò.

Innanzitutto, l’astrofisica mischiata a un astronauta con la faccia di Brad Pitt, uno degli uomini dal gentil sesso più terragno e non, eh sì, desiderato del nostro pianeta, è già metafisica quantistica, oserei dire mirabolante, fantasmagorica trascendenza pura logistica.

Sì, a moltissime donne ha fatto sempre impazzire Brad Pitt. Ma sono soltanto loro fantasie Devono, quanto prima, cadere dalle nubi e atterrare. Donne, siate terra terra!

Peccato, infatti, che solo pochissime siano state con lui. Già, a ben vedere, non è che poi questo marcantonio abbia avuto chissà quante relazioni, viste le sue proporzioni eroticamente disumane… Juliette Lewis, Gwyneth Paltrow, Jennifer Aniston, Angelina Jolie e qualche altra bagascia raccattata a C’era una volta a Hollywood.

Nessuna di queste donne da me citate mi risulta che, pur avendo assaggiato in maniera vivissima ed eccitata, il pitone di Pitt, sia finita in manicomio. No, tutte donne di prim’ordine, forse adoratrici del celebre stornello, no, ritornello di Vasco Rossi della sua intramontabile, da Brad Pitt mai montata, Sally:

è tutto un equilibrio sopra la follia.

Sono proprio quelle che l’hanno sempre voluto amare ma che, onestamente, al di là di qualche onanismo bestiale, hanno versato solamente lacrime amare, a essere finite in cura psichiatrica.

Da cui la versione femminista e tristissima di Fiorella Mannoia. Ah, noiosissima, comunque bella.

Ritorniamo ad Ad Astra. Sì, o a Ad Astra? Dubbio da dizionario della Crusca, mie donne. Suvvia, siate realiste, smettetela di farvi i viaggi. Forza, andate a buttare il rusco.

Ché poi, appunto, diventate troppo lunatiche, oserei dire matte. Ah ah.

A leggerne la trama, pare molto simile a Contact di Robert Zemeckis.

Avete visto Contact? Macché. Soprattutto voi, donne, vedeste Pitt e continuerete sempre a vedere Pitt col binocolo.

Una volta si diceva, invero però a voi maschi, che guardare senza toccare, cioè toccandovi e basta, poteva condurvi dall’oculista.

Sì, recatevi semmai da un analista, miei animalisti, cioè uomini toccati non solo in quello ma di conseguenza nel cervello. Voi donne, eh sì, invece con Brad sognaste perfino, da tempi annali, un duro a… le.

In questo, ha ragione Vittorio Sgarbi, date via il c… o!

Contact… è un ottimo film, forse un po’ troppo lungo con un finale pessimo da new age del cazzo.

Sì, la new age andava forte sul finire degli anni novanta. Basti vedere pure Mission to Mars. Secondo Brian De Palma, l’uomo discende da una razza aliena, probabilmente, ah ah, geneticamente ariana come Brad Pitt.

Sì, De Palma abbracciò le teorie secondo cui la Terra non fu partorita dalla scaturigine del Big Bang, nemmeno s’originò per scintilla divina nei sette giorni celeberrimi per cui, stando alle Sacre Scritture, Dio decise di generare l’uomo a sua immagine e somiglianza.

A sua immagine e somiglianza? Mah, vedo molti cessi in giro, di Brad Pitt solo uno. Uh uh.

E Adamo ed Eva? Mah, dovrei rileggere meglio la Genesi.

Ah, ma allora è tutta una questione di genetica. Che poi… io son convinto che da qualche parte, sperduto forse in un’officina-laboratorio biotecnico fra i monti o in mezzo a un bosco simile a quello de La casa di Sam Raimi, esista uno scienziato pazzo più di Robert De Niro di Godsend, che gioca a fare dio come il dr. Frankenstein e ha già creato tre copie di Bruce Campbell dei bei tempi.

Eh già, siamo nell’armata delle tenebre. Altro che nell’amore delle tenere.

Anzi, stasera vedrò Noah di Aronofsky per due ragioni. Quel panzone di Russell Crowe, nei panni appunto di Noè, ha il carisma di Mosè, Jennifer Connelly è una donna che se dovessero precipitare nei prossimi giorni, cazzo, dei violentissimi uragani, essendo un esemplare di femmina da preservare dall’estinzione, andrebbe subito ficcata nell’arca.

Sì, bisogna desiderare eccome la donna d’altri…

Sinceramente, Jennifer andrebbe ficcata e basta. Forse nell’aiuola. Sì, via quelle galline, spolverate e date lustro a Jennifer.

Sì, Jennifer ora s’è imbruttita ma, sino a qualche anno fa, avrebbe reso un uomo animalesco. Eh già, dopo aver fatto l’amore con Jennifer, un uomo medio sarebbe diventato La cosa di John Carpenter. Ovvero un assemblaggio orribile di tutte le razze animali più allupate.

Ah ah.

Sì, infatti quel cazzone di Paul Bettany, il suo uomo, se la tira di brutto. Quando si dice… ah, quello alza troppo la cresta.

