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Molti si chiedono: ma il Joker ha mai avuto una ragazza? Io direi molte più di una, d’altronde è Superman, un video biografico che vi lascerà esterrefatti e distrutti, che colpo di scena!


16 Jul

stamp generale zod

Ecco, romanziamo a mo’ di cine-fumetto fantasioso eppur terribilmente realistico la mia vicenda da supereroe imbattibile.

Questo/a non ve lo sareste mai aspettato, vero?

Rimette in discussione tutte le calunnie che il Generale Zod, da tempo immemorabile, spara sul sottoscritto.

Sì, da quando decisi di abbandonare i miei coetanei frivoli, lui mi diffamò, andando a dire che soffrissi di schizofrenia.

Non pago del reato osceno da lui perpetratomi, ancora vuol farmela pagare.

Lo mandiamo a far in culo? Basta, adesso.

Sì, mi tormentò talmente tanto, continuando ostinatamente nelle sue maldicenze che, alla fine, crollai. E s’innescò una tragedia.

Sì, si chiama tragedia. Non esistono eufemismi né sostantivi per definirla altrimenti.

Cioè, ora vi faccio capire bene. La mia è una storia da The Night Of. Anche da True Detective.

Sì, riconosco ogni mia colpa, non voglio certo asserire che anch’io fui incolpevole, anzi, ma reagii soltanto irosamente in quanto provocato ignominiosamente dal suo scandaloso, madornale affronto, esagitandomi in reazioni scriteriate che indussero psichiatri assai superficiali a emettermi contro diagnosi pesanti, fortunatamente oggi smentite e puntualmente, giustamente ricusate. Scusate, non devo più riscusarmi.

In verità, io stavo facendo la mia vita. Ma questo Zod, come San Tommaso, non credette mai che me la stessi godendo, avendomi lui considerato matto, appunto, per anni. Volle perfino mettere il dito nei miei intimi, privati piaceri. Malgrado m’illusi che i suoi giochetti e i suoi tranelli fossero già da un pezzo finiti.

No, lui infinitamente mi detesta. Non c’è verso. Nemmeno i versetti miei più poetici riescono a persuaderlo della veridicità delle mie ragioni incontestabili. Secondo lui, non fanno testo. In quanto lui è fermamente convinto che io sia fuori di testa, anche senza testicoli.

Giocò e gioca tuttora su mie psicologiche fragilità da tempo superate ma ancora forse irrisolte.

In quei giorni e soprattutto nottate a me nefaste, ricevetti infatti dappertutto missive terroristiche, quello che si può definire semplicemente un imperterrito stalking.

Mi rivolsi in più casi alla polizia postale. Che indagò ma non reputò le offese, scagliatemi contro da Zod, come attentatrici alla mia incolumità. Cosicché, prove alla mano troppo approssimative, la polizia chiuse il fascicolo.

Zod insistette a rompermi le palle. Spargendo indefessamente insinuazioni assai riprovevoli e vergognose sulla mia persona.

Zod, come detto, non riusciva in verità a capacitarsi, già allora, del mio innatismo miracoloso. O forse solo dell’inconfutabile, inoppugnabile fatto che finalmente mi ribellai ai suoi soprusi. Ero stanco di venir angariato dal citrullo qual lui è.

Come tutte le persone ignoranti, lui fu sospettoso. E pensò, orgogliosamente, che io stessi mentendo.

– Ma chi? Macché! Quali donne! Ma se lo sanno tutti che è malato di mente. Quello esce di casa solo il sabato sera per me che lo cogliono. Lui mi considera un amico sincero, invece io lo disprezzo fortissimamente. Lo odio. Non sopporto chi vuole vivere da romantico libertino e invece non abdica alla fascistica mia visione del mondo. Qui ci sono delle regole ferree! Non si scappa! Ma dove vuole svolazzare?

Sì, Clark Kent non lavora, anzi, è fantozziano, dunque io lo castrerò! Gli farò capire come si sta al mondo! Addà morì!

Inetto, ometto da aziendale lavoretto!

 

Clark Kent, ovvero il sottoscritto, perse la pazienza e fu assurdamente accusato di disturbo delirante. Passando un calvario inimmaginabile.

Ricoveri, sedazioni che avrebbero ucciso un toro, colloqui pseudo-pedagogici assolutamente deleteri e inutili, demagogie medioevalistiche da cui ne sono uscito/uscì illeso.

Bello come prima. Ancor più forte.

Dunque, il matto non sono mai stato io, bensì Zod, ovviamente. Un tipo da zoo.

Superman gli fu anche Zorro.

Zod è un criminale psicopatico che non sopporta le vite libere e sicuramente superiori alla sua.

E adesso l’ha davvero finita di descrivermi come Kal-El di Superman III quando Clark Kent diventa violento e cattivo.

Sì, m’ha sempre disegnato e dipinto come un disagiato, un mezzo handicappato. Volle appunto anche storpiarmi per farmi finire sulla sedia a rotelle come Christopher Reeve dopo la caduta da cavallo.

E fece di tutto affinché mi sedassero. Bramando malvagiamente di sfiancare il mio stallone di razza.

Affinché prendessi la pensione d’invalidità e fossi stigmatizzato ed etichettato, identificato e certificato come psichico monco. In una parola come demente sfigato.

Credo che giustizia, dopo tale orrore da Apocalypse Now, sia stata fatta.

Il video sopra mostratovi, eh già, è inequivocabile. Correva l’anno 2006, anno nel quale l’Italia vinse i mondiali.

Di lì a poco sarebbe successa, appunto, una disgrazia per mia fortuna combattuta e vinta con potenza devastante. Nonostante le ferite lancinanti però ora rimarginate.

Amici, balliamo con Elvis Presley?

Il mondo, d’altronde, si divide fra chi è figlio della dinastia di Marlon Brando e chi rimarrà un figlio di puttana.

A essere sinceri, questo mio hater, più che al Generale Zod assomiglia molto, oserei dire in maniera spiccicata, a un insalvabile, indifendibile zotico.

Mica Stefano Falotico, eh.

Ecco la risoluzione del Teorema!

Ecco, sapete chi doveva essere Superman per la regia di Tim Burton?

Sì, Nicolas Cage. Superman Lives.

Io vi ho dimostrato che Dio esiste, ah ah.

christopher reeve superman (1)

 

Bentornato professore: being Johnny Depp


20 Jun

depp arrivederci professore

Sì, è uscito oggi nelle nostre sale Arrivederci professore con Johnny Depp. Un film discreto, non un granché. Un film assai simile all’Attimo fuggente.

Il messaggio di fondo, infatti, è identico: ragazzi, carpe diem…

Però, Arrivederci professore è annacquato in dialoghi retorici che, con la finissima retorica di Peter Weir, hanno poco a che vedere.

Come si dice in questi casi, un film dagli intenti nobili e mirabili, giammai miserabili, ma che a livello qualitativo non poco ha difettato nei risultati.

Film da me, ovviamente, già visto. Altrimenti che cinefilo sarei? Mica sono un cinofilo come La Russa.

Nicolas Cage è stato spesso invece un attore cane durante la sua carriera ma fu lui a regalare a Johnny Depp uno dei primi ruoli importanti. Suggerendogli d’istradarsi pian piano a Hollywood ai tempi in cui condividevano la stessa stanza d’albergo. Erano entrambi giovanissimi. Il primo, Cage appunto, è nipote di Francis Ford Coppola, come sappiamo. E, sebbene nelle sue ultime interviste, abbia affermato che l’onere d’indossare un cognome così responsabilizzante l’avesse indotto persino a colpevolizzarsi, inizialmente a snaturarsi e ad assumere atteggiamenti innaturali per dimostrare al mondo che l’Oscar di Via da Las Vegas lo ottenne per l’intrepidezza d’aver rischiato con un personaggio ingrato, rifiutato da tutti poiché, appunto, gli altri attori l’avevano considerato lesivo della propria immagine, ecco, malgrado ciò, il signor Cage dovrebbe sinceramente ammettere che in Rusty il selvaggioCotton Club e soprattutto Peggy Sue si è sposata campeggia(va), correggetemi se sbaglio, eh eh, il suo nome in cartellone, come si diceva una volta.

I suddetti tre film mi pare che siano firmati dal regista del Padrino e di Apocalypse Now. Eh già, non mi sembra, a meno che abbia avuto le traveggole, che siano stati diretti, che ne so, da Sofia Coppola. La quale, ai tempi di The Godfather, aveva appena un anno, quasi due…

Vorrebbe, signor Cage, obiettare in merito alla veridicità, alla validità di questa mia affermazione?

Detto ciò, tralasciando nepotismi e leccate di culo, spintarelle e raccomandazioni, Johnny Depp è la simbolizzazione incarnata del bellissimo sognatore per antonomasia. Ultimamente, ha perso parecchi colpi ma è stata tutta colpa di quella baldracca che s’era sposato, Amber Heard. Donna assai figa e slanciata ma artisticamente poco elevata. Che Johnny Depp, con le sue infamie e le sue denunce smodate, forse un po’ ha rovinato.

Dovete sapere che, per un tempo immemorabile, mi dissociai dai miei coetanei in quanto già oltre il comune volgo adolescenziale di questi pubescenti starnazzanti.

