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BARBIE with Margot Robbie & Ryan Gosling è più brutto o bello di me?


23 Jul

Barbie Gosling20230722_153901 20230722_153909 20230722_153926 20230722_154025 20230722_154849 20230722_154853Chiarissima, come la mia pelle, provocazione di un uomo (semi)nudo e crudo, impietoso anche contro sé stesso. Un uomo ascetico, sensuale o asessuato, inchiodato o rinato in modo cristologico. Chissà, ah ah.

TITANIC è un capolavoro, voi no!


15 Jun

Titanic Winslet DiCapro


Bisogna abbattere la Critica cinematografica assai vetusta, dunque parziale, superata e logora, bisogna scardinare i luoghi comuni, non solo sulla Settima Arte più raffinata, anche di noi stessi…

Ancorati a una visione vecchia, dobbiamo svecchiarci e ringiovanire tutti assieme appassionatamente.

Evviva la retorica? No, la veritas.

Ebbene, con lo spopolare del web, tutti si stanno dilettando a far i tuttologi, anzi i dietrologi.

No, gli psicologi, i cardiologi, pure i virologi. E questo morbo è più virale del fantomatico Covid-19.

Su cui avrei da dirvene, anzi, già ne sparai parecchie nel mio libro Bologna HARD BOILED… in vendita sulle maggiori catene librarie online (questa dicasi, ah ah, pubblicità occultissima).

Sì, i potenti stanno occultando la verità, seppellendola in un mare d’inganni. Noi, circuiti, traviati, adesso tutti vaccinati.

Ci allarmarono e terrorizzarono, incatenandoci in quarantene figlie dell’oscurantismo più medioevalistico.

Così è, non voglio sentire ragioni. Da un po’ ci si può spostare, fra l’altro, tra regioni. Anche erogene? Oh, finalmente si può fare all’amore senza la profilassi delle precauzioni?

Ciak, azione. Cos’è un film con Siffredi Rocco? Macché. Oramai, Rocco è andato… e non solo con quelle… da tempo immemorabile. Rocco è fottuto, moscissimo. Bisogna pensare al nuovo. Ci siamo induriti e rotti le palle a causa dei lockdown esagerati.

Uomini e donne, eh eh, siate accalorati. Negazionisti, non negateci però il piacere dell’amoroso contagio più letizioso, oserei dire sfizioso, per la donna cremoso e per il maschio voglioso.

Basta, adesso. Non facciamo all’amore, facciamo i seri. Sì, le persone troppo serie non sanno amare neppure il Cinema con gusto e quella sana impudicizia che fa rima con godibilità malata soltanto di fottuta, superba malizia.

Che voglio dire con questo? Sono affetto da anti-moralismo, da ermetismo, oppure da poetico decadentismo? Non lo so.

Voglio dire che i veri amanti del Cinema e non solo di questo, eh sì, non hanno alcun pregiudizio.

Sono capaci di amare un film abbastanza mieloso e sdolcinato come Paura d’amare con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, in quanto romantici come quel frustrato di Giacomo Leopardi, e allo stesso tempo sanno adorare anche Julia Roberts di Pretty Woman.

Ecco, se sei Richard Gere del succitato film di Garry Marshall (anche quello con Al, eh eh, lo è), vieni reputato figo. Se sei un cassaintegrato, vieni considerato un miserabile che deve pagarla, sennò non arriva/i a niente! Ah ah.

Di mio, sono Al Pacino di Serpico. Non mi vendo. Amo le donne ma posso giurarvi che non ne pagai mai una alla pari del grande Charles Bukowski. Allora, non capisco perché i perbenisti vogliano farmela pagare. Che ho fatto di male? Ah, ma allora sono dei moralisti falsi. Sono dei maniaci. Ah ah.

Comunque, io non sono un monaco. Detto questo, Capodanno a New York, sempre del Marshall, non è affatto male. A parte il fatto che abbiamo un Jon Bon Jovi nelle sue ultime, musicali performance decenti. Poi, abbiamo un parterre di donne capaci di risvegliare un morto qual è De Niro alla fine del film (spoiler!) Dunque, il film è vedibile, eccome. Ah no? Halle Berry, Lea Michele, ancora Pfeiffer Michelle, Sofia Vergara (cioè la controfigura e la “brutta” copia dell’ex pornoattrice Esperanza Gomez), Jessica Biel, Katherine Heigl e Sarah Jessica Parker? No, quest’ultima è racchia. Ex del Cage? Mah, contento lui…

È sempre assomigliata, molto vagamente, a Barbra Streisand. Con l’unica differenza che Barbra è una cantante che, pur esteticamente impresentabile, grazie alla sua voce melodiosa, riusciva a essere la Maga Circe. Insomma, non certo fisicamente una sirena. Ah ah.

Ah, mi son dimenticato di Hilary Swank. Ora, ha delle gambe magnifiche ma ci sarà un motivo se interpretò Boys Don’t Cry? E ho detto tutto.

Arriviamo a noi. Tanto, con queste qua, pezzi da novanta…, non potremo arrivare a una beneamata minchia. Ah ah. Sono inarrivabili. Vi arriverete soltanto se siete ricchi come Richard Gere. Ah ah.

Oppure se le vedrete nelle loro scene di sesso. No, non sex tape, cavolo! Pensate sempre a quello? Mi riferivo ad Halle Berry di Monster’s Ball unrated. Ah ah.

Sì, siamo uomini e donne angariati da una vita ladra e puttana. Al che, per compensare le mancanze e il vuoto interiore, non riuscendo a riempire e tappare i buchi…, ci diamo al Cinema, dando ancora più soldi a Richard Gere. Ah ah.

Be’, col tempo, compresi di essere demenziale come Mel Brooks. Cioè, in una società di matti e dementi, sono stato l’unica persona al mondo capace di distruggere un intero ordine psichiatrico, emulando, contro ogni strizzacervelli, il Mel di Alta tensione.

È vero, non sto mentendo. Mi credete? Miscredenti, atei, creduloni? Sì, un plurilaureato in Freud, ah ah, pensò che fossi da manicomio. Al che gli chiesi con estrema nonchalance:

– Mi tolga una curiosità, primario e luminare. Qual è la percentuale di guarigione dei pazienti in quest’istituto ove sono internati i suoi curati…?

– Una ogni morte di papa.

Uhm… sarebbe la morte cerebrale di Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo?

 

Dopo questa risposta, fui dimesso e tutti gli psichiatri furono radiati dall’albo.

Ora, prendiamo un regista che è sempre stato fissato coi manicomi. Ovvero John Carpenter.

Io sono l’unica persona al mondo capace di guarire Amber Heard di The Ward e Sutter Cane de Il seme della follia (eh già, il matto è lui, non Sam Neill), in virtù del fatto che sono il bambino sano di Village of the Damned. Comunque, non sono albino, non sono neanche un alpino. Però sono una cima. Ah ah.

E dire che fui scambiato per Fantozzi/Paolo Villaggio. Be’, in effetti, se mi fossi attenuto ai metodi psichiatrici, sarei divenuto Christopher Reeve dopo la sua caduta da cavallo.

Sono rimasto lo stesso… Superman. Ovviamente.

Comunque, complimenti di nuovo ai medici. Mi scambiarono per Fracchia la belva umana e invece non riuscirono a capire che fui e sono Clark Kent. Ah ah.

Voi credete nell’imponderabile? Non tutto ha una spiegazione scientifica nella vita.

Sì, credo in tutta sincerità di possedere poteri paranormali.  A mo’ di Chris Walken de La zona morta e di Jude Law di The Young Pope. Più che altro, quando sono in vena, riesco a entrare in telepatia, no, in empatia-sintonia col prossimo. A meno che lui non soffra, nei miei riguardi, di preconcetti e consequenziali antipatie. Ah ah. E vi garantisco che non c’è bisogno di essere laureati in psichiatria per capire che, se una persona si vuole suicidare, è perché è caduta in un profondo stato di apatia o melanconia. Oppure, non più gli tira a causa dei farmaci assunti. Oppur ancora vuole andarsene via in mezzo a tanta pazzia.

Io sono cinico? No, realista.

Un mio ex amico mi domandò:

– Stefano, secondo te, se la tua ragazza (la sua, oh, non la mia, suvvia) ti lascia, non bisogna farsene un cruccio? Anzi! Forse non era quella giusta! Sì sì, è così.

– Come no… Forse invece era quella giusta. Ma tu non eri quello per lei, giusto? Sbaglio? Per lei eri per di più sbagliato.

– Quindi, mi devo suicidare?

– No, ti dico la verità. Se vuoi consolarti, leggi le frasi dei baci Perugina.

– Sei troppo pessimista.

– Invece tu sei troppo ottimista.

– No, dico solo che non bisogna farne una tragedia. Me ne troverò una migliore. Sì, la troverò. Però, che (s)figa!

–  Vuoi che ti sia sincero?

– Certo.

– Non la troverai.

– Perché mai?

– Hai la stessa età di Richard Gere ma, a differenza di Richard, non hai i suoi soldi.

– E che significa?

– Significa che, al massimo, troverai una vecchia di settant’anni!

 

Perché sopra scrissi… ex amico? Perché si ammazzò. Lo uccisi io? No.

Ecco, che c’entra tutto questo con la cinefilia e i luoghi comuni attorno al Cinema? C’entra, eccome se c’entra. Se invece non entra, significa che non te l’ha data. Ah ah. Solitamente, tutti quelli che dicono che Nicolas Cage sia/è inespressivo (si fottano i congiuntivi del cazzo, ah ah), non hanno mai recitato neppure nel suo film peggiore come interprete, ovvero Zandalee. Però, vi avrei messo la firma per essere al posto suo. Il suddetto, molto sudaticcio film, eh già, fa schifo per l’appunto al cazzo ma Nicolas Cage, in tale pellicola, ha un paio di scene da Siffredi. Capisc’ a me!

Nel Cinema e nella vita vera, senza falsità o consolazioni, si fa tutto un altro campionato. E io sono stanco di passare il tempo a fare le classifiche. Continuate, pure, a farvi le seghe. A fare le distinzioni. Volete essere uomini distinti. Fidatevi, è meglio Basic Instinct. Non desidero per nulla fottermi nel discutere col prossimo se sia più bello Taxi Driver o Al di là della vita. Film metafisici par excellence. Nel primo vi fu Cybill Shepherd, nel secondo, Patricia Arquette ma, rispettivamente, entrambi i protagonisti non è che se le scopino molto. Diciamocela! In Taxi Driver, De Niro salvò una prostituta minorenne. La gente lo elevò ad eroe. Dopo aver portato la Shepherd a vedere un porno, lei lo scambiò per un pervertito e lo mandò a farsi fottere. Alla fine, gliel’avrebbe data tutta ma lui la mandò a fanculo. Ah, bella roba, ah ah. Nella vita reale, comunque, Cage la sbatté in quel posto a Patricia molte volte. Nel frattempo, girò pure City of Angels.  La verità è una sola (l’accento ficcatelo voi, a piacimento!). Nicolas Cage è un grande, Richard Gere è un grande (guardatelo ne Gli invisibili, eh eh, incapaci).

E, secondo me, chi parla ma non fa mai nulla, se la fa solo sotto. Per esempio, da un punto di vista prettamente cinematografico, Over the Top con Stallone è un film puerile. Cioè, avreste preferito che avesse vinto o vincesse Bull Harley? Ah ah.

Col passare del tempo, ho capito che Titanic di James Cameron è un capolavoro. Sì, lo è. In poche parole, Cameron voleva arrivare allo spettacolare e devastante climax dello scontro con l’iceberg del transatlantico ma, per tre ore abbondanti, non ci raccontò questo.