Russell Crowe, Paul Bettany e la Connelly recitarono tutti e tre assieme nel film A Beautiful Mind.

Nel film di Ron Howard, Russell perse la testa e i testicoli per Jennifer, quindi il mio ragionamento non fa, sino a questo punto, anche sino a questa trapunta, una grinza. Sì, divenne schizofrenico.

Però a scoparsela realmente fu ed è Bettany. Come mai allora Bettany non è ancora impazzito?

Non è vero, basti vedere il finale di Master & Commander.

Entrambi, vale a dire Russell e Bettany, amareggiati, stanno in cambusa dopo essere stati, appunto, sballati, gasati, completamente fusi dalla Jenniferona.

Bevono un amaro, al che prende su parola Russell:

– Paul, che facciamo? Ci vorrebbe un po’ di musica. Mettiamo su Il mare d’inverno di Enrico Ruggeri/Loredana Bertè o Profumo di mare (The Love Boat) di Little Tony?

– Dai, Russell, versami un altro bicchierino e metti su, piuttosto, Boccherini.

 

Ad Astra di James Gray. Grande Gray.

La Connelly fu una delle protagoniste di C’era una volta in America, facendo girare, appunto, le palle a Noodles, mentre Gray girò C’era una volta a New York.

Che vi posso dire?

La mia vita è stata una Little Odessa, per anni fui uno dei Padroni della notte, ci fu persino un periodo in cui ebbi Two Lovers.

Sì, nonostante fossi già matto come il Joker, standomene chiuso nella cameretta, riuscii a scoparmi due tizie più fighe di Gwyneth Paltrow, appunto, e di Vinessa Shaw.

Ora ve la racconto. Anzi, ve le racconto.

Invero, fu solo una donna e mezzo.

La donna reale e intera è quella che vedete nel mio video, su YouTube, Il Joker ha mai avuto una ragazza?

Parlammo in chat per circa un mese. Lei mi chiese un incontro.

Ero terrorizzato. Lei mi aspettò sotto le Torri Asinelli. Io l’avvistai poi me la feci sotto e fui dunque un asinaccio.

Pensai che non mi avrebbe più parlato.

Invece:

– Ti ho aspettato per due ore. Faceva pure un freddo della madonna. Dove cazzo eri?

– Sono venuto.

– Ah, dentro di me sicuramente no.

– Volevo dire… che, sì, sono venuto ma non me la sono sentita.

– Senti, testa di cazzo, ti do un altro appuntamento. Non avrai una terza possibilità. Ficcatelo in testa, subito.

 

C’incontrammo davanti a un Blockbuster. Sì, a Bologna spopolavano questi negozi di videonoleggio. Ora, sono stati quasi tutti smantellati.

Tanto c’è Netflix.

Questa volta mi feci venire… le palle.

Furono istanti però estremamente imbarazzanti. Intirizziti, prestissimo rizzanti.

Pensai che sarebbe scoppiata a ridere ma ogni più negativa aspettativa fu da lei distrutta in tre secondi netti, infatti, di lì a poco finimmo a letto.

– Che fai? Te ne stai fermo come un trimone. Qui ho voglia di limone.

– Con me?

– Non sei mica brutto. Comunque, guarda, io abito qua vicino. Visto che non riesci a scioglierti, saliamo nel mio appartamento e ti preparo un caffè macchiato.

– Va bene. Dista molto la tua casa?

– Ti ho detto, è a due passi. Perché?

– Non so. Sono stanco.

 

Ecco, salimmo nel suo appartamento. Lei mi servì il caffè mentre io, in quegli attimi fuggenti e freddo-bollenti, desiderai solamente un tè ghiacciato. Lei però era già scalmanata e ardente.

Prima baciò la mia bocca con far ardimentoso e irrefrenabilmente smanioso, quindi passò alla lingua. Quasi mi spaccò un dente.

Quindi, bevuto che ebbi il caffè, la ringraziai e le dissi:

– Grazie. Ora devo andare.

 

Mi alzai e aprii la sua porta di casa. Scendendo le scale.

Che mi crediate o no, lei cacciò un urlo che le rischiò lo sfratto dal condominio:

– Ma allora sei proprio una merda! Torna qui!

 

Successe l’irreparabile.

Un arrostimento di carni con lei infoiata come una cavalla imbizzarrita mentre io, strapazzato, non capii un cazzo.

Fra l’altro, questo mio Falotico decisamente erotico avvenne nel 2006, durante i Mondiali di Calcio.

Io andavo sempre a trovarla a casa sua.

Dopo il girone di qualificazione, brillantemente superato dall’Italia, ebbi l’ennesima idea geniale. Sì, con lei stipulai un accordo.

Essendo grande intenditore del gioco della palla, avendo militato in una squadra calcistica-balistica a livelli distinti e stimabilissimi, proposi lei quanto segue in maniera amabilissima:

– Facciamo una cosa. D’ora in poi, ci vedremo tutte le partite dell’Italia. Dagli ottavi in poi… ebbene, se l’Italia passerà ogni volta il turno, a fine partita scoperemo, altrimenti ci guarderemo un film.