A Bologna, città che mi diede i natali, calci nelle palle sesquipedali e ove m’innamorai, anche se solo per tre secondi, di Natalia la fioraia, quelli della mia generazione, dopo settimane di compiti a casa prescritti loro da insegnanti boriosi, barbosi, accademicamente noiosi e soprattutto ipocriti, andavano a gozzovigliare al pub Estragon.

Dunque, dopo sei giorni feriali di castighi scolastici a cui doverosamente si erano attenuti da fighetti ligi, canne permettendo e la musica di MTV a distrarli dal dolore insopprimibile di saper inconsciamente che non avrebbero mai avuto una notte con Alanis Morissette, peraltro una donna androgina tutta mossette, dopo aver accontentato, da bravi figli di papà e mammà, i precetti educativi dettati loro dalla genitorialità più pedagogicamente ruffiana, si precipitavano nell’Estragon suddetto per sabati sera sudati.

Scalmanandosi nei bagni scalcinati fra zampillii di birra scaduta e lingue copulanti in accoppiamenti perfino promiscui in mezzo a tutta la folle mischia. Godendo da matti nel putiferio di vodke lisce e della cantante guest star della serata, Mascia la bauscia. Esaltata di Milano scesa a Bologna per tirarsela da Annie Lennox. A me fu fatto credere di essere Johnny Depp di Edward mani di forbice. Sì, i fricchettoni amavano da morire maltrattarmi da freak monco. Mi proibivano subdolamente di voler toccare ragazze gnocche come Winona Ryder ma ora sono io, in questo personalissimo Ritorno al futuro, a recarmi nei pressi del maialino di turno, gridandogli… ehi tu, porco, levale le mani di dosso.

Al che, il buzzurro, esce dalla macchina e spera di suonarmele:

– Tu stai sognando, idiota. Tu dai ordini a me? Ma mi hai visto bene? Io ora ti smonto.

 

Non posso dirvi chi l’abbia prese fra me e lui. Sicuramente lui non l’ha presa e me la sono montata io? Non mi riferisco alla testa. Fui oggettivamente pazzo come Don Juan De Marco – Maestro d’amore ma mi salvai dal manicomio, salvando gli psichiatri. Da cui ora ho ricevuto perfino l’encomio. Una situazione, diciamocela, tragicomica. Dinanzi a me, questi strizzacervelli compresero di aver sbagliato tutto. Anziché perdere tempo a lobotomizzare i loro pazienti facilmente suggestionabili, invece di rincoglionirsi con le fredde teorie freudiane sull’Eros, rimpiansero di non essere stati come Mickey/Rourke di Barfly.

Ah, è troppo tardi. La vostra Faye Dunaway ora scambia Warren Beatty per Marlon Brando.

– Faye, Marlon è morto.

– Anche Warren non lo vedo benissimo, diciamo sul giovanissimo.

– Brava, andata del tutto non lo sei…

 

Sì, Faye riesce sempre a non farsi internare perché, nonostante la demenza senile oramai galoppante più di come, negli anni settanta, faceva cowgirl in tanti letti e divani ruvidi e sessualmente strafottenti, rimane una donna dal fascino spiritoso, sempiterno. Anche se nessun uomo, oggi come oggi, vorrebbe entrarci dentro.

Di me, invece, che si può dire?

Sono Johnny Depp di Finding Neverland. Faccio leggere le prime pagine dei miei libri al mio editore.

Puntualmente, succede sempre la stessa cosa:

– Falotico, che razza di stronzata è mai questa? Si rende conto della cazzate immonde che ha scritto in queste prime dieci pagine?

– Il libro ha ancora 190 pagine. Lo legga tutto.

– Già. Guardi, lo leggo sino alla fine ma, se il registro non cambierà, lei in ospedale psichiatrico finirà. Questo almeno lo sa?

– Lo so, lei legga.

– Va bene.

 

Insomma, la vita è una sola, spesso una sòla. Spesso ancora sono solo ma fuori oggi c’è il sole.

 

 

di Stefano Falotico

neverland depp

Top and Most Anticipated Movies of 2019 o forse no, il grande Cinema è un sogno, un incubo lungo tutta la notte infinita


26 Apr

the mule blu-ray

Vado a curiosare nella media recensoria di Rotten Tomatoes riguardo Avengers: Endgame e noto un impossibile 96%.

Dico e mi domando: questa Critica americana cosa si è bevuta?

Premetto però questo, a me il primo Avengers, oramai di anni or sono, è piaciuto molto. Andai a vederlo a Prato assieme a mio cugino. Che è cinque anni più piccolo di me. Io sono del ’79 e Avengers è uscito nel 2012. Fate voi i conti e capirete che età potesse avere mio cugino all’epoca.

Nel cinema, stranamente, c’erano quattro gatti. Era il primo spettacolo pomeridiano. Può darsi che, a quell’ora, i pratesi fossero ancora a lavorare e i giovani a farsi un sincero pisolino.

Mio cugino è un nerd strepitoso. Volete saperlo? È stato uno dei principali esponenti e ideatori di uno dei maggiori siti in materia, oserei dire, cine-fumettistici in Italia. Del quale per motivi di privacy non posso rivelare il nome. Anche se comunque lo rivelassi, adesso non esiste più. Quindi…

Si era persino indebitato pur di portare avanti questo suo sogno. Dopo un po’ dalla sua dipartita, preso com’era da una vita più dentro la realtà, ha abbandonato tutto. Il sito è passato nelle mani di altri che non si sono dimostrati all’altezza e sono falliti.

Detto ciò, il primo Avengers diverte da matti, è cazzuto, vigoroso. Quindi a mio avviso è bello. Gli altri non li ho visti perché non mi andava di vederli. Ah ah.

Può darsi dunque che questo Endgame sia stupendo, a me sinceramente di sorbirmi tre ore di CGI mi rompe le palle. A me non attizza nemmeno Scarlett Johansson. Il fisico è buono, la faccia da stronza non cambia mai espressione.

So che voi vi dividete tra faziosi, facinorosi, irriducibili fan sfegatati di questa saga Marvel, oramai per voi appunto monumentale, irrinunciabile, e coloro che, spesso per partito preso, affermano che questo non sia Cinema ma scemenza pura.

Non lo so. A rigore di obiettività, come detto, sto in zona neutrale, non potendomi esprimere coerentemente in merito. Non ho visto i sequel, neppure il seguito che ha tua sorella, e credo che non vedrò Endgame.

Tua sorella, comunque, la vanno a vedere tutti. Tua sorella sa bene che cosa sia un blockbuster. Come no?

Il biglietto d’ingresso costa pochissimo ma a lei sono tutti abbonati. Ha adottato una politica degli incassi da Netflix.

Ero partito molto prevenuto anche su Thor. E, prima di vederlo, ero sconvolto: Branagh che dirige un cinecomic?

E invece mi stupì. Thor è senza dubbio il migliore cine-fumetto che io abbia mai visto. Branagh ha classe.

Branagh è un narcisista ma può anche permettersi di esserlo. Anzi, scherzando sulla sua fissa su Shakespeare, può esserlo e non esserlo.

Scusate per questa mia lunga prefazione. Era per introdurre uno dei film da me più attesi dell’anno, ovvero Joker con Phoenix. Anche perché, si sa, com’è oramai ovvio, che non sarà un cinecomic nel senso stretto del termine. Un pretesto più che altro per parlare di un uomo impazzito per colpa di una società cinica e brutale.

È accaduto a molti, ahinoi. Anche a me, sebbene credo di essermi ripreso.

In questi anni, sapete, sono infatti entrato vivamente e dunque anche dolorosamente in contatto con realtà che mi erano state ignote sino a quel momento.

Realtà apparentemente tristi e oscure, fatte di gente emarginata, complicata, piena di manie, di paure, confinata nella propria tetra, ostile solitudine.

Persone molto vere nonostante tutto il loro bagaglio (im)prevedibile di assurde contraddizioni.

Gente che, essendo stata dall’adolescenza respinta dai suoi coetanei perché troppo particolare e forse schietta, non accettando molti ipocriti patti sociali, ha preferito melanconicamente allontanarsi dalla vita di tutti i giorni ché spesso consta di meschine e basse competizioni.

Donne e uomini verissimi. Talmente veri che sono matti. E non vogliono rinnegare la loro follia. Come li vedete? E chi li vede, oramai?

Non so se abbiano fatto la scelta giusta. Anzi, non penso proprio. Stare in questa società altamente spietata, certo, è dura. Ma starne del tutto fuori è altrettanto, se non più, controproducente.

