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Balanzone perde sempre contro il Falò! W Totò!


15 Nov

Costui, oltre che totalmente deficiente, dunque infermo di mente interamente, agisce sempre istintivamente, ma è infermabile, oso dire andato completamente. Ah ah. Sì, più la famosa, non arlecchinesca, bensì pagliaccesca maschera, per antonomasia, carnevalesca della pasciuta, falsamente dotta, invero solo grassa Bologna, detta altresì Bulåggna, patria dei tortellini e delle la(sa)gne, è il Dr. Balanzone. Invero, dottore di niente, solo della sua panza di poca, peraltro, sostanza. Lui è uomo di bocca buona, soprattutto in passato spesso bocciato e ora tristemente sboccato. Oltre ogni dire, maleducato, oltre che naturalmente ignorante in modo sesquipedale da malcelato. Specialmente, da sé stesso macellato. Ma, nella sua fallita vita da frust(r)ato, incrociò il Falò, ohibò!

Falò, alias MISTER ATLANTIC CITY, à la Gianni Canova/Totò, NAPOLEON e la barzelletta su Bonaparte!

Diciamocela, un masterpiece! Cosa? Il film? Il mio libro? Boh! Oh oh. A proposito di Totò e de L’oro di Napoli (grande film che non conoscete, eh eh), come disse Napoleone, no, la Scicolone, alias Sophia Loren: accattatevelo! Eh già, bei guaglioni! Ah ah.

TOM CRUISE a Cannes & Tracce di rosso da Falò, commissario anche del Cinema


20 May

Eh già, uomini e donne poco aggiornati e soprattutto scarsamente acculturati, se volete farvi il fisico, ok, siete dei culturisti. Ma, come dice il detto, mens sana in corpore sana. Quindi, se digita(s)te Stefano Falotico su Amazon, IBS e sulle altre maggiori catene librarie online, forse, oltre ai pettorali, ai glutei e ai bicipiti, svilupperete il vostro cervellino. Al momento assai piccino. Inoltre, pare che chi si nutra solamente di proteine e anabolizzanti, possegga, fra le gambe, un muscolino. O no? Secondo me, sì. Dunque, fatevi pur i muscoli (solo questi potete farvi, ah ah) ma non fate i ma(s)chi (se siete gay, fateveli, ih ih, non son omofobo) perché non mi avete convinto di avermi fottuto. Ahuahuah. Eh sì, siete rimasti indietro e lo avete preso nel didietro. Nevvero? Come no, ohibò. Come direbbero a Bologna: SOCCIA!

pgamento google falotico

In Tracce di rosso, Lorraine Bracco usò molto il rossetto e Tony Goldwin, dinanzi a lei, arrossì. Il tutto fu prodotto dalla Metro-Goldwyn Metro-Goldwyn-Mayer. Famosa major apparentata a Tony? Tony? Quale Tony? Così come chiese Al Pacino/Jimmy Hoffa in The Irishman. Tony, Tony Montana di Scarface? Ah ah. Un commissario, stavolta, à la Adriano Celentano.Tom Cruise Cannes

Traces of Red (1992) Directed by Andy Wolk Shown: Lorraine Bracco

Traces of Red (1992)
Directed by Andy Wolk
Shown: Lorraine Bracco

Giusto il premio da Tom ricevuto. E non voglio sentire ragioni. Meritatissima la standing ovation. Tom Cruise è un genio e un gigante, malgrado la sua altezza, non attoriale, bensì di statura, identica alla mia. Eh già, in effetti siamo dei nani. Come no. Ah ah. Sì, uomini che vi imbrodate e avete i piedi palmati come Kevin Costner di Waterworld, no, che da soli vi lodate. Non meritate nessuna lode. Palme d’Or sacrosanta e onoraria! Onore e gloria a Tom, lunga vita a Cruise. Non ne facciamo una crusade, ah ah, ve lo dice un uomo simile a Robinson Cruise, no, Crusoe. Ah ah. Voi, spesso, v’impantanate e v’impalmate. Ma, nel vostro carnet, non scorgo nulla, onestamente, da Palmarès. Ohibò!

Io non sono Tom Cruise, sono il commissario Falò, oh oh!

Ordino spesso una capricciosa alla pizzeria d’asporto, situata vicino casa mia, chiamata La Pantera (dei) Rosa (Rosa è il cognome dei proprietari, ah ah) e, se voglio, faccio un casino della madonna come Peter Sellers di Hollywood Party. Sono anche Clouseau, uh uh.

di Stefano Falotico

 

In un annus horribilis, funestato dal Covid, ci accingiamo alla prossima notte degli Oscar in religioso silenzio contro le scriteriate opinioni sballate di Mereghetti poco d’annata ed evviva ogni Spielberg di fantascienza rinnovata!


19 Apr

nomadland mcdormand

Che sia dannato o di migliore annata, l’importante è che il Cinema venga totalmente ripristinato ai suoi antichi fasti e ardori. Dunque, sta per ripartire la festa. A lei, signora della notte nera, non parte la Ford Fiesta? Io sono Arthur Fonzarelli, cioè Fonzie dei glory days di Bruce Springsteen. No, di Happy Days. Sono il Boss della canzone I’m on Fire. Le aggiusterò tutta la carrozzeria, smaltandogliela… Che sia il venturo 2022 un annus mirabilis da 2001 kubrickiano. Ah ah. Ah, mie uomini spregevoli e sprovveduti, ammalativi non di COVID-19, bensì della peggiore A.I.

Partiamo col pezzo da David Fincher, no, da David Foster Wallace italiano di falotica, astrusa e cervellotica scemenza cazzuta, spero, geniale o soltanto pedagoga, probabilmente educativa, dunque comparativamente simbiotica o solo sinonima, soltanto psichiatrica per diagnosticare ogni falsa intellighenzia da reparto pediatrico, cioè infantile e adatta a un mondo di deficienti che si credono adulti sapienti. Che tromboni deprimenti!

Eh sì, gran parte dei film candidati quest’anno agli Oscar non sono affatto piaciuti a Paolo Mereghetti, critico da “colonne portanti” della pagina Spettacoli del Corriere della Sera oramai da anni… irrecuperabile, no, volevo dire non ancora, pensa lui, pensionabile. Paolo è, a tutt’oggi, attendibile? Paolo, entrato da dritto o di diritto in tutti gli annuari ciclopici, no, enciclopedici della Critica recensoria dei film, no, nell’immaginario cinefilo collettivo soprattutto as Il Mereghetti, auto-sottotitolato(si) Dizionario dei Film. Che, a scadenze regolari, viene perennemente aggiornato e rivisto a mo’, forse, di Ciak la rivista generalista per eccellenza della nostra povera Italia popolaresca ove tutti si dilettano a essere tuttologi della min… ia, imparando bieche pappardelle a memoria estrapolate dalla terribile Wikipedia iper-qualunquista che è stata portatrice di danni disumani alla coscienza umana stessa non solo dello spirito critico dell’attuale Critica cinematografica, bensì della vita in generale. Parcellizzata, così facendo, da pseudo-caporali neo-laureati col Bignami che tengono molto in auge la falsa intellettuale Daria Bignardi.

La terribile, temibile, statene lontani, Wikipedia! Vade retro, Satana!

“Legalmente” letale per ogni tardo-adolescente e uomo ancora in fase puberale-adolescenziale auto-ingannevolmente persuasosi che basti enumerare ed elencare, un tanto al chilo, informazioni sterilmente nozionistiche assai superficiali per fare colpo su qualche ragazzina speciale che penderà dalle sue labbra fintamente ebbre e fameliche di scibile saccente più indigesto di un tiramisù mangiato assieme alla pancetta non di McDonald’s ma del suddetto panzerotto prematuramente sovrappeso, manco fosse un commendatore dalla panza piena, per l’appunto, della Destra più salviniana, ché s’atteggia da adulto in modo spaventosamente incosciente, sfoderando una classe (ig)nobile da pubescente amante della Scienza più falsamente acclarata sulla base precaria di conoscenze sommarie e assai provvisorie, improvvisate, più che altro da somaro incredibile.