– Ci sto.

 

Nel 2006 l’Italia vinse i mondiali, se non ricordo male, no?

Nel 2008 poi m’accadde qualcosa di pazzesco.

Ecco, sino a un anno fa, pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora mi rendo conto che è una commedia.

Sì, la prendo a ridere. Sennò vi dovrei spaccare la testa.

Comunque, detto ciò, al di là dei miei istinti rabbiosi, sono appunto Ryan Gosling di Drive. Anche quello di First Man m’assomiglia.

Uno a cui successe qualcosa di veramente nefasto e tragico, appunto, la morte della mia figlia.

A me invece avvenne la morte della mia anima.

Però, come Armstrong, come se nulla fosse, sono ancora una volta riuscito a fare quello che nessun uomo è mai riuscito a compiere.

Ecco, torniamo a Russell Crowe di A Beautiful Mind.

John Nash, morto nel 2015, fu uno dei pochissimi, miracolosi casi unici della storia.

 

– Stefano, hai scritto una donna e mezzo. Parlami della mezza donna rimanente.

– Ah, vero, scusa. Questa mia ex ragazza aveva la fissa per Brad Pitt.

– E quindi? Che c’entra?

– Le proposi un altro patto… le dissi, ecco… carissima, a te piace Brad Pitt di Vento di passioni, giusto?

Lei rispose: Eh certo.

Al che, io… mettimi una parrucca in modo tale che abbia i capelli lunghi come Brad. Tu vorresti essere, stanotte, la mia Julia Ormond?

Lei… eh certo.

Dunque, amico, vedi? Sono una donna e mezza Ormond.

O no?

 

Parte seconda: la vita di un padre che raccontò ai figli di essere un giornalista, invece era un alcolista da prima pagina

Sì, mi fanno ridere quei ragazzi che esclamano: ah, mio padre m’ha educato bene!

Che ne sanno loro del padre? Di chi fu prima che, attenendosi per ragioni economico-lavorative ai canoni probi della socialità civile, rinnegasse il suo precedente porcile?

Sì, vi svelo un’altra verità.

Molti figli idealizzano i loro padri. Poiché, essendone appunto i figli, impazzirebbero e si sentirebbero estremamente in colpa se volessero guardare in faccia chi li ha messi al mondo.

Vale a dire un padre poco valoroso, falsissimo, peggiore di Tom Hanks di Road to Perdition. Uno che ai figli ha raccontato per anni delle balle spaziali. Dicendo loro che è sempre stato un pedagogo intellettuale quando, invero, all’età dei suoi figli, era solo un impresentabile animale.

Che poi… non ci sarebbe niente di male nell’onestà (im)morale. È nella farisea menzogna che piuttosto si nasconde il maiale.

Sì, questi luridi panzoni partorirono mostruosità da imperdonabili freak selvatici. Non ci può essere perdono per gente così. Puoi al massimo biasimarli, compatirli e perfino, più di una volta, assolverli. Ma, con fiero disprezzo, senza sprezzo del pericolo, visto che la loro natura è malvagia, attenteranno ancora alla tua carne per sodomizzarti, soprattutto psicologicamente. Dall’alto, anzi, alito di chissà quale presunta, oserei dire unta e bisunta loro distorsione mentale sputante sentenze. Degli uomini, più che altro, sputtana(n)ti.

Ecco, prendiamo un caso plateale di essere di tal pazza razza.

Desiderò sempre che i suoi figli diventassero giornalisti, che si elevassero dal porcume generale.

Poiché, non essendo stato capace lui di arrivare a vertici da caporale, proiettò alla sua prole le sue ambizioni frust(r)ate.

Costui, ha mai confessato ai suoi figli il vero? Cioè che si spacciò, appunto, per giornalista quando in verità vi dico che era un messo, un portalettere tra un ufficio e l’altro della sua piccola, giornalistica ditta aziendale?

No, eh?

Sì, come Balanzone, millantatore di chissà quali premi Pulitzer ma in realtà un uomo meno che normale. Che però, una volta sistematosi in panciolle e larghe mutande, scriteriatamente cominciò a delirare sui giovani ancora a farsi, urlando loro cattivissimamente che dovevano andare solo a farselo, cioè duramente lavorare e trombare!

Senti chi parlò! Tale porcellino, assai nel cervello poverino, fu un frequentatore delle bettole assai poco belle. Ove si dette scostumatamente al bere, mangiando appunto come un suino. Un tracannatore.

Stette per essere dalla società scannato.

Fu allora che incontrò sua moglie. La quale, per salvarlo dalla cirrosi epatica e dalla sua visione delle cos(c)e poco empatica, lo iscrisse a un serale delle magistrali più demagogicamente scolastiche.

Al che questo qui si diplomò, tirò lo stesso a campare, lavorando quattro ore al giorno, svolgendo una “mission” da uomo che si fece perfino regalare la casa popolare e, come detto, iniziò moralisticamente a pontificare.