Può servire semmai momentaneamente. Uno per proteggersi, si crea il suo piccolo mondo pieno di sogni. Ma, col tempo, la realtà inevitabilmente ti richiama. Non è un “obbligo di leva” in stile Apocalypse Now col soldato semplice Martin Sheen, bensì è un richiamo ben più subdolo, oserei dire ancestrale. Ah, le foreste sono incantate ma, di notte, tu non avresti paura a startene tutto solo al buio in quella casupola nel bosco? No, io non ho paura di alcuna strega. Ché poi le streghe sono ottime fighe, diciamocelo. Sì. Per anni, durante le inquisizioni medioevali, venivano bruciate. Per forza, erano talmente belle che tutti volevano averle ma solo il re poteva ardere con loro. E le streghe pensarono: ma questo re è un cesso, poligamo, infedele ed egoista. Non ci paga neanche. Andiamo a vivere da femministe altrove. In focolari più naturali…

Posso garantirvi che non esiste nessun uomo che possa definirsi un eremita. Cento anni fa poteva forse esserci. Ma probabilmente non doveva pagare le bollette della luce e del gas, era fuori come un cavallo e c’erano altre migliaia di persone come lui. Quindi, poteva starsene da solo in una baia a contemplare il mare e ad aspettare il tramonto con un bicchiere di vino in mano.

Oggi, nemmeno il guardiano del lago di Loch Ness credo che possa definirsi un eremita.

Avete visto il film The Vanishing? Non è male, l’ho pure recensito.

Come dire; sì, ti credi tranquillo e poi inaspettatamente ti accade qualcosa che invece non ti sarebbe successo se avessi svolto un anonimo lavoro da impiegato comunale. Ma poi anonimo di che? È un’azienda enorme, sanno tutto di te. Anche quante volte vai in bagno fra una segreteria e la segretaria che si apparta nella toilette con quello che conosce pure tua moglie.

Sì, e poi che fai quando non lavori sodo, tutto solo, stando da mattina a sera di fronte all’oceano? Per distrarti dalla noia, accendi la tv e ti sintonizzi, pure per sbaglio, su un canale a luci rosse.

E pensi: ah però, questa non è male. No, no, no. Ed è frustrante, onestamente, stare ad ammirarla con le mani in mano…

Una così devo conoscerla. Questa forse no, questa la dà a tutti. Ma, piuttosto che crepar di freddo tra queste gelide mura, in pieno inverno, una piccola uscita ci starebbe.

Il primo pub della zona non è poi molto lontano. Sì, forse non beccherò Brandi Love. Meglio, oramai è un colabrodo. E nemmeno Deborah Ann Woll. Perfetto, no, perfettina, è troppo dolce e perbenista, gasata e vuole amori di glassa. Deborah, se la tocchi, più che squagliarsi come un ghiacciolo, si rompe a mo’ di Glass. Ma una buona barista da The Punisher, chissà, forse posso trovarla. Una che sappia, eccome se sa, shakerare il milk al calore etilico.

E se invece incontrassi Grace Zabriskie di Twin Peaks 3?

Ah, ma potrei pure incontrare Lissie di Wild West.

 

Comunque i film da me più attesi sono, come detto, JokerThe IrishmanC’era una volta… a Hollywood, anche se non m’ha convinto per nulla il primo trailer,

Poi ci ficchiamo anche Gemini Man di Ang Lee.

Sapete che, tanti anni fa, doveva interpretarlo Clint Eastwood?

Lo ridico, a costo che mi diciate, come sempre, che sono ripetitivo.

Il più bel film del 2018 è The Mule.

Non voglio sentir ragioni.

Tornando invece a Twin Peaks.

Sì, David Lynch è un genio. Questi sono due momenti che m’hanno scioccato.

Perché, ricordate, Twin Peaks non è una serie televisiva, è uno dei più grandi film della storia del Cinema.

robbie hollywood tarantino

 

La durata dei film in questione e della nostra vita

Partiamo da Gemini Man. Abbiamo visto il primo filmato. Ma, se non sbaglio, la durata ancora non c’è stata rivelata. Conoscendo Ang Lee, non sarà sotto le due ore. Poco più poco meno.

Ang Lee, regista di un solo grande film, La tigre e il dragone. Bel colpo, sì. A pensarci bene, poi, proprio il suo Hulk è fra i migliori film “fumetto” di sempre. A proposito, Eric Bana che fine ha fatto?

Gli altri suoi film sono belli, eleganti ma troppo estetizzanti come il sopravvalutato, immeritato Leone d’oro Lussuria – Seduzione e tradimento.

Erano anni ove tutti impazzivano per Lee. Vedi l’altro Golden Lion di due anni prima, I segreti di Brokeback Mountain. Cioè vinceva sempre lui a Venezia.

Questo Gemini Man m’affascina. Un mezzo Minority Report con un uomo che scopre il suo clone più giovane, omicida. Molto interessante. Chissà davvero come sarebbe stato con Clint Eastwood di venti-trenta anni fa.

Callaghan che scopre un fascista assassino. A quel punto, nessun suo detrattore avrebbe più sostenuto che Eastwood sia un reazionario. Ah ah.

E Will Smith? Quest’anno uscirà anche con Aladdin di Guy Ritchie.

Ecco, qui ci starebbe appunto una battuta fintamente razzista in stile Clint: cosa? Aladino è un nero? Non c’è più religione, miei cari Alì Babà, volevo dire baccalà.

Ah, però c’è Alì, non è Will Smith? Ah ah.

Andiamo avanti, figlioli…

Tarantino e Once Upon a Time in Hollywood. Qui non abbiamo Ang Lee ma perfino Bruce Lee che le prende da Brad Pitt.

Da cui il famoso film L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente. Forse terrorizzerà Chuck Norris, un cesso sia come attore che come uomo. Brad Pitt, no.

Conoscendo Tarantino, qui staremo sulle tre ore abbondanti.

Dunque, proprio Joker. Todd Phillips si gioca tutto. Ha rischiato veramente forte stavolta. Perciò, un filmetto da un’ora e mezza non può essere. Anche in questo caso parliamo di un film sui 120 min. buoni.

Ah, che ve lo dico a fare? The Irishman.

Mi pare ovvio che qua potremmo arrivare addirittura sulle quattro ore circa. Weinstein sforbiciò Gangs of New York. Che infatti nella versione concepita da Scorsese doveva durare circa 240 minuti.

Adesso, Martin lavora per Netflix che gli ha dato quasi totale carta bianca.

Il film, considerando la trama, con tutti i flashback possibili e immaginabili, potrebbe essere un C’era una volta in America in salsa scorsesiana.

E arriviamo, come direbbe Rust Cohle/Matthew McConaughey, alla questione Netflix.

Sento dire un sacco di stronzate, amici.

Ad esempio, che oggi i tempi di fruizione cinematografica si sono accorciati a dismisura perché sarebbe calata la soglia di attenzione dello spettatore medio. Che non ha per niente voglia di guardare qualcosa che possa andare oltre i cinquanta minuti come l’episodio appunto di una serie tv.

Non è vero. Chiariamoci molto bene. Secondo me è il contrario, invece.

Un tempo semmai era così. La gente lavorava da mattina a sera. E, se si sorbiva 4h di C’era una volta in America era perché non c’era il videoregistratore, di conseguenza non vi era neppure l’home video e figurarsi se poteva esistere lo streaming.

Quindi, o te lo cuccavi tutto di fila sulla Rai quando lo programmavano con solo due interruzioni pubblicitarie oppure dovevi aspettare l’anno dopo per vederlo, quando l’avrebbero ridato. Poteva pure capitare che l’annunciavano il lunedì, poi saltava tutto e te lo piazzavano la sera dopo. E tu quella sera avevi la febbre.

Lo spettatore di oggi non è affatto più scemo e pigro di allora. Anzi, ribadisco, è l’esatto inverso. Oggi, il livello culturale s’è alzato a dismisura, anche se la cultura è diventata ipertestuale e informatica, oggi siamo tutti più smaliziati perciò meno fottibili, cinematograficamente parlando.

Un tempo forse la gente era molto più ingenua e avevo meno tempo da perdere col Cinema.

Infatti, oggigiorno, la gente è spesso sola e manco si sposa. Un tempo, oltre a lavorare e giocare a carte, oltre a mangiare, bere e dormire, che altro poteva fare per occupare le ore libere?

Ecco, ci siamo capiti. È per questo che marito e moglie avevano dieci figli. Poi, per tirarli su, lei doveva pensare alla casa, facendosi un culo enorme, lui era lì che arava i campi, faticando come una bestia.

Che cosa? Danno C’era una volta in America? Ma che vuoi che me ne freghi?! Domattina, devo alzarmi alle quattro. Che può darmi questa roba? Invece, cara, tu puoi darmi qualcosa di più sostanzioso, vero?

Oggi quindi che senso ha spararsi quattro ore di botto? Puoi vedere il film a spezzoni. Sta lì su Netflix. E chi te lo toglie?

 

Detto ciò, morale della favola: se volete continuare ostinatamente a fare i passatisti nostalgici e dire che Netflix è il male, fate pure.

Se volete dire invece che la questione è molto più modernamente complessa, è una visione della vita molto più sincera come il Cinema di Clint Eastwood.

La gente mi chiede: scusi, ma lei che fa nella vita? La bella figa?

Potrebbe essere così o potrei essere davvero un agente Cooper molto più reale di quanto potreste solo immaginare.