Cioè, noi sapevamo già come sarebbe andata a finire ma volevamo vedere come sarebbe finita, cosa fu quella storia. Questo si chiama genio.

Cameron ribaltò il concetto secondo cui la trama sarebbe importante. No, la vicenda narrataci può essere anche apparentemente banale e sdolcinata. Niente è banale e dolciastro se chi dirige la storia sa come emozionarci, sa come viverla… sa come tenerci col fiato sospeso.  Soprattutto perché volevamo vedere integralmente le tette di Kate Winslet ma Cameron ci fotté.

Dunque, sapete chi dice roba del tipo… oramai è stato già detto e inventato tutto? I falliti. Quelli che parlano e criticano. E basta. Oppure, peggio, esaltano e magnificano i “maestri” perché loro non lo sono. Ma, idolatrando i maestri, si sentono meno stupidi e meno inetti.

In giro, sento un sacco di cazzate. Sento che il mondo è peggiorato, che la società fa schifo. Che gli uomini e le donne sono imbarbariti. Mi spiace deludere questi tristissimi luoghi comuni.

Sembrano Harvey Keitel sia di Taxi Driver che di Holy Smoke.

Sono peggiorati quelli, coloro che fanno certi discorsi. Perché non sanno fare altro. Solo chi fa, sbaglia. Rimedia figure di merda e non. Altrimenti, siamo soltanto zombi. E molti di voi lo sono ma non lo sanno.

Di mio, posso dire che ho una certa faccia da culo.

Infatti, le donne mi guardano e pensano: quel ragazzo va fottuto a sangue.

Sì, molte donne vogliono, in tempi di pari diritti, farselo come un uomo.

Un tempo, solo gli uomini lavoravano.

Oggi come oggi, il culo se lo fanno anche quelli che non sono omosessuali attivi.

Insomma, come dice Peter Boyle, chi più chi meno, siamo tutti fregati.

Dunque, fottetevi, ah ah.

Su questa cazzata, vi lascio alle vostre porcate.

Domani, devo farmelo ancora.

Invece per voi saranno cazzi amari.

 

di Stefano Falotico

Il Batman di/con Robert Pattinson è uguale a uno zombie de L’alba dei morti viventi, anche dementi e, all’uomo pipistrello, preferisco il mio BIRDMAN da mystery thriller di VILLA CLARA


23 Aug

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Batman, ho sempre preferito Joker e, a Colin Farrell, il Pinguino della De Longhi

Quando uscirà, finalmente, il film Clara di Francesco Longo?

Villa Clara, celeberrima haunted house per eccellenza dell’entroterra periferico della piadina, no, pianura emiliano-romagnola, situata a due passi da Trebbo di Reno ove, nel lontano 2003, rischiai di morire d’incidente stradale ma, per vostra disgrazia, scoppiò l’airbag e dunque sono ancora vivo e vegeto, ah ah.

Credo sostanzialmente che Bruce Willis di Unbreakable sia, rispetto al sottoscritto, Mr. Glass. Ah ah.

In verità, soffro di molte fragilità interiori ma la gente, giudicandomi dall’esterno, mi considera indistruttibile. Appaio infatti superbo. Di mio, posso dirvi che, 10 ore su 24, sono distrutto.

Poi, riesco sempre comunque a ricompattarmi come Robert Patrick di Terminator 2. Ah ah.

Anno Domini T-1000, no, 2003, forse solo dopo Cristo. In cui, prima d’incontrare una ragazza di Trieste che prosciugò il mio sangue, succhiandomi nello sverginamento mio tardivo avvenuto a Modena, no, a mo’ di Zora la vampira in quel di Porretta Terme ove lei mi tese una trappola degna della casa degli orrori di Gardaland al fine di divertirsi con me, con giochi d’adulti adrenalinici da montagne russe di Mirabilandia, ecco… dicevo, un’altra volta mi sono perso nel labirinto di qualche luna park o del mio dedalico e angoscioso, nerissimo passato da ragazzo semi-disadattato da Ken Park. Il quale, smarritosi nei meandri del suo spaesamento esistenziale, dimenticò il piacere di mordicchiare e gustare deliziosamente un morbido zucchero filato, dando un po’ di sugar alle bone bionde qual fu Bridget Fonda de L’armata delle tenebre. Sì, fui un ragazzo tenebroso, più che altro tenerissimo. Ora, durissimo. Ah ah. Diciamocela senza peli sulla lingua, la Fonda di Jackie Brown ha un lato b sul quale Bobby De Niro/Louis Gara andò subito a fondo. Ah ah. Mah, in Terapia e pallottole, De Niro si rivolse allo psichiatra Billy Crystal affinché un duro come lui, per l’appunto, non potesse rimediare figuracce da “ammosciamento”. Di mio, so che il sessuologo-andrologo Maurizio Bossi, dinanzi a Susanna Messaggio, lo ebbe e crebbe più duro dell’ex capo della s… a, no, Lega. Umberto!

Meglio, fidatevi, uno sfigato come Lupo Alberto.

Di mio, non soffro Berlusconi né soffrii di ejaculatio praecox ma fui un enfant prodige quasi Precog. Tant’è che la mia vita fu indagata di Minority Report. A causa dello stress provocatomi, persi molti capelli e rischiai di farmi il riporto…Adesso, qualcuno/a sostiene che sia uguale a Tom Cruise. Gli strani scherzi del destino. Intanto, Francesca Pascale sta con Paola Turci. A questi uomini ipocriti e a tali saffiche, preferirò sempre Via Saffi, gustando un ottimo gelato al limone per rifarmi i baffi. Comunque, a 13 anni volli scopare T. Laffi. Ecco, ora lo sapete. Però, non scassatemi il cazzo.

Basta con la goliardia alla Bruce Campbell/Ash di The Evil Dead e torniamo a parlarvi delle mie notti solitarie d’adolescente ombroso, quasi afflitto dalla malattia del Lombroso, concentrandoci e sprofondando ancora negli insondabili corridoi sinaptici dei miei opachi, tetrissimi pleniluni da Zio Tibia, da ragazzino, più che malavitoso e malmostoso, assai cresciuto già in modo troppo precipitoso e dunque malvisto dagli adulti perversamente vogliosi, ingordi, capricciosamente maliziosi in maniera morbosa, eh già, fui un teenager a livello anagrafico con un cervello da Sam Raimi maturo di The Gift, un ragazzino scambiato per Spider-Man e per Max Pezzali degli 883 da hanno ucciso l’uomo ragno, non si sa neanche il perché, avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè, invece già amante di Angel Heart, un grande horror al “semifreddo” di Peter Parker, no, Alan.

Un ragazzo che, già a quindici anni, vide tutta la filmografia di Woody Allen, soprattutto SettembreInteriors e Radio Days, ah ah, perciò fu per il culo preso a morte dai miei coetanei odiosi, sciocchi e libidinosi che mi perpetrarono scherzetti di cattivo gusto da Amici miei precoci o da rincoglioniti anzitempo di M.A.S.H assai, loro sì, permalosi. Capite? Stetti per essere messo a pecora da questi pecoroni inetti con le loro squallide battone, no, battute pecorecce da insetti.

Fidatevi, piuttosto che frequentare questi compagni di merende, è meglio gustare da soli un pecorino, ammirando Paura e delirio a Las Vegas con la fotografia di Nicola Pecorini.

Ah, gli adolescenti sono più falsi dell’amica di Jamie Lee Curtis di Halloween. Dicono cioè a lei, di pure True Lies, di non scegliere come uomo un edonista à la Arnold Schwarzenegger ma poi vogliono diventare tutte fighe come Sharon Stone di Atto di forza. Ma in quale pianeta vivono? Su Marte? Ah ah.

E ho detto tutto…

Di mio, invece, che posso dirvi?

Vidi La casa assai presto e lo rividi per di più mille volte. Anzi, no. Per essere precisi, lo reputai sin dapprincipio un film enormemente sopravvalutato. Lo riguardai soltanto di zoomate alla Pronti a morire per fermare le immagini quando Ellen Sandweiss, aggredita dalle creature notturne risvegliate dal Necronomicon, mostrò il suo boschetto, in mezzo alla foresta, più della già (ec)citata Sharon Stone di Basic Instinct.

Qualche anno fa, auto-pubblicai, coadiuvato dal mio personale editor, autore della bellissima raccolta Lettere dal buio, un’antologia di tales orrifici, intitolata Fantasmi principeschi. Lo trovate in vendita presso le maggiori e migiori catene librarie online. Su Amazon e non sulle amazzoni. Un libro molto bello, così bello da far spavento. Quando si suol dire… è scritto da dio in maniera mostruosa e raccapricciante.

Un libro in cui, a pagina 23, è contenuta una mia breve storia su Villa Clara.

Ah, non volete neanche comprare questo mio libro in eBook a un paio di Euro?

Siete degli ingrati. Come farò a pagarmi le bollette? Capisco, in maniera similare a Jack Torrance/Jack Nicholson del succitato Shining, vorreste asfissiarmi e semmai pure vivo murarmi.

Adesso, sto scrivendo un romanzo su Bologna. Devastante. Ricolmo di ricordi rinati in gloria, pieno zeppo di malinconia e dunque euforia per la mia vita ancora non scivolatami via.

Bensì, ritornata a essere quella del numero uno come ai tempi delle scuole medie. Quando il mio compagno di b(r)anco, il gemello Longo, no, non il regista di Clara, mi disse che ero un genio e che, non potendo essere capito da questo mondo di scemi e illusi-ingenui, sarei per l’appunto impazzito, ammalandomi di metafisica. Sì, me ne ammalai mentre il Longo lo diede lungo e tosto a più di una figa dal culo rotondo.

Ieri pomeriggio, invece, mi ritrovai nuovamente dalle parti di Villa Clara e scattai una foto.

Si racconta che la gente normale abbia paura ad avvicinarsi presso tale magione per timore di essere contagiata dalla tristissima leggenda che su di essa aleggia in maniera macabra. Oddio, maledizione!

Io, in tale casa, v’entrai a sedici anni in un’estate alla Stand by Me assieme a dei ragazzi della mia squadra di Calcio. Quando militai nel Lame Ancora, compagine balistica di quartiere che primeggiò nel campionato provinciale grazie alle mie reti da fallito Maradona. Ah ah.

Ah, della mia vita sapete davvero poco.

Anche della mia attuale ragazza.

Lei mi considera più sexy di Robert Pattinson, io la considero più gnocca di Catwoman/Pfeiffer Michelle.

Quello che posso dirvi è che su Carmine Falcone avrebbe dovuto indagare Borsellino ma fu ucciso forse dagli stessi bastardi che ammazzarono Salvo D’Acqisto. Il carabiniere a cui, tutt’ora, è dedicato il nome della mia ex scuola media.

John Turturro è geniale in The Night Of e, a essere sinceri, non voglio essere figo come Pattinson oppure come Colin Farrell.

Tanto, anche avendo io avuto un’adolescenza da Clara, feci all’amore con una più sensuale di Juliette Binoche di Cosmopolis e la mia lei è molto, molto, molto più eccitante di Julianne Moore di Maps to the Stars. Sono Mark Wahlberg di Boogie Nights? Meglio quello di Max Payne.

Insomma, se siete invidiosi che io sia un maledetto come Jack Nicholson, chiamate Louise Fletcher di Qualcuno volò sul nido del cuculo e sposatevela.

È pazza e brutta come voi. Ah ah.

Comunque, staremo a vedere come sarà questo The Batman.

Nel frattempo, stasera ho voglia di essere Flash Gordon.

Inoltre, odio sia la DC che l’ex Democrazia Cristiana.

Insomma, dinanzi a me, siete ancora all’ABC.

Siete degli ignoranti come Adriano Celentano. Siete delle oche come Ornella Muti o solo mediocri come Alberto Sordi?