Si crede dio ma non vi crede, contesta perfino Buddha, soffre di manie di onnipotenza da far paura all’anticristo e ragiona per stereotipie imbarazzanti e raccapriccianti, approntando tesi assurde da mettersi le mani nei capelli. Ha un diavolo per capello? Dinanzi a questo qua, un quaquaraquà, urliamo: oh, Signore, salvaci tu da costui, oh Gesù!

Egli cattura info filtrate e recepite unicamente in maniera mnemonica e assai stolta da demente sesquipedale ché crede, essendo un idiot savant impresentabile anche a Forrest Gump, di rappresentare invece l’esatto contrario, vale a dire il fenomeno “paranormale”. Egli s’interroga studiatamente, come no, sui fenomeni scientificamente irrazionali, dunque anormali. È un fenomeno anomalo o sol anonimo che, ahinoi, si sta espandendo a macchia d’olio.

Uomini di vera cultura, secondo voi, a quale generazionale fenomenologia possiamo accludere tale ragazzo inutile? Ah, quanta ignoranza abissale! Questo qui è inclassificabile ma tutto vuole catalogare e vivisezionare! Intanto, lei abbocca a tale semi uomo frequentante la rinomata Bocconi degli esaltati e stupida, no, rimane stupita dagli effetti speciali non della più avanguardistica CGI, bensì dell’androide bambolotto robotizzato dalle enciclopedie online scritte e redatte da androidi peggiori di lui. Lei perde cretinamente la testa per tale deep fake vivente in grado soltanto d’imbrodarsi e d’imbambolarla, recitando, a mo’ di Laurence Olivier de no’ a(l)tri, un numero d’informazioni impressionanti da lui diligentemente imparate, per l’appunto a memoria, più che altro appuntate, per fare bella figura dinanzi alla sua immagine allo specchio da Amleto della situazione ben conscio di non essere manco sanamente pazzo come il principe di Danimarca dell’omonimo capolavoro scespiriano. Egli è una tragedia incarnata davvero plateale. Platea, ridete, dai, su!

Sì, non è colto come Kenneth Branagh eppur dice di adorare Orson Welles, semplicemente perché non ha mai invero visto un suo film per intero ma, dinanzi alla sua immagine fessa, no, riflessa… nota che l’unica, incontrovertibile somiglianza immediatamente ravvisabile con Orson, eh già, è la misura extralarge non del cervello, bensì della taglia dei pantaloni da puro coglioncello cresciuto a meme, hotdog, la peggiore PlayStation e tante assortite, affini idiozie videoludiche tanto belle… Sì, egli è Cicciobello. Costui è una capra, un penoso cartone animato, un barboso e barbuto caprone dell’Argentario e confonde Luca Argentero con l’oro colato. Sì, su questo ha ragione, Argentero non è propriamente un attore molto dotato, no, dorato, gliene devo dare atto. Sebbene, debba io ammettere, altresì, che Argentero sia molto adorato. Da chi?

Stavolta, inconsapevolmente, confondendo gli asini dell’Argentario col pastore tedesco, mandriano della recitazione in cerca di pecorine, no, pecorelle smarrite, il ragazzo pecoreccio alla Ezio Greggio che denigra Dario Greggio in modo tristemente televisivo, essendo lui cresciuto con Striscia la notizia, colpì nel segno a mo’ di arciere di The Witcher. Ah, le ancelle amanti del pesce lesso Henry Cavill, il quale è più inespressivo del vero cacciatore di streghe del videogioco omonimo, sono sue fan accanite, dicasi anche frustrate mai viste che vedrei bene nel prossimo film di Robert Eggers, no, di Dario Argento. Nei panni delle donne educande, prede vulnerabili che manco un serial killer vorrebbe trombare, no, sgozzare perché poi Barbara d’Urso lo inviterebbe a qualche trasmissione ereditatale, ereditale se amate la scrittura aulica, ereditaria se credete che il DNA si trasmetta in base alla genetica dell’albero genealogico. Ah ah. Ereditale, non L’eredità, altra boiata bestiale. Ah, il nerd odierno altri non è che il ritratto terrificante del profilo psicologico di un omicida seriale di cazzate co(s)miche che non ebbe le palle, a differenza di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, di confrontarsi almeno con un’appassionata del Cinema di Jonathan Demme. La vera amante di Demme si può riconoscere immantinente con un facilissimo quesito. Le si pone, davanti agli occhi, la scritta stilizzata Philadelphia (qui, corsivizzata). Se, alla domanda, lei cosa vi vede?, vi risponderà Tom Hanks, è apposto. Se invece vi replicherà, a mo’ di replicante bellissima ma tontissima come Sean Young di Blade Runner, vi vedo una sottiletta Kraft, è adattissima per il tizio tozzissimo e “tostissimo” sopra (de)scrittovi. Costui confonde il logo di Batman di Tim Burton con le macchie di Rorschach. A proposito di Orson Welles e Burton, lui è il nuovo Ed Wood. Piaciuto l’ammiccamento cinefilo?

La personalità di questo qui è racchiudibile, se volessimo essere sbrigativi in modo empirico e direttamente proporzionale ai suoi giudizi banali e precipitosi, schematici e insostenibili, a quella d’un ragazzo impubere ed ebete che considera il Batman, con Robert Pattinson, un vero capolavoro. Il film non è ancora uscito ma lui è già addivenuto a tale conclusione apodittica perché è appassionato di Matt Reeves e pensa di essere un genio come Andy Serkis… In verità vi dico che non è Serkis/Cesare e neppure il King Kong di Peter Jackson. È Gollum!

Ma non perdiamoci col bamboccione-bambagione-“bonaccione” nient’affatto bonazzone. Egli non è Bonaccini, il governatore emiliano-romagnolo, neanche Sean Astin, inconfondibile hobbit. Ha degli hobbies?

Lui è Sean di Stranger Things.

Ma ora torniamo a Paolino Paperino, no, a Mereghetti e alle sue fenomenali papere incommensurabili. Il Mereghetti!

Esagerato tomo di matrice archivistica da esegeta della mutua o da recensore d’un vademecum indispensabile, di stellette indicative, per ogni giovane marmotta? No, per ogni ignaro della Settima Arte che a quest’ultima si volesse approcciare ed alfabetizzare a mo’ di Bob De Niro/Max Cady di Cape Fear. Il quale, dopo essersi “acculturato” con Max il leprotto, si laureò senz’attestato in Giurisprudenza da avvocato del suo povero diavolo leninista-stalinista un po’ sciroccatamente comunista e vendicativo-giustizialista contro un ipocrita da cui non fu doverosamente difeso ma malvisto, incarnato da Nick Nolte, un immenso bigotto fascista! Classico uomo piccolo borghese che riterrà le teorie di Mauro Biglino, da quest’ultimo emesse contro ogni cattolica messa e contro la Sacra Bibbia in modo giudicato blasfemo, eh sì, una bestemmia meritevole del suo moralismo anacronistico non aperto al revisionismo più possibilistico. Sì, Nick Nolte reputa Biglino un biblista, no, un ballista. Mereghetti, invece, non ama molto JFK di Oliver Stone, in quanto da lui reputato un film troppo retoricamente complottistico. Allo stesso tempo, però assegna quattro stellette a Una storia vera di David Lynch, ritenendolo una chandleriana poesia dolente della quotidianità più mansuetamente lirica. Mentre, all’identico Nomadland di Chloé Zhao dà un voto mediocre. Sostenendo pazzescamente che la regista, in modo troppo ricercatamente minimalista, pare essere più di Sinistra, no, preoccupata di riprendere un bel tramonto da Sol levante con in sottofondo la musica suggestiva di Ludovico Einaudi, maestro delle colonne sonore intimiste, anziché spiegarci il pietismo-patetismo ingiustificabile di una donna che, in fin dei conti, potrebbe superare il lutto incolmabile della tragica perdito del marito, andando a letto col personaggio interpretato da David Strathairn.  Sì, che riempisse la ferita dell’animo non cicatrizzabile (solo quella?), con una scopata indimenticabile! No, Frances non vuole cornificare suo marito, anche se lui è morto e sta lassù fra le stelle. Per addolcire il fegato amaro, forse mangerà un maritozzo.