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Buonanotte #twinpeaks #onceuponatimeinhollywood #davidlynch #kylemaclachlan

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di Stefano Falotico

La cattedrale di Notre-Dame si ricostruirà, abbiate fede, se invece venisse bruciato Taxi Driver? Addio anche a Ronin, chiamate Ombra di Fuoco assassino


16 Apr

notredame

Sì, Vittorio Sgarbi ha calmato gli animi. Son altre le tragedie che dovrebbero allarmarci. Molte parti della cattedrale andata in fiamme saranno ricostruite e restaurate.

È una chiesa molto antica ma al contempo abbastanza contemporanea.

Quindi, tutto questo fervore, quest’accaloramento va subito spento da Kurt Russell di Backdraft.

Vero pompiere che si accende come un fuoco quando subisce uno sgarbo. Diciamo che è un uomo di viva combustione. Energico, possente, che dà heat anche a Robert De Niro. Due che non sono mai spompati. Semmai…

Bob, un’ombra nella notte. Che, in Taxi Driver, s’immerge fra i diseredati come un Victor Hugo ante litteram– Ma alla sua sibilla Cybill non regala uno smeraldo. Non ha i soldi per donarle una vita da favola.

Ah, che perla, Taxi Driver.

Bensì Travis/Bob la conduce in un cinema porno in mezzo alla fauna peggiore del sottobosco metropolitano d’una New Tork infernale.

Un poeta dell’underground, un “gobbo” in mezzo a persone apparentemente più alte di lui, forse un Quasimodo, anche Salvatore.

Un esteta dell’ermetismo di pallida ipocondria della luna come uno dei migliori miei libri.

Taxi Driver, film immortale del quale dovete assolutamente avere tutti voi, sì, una copia deluxe.

Così come Ronin.

Sì, Ronin è ambientato a Parigi? Direi proprio di sì.

Placate dunque il dolore dei parigini, dando loro un bacio Perugina come le labbra dolci di Natasha McElhone.

Sì, a parte gli scherzi.

È un incendio rimediabile.

Decisamente peggio è quando vi riducete come Nerone. E, odiando il mondo, solo perché una Jennifer Jason Leigh da quattro soldi non vi si fila, diventate dei piromani come Donald Sutherland.

Pazzi irrecuperabili.

Dunque, spengiamo subito i bollenti spiriti. Ma quale gioventù bruciata!

Quindi, quando qualche stronzo vi vorrebbe far credere che la vostra vita è oramai disperatamente un’Apocalypse Now da The End di Jim Morrison, voi ballate attorno a tale malfattore con movenze da Re Lucertola.

Con sottile dileggio, cantategli poi questa:

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di Stefano Falotico

Il Cinema esiste ancora? Certo, finché esisteranno personaggi come Mickey Rourke e uomini della pioggia


11 Apr

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Sì, potreste definirmi Chesterfied Man. Altro che Marlboro Man. Marlboro era Don Johnson, vero dongiovanni. Rourke era invece Harley Davidson.

Sì, sono arrivato a cinque pacchetti al giorno di sigarette.

Son stato dal cardiologo. Mi ha detto che il cuore va benissimo. Pompa di brutto, come si suol dire. Ma mi ha consigliato una visita dallo pneumologo. O dal pneumologo? Su questo dubbio grammaticale oserei atavico, me ne frego del salutismo e, stasera, mangerò una pizza capricciosa con tanto di olio piccante alla faccia del colesterolo.

State tranquilli. Nonostante la pessima alimentazione e il fumo, non mi piglierà un ictus. Il cervello spinge.

I polmoni molto meno. Ma basta correre e io sono Born To Run…

Le connessioni neuronali sono a posto, malgrado l’ex uso massiccio di psicofarmaci, un bombardamento compressivo di pastiglie della felicità che io ho cestinato. Smaltendo poi i chili di troppo e ripulendomi dall’igiene mentale di questi insozzatori della coscienza.

Che vorrebbero turlupinarti i sentimenti, privandoti della tua personalità e lobotomizzandoti in un falso quieto vivere assurdamente allineato a canoni precettivi figli della Roma più fascista.

Sì, i critici romani, cioè la maggioranza della cosiddetta intellighenzia da bucatini all’amatriciana, dal se famo du’ spaghi e poi applaudiamo l’ultimo film di Nolan, sono insopportabili.

Dei borghesi marci figli di Antonello Venditti. Con le loro recensioni scolastiche come se fossero ancora al Ginnasio. Notte prima degli esami? Macché. Basta.

I loro video ammiccanti in cui, da piacioni quasi cinquantenni, porgono l’occhiolino alla collega con le occhiaie che scrive su Il Messaggero. Perché lei, ammirando il loro eloquio fluido da viveur sinistroidi con la panza piena, potrebbero starci.

Ed ecco che Luisa chiama Marco l telefono e assieme, dopo una cena alla trattoria di “Mario er burino che sa cucinare er burro”, amoreggeranno, rimembrando le loro fanciullezze liceali oramai assoggettate a un sistema editoriale per cui vengono pagati per acclamare tutto il Cinema più becero, loro direbbero “stracult”, elevando in gloria personaggi d’avanspettacolo, soubrette dalle forme giunoniche dalla recitazione che m’invoglia sempre più all’amore platonico.

Sì, in un mondo ove il puttanesimo impera, meglio vagheggiare, vaneggiare. Altro che questi salottieri da divanetti.

E sognare l’amore più puro come Russell “Rusty” James, il grande Matt Dillon di Rumble Fish.

Un altro Travis Bickle. Sì, come De Niro di Taxi Driver con la sua Cybill Shepherd, Matt capisce che Diane Lane è solo una benpensante.

La matta isterica si è arrabbiata soltanto perché in quella festicciola Rusty si è dato alla pazza gioia con un’altra. Andando poi con Cage, anche lui presente all’orgiastica seratina. Ma più furbo perché nipote di Coppola.

Nic ha gli agganci giusti. Può sistemarti e trovarti un lavoretto, Diane.

– Ciao, Diane. Stai con me?

– No, non sei il mio tipo.

– Ah, va bene. Tu sei laureata, no?

– Sì, perché?

– In Scienze delle comunicazioni?

– Sì, perché?

– Stai lavorando, al momento?

– No, mando ogni giorno il mio curriculum vitae ma nessuno mi si… ecco.

– Beì, mi ti… io. Sai conosco quello. Potrebbe darti una scrivania. Così poi diventi ancora più bella di quel che già sei potenzialmente. Sì, scompariranno le preoccupazioni per il futuro con una base economica soda.

E andrai in palestra, cantando da mattina a sera coi Thegiornalisti. Sai quanti followers?

Ok, però solo una botta e via.

– Sì, solo una spintarella…, baby.

Intanto, Tom Waits, il barista saggio e mezzo matto, implora i ragazzi di moderare il linguaggio.

Il disagio sociale aumenta, la crescita demografica diminuisce, i giovani talentuosi si ammazzano o solamente si sviviliscono, disperati. Alcuni vengono tutelati, per modo di dire, da educatori laureati in pedagogia del buonismo ipocrita e provano a raccattare du’ spiccioli su Indeed e Bakeca.it.

Prostituendo i loro cuori pur di sbarcare il lunario.

Tom Waits brinda e sapeva che il maestro Dracula di Bram Stoker sarebbe tornato!

Tom ama Downtownn Train, da non confondere con Downbound Train di Bruce Springsteen, ed è amante della raffinatezza di Mr. Mystery Train, Jim Jarmusch.

Sì, Matt Dillon ma anche Matt Damon de L’uomo della pioggia.

Ove c’è sempre il mitico Rourke.

Matt si affilia all’avvocaticchio “nano” Danny DeVito. Ed entrambi combattono un’ingiustizia mostruosa.

Perché noi, vero, vogliamo che la gente sia come Francis Ford Coppola.

Che per colpa di pazzi come Trump non succedano più orrori da Apocalypse Now.

Nevvero?

Siamo stufi di questa gente che giudica e non combina mai nulla. Sprezzante, cinica, smorfiosa. Vogliamo gente cazzuta che cavalchi la sua moto sulle strade della California.

E siamo proprio stanchi delle umiliazioni di gente che non vediamo neanche.

Quindi, fratelli e sorelle della congrega, qui riuniti nella Dead Poets Society, il maestro ha da darvi una notizia festosa.

A maggio lui e un suo amico gireranno un mediometraggio.

E lo prenderanno tutti ove sapete!damon uomo della pioggia

 

di Stefano Falotico

Gli 80 anni del grande Francis Ford Coppola, i quasi quarant’anni del Genius


29 Mar

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Sì, oramai ci siamo. Il prossimo 7 Aprile, Francis Ford Coppola taglierà il traguardo di ottanta primavere.

Onestamente non indossate benissimo. Visto che, dalle sue ultime foto da me rinvenute, debbo ammettere, un po’ sconcertato, che si è appesantito davvero notevolmente più di quanto, leggermente obeso, fosse già da giovane.

Obeso significa semplicemente sovrappeso, non è un ‘offesa, è una constatazione oggettiva del suo aspetto fisico.

Qui in Italia si fa molta confusione con le parole. Se dici a qualcuno obeso, il “malcapitato” a cui hai rivolto quest’epiteto, ti si scaglia contro, ti s’avventa, oserei dire, con avventatezza. Coprendoti a sua volta degli appellativi peggiori e più infamanti.