Ah, dimenticavo: a Matt Reeves e a questo Pianeta delle scimmie, preferirò sempre Steve Reeves. In quanto, se mi rompi le palle e mi dai patenti sbagliate, posso trasformarmi in Superman.

 

 

di Stefano Falotico

batman pattinson

Il Covid-19 non ci abbatté: il grande Cinema continuerà, evviva THE IRISHMAN, Joker, Batman, Superman, gli audiolibri esoterici-ero(t)ici, anche Miguel Bosé


22 Apr

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E trascorse un’altra settimana, amici e fratelli della congrega.

Qui sarò un po’ come Fabrizio De André, maestro della polemica satirica, compositore di canzoni tristemente arrabbiate, scagliate sfacciatamente in viso ai perbenisti ipocriti, sbattute in faccia dinanzi agli ignoranti.

Abbiamo vissuto, in questi giorni, nella sepoltura vivente dei nostri polmoni soffocati nell’asfittica dittatura sanitaria e forse anche molto fascista.

Conversando con un mio amico su Facebook, concordammo io e lui che dietro il Covid-19 vi siano quasi esclusivamente ragioni politiche. E forse ebbe ragione il premio Nobel Luc Montagnier, il quale sostenne che il Coronavirus fu elaborato in laboratorio e fu sperimentato sui pipistrelli.

Ma l’esperimento fuggì pericolosamente di mano, i potenti tacquero in merito alla letalità del virus oppure lo usarono come deterrente per frenare un’espansione delle libertà più democratiche. Per rallentare la globalizzazione oramai implacabile. Per chiuderci nel silenzio, per reprimerci nella paura più oscurantistica. Esaltando un orrendo ritorno alla barbarie quasi nazista da bruciati vivi in maniera apocalittica.

Ne sapremo di più nei prossimi anni quando, con tutta probabilità, se la situazione costernante attualmente vigente che ci recluse in casa come morti viventi, eh sì, dovesse essere sanata, molti film sull’argomento verranno realizzati.

Contagion fu profetico oppure La città verrà distrutta all’alba lo fu di più?

Le ronde dei carabinieri si aggirarono perfino lungo i viali alberati. Terrorizzando affinché, intimoriti da decreti e imposizioni debilitanti, limitanti la fluida circolazione vitale, dunque anche emozionale, i cuori delle persone si rannicchiassero nella solitudine più schiacciante.

Piazza pulita anche in tutte le piazze. Desertificate, bonificate dagli spacciatori che, a tarda notte, vendettero “bene” la loro “merce”, contrabbandando un po’ di dignità per arrivare a fine mese con meno acqua alla gola e qualche strozzapreti nelle mutande. Che baccalà!

Ripulite però furono le aiuole, no, la aule anche da ogni manifestazione e comizio pubico, no, pubblico. Salvini prese su parola, incitando la folla come Arthur Fleck/Joker, regalando populismo e qualunquismo a iosa. E i folli incitarono, non se eccitarono o misero incinte le loro compagne, abbastanza folli, appunto, rese ancora più pazze poiché non poterono recarsi in viaggio alla volta di follie d’amore anche con gli amanti loro che non poterono rifornirsi alla stazione di “pompe” col diesel.

Il distributore automatico delle sigarette dista più di duecento metri da casa tua? E quello dei profilattici, invece? Ecco allora che l’appuntato dell’arma usò la fiamma tricolore del suo maschione con la moglie incendiata di passione incazzata con la “lupara”. Zitta e muta fu lei, serva del suo marito padrone dopo una giornata in cui, essendo costei uscita per comprare dal droghiere un po’ di zucchero, fu dall’amico geloso del marito, eh sì, parecchio multata con una contravvenzione segnaletica nella sua zona erogena più sacra del Vaticano. Nel frattempo, la vita mia andò avanti. Anche indietro. E, fra stati contemplativi, film rivisti ad libitum, un amore forse riscoccato in maniera inaspettata, scatenandomi emozioni inaudite, un’altra stagione ci aspetterà, amici e nemici. E i sogni non finiranno in men che non si dica.

Non diverremo psicotici come il Lex Luthor di Jesse Eisenberg, non saremo solo bellimbusti come il Batman di Ben Affleck, non diverremo dei manichini come Henry Cavill ma continueremo a sognare un bagno caldo con Amy Adams.

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L’ESORCISTA di WILLIAM FRIEDKIN? No, ho le corna in testa, miei cornuti. Mangiate e usate i cornetti, evviva Il rito!


07 Apr

91785870_10216129042721679_259445771621892096_oQuesta è la video-recensione gigionesca. Oserei dire giullaresca. In tempi di quaresima, no, quarantena, questo è il film che fa per voi. Per me, non lo so. Per molti anni infatti fui monastico, forse solo iconoclasta. Ah ah.

Il ritratto iconografico di un uomo sfigato, sfigurato, indemoniato, sfregiato, crocifisso o forse solo appeso a un chiodo, cioè il mio giubbotto di pelle. Fui sul punto di sfiorare la santità. Invero, persi la mentale sanità. Ma la recuperai, sì, diventando superiore a ogni monaca superiora di clausura e battendo pure ogni monco. Adesso, anche le donne angelicate vogliono possedermi ma continuo a preferire Maruschka Detmers di Diavolo in corpo L’ora di religione.

Non sono per niente fin… o, bensì un uomo alla Bellocchio, è inutile che mi facciate il malocchio, figli di ntrocch’.

Non potete farmi nulla se non, per rabbia, divenire blasfemi e malsani, inverecondi e iracondi da Pugni in tasca.

Comunque, L’esorcista non fa paura a nessuno. Neanche a gente ingenua e campagnola che adora L’esorciccio. Cari ciccini, da piccolo massaggiai il mio topolino Ciccillo, regalatomi da miei parenti lucani. Ricordate, non si sevizia un paperino…

Ah, parenti serpenti, anche loro spesso irascibili, dunque vulcanici. Però Ciccillo è un nomignolo partenopeo, suvvia, non facciamo i napoletani e i vesuviani.

In Sicilia vi è l’Etna, scrissi il libro Il diavolo è un giocattolaio ma, a differenza di ciò che afferma Anthony Hopkins in questo film, non sono un ingannatore. Anthony dice, a ragione, che la gente mente a sé stessa per non affrontare la realtà.

Dunque, spesso magnifica C’era una a…  Hollywood di Tarantino perché, secondo me, è più frustrata di Charles Manson.

Diciamo che io fui ingannato, quasi scannato, da gente troppo perbenista sistemata, come si suol dire, perbenino.

Insomma, Rambo mi fa un baffo. Anzi credo che, come Mefistofele, sia pure cornuto. Infatti, Rambo è ascetico. In tutti i film della saga, il secondo peraltro è una sega, cavalca solo stalloni di razza.

Comunque, sì, Rambo è un puro. Un unicorno.

Facciamo i seri!

Ma aggiungerei questo. Conobbi molti psichiatri. Sono fissati con la schizofrenia. Per forza, la loro moglie è posseduta dai loro pazienti più deliranti. Gli psichiatri fanno credere loro di essere pazzi quando in verità vi dico che vogliono solo sedarli, altrimenti chiederebbero il divorzio, da soli impazzirebbero e comincerebbero a seguire le repliche di Gabriele Amorth.

Questa battuta o la capite oppure siete da manicomio come il fratello della co-protagonista di questo film. Internato a 19 anni.

Oggi, recensiamo una pellicola piuttosto recente. A nostro avviso, leggermente sottovalutata dalla Critica, ovvero Il rito di Mikael Håfström (1408).

Il rito dura un’ora e cinquantotto minuti e fu distribuito, tramite la Warner Bros, sui nostri schermi l’11 Marzo del 2011.

La sceneggiatura è di Michael Petroni ed è ispirata (suggested by…) al libro saggio di Matt Baglio, cioè The Rite: The Making of a Modern Exorcist, da noi tradotto ne Il rito. Storia vera di un esorcista di oggi.

Trama:

Michael Kovak (l’esordiente al lungometraggio Colin O’Donoghue) è un giovane statunitense che lavora per suo padre Istvan (il compianto, grande Rutger Hauer), impresario di pompe funebri.

Per emanciparsi dalla tradizione di famiglia piuttosto macabra, funerea e cimiteriale, controvoglia s’iscrive in seminario. Michael non possiede alcuna vocazione religiosa ma, durante una notte lugubre e tempestosa, assiste una ragazza scampata, per miracolo, a un grave incidente stradale.

Il suo mentore spirituale, Padre Matthew (Toby Jones), assistendo all’evento, rimane impressionato dal modo graziosamente caritatevole e fino col quale Michael s’approcciò alla ragazza, consolandola e benedicendola con parole di estrema, profonda delicatezza.

Al che, stupefatto e commosso dalla spiccata, forse innata indole di Michael per le persone disperatamente angosciate, lo dissuade dall’abbandonare il suo percorso ecclesiastico, raccomandandolo invece, come rappresentante speciale della diocesi, a Lucas Trevant (Anthony Hopkins).

Un prete ritiratosi a vita privata che, a Roma, esercita la missione di esorcista. Da lui praticata nella segretezza spettrale della sua fatiscente casa immersa, forse, nella quietezza e nel buio misterico e ancestrale non soltanto della città eterna per antonomasia, bensì metaforicamente nelle viscere dell’eremo, potremmo dire ermetico e persino dogmatico, del suo cuore tenebroso di uomo afflitto da una perpetua fede perennemente, religiosamente tormentata. Interiormente combattivo contro ogni ateo e indefesso, caparbio sostenitore del suo dubbioso eppure inscalfibile, permanente credo religioso granitico e incrollabile. Anche forse infallibile…

Trevant è infatti convinto, malgrado le perplessità e lo scetticismo della medicina psichiatrica, che il diavolo esista realmente e che davvero, in molti casi di ragazze possedute, nelle loro menti e nelle loro anime sconvolte, non risiedano ragioni di natura psicologicamente perturbante. Sì, secondo lui, il maligno alberga viscidamente in loro e se ne celi con scaltra, pericolosa malizia. Quindi, a suo avviso, gli scompensi delle donne e anche degli uomini affetti, potremmo dire, da deliri demoniaci, fermamente non credo che siano spesso razionalmente e scientificamente spiegabili.

Intanto Michael, nel frattempo ancora incredulo e miscredente, incontra una giornalista, Angelina (Alice Braga), giunta nella capitale per prendere informazioni da vicino, facendo ricerca sul campo, come si suol dire, riguardo lo strano, occulto fenomeno dell’esorcismo. Frequentando, d’altronde come Michael, le lezioni a riguardo, tenute dall’inquietante Padre Xavier (Ciarán Hinds, religioso ambasciatore in Silence e il suo ruolo, per l’appunto di Mefisto in Ghost Rider – Spirito di vendetta, probabilmente docet).

Ovviamente, nell’ultima mezz’ora, a Michael salteranno molte certezze poiché verrà divinamente messo alla prova quando lui stesso sarà costretto a esorcizzare il suo maestro.

Ecco, Il rito è un film mediocre, certamente. Ma, come scrittovi a inizio recensione, le bassissime medie recensorie piovutegli addosso impietosamente, ai tempi della sua uscita nelle sale, col senno di poi c’appaiono ingiustificate e del tutto ingrate. Diciamo, furono superficiali ed esagerate.

Poiché Il rito, a dispetto di molte banalità e di alcune gratuite scene ad effetto piuttosto scontate, può vantare una bella, suggestiva scenografia e può avvalersi, come soventemente accade, di un Hopkins in ottima forma gigionesca e carismatica. Il cui ruolo sarebbe da confrontare, di parallelismi meta-cinematografici, col suo meraviglioso papa Ratzinger de I due papi.