E Mereghetti questo non lo capisce. Testardamente! Così come non capisce perché il Serpico di Sidney Lumet, alias Al Pacino, denunci i colleghi corrotti per rovinarsi la vita. Eh già. Aveva pure la biondona e un buono stipendio, suvvia, pirla! Bastava che si prezzolasse e non sarebbe finito “pateticamente” barbone.

Secondo il “metodo scientifico”-ermeneutico alla Umberto Eco, no in stile mereghettiano, perché Paolo, se la pensa in maniera così intransigente, assegna allora tre stellette a Gli invisibili con Richard Gere?

Paolo afferma perennemente che il grande Cinema debba evocare suggestioni suadenti senza la pretesa di voler insegnare alcunché a scopo pretenziosamente didattico, cioè deve raccontare una storia senza necessitare di scolastiche spiegazioni pallose. Mi spiego? Però non si spiega come mai Paolo veneri giustamente La morte corre sul fiume ma abbia ritenuto troppo ermetico Mank di Fincher. A tal proposito, Mereghetti asserisce altresì che non importa se la storia narrata in una pellicola sia romanzata o meno. Però, idolatra Rashomon e non concepisce, allo stesso tempo, perché mai il defunto padre di David Fincher, prima di morire, abbia voluto riscrivere la genesi di Quarto potere.

In verità vi dico che Mereghetti adora donne da Un uomo tranquillo di John Ford, da lui molto Joe D’amato, no, amato. Paolo si delizia con donne osé, no âgée, calme e sensibili, forse solo senili come Piera Detassis e dunque Paolo non può essere un John Lennon ante litteram con la Yoko Ono di turno. Secondo me, Paolo dovrebbe guardare qualche film con attrici da “Oscar” quali sono le asian girl(s) del Cinema ove si recò Travis Bickle di Taxi Driver, al fine coerentemente, mentalmente masturbatorio di stimolare le “palline vuote” che dà molto alla cazzo di cane, come si suol dire, ai film da lui stroncati e censurati, no, castrati, no, fottuti con disdoro da critico impeccabile pagato a peso d’oro. Scusate, si è fatto tardo e una tardona, no, tardi. Dopo aver rivisto Il processo ai Chicago 7, voglio guardare Borat 2.

Domanda per ogni Mereghetti in erba: Forrest Gump e John Lennon, i quali compaiono assieme in chissà quale film… di Robert Zemeckis, sono entrambi idioti o tutti e due sono dei geni inarrivabili? Geni inteso in senso metaforico e/o lato, non b. Insomma, sono geniali o, in base alla genetica di ciò che nasce dall’accoppiamento dei genitali dei genitori, sono nati male? Sono degli aborti? Imagine… cantò John. E certo… Utopia purissima. Se fosse ancora vivo, Lennon saprebbe spiegarmi come mai una donna stupenda va, per esempio, da un ragazzo down e lo tratta con compassione? Poi, mentre accavalla le gambone, gli porge un sorrisino delizioso e stronzissimo, dicendogli: – Sei un bel ragazzo, ce la farai, dai. In bocca a lupo, bello guaglione.

Quindi lo saluta da volpona, forse da lupona, sposando il ricco rincoglionito Mick Jagger. Tanto privatamente la dà a un toy boy da Madonna-Ciccone. Sì, in effetti John Lennon era un genio. Non aveva capito un cazzo della vita, vero? Sì, era un simpatico idiota. Ovviamente… Mentre il personaggio della McDormand di Nomadland, secondo Mereghetti, è una vecchietta maschilista in menopausa, no, una femmina dai tratti mascolini, altresì machista con Maciste, no, masochista che potrebbe tranquillamente godersela perché è inutile, a suo avviso, penarsi e piangersi addosso, volendolo prendere in culo ingiustificatamente e inconsolabilmente a raffica.

Mereghetti è uguale a John Lennon o a Forrest Gump? Su questa domanda da futuri premi Oscar, no, Pulitzer o Nobel, vi lascio segarvi di elucubrazioni affinché possiate fornirmi una risposta da intelligentoni oppure da coglioni? Comunque, in passato disprezzai Tom Cruise. Penso che Tom sia Jerry, no John Lennon. Disse che gli psicofarmaci non servono a nulla, sono soltanto un palliativo e un alibi artificiale per non ammettere di non farcela in questa vita che è durissima. Sì, il mondo è duro come qualcosa in mezzo alle gambe davanti a Nicole Kidman tutta ignuda. Ecco perché Tom è the man, è Tom Cruise, sì. Perché è un grande attore. E spinge di burro, no, di brutto. A Tom Cruise non interessava essere Stanley Kubrick. Ma, sul set di Eyes Wide Shut, si alzava alle tre del mattino e, se Nicole di bagnava, no, se lui sbavava, no, se sbagliava la scema, no, la scena, la rifaceva altre mille volte sino alla mezzanotte. Perché era ed è il suo lavoro essere Tom Cruise. Non voleva e non vuole essere Albert Einstein o Freud. Infatti, Tom è un genius. Einstein o Freud erano due imbecilli peraltro anche molto esteticamente e fisicamente cessi. Il primo elaborò la teoria della relatività. È per colpa, infatti, di Einstein se ci siamo sorbiti quella puttanata galattica di Interstellar. Nel 2021, la verità è che siamo ancora coi piedi per terra. Altro che odissee nello spazio. La gente vorrebbe andarsene da questo pianeta di morti di fame e baldracche ma non può raggiungere una galassia lontana. Cosicché, prende la vita a culo, osservando il fondoschiena di una donna astrofisica? No, super figa dal cognome Galassi. Mica la compianta Margherita Hack! Allora, si spara i film e, per non spararsi in testa, va a farsi curare, più che altro inc… are da psicologi freudiani. Che li psicanalizzano da porcelli anali, no, rifilando loro parcelle esosissime mentre imboccano l’infermiera di Arancia meccanica. Di mio, mentre i miei coetanei sono invecchiati in quanto “arrivati” chissà dove, grazie alla mia “pazzia” equilibrata, sono ritornato bello come Tom Cruise? No, come Cooper. Cooper, chi? Gary o McConaughey della stronzata spaziale di Nolan succitata? Io sono l’agente Cooper di Twin Peaks. Sapevate che sarei tornato. La vostra scienza come se lo spiega? Mereghetti, invece, darà finalmente, prima o poi, quattro stellette dell’Orsa Maggiore a Figli di un dio minore?

Ora, se vogliamo scherzare, diciamo pure che sono un bambinone. Se vogliamo parlare seriamente, sono di un altro Pianeta e su questo non ci piove. Dunque, attaccatemi e deridetemi ma arriverà La guerra dei mondi. Arriverà il dolore! Evviva la fantasia più limpida e linda, evviva Steven Spielberg e il suo Cinema “infantile!”. Perché solo chi resta Peter Pan può amare alla follia la vita e il Cinema!

hook robin williams

A tutti gli altri, lasciamo il loro cinismo da vecchiacci, da ritardati, da gente che abbisogna di diagnosi e speculazioni deduttive per non rendersi conto di essere il nulla. Essi vivono o essi sono un immane buco nero? Ricordate: il buco va riempito! Ah ah.