Non c’è niente di male, dunque, a definire obeso il signor Francis Ford.

Il suo aspetto esteriore, diciamo, non è mai stato propriamente quello di un modello di Dolce & Gabbana.

E quindi?

Io nutro invece stima immane per quest’uomo dall’eleganza inaudita, un regista sempre finissimo anche quando s’è cimentato con film violentissimi come il suo epocale Il padrino.

Film che, in men che non si dica, oltre a fregiarlo di Oscar a iosa, con tanto di seguito egualmente oscarizzato, l’ha elevato di colpo fra i maestri quando, prima di allora, veniva solamente considerato un buon regista e uno sceneggiatore dal discreto intuito.

Il padrino fu un colpo colossale, un colossal enorme che avrebbe generato, in maniera seminale e sesquipedale, tutta una serie di film “mafiosi” e gangsteristici emulatori del suo stile. Più o meno riusciti, variazioni sul tema dimenticabili o geniali rielaborazioni scorsesiane come Quei bravi ragazzi.

E chiariamoci una volta per tutte. C’è una profonda differenza tra Goodfellas e The Godfather.

Quest’ultimo è incentrato sulla genesi della famiglia mafiosa più potente del mondo, i Corleone. Dunque, per quanto esecrabile e orrenda, la “famigghia” (come diceva Marlon Brando) che stava al vertice piramidale della scala gerarchica di Cosa Nostra.

Quei bravi ragazzi invece è un amarissimo divertissement, guascone, irriverente, molto divertente, geniale e forse persino uno studio antropologico della mentalità e degli ambienti criminosi.

Ma parliamo della piccola manovalanza del crimine per antonomasia. Di teppistelli da quattro soldi asserviti a poteri molto più forti.

Parliamo di “buffoni” come il Tommy di Joe Pesci e del “playboy” dei poveri Ray Liotta. E di un De Niro/Jimmy lontano anni luce dal suo spettrale Don Vito.

Fra l’altro, Joe Pesci in questo film di cognome fa DeVito. Ah ah. Sì, come il tutt’ora in vita ex cantante dei Four Seasons e il bassotto Danny DeVito de L’uomo della pioggia.

Per caso, quando avete visto il trailer di Jersey Boys di Clint Eastwood, vi è venuto alla mente Goodfellas?

Ecco, ora sapete perché.

Detto ciò, eh eh, Il padrino e Quei bravi ragazzi sono due film completamente diversi l’uno dall’altro.

Lasciando stare invece DeVito, in C’era una volta in America di Sergio Leone, be’, sappiamo tutti che il protagonista è stato De Niro.

Anche nel caso dell’opera magna di Leone, il paragone col Padrino però non c’azzecca per nulla, tanto per dirla all’Antonio/Tonino Di Pietro.

Eppure, a ben vedere, tutto il Cinema del mitico Coppola… sì, del Coppola, non della coppola, famoso berretto da mafiosetti ben diverso dalle pellicole minimalistiche di Sofia, uh uh, dicevo… tutto il Cinema di Coppola è una Once Upon a Time in America. Una continua, eccezionale, infinita rielaborazione proustiana sul tempo perduto.

Cos’è Apocalypse Now infatti? Col pretesto del film bellico, di guerra, Coppola aveva elaborato un incubo a occhi aperti sui sogni smarriti di una generazione di americani distrutti dal Vietnam.

E non sto scherzando quando qui ora affermo che Kurtz altri non è altri che Cobain Kurt se l’ex leader dei Nirvana non si fosse suicidato.

Questa sarebbe stata la sua fine. Nella giungla delle sue ossessioni, della sua totale perdizione, ai piedi d’un fiume biblico e profetico, messianica incarnazione-mystic river della sua impossibile salvazione irraggiungibile.

Un asceta maledetto, un buddista nichilista, un uomo oramai totalmente congiunto al(la) this is the end del suo fratello “gemello” Jim Morrison in un continuum spazio-tempo rigeneratosi non solo in maniera rock. Un grunge man che, se fosse sopravvissuto, oggigiorno… nell’era edonistica d’Instagram, avrebbe preferito fare l’eremita nella sua isola selvaggia da Dr. Moreau.

Puro pasto nudo d’un musicista annichilito dai tempi bui di questa modernità che ha cancellato ogni poesia jazz, ogni Cotton Club.

Un ex Rusty il selvaggio, un ragazzo della 56ª strada a cui dedicherebbero retrospettive televisive introdotte dalla super malinconica colonna sonora di Carmine Coppola.

Sì, la sua storica ex Courtney Love chi è, ora come ora, se non Kathleen Turner di Peggy Sue si è sposata?

Una pazzerella che disdegnava tutti i ragazzi seri, i secchioni, i timidoni e ha avuto una cotta bestiale per lo “scemo del villaggio”.

Per il suo Elvis, per il suo Cuore selvaggio. Per il suo Charlie/Nicolas Cage col ciuffo da banana, per il suo biondino, un amante da Love Me Tender, un amico da Come As You Are.

Che film, ragazzi. Peggy Sue…

La prima volta che lo vidi, sì, sarà stato nel 2001. Alla fine del film mi commossi.

Che splendida storia. E lei si risveglia dal coma. Attorno a lei tutti i suoi parenti. Ma soprattutto il più grande Nicolas Cage degli anni ottanta.

È stato bravissimo, qui, Nic. Ha recitato come un cane da nipote raccomandatissimo, appunto, da suo zio. Ma ci ha messo l’anima.

Guarda la sua donna, è stato un miracolo, la sua donna, quella che per lui sarà sempre sino alla morte Peggy Sue, quella ragazza un po’ matta che gli ha fatto perdere la testa. Rimane immobile con le lacrime agli occhi.

Pare che le sussurri… siamo ancora tutti vivi, Peggy, più vecchi, più tristi, non siamo più quegli adolescenti cretini, quei nerd stolti. Io non sono diventato quello che volevo essere. Vendo solo lavatrici. Alcuni sono morti, quel ragazzo invece che era innamorato di te, quel genietto occhialuto, morirà e non verrà ricordato come Einstein.

È andata male a tutti noi. Ma siamo vivi.

È stato tutto un sogno. Magnifico. Un sogno lungo un giorno.

Quanto mi ha fatto piangere Peggy Sue…

Quanto ancora vorrei superare le barriere del tempo e rinascere come Dracula di Bram Stoker.

Eppure, devo essere realista. L’amore della mia vita è oggi sposata con uno stronzo.

Sono spesso solo nei mei giardini di pietra…

Sogno un’altra giovinezza e un ultimo sogno “pazzo” come Tucker.

Ma che posso fare? Ricominciare daccapo?

Ah, farei la figura di Jack.

Pensate che nella mia vita mi son/ho pure dovuto subire falsità sulla mia persona.

Io non ho mai delirato su nessuno. Ero solo molto incazzato. Non sono certamente Gene Hackman de La conversazione.

Al massimo, posso essere Edgar Allan Poe di Twixt. Anche se al Twix ho sempre preferito il Mars e a Marte un rapporto venereo.

Sì, sto coi piedi per terra, io. Sì. E se invece mi sposavo con l’amore della mia vita e lei mi trasmetteva qualche malattia venerea?

Già. È stata sempre bellissima. E già all’epoca sapevo che andava con tutti.

Che vi devo dire?

Probabilmente sono l’incarnazione della prima sceneggiatura di rilievo di Francis Ford Coppola, Il grande Gatsby.

Non giudicate la mia vita così come io non giudico la vostra:

ogni volta che ti sentirai di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i tuoi stessi vantaggi.

Ce la vogliamo dire?

E diciamocela!

Francis Ford Coppola è un Genius!

Già, ieri pomeriggio son stato dal cardiologo:

– Falotico, non andiamo molto bene, sa?

– Ho problemi al cuore?

– No, il cuore è a posto. Lei innanzitutto deve fumare meno sigarette, respirare di più, dare più ampio respiro alla sua vita.

Sennò, potrebbero accentuarsi i problemi. Chiusure non solo alle arterie, al sangue delle vene, bensì claustrofobie all’anima.

Lei è troppo sentimentale. E, ogni volta che riceve una delusione, si soffoca.

– Quindi il problema è solo questo?

– Sì, le ho fatto anche l’elettroencefalogramma. La testa va benissimo. Anzi, va troppo bene. Dovrebbe avere una testa più semplice. È molto cerebrale. Non stia sempre a rimuginare.

Se ne fotta.

– Ma sono un sentimentale.

– Anche questo è vero. Lei è un uomo da Megalopolis, il più grande dream mai realizzato della storia di tutti i temp(l)i.

Sa che le dico? Lei mi è molto simpatico.

– Grazie, dottore.

– Ce lo spariamo assieme, quando uscirà, il nuovo film di Sofia?

– Ci sarà ancora una volta Bill Murray.

– Eh sì.

 

Insomma, Francis Ford Coppola è un genio strabiliante.

Quando incontri uno così, tutti gli altri rimangono in mutande.

Con la sua poesia, i suoi sogni, la sua immaginazione, la sua forza distrugge in un nanosecondo tutti i nani.

Perché è un gigante!

Uno davvero emozionante!