Sì, a Bologna è il classico tipo che va dai bambini e grida loro da (p)orco: ti spezzo le manine e ti deraglio la mascella, cinnazzo.

Il cinno, nel dialetto felsineo, emiliano-romagnolo, è appunto il bimbo che, essendo puro e innocente, è involontariamente imbranato e dispettoso, capriccioso e malmostoso.

Cioè, praticamente la moglie di tal buzzone.

La moglie, sì, lo salvò ma rimase lei stessa una bambolina.

Si coprì dietro l’apparenza del più didattico, semplice insegnamento da professoressa dei miei stivali, sognando in cuor suo di fare la diva di Hollywood. Infatti, una volta arrivata in pensione, dopo essersene sinceramente sbattuta i coglioni dei suoi studenti, da lei onestamente considerati solo dei bambagioni, allestì spettacolini teatrali da parrocchia da far venire… latte alle ginocchia perfino per i più tosti di testosterone.

Sì, dinanzi a un tipo-topo di donna così falsa e auto-ingannatasi, non gliela può fare manco Andrea Roncato di Fantozzi subisce ancora.

Sì, questa è la classica coppia piccolo-borghese che, inconsapevole della loro patologia, diceva a tutti di essere dei deboli come Fantozzi.

Gli unici deboli sono stati loro, copertisi dietro un mare di menzogne che son più brutte di Mariangela…

Ah, forse oggi lei ha la parrucca mentre suo marito è rimasto un parruccone.

Sì, persone di una falsità tremenda.

Capaci di distruggere le anime altrui e poi fare come Murdock di Rambo II, cercando di spacciarsi ancora per buoni samaritani.

Sì, Murdock prima sbatte Rambo in prigione, poi ha pure il coraggio di dirgli:

-Dacci la tua posizione che ti veniamo a prendere.

 

Conoscete la risposta di John, no? È famosissima.

 

Cap.3: siamo tutti figli di dio, il mega-direttore galattico, che sfiga

Sì, l’Italia è indubbiamente un popolo di dementi.

Va ancora forte il cattolicesimo. Dico, scherziamo?

La gente crede che esista un uomo con la barba che se ne sta nell’attico superiore e ordina agli uomini di farsi il culo quando lui non fa un cazzo da mattina a sera?

Peraltro, l’unica cosa che fece fu lavorare, appunto, una settimana. Creando il mondo.

Se questi sono i risultati, quella settimana poteva starsene in casa a tirarsi le seghe.

Nella mia vita ho sempre sognato di essere pazzo. Non avrei capito un cazzo e avrei vissuto da dio.pazzia

Scrivo quanto appena avete letto su Facebook. Interviene una mia amica.

Replicando che i pazzi soffrono come se stessero all’inferno.

Di contraltare, le rispondo a mia volta che costoro, se soffrono, non sono veri pazzi.

Tutt’al più sono persone con problematiche e sintomatiche derivate da una serie di delusioni annali, anche anali, che hanno ingenerato una patologia. Cioè, hanno scatenato una scissione interna fra il loro inconscio che, come tale, non riesce a coincidere con la parte conscia.

Non vi sto dicendo cazzate, informatevi.

Di pazzi veri, cioè di persone senz’assoluta coscienza, in verità ne esistono pochissimi. La maggior parte sono persone che si sono create involontariamente una barriera difensiva per sopperire a loro disagi mai veramente sanati.

Cosicché, possono anche vivere discretamente felici per molto tempo. Ma il loro problema si ripresenterà ogniqualvolta entreranno in contatto con la loro parte emotiva più sincera.

Mentiranno a sé stessi per raccontarsela, come si suol dire, e in cuor loro soffriranno.

Cioè, quello che fa la il novanta per cento dell’umanità.

Secondo la dottrina gnostica, già ve lo dissi, l’umanità si divide in tre categorie:

1) gli ilici, la maggioranza, persone che vivono un’apparente normalità invero mostruosa. Fatta di abominazioni al prossimo, di cattiverie e gelosie, invidie fratricide, amori spesso soltanto squallidamente carnali ed edonistici. Un’esistenza, insomma, apparentemente figa ma in realtà misera, moralmente parlando.

2) gli psichici. John Rambo è uno psichico. In tutti i film della saga con Stallone, infatti, Rambo pare un monaco tibetano. Capace di gesti temerari che avrebbero lasciato di stucco e distrutto anche Steve McQueen.

Rambo non è molto interessato al sesso e al successo. Per questo, la gente gli dice che è un vile e un falso. Non lo è, affatto. E non è, appunto, nemmeno un pazzo.

È un diverso. I diversi esistono. E non necessariamente la parola diversità fa rima con anomala o, per meglio dire, peculiare sessualità.

Rambo è diverso nell’anima. Non abbisogna della cosiddetta vita normale. Alle persone normali la vita di Rambo risulta incomprensibile, insensata, folle, addirittura pericolosa. E quindi lo colpevolizzano puntualmente perché Rambo è superiore a loro.