Stephen Hawking non poté, io sì.

 

di Stefano Falotico

Il discorso del re: la coerenza e la forza di alcuni grandi registi e pensatori come Dante Alighieri, Pasolini ed Eastwood m’impressiona, io onestamente sono privo della loro allegorica moral guidance


25 May

discorsore firth

Sì, questa mia considerazione parte da un piccolo scambio di battute stimolanti avute su YouTube, nello spazio commenti, fra me e un altro utente di questa piattaforma famosissima, oramai imprescindibile, facente parte del cronenberghiano, oserei dire, codice genetico delle nostre eXistenZ scisse fra la vita normale di tutti i giorni (che poi normale non lo è mai e forse non vorremmo neanche che lo fosse) e la vita virtuale da noi tutti spesso più amata, anelata, bramata rispetto alla vita quotidiana stessa. Orripilante nella sua facciata sfacciata, nella sua impertinente volgarità smodata e allineata solamente alle stupide mode più orride e ripugnanti.

Questa mia riflessione nasce dopo aver visto La casa di Jack (e forse lo rivedrò in Blu-ray per rivedere la mia recensione probabilmente più tagliente delle lame e delle cesoie usate dal macellaio Matt Dillon nel “recensire”, soprattutto censurare, gli altri esseri umani) e dopo aver ascoltato, fra il timido, l’imbarazzato, l’incuriosito e il coraggioso, Federico Frusciante porgere al grande Joe Dante la domanda secondo cui il suo cognome Dante, appunto, essendo uguale al nome di colui che è considerato il padre della Lingua italiana, ovvero l’Alighieri della Divina Commedia, potrebbe forse, inconsciamente, aver ispirato la poetica stessa dell’autore dei Gremlins.

Ecco, io mi son sempre chiesto come sia possibile creare un indiscutibile, universale, morale, immortale capolavoro come la… Commedia se si possiede una vita cosiddetta normale.

Sarebbe impensabile, credo per chiunque, oggigiorno scrivere qualcosa del genere nella società attuale che viviamo giornalmente.

Dante era ricchissimo sebbene, come giustamente osserva Wikipedia, la famiglia degli Alighieri (che prese tale nominativo dalla famiglia della moglie di Cacciaguida) passò da uno status nobiliare meritocratico a uno borghese agiato, ma meno prestigioso sul piano sociale.

Detto ciò, Alighieri comunque aveva soldi che gli uscivano, come si suol dire, perfino dalle orecchie e dalle narici del suo lungo, oblungo naso adunco del suo celebre “avatar” da profilo Facebook.

Sì, non viveva certamente le condizioni socio-economiche degli eroi sottoproletari di Ken Loach, era forse apolitico, girava per l’Italia malgrado stazionasse perlopiù a Firenze, dunque non era apolide e nemmeno poliglotta. Non avrebbe mai potuto essere un uomo storto e pericolante come la Torre di Pisa ma soprattutto come la Garisenda di Bologna ove è affissa, come saprete, incorniciata una sua poesia dai felsinei adorata.

Reinventò dal volgo la nostra Lingua ma non conosceva una sola parola d’inglese.

Roba che oggi finisci all’Inferno, soprattutto internato, anche se non sai accendere un PC.

L’Alighieri non doveva pagare le bollette perché era cotto di Beatrice. Anche se lei non gliela vada, la sua vita andava grassa comunque. E dunque non poteva finire fritto e bollito, poteva permettersi il lusso di crearsi il Paradiso a immagine e somiglianza della sua vita da nababbo al settimo cielo.

No, non voglio ardire a dire che non pagasse la tasse, ci mancherebbe. Ma secondo me non lesse mai una sola parola dei libri di Torquato Tasso. Su questo posso metterci la mano sul fuoco. Finirò arso per questa mia blasfemia?

No, perché è verissima. Tasso nacque molto tempo dopo. Al massimo, l’Alighieri da lassù, assieme a qualche dio della nostra tivù da spot Lavazza, non dovendo farsi il culo per pulire né la tazza del cesso né la tazzina di caffè, sì, può aver avuto e ha tuttora il tempo di farsi una cultura…

Insomma, che cosa ha reso paradisiaci Pier Paolo Pasolini e Clint Eastwood? Al di là delle loro conclamate, evidenziate ed evidenziabili contraddizioni, a differenza dell’uomo medio che tanto favella e assai poco combina, sono riusciti ad adattare la loro dura visione del mondo, del Cinema e della vita ai loro principi (mettete l’accento ove volete) di realtà.

Io purtroppo sono un uomo medio. No, forse mediocre no. Medio certamente, ancora, sì. Poiché in un mondo iper-stimolante, sovreccitato come quello di oggi, bombardati come siamo da richieste lavorative sempre più schiavistiche, da stress quotidiani mai visti, da oneri e impellenze burocratiche inderogabili ché, se non le rispetti, finisci multato o peggio incarcerato, sapete com’è…

Non credo sia facile isolarsi nella propria casetta e passare le giornate a scrivere e redigere capolavori letterari da mattina a sera. Io questo lo faccio, invero. Ma io sono pazzo. Ed è tutto un altro discorso… Comunque, è tutto opinabile. Che tu sia sano lo dicono solo i tuoi leccaculo. A mio avviso, tu non sei né pazzo né sano, neppure santo, nemmeno psicopatico o puttaniere. Non sei e basta. Ah ah.

Sì, voi non siete folli. Siete distratti dalla folla, dal dubbio oserei dire amletico riguardo il possibile, nuovo allenatore della Juventus oppure del Milan, miei poveri diavoli non solo rossoneri. Una modella di Instagram vi caga mentre stavate cagando ed ecco che, oltre a cagare, ve la tirate sopra il water.

No, non sono ipocrita. Io sono pieno di difetti. No, avere un rapporto sessuale con una donna, e non parlo di semplici prostitute, è piuttosto facile a meno che non si soffra di gravi problemi ormonali o psicofisici. Starci assieme però per me diventa impossibile. Le donne mi nevrotizzano, mi angosciano. Sì, le vedo e sono un fuoco. Ma poi loro mi spengono appena non mi fumano. Le donne, in parole povere, terra terra, m’inceneriscono. A prescindere da queste inculate da parte di donne che non m’inculano, anche perché altrimenti sarebbero degli uomini omosessuali attivi, io vi brucio tutti in partenza. Non è difficilissimo. La vostra vita, fidatevi, non è mai partita. È dalla nascita partita, abbiate fede calcistica, dunque, e continuate a guardare le partite…

Le donne sognano sin dalla più tenera età un principe azzurro. Vogliono accanto a sé l’uomo perfetto e immacolato. Ah, questo femminismo è da addebitare all’Immacolata, ve lo dico io. E provano sempre a cambiarlo. Si chiama idealizzazione. Proiezione falsa… Come dice il mitico Sly in Rocky II a Talia Shire: io non ti ho mai chiesto di smettere di essere una donna. Per favore, te lo chiedo per favore, non mi chiedere di smettere di essere un uomo.

Dunque, a voi tutti, uomini e donne, domando realmente e regalmente di non chiedermi mai più di cambiare. Ho già patito pene dell’inferno al fine di omologarmi e diventare “normale”. Per ascendere ed essere accolto nelle comuni grazie… Qualcosa salì e si elevò ma son di nuovo a pecora. Sono nel bene e nel male un diverso. Lo sono sempre stato. E non ho più bisogno di consiglieri fraudolenti.

 

In fede,

il re.

Un uomo che, in quanto re, forse anche di tante colpe confesso reo o solo fesso e talvolta babbeo, conosce assai bene la vita re(g)ale. Dunque può fottersene, rimanendo favolistico, sognatore realistico e incallito. Voi invece sempre fantasticate su di me e soprattutto sulle vostre idealizzate Beatrici. Fidatevi, sono delle stronze beote. Beati voi… a credere che siano grandi donne, miei grandi uomini del cazzo…

Morale della fav(ol)a: voi fate di tutto per farvele, io faccio di tutto per apparire diverso e in verità non lo sono?