 

di Stefano Falotico

The Punisher 2: siete veramente penosi, parola di Frank Castle, uomo rompiballe, soprattutto delle sue


12 Jan

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 Come vedo il futuro di questa triste umanità? HO DETTO TUTTO

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Sì, tanti anni fa credevo che la realtà fosse enigmatica, un rebus. Non prendevo neanche più l’autobus, la mia esistenza era un rompicapo, rimediavo batoste devastanti a tutt’andare. Da nessuna parte andavo ma mi ci mandavano. Agghiacciato da un mondo che mi appariva divorante, squagliato nella sua idiozia perpetua, procrastinata in solite settimane lavorativo-scolastiche per aspettare il giorno festivo in cui, stravaccati, guardavate Buona Domenica. Nell’attesa che alla tettona Sara Varone scivolasse, nel vostro “passatempo” preferito, il reggiseno. Allupati e arrapati come non mai, eravate ipnotizzati da tutte quelle ballerine scosciate che si dimenavano mentre ve lo menavate, tentando il giorno dopo di spacciarvi per uomini ben migliori di Pierino ma invero rifornendovi dallo spacciatore. Sì, dicevate che il vostro film preferito era Light Sleeper di Paul Schrader ma in verità vi dico che il vostro era solo un esistenzialismo di maniera, ve la tiravate… da maledetti col poster di Kurt Cobain nella cameretta ma per lo più eravate già più impasticcati nel cervello di quella strafatta di Courtney Love. Col passare degli anni, quando le vostre botte di culo son passate, quando gli ani da fottere son diventati più duri e la vita ora vi si è mostrata in tutto il suo allucinante splendore nudamente terrificante, avete finalmente preso coscienza.

Il pasto nudo!

E finalmente vi siete accorti che i moniti che vi lanciai tempo addietro, quando invece mi pigliavate tutti per il didietro, si sono tragicamente avverati. Tutte le vostre bacate illusioni sognanti momenti di gloria alla Vangelis si son dissolte come neve al sole e forse qualcuno di voi, il più lucido e coerente, più veritiero e coscienzioso, meno menzognero, è ora su una nave ad ammirare i delfini di notte che, zampillando nell’oceano, v’inducono ancora a esser speranzosi per albe migliori.

Sì, prima o poi approderete su una verdeggiante costa con la vostra camicetta Lacoste e dopo esservi creduti Kevin Costner e, dopo una vita in cui avete costeggiato la vostra natura selvaggia da Rapa Nui e Balla coi lupi, reprimendola dietro il paravento di chimere effimere, finalmente ignudi, spogli di tutto, troverete su un’isola felice il vostro porto cheto, attraccando nella boscaglia di una donna selvatica e con lei immergendovi in amplessi fluidi ai piedi di una rinfrescante cascata.

Ricordate però che non siete Tom Cruise di Cocktail. E non scoperete né Elisabeth Shue e nemmeno Brooke Shields di Laguna blu. Ma sì, forse ve le scoperete. Sai quanto me ne fotte.

Ah, qui gli asini cascarono. Nell’isola ove King Kong fu padrone degli ominidi che siete sempre stati, nell’adorazione pagana d’idoli di cartapesta. Urlaste Madonna impestata nei momenti in cui la vostra ambita ragazzina del liceo non ve la dava nonostante vi foste per una buona volta affamati, no, affannati a studiare con dedizione la preistoria per elevarvi un po’ dai tabù primigeni di una vostra testa sottosviluppata da uomini di Neanderthal. No, non ve la chiavaste, da soli vi deste martellate sulle palle con la clava ma poi, fingendovi dei bravi cristiani, figli di famiglie catto-borghesi, vi riunivate in conclave affinché un amico della vostra cricca, della vostra malsana congrega, vi elevasse a signore delle mosche. Sì, quel celeberrimo romanzo della controcultura che voi non avete letto. Mentre voi, uomini, desiderate Leotta Diletta e voi, donne frust(r)ate, vi dilettavate nei letti, sognando Christopher Lambert il Greystoke, sì, quello delle scimmie e quello adatto a voi, le sceme. E, ancor pubescenti, in malfamati pub di rock and roll ebefrenico, agognavate un pompino nel bagnetto con una zotica parimenti decerebrata. Zac alla cerniera e si gonfiava il muscolo alla Efron come una mongolfiera, mie fiere. Ma non potevate di voi andar fieri. Che schifo. Una vita da finti studentelli soltanto per arrivar a giocar di uccelli. Sì, eravate dei velociraptor in erba, nel senso di canne, nell’attesa delle ferie. Oh, mio Dio!

Vi misi in guardia dai pericoli di una noiosa vita borghese piatta ma mi scagliaste contro epiteti allucinanti, maltrattandomi da sguattero che non faceva un cazzo e non faticava neppure per lavar i piatti.

Ah, mie piattole, vi struggevate per le belle coscione di quella dolce e giovine passerina che in tutù viaggiava sui pattini, immaginando di farle totò sul popò, svegliandovi da una vita da Qualcuno volò sul nido del cuculo, nel vostro far cucù di volatile uscito dal guscio, sciogliendo le vostre rabbie da adolescenti fustigati da genitori castranti, vi scaldavate per film meno cinici delle vostre finte arroganze da teenager incazzati e già persi, eppur sognavate di succhiar i capezzoli della burrosa Jennifer Connelly, stuzzicandovi in onanismi forse davvero degni d’una purezza oramai estintasi nel bieco, ingannevole porcile a cui, goderecci e or con panze piene, avete abdicato in nessuna remissione dei vostri peccati anche piccanti e dei vostri, vivaddio, atti impuri auto-lo(r)danti. È tutto oramai un prenderla a culo nello sfogatoio di bacheche Facebook per morti dementi più lugubri degli zombi di Romero. Una cantilena davvero mortificante e tristissima d’invettive quotidiane, di vacui e sterili esibizionismi isterici per cui, adoperandovi a sfoggiare millantati talenti pur di ottenere i vostri 15 minuti di celebrità alla Andy Warhol, rimediate solamente cinque minuti netti e scarsi di commenti denigratori a cui, costernati da tali offese giuste e sanamente cattive, opponete la patetica resilienza angosciosa d’ire represse di colpo esplose che, impunite, replicano agl’insulti con la stessa bassa volgarità con la quale il vostro vigliacco assalitore, dietro profilo falso e anonimo, vi ha ignominiosamente coperto di vergogna forse sacrosanta.

Quella che vi siete meritati. Vi siete pure maritati!

Sì, vi vedo, sapete? Ma che sapete? Non sapete nulla. E voi sareste i sapientoni? Dopo un lungo coma da Ben Barnes, oramai imputriditi dal vostro viaggio al termine della notte squagliatosi in giornate senza sole nell’anima vostra andata completamente a puttane, tirate a campare, pigliandola come viene.

Il fatto, anzi, il fallo è che quella manco viene. È frigida e sta a pecora più di voi.

E, in questa posa speciale, su Instagram sfilano le sue foto eccitanti di gigantesco lato b attizzante e sul suo retto vi siete smarriti, ritrovandovi in una selva oscura come dei danteschi uomini da Purgatorio senza però Beatrice e senza quell’altra zoccola della leopardiana Silvia. Quella a Giacomo rimembrava il suo amor impotente ma mai volle il suo membro. Silvia andava col figlio di Silvio e v’ha trombato.

A forza d’idealizzare le milf “dee” vi è rimasta una vita di merda della quale non potete avere l’idea. Solo l’IKEA.

Manco quella avete. Nessuna (i)dea. E, idealizzando le vostre esistenze da tempo immemorabile a novanta, vi scattate selfie pensandovi Marlon Brando quando invero di Brando avete, ed è così, solo la sua stanchezza quando di anni il buon Marlon ne aveva ottanta.

Ah no? Siete magri e palestrati? Sì, certo, ma comunque this is the end…

– Ehi Falotico, ma chi credi di essere, Jim Morrison?

– Magari. Sarei morto a 27 anni e non avrei più sofferto pene dell’inferno di questo mondo marcio.

– Allora ti credi Kurtz?

– Magari. Quello non fa un cazzo da mattina a sera, è pazzo completamente e si fa servire e riverire. Mangia la selvaggi(n)a.

– Perché tu non sei pazzo?

– Magari. Vorrei tanto essere pazzo. Purtroppo non riesco a esserlo. E saranno altre inculate, fidati, fratello. Ora che la linea d’ombra è terminata da un pezzo, come diceva Peter Boyle in Taxi Driver… siamo tutti fregati, chi più chi meno.

Se tu, ragazza, pensi che non sarà così, non conosci Stefania Sandrelli di Io la conoscevo bene.

Se tu, esaltato, credi che io sia un coglione e non abbia mai avuto le palle, forse hai ragione tu.

Non valgo un cazzo. Sono modestamente mister superbia. Meglio che essere Mr. Universo. La vita di Schwarzenegger è stata solo quella di aver interpretato Terminator. Sai che roba.

 

Parola del Signore.

Sono una persona che suscita tristezza? E che volevi che fossi Mike Bongiorno?