Il suo Trevant, peraltro, è una sorta di versione religiosa, antipsichiatrica del suo celeberrimo cannibale Hannibal Lecter. Come sappiamo, freddo, analitico e spietato esploratore dell’animo più antropofago e carnale, sottile, perfido e viscerale indagatore perfino del suo corpo e della sua psiche totalmente sconsacrata, elevata, intellettuale ma anche animale.

Inoltre, la tetra fotografia di Ben Davis non è quasi mai da cartolina. Come invece purtroppo accade coi film stranieri girati nel nostro Paese.

Il rito mantiene anche un buon ritmo e, in più punti, sa intrattenere con dialoghi intelligenti, inchiodandoci alla sua visione con una ben distillata tensione.

Il rito è un film che merita un’immediata, ampia rivalutazione.

L’unico, vero difetto vistoso che possiamo imputargli è sinceramente quello di avere, nel suo eterogeneo e multinazionale cast, Maria Grazia Cucinotta. Presenza qui, come non mai, puramente accessoria e inutile, per di più mal utilizzata.

La Cucinotta interpreta, con pochissime battute all’attivo, Andria. Vale a dire la madre di Rosaria, la ragazza indemoniata, incarnata invece dalla brava Marta Gastini.

L’esorcista dei vostri demoni interiori: The Irishman è un capolavoro, i cinecomic non valgono Joker, Marra e il critico Alò sono Linda Blair indemoniata e io invece il curatore di ogni grammatica, anche cinematografica di tutte le anime malate

Ora, l’altra sera rividi Il rito con Anthony Hopkins.

Già vi narrai degli antefatti che stettero alla base della mia illuminazione, ah ah.

Sì, eppure con perizia, non psichiatrica, bensì minuziosa e ponderatamente calibrata, discendendo alle origins del mio Joker o forse del mio Superman, dopo le furie mie vendicative da Uma Thurman di Kill Bill defraudata della sua purezza delicata da donna forse quasi angelicata, perdonando ogni inventore di fandonie e combinatore di porcate come David Carradine, uno che, più collezionista di fumetti fu solo un fumato archivista di nefandezze, benedicendolo dall’alto della mia maestria e della mia giusta sofisticatezza, senza trucidarlo con mosse da disciplina di Hokuto alla Ken il guerriero, su musica epica di Ennio Morricone, volai nel vento, sublimando ogni trauma patito nella costernazione più evidente.

Ogni mio trauma fu rinsavito, non so però se sarà beatificato o glorificato, miei uomini ingrati.

Dopo lotte fratricide assolutamente evitabili eppure tremende, dopo varie amnistie concesse ai miei contendenti che provarono a distruggermi psicologicamente con bieche reprimende dolorose quanto le ferite inferte da oggetti appuntiti e contundenti, dopo tanto mio e loro ottundimento, dopo psicanalisi miei reminiscenti un passato non proprio lucente, dopo tanti equivoci e fraintendimenti, dopo perfino che persi la mia mente, dopo molti anni passati nell’oscurità del mio tenebroso solstizio assai poco brillante, sì, mi tolsi qualche sfizio e mi liberai di vecchi, patetici vizi aberranti.

Ritornando lindo, fulgido, forse ancora un po’ dal mondo fuggitivo eppure non più schivo né schiavo.

Insomma, risorsi rifulgente, digrignando dapprima i denti, enormemente soffrendo. Quindi sciogliendo ogni mio interiore nodo poco smagliante con indagini riflettenti questa vita vostra da fetenti, persino sbudellandomi le interiora tormentosamente, mi mostrai non più mostruoso o malmostoso, bensì mi denudai più esteriormente ancora ruggente. Non più arrugginito.

Giammai fatiscente, talvolta volontariamente deficiente e maledetto decadente eppure non ancora decaduto né perduto in questa società rabbrividente.

Applauso! E che sia sc(r)osciante.

Confessando l’atroce verità con ilare onestà straziante, redimendomi da una vita troppo mia mentalmente abbiente, dunque malvista dai ricchi possidenti moralistici però ipocritamente materialistici e loro, sì, davvero nella vita perdenti anche se nella figa indubbiamente spesso scalpitanti e molto ficcanti, ridendo di me stesso con autoironica beltà auto-strafottente, mi ridestai nuovamente. Gioendo interminabilmente.

Smascherando molti vili che, mentendo a sé stessi con gratuità sconvolgente, si credettero fortemente virili quando in verità vi dico che furono e sono ancora uomini inutili adatti al porcile solamente.

Parliamo ora, con cognizione di causa e forse il mio ancora aperto caso, della malattia mentale, delle possessioni demoniache reale e dei vostri mali di vivere soventemente immaginari da ipocondriaci incurabili… irreversibilmente.

Fate venire il latte alle ginocchia, sì, voi uomini che vi credete mentori ma, invero, malgrado le vostre maschere da vincenti, non valete niente.

Parlate di gnocche, pensando di essere fighi nell’apostrofare il prossimo con superficiali patenti di sfigato e/o stolto nullafacente quando in verità vi dico che è esattamente nell’inverno del nostro chiuderci dentro che gli uomini e le donne trovano un’esistenza pienamente sentita, dunque interamente soddisfacente.

Ora, va fatto però un importante distinguo. Se gli uomini si aprono troppo, fanno la figura dei pagliacci. Se le donne chiudono eternamente, diciamo ermeticamente anche le loro gambe infinitamente, finiscono a fare le suore imperituramente.

Detto questo, voi credete all’esorcismo?

L’esorcismo è innanzitutto tutt’ora in voga, una pratica oscurantistica giammai superata e ancora segretamente attuata.

Molte donne possedute, forse non dai mariti, neppure dagli amanti, non vi credono e trovano la catarsi delle loro isterie nello yoga. Forse solo mangiando molti yogurt.

L’esorcismo viene praticato anche negli ospedali psichiatrici.

Sì, provate a recarvi all’Ottonello di Bologna o in cliniche specializzate ai mentali (mal)trattamenti come Villa Baruzziana, ne prenderete coscienza, orrendamente.

Persone addolorate, scioccate da tristissimi eventi a loro occorsi per sfortunate circostanze agghiaccianti, finiscono al pronto soccorso di tali posti orridi ove vidi molti preti benedire gli ammalati, lavandosene poi le mani dopo aspersioni poco nell’acqua benedetta. Semplicemente perché, bestemmiando, i traumatizzati furono scambiati per esseri indemoniati.

Perciò per assatanati malati.

Ora, assistetti dal vivo anche a delle ninfomani e a dei maniaci sessuali. Internati poiché, diciamo, troppo le loro voglie bollenti furono da loro, senza vergogne/a, esternate con far esageratamente, incontenibilmente effervescente. Ma non andarono sconsacrati, a mio avviso avrebbero meritato l’assoluzione abluente e spurgante ogni loro peccato carnalmente affliggente nel perdonare i loro desideri più ardenti delle fiamme dell’inferno.

Torniamo a Il rito.

Anni fa, come già vi raccontai, incontrai un ragazzo col quale divenni amico.

Fu lui a propormi di andare a vedere, nell’oramai remoto, mica tanto, 2011, tale film assai sottovalutato.

L’anno prima, peraltro, mi portò a vedere l’inguardabile L’ultimo esorcismo.

Mentre, quando m’invitò a casa sua per bere assieme amichevolmente un caffè, di notte si collegò spesso su Rai 3 per visionare le repliche molto serali concernenti le pratiche esorcistiche di Gabriele Amorth. Oggi morto.

A cui fu dedicato un film particolare, recentemente, da William Friedkin. Indimenticabile autore de L’esorcista.

Fu allora che cominciai benevolmente a nutrire dei sospetti su di lui da fine indagatore à la Mindhunter.

No, non mi trovai di fronte a Dente di fata di Manhunter né dinanzi a Errol di True Detective.

Bensì dirimpetto a un ragazzo che sublimò le sue mancanze, anche sessuali, nel delirio maniaco-religioso meno a sé stesso provvidenziale. Forse però assistenziale…

Poiché alle superiori fu immondamente bullizzato da coetanei empi che lo umiliarono in maniera pazzesca ed allucinante. Cosicché il suo vuoto s’illuse di riempire, sublimando nel suo solipsismo spirituale ogni angoscia, frustrazione sua mal assorbita e mai sopita, nel fare molto l’elevato sofista amante degli esorcisti.

Naturalmente, per esorcizzare sé stesso, inconsciamente, liberandosi in modo effimero, sterile ed estemporaneo da ogni male oscuro suo di natura irrazionale.

Detto questo, Hannibal Lecter mi fa un baffo.

Andiamo avanti.

Vedo ogni giorno persone derelitte che, pur di appagare le loro vite miserabili, comprano pure dei rettili orripilanti da tenere in casa. Dato che, a quanto pare, il loro fare i vermi solitari non basta. Indossano pure gli anfibi più schifosamente colorati. Alcuni hanno anche i capelli cotonati come se non bastasse la loro vita ovattata.

Sì, la gente è viscida ma questi sono sinceramente ancora più repellenti e andati…

Ah, incontro un altro malandato per strada. La sua vita, come si suol dire, andò completamente a puttane.

Le uniche donne che, fra l’altro, non solo da tale individuo furono e vengono mal pagate, bensì mal palpate, più toccate di lui comunque, che gli donarono momenti di grazia.

Diciamo anche di fazzoletto e garze.

Ora, che c’entra The Irishman?

Da me il primo, così come disse Terry Gilliam, l’ultima sua mezz’ora m’apparve senilmente girata e scontata, addirittura retorica e didascalica.

Ma a ben vedere, rivedendola…

Frank Sheeran/De Niro sta nella sua stanza e l’infermiera gli misura la pressione. Lui le mostra la foto dell’amico Jimmy Hoffa. Personaggio che, ai suoi tempi, fu famoso quasi quanto John Fitzgerald Kennedy.

Hoffa fu da lui sciaguratamente assassinato.

L’infermiera non sa chi sia Hoffa e dice a Sheeran di stare soltanto buono e calmo ché deve misurargli, per l’appunto, la pressione.

Pensando già, fra sé e sé, che presto avrebbe smontato dal lavoro per incontrare il suo moroso. Andando al cinema a vedere Checco Zalone. Cado dalle nubi!

Quindi, come poterono avere il coraggio Marra e Francesco Alò ad affermare che The Irishman sia un filmetto?

Che dio vi benedica.

Come si suol dire, se non v’arrivate, andate riabilitati.

Ma, per caso, dove mai abitate?

No, non m’interessa. Mi piacerebbe però sapere come fate a vivere felici se il vostro cervello è disabitato?

Forse perché l’abito fa il monaco?