E loro, essendo inferiori, non arrivandoci, come si suol dire, pensano che il matto sia Rambo quando non si sono accorti che i matti sono loro.

3) gli pneumatici. No, non sono uno pneumatico. Cioè uno che s’è del tutto elevato e allontanato dal mondo di tutti i giorni. Per esempio, fra qualche giorno, devo andare dallo pneumologo. Che non è quello che controlla il vuoto pneumatico delle vostre vite materialistiche e consumistiche.

Sì, a forza di vivere una vita normale, le vostre gomme vitali sono ora lisce.

Sì, devo andare a farmi controllare i polmoni. Io non ho nessun fegato amaro ma il troppo fumo delle sigarette va curato quanto prima.

Sì, molta gente è ignorante. Può conoscere anche a memoria tutti i libri del mondo ma è analfabeta delle anime del prossimo. Poiché, come detto, appartenendo alla categoria degli ilici, dell’altro sostanzialmente non gliene sbatte un cazzo.

Convinta sempre di avere ragione.

È perciò solipsista. Cioè si crede dio e adatta il mondo a sua immagine e somiglianza.

Vi faccio un esempio.

Ci sono due ragazzi. Uno è un cretino, totalmente menefreghista, una merda, insomma. L’altro è in un certo momento della sua vita, per tante circostanze, ricattabile e vulnerabile.

Il cretino s’approfitta della buona fede del secondo per incularlo.

Una volta che il secondo ragazzo s’accorge dell’inganno, il primo ragazzo non ci sta ad ammettere la verità. Anzi, preferisce fare come Fernand Mondego de Il conte di Montecristo.

Persona doppiamente stupida.

Da cui la grandiosa scena in cui Brad Pitt, appunto, chiama a testimoniare Bob De Niro in Sleepers.

Una scena scioccante.

Questo si chiama, come direbbe il demente appena descrittovi, auto-inganno con doppia inculata e super cazzola con scappellamento a destra.

Credo che al deficiente siano rimaste poche frecce al suo arco.

Eh già, andò a dire a tutti che una certa persona era pazza, ben appoggiato in questo delirio da quel mentecatto del padre.

Quando la persona da lui accusata di pazzia, comprese l’inganno, il demente rigirò la frittata e, attraverso profili falsi, provocò questa persona affinché desse di matto sul serio per farla passare, appunto, per delirante paranoica.

Era così semplice capirlo.

Possibile, Amici miei, che dovevamo arrivare a questo punto?

Perciò, il pazzo vero vada quanto prima a costituirsi.

Ah, non vuole farlo?

Bene, allora avrà paura per tutta la vita.

Si chiama carcere psicologico.

Cazzo. Un coglione storico, questo qui.

Bisogna aggiungere altro?

 

 

di Stefano Falotico

Stefano Falotico, Eretico e Corsaro


28 Aug

Intoccabili

In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi. Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni. Purtroppo invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia
.

 

(Pier Paolo Pasolini)

 

Bisogna aggiungere altro, se non due scene memorabili?

Ah, io sono sempre bello, soprattutto nell’anima. Siete voi che vi vedo sul moscio. E non nascondetevi dietro questa chiacchiera del lavoro. Sì, appena cerchi empatia, contatto umano, e hai voglia di far due chiacchiere, anche perché in fondo la tanto decantata vita vera altri non è che una dolce e romantica chiacchiera, trovi una che ti risponde:

 

– Scusa, Stefano. Adesso sono incasinata.

– Non hai dieci minuti? Avevo voglia di confidarti i miei sentimenti.

– Me ne parli un’altra volta. Adesso ho dei casini.

 

Eh sì, c’è sempre un casino, ove la matrona è la regina. Accampa la scusa che deve lavorare quando, invero, io vi dico che si smalta le unghie per un uomo meno complicato del sottoscritto, ché nel bordello mai metterò piede. Un uomo animalesco, più stronzo di me, invece la soddisferà e dunque la lascerà insoddisfatta perché senza sentimento vi è solo uno squallido “imbrattamento”.

Sì, io lavorai, mi arrangio, faccio e disfo, sono inattendibile eppur, miei questuanti, che venite sempre a chiedere dei cazzi miei, ho poche cose da nascondere, se non due tre Blu-ray abbastanza “spinti”. Ma mi pare un peccato veniale. Sì, a volte servono, quando la malinconia ti assale e non c’è niente di male in una scopata virtuale. Sono molte delle scopate reali che sono davvero tacciabili di colpa pestilenziale. Donne ninfomani che vi prosciugheranno nel vostro aroma… sì, l’aroma dell’uomo che credeva nei sogni e ora, abietto, involgaritosi nel porcume e porcile, sa solo pensare a come far soldi per fregare il prossimo, ricattandolo, abusando delle innocenze giovanili e attentando alle verginità ingenue di ninfe plebee.

Ah, vi conosco, eh.

Me non mi fregate più.

Sono o non sono uomo di mondo?

Non lo so.