Purtroppo, o per fortuna, lo sono.

Siete voi che non siete. Siete solo non esseri che vorrebbero essere. E volete anche questo, quello, quella ma siete persone che fra di loro non si vogliono bene davvero.

Dunque non siete persone.

Anche oggi (re)spiro.

 

di Stefano Falotico

Portrait of Dante Alighieri (Florence, 1265 - Ravenna, 1321), Italian poet. Painting by the Italian school, 16th century. [Innsbruck, Schloss Ambras (Castle), Kunsthistorisches Museum Habsburger Portratgalerie (Portrait Gallery)] [11245882]

Portrait of Dante Alighieri (Florence, 1265 – Ravenna, 1321), Italian poet. Painting by the Italian school, 16th century. [Innsbruck, Schloss Ambras (Castle), Kunsthistorisches Museum Habsburger Portratgalerie (Portrait Gallery)] [11245882]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

matt dillon casa di jack

INNERSPACE, director Joe Dante, 1987, (c) Warner Bros. /

INNERSPACE, director Joe Dante, 1987, (c) Warner Bros. /

 

 

 

La morte di Luke Perry, Il nome della rosa con John Turturro e il mio carisma imbattibile da Sean Connery


05 Mar

nr30

Siete rimasti tutti stupefatti e pietrificati dalla morte di Luke Perry, bello per antonomasia delle vostre fantasie pre-adolescenziali.

Quando voi, ragazzine con la fighella sulla rampa di lancio, trepidavate sia per Luke che per quell’altro viso spigoloso di Ronn Moss di Beautiful.

Poi sarebbe venuto il peggio. Crisi anoressiche, competizioni, semmai un fidanzatino che amava le gambe della tennista Monica Seles e, pensando al momento della limonata schifosa con tanto di foglie d’insalata fra i denti del suo sboccato ritardato e della sua sciocca da Fool’s Garden-Lemon Tree, perdevate ogni faith no more, amando Tarantino solo perché di Tarantino avevate capito soltanto la volgarità “cool”, ché fa tanto trasgressione da quattro soldi.

E, ascoltando quella povera pazza “istruita” di vostra madre, vi siete laureati/e alla facoltà istituita da quel trombone di Umberto Eco. Arrivando, col pezzo di carta, a voler fare il bello e il cattivo tempo su tutti.

Ma, improvvisamente, nel bel mezzo del cammino di vostra arroganza, il cielo vi ha flagellato con un “ictus” o qualche altra malattia debilitante.

E tutte le vostre certezze sono andate in frantumi in un nanosecondo. Tutta quella boria, quell’alterigia stronza, ops, è stata vanificata, distrutta da una botta, ho detto cazzo che botta…

E invece, ogni giorno che passa, io divento sempre più bello, più veloce, più grande come il leggendario, saggio Sean Connery.

Perché mai mettersi contro uno così.

E la bellezza non si può rovinare con le porcate, le invidie e le scemenze delle fattucchiere frustrate e frigide.

Ieri è morto anche Keith Flint, cantante dei Prodigy…

Cara la mia deficiente saputella, rimetti su, nei momenti di forte lutto, Smack My Bitch Up.

E non ci pensare. Su.

E questa è cultura! Anche una tua fregatura! Lo so, ora è molto dura.

Devastante!

Si chiama presa per il culo alla demente schizofrenica gelosona di merda. Oh, carissima, se ti senti gravemente depressa, all’assistenza sociale ti daranno un sostegno e qualche pillolina.

Ahuahuaha! Eh già. Coi criminali bisogna essere più stronzi di loro.

Sì, detto ciò, gli eventi occorsi ancor m’inquietano quando, all’alba, alle prime intonazioni del gallo e al suono angelico delle campane che odo provenire dalla limitrofa mia parrocchia San Martino, mi sveglio e la vita m’accorgo ch’è sempre un perenne combattimento, un travaglio perpetuo, un’infinita ricerca del vero e del Verbo. In tale società d’intrighi di corte e di sotterfugi biechi ove, se hai l’ardire e l’illuminazione, di scoprire le atroci verità nascoste degli ipocriti, ti fan passare per malato di mente, adducendoti psicopatologie figlie solamente dell’ignoranza più oscurantistica e bugiarda. E semmai, nonostante mille, superflue, evitabilissime indagini lerce alla tua anima, qualcuno, dinanzi alla verità tanto così cristallinamente rivelatasi, possiede ancora la malvagità, figlia delle sue mai curate ansie e cattive usanze, di dirti che soffri di manie di complotto quando, invero, è stato tutto soltanto un maligno, esecrabile e realmente ordito imbroglio per farti credere d’esser storpio e orbo, un grottesco, interminabile fraintendimento dettato dalla più lestofante superbia e dalla più sciocca, medioevalistica, arbitraria superficialità vanesia e vana.

Io perdono ogni strega che nelle persone superiori han voluto maliziosamente vederci qualcosa di sbagliato e non uniforme alla porcellesca gioventù ribalda fatta e sfatta di frivolezza marcia e non invece balda giovinezza non solo sana ma forse anche santa.

Sono triste e addolorato per quanto è successo, e piango ogni giorno l’idiozia di tale miserabile assurdità.

E le tragedie accadute.

Ora, a vossignoria, a voi dell’Inquisizione e a ogni altro bastardo mentitore, così come io confessai i miei sbagli, inauditi e ammetto giganteschi, chiedo altrettanto di riflettere sull’imbecillità della vostra fallacità e riconoscere, purtroppo, che avevo ragione io.

Adesso, con estrema clemenza, concedo per l’ennesima volta il perdono e spero finalmente di poter vivere libero, vivaddio, come ogni uomo dovrebbe, senza più perquisizioni, deportazioni e altre amene mostruosità idiote.

La mia e la vostra è stata una reciproca, importantissima lezione di vita indimenticabile.

E, nel procedere dei miei dì sin al giorno della mia fatale morte, serberò nell’anima mia eternamente la perfidia animosa del vostro distorto affronto, benedicendo le mie colpe e anche le vostre fino alla pace e alla giustizia infinita del Giudizio Universale.

 

Firmato

Gugliemo da Baskerville,

cioè il Genius.

E sul fatto che sia un Genius credo che non ci sia oramai più il benché minimo dubbio.
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Firmato

Gugliemo da Baskerville

Che batosta devastante, per tutti noi, persone normali, questa legge sul Copyright


20 Sep

Essi vivono Philadelphia Hanks
Sì, lo scorso, recentissimo 12 Settembre, il Parlamento Europeo ha approvato questa bacata, campatissima per aria legge sul Copyright.

E, stamattina, ho ricevuto una spiacevole sorpresa. Il caporedattore di uno dei siti di Cinema a cui stavo, con enorme energia e prodiga diligenza, collaborando, allestendo news sui film in lavorazione, è giunto alla conclusione che il sito chiuderà fra pochi giorni.

 

Buongiorno ragazzi,

intanto vorrei ringraziarvi per il lavoro svolto con JN, per l’impegno e l’entusiasmo con cui vi siete dedicati a questo progetto.

Purtroppo, nonostante tutta la nostra buona volontà non siamo riusciti a dare a JN quel tocco che ci permettesse di posizionarci in maniera competitiva sul mercato, sicuramente troppo saturo!

La recente legge sul copyright non aiuta di certo i progetti come JN, e credo che purtroppo in un futuro molto breve molti siti saranno costretti a chiudere.

Non è stato per niente facile giungere a questa decisione e mi dispiace molto comunicarvi che la nostra bella avventura con JN giunge al termine.

Tutti i pagamenti verranno effettuati a fine mese, momento in cui il sito verrà chiuso.