Capisco…

 

di Stefano Falotico

Marra e Alò discussero di Cinema, politica e donne: dissentii su molti punti, anche sui miei di punti sutura e sui bassi punteggi di ferali stroncature, poiché io riaccendo la Settima Arte con un Falò


02 Apr

 

Sì, in questo clima di perenne, catacombale quarantena ove, al massimo, posso gironzolare nel mio vicinato, sedendomi sul muricciolo del palazzo accanto al mio, osservando dal vialetto antistante e limitrofo molti pazzi che forse abitano in qualche granitico stabile, pur essendo molto instabili e fragili poiché senza basi, nel basamento della colonna portante del nostro e mio reiterato isolamento coatto, avvistai su YouTube il Marra. Che a prima vista sembra un tamarro, appartenente dunque ai maggiori coatti. Invero è un pensatore libero tatuato, non solo sul corpo, di fregiata passione per il Cinema e anche per il porno… e ho detto tutto. Egli, volatile e forse anche volubile nel variegato, pindarico pensiero, nel suo voglioso essere sé stesso senza gabbie castranti del fascismo schiacciante, essendo appassionato di scibile, sibila con carisma da Jim Morrison ante litteram del web, in quanto con pose da iguana emula di bella voce il Re Lucertola. In mezzo allo zoo di un’umanità animalesca e tremenda, giustamente se la tira… con far saccente. A volte in lui avverto un meridionale accento che presto si fa “all’amatriciana” perfino su camicia hawaiana. E, in questo suo video autoglorificante il suo pavoneggiarsi da ottimo uomo padrone incontrastato della sua mente succhiante sempre nuove idee, punzecchia Alò. Che per BadTaste.it e Il Messaggero fa il critico, giocando spesso a fare il birichino. Leccando un po’ il Cinema dei bambini e i supereroi fumettistici che oramai sono troppo cresciutelli, come si suol dire, per interpretare la parte dei giovincelli. Alò non è vecchio, anzi, tutt’altro. Forse è giovanilistico. E sfodera una capigliatura da Wolverine probabilmente perché il suo barbiere, vista l’emergenza del Coronavirus, forse a casa sua cura le doppie punte delle sue due amanti, Scarlett Johansson ed Elizabeth Olsen. Sì, il barbiere ama le sbarbine, i grandi Big Jim giocano ancora con la Barbie mentre io lascio apaticamente crescermi la barba.

Il barbiere è poligamico mentre io sono polimorfico. Poliedrico uomo giammai (s)fatto di un’anima di polistirolo ma, sino a un paio di anni fa, col fegato amaro e a pezzi, per di più malato di colesterolo. In questo clima di colera ove la gente in quarantena, soffocando e delirando a causa della solitudine agghiacciante, si dà alla collera, ancora mi piace fare il normalissimo Joker della situazione anomala. Come dissi io, il folle incita la folla. Poiché la folla è stanca di dare retta alla noia imposta. La gente è disperata, Conte decreta nuovi divieti mentre Dracula il conte vorrebbe solamente che ogni pipistrello come Batman, non solo dal suo castello, voli alto come un grande uccello. Da cui il film Birdman. Così come il personaggio del film appena sopraccitato, eh sì, mi sento un Michael Keaton salvato grazie alla mia virtue of ignorance, sebbene forse alla fine, anziché volare lassù in cielo, lui morì. Sì, al suolo spiaccicato poiché suicidatosi. Non credete alle favole. Un uomo che visse per molto tempo nel sotterraneo, se non ha un maggiordomo che lo serva e riverisca, se non possiede una villa ove può spacciarsi per gallerista di quadri di grandi artisti, seducendo ogni Catwoman con la sua doppia personalità affascinante da uomo, più che brillante, ipocrita e molto abbiente col facile conto in banca impressionante, non sarà Superman. Bensì farà la fine di The Punisher.

Ah ah. Sì, ripudiato dalla società in quanto mai si svendette, a differenza di Robert Downey Jr., a stronzate come Iron Man, avrà molti hater che vorranno educarlo alla demagogia più scolastica. Allora sì che venne fuori… tutto duro. Così come affermò Pasolini, non si cambia la storia con la moderazione, bensì con un no secco, doveroso, imperioso e soprattutto impietoso. Con l’extrema ratio più tosta, piuttosto. Poiché se ammazzi un’anima giovanile, speri che torni come prima? A posto? A volte può succedere, nella vita, d’incontrare dei veri ottusi, mica come il materico Frank Sheeran. Gente senza resipiscenza, malata di mente incurabilmente. Fascista e retrograda nonostante viviamo nel 2020.  Mentre io continuerò a vivere come piace a me.

Fine della parabola e morale amorale: a un certo punto Clark Kent viene accerchiato, cercano d’indebolirlo con la kryptonite. Al che, a differenza di Sansone, non muore lui, muoiono solo i filistei.

Di mio, gigioneggio.

di Stefano Falotico

Post scioccante: BASTA CHE FUNZIONI, sì, in effetti funzionò, fu per questo che non ha funzionato, Qualcosa NON è cambiato


17 Nov

larry david basta che funzioniSì, passo dal passato remoto al passato prossimo.

Conobbi una, poi passai a quella dopo.

Il detto non c’è due senza tre è una balla messa in giro da chi non ama il numero perfetto.

È il 3? È il 5 come nel film di Igort?

No, per me, dopo le prime due, tornai allo zero assoluto.

Ora, vi spiego tutto.

Se mi presterete fede, qui mi confesserò di Atto di dolore, ah, fatemi il piacere, basta che non sia quella nuziale o quella religiosa.

Sono ateo, lo sono diventato quando ho capito, anzi capii che la maggior parte della gente crede a dio, dunque all’amore.

L’amore, a mio avviso, è un modo romantico per disconoscere la masturbazione.

I cristiani, infatti, pensano che la masturbazione sia un peccato poco veniale. Non è vero, io me ne sveno.

A volte però non vengo, svengo e basta.

Sì, a volte pure fare l’amore con me stesso mi fa (s)venire.

Per esempio, guardo un film pornografico. All’inizio sto per venire. Poi, appena l’amante della tizia nel video, ecco, sta per arrivare al dunque, capisco che lei è una troia.

Dovevo capirlo/a prima. Oramai è troppo tardi.

Sì, lei è stata con un animale e non posso fare molto se non starmene con le mani in mano.

Come no? Se volessi ucciderlo, lei, essendo oramai innamorata di lui, chiamerebbe la polizia.

Ah, non mi preoccupa però, più di tanto, la prigione. Tanto, ripeto, pur essendo un uomo libero, per me la vita reale è Alcatraz.

Le persone che stanno là fuori, così come i neri che te lo mettono dentro sotto quelle docce col gioco della saponetta, t’inculano. Fidatevi.

La gente è malfidata.

Meglio incularsi da soli.

Sì, se uccido quel bastardo, lei si dimostrerà nei miei confronti più bastarda di quel che fu ed è ancora.

Vorrà inchiappettarmi, perfino (in)castrarmi, cazzo.

Non la vedo bene. Anzi, è meglio che questa donna non la veda più.

Sì, prima di fare l’amore con lei, io ero molto religioso. Anche lei lo era. Credeva che ce l’avrei fatta se mi avesse fatto credere alla figa. Sì, lei si considera una dea.

Ora infatti, come avrete capito, è una pornoattrice.

Adorata da tutti gli uomini del mondo. Il 90% di loro non vedono l’ora che esca su Netflix il film I due papi.

Sì, le loro (r)esistenze sono andate a puttane ma, quando vedono il papa, ipnotizzati dal loro retroterra religioso insanabile, per me assolutamente imperdonabile, riescono a perdonarsi.

Figurarsi quando ne vedranno due.

M’immagino anche il mattino dopo la sera in cui avranno visto il film.

Vedranno ancora più porno di prima. Tanto, questo film è servito a discolparli per l’eternità.

Mentre loro infinitamente, be’, non esageriamo, almeno sino al momento della loro morte, non vedranno l’ora di eccitarsi dinanzi alla donna da me eccitata, no, sovreccitata, semplicemente da tutto il mondo inculata che, nonostante tutto, no, malgrado tutti, non vede invece l’ora di scoparvi.

Ho detto tutto.

Sì, molta gente pensò che andassi spinto a sverginarmi.

Così sarei cresciuto. Che fosse/i cresciuto, lo sapevo già alla pubertà. Già all’epoca scrivevo cose spinte e ficcanti. Che la mia futura lei, con cui mi sverginai, fosse mal cresciuta, l’ha saputo solo quando l’è entrato in culo. Metaforicamente, ovviamente, mica da me. Dal mondo che tutti fotte. Senz’eccezione alcuna, a volte il mondo, sapete, se ne sbatte anche se il Presidente degli Stati Uniti, l’uomo più potente, soffre di mancanza di erezione. Prima o poi c’arriverete. Ora è presto. L’amante della mia ex amante, nel porno, è ancora ai preliminari. Fra mezz’ora, gliela farete. Sì, solitamente, un ragazzo non vede l’ora di scopare per la prima volta. La mia prima lei lo sapeva. Infatti, a sangue m’inculò. Peccato che non avesse previsto che, dopo la prima volta, me ne sarei fottuto alla grande. No, per me il sesso reale, condiviso, è stata una porcata. Prima di allora, vedevo i film di Woody Allen ed ero convinto di essere misantropo e anche misogino come lui. Adesso ho capito che, infatti, lo sono ma, a differenza di Allen, fra le gambe sono molto più dotato. Un bel guaio, cazzo, essere misantropo e misogino combinato così… Sì, tutte le donne mi vogliono. Gli amici invece, essendo invidiosi, desiderano ficcarmelo in quel posto. Così, mi trovo costretto a vivere da eremita. Poiché, non potendo soddisfare tutte le donne del mondo, ho paura che qualcuna possa poi prendersela e farmi dello stalking. Tanto il bullismo l’ho già subito, sì, per quanto riguarda i rapporti interpersonali, a prescindere da quelli sessuali, sono stato per molto tempo passivo. Me lo sbattevano tutti lì, cazzo, questi uomini socialmente attivi, più che altro malati di mente e pervertiti. Poi, reagii e la gente volle ficcarmi in manicomio. Insomma, rimpiango i tempi in cui soffrivo del DOC; il disturbo ossessivo compulsivo di cui è affetto il personaggio di Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato. Almeno, tenevo sotto controllo l’ansia con le manie igieniche e ritualistiche. Del resto, me ne fregavo altamente. Poi, le persone vollero sporcarmi e ora ho perso pure la mia sana, pulitissima follia.  Insomma, una tragedia. Come dice Larry David, sapevo che un uomo della mia grandezza, sensibilità e profondità, non doveva farsi fottere da un’umanità stupida come Evan Rachel Wood. D’altronde, l’umanità vuole che tu sia Superman, ovvero Henry Cavill. Cioè un uomo apparentemente perfetto con un lavoro da miliardario, un uomo dal corpo di dio greco come in Immortals, bellissimo e infallibile.

Soprattutto infantile.

Joker è meglio. Ha il coraggio di dire la verità. Tanto non è Donald Trump. Non deve imbellettarsi per leccare il culo al mondo. Insomma, voi pensavate di farmi il festone e invece il festino da Maschera de la morte rossa di Edgar Allan Poe ve l’ho fatto io. Sono un “mostro?”. Certo, con una sua lodevole dignità. Ma questo lo sapevate già. Perché, dunque, avete fatto di tutto per portarmi a credere che sarei diventato un demente come voi?

No, funzionò. Non ho mai avuto dubbi riguardo i cazzi miei. Sui vostri, invece, sì.

Infatti, ora non avete più le palle per attaccarmi. Andate a messa e che la Madonna v’accumpagni.

Comunque, prima di lasciarvi, voglio essere The Punisher.

Un’ora fa, ho fatto un giro notturno da Batman con l’armatura interiore di RoboCop.

Parcheggio vicino al solito bar ove, a mezzanotte, bevo il caffè.

Al che avvisto, dentro il locale, un burino con una tizia tutta scosciata al suo fianco.

Entro…

– Il solito, grazie.

 

Il tipo mi tocca la spalla e mi chiede:

– No, dimmi, secondo te questa qui ha 46 anni?

– Sì, perché?

– Ma dai. Ma che cazzo dici? Non metteresti la firma per arrivare alla sua età così? No, dico. L’hai vista bene? Questa ha firmato un patto con il diavolo.

Che gran donna.

– Scusa, è la tua donna?

– Ah, magari – intanto strizza l’occhiolino alla quarantaseienne.

– Secondo te, io quanti ne ho? – gli chiede nel frattempo la barista cinese.

– Non saprei, signora. Se li porta bene. Anche lei è una donna stupenda. Ma come fa? Non avrei mai detto che ne ha 46.