Scusate, ora devo dire no alla copertina del cartaceo del mio libro su Carpenter. Praticamente era perfetta ma i font sulla costa erano leggermente inesatti.

Sono un uomo Gothic Regular e come tale esigo il goticismo delle mie gote.

E su questa stronzata sparisco, per riapparire quando meno ve l’aspettate.

Zac. Ancora ve l’ho piazzato… su Amazon c’è già in Kindle.

 

Sono l’uomo da colpo di scena inaspettato, che nel frattempo crea attorno a sé un’enorme suspense, e poi si congeda nel firmamento dei ricordi grandiosi.

 

Non mi sono mai ripreso dallo shock di vedere Padre Bobby alla sbarra che mentiva, per salvare John e Tommy. Non depose solo per loro, depose contro il riformatorio Wilkinson e per tutto il male che vi aveva regnato troppo a lungo. Ma mi dispiaceva che avesse dovuto farlo.

Non so voi, mi sembrate sempre così tranquilli. Io, alle volte, ho paura. Paura che possa succedere qualcosa di brutto alle persone a cui voglio bene. I miei genitori ecco che escono a sera inoltrata, ma non so se rientreranno a casa. E finché non chiudono la porta ho l’assillo che, non essendo più fisicamente forti come a vent’anni, qualche mal intenzionato possa aggredirli. Oppure che a mio padre pigli un malore. E che mia madre inciampi nel viottolo e possa franare sul selciato, rompendosi la testa. Non ha più i riflessi di un tempo.

Un giorno moriremo tutti. È ciò che molti si dimenticano. E cancellano ogni cosa, bruciano i momenti passati assieme.

Quindi, cari “adulti” tromboni, finitela di giudicare le nostre vite, ché hanno una vita davanti. Si sbaglia, si azzecca la mossa giusta, si soffre e si gioisce.

La vita non è un’equazione, non è un teorema, non è un giochino.

Non so se questo mio scritto sia poesia o sia una scemenza, io credo sia poesia.

Adesso, dopo che vi ho commosso, devo fumare una sigaretta. Eh, lo so, sono arrivato a tre pacchetti al giorno. Ma le ansie crescono ed è giusto che sia così. Il mondo tranquillamente bugiardo non mi è mai piaciuto, e lo combatterò sempre. Pensando, riflettendo, ponderando, non esprimendo e lanciando mai giudizi avventati. Quello che invece molti di voi non fanno, quasi mai. Sentenziando con prosopopea e lardosa supponenza.

Ok, adesso cazzeggio.

 

di Stefano Falotico

Da fonti certe so che il prossimo film con De Niro sarà con Judi Dench, mica Risvegli e donnacce da quattro soldi


10 Apr

Demi Moore

30594258_10211072824999396_7302505736863481856_nOra, so che non mi crederete, d’altra parte siete sempre increduli dinanzi alle mie rivelazioni, che non sono quelle di Barry Levinson con Douglas e quella puttana conclamata della Moore Demi. Levinson. Questo nome non è nuovo a De Niro, che per lui lavorò in Sleepers, in Sesso & potereDisastro a Hollywood e Wizard of Lies, fornendo in tutti i quattro film suddetti ottime interpretazioni seppure non eccelse, con una punta di rilievo per l’ultimo, una prova tutta giocata di recitazione in sordina e di continuo biascicare di labbro mal salivato dalla sua avanzata età giustamente moscia.

Ora, è uscito il Blu-ray di Risvegli, film che, come già da me detto, col senno di poi è tutt’altro che memorabile. Innanzitutto, la performance di Bob è inferiore a quella di Robin Williams, eppure si beccò una stra-generosa nomination agli Oscar. È una prova manieristica tutta tic e mossette, che io recito decisamente meglio e spero presto di potervi dimostrare con un video la mia superiorità “in materia”.

Un film zuccheroso e ruffiano con una colonna sonora che “entra in scena” sempre nelle scene topiche, tanto a enfatizzare il miracolo dal cielo… mentre De Niro sogghigna beato e di ghigno che sembra a metà strada tra Forrest Gump, il suo Louis Gara di Jackie Brown, e il novanta per cento delle facce da culo che passeggiano in istrada totalmente ignare dei loro sonnellini. Sì, quando si sveglieranno saran dolori perché l’atrocità del mondo, nella sua crudezza macellante le coscienze lente, non risparmierà un solo colpo basso.

Poi, scusate, questo Leonard si è “addormentato” quando era un bimbetto, poi si risveglia a cinquant’anni e gli “tira” per Penelope Ann Miller. Tutto ciò è inspiegabile. Gli manca la pubertà, gli manca l’imprinting adolescenziale della scoperta della sessualità, da quando era infante non ha mai letto un libro ma ecco che conversa amabilmente con una delicatezza introspettiva degna di un Paolo Crepet, l’imbonitore psichiatra della mutua che secondo me abbisognerebbe di una buona crespella, detta alla francese crêpe, ripiena della Nutella delle scemenze buoniste con cui allieta i mal di pancia dei suoi pazienti. Insomma, un morto di fame, che ha sempre sofferto di encefalite letargica. Diciamocela!