È stato un piacere per noi avere la vostra collaborazione e percorrere assieme a voi questo breve tragitto.
Auguro ad ognuno di voi un futuro colmo di bei progetti e che i vostri sogni possano diventare realtà
.

 

Questa dicasi, platealmente, mazzata. Innanzitutto, non guadagnavo tantissimo con le mie quotidiane collaborazioni, ma erano quei piccoli soldi in più che mi permettevano di sbarcare il lunario. Quel paio di centinaia di Euro che fanno la differenza fra vivere e morire.

Poi, m’inorgogliva prestare le mie conoscenze al servizio degli appassionati di Cinema. Che ne fruivano e potevano essere ogni giorno informati.

E infine mi faceva curriculum. Adesso che il sito chiuderà, l’intero archivio di notizie e post, in un nanosecondo scomparirà, come se non fosse mai esistito.

Sì, ho salvato tutto in un pregevole doc Word, ma non potrò mai attestare questo mio lavoro in termine visivo-pratici.

 

Articolo 13: il super filtro preventivo del cazzo

Se venisse approvata la nuova direttiva le piattaforme online sarebbero legalmente obbligate ad applicare un controllo preventivo su tutto il materiale pubblicato dagli utenti, in modo da bloccare tutti i contenuti coperti da diritto d’autore. Si tratta di un sistema molto simile al Content ID di YouTube, un algoritmo che consulta un enorme database contenente tutte le tracce audio e video protette da Copyright e blocca in modo preventivo il loro utilizzo senza autorizzazione.

YouTube e Google, ma anche Facebook e altre compagnie simili, possono permettersi i costi di una tale infrastruttura ma le piccole imprese ne uscirebbero estremante svantaggiate e, a seguito di un’inadempienza, potrebbero essere divorate dalle cause legali e dalle sanzioni che ogni stato dovrebbe applicare per ciascuna violazione della direttiva.

Tale sistema di filtri preventivi non è del tutto irrealizzabile ma va ad azzoppare qualsiasi piattaforma online che non abbia le risorse per implementarli, andando quindi a trasformare Internet in un mercato monopolizzato dai grandi player del mercato che hanno le potenzialità per ottemperare alle direttiva. Inoltre tale controllo andrebbe a violare i principi di libera circolazione delle informazioni o della satira, applicando una forma di censura anche ai semplici fotomontaggi a sfondo umoristico e meme.

 

Wikipedia e i grandi, aziendali siti d’informazioni non saranno scalfiti da questa legge ma i piccoli “imprenditori”, le persone normali, che si erano magnificamente illuse di diffondere cultura con passione sincera, hanno preso una tremenda botta alla testa.

D’ora in poi, bisognerà stare attentissimi a inserire immagini, anche di film, che non siano coperte da Copyright e a fare le giuste citazioni, senza estrapolare più del dovuto.

Al solito, noi ne paghiamo le conseguenze, per colpa di quegl’imbecilli, creatori di fake news, che hanno indotto il Parlamento Europeo a questa radicale decisione tremenda.

 

Comunque, io sono sempre attentissimo nei miei libri, come il mio ultimo su Carpenter a non incappare nel fottuto Copyright. Infatti, la copertina, dietro miei precisi suggerimenti, mi è stata realizzata da una grafica. Se avessi utilizzato i fotogrammi dei film esposti, mi sarebbe giunta un’immensa sanzione penale e avrei dovuto ripubblicare il libro, rifacendo la copertina.

 

Insomma, non siamo figli di Berlusconi.

Ah sì, tu sei un giovane regista. E nel tuo film vuoi inserire una canzone di Eric Clapton? Sì, allora il tuo film lo vedranno solo i tuoi parenti e i tuoi amici più stretti perché, se non hai pagato un fottio di dollaroni a Clapton, la canzone te la ficchi in culo.

E, se vuoi proprio inserire una canzone nel tuo film, devi affidarti al cantante-barbone di strada ché, se gli dai tre Euro, forse ti concederà l’utilizzo del suo “hit” meraviglioso. Col mandolino e la sua voce roca identica, ah ah, a quella di Tom Waits!

In realtà, il Copyright è sempre esistito. E l’esempio delle mie copertine e di Clapton è stata un’iperbole.

Ma con quest’altra legge sarà ancora peggio.

Morale dell’inculata: se non sei nessuno, la scalata sarà durissima. Irta e pericolosa.

Se invece sei figlio di Agnelli, non avrai bisogno di andare da uno psicologo.

Eh sì. Sei figlio di Agnelli? Sai quante “agnelline” che ti fanno ridere da mattina a sera.

 

Christopher Nolan è un genio? No, non lo è. E, anche se lo fosse, ha anche i soldi per esserlo.

 

Potremmo tutti godercela, questa vita. Ma la piccineria di molta gente, le regole assurde non ce lo permettono. Ma noi combattiamo.

 

 

di Stefano Falotico

Non siamo ai mondiali perché siamo, anzi, siete gli ultimi non solo nel Calcio ma nella vita


18 Jun

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Sì, l’Italia è un Paese di santi, poeti e navigatori. Frase del quale si effigia (effigia è un capolavoro, da effigiare) proprio l’italiano medio che, quando si sente in difficoltà e annega nella più bieca, napoletana arte di arrangiarsi, tira fuori quest’espressione, come dire: sì, forse sono un poveretto e un pazzo, un fallito e una mezza calzetta, ma l’Italia io la amo per questo. Perché è sognatrice, naviga nella fantasia e nella poesia. Sì, nella poesia della retorica, nella quale perpetuamente affonda.

Non siamo ai Mondiali perché siamo il Paese che assieme alla Spagna e all’Inghilterra spende più in giocatori che per risanare il debito pubblico, ma i nostri calciatori, pagati a peso d’oro, non hanno saputo battere neppure la Svezia. Eh sì, “mastro” Belotti e il “micidiale” Immobile, valutati 100 milioni di Euro “cadauno”, il cui reddito pro-capite è già sinonimo di capitalismo sfrenato, non hanno saputo mettere la palla in rete. Capita… e abbiamo Quagliarella Fabio, uno che in vita sua avrà letto al massimo il Guerin Sportivo, che sta oggi con una Buccino e domani con una Salvalaggio. Donne da calendari che l’italiano compra perché, dopo una giornata di fatica, si sa, tira più un pelo di fica che un carro di buoi.
Oh, ma Fabio fa sesso. Hai visto che faccia da macho? Poi me regala, oltre ai suoi “gioielli”, anche la collanona!

Debora è bellissima, il ritratto della felicità, della contentezza personificata. Non ha mai fatto un cazzo da mattina a sera, se ne fa tanti, e coi soldi che le elargiscono può vestire anche firmata dalla testa ai piedi, tanto ha milioni di followers su Instagram che la seguono con “tifo calcistico”, inneggiando appena sfodera un bikini neanche avessero visto il goal di Marco van Basten agli Europei dell’88. Incredibile, “smanacciano”, salvano nella “raccolta” in caso di “magra”. Dopo una giornata spompante, ecco la “figa” attizzante che ti tira su… l’umore.

Sì, in Italia sono tutti comunisti a parole. Perché la “cultura” di Sinistra ti rende piacente, intellettualmente appetibile, e di questa parola, “cultura”, abusano. Come se la cultura fosse solo essere sempre informati, sul pezzo, sulla notizia, aggiornati sull’ultimo libro del filosofo islandese-curdo, e in prima fila a vedere il film dell’australiano alternativo che ha filmato una pellicola in cui i canguri discettano di musica classica sulle note di amplessi animali da Zabriskie Point. Sì, questa è “Arte”, sì, la storia marsupiale di amori selvatici eppur elevati nello zampettare allegri su praterie sconfinate da sinfonia libera di Beethoven.