– Infatti, ne ho tredici di meno.

 

GAFFE devastante del cretino.

Dunque, io mi permetto di chiedere alla tipa di 46 anni:

– Scusa, ma per caso questo qui ci sta provando con te?

– Ovviamente.

– E a te fa piacere?

– A tutte le donne fa piacere essere corteggiate. Basta che non si spinga oltre.

 

Il tizio ci rimane come una merda.

E dire che non ho avuto bisogno neanche di spaccargli la faccia. Ha fatto tutto lui.

Esco dal bar e racconto questa storia a uno su Facebook:

– Stefano, fammi però capire bene. A questo punto, sei stato tu a provarci con le due.

– No.

– Come no?

– Ho bevuto il caffè e sono tornato a casa.

– Lasciando quel maniaco sessuale solo-soletto con due donne indifese in un bar sperduto?

– Sì, perché? Tanto le donne vogliono quello…

 

Che posso farvi?

Sono lebbroso, penoso, poco focoso, odioso, umanamente poco caloroso.

Contro di me, non potete farcela.

Semplicemente perché potete pure picchiarmi, massacrarmi e, per l’appunto, incularmi.

Non ne verrà un cazzo.

Ora, distrutti, pronuncerete la vostra classica… dio che tristezza.

Sì, lo è.

Ma è sempre meglio di fare finta di essere felice così che possiate pensare che lo sia davvero.

Praticamente, quello che mi avete obbligato a recitare per quindici anni perché avevate paura di un diverso.

Più chiaro di così, si muore.

Infatti.

Finale:

Un tempo, la gente era pudica, faceva l’amore e non lo sapeva nessuno. Al massimo, se due persone erano sposate, lo potevi facilmente dedurre. Se non avevano figli, poteva venirti qualche dubbio.

Sì, se sua moglie non ti avesse confidato che è sterile, potevi credere che suo marito avesse l’amante.

Altrimenti, che cazzo stavano assieme… a fare?

Oggi invece, la situazione è cambiata.

La gente si premunisce. Appena inizia un flirt, le nuovissime coppie inseriscono il selfie a mo’ di annuncio.

Con la faccia di lui, ebete sorridente, quasi a dirti: forse, me la faccio. E lei, assorta in adorazione del babbeo, come a dire… finalmente, ho trovato uno che forse mi scopa, speriamo che ce la faccia.

Peccato che, quando divorziano, non inseriscono un altro selfie di loro due in tribunale.

Col loro figlio piccolo che li osserva e i genitori: – Scusaci, è stata una stronzata.

E il figlio: – Ma almeno una volta l’avete fatto. Sono nato io.

I genitori: – Purtroppo, hai ragione. Ora sono cazzi nostri. Al massimo, se non ce la faremo, il giudice ti sbatterà da qualche parte.

 

Insomma, devo prenderla tutta con filosofia. Non è male, in fondo. Sei pure intellettuale, possiedi dunque il fascino di colui che può rimanere misantropo e misogino e, pur sparando cinismo a iosa, rischia di prendere pure il Nobel.

Il Nobel, comunque, è come la vita. Puoi essere premio Nobel ma non serve lo stesso a un cazzo.

 

 

di Stefano Falotico

 

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI: Video-recensione dal libro di Jürgen Müller e tutto ciò che aveste sempre immaginato impossibile su di me e invece vi ho mangiato vivi


30 Jul
SILENCE OF THE LAMBS, Jodie Foster, 1991

SILENCE OF THE LAMBS, Jodie Foster, 1991

Nel video dico che Ted Levine è morto. Come no?

Più morto di così, si muore.

Muore pure in Heat. Ah ah.

Ecco, recentemente, ho vinto un concorso letterario.

Contenente un mio racconto, intitolato Un angelico miracolo. Facente parte di una raccolta antologica edita dalla Historica Edizioni.

Ecco, voi conoscete le regole dell’editoria, giusto? Ebbene, il racconto da me contenuto in questo libro non è la versione originale da me inizialmente proposta.

Io ho uno stile barocco, dantesco, arcaico e forse aulico. Uno stile che poco si addice ai canoni commerciali di quest’odierna cultura impostata sul mercantilismo.

Dunque, quelli d’Historica, rimanendo comunque ottimamente impressionati dal mio testo, mi chiesero di approntare al testo stesso molte correzioni al fine di rendere più fruibile a tutti il mio racconto. Mi domandarono cioè una versione, diciamo, più giornalistica e intelligibile da chiunque.

Dopo circa due ore, mandai loro una versione più semplice. Quella da loro pubblicata.

Ma voglio qui farvi leggere la versione, appunto, oserei dire primordiale, pura. Da me partorita nella reminiscenza dei miei cangevoli stati emotivi che sorsero, o meglio, rinacquero allora. Nel tempo e nell’istante (de)fratturante nel quale risorsi. Nella fonte battesimale d’una sorgente luminosa, riarsa in me, m’abbeverai.

Sì, questo è il mio racconto. Ed è per questo che, pur riconoscendo che Gangs of New York non sia un capolavoro, ne sono indissolubilmente, affettivamente, visceralmente legato.

La mia vita è stata contrassegnata dalla stranezza più imponderabile.

Segnali della mia rinascenza s’intravidero dopo il servizio civile. Perché in quel luogo, a contatto nuovamente con la realtà giornaliera, già i ricordi, in me assopitisi e offuscatisi in cupi, malinconici, quasi manicomiali anni di letargo psicologico e pseudo-adulta incomprensione altrui, cominciarono a far scricchiolare la parete stagna delle mie emozioni per immemorabile tempo raffreddatesi e seppellitesi vive.

È quella che in psicanalisi viene chiamata rimozione. Qualcosa deve avermi turbato, qualcosa d’ancestrale, cosicché la mia adolescenza giammai esistette appieno. Vagò ermetica di notte in notte nel crepuscolo delle mie ansie divoranti e lunatiche. Bruciacchiando in estemporanee euforie che sparivano però in fretta.

Da cui la sublimazione. La sublimazione avviene quando, per allontanare appunto qualcosa che inconsciamente c’angoscia, si sposta il campo percettivo-emotivo spesso all’interno dell’introversione solitaria.

I meccanismi difensivi della mente per difendersi da qualcosa che la perturba possono essere di vario tipo. Ci si può ammalare di manie igieniche, di rituali compulsivi al fine di sigillare il tormento esistenziale in tutta una serie di strategie comportamentali atte a proteggere il proprio secret garden.

Ogni stato alterato di coscienza non è qualcosa che si studi a tavolino.

Cioè, non è che uno se ne sta bello seduto e pensa… oh, adesso impazzisco.

Si diviene folli o ci s’avvicina alla follia per tutta una serie incalcolabile di reazioni e fattori.

Il novanta per cento delle persone affette da qualche patologia, una volta contagiate dalla cosiddetta malattia mentale da loro stesse indirettamente eretta e sviluppata, eh già, non ne escono più.

Si dice anche che siamo tutti matti. Soltanto i matti più ingenui vengono però diagnosticati matti. Gli altri, i falsi sani, rimarranno matti sin in punto di morte, forse avranno perfino ottenuto gloria, fortuna e successo ma non avranno mai capito, così come d’altronde neanche coloro di cui si sono circondati lo capiscono e capirono, di essere solamente, totalmente fuori di testa.

Pensiamo a Hitler, uno dei più grandi psicopatici della storia.

Lui nemmeno in punto di morte comprese di essere un mostro. A tutt’oggi, i filonazisti non hanno capito, appunto, così come non lo compresero i suoi fedeli, i quali gli leccarono pure il culo smodatamente, di essere personaggi da internare.

Anzi, al contrario pensa(ro)no che siano le persone normali quelle da bruciare…

Ecco il racconto…

Un angelico miracolo durante la premiere di un film con DiCaprio

Salve,
mi presento.

Sono un uomo di trentotto anni e amo definirmi un menestrello pindarico, un funambolico poeta dell’immaginazione perché in me la fantasia più alata regna sovrana e incontrastata. Sebbene il mondo, con le sue trappole ricattatorie e le sue regole mendaci, abrasivamente spesso ci costringa a barricarci nella pigra, grigia alterigia e nell’osservanza dei superficiali valori sol improntati all’apparenza più edonistica.

No, io ostinatamente, coraggiosamente ancor inseguo, ghermisco e fortissimamente, irresistibilmente bramo quegli spazi materialmente intangibili ma vividi d’armonico splendore del cuore mio più incandescente, predatore dei più sentiti, personali e squillanti amori. Ove il magma candido dei miei sognanti nitori possa spandersi al di là dei tetri orizzonti miserabilmente angoscianti della vita che è sovente tanto abietta nella sua tetraggine più meschina e scevra d’ogni infuocante, marmoreo, vitalissimo ardore.

E ancor non mi rassegno a dar le dimissioni dalla mia sfrenata passione per la venustà leggiadra del mio innato romanticismo puro, invero, ahimè, da tanti cinici osteggiato.

Ora vi racconto un’incredibile storia accadutami anni fa. Non pretendo che crediate sia vera, appare a me stesso tanto fantomaticamente assurda che i miei stessi sensi ancor increduli e perplessi di oggi vorrebbero respingerla, ma poi puntualmente abdico all’inevitabile verità eccezionale che a me, in tutta la sua magniloquente potenza, fulgida e roboante come un bacio d’angelo bianchissimo sceso dal cielo a illuminarmi, mi si para dinanzi tutt’ora con ipnotico, inesorabile, magico furore.

Rimembro la mia adolescenza spesso così tanto funestata da patetici lamenti, da un perenne, esistenziale tormento che, nella sua agonizzante, schiacciante, opprimente tristizia, mi soggiogava in stati d’animo d’insopprimibile malinconia come se fossi un fantasma vagante in un animo che, un po’ masochista, scacciava ogni spontanea gioia e ogni più lieta, naturale letizia.

Sì, ero immensamente depresso, tanto da chiudermi nel più assoluto mutismo. E avevo soppresso ogni slancio fieramente vitalistico, imprigionandomi in un ectoplasmatico cuore mio emozionalmente asmatico.

Ma comunque vivevo, altresì, di poderose passioni, come quella fortunatamente ancor in me furente per il grande Cinema più splendente.

Così, di buona lena, abbandonando momentaneamente le mie melanconiche, addoloranti inerzie, mi diressi a Roma, per assistere alla prima del film Gangs of New York con protagonista Leonardo DiCaprio.

Era l’11 Gennaio del 2003, sì, una quindicina di anni fa. Ah, come scorre celermente il tempo quando, adesso che superate le tristezze di quel mio paralizzante, emotivo spazio-tempo tanto a me affliggente, qui felicemente ricordo con nostalgia commovente quell’attimo miracoloso tanto infinitamente suadente. Dopo tante ipocondrie strazianti, il vigoroso attimo indimenticabile più lucente.

Sì, perché me ne stavo lì tra la folla osannante il suo beniamino e all’improvviso avvertii un lancinante intorbidimento dei miei sensi, cosicché fui prossimo allo svenimento più stordente.

Sì, l’ultima volta che in vita mia davvero ero stato spensierato e felice, avvenne molti anni or sono, molto prima di quella premiere.

Sempre a Roma quando, a pochi mesi dalla mia tribolata adolescenza, mi trovai nella bellissima capitale in gita scolastica. Ah, che periodo stupendamente ridente.

Si giocava, si scherzava, nell’animo si danzava squillanti.

Mai più, da allora, mi ero sentito tanto euforico e baldanzoso, robustamente, sì, orgogliosamente, vividamente adolescente e placidamente festante e pimpante.

Mai da allora più sentii in me scorrere la forza della vita più magnificamente sfavillante.