Sì, questo Leonard ha degli appetiti carnali irreprimibili ma alla fine lo sedano a vita e De Niro, per un attimo, si scorda che dovrebbe essere catatonico e strizza gli occhi, muovendo sospettosamente le palpebre. Vero blooper secondo me volontario da parte di De Niro, che in quei mesi stava girando anche Cape Fear e pare che ammiccasse ai suoi fan, quelli del Bob borderline cazzuto, per ricordare loro che non dovevano preoccuparsi del momentaneo rimbambimento. Lo stavano sedando ma l’indole stronza emerge a vista d’occhiataccia, come si suol dire. Ah ah.

Sì, un film sopravvalutato, buono per gente nel mondo falsamente letizioso delle tazze di tè e della facile morale, negli attimi di sconforto…, ah, insomma, dobbiamo essere felici a questo mondo, inutile deprimersi, c’è gente che crepa, a differenza di Crepet, nel Terzo Mondo perché non ha un tozzo di pane e gente che vegeta. Noi in fondo siamo fortunati, abbiamo la BMW e l’abbonamento a Netflix. Sì, la vita tutto sommato non è male, pensa a ’sti poracci.

Sì, dovete sapere che, se nasci malinconico, non hai speranze in questo mondo. Vieni criminalizzato per il tuo stato d’animo fastidioso. E ti urlano… pensa se nascevi distrofico muscolare, quella sì che è sofferenza, mica la tua. Forza, coglione, muovi il culo e vedi di farti ‘na sana trombata e non rompere i coglioni con le tue paturnie. D’altronde, Edgar Allan Poe disse… gli uomini mi hanno chiamato pazzo; ma nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia è o non è una suprema forma d’intelligenza.

Sì, Edgar era un tipo da Piano B. Visto che il piano regolatore “normale” non funzionò e si ammalò di “schizofrenia”, sfanculò tutti, scrivendo capolavori come Una discesa nel Maelström, metafora dei suoi vortici emotivi emozionalmente post-traumatici.

Sì, quando ero adolescente una tipa che conoscevo andava matta per il film Risvegli. Sì, meno se l’inculavano e più se lo rivedeva, commuovendosi quando i comatosi prendevano le “palle” al volo.

Adesso credo faccia la pittrice della sua anoressia, sì, dipinge quadri alla Modigliani in gonnella in cui fa l’autoritratto della sua anima smunta. Non so se adesso “munga” ma mi dicono che sia una mula. Lei si crede un’artista, ma il suo ex ragazzo mi disse che non voleva rimanere incinta e allora “schizzava” in maniera espressionista sulle sue tele nell’apice orgasmico in cui l’uomo, eccitato al suo acme, assume un’espressione di pura “catatonia”. Sì, come insegna Risvegli, si diventa catatonici per troppa eccitazione motoria. Ho detto tutto. Sarà per questo che i pornoattori sembrano tutti degli ebeti col sorrisino da neonati. Mah. Son talmente perennemente soddisfatti che non soffriranno mai pene… come Robin Williams, che infatti si suicidò, nonostante avesse urlato ai marines “durissimi” Good Morning, Vietnam! Che era di Levinson, fra l’altro.

Insomma, la vita è sempre un cazzo fritto. Che ti vada bene o male, è una schifezza. Alcuni s’illudono che la vita sostanzialmente sia bellina e allora fanno gli psichiatri, perché credendo di curare quelli che stanno male si scordano che i malati sono loro.

Sì, vi confido questo.

Molti anni fa andai da uno psicologo e lui:

 

– Sai, ragazzo, alla tua età ero come te. Allora il lungo sonno mi fu consigliere. O mi suicidavo oppure dovevo adottare una strategia taumaturgica, miracolistica. Sì, visto che ero un depresso cronico incurabile decisi di curare quelli come me. Per questo ti capisco. Adesso dammi i 200 Euro che mi spettano, forza su, non fare il cazzone!

 

A parte gli scherzi, da fonti certe so che il prossimo film con De Niro, dopo The Irishman, sarà con Judi Dench, che gli ha soffiato la parte del Commander Root in Artemis Fowl da lui comunque prodotto.

Il film dovrebbe essere Six Minutes to Midnight di Andy Goddard e De Niro dovrebbe interpretare la parte di un generale-caporale nazista.

Lo so, né Deadline né Variety hanno ancora annunciato tale notizia ma ve la dico io.

Dormite in pace, figliuoli.

E prendetela come “viene”. Spesso le donne non vengono ma fanno finta. A voi che cazzo frega?

Questo è un pezzo che fa invidia al cinismo dell’inventore di Black Mirror, perché di Falotico ce n’è uno, gli altri sono dei dormiglioni.

Sì, son sempre stato un tipo sveglio, per questo ho una vita di merda. Quelli che si trovano bene in questo mondo son quelli che non capiscono una minchia.