Ah, che lirismo…

Io non sbaglio mai un congiuntivo, eh, mica soffro di congiuntivite, ah ah, eppur in Italia, se uno in Parlamento sbaglia una coniugazione se ne fa un caso di Stato. Mentre se uno viene licenziato e si trova sul lastrico, gli si urla: datti una mossa! Ah, che mossa deve darsi? Buttarsi giù dalla finestra?

Se uno, per disattenzione, ingenuità, maldestrezza (word dà errore ma esiste), inesperienza, incoscienza, troppa buona fede, cade… sta sicuro che cadrà ancora di più.

Sì, l’italiano è menefreghista, egoista, qualunquista, ma soprattutto solipsista. Quando lui ha qualche problema, non solo economico, ma semmai sentimentale, ecco che si dispera, rende la sua giornata un melodramma da Victor Fleming, o peggio istericamente smadonna, addebitando all’ENEL il fatto che quella donna, luce dei suoi occhi, l’ha lasciato in “bolletta”. Ora si è rabbuiato… Chi lo illuminerà?

Sì, l’italiano medio crede che le sfighe capitino solo a lui. Ecco che buca la gomma della macchina e implora pietà, imprecando Cristo, lo stesso Cristo che va a pregare la domenica, dopo che il sabato sera si è fatto fare tre pompini da quattro “negrone” sui vialoni.

In Italia sono tutti “alti”. Altissimi. E tutti sostengono di meritare il meglio. Guardano un film di Carpenter e si esaltano, ma non me li ci vedo ad andare in giro con una videocamera, in piena notte, a girare una scena ispirata ad Halloween. Perché l’italiano medio ha sempre paura del ridicolo dietro l’angolo, e non vuol fare brutte figure. No, non ha paura del babau, perché sempre in preda ai suoi deliri fa bau bau e urla al lupo al lupo, forza lupi… Allora, meglio una buona spaghettata con gli amici a vedere se il “biondo” Neymar farà il dribbling col “goniometro” del suo “colpo di genio” agli svizzeri. Ehi tu, donna, mettici sulla piastra una svizzerina, che ce la magnamo col ketchup. E intanto cianciamo. An vedi quella sugli spalti?! Che svizzerona! Le darei una botta “elvetica”. Ma com’è simpatica!

Di Cinema sanno tutto. Non si perdono manco un film. Ma di nessun film hanno capito un cazzo.

Sì, Vin Diesel, tutto sommato, è un ottimo attore, Nicolas Cage è “funzionale”, Al Pacino un “mostro”, e di Pacino hanno visto solo Scent of a Woman e L’avvocato del diavolo! Panico a Needle Park pensano sia il titolo di un giornale americano di cronaca nera.

In Italia, nelle scuole t’insegnano a elevarti, a distinguerti, poi se a trent’anni sei senza lavoro… ti riempiono d’insulti, ti danno del porco o ancora peggio dell’idiota. E così va la vita, qua da noi, ecco che la donnetta col cervello di una gallina, dopo averla data anche all’ultimo morto di fame, ora è una gran “signora”, e si fotografa “linda” e col fisico perfetto in piscina. E per lei sono tutti sfigati, tranne l’analfabeta che la mantiene che però, essendo figlio di un pezzo grosso, non avendo mai avuto bisogno di farsi una vera cultura, sostiene che i film di Lynch sono per malati di mente.

Appena un ragazzo è inquieto… gli urla…:

– Povero demente, ti sbatto in manicomio! Ti faccio capire io come si sta al mondo! Imbecille.

Siete tutti mostri… Rosemary’s Baby docet.

– Ma di che ti lamenti? È la vita che ti sei scelto.

– Perché sono un alieno, io sono un alieno.

Ed è giusto che lo sappiate.

 

Mi avete scoperto. Sono Starman. Vi prego, non ammazzatemi. Tanto, per come sono fatto, non ho molto tempo da vivere. Ah ah.

In passato, mi hanno fregato e coglionato a dismisura, ora può scendere anche Gesù dal cielo e farmi credere che esiste davvero, e gli darò un calcio nelle palle. Perché credo che la gente si danni per problemi inutili e non ha ancora capito che la Terra, agli occhi di uno più evoluto, è soltanto una ciminiera.

Di mio, sono elevato. Dovessi vincere un giorno il Nobel per la Letteratura, il mio libro lo capiranno in dieci persone. E quelle dieci persone lo capiranno quando io sarò morto. Sono un pessimista? No, sono un realista.

– Ah, ma allori te ne fotti…

– Sì, me ne fotto.

– Io non me ne fotto! Eh no!

– Lo sapevo che non te ne fottevi…

– Come facevi a saperlo?

– Sei brutto. Te non fotteresti neanche se ti fottessi… e io sono pure strafottente!

 

di Stefano Falotico

Il Circolo Pickwick, benvenuti nel mondo falotico dell’erede forse di Dickens


12 Jun

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Défilé Channel printemps/été 2010 prêt-à-porter au Grand Palais (Avenue du Général Eisenhower - Paris 75008) Karl Lagerfeld a fait fort, en transformant le Grand Palais en étable géante. Des People en pagaille emmenés par Lily Allen (ambassadrice de la ligne Coco Cocoon) suivi de Bernadette Chirac, Claudia Schiffer, Rihanna, Virginie Ledoyen, Anna Wintour, Sean Lennon et Charlotte Kemp Muhl, Marie-Josée Croze, Prince accompagné de sa fiancée, et Irina Lazareanu, l'ex de Pete Doherty.

Défilé Channel printemps/été 2010 prêt-à-porter au Grand Palais (Avenue du Général Eisenhower – Paris 75008)
Karl Lagerfeld a fait fort, en transformant le Grand Palais en étable géante.
Des People en pagaille emmenés par Lily Allen (ambassadrice de la ligne Coco Cocoon) suivi de Bernadette Chirac, Claudia Schiffer, Rihanna, Virginie Ledoyen, Anna Wintour, Sean Lennon et Charlotte Kemp Muhl, Marie-Josée Croze, Prince accompagné de sa fiancée, et Irina Lazareanu, l’ex de Pete Doherty.

Sì, so che non conoscete Dickens. È quello che legge Matt Damon in Hereafter, film che non fa per voi. Più che altro lo ascolta, entra in empatia col grandissimo scrittore, autore che io leggevo a otto anni quando invece voi guardavate Miracolo sull’8ª strada.

Ancor rimembro il termine panciotto che Dickens usava spesso nei suoi libri. Si vede che era un indumento che gli piaceva un sacco. Sì, il panciotto è un indumento, non è la pancetta, che invece si “ottiene” con un’alimentazione scorretta, con una vita sedentaria e con birra a volontà. E con scarsa attività sessuale che “induce” il basso ventre ad acquisire una certa, diciamo, prominenza, dovuta a un calo della libido tale da deformare l’uomo in un fisico a pera. Sì, se vedete uno con la pancetta, significa che onestamente non ci dà molto dentro. L’ho appurato sulla mia persona. Ogni volta che sono in perfetta, smagliante forma fisica, significa che il mio uccello è sanissimo.

Ecco, ero fanatico di Oliver Twist e David Copperfield, che non è l’illusionista che bellamente si trombava quel pezzo di gnoccona di Claudia Schiffer. C’era anche il detto… se uno faceva il belloccio e il piacione, gli si diceva… mi spiace, Claudia Schiffer comunque non te la dà.

Ah ah. Invero, secondo me era troppo magra la Schiffer e aveva un’espressione ambigua da mezzo uomo.

Comunque sia, se si fosse spogliata nei momenti in cui, depresso e accidioso, divenni come Scrooge, poteva darsi che mi sarei aperto con molta “generosità”.

Detto questo, scrivere è un gran casino. Sempre, inderogabilmente. Uno è molto ispirato, organizza il pensiero e lo riversa nero su bianco sulle pagine immacolate. Poi lo rilegge e spuntano degli strafalcioni involontari.