Non so cosa esattamente a Roma, lì, in quell’istante mi accadde.

Per molto tempo fui sentimentalmente arido e cieco ma finalmente udii rimbombare nella mia anima, com’irradiata dall’alto da un’illuminazione soavemente ardente, un brivido piacevolissimamente terremotante.

E tremai, dapprima impaurito da quel devastante fulmine emotivo piovutomi dentro l’anima turbata e di colpo rinvigoritasi in modo tanto bruciante che il mio spento cuore trafisse a ciel sereno in maniera meravigliosamente a me luminescente e tonante, quindi rividi il mondo con enorme chiarezza stupefacente.

Ero di nuovo vivo e innamorato del mondo.

Sì, così come se durante quella gita scolastica qualcosa di nefasto e misteriosamente inquietante mi successe e inconsciamente m’indusse poi a esiliarmi e a vivere sempre strozzato nella cupa nerezza della depressione più lancinante ma quindi, nuovamente ritrovatomi a Roma, per strano, non pronosticabile e imperscrutabile, fatale e sbalorditivo scherzo del destino, proprio lì, riscoccò in me la memoria del tempo perduto, il fulgore dopo tanto patito e perfino compatito, auto-ingannevole dolore. E risi fra lo sgomento, il terrore e il mio riagguantato, per troppo tempo smarritosi, sconvolgente amore.

Secondo me questo è stato un miracolo. Chiamatelo tenero, dolce, inaspettato e inaudito calore!

Io credo davvero che lo sia stato.

Tutto qui.

Ecco, vedete, credo che a leggere di quest’esperienza senza averla vissuta, si può rimanere indifferenti. E questa breve storia può indubbiamente apparire perfino banale e sciocca. E, ripeto, mai e poi mai pretenderò che possiate prenderla seriamente.

Io so che stentiate a credermi. E, per certi versi, come potrei darvi certamente torto?

Vorrei farvi credere che un semplice viaggio a Roma abbia in un nanosecondo cancellato tanta mia vita affaticata e affranta?

E che davvero dal cielo io sia stato prodigiosamente illuminato da una radente, angelica grazia a infondermi la scintilla vitale per immemorabile tempo in me offuscatasi?

Non so. Io ripenso oggi a quest’episodio con lucidità e puntiglio estremamente raziocinante e non addivengo a nessuna scientifica, chiarificatrice spiegazione logica.

Come mai però, in quell’interminabile, martellante intervallo di tempo, nella mestizia più sconsolante mi ottenebrai e, oserei persino dire, un po’ ingenuamente vagai fra umori così rabbuianti e una coscienza mia mai davvero di vita scalpitante, soffocato da continue, imperterrite, emozionali intermittenze? E poi, in un istante incantato, rinacqui?

Sì perché da allora, dopo quella mia visita a Roma, il mio cuore si rinvigorì di ritrovata e forse dall’alto a me ancor concordata, armonia e interiore, florida bellezza?

Questa è la mia verità e di verità, assurde, grottesche, surreali e allucinanti è fatto il nostro mondo, pervaso com’è innatamente e dannatissimamente da profondissimi e arcani, irrisolti misteri divini insondabili e addirittura perturbanti, davvero inquietanti.

Si racconta anche che Roma non sia stata costruita in un giorno ma poi si trasformò in un prosperoso, immane impero, che poi soccombette dinanzi alla sua tragica caduta e che, dalle ceneri del suo tristissimo disfacimento, in gloria e folgorata da nuova luce risorse come il mio stesso umore rivitalizzato di riafferrata temerarietà del cuore.

Ci avete mai pensato? Si nasce, si muore e si rinasce ancora, inseguendo altre abbaglianti, calorose aurore, con riscaturito, sfrecciante ardore. Fra altri sofferti dolori ancora bloccati dai nostri stupidi o vigliacchi pudori.

E a questo miracolo non credo ci sia né mai potrà esserci una veritiera, innegabile, realistica spiegazione.

Perché questa è la vita nel suo incedere tanto esoterico e strambo e noi siamo stelle viaggianti in quest’altalenante, incerto ma affascinante spegnersi e riesplodere dei nostri rinnegati e ritrovati amori, persi magnificamente in tale insistente, battente, eterno essere, fin alla morte, senzienti e presenti.

Figli del nostro inesplorabile destino.

Ma ora… Un antico proverbio dice che non c’è mai due senza tre. Quindi, vi chiederete se da allora io sia ritornato a Roma.

Sì, son stato altre volte a Roma. Ma non è successo niente.

No, posso dirlo in tutta sfacciata franchezza, non è il tipo di città in cui vivrei, è storicamente importantissima, architettonicamente un capolavoro vivente, ma è troppo frenetica, cinetica, caotica e frastornante per un tipo come me.

Che or riama la vita ma allo stesso tempo ama anche la paciosa rilassatezza sanamente inquieta di un’esistenza che vive nel suo appartato, tranquillo, più discreto cogliermi in ogni silenzioso e poi sonante, interiore rumore.

 

Ora, il mio cambiamento di personalità non è avvenuto a quel tempo, era invero avvenuto prima.

Sì, era prima che non ero io. Perché mi negai per sopperire all’ansia della vita.

Io non sono mai stato escluso da nessuno. Anzi, fin dalla primissima infanzia, hanno fatto tutti a gara per stare in mia compagnia.

La mia consapevolezza creò una spaccatura vertiginosa fra il prima e il dopo.

Ora, vi è tutto chiaro o devo farvi un disegnino?

Detto ciò, Il silenzio degli innocenti è un grande film ma il materiale che affronta in due ore è troppo vasto e complesso affinché io possa definirlo un capolavoro.

Ad esempio, di Hannibal Lecter ci viene accennato solo il suo passato nel gioco speculare dei dialoghi fra lui e Clarice Starling ma tutto rimane molto in superficie.

Così come la figura di Buffalo Bill. È caratterizzata con troppa banalità. Tagliata, è il caso di dirlo, con l’accetta.

Cioè, secondo Demme e lo sceneggiatore Ted Dally, Buffalo ammazza le donne solo perché le desidera ma non può averle perché in cuor suo sogna proprio di essere una donna?

No, è una conclusione troppo sbrigativa e, appunto, commerciale. Così com’è commerciale il libro di Thomas Harris che ne è all’origine.

Pur riconoscendo l’immenso valore de Il silenzio degli innocenti, è stato involontariamente il progenitore di tutta una serie di pellicole dozzinali e orribili sui serial killer.

Concludo così…

Da svariati mesi, un mio hater su YouTube continua ad accennare robustamente al mio passato per andare sempre a sollecitare il mio trauma superato. Nel tentativo di cristallizzarmi nella malinconia meno reattiva.

Poiché è troppo vigliacco per ammettere che, contro di me, ha perso.

Dunque, provoca in maniera anonima per indurmi a reazioni scriteriate tali che lui possa ancora una volta dimostrare l’assunto del suo insanabile, terrificante disegno criminoso.

Adesso, finalmente ci siete arrivati?

Il mostro è lui.

Vedete, quasi sempre la criminologia e la psichiatra sono scienze esatte, checché se ne dica.

Dai film, abbiamo imparato che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto per sincerarsi che il suo delitto sia stato perfetto.

È proprio questo suo vizio a smascherarlo. Dunque, traslando questa sua procedura mentale, era ovvio che prima o poi sarebbe tornato dal sottoscritto, sebbene in forma “invisibile”, per provocare ancora. Io e lui vedemmo Il silenzio degli innocenti per la prima volta assieme quando eravamo molto piccoli.

Io sono cresciuto, lui no.

Manhunter è un film superiore al Silenzio degli innocenti. È un film struggente e straziante.

Alla fine di questo film sentiamo la frase: ce l’hanno fatta quasi tutti.

Ora, che significa?

È materia pasoliniana, questa.

Dente di fata è un diverso, cioè la sua atimia gli ha impedito di vivere una vita cosiddetta normale.

Al che incontra il personaggio interpretato da Joan Allen. Anche lei è diversa. È cieca.

Sono due solitudini che s’incontrano, che si amano con dolcezza infinita.

Però, dobbiamo considerare ciò. Ecco, Dente di fata nel frattempo era diventato “matto”, al che scorge un attimo, un bagliore di luce attraverso l’amore disinteressato di una donna per certi versi simile a lui. Se n’infatua.

Ma è soltanto un fuggevole istante, un battito cardiaco subito infartuato dal ritorno potente dei suoi demoni dostoevskijani.

Un’illusione.

Stamattina, ad esempio, ero in macchina e ho ascoltato la speaker tessere le lodi della cantante Elodie, dicendo… ma avete visto quanto è diventata figa?

Ora, a me Elodie non piace né come cantante né come donna. Ma devo ammettere che ha subito una metamorfosi piuttosto sconvolgente. Agli esordi, era timidissima, impacciata, molto chiusa.

Al che, i produttori discografici devono averle detto:

– Elodie, guarda, la tua voce per la musica italiana e per i gusti medi va molto bene. Però, dobbiamo vendere. Tu devi diventare più figa e più sicura di te. La gente nota subito, a prima vista, se una persona è debole.

Devi cioè saperti vendere.

 

Torniamo dunque a Pasolini. Al solito, aveva ragione.

I genitori di oggi, di conseguenza la società attuale, non è vero che si preoccupino della vera educazione dei propri figli. Sono interessati soltanto che appaiano belli e forti. Cioè che siano delle merci.

Da questo plateale inganno nasce tutto il disagio a cui stiamo assistendo.

L’uomo, così come la donna, non sono nati per essere degli animali imborghesiti.

È la nostra anima che ci distingue dalle scimmie, il cui istinto predominante è il senso dell’animalità.

Ciò che la nostra società pare che stia trascurando. Saranno sempre di più, quindi, quelli che non ce la faranno. E si ammaleranno.

Tornando invece a me. L’ignoranza è cattiva consigliera. Dunque, se uno si “ammala”, gli altri pensano che stia facendo il furbo per non andare in guerra e lo definiscono pure coglione. Debbo ammettere che molti anni fa sbagliai. Non dovevo reagire alle provocazioni, facendomi del male. Dovevo fare come Al Pacino di Scent of a Woman quando il cognato scherza oltre il dovuto. Al, all’improvviso, pur essendo cieco, lo afferra per la carotide e lo sbatte contro il muro.

Chi sono oggi? Conan il barbaro mi fa un baffo.

Sì, oramai mi son indurito anche troppo. Potete scaricarmi addosso le peggiori offese, le più cruente reprimende e, anziché indebolirmi, diverrò sempre più forte, più veloce, più devastante.

Allora, il demente impunito persevera: ah ah, ti vedrei bene come Fantozzi e impiegato del catasto. Ah ah.

 

No, mi spiace deluderlo. Io sono un poeta. Gli farò pure schifo ma Fantozzi è suo padre che lo ha educato male.

Sono molto cattivo quando voglio.

Suvvia, andate a preparare il pranzo.

Ah ah.

Sì, ho attualmente un solo punto debole, la Kryptonite. Per forza sono o non criptico?

Ma che volete decriptare?

Ah ah.

Lo so, sono insopportabile. Mi pare ovvio. O no?

Ora, Superman è un personaggio della fantasia. Il Genius-Pop è reale.

Sì, sono anche assai solidale. Ogni sera vado a cenare assieme al Joker.

 

di Stefano Falotico

La possibile scelta di Robert Pattinson come futuro Batman m’induce a una riflessione cronenberghiana e tarantiniana


19 May

pattinson cosmopolis

Ecco, voi cinefili avrete sicuramente letto che, nella lista allestita da Matt Reeves, dopo il forzato forfait di Ben Affleck, per l’ambitissimo ruolo del nuovo Batman, in cima a tutti vi è Robert Pattinson.