 

Sì, una donna alla Demi Moore, sapendo che ho pochi soldi, mi ha offerto una scopata promozionale. Ah ah. Accetto? Sì, mi ha detto: – Hai una faccia da stoccafisso e sei intrattabile ma ho notato che “qualcosa” si muove in maniera molto “cresciutella” e malleabile. Non buttarla sul drammatico patetico.

Tutti al suo capezzolo, no, capezzale. Quando si dice una capa… de cazz’.

Dai dai. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Risvegli

Sleepers alla padre Bob(by)


04 Jun

di Stefano Falotico

Di solito, per quanto concerne il Cinema, gran risalto vien dato alla “dicotomia” relazionale, spesso disfunzionale, fra madre e figlio. Hitchcock banalizzò la psicopatia col suo celeberrimo Anthony Perkins che, “castrato” da una madre a “imbalsamarglielo” come il “pappagallo”, aveva sviluppato un’indole guardona un po’ troppo violenta. Sì, credo che Psyco sia un film enormemente sopravvalutato. Da contestualizzare alla sua epoca, indiscutibilmente fascinoso e tutt’ora di bianco e nero avvolgente, seduttivo come la “follia” di Norman Bates che nel suo motel ne combinava, sconciandole, delle “belle”, una sotto la doccia di coltelli profumati di epocale suspense, sì, d’avanguardia. In ciò, certamente, il film ha il suo valore, ma non è affatto il lodato capolavoro a cui van tutti a par(l)are quando si fa riferimento ai precursori, come zio Alfred, del genere thriller. Perché proprio tanto eccelso e già “classico” di modernità anticipata nella sua ineccepibile forma, oltre il mero, “spensierato” intrattenimento, quanto a mio avviso così stupido. Come dire: il complesso di Edipo genera sempre mostri. Eh no, caro Alfred. Se fossi campato, da Woody Allen avresti imparato una cosa ben peggiore, che provoca genio malinconico associato alla sua tendenza, che nessuno psichiatra riuscì a curare, per la ragazzine, come sua cinesina insegna, cagionatrice del divorzio “inestimabile” fra Woody e Mia Farrow. Mamma mia, ah ah, è il caso di far ammenda perché la madre di Woody tanto spermatozoico lo sgrav(id)ò di dubbio seme paterno.

 

Ecco, sul padre invece porrei questa mia, così partorita.

Il padre ha, secondo me, un ruolo ben più “pregnante” nel processo formativo del pargolo. Di come, spesso tramandandogli il maschilismo più bieco, rende i figli a sua immagine e somiglianza, riversando loro tutto il suo fallimento, affinché non diventino fall(it)i come lui. Eh sì, che “fallo”. Che orrore! Anziché indirizzarli a una sana educazione improntata al libero arbitrio, ne arbitra già il raddrizzamento. Mah, e provocò solo figli meno rizzi della sua (im)potenza. Complimenti. Gli stringo la mano, anche se poi vado a pulirmela perché è molto sporca, mio padre porcellino. Ah, volevi dei vincenti da salvadanaio e hai intascato sol la presa di coscienza che la lor retta via (non) hanno (ap)preso. Che buco!

Un abominio disumano, volere dei modellini al piacere suo che non ebbe, perché a lui andò malissimo.

Di mio, posso solo dirvi che mio padre è un grand’uomo. Se non fosse stato per lui, oggi non sarei uno scrittore ma non “starei” soprattutto qui. Su tale immonda eventualità “omicida”, un altro padre, invece, che dal mio fu severamente punito in tribunale, perché sconfinò d’efferati insulti in un’età in cui la mia giovinezza andava invece doverosamente rispettata, credo che ancora abbia dei profondi incubi notturni in cui, roso da un senso di colpa pazz(esc)o, si domanda “chetamente” come ha fatto a nascere. Non si è ancora sparato, comunque, tal losco padre criminoso. Sì, un durissimo.

Su tale (sua) imbarazzante domanda, però, già fu imbrattato di figuraccia da miserabile. Ora, però, deve darsi una risposta. E, sul restare scioccato, senza parole, “comodamente” ride da pagliaccio, piangendo tremende, ahia che dolore (poverino), lacrime da coccodrillo.

Sì, da mio padre ho/a appreso una lezione importantissima. Mai far sì che un estraneo, troppo “cresciuto”, voglia renderti un nano come la sua famiglia.

Frankenstein di Mary Shelley

Un rapporto pur sempre paterno.

Il momento di uccidere

Carl Lee Hailey/Samuel L. Jackson non si fermò dinanzi allo stupro della figlia.
Un film reazionario?

Forse invece da rivalutare. Per riflettere. Al posto suo, siete sicuri che avreste mantenuto i nervi saldi?

Il petroliere

Il capolavoro di Paul Thomas Anderson si può interpretare in mille ottiche. Una chiave analitica è proprio il rapporto fra i due. Quasi alla Barry Lindon.

Sleepers

Padre Bobby.
La scena, in cui Jason Patric confessa a De Niro le violenze, rimarrà negli occhi per sempre.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)