 

di Stefano Falotico

The Score: i vostri patetici omaggi e attacchi a Bertolucci, sono Marlon Brando/Kurtz


27 Nov

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Credo che, ieri, dopo la morte di Bertolucci, abbiate toccato davvero il fondo.

Innanzitutto, partiamo da quelli che si atteggiano a intellettuali. Penosi, ridicoli. Cosa vuoi che ne sappiamo questi babbei, laureatisi al DAMS, ove si sono esibiti davanti al professorino, recitando pappardelle a memoria, apprese su Bignami del Cinema per neonati.

Ecco allora che abbiamo il critico in erba, che si crede rinomato, che riempie e infarcisce la sua bacheca di Facebook con tutti gli omaggi di altrettanti critici, più vecchi di lui ma che sono rimbambiti, rispetto a questo giovinastro già rincoglionito, almeno per colpa di aver vissuto davvero le “rivoluzioni”.

Dunque, il suddetto omuncolo, copia-incolla le parole di Emanuela Martini. Sì, un’eterna strega di Benevento dai capelli vermigli che ha leccato il culo a chiunque nella sua carriera “giornalistica”, osannando a destra e a manca. Il cui regista preferito è Scorsese, il quale però non la chiamerebbe neppure nei panni di Vera Farmiga, una rossa di fuoco, fra cinquant’anni. Sì, se Scorsese dovesse campare ancora, oppure dall’alto dei cieli volesse filmare assieme a Dio un altro film arrabbiato e intendesse realizzare il sequel del suo film più brutto, ahinoi, oscarizzato, quello di The Departed con la Farmiga oramai imputridita da una senile apparenza mostruosa, sì, forse potrebbe scegliere Emanuela Martini. Dandole il contentino di apparizione terrificante. Con Mark Wahlberg però che, dopo cinque minuti dall’inizio di questo sequel “paradisiaco”, ammazzerebbe la Martini, silenziando ogni altra sua ruffianeria omicida.

Queste le sue testuali parole, direttamente dal Torino Film Festival:

un visionario, un intellettuale, soprattutto un sognatore. Bernardo Bertolucci, dopo la rivoluzione, ha fatto il cinema come non immaginavamo più di farlo: più grande della vita, e per questo capace di restituirci tutta la vita, e la Storia, e la memoria, e il futuro, nella loro profondità.

 

Sì, la caccia alle streghe nel Medioevo è stata un’atrocità quasi quanto i lager nazisti, ma con la Martini io sono un inquisitore che l’arderebbe al rogo. Hai stufato! Ecco, or ti ficco nella stufa!

Sì, la Martini, colei che, anziché scrivere critiche, fa apologie elegiache su tutti i “grandi”. Per una retorica peggiore di Vincenzo Mollica.

Alla Martini, si accoda quell’altro demente di Roberto Benigni. Uno che ha esordito col fratello di Bernardo, Giuseppe. Berlinguer ti voglio bene. Un “mostro” che ha evitato il manicomio perché la RAI lo pagava per fare il clown da circo. Un altro che si è sempre professato di Sinistra e per un’ospitata, appunto, in tv ove recita Dante Alighieri, mischiandolo a battutine da Littizzetto, si cucca 5 milioni di Euro al minuto. Per dati Auditel di un’Italietta che applaude. Perché in Italia tutti pensano che Berlusconi sia un maiale come Liam Neeson de La ballata di Buster Scruggs, ma in fin dei conti sperano di farsi pubblicare dalla Mondadori. Vedi Daria Bignardi…

Che invasioni barbariche! Ma sono uomini e donne da Risorse umane. Infatti, qua da noi va forte un altro cazzaro, Paolo Virzì. Uno il quale afferma che chi oggi vota 5 Stelle è uno che fa così per rivalersi di esser stato un asino a scuola. E intanto piazza quell’analfabeta di sua moglie, Micaela Ramazzotti, in tutti i film perché Micaela mica è stata scema. Ha trovato il fesso a cui piace la sua gnocchina per diventare ricotta, no, ricca.

Come se non bastasse, addirittura abbiamo il delirio vaginale e uterino di una super frustrata, tale Ilaria Dondi, una che su un giornale femminista da MeToo si permette di scrivere una porcata immonda di tal livello:

 

nessuna parola può togliere nulla alla caratura artistica e all’arte di Bernardo Bertolucci, però, per favore, spendiamone una per dare valore alle priorità o usiamo la coerenza di non parlare più, indignati, di violenza contro le donne. (Già, di per sé, una frase che grammaticamente e sintatticamente sta in piedi a stento).

 

Perché nessuna pretesa artistica e nessun mostro sacro possono giustificare una scena di violenza reale su una donna. Perché la vittima non è – come è accaduto anche in questo caso, tanto per cambiare – solo un effetto collaterale.

Qualcuno spenda una parola per Maria Schneider, perché negare, nonostante le parole dell’attrice, che ci sia una responsabilità precisa nelle nevrosi, nelle crisi psichiatriche, nelle scelte autodistruttive di questa donna – peraltro in seguito licenziata da un altro set perché si rifiutò di girare scene di nudo -, significa ancora una volta sminuire la vittima o, peggio, non crederle o ritenere la sua la reazione esagerata di un donna in preda all’isteria.

Se oggi qualcuno ha Ultimo tango a Parigi da acclamare e da guardarsi non è grazie al genio artistico di un regista e di un attore. La realtà è che abbiamo il nostro capolavoro perturbatore e sovversivo perché è stato girato sulla pelle di una donna, che oggi in molti tendono a dimenticare.

 

Ecco, il povero Bernardo, in poche righe, si è preso la patente di stupratore, pervertito, misogino e “sciupafemmine”.

Ma andate a dar via, appunto, il culo, e usate anche il burro. I problemi psicologi della compianta Maria non credo proprio siano addebitabili a Bertolucci e Brando.

In fondo, non sono tante, anzi nessuna, le donne che potevano vantarsi di averla data pubblicamente all’uomo più desiderato del mondo, ovvero Marlon.

Se fossi stata in lei, altro che crisi depressive. Mi sarei sentita la donna più figa di tutti i tempi.

Quindi, smettetela!

Ilaria Dondi. Una che si presenta così, secondo voi, è credibile come donna? Scrivere delle storie degli altri è un modo per raccontarsi restando nascosti.

 

Innanzitutto, prima del gerundio ci vuole sempre la virgola. Regola basica dell’Italiano. In molti articoli e libri non compare, ma sbagliano. Tanto in Italia ce ne si fotte della “lingua”. Siete tutti “intellettuali”, sì, con la parlata da Christian De Sica fra una porchetta e l’altra.

Poi, cos’è questa: una guardona? Storie degli altri… per raccontarsi, restando nascosti.

Ora, mi segno la stronzata.

Perciò, la smettesse, costei… di farsi i cazzi altrui.

Sì, questa qui è invero Debra Winger, Una donna pericolosa.

Ah ah, ora vi racconto una delle mie.

Quando avevo quattordici e, in piena fase post-puberale, mi tirava come un cavallo, essendo forse l’anno 1993, registrai la prima visione televisiva de Il tè nel deserto.

E me lo sparai. Anzi, me ne sparai tante. Debra Winger, in questo film, è una donna enorme. Un culo stratosferico. Delle gambe magnifiche. E John Malkovich, in mezzo alla sabbia, che fa tanto orgasmo ruvido, gliele palpa in maniera deliziosa. Tanto che quella scena mi spappolò le palle negli an(n)i a “venire”… in modo sfizioso.

Grande passerona, la Winger. Una da mille e una notte, anzi, da Novecento… posizioni. Altro che quella scema di Liv Tyler in Io ballo da sola. E quelle ragazzine eccitate che pendevano dalle labbra di Vasco Rossi nella sua “parodia erotica” del succitato, succinto, ah ah, video di Rewind.

Sì, voi della mia vita non avete mai saputo un cazzo. Quindi, finitela di emanare giudizi moralistici così come, ieri, vi lanciaste in disamine ignorantissime su Bernardo.

Un tempo, allora, in cui ero minorenne e non potevo noleggiare un porno. Internet non esisteva. Le uniche maniere per tirarsi un segone erano due: o corrompevi l’edicolante affinché, “illegalmente”, ti elargisse una rivista con qualche scosciata stimolante, semmai pagandola… il doppio, oppure ti registravi i film con le scene “proibite”.

Che figa divina, la Winger.

E comunque, voi, sessantottini e anche sessantenni finto-trasgressivi avete creato un mondo peggiore di quello che volevate combattere.

Avete per anni, solo manifestando come dei pappagalli, esecrato la borghesia perché da voi, giustamente, demonizzata, in quanto nemica di ogni libertà, soprattutto giovanile.

E i giovani d’oggi sono tutti “malati di mente”.

Ma meglio di voi. Grassi, lardosi, porci e troioni. Unti e bisunti, rancorosi, lendinosi, forse solo lebbrosi.