Oggi, ho scritto un pezzo, che troverete online, su First Man con Ryan Gosling.

Mi sembrava, anche dopo mille riletture, che fosse impeccabile. Al che viene pubblicato e leggo la frase… Un film, è il caso di dirlo, che sta già spiccando il velo.

Eh, ovvio, si capisce, si spicca il velo e le donne invece quando fanno le spaccate soltanto con delle gonnelline striminzite fanno spiccare qualcos’altro…

Donne velate, per cui “involarsi”, invogliarsi, e come missili sulla rampa di lancio da scaldare per l’allunaggio di ogni tuo cratere vulcanico. Donne a volte di Marte, sì, rosse con le lentiggini, donne belle come Venere ma diffonditrici (diffonditrici è stupendo) di malattie veneree, donne con la Luna appunto di traverso, donne saturniane, plutoniche perché bombe sexy atomiche, donne a volte di un altro Pianeta, come si suol dire. Poi ci sono le terragne, si accontentano di una pizza Margherita, del vinello e di qualche scoreggia durante l’orgasmo. Donne che sicuramente vi daranno una joie de vivre “enorme”.

Sì, Neil Armstrong fece bene a farsi il viaggio… non ne poteva più di Claire Foy, affascinante ma androgina, voleva spaziare di qua e di là nel blu dipinto di blu, favolosamente favolista di realtà più appaganti della mera fava.

Di mio, posso dire che faccio volare alto le donne. Soprattutto quando le mando a fare in culo.

Dovete vedere come s’incazzano e lanciano piatti come fossero l’Apollo 11.

Tornando alla Schiffer, non è che fosse tutta ’sta bellezza rara. Comunque, assieme al Charlton Heston de Il pianeta delle scimmie avrebbe fatto la sua parte…

Tornando invece a Dickens, leggete i suoi libri invece che comprare romance del cazzo dove c’è uno che vuole la figa e, per averla, le dedica poesie della topa, no, del tipo: con te lacrimerei sangue e passione e, nel concentrato di spine e dolori, sarei il tuo Getsemani per gridare come Cristo trivellato dai chiodi nel nostro bagno di crocefisso sudore.

Sì, ho letto pure roba del genere.

E molte donne son lunatiche. Sì, sì.

 

di Stefano Falotico

La Critica cinematografica, la “cultura”, Federico Frusciante, il sottoscritto, il fascismo culturale


30 Oct

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Ieri sera, in uno slancio orgoglioso dei miei sentimenti voraci, sulla bacheca di un amico, che capirete bene chi è, scrissi questo, testuali parole: ho sentito dire che Federico Frusciante non dovrebbe parlare di Cinema perché non ha una laurea al DAMS. Ma chi è questa gente? Siamo invasi dai fascisti della cultura. Una, su Twitter, mi scrive invece che io non dovrei parlare di Letteratura perché non ho una laurea in Lettere. Ma in che mondo viviamo? La gente pensa, ancora, nel 2017 inoltrato, quasi 2018, che serva la LAURA, come diceva Totò, per parlare di Arte e Cultura? Mi sembrano degli ostracismi ideologici del peggior nazismo.

Al che, come sovente capita, vengo invaso da Mi Piace e commenti di approvazione che comprendono bene il mio sintetico pensiero, e lo apprezzano largamente.

C’è chi scrive questo: Federico mi ha aperto le porte a una conoscenza della settima arte trasversale ed eterogenea. Non è un critico, ha molte sbavature e non è perfetto… difetti che in realtà costituiscono un reale e concreto vantaggio differenziale rispetto a buona parte di quello che circola in rete, spesso patinato e scevro di veri contenuti. Nel Frusciante si può notare l’orgoglio di un proletariato che, come diceva Walter Benjamin, rivendica un legittimo interesse per il cinema: un interesse all’autoconoscenza come individui e alla conoscenza della propria classe. Da qui la critica all’industria cinematografica che corrompe questo legittimo interesse, spronando le masse a partecipare a eventi di contingenza, sulla base di un fittizio ma pervasivo apparato pubblicitario.

Il Frusciante può piacere o meno, può evolversi o involversi come tutti noi esseri umani nella nostra quotidianità, ma se c’è una cosa di cui sono convinto è che, non solo può, ma DEVE poter parlare di cinema, musica, politica etc…

A questo bellissimo commento, che esplicita ciò che io avevo fatto intendere tra le righe, arriva a sproposito, inopportunamente, un intervento che ha dello sgraziato più screanzato, che stona col clima di armonia che si stava instaurando, che spezza gli equilibri soavi del libero scambio di opinioni, un commento che ha dell’incredibilmente faceto e arrogante…

Cosa c’entra il “nazismo” che non esiste ed è un sostantivo inventato?

Guarda che nel Nazionalsocialismo si premiava proprio la vera cultura, si sosteneva esattamente la stessa teoria che stai esprimendo tu…

 

Innanzitutto, va detto che “nazismo” non è certamente un termine inventato, è il sostantivo che, per facile convenzione, “definisce” il nazionalsocialismo, e non ho certo bisogno di maestrine che mettano i puntini sulle i per insegnarmi cosa sia. Ho perfino scritto un libro, Il cavaliere di Berlino, che narra di una storia nazista. Sì, quindi quando cito questo termine “erroneo” ho piena cognizione di causa e non ne parlo per puro sfoggio retorico, a differenza di questi “sapientoni” che ci tengono a “precisare” con quella meticolosità boriosa tipica proprio di tal sprezzante “cultura”. La stessa a cui alludevo io…

Sì, avrei dovuto essere più specifico, e usare la parola classismo, per non creare confusione, ma non sarebbe suonata così forte. Oppure avrei dovuto dire fascismo. Per “nazismo” intendevo quella “cultura” razzista, superbamente elitaria, che brucia ciò che considera inferiore. Il nazismo, se non sbaglio, propugnava, travisando parecchio Nietzsche e strumentalizzandolo, la “cultura” del superuomo, uomo visto come prodotto della presunta, pericolosissima “superiorità”. Che dunque non accettava, anzi “ammazzava” chi era diverso da lui.

Chi ha letto bene fra le righe, ha inteso benissimo cosa intendevo con quell’apparente “pressapochista” definizione di nazismo.

Poi, giustamente, intervengono persone che ribadiscono che titoli accademici e posizioni cattedratiche raramente vanno di pari passo con la Cultura con la C maiuscola, perché spesso sono funzionali soltanto a far sì che certe persone “colte” cementino i loro privilegi di casta, di autorità che reprime coloro che non la pensano come loro. Un “basamento” del ricatto psicologico per spegnere e annichilire la libera democrazia del pensiero, usando in maniera estorsiva il pezzo di carta per “attestare” che hanno, a prescindere, ragione, e quindi ogni altro tipo di ragionamento non può avere la “credenziale” della credibilità. Insomma, quelli che, sulla base di una presunta superiorità intellettiva, schiacciano il prossimo, non gli danno diritto di parola, e coercitivamente lo vogliono sigillare nel mutismo. Snobbandolo o facendo spallucce “simpatiche”. Avete capito…

 

Siamo invasi da gente che vuole rimpicciolire gli altri dall’alto della presunzione, dall’alto di facili e invero scricchiolanti piedistalli che poggiano soltanto sulla retorica più insulsa, sulle prese di posizione/i aprioristiche, che basa, essendo appunto classista, il rapporto sociale, già sulla distinzione, sulla schematica scrematura, sull’annientamento dell’individualità secondo parametri assai fallaci e in verità tracotanti e pretestuosi.
Al che, uno mi viene a chiedere dove io mi sia fatto tanta cultura.

Gli rispondo come Max Cady… Prima, l’alfabeto del mago Merlino, poi le avventure di Max il Leprotto…

Ah ah.

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di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)