No, lo so che ora, basandovi sul titolo di questo mio scritto, penserete che banalmente andrò a parare su Cosmopolis.

Invero, ciò l’hanno fatto molti di voi, al solito per dare spettacolo di sfoggio conoscitivo, in realtà assai, oserei dire, manieristico e stoltamente meta-cinematografico della Settima Arte più trita e ritrita. Nei vostri onanismi da contriti.

Arrivando a dire scemenze bestiali. Cioè che la filosofia esistenziale di Batman, uomo notturno tendente al pipistrello misantropo, vampiristico nel succhiare il sangue di sé stesso nell’eremitaggio lupesco condito di volpona, doppia personalità da dottor Jekyll e Mr. Hyde, ah ah, sto morendo, era già contenuta “in nuce” e in poca luce, ih ih, perimetrata e circoscritta nell’abitacolo della macchina futuristica di Cosmopolis, una sorta di Batmobile accessoriata in maniera sofisticata grazie alle grazie, oh oh, della francese, dolce e sexy Juliette Binoche, donna che dolcifica cremosa come un bignè le ombrosità di Bruce Wayne coi suoi collant Calzedonia avidamente stuzzicanti a mo’ di  pasta sfoglia della sua donna non del tutto spoglia eppur raffinatamente avvolgente di capricciose voglie quasi alla Deborah Caprioglio, per un tosto rapporto sessuale senza olio, conturbante al pari d’una sensualissima passione da Come l’acqua per gli elefanti.

Toglietemi una curiosità: il vostro è puro, deficiente intuito, sofistico anacoluto o vi siete bevuti troppi nerd sul Tubo?

Sì, altro che esegetica complicatezza analitica, non mi riferisco all’anale che la Binoche concede al Pattinson molto prima di Julianne Moore di Maps to the Stars, faccio vaga allusione al fallo, no, fatto che, a forza di credervi intellettuali, disillusi dalla pochezza, dall’inconsistenza e dalla misera sterilità delle vostre artefatte elucubrazioni da cinefili licantropi spelacchiati, siete cascati in una corbelleria retorica peggiore delle canzoni di Jovanotti.

Più che angelici critici di Cinema, mi sembrate, sì, il Cherubini Lorenzo più cretino, ovvero quello più stupido e svaccato. Rimbambito.

Ricordate: Il più grande spettacolo dopo il Big Bang non siete voi e sinceramente non è neanche Juliette Binoche, signora, oggi come oggi, un po’ troppo grande per voi infantili signorotti.

Se vi piacciono le milf, recatevi su un sito porcellesco per adulti ma, per piacere, lasciate stare le cos(c)e serie.

Sì, su questi per soli uomini frustrati, potrete trovare tutto l’ambaradan delle varie Brandi Love e Julia Ann. Al vostro virtuale servizio per rallegrarvi dalla vostra deprimente, giornaliera monotonia da scoglionati giornalisti, donne che credo non abbiamo mai guardato un film di Cronenberg ma amano il pasto nudo senza girarci troppo attorno, semmai però girate e rigirate come fritt(at)e in tutte le posizioni più immaginifiche e celestialmente visionarie per stalloni ritti. Ah, che tran tran(s).

Ah ah. Non abbocco più a questi vostri tranelli da finto saputelli, invero soltanto da coglioncelli.

Il Cinema non è due più due fa quattro e la cellulite, no, la celluloide me la faccio in quattro e quattr’otto.

No, non sono bigotto. Ci mancherebbe. Però voi mi parete proprio dei tromboni molto di panza pienotti.

Pattinson semplicemente ci sta. Poiché, parentesi esclusa dei suoi adolescenziali esordi da Twilight, si è oramai specializzato in ruoli da disadattato affascinante. E come tipo malinconico ma ambiguo viene identificato.

Io vi dico anche che per voi verranno tempi bui e, per salvarvi dal luna park delle vostre finto luminescenze cinematografare da giostra dei cavallucci, dovreste (ri)vedere Good Time, miei criticuzzi col ciuccio.

In parole povere, miei somari, miei ciucci, per voi la vedo molto dura fra le sbarre d’una vostra futura vita sfatta.

Io ho scritto una lirica monografia su Carpenter. Poetica indagine divorante. Libro in cui, nonostante l’ortografia e la grammatica inappuntabile, la correzione di bozza stupefacente grazie al mio editor impressionante, forse, lo dico col senno di poi orgogliosamente, non tanto mi ero soffermato sulle prime opere di David così invece illuminanti.

Accennandovene solamente poco seduta stante. Comunque, che capolavoro che è Scanners.

Conoscete, no, la teoria dei supereroi di Kill Bill recitata da David Carradine?

Superman non è affatto un super uomo, è uno dei più sfigati disgraziati dell’universo.

Sì, è come me. Ero talmente avanti a 12 anni rispetto a quelli della mia età, la mia sessualità e la mia intelligenza, da enfant prodige allucinante, erano così pronunciate e prominenti che venni trafitto e trattato psichiatricamente da deficiente e assunsi per molto tempo il farmaco Fluoxeren. Per contenermi.

Ah, vi furono effetti collaterali devastanti.

Tant’è che oggi la gente non sa più se io sia uno schizofrenico, uno psicopatico doppio come Batman, oppure Chris Walken de La zona morta, il quale dopo il coma neurovegetativo fu scambiato per un ciarlatano soltanto perché quella sua apparente, patita dormienza, quella scissione dai contraccolpi pesantissimi, irreversibilmente evitabile, gli fece vedere il mondo con occhi diversi. E la gente pensò:

questo recita la parte del diverso che ci sta pigliando per i fondelli! Ma quale essere messianico, questo cornuto è solo un coglione sciagurato. Un farabutto da prendere a botte e spedire di nuovo in cura…

Un poveretto che deve tornare a lavorare e finirla di fare il clown.

Insomma, detta come va detta, che tragedia, ragazzi.

E comunque se Juliette Binoche accettasse di uscire col Joker, cazzo, secondo me capirebbe che è nata per la parte della mia Catwoman.

Sì, Juliette è ancora bona. Pure io, purtroppo.

Vi saluto.

Statemi bene.

E fatemi meno seghe, mentali e non.

Poiché, non scordatelo mai, io sono il Genius-Pop e ve le do nel popò.

Ohibò. Dio bon’.

 

di Stefano Falotico

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La nuova legge sul copyright, che vi piaccia o no, è giusta


27 Mar

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A proposito, spesso è scritto che vi piaccia o meno. La forma italianamente corretta è che vi piaccia o no ma è alquanto usuale il modo di dire, accettato, che vi piaccia o meno.

Detto questo, che vi piaccia o non vi piaccia, sebbene abbia sollevato proteste infervorate da parte di tantissime persone che, d’ora in poi, perlomeno a brevissimo, ovvero quando sarà applicata, vedranno censurati molti loro video, ad esempio, su YouTube, nessuno è al di sopra della legge!

Video nei quali, in maniera impropria e senz’autorizzazione, avevano caricato materiale protetto, appunto, dai diritti d’autore. Rubacchiando. Siete dei rapinatori, ah ah!

Parlo di YouTube perché sarà la piattaforma, sinceramente, più presa di mira in cui, a differenza di Wikipedia che, pur solidarizzando con gli youtubers stessi, non verrà intaccata da questo provvedimento se non in minima parte irrisoria, in questi anni chiunque ha riversato filmati, estratti, citazioni e quant’altro in modo spesso, onestamente, illegale.

Piratando appunto il copyright e aggirando le limitazioni che, invero, già, erano presenti su YouTube, inserendo, che ne so, soltanto clip di pochi secondi di un film per non farsi “beccare”.

A me, nel mio piccolo canale di nicchia, è successo qualche volta di assistere alla rimozione di alcuni video.

L’ultima volta è successa quando ho fatto allusioni piuttosto pesanti su Harvey Weinstein. Andando oltre il lecito. E, a prescindere dalla libertà d’espressione, debbo ammettere che avevo un po’ esagerato e quel mio video poteva urtare la sensibilità di molte persone.

Un’altra volta, invece, caricai l’intera colonna sonora di Superman, firmata da John Williams. Dopo neanche dieci minuti dalla pubblicazione del video, il rilevamento algoritmico di YouTube non mi cancellò il video e la galleria d’immagini che avevo usato, bensì mi rimosse semplicemente la musica.

A quel punto, quel mio video non aveva senso. E lo tolsi io stesso.

Un’altra volta inserii maniera birbante la famosa scena scabrosa di Ken Park in cui James Bullard, be’, sapete cosa fa a Maeve Quinlan.

Poi, un altro paio di volte mi rimossero un video che mostrava il magnifico fondoschiena di Polly Walker e un altro, più “normale”, in cui avevo inserito venti secondi di un film. Non mi ricordo di che film si trattasse ma era un chiaro spoiler.

 

Ecco, onestamente, tutte limitazioni giuste. Perché YouTube è disponibile a tutti e dunque ritengo corretto essere stato sabotato quando sul sesso mi son spinto oltre il comune pudore oppure ho, appunto, caricato materiale che uno, sì, può certamente vedere ma dopo essersi opportunamente comprato il dvd.

Altrimenti, le case di produzione non guadagnano nulla se noi tutti caricassimo liberamente interi film.

Detto ciò, non entrerei nel panico, amici youtubers.

Ieri sera, ad esempio, il mitico Federico Frusciante s’appellato ai suoi ammiratori, chiedendo delucidazioni in merito. Preoccupato che possano eliminargli tantissimi video, obbligandolo dunque quanto prima a un corposo backup.

Rassicuriamo Frusciante. Ha poco da allarmarsi. Nei suoi video non inserisce spezzoni di film e, ultimamente, neanche locandine. Credo che non sarà minata assolutamente la sua parlantina, eh eh, e la sua toscana prosa espositiva molto ruspante. E, purché non offenda e dia della meretrice a un’attrice pubblicamente, nessuno potrà fargli rimostranze. Anche perché, ripeto, questo non andava fatto neanche prima.

Forse, cancelleranno molti miei video nei quali ho messo filmati che a qualche distributore cinematografico potrebbero far girare quelli.

Ma ci sta. Non me ne dolgo.

È giusto, ribadisco.

Prendiamo ad esempio la copertina del mio ultimo libro, Il diavolo è un giocattolaio.

La bellissima donna che mostra la sua splendida bellezza nella mia cover è una donna a cui ho fatto firmare una sacrosanta liberatoria. Ove è espressamente scritto che lei mi concede la sua immagine, dietro concordati termini personalmente pattuiti e retribuiti, al fine che possa utilizzare la stessa soltanto per pubblicizzare il mio libro. E, se dovesse veder postata questa sua immagine dal sottoscritto altrove, a scopo di lucro, lei potrebbe denunciarmi.

Funziona così.

Sì, la legge sul copyright è giusta. Lo so, può far arrabbiare.

Ma provate a immaginare questo. Parlo anche per me. Che succederebbe se vedessi, un giorno, di punto in bianco, qualcuno che ha preso un mio libro, bello o brutto che sia, e ne ha ricavato un film orribile che ha distorto tutta la mia poetica e costui si fosse arricchito, senza darmi una lira, come si diceva un tempo, sfruttando la mia roba per farsi la villa al mare?

Invero, lo ridico per l’ennesima volta, questo ciò accadeva.

Quindi, youtubers, calmatevi. Non succederà granché.

Potete parlare di quello che volete, dove e come volete nei limiti dell’educazione.

Ed è sempre stato così.

Perciò, cos’è tutta quest’agitazione?

 

 

E ricordate: vi è solo un uomo che può gigioneggiare senza che gli sceriffi possano dire qualcosa. Si scherza, eh.

 


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