 

Comunque, voglio buttarla a ridere.

di Stefano Falotico

L’Italia eliminata dai Mondiali, analisi falotica di una “tragedia” annunciata


14 Nov

L’Apocalisse. Sì, per il nostro Paese è un’onta ciclopica per cui…  la nostra Nazionale è stata estromessa dai Mondiali. Dopo due partite con la Svezia, nostra sfidante “robusta” dello spareggio valevole, come direbbe Fantozzi, per la qualificazione alla fase finale, non siamo riusciti a segnare nemmeno un golletto. Un misero gollettino. Zero assoluto, rasi al suolo dai volenterosi ma onestamente, diciamolo senza vergogna, nostri avversari scandinavi che, pur denunciando tutti i loro limiti tecnici, la loro scarsità tattica nonostante lo studiato ed efficacissimo catenaccio preso in prestito proprio da noi “maestri” di questo triste giochetto, la loro inadeguatezza appunto sul piano della raffinatezza e dello spettacolo, ci hanno liquidato facendoci rimediare una figura storica da annali, anzi, anale…

È vero, dovremmo preoccuparci della nostra vita di tutti i giorni e non rammaricarci per una partita di Calcio, l’Italia è un Paese ove quasi tutto non va, ove la disoccupazione è sempre in aumento, ove i giovani al solito vengono schiacciati da adulti più ignoranti della presunta ignoranza appunto giovanile, dagli adulti proprio sonoramente criticata, duramente vilipesa, ove gli anziani vengono maltrattati nelle case di riposo, ove si elargiscono grosse e smisurate pensioni a chi è stato in verità in pensione tutta la vita, vedi i parlamentari, e ove i “senatori” ricattano le matricole in questo perpetuo, immutabile gioco del gatto col topo, delle classi dirigenti che soffocano i deboli, li mobbizzano, li strozzano, un Paese col più alto numero di avvocati per ca(u)se inutili da Forum, un Paese facile alla demoralizzazione quanto cupamente moralizzatore di retorica fascista, un Paese in cui non è cambiato niente dall’epoca delle lire e ove le ingiustizie sono all’ordine del giorno, ma in fondo alla nostra gente, oltre ai maccheroni col cacio, poco importa del resto se non del Calcio. Nostro sport appunto nazional-popolare, che riesce a far da “paciere” fra amici che non si parlavano più e che, davanti a una spaghettata con l’Italia in tv, invece si riuniscono ben riconciliati, e poi i Mondiali… Ah, appuntamento quadriennale irrinunciabile, dal più scemo al più intelligente, tutti inchiodati di fronte al televisore per fare il tifo sfrenato, per urlare come matti e soffrire come patibolari condannati a morte quando la nostra Nazionale difende coi denti e con le unghie la misera rete di vantaggio che la porterebbe in finale!

Ma questo Ventura, come già dissi pochi giorni fa, è stato la nostra sventura. Sventurato il Tavecchio che l’assoldò. E (s)fortunato proprio il nostro “caro” Gian Piero che non vuole dimettersi perché se si dimettesse non riceverebbe le migliaia di Euro pattuite, verrà licenziato e dunque avrà comunque la “buonuscita”.

Sì, ci sono cose decisamente più importanti del Calcio che, invero, è solo una distrazione di massa, un “conciliabolo” e panacea dei nostri quotidiani mali di vivere. In questa chimera, la gente disperata si consola, riponendo le sue aspettative di vite sempre infognate nella mediocre iniziativa. Allora, ecco che tutti sono tuttologi in materia e vogliono dire la loro su questa disfatta epocale.

Eh sì, Ventura doveva mettere l’insigne Insigne e perché schierare un centravanti molle e immobile come Immobile? State “bonucci”, vi dico io, non piangete le vostre lacrime di coccodrillo da Buffon’!.

C’era eccome d’aspettarselo. Ventura, dopo un anno e mezzo, in cui aveva tentato di rivoluzionare la Nazionale, inserendo innesti giovanissimi e di talento, come Zappacosta, Spinazzola, Caldara e via dicendo, facendosela nelle mutande, ha poi messo in campo appunto i “senatori”. Quelli più “esperti”, dei vecchietti lenti, prevedibili, con le “palle” confuse. E poi la smettesse quell’insulso del Candreva a fare il bello e il cattivo tempo come Canova. Ah, il solito canovaccio… palla lunga e pedalare, cross in mezzo a spilungoni-lungagnoni, tanta carne e poco arrosto. Fritti in padella.

Datemi retta, italiani, l’Italia è peggiorata. E stavolta non mi riferisco alla Nazionale… Insomma, davvero un’apocalisse? Macché, la vita va avanti e qui bisogna tirare… in porta? No, a campare.

Per quanto mi riguarda, stasera prevedo un film su Netflix.

di Stefano Falotico

Stallone a Cannes da uomo vero!


18 May

 

di Stefano Falotico

 

Contro l’ipocrisia di quest’Italia di mangia-spaghetti, esigo poca Nutella e la poesia di Jim Morrison senza cacio sui maccheroni e addio America!

Molta gente mi chiede perché sto simpatico ai ragazzi giovani. Io, sbuffando, fra il gioviale e il fottuto stronzo, alzandomi il bavero tra il papero e il quacchero, con una sigaretta secca di risposta slabbrata, rispondo perché sono Peter Pan mischiato a Rambo e la miscela è esplosiva. Quindi, non ti conviene provocarmi, altrimenti udirai la “cornamusa” piazzata di un diretto mancino slogante la merdina tua appiccicata al muro.

Mitragliatrice!

Potrei usarla, dopo, come chewinggum ma preferisco masticare la tua ragazzina, innaffiandola di acqua e sapone con spruzzata del mio liquido seminale la vera educazione (s)concia come si confà al cazzo che mi va a genio sciacquandomele dopo la sciacquetta e poi non tirando lo sciacquone ma tirarglielo bagnandola ancora, sì, escremento “puro” di gran odore qual sono fra seni imburrati e la mia inquietudine da saputello “idiota” in burrasca, mescendo gli ingredienti per un turbo più (t)rombante.

 

 

 

 

Sì, per anni siamo stati assediati dalla musica leggera, questi cantanti frustrati che ci raccontano puttan(at)e, romanzandoci di p(a)role buttate a culo, quello dei loro soldi guadagnati sulle vostre (s)palle da coglioni che li ascoltate plaudenti, coscienti che vi dovete ficcare solo il giradischi di nevrosi acuite nel decibel della melodia più sodomizzante, rubandovi la coscienza e annacquandola in rime dal ritmo “allegro” quanto un acquerello del vostro paint mentale usurato perché la vedete, da piantati con rimpianti mai sopiti e parrucchini di pessima tricologia d’impianto, ingrigita in quanto siete orsi incattiviti e acidamente sbiaditi, sba(di)gliando un altro po’ per altro svaccarvi “tranquillamente”. Troioni! Parliamone di questi programmi “culturali” radiofonici. Oche senza di(re)zione leggono poesie e classici, mentre il deejay capra “armeggia” di “microfono” a lor “forum” amplificato su voce “scaldata” da vera “stonata” con modulazioni di frequenza sfondata del gridolino incorporato e ditino suo birichino da disco(lo) toccante le corde (in)sonorizzate della trasmissione “orgasmica” in diretta. E voi ve la ciucciate, immedesimandovi in questa languida fottuta che legge come una pecorina per rimediar lo stipendiello con tanto di arricchita borsetta su altre leccate e toccatine, da cui la “spintarella” e vai di salviette per la “trombata!”. Perché il padrone della radio spinge a tutto volume “alzato”, sbattendosene… e poi buttandole giù dal Pioneer da “pio(niere)”. Spegnendo le cuffie solo in caso di disturbo della quiete notturna se il suo “rock” è troppo “graffiante”, stimolando la vecchia nell’ospizio che, alla terza canzone di Jim Morrison, urla all’infermiere minorenne “Light my fire!”. L’infermiere non sa che pesci pigliare, va nel frigorifero e trova la sua banana, ballando con la vecchia “tutti frutti”. Così, l’infermiere contatta il “cardiologo” e, col dottorino, va di “mano lava l’altra pompando”, di “estintore” su sua tintura tanto la vecchia fa buon brodo e, dopo averla “sfiammata”, ce la berremo di (b)rutto libero da barbe “colte”, pensando che le nostre mogli “fan la calza” con un cazzo meglio “sistemato”.

Ecco cosa vi siete meritati. Accendi la radio e un tonto finge… d’immedesimarsi in Pablo Neruda mentre pen(s)a, fra sé e il suo sesso svenduto, cosa mi tocca… recitare per portar a casa la pagnotta e sperar di vederne altre nude. Perché chi ha il “pene” deve comunque usare la “cultura” per farsi passare per colto, a cottimo e, fra una scopata e una magnata di “mele cotogne”, vai col “liscio”. Di fisico a pera e trombone! Chi se lo scoreggia?

Ci hanno rotto il cazzo! Nella mia vita, ho visto insegnanti spogliarsi in aula per il gioco delle “aiuole” e secchioni fidanzarsi con mule migliori degli asini. Ho visto donne laureate in lettere poi far le maschiliste mostrando le tette prosciugate da mestruazioni a base di carta igienica di libri schifosi che spaccian ai loro alunni di “dose bianca”.

E ho visto “adulti” di poco tatto “deodorarsi” col borotalco dopo aver licenziato un povero in canna solo perché gli “puzzava”… Ora basta!

 

 

 

 

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